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SCIPPO DI STATO! - Museo del Piave

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ubriche e lettere23marzo 2012 •redazione.ilpiave@libero.itNOTE <strong>DI</strong> PSICOLOGOLa motivazione al lavoro edall’apprendimentoC’è uno stretta dipendenza<strong>del</strong>le motivazioni di unindividuo verso un risultato inlinea con le proprie aspettativee la quantità di esplorazioni edesperienze compiute nei primianni di vita nel suo ambiente.Queste si traducono in abilità esentimento di competenza, sematurate in un climabenevolo verso ilbambino.Il sentimento dicompetenza significasentirsi capacedi capire o risolverepiccoli problemitecnici o concettuali,come sostituireuna ruota mancantead una macchinina oaprire e chiudere uncassetto con la chiave.Vero che in queste esperienzeesploratorie il bambino puòcombinare guai: questa attivitànello spazio <strong>del</strong>la casa vienespesso limitata, se non disapprovata,dai genitori; altre voltel’esplorazione, invece, puòessere guidata ed incoraggiatadagli stessi. Le motivazioni a“fare”, essere creativi e proiettatiin avanti nascono propriodai primi rapporti con la realtàe dal clima di affetto.Il bambino che esplora aumentale sue competenze e abilità arisolvere problemi: pensa sempreche la soluzione ci sarà. Sisforza di cercarla, specie se ilbuon esito <strong>del</strong>la ricerca vieneapprezzato. Un bambino, invece,bloccato e disapprovatonon si cimenta con il naturaledesiderio di esplorazione e acquista,alla fine, scarse conoscenzee abilità. Sarà sempreassillato alla paura di fallire edessere ulteriormente disapprovatodagli adulti. A scuola, potrebbeavere la paura fantasmidi sbagliare e non interessarsialle attività scolastiche. E’ ilbambino demotivato che tante<strong>del</strong>usioni provoca in genitoried insegnanti.Una persona, che porta in sè ilmo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong> bambino curioso ecostruttivo e anche apprezzato,sarà sempre motivata a farequalcosa al miglior risultato.Cercherà quale che sia l’attivitào il lavoro, di tendere a conosceretutto quello che devefare e si impegnerà ad ottenereil massimo. Vede positivo ancheil lavoro, specialmente sesi sente apprezzato, stimato egratificato da quelli che lui considerapersonaggi importanti<strong>del</strong> suo contesto lavorativo. Sepercepisce che la sua creativitàe bisogni di conoscenze inquell’ambiente sono ristretti,troverà un altro lavoro per realizzarsial meglio. Insommal’individuo motivato vedenell’attività come una continuazione<strong>del</strong>l’interesse infantileverso l’esplorazione <strong>del</strong>larealtà sotto l’occhio benevolodegli adulti. L’opposto accadead una persona la cui attivitàesploratoria sia stata ostacolatae disapprovata quando era piccolo.Non troverà alcun lavorointeressante ed adeguato allesue attese. Rifiuterà di competerecoi suoi pari e siritirerà nella accettazionedi un lavorodi routine che nonama e che volentieriabbandonerebbe.Quindi, anche sottol’aspetto di rinnovamento<strong>del</strong>l’etica <strong>del</strong>lavoro, di cui oggisi discute tra le partisociali, possiamodire che il compito<strong>del</strong> responsabile<strong>del</strong>le attività sarebbe quello divalorizzare chi è già motivatoe non abbassare le sue aspirazioniverso il miglioramento<strong>del</strong> modo di lavorare. Probabilmente,chi aspira ad ulterioriesperienze forse lascerà quelposto per esprimersi al meglioin un’altra condizione.Ma l’occhio deve soffermarsianche sul demotivato o disinteressato:questo, sotto la benevolaattenzione ed incoraggiamento,può risalire la china<strong>del</strong>la sua idea di inadeguatezzae raggiungere esiti che non siattendeva, confutando le inibizionied i timori infantili versole attività e la realtà. La motivazione,se dipende dal clima deiprimi anni di vita, si può ancherecuperare con un idoneo ruolonella società.dott. Valentino VenturelliIL <strong>DI</strong>RETTORE RISPONDEBasta con questa Italia!Egregio direttoreSono una imprenditrice disperata.In azienda i conti nontornano più. Il lavoro sta calandomentre la pressione fiscaleè insopportabile. Ma quel che èpeggio è l’atteggiamento <strong>del</strong>lamia banca. Avremmo bisognodi un prestito per acquistarela materia prima per evadere<strong>del</strong>le commesse di lavoro, manon ci vogliono fare creditoadducendo i pretesti più disparati.Eppure il prestito sarebbegarantito dall’evasione degliordini! Se andiamo avanti cosìrischiamo di chiudere. Dovròlasciare a casa i tre dipendentied anche io e mio marito, chelavoriamo entrambi in azienda,ci troveremmo senza lavoro. Ilfuturo è nero. E poi sentiamoche i manager pubblici non accettanoun tetto agli stipendi,affermando che 290.000 euroall’anno sono troppo pochi!!!Ma che razza di Paese è l’Italia?.Capisco chi si fa prenderedallo sconforto e decide difarla finita. Prego ogni giornoDio che mi dia il coraggio diandare avanti, anche per imiei due figli. Hanno 13 e 15anni. Hanno ancora bisognodei genitori. Devono crescere.Ma quando saranno grandi edautonomi vorrei andare conmio marito in un altro Paese.Fosse anche la vicina Sloveniaper non essere troppo lontanidai nostri cari. Ma di questaItalia, di mafiosi, di politicanti,di ladri, di un sud che continuaa mangiare sulle spalledi un nord ormai alla fame nonne posso più. Non mi sento piùitaliana!Giovanna De PieriTrevisoCarissima Giovanna, la ringrazio di averci scritto. La sua letterariassume la disperazione di molti imprenditori. Sono diversianche i casi di suicidi, che rappresentano la punta <strong>del</strong>l’iceberg<strong>del</strong> malessere in ci si trova l’economia e il Paese. I risultatidi oggi sono il frutto <strong>del</strong> cambiamento <strong>del</strong>lo scenario mondialedegli ultimi vent’anni, dalla caduta <strong>del</strong> comunismo all’unioneeuropea e la globalizzazione. Fenomeni non capiti da governantiincapaci che hanno saputo solo pensare al proprio benessere,salvo poche eccezioni. La storia <strong>del</strong> Veneto nell’Italia è iniziatacon la tragedia di una emigrazione che coinvolse circa un venetosu due. Se andiamo avanti così potremmo assistere alla fine<strong>del</strong>la permanenza <strong>del</strong> Veneto in un’Italia che sta trascinando afondo una <strong>del</strong>le aree più dinamiche al mondo, che non si meritadi certo una situazione come quella che stiamo sopportando!Alessandro BizL’ARTE ITALIANA NEL MONDOL’artista Silvia Bonottoespone a Mon in BelgioSilvia Bonotto, artista di originitrevigiane, vive nella suacasa di Mol in Belgio con i figliAlexandra e Nathan, che frequentanola locale Scuola Europea.Ha soggiornato a lungo negli StatiUniti, soprattutto in Canada eha molto viaggiato.Lavora nel suo atelier di Mol,dove dipinge tele di grande formato.Quadri di Silvia Bonotto si trovanoin importanti gallerie ecollezioni private. è in corso llamostra <strong>del</strong>le sue opere al centroculturale di Mol, che sta risquotendoun ottimo successo.A.A.A. Multimilionari cercasiDagli anni ’70 e ’80 la maggior partedegli imprenditori italiani, una voltaraggiunta una stabilita aziendale, entravanel mondo <strong>del</strong>lo sport, per consacrare lapropria immagine di imprenditore di successo.La Serie A era diventata una vetrina <strong>del</strong>leprincipali famiglie italiane ed’era motivodi vanto per chi ne faceva parte.Ecco alcuni esempi di personaggi illustriche si sono affacciati nel calcio in questianni e non solo: Berlusconi con il Ac. Milan,Sensi con la As. Roma, Cragnotti conla ss. Lazio, Moratti con l’Inter, Tanzi conil Parma, Zamparini con il Venezia e Pozzocon l’Udinese. Per quanto riguarda lafamiglia Benetton, negli stessi anni entrònel mondo di basket, pallavolo, rugby e<strong>del</strong>la Formula 1.Questa partecipazione <strong>del</strong> mondo imprenditorialestà a testimoniare come il ritornod’immagine, legato allo sport, era unatentazione per tutti. Il calcio italiano era aivertici a livello europeo e rappresentavaun’opportunità di crescita per tutto il Paese.Negli ultimi anni però la musica è cambiata.Possedere una squadra sportiva èdiventato un lusso che, ahimè, in pochi sipossono permettere. La principale accusamossa alle nostre società è stata quella dinon essere riusciti a creare una base economicasolida per le squadre. Il Barcellonacalcio negli ultimi anni ha raggiunto ilfatturato di 450 milioni di euro, arrivandoa doppiare quello <strong>del</strong> Milan, primo clubper fatturato in Italia, con 235 milionil’anno. Una differenza che testimonia laspaccatura tra i club italiani e quelli europei,una perdita di competitività <strong>del</strong> nostrosistema sportivo culminata dalla difficoltànel reperire le ingenti somme che il mondo<strong>del</strong>lo sport di vertice richiede.Il disimpegno dei Benetton da due <strong>del</strong>letre squadre possedute (Sisley volley e Benettonbasket) deve far riflettere sullo stato<strong>del</strong>la nostra economia e in particol modosu quella legata allo sport.Fondamentale è diventato creare uno sportsostenibile in cui le società siano invogliatead accrescere il proprio fatturato; anchese non è sempre possibile per le piccolerealtà; esempio eclatante è Conegliano,dove non è stato possibile scongiurare ilfallimento <strong>del</strong>la squadra di pallavolocittadina, la Spes. (Il <strong>Piave</strong>, numerodi gennaio-febbraio 2012).Ma allora vale ancora la pena investirenello sport? Le società sportive,affermano gli imprenditori, devonosaper camminare con le propriegambe, perché è impensabile cheogni anno i presidenti debbano ripianarei debiti per far sì che le squadrepossano continuare ad essere competitivecon le altre realtà.Per porre un rimedio a questa emorragiala società sportive hanno duepossibilità: la prima è la ricerca diinvestitori esteri, i quali possiedonogrosse somme di denaro disposti ad investirein cambio di maggiore visibilità, neè un esempio Fly Emirates , compagniaaerea degli Emirati Arabi da due annimain sponsor <strong>del</strong> Milan; ma per ora sonoancora troppo poche le società straniereche investono nelle squadre italiane, nona caso la suddetta Fly Emirates garantisceal Milan 12 milioni di euro l’anno disponsorizzazione, la più alta tra le squadreitaliane mentre, facendo ancora una voltariferimento al Barcellona calcio, da questastagione la società catalana è sponsorizzatada Qatar Foundation per la cifra di 30milioni di euro l’anno.La seconda possibilità, di più difficileattuazione, sta in un passo indietro daparte <strong>del</strong>le proprietà italiane per favorirel’ingresso di società nuove magariestere; come è avvenuto per l’associazionecalcio Roma, stritolata daldebito di 300 milioni contratto conUnicredit e passata alla cordataamericana di De Benedetto.Per scongiurare che lo sport italianoregredisca o fallisca, tutte leistituzioni dovremmo essere bravead invogliare gli investitori esteri apuntare sul sistema Italia e non sualtri Paesi; ma di questi tempi nonè facile, perché investire in Italiaspesso è proibitivo e anti-economico,data l’elevata burocrazia cheallunga i tempi tecnici per ottenerepermessi, (esempio dieci anni per costruireuno stadio), rendono il nostro Paesepoco appetibile dagli investitori esteri.Lodovico Pra<strong>del</strong>laIn rete blog di calcio.com

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