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I materiali da costruzione di Pompei - Vesuvioweb

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Per ottenere la malta, il muratore mescola a lungo gli aggregati e il legante<br />

aggiungendo a poco a poco l‟acqua; per far questo si serve <strong>di</strong> una<br />

zappa <strong>da</strong>l manico molto lungo (in me<strong>di</strong>a m 3,50), la marra (<strong>di</strong> cui abbiamo<br />

un esemplare trovato a <strong>Pompei</strong>): con la lama dell‟attrezzo viene effettuato<br />

un movimento <strong>di</strong> sfregamento per eliminare i grumi e far penetrare la sabbia<br />

nella massa elastica della calce. Per questo la lama forma un angolo acuto<br />

con il manico, mentre la zappa usata per assicurare il movimento nella fossa<br />

<strong>di</strong> spegnimento ha la lama ad angolo retto con il lungo manico. Questa operazione,<br />

detta impasto, deve protrarsi fin quando il composto non appaia<br />

perfettamente omogeneo e privo <strong>di</strong> grumi.193<br />

3.3.3. LA MESSA IN OPERA<br />

La malta, dopo essere stata impastata, viene trasportata in un trogolo fino<br />

al luogo <strong>di</strong> messa in opera, dove il muratore la mischierà con frammenti lapidei<br />

entro un massiccio <strong>di</strong> riempimento a formare il nucleo dell’opus caementicium,<br />

oppure la userà per legare i giunti <strong>di</strong> pietre o <strong>di</strong> mattoni, o ancora<br />

la getterà sulla parete per creare il rivestimento. A questo punto inizia il<br />

lento fenomeno <strong>di</strong> cristallizzazione o presa, che consiste nella concrezione<br />

dell‟insieme (donde il nome <strong>di</strong> muratura concreta) sotto forma <strong>di</strong> una crosta<br />

<strong>di</strong> carbonato <strong>di</strong> calcio che fissa i granelli <strong>di</strong> sabbia e i cocci <strong>di</strong> tegole e<br />

aderisce alle pietre o ai mattoni.<br />

In<strong>di</strong>pendentemente <strong>da</strong>l tipo <strong>di</strong> paramento, la <strong>costruzione</strong> in muratura può<br />

avvenire in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi che si possono analizzare guar<strong>da</strong>ndo in sezione il<br />

muro in rovina. Qualunque sia l‟aspetto della parete (opera quadrata, mattoni<br />

ecc.), si nota che la parte interna della <strong>costruzione</strong> è formata <strong>da</strong> elementi<br />

<strong>di</strong> qualsiasi forma, <strong>da</strong> scarti o <strong>da</strong> frammenti <strong>di</strong> tegole o <strong>di</strong> mattoni, legati<br />

con malta e contenuti tra i due paramenti accuratamente realizzati. Appare<br />

evidente, dunque, che questi paramenti costituiscono una cassaforma permanente<br />

per una massicciata che occupa la maggior parte del muro e che<br />

funge <strong>da</strong> elemento portante; ciò spiega anche come mai gli elementi impiegati<br />

nelle facciaviste siano stati molto spesso riutilizzati senza peraltro nuocere<br />

alla stabilità dell‟e<strong>di</strong>ficio. È ciò che Vitruvio chiama émpleckton (II, 8,<br />

7), usando evidentemente il<br />

193 ADAM 2003, pp. 76-79.<br />

20

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