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I materiali da costruzione di Pompei - Vesuvioweb

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detto <strong>da</strong> Vitruvio (cfr. II, 7) lapis o semplicemente saxum, che si può tradurre<br />

con “pietra <strong>da</strong> taglio”,161 oppure “pietra a<strong>da</strong>tta a essere squadrata” (saxum<br />

quadratum) e perciò in contrapposizione con silex che significa “pietra dura”<br />

e che comprende tanto la lava basaltica <strong>di</strong> natura vulcanica, quanto la<br />

roccia calcarea e il travertino162 <strong>di</strong> natura se<strong>di</strong>mentaria. Il silex è appunto il<br />

secondo modo <strong>di</strong> costruire in<strong>di</strong>cato <strong>da</strong> Vitruvio, altrimenti detto lapis durus.<br />

Adoperato particolarmente nei paesi a fondo roccioso, è il sistema comunemente<br />

chiamato ciclopico, pelasgico o poligonale sul quale Vitruvio non si<br />

sofferma perché quasi del tutto abbandonato al suo tempo per gli e<strong>di</strong>fici urbani,<br />

ma ancora usato in campagna, nei terrazzamenti agricoli, nei basamenti<br />

<strong>di</strong> ville, nei ponti, nelle sostruzioni <strong>di</strong> strade e in qualche caso spora<strong>di</strong>co<br />

nelle mura <strong>di</strong> città provinciali (Ampurias).<br />

Per finire, con la parola silex gli antichi intendevano designare la muratura<br />

fatta integralmente <strong>di</strong> pietra dura a gran<strong>di</strong> blocchi, <strong>di</strong>fformi per volume<br />

e per taglio, l‟opera poligonale detta appunto opus siliceum.<br />

Dopo le opere quadrata e poligonale, Vitruvio parla <strong>di</strong> caementum. Altrove<br />

più ampiamente lo chiama caementicium saxum (II, 8, 16), oppure structura<br />

caementorum (V, 5, 7), o semplicemente caementorum ae<strong>di</strong>ficia (II, 7,<br />

I).<br />

È il sistema <strong>di</strong> costruire mescolando frammenti <strong>di</strong> pietra – generalmente<br />

il tufo – <strong>di</strong> varia grandezza (coagmenta) insieme con malta in modo <strong>da</strong> formare<br />

un nucleo compatto e solido. Vitruvio non dà molta importanza alla<br />

maniera in cui il muro si presentava in facciata e solo in un luogo (II, 8, I)<br />

parla <strong>di</strong> opus incertum e <strong>di</strong> opus reticulatum, i due mo<strong>di</strong> usati per rifinire e<br />

pareggiare i muri cementizi all‟esterno.<br />

Mentre l‟opus reticulatum è <strong>di</strong> ovvio riconoscimento, l‟opus incertum<br />

appare in facciata costituito <strong>da</strong> piccoli blocchi poliedrici con i lati più o meno<br />

regolari e talvolta<br />

161 Lapi<strong>di</strong>cinae o lapici<strong>di</strong>nae (<strong>da</strong> lapis e caedo) sono dette le cave <strong>da</strong>lle quali viene estratto il materiale.<br />

162 Che Vitruvio inten<strong>da</strong> per silex anche il calcare e il travertino si ricava <strong>da</strong>l passo II, 5, I, dove <strong>di</strong>stingue<br />

due generi <strong>di</strong> saxa <strong>da</strong>i quali ricavare la calce me<strong>di</strong>ante cottura; quello bianco, più compatto e più duro,<br />

detto cristallino o più comunemente calcare, preferito per l‟interno dei muri, e quello fornito <strong>di</strong> profonde<br />

cavità e più poroso, <strong>di</strong> origine se<strong>di</strong>mentaria, detto zoogenico o alocalcare, come il travertino, preferito per<br />

gli intonaci. Al suo tempo sembra non fosse ancora in uso, per la malta <strong>da</strong> rivestimento, la calce ottenuta<br />

<strong>da</strong>lla macinazione del marmo bianco statuario, che era la migliore. Questa denominazione è corroborata <strong>da</strong><br />

due versi <strong>di</strong> Ovi<strong>di</strong>o nelle Metamorfosi (VII, 107 sg.), dove i silices polverizzati nella fornace non possono<br />

essere altro che le pietre calcaree e <strong>da</strong> Plinio (Nat. Hist., XXXVI, 171). Il nome silex è usato spesso anche<br />

per la pavimentazione delle strade.<br />

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