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QuadernoSviluppo2:Layout 1 - Inea

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produttivi, caratteristiche non più immediatamente percepibili nella città contemporanea.È, infatti, ancora apprezzabile la splendida disposizione scenografica ed è percepibilel’antica trama ortogonale, ma gli spazi agricoli sono stati in gran parte saturatidalle architetture e ridotti a pochi ultimi e preziosi giardini nascosti. Tali spazi,invece, sono ancora il fattore strutturante la campagna, dove la minore pressione ediliziae, soprattutto, i vantaggi economici creati dalla produzione agricola ne hannopermesso la permanenza.Le stesse differenze di organizzazione del paesaggio all’interno della Penisoladipendono dal valore dei frutti coltivati, che determina due differenti tipologie dimuri di contenimento: il giardino murato nelle pianure con la coltivazione degli agrumie il terrazzamento nelle colline adibito prevalentemente agli oliveti. Si è formata,quindi, nelle aree pianeggianti un’agricoltura che si può definire “urbana”, conparticelle racchiuse da muri e divise da stradine ortogonali.Nell’Ottocento, lo storico Bonaventura da Sorrento testimonia la spedizionedel “Limone di Sorrento” in tutto il mondo, soprattutto attraverso i bastimenti direttiverso l’America. È in questo secolo, infatti, che il limone assunse grande valoreeconomico e sociale per l’intera area, grazie alla realizzazione sulle colline circostantidi terrazze coltivate a limoneti.Nei periodi successivi numerosissime testimonianze – Can. Iovino, Archiviodei Padri Gesuiti di Roma, documenti catastali e notarili e numerosissimi documentiche attestano le spedizioni di limoni in tutto il mondo a partire dall’Ottocento –dimostrano la prosecuzione della coltura fino ad oggi.La diffusione della coltivazione degli agrumi – e del limone in particolare – nellaPenisola sorrentina nell’Ottocento deriva anche dalla crisi settecentesca della colturadel gelso, prevalente a quel tempo, e dalla concorrenza dei prodotti importati dallaCina. L’inizio della coltivazione intensiva si ebbe in alcuni fondi storici come il fondodel “Gesù” tenuto dai Gesuiti a Massalubrense, il “Pizzo” a Sant’Agnello e la”Strazza” a Piano.In questo periodo, ogni particella coltivata è racchiusa da muri di contenimentoe di protezione che danno ai campi l’aspetto misterioso e magico di giardini murati.Il muro a secco o con legante di calce qui non è solo usato nei pendii per la creazionedi terrapieni, ma racchiude anche le coltivazioni in pianura in straordinaria continuitàcon i perimetri murari delle ville agrarie e con le domus romane. Questoprocesso si è amplificato nel tempo con la diffusione della coltivazione degli agrumiche necessitano di particolari tutele, sia per evitare il furto dei frutti altamente redditizisia per la delicatezza delle piante. Allo stesso tempo la città non esclude il mondovegetale, avendo al suo interno gli stessi giardini murati disposti sull’arcaica tramaviaria regolare. Ne deriva un paesaggio che realizza la sempre auspicata integrazionetra città e campagna.35

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