La limonicoltura sorrentina ha un legame forte con l’ambiente di produzione,soprattutto per la sua funzione di tutela del territorio e di salvaguardia del paesaggiocostiero, influendo in tal modo anche sul turismo, che apprezza non solo il prodottofresco, ma anche le marmellate e il limoncello, che ha una produzione certificatada ISMECERT per il 2004 di ben 3.225.000 di bottiglie, pari a 2.106.000 litri.Il “Consorzio di Tutela del Limone di Sorrento IGP” è stato riconosciuto dalMIPAAF con DM 30 giugno 2003 n. 63479, in base all’art. 14 della legge 526/99 perla tutela, vigilanza e valorizzazione del prodotto.2.1.1 Le originiIn Campania, secondo alcuni, il limone sarebbe arrivato fin dal I secolo a.C.,portato dagli Ebrei, per i quali aveva un valore rituale, come testimoniato anche dallerappresentazione di limoni nei mosaici e nei dipinti rinvenuti negli scavi di Pompei(la famosa “casa del frutteto” riportata alla luce nel 1951), che dimostra il lorouso comune nell’area sin dall’antichità.Il Bertagnolli riferisce la presenza di agrumeti nel napoletano durante la dominazionenormanna (X secolo), ma le più importanti documentazioni sulla presenzadi limoni nella zona risalgono all’epoca rinascimentale, di cui rimangono atti di vendita,dipinti, trattati di letteratura e di botanica che raccontano l’impiego dei limoniprodotti localmente per i più svariati usi.Torquato Tasso (nato a Sorrento nel 1544) descrive nella Gerusalemme Liberataa proposito del meraviglioso giardino di Armida, la caratteristica della fiorituraricorrente; Giovanni Pontano (1429-1503) e Giambattista Della Porta (1535-1615)descrivono in vario modo l’abilità dei Sorrentini nella coltivazione del limone.I primi limoneti condotti in forma specializzata in Penisola Sorrentina sonostati, però, opera dei Padri Gesuiti, che nel 1600 realizzarono un’azienda ad hoc nellaConca di Guarazzano, tra Sorrento e Massalubrense, da cui questa coltura ricevetteforte impulso. Proprio qui, nel tempo, si è andato differenziando un ecotipo dellavarietà Femminelle Ovale, da cui deriva l’attuale cultivar definita appunto Ovaledi Sorrento o Massese o Limone di Massalubrense, che ha assunto caratteristiche dinotevole pregio. Ancora oggi esiste uno dei primi fondi coltivati, nominato appuntoil “Gesù”, situato nella Conca di Guarazzanno, tra Sorrento e Massalubrense. Questatestimonianza avvalora la tesi secondo cui proprio da questi due Comuni dellaPenisola Sorrentina hanno avuto origine i nomi della varietà da cui si trae il prodotto:“Ovale di Sorrento” e “Massese”.Nella lettura della pianta di Sorrento al 1600, la città appare con una planimetriasapientemente pianificata e fortificata, suddivisa in insule cinte da muri chehanno tuttavia il loro interno non occupato da costruzioni, ma da splendidi giardini34
produttivi, caratteristiche non più immediatamente percepibili nella città contemporanea.È, infatti, ancora apprezzabile la splendida disposizione scenografica ed è percepibilel’antica trama ortogonale, ma gli spazi agricoli sono stati in gran parte saturatidalle architetture e ridotti a pochi ultimi e preziosi giardini nascosti. Tali spazi,invece, sono ancora il fattore strutturante la campagna, dove la minore pressione ediliziae, soprattutto, i vantaggi economici creati dalla produzione agricola ne hannopermesso la permanenza.Le stesse differenze di organizzazione del paesaggio all’interno della Penisoladipendono dal valore dei frutti coltivati, che determina due differenti tipologie dimuri di contenimento: il giardino murato nelle pianure con la coltivazione degli agrumie il terrazzamento nelle colline adibito prevalentemente agli oliveti. Si è formata,quindi, nelle aree pianeggianti un’agricoltura che si può definire “urbana”, conparticelle racchiuse da muri e divise da stradine ortogonali.Nell’Ottocento, lo storico Bonaventura da Sorrento testimonia la spedizionedel “Limone di Sorrento” in tutto il mondo, soprattutto attraverso i bastimenti direttiverso l’America. È in questo secolo, infatti, che il limone assunse grande valoreeconomico e sociale per l’intera area, grazie alla realizzazione sulle colline circostantidi terrazze coltivate a limoneti.Nei periodi successivi numerosissime testimonianze – Can. Iovino, Archiviodei Padri Gesuiti di Roma, documenti catastali e notarili e numerosissimi documentiche attestano le spedizioni di limoni in tutto il mondo a partire dall’Ottocento –dimostrano la prosecuzione della coltura fino ad oggi.La diffusione della coltivazione degli agrumi – e del limone in particolare – nellaPenisola sorrentina nell’Ottocento deriva anche dalla crisi settecentesca della colturadel gelso, prevalente a quel tempo, e dalla concorrenza dei prodotti importati dallaCina. L’inizio della coltivazione intensiva si ebbe in alcuni fondi storici come il fondodel “Gesù” tenuto dai Gesuiti a Massalubrense, il “Pizzo” a Sant’Agnello e la”Strazza” a Piano.In questo periodo, ogni particella coltivata è racchiusa da muri di contenimentoe di protezione che danno ai campi l’aspetto misterioso e magico di giardini murati.Il muro a secco o con legante di calce qui non è solo usato nei pendii per la creazionedi terrapieni, ma racchiude anche le coltivazioni in pianura in straordinaria continuitàcon i perimetri murari delle ville agrarie e con le domus romane. Questoprocesso si è amplificato nel tempo con la diffusione della coltivazione degli agrumiche necessitano di particolari tutele, sia per evitare il furto dei frutti altamente redditizisia per la delicatezza delle piante. Allo stesso tempo la città non esclude il mondovegetale, avendo al suo interno gli stessi giardini murati disposti sull’arcaica tramaviaria regolare. Ne deriva un paesaggio che realizza la sempre auspicata integrazionetra città e campagna.35
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