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marzo-aprile - Carte Bollate

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Gli immigratiVITE VISSUTE NELL’OMBRA.NECESSARI ALL’ECONOMIAMA DA NASCONDEREL'immigrato è sempre stato percepitocome una forza-lavoro, talvolta, comeun parassita per le società sviluppate.Raramente è stato considerato come unuomo, cioè come un essere con un’anima,uno spirito, un cuore con delle emozioni,dei desideri e, perché no, anche ricco difantasia e di senso dell’umorismo. Misono sempre interessato, frequentando inostri luoghi di ritrovo, al nostro stile divita, alla nostra vita privata “anche se nonne avevamo davvero una”.In carcere parliamo spesso di libertà,a come è possibile essere liberi, vivendonella miseria economica e affettiva.Quando, con gli avvocati delloSportello giuridico, mi recavo nei varireparti per incontrare i miei connazionali,spesso li osservavo a loro insaputa.Guardandoli. mi veniva in mente il titolodi un libro di Primo Levi, “Se questo èun uomo”.Non so perché, ma l'immagine dellamorte veniva a sovrapporsi, nella miamente, a questa realtà che è certo menotragica ma, tuttavia, mi ricorda qualcosache assomiglia alla reclusione forzata,all'espulsione e anche a una forma dipunizione. Gli immigrati arrivavano inItalia senza moglie e senza bambini. Nonveniva chiesto loro alcun parere. Il piùdelle volte erano caricati su dei camion,poi su dei treni, quindi, mandati a lavorarein cantieri o in mezzo alla strada.Questo trapianto, questo sradicamento,veniva organizzato in modo cinico,senza scrupoli. Gli immigrati erano trattaticome il bestiame. Considerati al paridi schiavi. Fu Jean Paul Sartre a utilizzare,a proposito dell'immigrazione, l’espressione“schiavitù dell'epoca moderna”.Questi uomini vivevano ai marginidella vita sociale, si nascondevano, venivanonascosti.Non era possibile vederli, non esistevano,erano delle ombre, dei fantasmidestinati a vivere nell'ombra. Qualcheanno fa, il governo italiano decise diaccordare agli immigrati il diritto di trasferirela famiglia.Questa decisione cambiava il volto e ildestino dell’immigrazione.Si pensava di avere trovato un rimedio:una vita in famiglia, una vita normale: lanostalgia del Paese abbandonato nonaveva più ragione d’essere. Insomma, ci sisforzava di introdurre un po’ d’umanitàin una schiavitù che è stata decisamenteutile.Ma la solitudine è rimasta sempre lastessa. Anche se condivisa con la famiglia.I problemi si sono riversati sui figli. Igenitori hanno deposto le armi di fronteai loro bambini, nati in un Paese occidentale.Questi bambini sono rifiutati. Tutticontribuiscono a farlo: il Paese in cuisono nati, i genitori che non li capiscono,il Paese d’origine dei genitori che non nevuole sapere di loro.A questi uomini che vengono strappatialla loro terra, alla loro famiglia, allaloro cultura, viene chiesto soltanto laforza-lavoro; il resto non si vuol sapere. Ilresto, però, è molto.Provate a valutare in un uomo il bisognodi essere accettato, amato, riconosciuto;l’esigenza di vivere nella dignità,il desiderio di essere con i propri cari,nell’amore della terra, nell’amicizia delsole. Non si vuol sapere se quei corpidesiderano.Non lo si vuole sapere, però, vengonousati e accusati di comportamenti criminosio, comunque, di pregiudizio graveper la morale e l’ordine sociale. Di essivengono proposte e diffuse immaginiterrificanti. La stampa razzista fomentaquest’odio e in pari tempo nega a questiuomini, venuti da un’altra dimensionetemporale, il diritto all’affettività e aldesiderio.L'Italia si risveglia all’inizio di questomillennio e scopre che non potrà viveresenza i suoi immigrati. All’improvviso,si rende conto che ne ha bisogno e chesarà costretta ad andare a cercali nei loroPaesi d’origine. Non per generosità, maper interesse.Come sempre le parole sono menocrudeli, ma la sostanza del problemaè questa. L'ex governo, non ha forsedichiarato che bisogna accogliere nuoviimmigrati? Il permesso di trasferire lafamiglia è un diritto e l’Europa, tenutoconto dei suoi indici demografici, dovràricorrere, senza dubbio, alla manodoperastraniera.Chi si ritira dal lavoro, prima o poi, sidovrà avvalere del contributo di giovaniche lavorino e paghino i suoi contributi.Bisogna smetterla con la discriminazionesul lavoro, finirla col razzismo e la xenofobia.È ora di un’integrazione dal voltoumano.L’Europa deve organizzare una politicacomune per l’immigrazione. Finoad oggi, spesso, i Paesi europei hannomesso a punto delle azioni concertate inmateria di repressione o di lotta control’illegalità. Forse riusciranno a prendereaccordi comuni per una nuova politica incui ai milioni di uomini e donne, che lapovertà ha espulso dal loro Paese, sia datoun posto effettivo e dignitoso.L'Italia da Paese d'emigrazione èdiventato Paese di immigrazione; tuttavia,è un Paese europeo e, qualunque siail suo bisogno di manodopera straniera,sarà costretta ad allinearsi con la politicaeuropea, quella del diritto e delle legge.Quanto alla solitudine, ogni essere laporta dentro di sé e l'Italia non susciteràe alimenterà questa desolazione che hochiamato “vivere nell'ombra”. Al contrario,diventerà un Paese accogliente,ospitale e generoso che poi significa profondamentemediterraneo.Pervaso io stesso da quella culturadifferente, ho preferito mantenermi allivello della testimonianza e dell’esperienzavissuta.Nel rapporto osservatore-osservato,mi sono sempre sentito implicato in unprocesso imprevisto e più forte. Non misono mai estraniato da ciò che accadeva.Non ero assente.La mia presenza e la mia esperienzami introduceva nell’interiorità degli altri:non so fino a qual punto mi ci insediassie, di conseguenza, non so più chi osservavachi.Cherqaoui Redounecarte<strong>Bollate</strong> 22

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