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marzo-aprile - Carte Bollate

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UN ESORCISTA ALLASTACCATA FRA DIAVOLI E SUPERSTIZIONEIncredibilmente, all'inizio del terzo millennio,in un mondo tecnologicamenteavanzato, con problemi enormi, dallafame, alle carestie, alle guerre, abbiamoconosciuto un esorcista. E, quello che èpiù incredibile, è che l'abbiamo conosciutoin carcere, alla Staccata.Viviamo in un mondo che si autodefiniscerazionale, illuminista, aperto alprogresso, un mondo dove la ricerca scientificacerca di sconfiggere malattie terribili,eppure non fa nessuna fatica a credereancora al diavolo. Quindi, se si crede aldiavolo, è necessario avere anche l'antidotoe cioè l'esorcista.E così, con molti dubbi e perplessità,sabato 11 <strong>marzo</strong> scorso, ho conosciuto unsacerdote.Si tratta di don Luigi, prete in pensioneda tempo, esorcista "ufficiale" consideratoche l'ha nominato il vescovo.Fisico minuto e sguardo vispo di unoche la sa lunga, don Luigi ha raccontatoalcuni episodi che ha dovuto debellarecome esorcista, come il caso di quellaragazza “posseduta” dal demonio cheprima del trattamento camminava addirittura“ingobbita sotto il peso del diavolo”,bestemmiava e andava facilmentein escandescenza. Durante un'udienza inVaticano, la ragazza, 25 anni, vedendopassare vicino a sé il papa, aveva persol'autocontrollo. Tanto che, anche le famoseGuardie svizzere erano intervenute perplacare la sua furia. Successivamente, inun attimo di calma, il papa in personale aveva consigliato di rivolgersi ad unesorcista.La racconta così don Luigi questavicenda e addirittura afferma che unavolta ha parlato anche con il diavolo ilquale gli ha promesso ricchezze enormise il sacerdote lo avesse lasciato in pace.Naturalmente don Luigi si era ben guardatodall'accettare.Chi si rivolge all'esorcista? “Le personeche ricorrono a me– ha risposto – sonocredenti, perché al diavolo non interessanole altre”.Poi ha sottolineato che anche i terapeutiindirizzano i loro pazienti dall'esorcistae, ha spiegato, che si entra in contatto conil diavolo tramite “la l magia nera, fatture,malocchi, riti malefici ecc.”.Allora Wanna Marchi e compagniaerano attendibili? La risposta è lapidariae secca: “In qualche modo, sì”.Perciò, secondo lei, se ci è antipa-tico qualcuno, possiamo re qualche maleficio? È così semplice?pratica-Don Luigi non ha dubbi nel rispondereaffermativamente e, soggiunge, “conl'aiuto di qualche fattucchiera”. “Conoscoil caso di una ragazza – precisa –il cuimaleficio le era stato procurato dalla suocera.Anche gli sputi e le bestemmie sipossono attribuire a casi di possessione”.Sono molto perplesso. Io sono unapersona di fede, ma sono anche praticoe non credo alla superstizione. Inoltre,so benissimo che le tesi sostenute dadon Luigi non riscuotono l'approvazionedelle stesse gerarchie ecclesiastiche.Le bestemmie, gli sputi e le botte, sisentono e si vedono di frequente in variesituazioni, dalle feste di partito alle partitedi calcio, ma non credo che basti un esorcismoper purificarle.Speriamo che don Luigi non venga,anche lui, considerato un manipolatoreperché, se così fosse, dovrà ricorrere a tuttii mezzi in suo possesso per liberarsene.Franco PalazzesiGiulio SaliernoIn memoria diun amico deidetenutiIl 28 febbraio scorso, a 71 anni di età, ci ha lasciato Giulio Salierno, un intellettuale,un profondo conoscitore del carcere, ma soprattutto una persona che ha saputoindicare a tanti di noi il mondo del carcere, ha saputo spiegarlo questo mondo nellasua interezza, senza snobismi, senza indulgenze e nello stesso tempo con tanta umanitàe passione.La vita di Giulio Salierno è un romanzo. Nato a Roma nel 1935, a 18 anni è unragazzo di estrema destra e finisce coinvolto, durante una rapina, in un delitto. Fuggenella Legione Straniera. Arrestato nel 1954 in Algeria, si schiera istintivamente congli arabi torturati, perseguitati e convive con i condannati a morte. Estradato in Italia,inizia una sua lenta, tormentata conquista di una nuova coscienza sociale e politica,occupandosi di problemi sociali ed economici.In carcere riesce anche a formarsi sui testi classici del marxismo. Graziato nel 1968, mentre la contestazione comincia adalzare la temperatura politica italiana, si batte contro ogni forma di esclusione assieme allo psichiatra Franco Basaglia. Insiemea lui conduce la lotta contro le istituzioni manicomiali e, con altri esponenti politici, tra cui Umberto Terracini, si batte perla riforma del sistema carcerario.Docente di sociologia all’università, Giulio Salerno ha lasciato una sterminata mole di scritti. In particolare vogliamoricordare il libro su cui si sono formati tantissimi volontari delle carceri, appunto “Il carcere in Italia” (1971) e “Autobiografiadi un picchiatore fascista” (1976). Ma poi anche “La spirale della violenza”, “Il sottoproletariato in Italia”, “La violenza inItalia”, “Fuori margine. Testimonianze di ladri, prostitute, rapinatori, camorristi”. Per il teatro ha scritto “La gabbia. Il carcerecome metafora della violenza quotidiana”, interpretato da detenuti.Lo vogliamo salutare pubblicamente e ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per tutti noi.carte<strong>Bollate</strong> 24

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