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Luglio - Agosto - Sigot.org

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Rosso B., Galleazzi M., Marin M., et al. - Nursing: assistenza intra ed extra… 135ne, riduzione della mortalità per eventi acuti cardiovascolari,efficacia del trattamento delle malattiecroniche (cardiopatia ischemica, ipertensionearteriosa e diabete mellito) ed aumentata sopravvivenzaper malattie neoplastiche, trattate conchemioterapici potenzialmente cardiotossici eradioterapia (con successivo possibile sviluppo dicardiomiopatie attiniche). Diversi autori, probabilmentenon a torto, hanno definito lo scompensocardiaco l’“epidemia del millennio” (9,10).La diagnosi di scompenso cardiaco croniconon è generalmente percepita come quella di unamalattia grave in termini di invalidità e di mortalitàsoprattutto da parte della popolazione.Tuttavia, i dati epidemiologici lo identificanocome una patologia ad elevata incidenza e prevalenza,assai grave in termini di morbilità, mortalità,riduzione della qualità di vita con elevaticosti sociali (11-12). Per la gestione ottimale diquesta patologia, che vede frequenti riacutizzazionie coinvolge differenti figure professionalinei diversi setting di cura, è di fondamentaleimportanza assicurare la continuità assistenzialesecondo percorsi di cura condivisi.La gestione delle malattie card i o v a s c o l a r inecessita di un tipo di approccio multiprofessionale,attraverso una rete integrata di servizi intraed extraospedalieri (13).La presa in carico ad opera del professionista,deve necessariamente tenere conto dell’obiettivofondamentale rappresentato dal recupero o mantenimentodell’autonomia del paziente.La fase di assessment infermieristico e la conseguenteidentificazione dei bisogni del paziente,permette l’individuazione dei fattori di rischio sucui orientare l’educazione terapeutica (14).Le linee guida suggeriscono delle raccomandazioniche hanno lo scopo di ridurre notevolmentei fattori di rischio e che agiscono sullo stile di vita.Gli ambiti di educazione comprendono: adeguataalimentazione (Knoops et al.,2004 – level II), attivitàfisica (Netz et al.,2005 – level I), cessazione delfumo (U.S. Department of Health and HumanServices, “The health consequences” 2004 – levelI), controllo del peso corporeo (American hearthassociation Nutrition Committee et al., 2006 – levelI), valori pressori nella norma (“Seventh re p o r t ”2004 – level I) (15).I pazienti affetti da scompenso cardiaco cronicovanno inoltre incontro a una significativa perditadell’appetito con conseguente riduzione dell’intakealimentare (16).Per quanto le cause non siano ancora del tuttonote includono una serie di fattori tra cui: le alterazionidel gusto e dell’olfatto, le indicazioni dietetichesulla restrizione di sodio e liquidi, l’isolamentosociale, le alterazioni della perfusione edella barriera intestinale (17).L’evoluzione più grave nel paziente con scompensocardiaco cronico è l’ins<strong>org</strong>enza della cachessiacardiaca che per gravità dei sintomi è assimilabilealla cachessia neoplastica. La pre v e n z i o n esecondaria deve focalizzarsi su interventi atti at r a t t a re per quanto possibile la cachessia (fattore dirischio indipendente per la mortalità) ritard a n d o n eove possibile l’ins<strong>org</strong>enza e la pro g ressione (17).Da un punto di vista clinico la cachessia cardiacaè costantemente caratterizzata da almenotre elementi: anoressia, perdita di nutrienti attraversoil tratto gastro-enterico ed ipermetabolismo.L’edema intestinale (da insufficienza cardiacadestra) causa malassorbimento, mentre la dispneae l’attivazione del sistema simpatico aumentanola spesa energetica a riposo del 20% con una perditadi azoto che può arrivare a 15-18 gN/die (18).Ne consegue un significativo calo di peso con perditadella massa muscolare, della massa grassa e,della massa ossea. Nessun intervento nutrizionalepuò ridurre la perdita della massa muscolarequando si è instaurata la cachessia cardiaca (19),Quando questa situazione clinica non si èinstaurata, il recupero di peso nei pazienti conscompenso cardiaco cronico rappresenta unimportante fattore prognostico.Per quanto riguarda i pazienti obesi affetti dascompenso cardiaco cronico è utile un calo di pesodel 10 % al fine di evitare il sovraccarico cardiaco:il calo ponderale auspicato dovrebbe comunqueessere graduale e avvenire sotto stretto monitoraggioclinico e metabolico.Le Linee Guida SINPE (Società Italiana di NutrizioneEnterale e Parenterale) ed ESPEN (TheEuropean Society for Clinical Nutrition and Metabolism)per il trattamento nutrizionale delloscompenso cardiaco cronico consigliano apportienergetici pari a 25 kcal/Kg die (REE x 1,5) proteicipari a 1,2-1,5 g /Kg di peso attuale die e infineapporti idrici di 20 ml /Kg/die in particolarmodo nell’anziano (20).L’intervento dietetico, sebbene gli studi sianoancora limitati in questo senso, prevede una limitazionedel sodio a 2 g die nelle condizioni piùavanzate della patologia. In linea più generalel’indicazione è quella di escludere gli alimenti amaggior contenuto in sodio (come contenuto dibase) nonché i cibi conservati sotto sale e già precucinaticontenenti sale tra gli ingredienti.L’esclusione degli alimenti a maggior contenutoin sodio determina a sua volta l’esclusione dicibi a elevato contenuto in grassi saturi e colesteroloaltra limitazione importante nella dieta delpaziente con scompenso cardiaco.Il principale limite alla compliance pre s e n t a t odalle diete a marcata restrizione sodica (esclusionedel sodio aggiunto come Nacl) è dato dalla scarsapalatabilità degli alimenti “senza sale aggiunto”così come delle pietanze preparate senza aggiuntadi sale (Nacl) in particolare se si tiene conto dell’al-

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