12.07.2015 Views

2009 XI copia.qxd - Fraternità San Carlo

2009 XI copia.qxd - Fraternità San Carlo

2009 XI copia.qxd - Fraternità San Carlo

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

CONSIGLIDI LETTURA>>Lorenzo FazziniNuovi cristianid’EuropaLindau <strong>2009</strong>pp. 214 - € 16«La vitalità della fede ha sempre bisogno di nuovi convertiti, del loro sguardo nuovo e appassionato,della loro scoperta contagiosa dell’anima di una tradizione. I dieci personaggi narrati da Fazzini possonoallora essere considerati una ricchezza del nostro tempo, letture apportatrici di speranza e anche,ci auguriamo, contagiose, capaci di suscitare altre conversioni» (dalla prefazione di Lucetta Scarrafia).4 fraternitàemissioneNOVEMBRE>> quando essi divengono sregolati, parlano anche di unbuco che c’è nella nostra esistenza.L’amore al lavoroOgni responsabilità che è affidata all’uomo è una stradafondamentale dell’amore. Il lavoro è, infatti, per ognipersona la strada per la sua espressione. Essa entra inrelazione con gli altri e con tutta la terra e poi rispondea chi lo ha chiamato. Perciò occorre convertire il nostrosguardo sul lavoro, acquisire, dentro la preghiera, unapassione per la responsabilità che ci è affidata e nellostesso tempo un distacco da essa.La vita cristiana è realmenteil luogo in cui si sperimenta l’unità di ciò che nelmondo è diviso. Come essere appassionati e distaccatinello stesso tempo? È possibile? Certamente. Non soloè possibile, ma è auspicabile. Solo così l’uomo trova laverità di sé.Nella vita siamo chiamati a lasciare camminareda soli coloro che abbiamo generato e cresciuto.Èmolto difficile distaccarsi da coloro che siamo tentati dipossedere.Non lasceremo mai i nostri figli e i nostri amici, non liabbandoneremo,anche se essi sono chiamati a percorrereuna strada che noi non avevamo preventivato. Nondobbiamo sentire come un affronto il fatto che oggisiamo qui e domani siamo chiamati ad essere là.Sicuramenteci sarà un periodo di adattamento, forse anchequalche rimpianto o nostalgia,ma poi basta.Guardiamoa ciò che ci è chiesto in questo momento, sapendo chequello che abbiamo fatto finora non è mai perduto. Nonc’è un attimo che vada perduto. Questa certezza ci fasperimentare una pienezza nell’istante, nel presente.Perché la Chiesa soffre? Perché ciascuno si sente indiritto di fare quel che gli piace,persino davanti al Papa.Nessuno più obbedisce,nessuno più è pronto ad avvertirela gloria che sta dentro all’obbedienza.Donarsi è «svuotarsi» (cfr.Fil 2,7)? Sì,ma con una particolaresottolineatura: che la carità, quando è divisa,non è mai diminuita. Quando io dono tutto me stesso aCristo, sono riempito cento volte tanto.Il seme deve morire per dare luogo alla pianta.Morireè imparare una lingua.Imparare l’ungherese,per esempio,è morire, perché uno deve dimenticare qualcosa,altrimenti non può impararlo. Imparare il cinese è lostesso.Entrare dentro un luogo fino a immergersi in quelluogo, fino a diventare di quel luogo, senza perdere sestessi: non è il secondo capitolo della lettera di sanPaolo ai Filippesi? «Non considerò un tesoro geloso lasua uguaglianza con Dio, ma svuotò se stesso, fino adassumere la forma umana, fino a diventare uomo» (cfr.Fil 2, 6-7). E lo ha fatto perché noi potessimo diventareDio, divini, partecipi della natura divina, come dice sanPietro (cfr.2 Pt 1,4).Questa è la descrizione di che cosasia la missione.(Appunti da una lezione ai sacerdoti dellaFraternità san <strong>Carlo</strong>, luglio <strong>2009</strong>)SANTIAGO DEL CILETutto è natodalla caritativadi Martino De CarliMartino De Carli in caritativa coni ragazzi di Gs, insieme a MarcoAleo (a sin.). Nella foto grande, unritiro con i giovani in Cile.L’amore al popolo a cui siamo mandati è uno deifondamenti della missione. Non è possibile peròun amore alla gente, al Paese in cui svolgiamo lanostra opera, se non custodiamo in noi stessi la gratitudineper ciò che abbiamo ricevuto. Essere grati rendepossibile partire per la missione e ci permette di portarequella sofferenza che è inevitabile corollario dellapartenza.Ricordo di aver vissuto profondamente,ormaiotto anni fa, questo aspetto che caratterizza l’inizio diogni missione: la coscienza della mia fragilità di fronteal distacco da ciò che avevo di più caro,dagli amici,daisuperiori, dalla famiglia, dalla mia terra. La gratitudinemi ha permesso di attraversare quello “strappo” dolorosoe di sperimentare la carità di Cristo per la mia vita.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!