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2009 XI copia.qxd - Fraternità San Carlo

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SANTAMESSADI NATALEDomenica 20 dicembre, alle ore 16,00, presso la parrocchia <strong>San</strong>t’Ignazio di Loyola, piazza don LuigiBorotti 5, a Milano, don Massimo Camisasca celebrerà l’annuale santa Messa di Natale dellaFraternità san <strong>Carlo</strong>. A seguire, un momento di scambio di auguri.NOVEMBREfraternitàemissione5Martino con una ragazza di Gs.La gratitudine è una sorta di alimento che consente disuperare le obiezioni alla missione,soprattutto nelle fasiiniziali.Una di queste obiezioni può scaturire dalla diversitàdei posti a cui siamo mandati rispetto alle nostre origini.Il Cile, dove attualmente vivo, è il paese economicamentee socialmente più stabile dell’America del Sud,ma conserva ancora alcuni contrasti che caratterizzanola società latinoamericana. C’è, ad esempio, una <strong>San</strong>tiago“bene”, più ordinata, e una parte della città, doveinvece le case sono piccole, con tetti di lamiera, tutteattaccate, con piccole viuzze… L’incontro con quartierimeno belli di quelli in cui abbiamo vissuto può generarein noi avversione, difficoltà. Anche questa esperienzapuò però diventare occasione di una coscienzapiù profonda della vicinanza di Cristo a noi. Ricordo, inproposito, un episodio accaduto a un mio confratello.Chiamato a visitare un ammalato arrivò in una casa diuna favela.La casa era un luogo molto povero,quasi invivibile.Al momento della benedizione il cappuccio dell’aspersoriosi staccò, finendo sotto l’unico mobile dell’unicastanzetta. Dovette perciò chinarsi per raccoglierlo.Ilsuo pensiero è stato:«Ecco,il Signore ha volutoche mi inginocchiassi su questo pavimento, per farememoria di come egli si è inginocchiato sulla mia vita,di come egli mi ha abbracciato e abbraccia così misteriosamentela vita di quest’uomo».* * *Dietro la passione per le persone, dietro i fatti dellamissione c’è sempre, nella mia esperienza, l’unità vissutacon i superiori e con i fratelli della mia casa. Negliotto anni di missione che ho vissuto in Argentina e inCile, ho costatato che la comunione porta frutti intornoa noi. La casa è la prima compagnia, un luogo di misericordia.Spesso le persone ci fermano in parrocchiadicendoci quanto siano colpite dall’accento di unità, diL’unitàcon i fratellimi aiutaa rischiarecon le persone acui sono mandatosintonia che vedono tra noi.E questo si trasmette anchenelle omelie, nell’amministrarei sacramenti, neimomenti, insomma, in cuisiamo di fronte alle persone.Dall’unità vissutanella casa si irraggia unaforza generatrice che compiepassi decisivi nellanostra opera missionaria.L’unità con gli altri mi ha aiutato a rischiare con i giovani.Non nasce nulla, se non si rischia. In molti casi, sitratta di smuovere una terra indurita, non fertile.Occorre prendere gli attrezzi e cominciare a lavorare,anche senza prospettive allettanti… A <strong>San</strong>tiago, peresempio, il nostro incontro con i giovani è nato attraversouna caritativa, che ho proposto nonostante iostesso nutrissi dubbi sulla possibilità di quel gesto.Appena arrivato, la nostra immensa parrocchia (novantacinquemilaabitanti, divisa in svariate cappelle) mistrattonava tra decine diLa gratitudineè l’alimentoche permettedi superarele obiezionialla missioneincontri,riunioni,catechesi.Tutto sembrava suggerirmidi non proporre un gestoche rischiava di rimaneredisatteso. Sono partito proponendoun momento chenon si identificava con nessunodegli incontri già previsti.Era una propostalibera. Forse inizialmenteha coinvolto poche persone. Ora posso dire che è statauna decisione che sta portando molti frutti.Andiamo in caritativa in un ospizio,vicino alla parrocchia.Un giorno, qualche tempo fa, vi ha preso parte,quasi casualmente, una ragazza. Si è presentata con icapelli che le coprivano gli occhi, poiché non aveva ilcoraggio di mostrarli. Apparteneva a una delle bandedella periferia. Quel sabato mattina la sua presenza hasuscitato la perplessità di tutti, anche la mia. Invece èrimasta, è cresciuta e, dopo alcuni mesi, ha stupito tuttipresentandosi a scuola di comunità con il volto scoperto,mostrandoa tutti i suoi begli occhi neri.In una lettera,cispiegava come l’incontro con Cristo avesse resopossibile il coraggio di mostrare se stessa.

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