Forme del dialogo nella poesia satirica di BartolomeÃ Leonardo de ...

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720 Maria D'Agostinostrofandolo con una serie anaforica di «TuÂ haz...». Solo avviandosi achiudere questa prima considerazione generale, il poeta si affidaesplicitamente alle sue auctoritates, cosõÁ che il v. 103 «Gran reverenciase le debe a un ninÄo» eÁ traduzione del v. 47 della satira XIV diGiovenale «maxima debetur puero reverentia», cui segue, quasi a`riequilibrare' l'omaggio, il riferimento ai vv. 69-70 della secondaepistola oraziana «Quod semel est imbuta recens servabit odorem/testa diu», ripresi alla lettera ai vv. 112-113 «El vaso nuevo asõÂ el olorconserva/ que la primera vez le cupo en suerte» 19 . Ma proprio percheÂcosciente della vastitaÁ della `letteratura' sulla questione BartolomeÂ siaffretta ad esprimere la sua opinione (vv. 115-126):Pues, si en lo que le aplican se convierteun ninÄ o ¿puede hacerle mayor tiroquieÂ n de sanos principios le divierte?Mi opinioÂ n es al fin (porque no aspiroa caminar por senda tan andada,formando con preceptos a otro Ciro)que cuando les conozcas arraigadacon la eleccioÂ n que al ciego error condenala fuerza a proseguir determianda,que entonces vengan muy en hora buena [...].Con l'intento di spiegare a NunÄ o i rischi cui andrebbero incontroi figli nel caso dovessero essere introdotti a Corte prima che laloro maturazione sia compiuta, BartolomeÂ Leonardo si rivolge nuovamenteal suo interlocutore (vv. 127-132):pero si agora en este tiempo vienen¿queÂ piensas que hallaraÂ n, sino ocasionesadonde pierdan el candor que tienen?¿QueÂ Fabios toparaÂ n o que Cipiones?¿A queÂ Lacedemonia los envõÂasrigida formadora de varones?La risposta che il poeta fornisce, rivolgendosi nuovamente aNunÄ o, apostrofato in posizione di incipit al v. 133, offrealRectordeVillahermosa la possibilitaÁ di una digressione che ha come tema ivizi della corte. Tale tema eÁ orchestrato in piuÁ movimenti; il primo19 La ripresa dei versi di Orazio e Giovenale eÁ indicata da JoseÂ Manuel Blecua cherinvia alle annotazioni al margine presenti nei mss. antichi; cfr. Rimas, cit., pp. 95-96.
Forme del dialogo nella poesia di BartolomeÂ Leonardo de Argensola721di questi si apre con una descrizione relativa al tipo di educazione che ifigli di NunÄ o riceverebbero frequentando i cortigiani e che eÁ esattocontrappunto di quella precedentemente auspicata dal poeta. BartolomeÂLeonardo dipinge un quadro della Corte assolutamente negativo,come era topico, in cui si apprezza un registro medio che soloraramente diventa grave e sentenzioso e l'uso di un lessico quotidiano.I passaggi fra un movimento e l'altro del tema principale sonotutti sistematicamente segnati da apostrofi al destinatario e dallaripresa del dialogo fittizio fra io e tu, come quella rinvenibile ai vv.337-342, in cui il poeta, temendo l'accusa di prolissitaÁ per essersitroppo a lungo soffermato sull'insofferenza che gli causa la vanitaÁfemminile, e citando nuovamente letteralmente Orazio, in questocaso la Satira I 20 , scrive:Pero al lugar donde salõÂ volviendo,porque de divertido no me acuses(bien que no sin gran causa) yo me enmiendoy digo, caro NunÄ o, que rehuÂ sestu gusto, y a tus tiernas palomillasel vuelo peligroso les excuses.Non eÁ possibile, in questa sede, analizzare nel dettaglioognuno dei movimenti in cui eÁ orchestrata la parte delle ``Giustificazionio considerazioni generali''; mi preme, peroÁ , rilevare, adducendoqualche esempio, come al suo interno sia possibile individuaretipologie dialogiche in cui la comunicazione non si realizzapiuÁ fra io dell'emittente e tu del destinatario, bensõÁ fra personaggidi scene fittizie, come eÁ il caso dei vv. 175-180, in cui BartolomeÂLeonardo riferisce, come un cortigiano non esiterebbe ad impegnarsia corrompere i figli di NunÄ o nell'ipotesi questi, una voltagiunti a Corte, continuassero a dedicarsi ad attivitaÁ virtuose:«Andad acaÂ , senÄ or, que es disparateestar leyendo ± dice un Ganimedes,destos que andan perdidos a remate. ±Si habeÂ is venido a estar entre paredesy a no ser visto, claven esa puertay pongan campanilla, torno y redes».In altri casi il dialogo, o meglio, il tu dell'autore, nella sua20 Q. O. Flacco, Satire, a cura di M. Labate, Milano, Rizzoli, 1999, p.84.
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