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Guarda l'intero numero di Oltre (20 MB) - Comunità Piergiorgio

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<strong>20</strong>08, anno 5- n.2 Poste italiane s.p.a Spe<strong>di</strong>zione in Abb. Postale D.L. 353/<strong>20</strong>03 (conv.L.27/02/<strong>20</strong>04 n° 46) Art.1, comma 2, DCB UDINEComunità <strong>Piergiorgio</strong> O.N.L.U.S. Piazza Libia n° 1 33100 UDINEIn caso <strong>di</strong> mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la tassa dovuta presso l’ Ufficio CPO—Viale Europa Unita 8 33100 U<strong>di</strong>ne


2Pag 3 E<strong>di</strong>torialePag 4 Il sorriso <strong>di</strong> DianaPag. 5 SPECIALE UFFICIO HPag. 17 Quando l’alcol si insinua tra lemura domestichePag. <strong>20</strong> Michele Mirabella si raccontaPag. 23 Intervista doppia, donne a confrontoPag. 26 Stravaganze <strong>di</strong> NatalePag. 28 Il genere GospelPag. 30 “I figli delle fate”Pag. 34 Il Mondo <strong>di</strong> Sergio, <strong>di</strong> MauroPaissanPag. 36 Viaggio nei micro luoghi dellaterraPag. 38 La parola ai ragazziPag. 45 Direttamente da CanevaPag. 47 La nostra ricettaCarissimi amici ed amiche della Comunità,gli ultimi do<strong>di</strong>ci mesi del <strong>20</strong>08 si sonodavvero consumati con una rapi<strong>di</strong>tà sconcertantericonducendoci ancora una voltaal periodo delle festività natalizie. Unmomento importante, generalmente caratterizzatoda bilanci, analisi finali <strong>di</strong>quanto è stato realizzato nel corso dell’-anno e dei nuovi obiettivi che ci si proponeinvece <strong>di</strong> conseguire per quello in partenza.La Comunità continua a crescere, è undato <strong>di</strong> fatto, facendo fronte alle <strong>di</strong>fficoltàfisiologiche e naturali con la concretezzae con il solido spirito che ne costituisce dasempre le fondamenta. Il giornale <strong>di</strong> questagrande struttura, dotata <strong>di</strong> “bracciaoperative” efficienti ed oltremodo valideper il territorio regionale e nazionale,continua ad assecondare quel processoevolutivo che dopo 4 anni ne fa un progettoe<strong>di</strong>toriale corposo, a servizio dellaComunità e del territorio in cui la stessaè profondamente ra<strong>di</strong>cata; uno strumentoforte, capace <strong>di</strong> veicolare all’esterno messaggiimportanti e a volte anche moltodelicati; un canale comunicativo che contribuisceoggi a far comprendere all’esternoche quello della <strong>di</strong>sabilità è un mondodavvero molto complesso, fatto <strong>di</strong> cuoripulsanti e <strong>di</strong> vive intelligenze, <strong>di</strong> situazioniestremamente positive ma anche <strong>di</strong>casi fortemente drammatici che noi abbiamoscelto <strong>di</strong> raccontare.Desidero augurarvi davvero un periodonatalizio caldo e intenso, da vivere nelmodo più positivo possibile. E mentre viauguro una buona lettura attraverso lepagine <strong>di</strong> OLTRE, spero vivamente chel’anno in partenza possa essere per tuttivoi portatore <strong>di</strong> gioia e <strong>di</strong> positività.Sandro Dal MolinG.V.


4IL SORRISO DI DIANALa storia impossibile <strong>di</strong> un piccolo ragno innamoratoCinque minuti <strong>di</strong> cortometraggio per raccontare quanto può esserespietato, a volte, il gioco dell’amore“Il sorriso <strong>di</strong> Diana” è il titolo <strong>di</strong> un delizioso cortometraggio uscito nel <strong>20</strong>02, <strong>di</strong>rettoda Luca Lucini e sceneggiato da Mauro Spinelli. La pellicola stupisce ed emoziona per il modo assolutamenteoriginale con cui è tratteggiato il sentimento dell’amore incompreso, quello, per intenderci,“troppo esagerato e spietato perché il cuore possa contenerlo senza esplodere”.Diana (Anita Caprioli), una giovane donna alle prese con una relazione sentimentale poco convincente,prende possesso <strong>di</strong> un appartamento rimasto a lungo sfitto. Nei locali, sporchi e trascurati, conduconola loro vita frenetica e convulsa <strong>numero</strong>si insetti. Tra gli stessi c’è anche Agenore, un ragnetto che godedella fama <strong>di</strong> valoroso guerriero, oltre che <strong>di</strong> abile tessitore.Le vigorose e scrupolose operazioni <strong>di</strong> rassetto e pulizia della nuova locataria significano però terrore,fuga e dolore per i piccoli animaletti.Non si rimane certo insensibili alle loro drammatiche grida <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione e alle sequenze <strong>di</strong> morte asuon <strong>di</strong> insetticida spray.Improvvisamente Diana si ritrova faccia a faccia con Agenore. Sta per assestargli un colpo <strong>di</strong> scarpaquando squilla il telefono. Animata dalla riflessione per cui in fin dei conti “il ragno porta guadagno”,la ragazza lo squadra con una punta <strong>di</strong> simpatia e decide quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> risparmiargli la vita.Spiazzato dal comportamento <strong>di</strong> Diana, Agenore si innamora perdutamente <strong>di</strong> lei. L’universo scolora <strong>di</strong>fronte al viso, al sorriso e alla voce della giovane donna. “E come tutti gli innamorati volle sognare. Negòqualsiasi evidenza, ingigantì casualità, vide oltre la logica e sopratutto si illuse. La passione si nutre<strong>di</strong> certezze e <strong>di</strong>sdegna i dubbi”.Il sentimento <strong>di</strong> Agenore è puro, sconfinato; niente e nessuno può scalfirlo.Il piccolo animale, totalmente preso dalla sua passione, decide quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> ricambiare quello che crede undono <strong>di</strong> Diana, un acino d’uva accidentalmente caduto ai suoi “pie<strong>di</strong>”.Colmo <strong>di</strong> entusiasmo cattura ed uccide uno scarafaggio e lo posa teneramente sul cuscino <strong>di</strong> lei che reagisceperò con un urlo <strong>di</strong> spavento e <strong>di</strong> ribrezzo.Agenore è deluso, confuso ma ancora fiducioso <strong>di</strong> riuscire a comunicare a Diana la grandezza del loroamore.La triste realtà tuttavia bussa alla porta una sera, nella persona <strong>di</strong> Fabio, il fidanzato <strong>di</strong> Diana(Michele Venitucci). I due iniziano a scambiarsi effusioni e per Agenore “fu buio e luce, il caldo ed ilgelo, fu il niente e il tutto”. Agenore è sconvolto dalla delusione e non è in grado <strong>di</strong> sopportarne il trauma.Il piccolo animaletto decide quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> immolarsi tra le braccia della sua amata sotto lo sguardodolcemente rassegnato delle altre minuscole creature che hanno intuito perfettamente il suo travagliointeriore.“Il sorriso <strong>di</strong> Diana”, con la sua storia <strong>di</strong> amore impossibile, ci regala 5 minuti <strong>di</strong> emozioni intense, amplificatedalla delicata colonna sonora <strong>di</strong>Edoardo Bennato; viene naturale scivolarenel sogno <strong>di</strong> Agenore che vola via “comeaccade alle nostre emozioni quando calpestiamo,quando veniamo calpestati nel giocodell’amore che a volte ci fa uomini e avolte ci rende ragni”.Laura Cadò


6Chi siamo?L’Ufficio H è un servizio <strong>di</strong> rilevanzaregionale che, per conto della RegioneFriuli Venezia Giulia, informa gliutenti dal 1996 sui servizi e sugliausili presenti sul territorio regionale,nazionale ed estero. (Legge n. 41del 1996, comma 2, Art. 18)A chi ci rivolgiamo?Il servizio è <strong>di</strong>retto a tutte le persone<strong>di</strong>sabili; ai loro familiari ed amici;agli operatori della riabilitazione,della scuola e del settore sociale maanche agli Enti pubblici e privati; aitecnici e progettisti e agli operatoricommerciali. Le prestazioni dell'UfficioH sono completamente gratuitee avvengono solo su appuntamento.Gli operatoriUn’equipe qualificata, compostada fisioterapisti, tecnici informaticied operatori specializzati sul software<strong>di</strong>dattico, mette a <strong>di</strong>sposizione delpubblico competenze ed esperienzaper aiutare così le persone a migliorarela qualità della propria vita.Cosa facciamo?Informazione e ConsulenzaL'Ufficio H fornisce informazionisugli ausili tecnici, informatici edelettronici e, più in generale, su tuttoquanto riguarda la <strong>di</strong>sabilità.Attraverso il collegamento a banchedati nazionali ed estere, la partecipazionea fiere nazionali e internazionali,viene così controllato costantementeil mercato degli ausili tecnicie le novità tecnologiche a supportodella <strong>di</strong>sabilità. Viene inoltre raccoltoe messo a <strong>di</strong>sposizione materialebibliografico (libri, riviste, pubblicazioni,cataloghi, etc...) e au<strong>di</strong>ovisivo.Spesso però non basta sapere se esisteo meno un ausilio; bisogna infattiprovarlo insieme agli esperti percapire se lo strumento che abbiamoscelto è davvero ciò che ci serve e serisulta effettivamente utile. Eccoperché vengono quin<strong>di</strong> svolte le consulenze:la consulenza è infatti ilmomento in cui risultano mobilitatetutte le risorse dell’Ufficio al fine <strong>di</strong>trovare l’ausilio più idoneo per risolvereun problema o per sod<strong>di</strong>sfareun’esigenza prima <strong>di</strong> procedere all’-acquisto effettivo.Ausili informaticiAusili tecniciAusili per l’accessibilitàFormazionePresso l'Ufficio H vengono organizzatevisite guidate alla Mostra Permanente,seminari formativi e giornatede<strong>di</strong>cate all'approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>tematiche specifiche, alla presentazionee alla <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> ausili.L'attività <strong>di</strong> formazioneè <strong>di</strong>retta a operatori, a studentidel settore riabilitativo, sanitario esociale, ai <strong>di</strong>sabili stessi e ai lorofamiliari.La Comunità, nell’ambito del FondoSociale Europeo, in collaborazionecon la Regione Friuli Venezia Giulia,realizza corsi <strong>di</strong> informatica rivoltia persone <strong>di</strong>sabili impiegandorisorse professionali altamente specializzatee aule informatiche attrezzate,con ausili specifici per ogni u-tente.Servizio PrestitiPresso l’Ufficio H è possibile averein prestito, gratuitamente e fino atre mesi, un certo <strong>numero</strong> <strong>di</strong> ausili(letti articolati, deambulatori, se<strong>di</strong>ea comoda, etc...) grazie al magazzinodella Comunità <strong>Piergiorgio</strong>.


“ROTOLANDO” NEL TEMPOA spasso nella storia degli ausiliChissà che faccia avrebberofatto gli abitanti <strong>di</strong> Caprerase avessero vistol’oramai ultra settantenne“eroe dei due mon<strong>di</strong>”(affetto da una graveforma <strong>di</strong> artrite reumatoide) sfrecciarelungo l’isola su una carrozzina elettronicadotata <strong>di</strong> luci, frecce e clacson all’incre<strong>di</strong>bilevelocità <strong>di</strong> 12 km/h?Ma era la fine dell’Ottocentoe il povero Garibal<strong>di</strong>,generale, condottieroe patriota italianoche aveva compiuto mirabolantiimprese militariin tutta Europa, arrivandopoi fino in Sud America,non aveva certo a <strong>di</strong>sposizionela tecnologia <strong>di</strong>oggi. Ecco perché fu costrettoa trascorrere lasua inerme vecchiaia su una carrozzina <strong>di</strong>legno. Ad aiutarlo era probabilmente lamoglie Francesca che a fatica deve averlospinto lungo i percorsi della sua splen<strong>di</strong>da<strong>di</strong>mora già comunque resa completamenteaccessibile.Da allora in poi la tecnologia hafatto davvero passi da gigante: le carrozzinesono <strong>di</strong>ventate “intelligenti”. Dotate<strong>di</strong> sistemi computerizzati e all’avanguar<strong>di</strong>a,adesso consentono conil loro stesso joystick e attraversotecnologie a infrarossi o bluetooth,<strong>di</strong> alzare e abbassare le tapparelle,spegnere ed accendere le luci <strong>di</strong>casa, usare il computer, navigarein internet e gestire la televisione.Nell’arco <strong>di</strong> pochi decenniinfatti il mercato degli ausili è statoprotagonista in<strong>di</strong>scusso <strong>di</strong> unavertiginosa evoluzione, sia nei materialiche nelle tecnologie. Gliantichi tubi in ferro dei telaidelle carrozzine, che a <strong>di</strong>re ilvero in molte case <strong>di</strong> riposo ancoraoggi vengono ampiamenteutilizzate, sono stati sostituitida materiali leggerissimi, comefibre <strong>di</strong> carbonio, titanio o altreleghe <strong>di</strong> alluminio.Le tele della seduta in fintocuoio o in tessuto grezzo chehanno accolto l’anziano Giuseppe, facendoloprobabilmente sudare nei cal<strong>di</strong>ssimi mesi estivi,sono state adesso sostituite da materialitraspiranti lavabili e consentono <strong>di</strong> appoggiareconfortanti cuscini a nido d’ape anatomici oppuread aria perfettamente modellabili in baseal peso della persona.A telaio ribassato con ruote campanateleggere, leggerissime o superleggere, adessoanche i gran<strong>di</strong> sportivi con <strong>di</strong>sabilitàtrovano la carrozzina adatta nel mercatodegli ausili mentre l’altissima tecnologiaimpera nel mondo delle protesiogni giorno più sofisticate. Le stesse checonsentono infatti ad atleti amputati <strong>di</strong>partecipare finalmente alle gare <strong>di</strong> qualificazionedelle Olimpia<strong>di</strong>.I moderni “Garibal<strong>di</strong>” insomma, <strong>di</strong>sabili,con malattie degenerative o con problemicreati da traumi, possono oggi<strong>di</strong>ventare “eroi dei due mon<strong>di</strong>” standofermi nei loroletti oppure sedutinelle carrozzinequando la patologianon consente loro <strong>di</strong>muoversi. Allo stessotempo però possonotranquillamente comunicare,navigare oviaggiare allo slogan <strong>di</strong> “solo con la voce o congli occhi, senza braccia o senzagambe, oggi si può”.La tecnologia supporta infatti la<strong>di</strong>sabilità consentendo il superamento<strong>di</strong> barriere altrimenti invalicabilimentre l’avvento <strong>di</strong> internetannulla le <strong>di</strong>stanze e mo<strong>di</strong>fica ra<strong>di</strong>calmentele categorie aristoteliche<strong>di</strong> spazio e <strong>di</strong> tempo; incide sui rapportiumani e trasforma le modalità<strong>di</strong> comunicazione. Scrivere <strong>di</strong>ventadunque possibile anche perchi non vede o non può usare le mani. Anche<strong>di</strong>segnare è oggi fattibile semplicemente utilizzandoun pulsante con il solo movimento delmento; telefonare ricorrendo a skype o mandaremail è oggi possibile anche solo grazie almovimento <strong>di</strong> un occhio.Resta però ancora un problema: comefaccio ad usare un computer con un occhio seproprio il computer mi costa un occhio stesso?Barbara Porcella


8DA HAL A REPLIEELa robotica sbarca nel mondo della <strong>di</strong>sabilitàA COMPIERE AZIONI EMOVIMENTICI PENSA HAL,L’ABITO-ROBOTRealizzato dal giapponese YoshiyukiSankai, il progetto consentirà a personeanziane e <strong>di</strong>sabili <strong>di</strong> recuperarel’autonomia motoriaFare fronte alle forze perdute semplicementeindossando un “abito-robot”. E’ stata questala brillante intuizione del giapponese YoshiyukiSankai che ha recentemente progettatoun vero e proprio robot dalla forma <strong>di</strong> esoscheletroe da indossare proprio come un vestitoper aiutare le persone anziane e <strong>di</strong>sabilia compiere azioni che altrimenti non potrebberomai fare da sole.Il robot, chiamato Hal come il cervellone elettronico<strong>di</strong> “<strong>20</strong>01 – O<strong>di</strong>ssea nello spazio”, èinfatti costituito da una serie <strong>di</strong> sensori capaci<strong>di</strong> intuire i movimenti del corpo e <strong>di</strong> assecondarliagilmente.La società Cyberdyne ha presentato al ministerogiapponese della Scienza l’innovativoprogetto che potrà essere impiegato nella Sanità,nei programmi <strong>di</strong> riabilitazione motoriae in tutti quei casi in cui il soggetto desidericondurre una vita autonoma e “normale”.Durante una <strong>di</strong>mostrazione effettuata al ministero,Hal è stato indossato da un uomo cheè riuscito a sollevare trenta kg <strong>di</strong> riso con unasola mano senza alcuna <strong>di</strong>fficoltà.CIRCUMNAVIGARELA GRAN BRETAGNACON IL PROPRIO RESPIROHilary Lister, quadriplegica e velista, ha realizzatoil suo sogno controllando l’imbarcazionecon un sistema <strong>di</strong> cannucceE’ iniziato il 16 giugno del <strong>20</strong>08 il sognodell’inglese Hilary Lister, la ragazza paralizzatadal collo in giù e in grado <strong>di</strong> muoveresolo ed esclusivamente gli occhi e la bocca.Circumnavigare la Gran Bretagna inbarca. La giovane velista, che non è certamentenuova ai record <strong>di</strong> navigazione(nell’agosto del <strong>20</strong>05 infatti fu la primaquadriplegica ad attraversare da sola ilcanale della Manica) è riuscita a compiereil suo giro in tre mesi a bordo <strong>di</strong> una barcadotata <strong>di</strong> uno speciale <strong>di</strong>spositivo che haconsentito alla donna <strong>di</strong> controllare autonomamentesia le vele che il timone attraversoil proprio respiro.Il viaggio, rinviato <strong>di</strong> una settimana a causa<strong>di</strong> qualche problema elettronico ai meccanismidella sua barca, Artemis, è statoseguito da un team <strong>di</strong> tecnici. La navigazioneè durata 18 ore al giorno; ogni notteHilary si è fermata a dormire inspiaggia mentre un gommone,con a bordo l’equipaggio <strong>di</strong> supporto,l’ha accompagnata nell’impresa.Prima della partenza, effettuatada Dover, Hilary ha fattosapere ai giornalisti <strong>di</strong> essereottimista sulla buona riuscitadel lungo viaggio.DA OGGI LA SEDIA A ROTELLE SI PORTA IN BORSAA progettare la prima rivoluzionaria carrozzina hi-tech è un designer torinese <strong>di</strong> 28 anni, <strong>di</strong>sabileHa una larghezza <strong>di</strong> 40 centimetri, una lunghezza <strong>di</strong> 50 per una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> 35. La lega leggera con cui èstata costruita, lo schienale ergonomico imbottito, il telaio pieghevole ed il peso a<strong>di</strong>r poco ridotto ne fanno oggi uno strumento decisamente rivoluzionario e senzadubbio personalizzabile. Si chiama Allroad ed è la straor<strong>di</strong>naria progettazione delgiovane designer torinese Danilo Ragogna (paralizzato dal collo in giù a causa <strong>di</strong>un incidente) che proprio grazie alla sua geniale intuizione è riuscito a mettere apunto una se<strong>di</strong>a a rotelle portatile e pieghevole da riporre nello zaino come uncomodo oggetto tascabile da tirare fuori all’occorrenza.


10BARRIERE ARCHITETTONICHE:ACCESSIBILITA’, VISIBILITA’, ADATTABILITA’Facciamo un po’ <strong>di</strong> chiarezza...Avete mai provato ad andare a spasso insiemead un amico <strong>di</strong>sabile?Siamo nel <strong>20</strong>08 e in un’era in cui oramai si dàquasi per scontato che le normative riguardantil’abbattimento delle barriere architettoniche(L.13/89, D.M.236/89, L.104/92, D.P.R.503/96)siano state largamente recepite dall’intera società,in quanto da più parti se ne è sentito e se nesente ancora parlare, siamo costretti invece afare i conti con gra<strong>di</strong>ni imprevisti, porte strette,pedane troppo ripide per poter essere superatesenza fatica da un utente in carrozzina; scivolicon un piccolo gra<strong>di</strong>no finale a <strong>di</strong>r poco insi<strong>di</strong>osoe pochi posti auto riservati ai <strong>di</strong>sabili. Senza contarepoi il fatto che a volte sembra ancora mancareuna reale coscienza civile collettiva, con<strong>di</strong>visa,che mostri un minimo rispetto (e non certamentepietà) nei confronti <strong>di</strong> queste persone, <strong>di</strong>versamentea quanto accade invece in altri paesicome la Germania o la Svizzera.Mi capita spesso <strong>di</strong> andare in giro per lacittà oppure in viaggio <strong>di</strong> piacere con amici incarrozzina e ogni volta quin<strong>di</strong> faccio sempre piùattenzione a tutti questi particolari. E’ un’esperienzache dovrebbero fare tutti, a mio avviso,per comprendere così in concreto quali possanoessere le reali problematiche <strong>di</strong> chi percorre luoghie spazi <strong>di</strong>chiarati “accessibili”. Chi si muovein auto, e deve prendere ad esempio l’autostrada,si trova a fare spesso i conti con autogrill che,pur esponendo il simbolo dell’accessibilità per lepersone <strong>di</strong>versamente abili e del wc attrezzato,magari hanno davanti all’ingresso proprio unapedana in cemento o in metallo troppo ripida perpoter essere affrontata spingendo da soli la carrozzina(la legge prevede infatti l’8% <strong>di</strong> pendenza,anche se è nostra opinione che il 5% sia l’unicache è possibile superare agilmente da soli esenza <strong>di</strong>fficoltà); oppure, una volta arrivati davantiall’ingresso, l’accesso è impe<strong>di</strong>to da unabarra girevole che non permette quin<strong>di</strong> l’entratacon una carrozzina; <strong>di</strong> conseguenza, in questocaso, bisogna per forza attirare l’attenzione <strong>di</strong> un<strong>di</strong>pendente che venga poi ad aiutarti; teniamopresente che per una persona in carrozzina, equin<strong>di</strong> non certamente alta quanto una in pie<strong>di</strong>,attirare l’attenzione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>pendente all’interno,dove magari c’è anche tanta gente, può esserecosa non facile. I servizi igienici inoltre sonospesso privi <strong>di</strong> carta e/o sapone.Per quanto riguarda poi gli alberghi è <strong>di</strong>fficiletrovare anche in questo caso strutture effettivamenteaccessibili. Il problema più granderiguarda proprio il bagno, spesso <strong>di</strong> modeste <strong>di</strong>mensioni,senza rialzo al wc e con la doccia non apavimento oppure dotata <strong>di</strong> un seggiolino piccolo,senza braccioli o maniglioni <strong>di</strong> sicurezza vicini.Se poi la stanza <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> un balcone, ci puòessere un piccolo gra<strong>di</strong>no per accedervi dato dallostipite della porta-finestra presente. Ancora, illetto spesso è troppo basso per consentire il passaggiocarrozzina-letto in modo agevole(soprattutto il ritorno in carrozzina da seduto sulletto). In sostanza, anche se in generale l’hotel<strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> avere stanze adattate, l’utente <strong>di</strong>sabilenon può essere mai totalmente in<strong>di</strong>pendentesoggiornandovi ma deve essere sempre accompagnatoda qualcuno con una netta limitazione dellapropria autonomia personale; la conseguenzaè che gli utenti normalmente in<strong>di</strong>pendenti(penso ad esempio a molti paraplegici) ne risultanofortemente penalizzati e si trovano quin<strong>di</strong>costretti a farsi accompagnare da amici o da assistentiquando invece non ne avrebbero assolutamentebisogno.Sembrano tutte piccolezze, eppure è spesso questala realtà con cui si deve fare i conti quando cisi muove in compagnia <strong>di</strong> persone <strong>di</strong>sabili;“minuzie” che però alla fine, per una persona incarrozzina, fanno invece un’enorme <strong>di</strong>fferenza.Che cosa prevede la legge rispetto al temain questione?La normativa legata all’abbattimento dellebarriere architettoniche prevede obblighi <strong>di</strong>versisia per gli e<strong>di</strong>fici che per gli spazi esterni <strong>di</strong> pertinenza.Le <strong>di</strong>fferenze derivano dalla natura dellaproprietà (pubblica o privata); dalla funzionedell’e<strong>di</strong>ficio; dal suo utilizzo e dal tipo <strong>di</strong> interventoe<strong>di</strong>lizio previsto. La prima regola consistenel verificare anzitutto se l’e<strong>di</strong>ficio esaminato è<strong>di</strong> proprietà pubblica o privata: se è pubblicadev’essere accessibile; se é privata, invece, potràessere accessibile, visitabile o solo adattabile inriferimento alla funzione e alle attività previste.Verificato il requisito necessario per l’opera e<strong>di</strong>liziada progettare, si dovranno quin<strong>di</strong> controllaretutte le in<strong>di</strong>cazioni tecniche previste dalla normativa(per gli e<strong>di</strong>fici pubblici D.P.R. 503/96;per quelli privati o privati ma aperti al pubblicoL.13/89, D.M.236/89, L.104/92).


Ma cosa si intende per barriere architettoniche,accessibilità, adattabilità e visitabilità?Specifichiamo meglio le varie definizioni.Per barriere architettoniche si intendono:a) gli ostacoli fisici che sono fonte <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio perla mobilità <strong>di</strong> chiunque e in particolare <strong>di</strong> coloroche, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoriaridotta, impe<strong>di</strong>ta in forma permanente oppuretemporanea;b) gli ostacoli che limitano o impe<strong>di</strong>scono achiunque la comoda e sicura utilizzazione <strong>di</strong> parti,attrezzature o componenti;c) la mancanza <strong>di</strong> accorgimenti e segnalazioniche permettono l'orientamento e la riconoscibilitàdei luoghi e delle fonti <strong>di</strong> pericolo per chiunquee in particolare per i non vedenti, per gli ipovedentie per i sor<strong>di</strong>.Con il termine “ACCESSIBILITÀ” si intendela possibilità, anche per persone con ridottao impe<strong>di</strong>ta capacità motoria o sensoriale, <strong>di</strong>raggiungere l'e<strong>di</strong>ficio e le sue singole unità immobiliarie ambientali, <strong>di</strong> entrarvi agevolmentee <strong>di</strong> fruirne <strong>di</strong> spazi e attrezzature in con<strong>di</strong>zioni<strong>di</strong> adeguata sicurezza e autonomia (D.M.236/89,art. 2 lettera g). Tale requisito deve consentireanche a persone con ridotta o impe<strong>di</strong>ta capacitàmotoria o sensoriale la possibilità <strong>di</strong> accedere aduno spazio, un e<strong>di</strong>ficio, un servizio, e fruirne,muoversi liberamente al suo interno in sicurezzae autonomia, sostare, trovarvi servizi igienici,parcheggiare la propria auto. In altre parole:dalla persona anziana al non vedente, dallamamma con tre bambini al paraplegico su se<strong>di</strong>aa ruote. Sono necessarie la totale assenza <strong>di</strong> barrierearchitettoniche e la presenza <strong>di</strong> adeguatielementi <strong>di</strong> ausilio e <strong>di</strong> orientamento. Dunquel'accessibilità esprime il più alto livello <strong>di</strong> qualitàdello spazio costruito in quanto ne consente latotale fruizione nell'imme<strong>di</strong>ato.Con il termine “VISITABILITÀ” invece siintende la possibilità, anche da parte <strong>di</strong> personecon ridotta o impe<strong>di</strong>ta capacità motoria o sensoriale,<strong>di</strong> accedere agli spazi <strong>di</strong> relazione e ad almenoun servizio igienico <strong>di</strong> ogni unità immobiliare.Sono spazi <strong>di</strong> relazione quelli <strong>di</strong> soggiornoo pranzo dell'alloggio e quelli dei luoghi <strong>di</strong> lavoro,servizio e incontro, nei quali il citta<strong>di</strong>no entrain rapporto con la funzione ivi svolta(D.M.236/89, art.21 lettera h). Quin<strong>di</strong> la visitabilitàrappresenta un livello <strong>di</strong> accessibilità limitatoa una parte più o meno estesa dell'e<strong>di</strong>ficioche consente comunque ogni tipo <strong>di</strong> relazionefondamentale (compresi la facile in<strong>di</strong>viduazionee l'agevole utilizzo <strong>di</strong> almeno un servizio igienicoin<strong>di</strong>fferentemente per ogni tipo <strong>di</strong> persona).Per “ADATTABILITÀ” poi si intende lapossibilità <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare nel tempo lo spazio costruitoe a costi limitati allo scopo <strong>di</strong> renderlocompletamente e agevolmente fruibile anche daparte <strong>di</strong> persone con ridotta o impe<strong>di</strong>ta capacitàmotoria o sensoriale (D.M.236/89, art.2 letterai). Il requisito dell'adattabilità <strong>di</strong> un'unità immobiliareè sod<strong>di</strong>sfatto quando questa può essereresa idonea alle necessità <strong>di</strong> persone con ridottao impe<strong>di</strong>ta capacità motoria tramite l'esecuzione<strong>di</strong>fferita nel tempo <strong>di</strong> lavori che non mo<strong>di</strong>ficanola struttura portante e la rete degli impianti comuni.Dunque l’adattabilità rappresenta un livelloridotto <strong>di</strong> qualità dello spazio costruito, potenzialmentesuscettibile, per originaria previsioneprogettuale, <strong>di</strong> trasformazione in livello <strong>di</strong>accessibilità; è, pertanto, un'accessibilità <strong>di</strong>fferita.Infine vi è anche la definizione <strong>di</strong>“VISITABILITÀ CONDIZIONATA”. Neglie<strong>di</strong>fici, nelle unità immobiliari o ambientali a-perte al pubblico che non vengano sottoposte aristrutturazione e che non siano in tutto o inparte rispondenti ai criteri per l'accessibilitàcontenuti nel D.M. 236/89, ma nei quali esistala possibilità <strong>di</strong> fruizione me<strong>di</strong>ante personale <strong>di</strong>aiuto anche per le persone a ridotta o impe<strong>di</strong>tacapacità motoria, deve essere posto in prossimitàdell'ingresso un apposito pulsante <strong>di</strong> chiamata alquale va poi affiancato il simbolo internazionale<strong>di</strong> accessibilità <strong>di</strong> cui all'art.2 del decreto del Presidentedella Repubblica 384/78 (D.M. 236/89,art.5 c.7).Come si può notare dunque le clausole inmateria sono davvero <strong>numero</strong>se ed è molto facileconfondersi in mezzo a tutte queste definizioni.Spero però che almeno queste poche righe <strong>di</strong>spiegazione siano state utili e siano servite perprendere maggiore confidenza con il complessotema dell’ “accessibilità”.L’invito vuole essere quello <strong>di</strong> soffermarsi unattimo <strong>di</strong> più e soprattutto <strong>di</strong> riflettere sul fattoche a volte basterebbe davvero poco per renderemigliore la vita <strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong> noi. Eppure...Stefano Scarafile


12QUANDO METTERE I PUNTINI SULLE “ì” NON BASTAVolo nel mondo del Braille.Biondo, fragile, <strong>di</strong> grande levaturamorale e <strong>di</strong> acuta intelligenza, Louis, anchese appena quin<strong>di</strong>cenne, non deve essersicerto fatto intimorire dal capitanod’artiglieria Charles, quando lo incontròper la prima volta. Siamo a Parigi, nel1824; la scena si svolge nell’ufficio del<strong>di</strong>rettore dell’ex seminario <strong>di</strong> Sant Firmin,noto istituto per ragazzi ciechi; unodegli e<strong>di</strong>fici più malsani, umi<strong>di</strong> e fred<strong>di</strong>della capitale. Protagonisti sono l’adolescenteLouis Braille, cieco dall’età <strong>di</strong> treanni in seguito ad un incidente avutonella bottega del padre sellaio, e il cinquantenneveterano Charles Barbier chein trincea, <strong>di</strong> notte, durante la guerra,incontrando <strong>di</strong>fficoltà nel leggere i messaggiprovenienti dal fronte, aveva inventatouna scrittura in rilievo fatta <strong>di</strong> segniconvenzionali, punti e tratti.Charles sottopone il suo metodo <strong>di</strong>“scrittura notturna” al <strong>di</strong>rettore dell’istituto,il dott. Pigner: il sistema è rivoluzionarioe Pigner, entusiasta, lo adottacome metodo accessorio <strong>di</strong> insegnamentoaffiancandolo a quello ufficiale ed obbligatorio<strong>di</strong> Valentin Hauy che consistevainvece nel leggere, attraverso il tatto, icaratteri della stampa in nero messi inrisalto da un filo <strong>di</strong> rame posto sull'altrolato del foglio. Proce<strong>di</strong>mento, quest’ultimo,valido per la lettura ma decisamentecomplicato per la scrittura.Il metodo <strong>di</strong> Barbier però, destinatoai soldati, non considerava né la punteggiaturané le cifre, e tantomeno le notemusicali. E sono proprio queste le lacuneche Louis, nell’ufficio del <strong>di</strong>rettore, vuoleesporre a Charles. Il militare inizialmentenon sembra ascoltare i suggerimenti delragazzo e quest’ultimo non pare insistereaffinché vengano apportati dei cambiamentia riguardo.Dovranno infatti trascorrere alcunianni prima che entrambi riconoscano irispettivi meriti e prima che il metodo<strong>di</strong>venti ufficiale. Louis lo migliora, lo perfezionasemplificandolo, consentendo airagazzi ciechi <strong>di</strong> scrivere tutte le letteredell’alfabeto, tutti i segni <strong>di</strong> interpunzione,gli accenti, le cifre, i segni matematicie le note musicali! La rivoluzione è davverora<strong>di</strong>cale ma a questa non si associano igiusti riconoscimenti. Pigner viene infattisostituito nella <strong>di</strong>rezione dell’istituto daDufau che, arrogante e gretto, ignora totalmentele scoperte <strong>di</strong> Braille e spartisceimpietoso pesanti punizioni a tutti gli allieviche ne apprendono il metodo.Gli anni passano; al <strong>di</strong>rettore despotae retrogrado viene poi affiancato unvice<strong>di</strong>rettore invece comprensivo ed attento;il collegio si sposta infine in una nuovasede, in ambienti più salubri e in con<strong>di</strong>zioniigieniche migliori,ma ormai lo stato<strong>di</strong> salute <strong>di</strong> Louis è decisamente precarioe <strong>di</strong>fficile e il giorno dell’epifania del 1852,in una Parigi tutta presa dalle elezioni <strong>di</strong>Alfred Musset, Louis Braille si spegne acausa <strong>di</strong> una tubercolosi in un buio silenzio.Sarà soltanto l’UNESCO nel 1949ad organizzare, riconoscendone dunquel’universalità, la <strong>di</strong>ffusione del metodo <strong>di</strong>Louis che attualmente è esteso a ben 800,fra lingue ufficiali e <strong>di</strong>aletti.Barbara Porcella


L’alfabeto <strong>di</strong> BarbierNato per trasmettere messaggi in trinceadurante la notte, l’alfabeto si basavasu un sistema <strong>di</strong> 12 punti e non prendevain considerazione segni <strong>di</strong> interpunzionene’ cifre.L’alfabeto <strong>di</strong> BrailleLouis semplifica l’alfabeto <strong>di</strong> Barbier passando da un sistemaa sei punti numerati dall'1 al 6, partendo dall'alto nella colonna<strong>di</strong> sinistra. La <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> una cella Braille è standard,7x4 millimetri. Con i 6 punti si possono ottenere 64combinazioni <strong>di</strong>verse. Per rappresentare i simboli grafici chenon corrispondono ad un singolo carattere Braille, si usanodei gruppi <strong>di</strong> caratteri.CURIOSITA’: la scrittura Braille richiede molto più spazio rispetto a quella normale ed è proprio per questo motivoche in molte lingue si è pensato <strong>di</strong> introdurre un co<strong>di</strong>ce alternativo, chiamato appunto Braille <strong>di</strong> grado 2 o Braillecontratto, che prevede l'utilizzo <strong>di</strong> un unico simbolo Braille per rappresentare particolari gruppi <strong>di</strong> lettere o ancheintere parole. Il significato <strong>di</strong> ogni simbolo varia poi a seconda della lingua in cui viene utilizzato. In Italia questo tipo<strong>di</strong> co<strong>di</strong>ce non esiste; è invece molto <strong>di</strong>ffuso nei paesi anglosassoni e francofoni.Essendo formato da caratteri in rilievo, l’alfabeto Brailleviene scritto da destra a sinistra su una tavoletta: un pianorettangolare in plastica o in metallo con una serie <strong>di</strong> scanalatureorizzontali equi<strong>di</strong>stanti e un telaio per fissare il foglio.Per scrivere si posiziona dunque il foglio tra il piano eil telaio; si mette poi il righello all'altezza cui si vuole scriveree si usa un punteruolo per imprimere ogni singolopunto. Oggi, macchine da scrivere speciali (dattilobraille)e dotate <strong>di</strong> soli tre tasti, consentono <strong>di</strong> scrivere <strong>di</strong>rettamentein Braille e ai computer si possono anche collegarestampanti Braille.


14Gentile Redazione, mi chiamo Roberta e attualmente vivo con mia madre che è <strong>di</strong>sabile.Vorrei sapere come è possibile ottenere il cosiddetto Contrassegno invali<strong>di</strong>?Cara Roberta,il contrassegno invali<strong>di</strong>, altrimenti detto contrassegno arancione e che ha una vali<strong>di</strong>tà quinquennale, può essererichiesto dalle "persone invalide con capacità <strong>di</strong> deambulazione sensibilmente ridotta" e naturalmente ottenutosolo dopo aver attestato tale con<strong>di</strong>zione attraverso un apposito certificato me<strong>di</strong>co. Lo stesso contrassegno,previsto dall'art. 381 del DPR 16 <strong>di</strong>cembre 1992 n. 495 consente ai veicoli delle persone <strong>di</strong>sabili la circolazionein zone a traffico limitato e il parcheggio negli spazi a loro appositamente riservati.In base poi al DPR 503/1996 art. 12 comma 3, lo stesso può essere oggi ottenuto anche dalle persone non vedenti.Per averlo è necessario che l’utente interessato si rivolga alla propria ASL e si faccia rilasciare dall’ufficio me<strong>di</strong>co-legaleil certificato me<strong>di</strong>co a conferma <strong>di</strong> una capacità <strong>di</strong> deambulazione sensibilmente ridotta o del fattoche l’utente non vede.Una volta ottenuto tale certificato dovrà essere quin<strong>di</strong> presentata al Sindaco del proprio Comune <strong>di</strong> residenzauna richiesta per il rilascio del contrassegno, allegando il certificato della ASL. Alla fine dei 5 anni il contrassegnopuò essere rinnovato, previa presentazione <strong>di</strong> un certificato sottoscritto dal proprio me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> base checonfermi la persistenza delle con<strong>di</strong>zioni sanitarie per le quali era stato inizialmente rilasciato.Il contrassegno, è bene ricordarlo, può essere rilasciato anche a soggetti che momentaneamente vivono unacon<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> invali<strong>di</strong>tà temporanea a causa <strong>di</strong> un infortunio o per altri motivi; in questo caso specifico, l'autorizzazionepuò essere rilasciata a tempo determinato e sempre dopo la stesura <strong>di</strong> una certificazione me<strong>di</strong>cache attesti il periodo <strong>di</strong> durata dell'invali<strong>di</strong>tà.Cara Redazione <strong>di</strong> “OLTRE”, mi chiamo Lucio e sono un invalido civile attualmente incerca <strong>di</strong> un lavoro. Ho sentito parlare molto spesso del cosiddetto collocamento mirato?Che cos’è?Il Collocamento mirato rappresenta un’importante opportunità professionale per soggetti <strong>di</strong>sabili. Si trattasostanzialmente <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> avviamento al lavoro che, sulla base delle capacità residue degli utenti, sipropone <strong>di</strong> mettere a punto un percorso stu<strong>di</strong>ato su misura. L’obiettivo è dunque quello <strong>di</strong> garantire al soggetto<strong>di</strong>sabile un’adeguata formazione professionale che sfoci in un inserimento lavorativo sod<strong>di</strong>sfacente sia perl’utente stesso che per l’azienda. Si comprende dunque bene che i concetti <strong>di</strong> “formazione” e “occupazione” <strong>di</strong>ventanopertanto un tutt’uno al fine <strong>di</strong> garantire al lavoratore <strong>di</strong>sabile la massima espressione delle proprieabilità professionali.Aziende pubbliche e private Quota <strong>di</strong> riserva Modalità assunzione (art. 7) NoteDa 15 a 35 <strong>di</strong>pendenti n. 1 <strong>di</strong>sabile Sempre nominativa Massimo dopo 12 mesi dallasuccessiva assunzioneDa 36 a 50 <strong>di</strong>pendenti n. 2 <strong>di</strong>sabili n.1 nominativan.1 numerica<strong>Oltre</strong> 51 <strong>di</strong>pendenti 7% 60% nominativa40% numericaSi supera l'avvio numerico incaso <strong>di</strong> convenzione (art. 11)Si supera l'avvio numerico incaso <strong>di</strong> convenzione (art. 11)Note Per le aziende pubbliche vale quanto stabilito dall'art. 36 comma 2 del d.lgs. 29/93 e successive mo<strong>di</strong>fiche(1). Ovvero concorso per impiegati<strong>di</strong> concetto, con <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> una riserva del 50 dei posti messi a concorso. Selezione numerica in base alla graduatoria, per gli altriprofili professionali. Chiamata nominativa prevista solo per le assunzioni effettuate tramite convenzione <strong>di</strong> cui all'art. 11 e tenendo contodella <strong>di</strong>rettiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 1712/1998. I partiti politici, i sindacati, le associazioni senza finalità <strong>di</strong> lucro hanno sempre il <strong>di</strong>ritto della chiamata nominativa. Agli enti pubblici economici è applicata la <strong>di</strong>sciplina prevista per le aziende private(2) La Banca d'Italia procede all'assunzione attraverso pubbliche selezioni (3) (anche a livello nazionale). Gli obblighi d'assunzione sono sospesi nei confronti delle aziende che si trovano in una situazione <strong>di</strong> crisi e che rientrano nella legge335/95 e successive mo<strong>di</strong>fiche, con riferimento in particolare agli artt. 1 e 3 oltre ai lavoratori <strong>di</strong> cui all'art. 18 comma 2 della legge 68/99(orfani e vedove <strong>di</strong> caduti sul lavoro, per servizio, <strong>di</strong> guerra).


icordo <strong>di</strong> un esame <strong>di</strong> lingua dei segniLo sapevo che c'era la possibilità del brano delle molecole… lo sapevo… me lo avevano detto pocoprima: ...il rapimento <strong>di</strong> Aldo Moro… lo sfruttamento minorile… la mamma con un bambino capriccioso...il coniglio, lo scoiattolo e... le molecole!!!!!“Non possono darmi questo!”....scuoto la testa...abbasso lo sguardo...il pavimento della stanza èsconnesso… come tutti i pavimenti <strong>di</strong> Venezia...sembra seguire il moto ondoso dei canali..." ...le molecole..."...Giranella testa questa parola gommosa..."mo-le-co-le".... " Non possono darmi questo… no!!!! nonlo possono fare..."...delirio <strong>di</strong> onnipotenza... Sì credo si chiami così...onnipotenza....o forse basterebbe…delirio...Mamma... bambino...pantaloni...rapimento...sfruttare ...Le so tutte!!!!.. ma non molecole!!!!!!!...èuna parola molle… rimbalza… inclino la testa… destra sinistra destra… ci rimbalza dentro… è propriomolle...Sbuffo, soffio, mi riassesto sulla se<strong>di</strong>a che improvvisamente sembra piccolissima… "Scusa ma <strong>di</strong>cosa parla esattamente il brano delle molecole...?"…lo chiedo svogliatamente... in realtà non lo vogliosapere… perché tanto non me lo chiedono!!!!...."...dell'energia termica..."… la risposta è come una frustata...inesorabile… eppure sembrava così carina questa ragazza… invece… improvvisamente mi risultaantipatica… non doveva darmi una risposta… ma perché le ho fatto questa domanda???!!!Pollice… molecole… in<strong>di</strong>ce… energia.... me<strong>di</strong>o… termica… tre su tre ed io non ne so una!!!!... vabeh… tanto non me lo danno il testo sulle molecole… è troppo molle!!!!...14.35… il professore pelato… ha la testa rotonda… come una molecola!!!....aaarrggghhh!!!... pronunciail mio nome...Entro… sbrigo le formalità burocratiche… firma… carta <strong>di</strong> identità...(sembro più giovane nellafoto… me ne compiaccio… e sorrido...) restituisco la penna… e lì in quel medesimo istante lo vedo!!!...fermo immobile primo <strong>di</strong> una lunga pila… il testo sulle molecole!!!!!!!...improvvisamente smetto <strong>di</strong>sorridere...Gesticola… ma che sta <strong>di</strong>cendo?...devo concentrarmi..."...Leggi il testo, bene, poi devi <strong>di</strong>rmi quelloche c'è scritto in generale non è necessario il particolare… basta un <strong>di</strong>scorso generale… ah sie<strong>di</strong>ti pure..."...afferroil foglio che mi porge...e lentamente... lentissimamente mi siedo...."il calore fa aumentareil movimento delle molecole...l'energia termica....l'elica...(tre lunghissimi anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e neanche unavolta che mi sia capitata a tiro la parola elica!!!... non è possibile… eppure so orso… aereo… lavatrice…seminario… tartaruga... ma NON ELICA!!!!...)Rileggo il testo… la seconda volta certo sarà più semplice… invece sembra un maleficio… più leggole parole e meno mi sembra <strong>di</strong> saperne... riappoggio il foglio… e dopo un attimo <strong>di</strong> titubanza… parto...e<strong>di</strong>nvento... invento tutto: "molecole" "energia" "movimento" "elica" "termica"...(per termica in realtàuso calore...quello so come <strong>di</strong>rlo)… e lascio volare le mani nell'aria... guardo le loro facce… sono sbalor<strong>di</strong>tiallibiti increduli… credo <strong>di</strong> non averne azzeccata neanche una… la domanda è secca .."dove haistu<strong>di</strong>ato?"..."U<strong>di</strong>ne"...probabilmente sbaglio anche U<strong>di</strong>ne che nella lingua dei segni è uguale a nipote e aRoma… (ma che gli ho detto?... ho stu<strong>di</strong>ato a Roma con mio nipote <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne...boh?)..." Chi era il tuo insegnante?"…stanno indagando lo so...su chi può aver creato un mostro...lodenunceranno… potrei tacere come sotto tortura… o <strong>di</strong>re che non mi ricordo...infondoperò se mi avessero insegnato elica… forse oggi sarebbe andata<strong>di</strong>versamente...Pietro Turri <strong>di</strong>co… ma il terzo anno l'insegnante era LuigiLerose… e sbaglio!!!! sbaglio il segno <strong>di</strong> Luigi!!! SBAGLIO IL SEGNONOMEdel mio insegnante!!!!... che da Lerose <strong>di</strong>venta Luglio...Esco dall'aula sconsolata chiedendomi…”Chissà se a luglio le rose songià fiorite?...”Barbara Porcella


16TIRIAMO LE SOMME<strong>20</strong>08…UN ANNO INTERO RACCONTATO IN POCHE NOTIZIEDOPPIO APPUNTAMENTO CONL'UFFICIO H OSPITE DI TELEFRIULILa prima trasmissione è andata inonda mercoledì 15 ottobre alle ore 21(domenica 19 in replica) mentre la secondaè stata trasmessa mercoledì 3 <strong>di</strong>cembre(domenica 7 in replica).Dai servizi che l'Ufficio H offre da sempre allapropria utenza con professionalità e impegnocostanti agli ausili informatici necessari a garantirealla persona <strong>di</strong>sabile l'accesso al computere a internet; dalla Comunicazione AumentativaAlternativa ai corsi <strong>di</strong> formazionecontemplati nel calendario <strong>20</strong>08/<strong>20</strong>09 della Comunità<strong>Piergiorgio</strong> ONLUS, senza trascurareinfine l'importante esperienza e<strong>di</strong>toriale rappresentatadal giornale OLTRE della Comunitàstessa.Sono stati questi gli argomenti principali tratatinel corso della trasmissione "Conosciamoci"andata in onda mercoledì 15 ottobre alleore 21 su Telefriuli. Ospite della puntata,riproposta in replica domenica 19 ottobrealle ore 21.30, è stato proprio l'Ufficio Hdella Comunità <strong>Piergiorgio</strong> ONLUS attraversogli interventi, in trasmissione, <strong>di</strong> Barbara Porcella,consulente informatico; Sylvie Delvaille,fisioterapista e Laura Cadò, tutor dei corsi <strong>di</strong>formazione.La storia della Comunità <strong>Piergiorgio</strong> e la suamission; le attività del Centro Diurno, importantestruttura della Comunità ove i ragazzisvolgono quoti<strong>di</strong>anamente un’ampia gamma <strong>di</strong>attività sotto l’attenta supervisione degli educatoriprofessionali; le caratteristiche peculairidella Cooperativa Arte e Libro e infine un ulterioreFocus sul <strong>numero</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre del peiro<strong>di</strong>coOLTRE. Al centro della seconda trasmissioneche ha visto nuovamente ospite la Comunità<strong>Piergiorgio</strong> su Telefriuli, sono stati proprio questiargomenti affrontati in stu<strong>di</strong>o da GiacomoDe Filippo, comunitario; Elisa Vidussi, collaboratricepresso il centro <strong>di</strong>urno; Bruna e CarolinaLaperchia.LA COMUNITA’ PIERGIORGIO ONLUS OSPITE ARADIO SPAZIO 103La trasmissione è andata in onda sabato6 settembre e Domenica in replica.La storia della Comunità e i suoi progetti futuri; icorsi <strong>di</strong> formazione rivolti alle persone <strong>di</strong>sabili; l’importanzadella tecnologia applicata all’informaticaper garantire agli utenti il maggior grado <strong>di</strong> autonomiapossibile; la significativa esperienza e<strong>di</strong>torialedel giornale “<strong>Oltre</strong>”. Si è parlato <strong>di</strong> tutto questo nelcorso della trasmissione ra<strong>di</strong>ofonica “Io vivo positivo.Storie <strong>di</strong> persone, famiglie e associazioni chedanno risposte ai bisogni della società” e andata inonda sabato 6 settembre su Ra<strong>di</strong>o Spazio 103 a partiredalle ore 13.25 e in replica domenica 7.La Comunità <strong>Piergiorgio</strong> è stata infatti ospite neglistu<strong>di</strong> <strong>di</strong> via Treppo a U<strong>di</strong>ne per parlare del presentema anche per tratteggiare i contorni dei <strong>numero</strong>siimpegni futuri.E’ PARTITO IN DICE<strong>MB</strong>RE IL CORSO IN COMUNICAZIO-NE MULTIMEDIALEMartedì 9 la prima lezioneApprendere le tecniche relative al trattamento delle immaginime<strong>di</strong>ante le tecnologie informatiche; stu<strong>di</strong>are il linguaggioHTML ed acquisire infine gli strumenti necessari per la costruzione<strong>di</strong> pagine Web. Alla base del Corso in Comunicazionemultime<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> 2<strong>20</strong> ore partito nel mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembrevi sono proprio questi obiettivi. Il progetto <strong>di</strong>dattico, rivolto apersone <strong>di</strong>sabili e che al termine delle lezioni (metà giugnodel <strong>20</strong>09) consentirà ai corsisti <strong>di</strong> ottenere un attestato <strong>di</strong>frequenza, è stato articolato in tre lezioni settimanali. Durantei sei mesi <strong>di</strong> lezione (Martedì dalle 14 alle 17; Mercoledìe Giovedì dalle 9 alle 12) i corsisti avranno l’opportunità<strong>di</strong> imparare a trattare le immagini <strong>di</strong>gitali o tra<strong>di</strong>zionali intervenendosu svariati parametri e sulla scelta del formatopiù idoneo ad un loro adeguato utilizzo.Il Corso si sta svolgendo presso la sede secondaria della Comunità<strong>Piergiorgio</strong> ONLUS a Caneva <strong>di</strong> Tolmezzo.


Un problema ancora troppo poco indagato,quello dell’alcolismo tra le casalinghe, eche oggi non fa ancora notizia.Il martini americano se lo prepara come aperitivoa pranzo: martini solo quanto basta per sciacquarei cubetti <strong>di</strong> ghiaccio, il resto è gin. Per la serapreferisce un cocktail. Naturalmente vino a tavola edopocena un cognac o due <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> whisky. Perché?Perché le piace, perché la fa sorridere, stor<strong>di</strong>re, <strong>di</strong>menticareche non ha un lavoro, che non ha più unlavoro; che i figli sono occupatio lontani; che il compagno anche;che ha passato un’altragiornata chiusa in casa. Manon è la solitu<strong>di</strong>ne in sé a spaventarla,è piuttosto il confrontocon tutto quel mondoche sta fuori e che pulsa <strong>di</strong>attività, <strong>di</strong> azione, <strong>di</strong> produzione,<strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> materiale,immateriale o fantasticoche sia. Ecco; non la solitu<strong>di</strong>nein sé, ma l’isolamento da unmondo dove anche le donnefanno, <strong>di</strong>cono, vanno. Magariguadagnano poco, e sicuramentemeno rispetto agli uomini, ma sono comunquein azione. Tutti verbi <strong>di</strong> azione, mentre lei sisente inerte dentro casa, emarginata, allontanata,inutile.Nelle <strong>di</strong>verse inchieste sull’alcolismo o sulconsumo e abuso <strong>di</strong> alcol non si parla mai delle casalinghe;chissà se una volta tanto non sia una fortuna.Si parla <strong>di</strong> giovani che cominciano a bere troppopresto, <strong>di</strong>mostrando un <strong>di</strong>sadattamento e un <strong>di</strong>sagioin<strong>di</strong>cibili; si parla <strong>di</strong> uomini adulti; eppure non siparla <strong>di</strong> donne, un altro segnale che le statistiche <strong>di</strong>genere fanno sempre una certa fatica ad emergere:le donne sono comprese nel totale, giovani o adulteche siano. Così non si sa o non si vuole vedere quantoalcol circoli tra le casalinghe, deliziosa categoriaper definire le <strong>di</strong>soccupate; coloro che hanno cercatoun lavoro e non l’hanno trovato; che lo cercano; coloroche lo hanno perso; coloro che ci hanno rinunciatoper scelta, per seguire meglio la famiglia, con tuttala cura e la de<strong>di</strong>zione possibili. Ognuna con il propriobagaglio <strong>di</strong> responsabilità eppure tutte accomunateda questo senso <strong>di</strong> mancanza o <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta. Eallora l’alcol <strong>di</strong>venta un buon compagno che ti stor<strong>di</strong>sceper un po’ permettendoti così <strong>di</strong> mettere unfreno ai pensieri. Generalmente ben sopportato, senzache ti possano definire alcolista e quin<strong>di</strong> senzanemmeno dover ricorrere a cure. Fino a quando nonarriva un sintomo altro, qualcosa che si possa chiamarecon un nome <strong>di</strong>verso; una malattia al fegato, alsangue oppure ai reni. Altrimenti si scoprirebbe un<strong>di</strong>sagio che la società non potrebbe tollerare, checosterebbe troppo indagare, prevenire, curare. Silenzio.Meglio un altro bicchierino.Ma certo che non c’è solo il lavoro o la famiglia.Certo, restano il volontariato e la politica. Ilvolontariato è una normalità nella vita delle donne ein politica, nel <strong>20</strong>08, la partecipazione delle italianeal governo del Paese risulta essere pari al 17%, controlo svedese 47%. E’ un quadro <strong>di</strong>sastroso per ledonne italiane quello che emerge dal rapporto equin<strong>di</strong> è inutile pensare <strong>di</strong> partecipare alla vita politica;ci si può provare ma è un’altra battaglia persain partenza, esattamente come quella del lavoro.Non è certo la mancata partecipazione allavita politica a far nascere ilfenomeno dell’alcolismo femminilebensì un’altra opportunitànegata, un altro datoche non migliora la situazionedella presenza femminilefuori casa.E’ un fenomeno sottovalutato,quello della stragealcolica, che per le donne inparticolare si perpetua nell’in<strong>di</strong>fferenza.L’alcolismo hauna grande <strong>di</strong>ffusione tra lecasalinghe ma non è un fenomenoscoperto; anzi, la donnache beve attira simpatiasu <strong>di</strong> sé perché è spiritosa, allegra, pronta alle battutee le casalinghe non provocano certo le stragiregistrate dalle cronache giornalistiche per guida instato <strong>di</strong> ebbrezza; non uccidono, non stuprano; solitamentenon perdono mai totalmente i freni inibitori.Quin<strong>di</strong> perché indagare?La strada da percorrere in Italia a favore <strong>di</strong>una lotta all’alcolismo è ancora molto lunga, soprattuttoper quanto riguarda i problemi dell’alcol correlatialla donna casalinga che sono ancora un tematabù descritto raramente dalla letteratura professionale.E nonostante una recente crescita del <strong>numero</strong><strong>di</strong> pubblicazioni, la maggioranza delle conoscenzesul bere femminile tra le mura domestiche si basaancora spesso sulle impressioni personali. Anchequesto articolo è frutto <strong>di</strong> una personale indagine,per questo davvero inquietante, e che trova nel lavorouna causa imprevista. Le ricerche attuali sullemotivazioni rivelano problematiche <strong>di</strong>verse tra i duesessi e per le donne si preferisce sempre parlare <strong>di</strong>violenze sessuali, crisi familiari, depressione senile,senza volere mai affrontare invece la ragione prima,ossia la mancanza o la per<strong>di</strong>ta del lavoro che non siriesce a supplire con altro.Elsa Bettella


PER CHI NON CI CONOSCELa Comunità <strong>Piergiorgio</strong> ONLUS, fondata nel 1971 da Don Onelio Ciani con un piccolo gruppo <strong>di</strong> persone,è un’organizzazione che riunisce <strong>di</strong>sabili fisici nel proposito <strong>di</strong> consentirne l’autogestione, favorendone altresìil recupero del maggior grado <strong>di</strong> autonomia possibile.È riconosciuta come centro <strong>di</strong> recupero me<strong>di</strong>co - sociale dal 1975 ed è sia una struttura sanitaria privatache un centro <strong>di</strong> riabilitazione; è convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale per trattamenti riabilitativi<strong>di</strong> tipo ambulatoriale, <strong>di</strong>urno e residenziale.È una ONLUS che persegue esclusivamente finalità <strong>di</strong> solidarietà sociale e che si propone lo sviluppo integraledelle persone portatrici <strong>di</strong> han<strong>di</strong>cap fisico, psichico, sensoriale nonché <strong>di</strong> altre patologie invalidanti.A tal fine, attraverso le proprie se<strong>di</strong> <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne e Caneva <strong>di</strong> Tolmezzo, e me<strong>di</strong>ante convenzioni, gestisce centri<strong>di</strong> convivenza e <strong>di</strong> degenza <strong>di</strong>urna;- promuove e gestisce servizi riabilitativi, sanitari, assistenziali e <strong>di</strong> socializzazione nonché - centri perl’informazione sugli ausili tecnici ed informatici;- favorisce le capacità lavorative del <strong>di</strong>sabile attraverso corsi <strong>di</strong> formazione e <strong>di</strong> realtà professionali- promuove e sostiene attività produttive, anche in forma cooperativa, idonee allo sviluppo e all’inserimentolavorativo del <strong>di</strong>sabile.La cooperativa Arte e Libro, specializzata in rilegatoria, tesi <strong>di</strong> laurea e produzione artigianale, oggettisticain cartonato è una società cooperativa sociale <strong>di</strong> produzione e lavoro espressione della Comunità<strong>Piergiorgio</strong> ONLUS <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne ed ha lo scopo primario <strong>di</strong> inserire al lavoro persone con <strong>di</strong>sabilità fisiche,psichiche e sensoriali. Attualmente vi sono impiegati una ventina <strong>di</strong> soci per la maggior parte <strong>di</strong>sabili.Noi della Comunità <strong>Piergiorgio</strong> ONLUS desideriamo ringraziare quelle persone che con la loro generosità hannopermesso l'acquisto <strong>di</strong> materiali utili non solo a noi <strong>di</strong>sabili ma anche a chi ci affianca e assiste.Accanto ai maggiori benefattori, ricor<strong>di</strong>amo quelli che sostengono le nostre opere tramite i versamenti sul nostroConto Corrente postale. Un grazie anche a loro in egual misura...E’ stato proprio grazie alla generosità dell’Associazione U<strong>di</strong>nese Club che la Comunità <strong>Piergiorgio</strong> ONLUS hapotuto recentemente acquistare il software AutoCAD Revit Architecture <strong>20</strong>08 per garantire così il corretto svolgimentodelle attività previste dal corso <strong>di</strong> informatica "Introduzione all'AutoCAD per l'e<strong>di</strong>lizia" iniziato propriolunedì 4 febbraio. Percorso formativo importante che consentirà ai Corsisti, già in possesso <strong>di</strong> competenze basesull’automazione d’ufficio, <strong>di</strong> lavorare con autonomia e consapevolezza nell’ambito della progettazione e<strong>di</strong>le.Alla crescita della Comunità e dei suoi servizi si è accompagnatoun inevitabile aumento della complessità della sua conduzione.Si è reso pertanto necessario dotarsi <strong>di</strong> uno strumentoinformatico che permetta la gestione non solo degli aspetti contabili e amministrativi ma anche <strong>di</strong> quelli organizzativi.Il software gestionale è stato acquisto grazie al prezioso contributo della Fondazione CRUP che anchein questa occasione ha generosamente sostenuto gli sforzi della Comunità.


19Come potete aiutarciAssegno bancarioSe desidera donare attraverso un assegno, la invitiamo ad intestarlo -non trasferibile- a Comunità <strong>Piergiorgio</strong> ON-LUS e ad inviarlo, possibilmente insieme ai suoi dati (nome, cognome e in<strong>di</strong>rizzo), tramite "assicurata convenzionale"a: Comunità <strong>Piergiorgio</strong> ONLUS - Piazza Libia 1, 33100 U<strong>di</strong>neBonifico bancarioPer effettuare il versamento tramite bonifico bancario:Beneficiario: Comunità <strong>Piergiorgio</strong> ONLUS - Piazza Libia 1, 33100 U<strong>di</strong>neBanca: Friulcassa Spa Agenzia N. 5 - U<strong>di</strong>ne - N. del conto: C/C 07400161267EABI: 06340 - CAB: 12305 - CIN: X - IBAN: IT96 X063 4012 3050 7400 1612 67EImportante: dal 1° gennaio <strong>20</strong>08 è obbligatorio in<strong>di</strong>care l'IBAN.Al fine <strong>di</strong> non rendere anonimo il contributo, la invitiamo ad in<strong>di</strong>care il suo nominativo e recapito nelle note del bonifico.Conto Corrente PostalePotete sempre sostenere le attività e i servizi della Comunità<strong>Piergiorgio</strong> ONLUS a favore dei <strong>di</strong>sabili versando il Vostro contributosul nostro Conto Corrente Postale n. 13840335.Per i bonifici postali il co<strong>di</strong>ce IBAN è:IT71 Z076 0112 3000 0001 3840 335Intestato a: Comunità <strong>Piergiorgio</strong> ONLUS,Piazza Libia 1 – 33100 U<strong>di</strong>neIl vostro aiuto è deducibile:Il 5 x milleLo strumento del 5 per mille si affiancaal già consolidato 8 per mille e rappresentaun’occasione <strong>di</strong> sostegno importante.Chi decide <strong>di</strong> destinare, in fase <strong>di</strong><strong>di</strong>chiarazione dei red<strong>di</strong>ti, il 5 per milledella propria IRPEF alla Comunità<strong>Piergiorgio</strong> ONLUS deve firmarenel primo riquadro a sinistra, quellodelle ONLUS, ed inserire il co<strong>di</strong>cefiscale della nostra Comunità: 0043-2850303La Comunità <strong>Piergiorgio</strong> è una O.N.L.U.S. (Organizzazione Non Lucrativa <strong>di</strong> Utilità Sociale) e le donazioni in suofavore possono essere dedotte in sede <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarazione dei red<strong>di</strong>ti.Per le persone fisiche: È possibile detrarre dall'imposta lorda il 19% dell'importo donato a favore delle ONLUS,fino ad un massimo <strong>di</strong> 2.065,83 euro, oppure, è possibile dedurre dal proprio red<strong>di</strong>to le donazioni a favore delle ON-LUS, per un importo non superiore al 10% del red<strong>di</strong>to complessivo <strong>di</strong>chiarato e comunque nella misura massima <strong>di</strong>70.000,00 euro annui.Per le imprese: è possibile dedurre le donazioni a favore delle ONLUS per un importo non superiore a <strong>20</strong>65,83euro o al 2% del red<strong>di</strong>to d'impresa <strong>di</strong>chiarato. Oppure, è possibile dedurre dal proprio red<strong>di</strong>to le donazioni a favoredelle ONLUS, per un importo non superiore al 10% del red<strong>di</strong>to complessivo <strong>di</strong>chiarato e comunque nella misuramassima <strong>di</strong> 70.000,00 euro annui. Le agevolazioni fiscali non sono cumulabili tra <strong>di</strong> loro.


<strong>20</strong>DATEMI UN CONGIUNTIVOE VI RESTITUIRO’L’ITALIANODalla trasmissione Elisir, in onda su Rai 3, alle pagine <strong>di</strong> OLTRE.Michele Mirabella, volto noto del piccolo schermo,si racconta a cuore apertoLo sa cosa sento<strong>di</strong>re sempre piùspesso, e non soltantodalla gentecosiddetta comunema anche dapersonaggi illustri?Io vorrei chesia… ma siamomatti? Si <strong>di</strong>ce iovorrei che fosse.Lo sapevamoanche da bambiniche il presentein<strong>di</strong>cativo vuoleil presente congiuntivoe che ilpresente con<strong>di</strong>zionalevuolel’imperfetto. Lo vuole, non lo desidera!!! Io voglioche sia ; io vorrei che fosse. Accidenti a te e a quantosei somaro!!!!”Risponde senza esitazione alcuna, con la voce fermae corposa, muovendosi agilmente all’interno <strong>di</strong>un repertorio linguistico da “nababbi” che farebbedavvero invi<strong>di</strong>a anche al più preparato dei cruscanti.E quando curiosa e affascinata continuo a“girare il coltello nella piaga” chiedendogli retoricamente<strong>di</strong> quale stato <strong>di</strong> salute goda oggi a suo parerela lingua italiana, mi propone un aneddoto davverosui generis.“Poco tempo fa ho letto un’intervista ove il giornalista,ad un certo punto, ha pensato bene <strong>di</strong> scrivere:beh, se il problema è così sentito all’interno dei vescovi…Ma si rende conto, <strong>di</strong>co io? All’interno deivescovi? Stiamo forse parlando <strong>di</strong> <strong>di</strong>verticolite o <strong>di</strong>problemi intestinali? Robe da matti!! Ha capitodunque com’è finita la lingua italiana?”.Michele Mirabella, il colto affabulatore che si muovein televisione, in ra<strong>di</strong>o, in teatro e all’universitàcome un perfetto padrone <strong>di</strong> casa, sempre amabilee raffinato, non ha alcun dubbio a riguardo. E mentresi domanda come mai, al giorno d’oggi, l’usodella lingua non sia riservato solo ed esclusivamenteagli appassionati che potrebbero dunque parlarlacome dei “catacombali congiurati”, sulle pagine<strong>di</strong> OLTRE racconta con grande intensità anche ilsuo amore per il teatro, passando al contempo inrassegna una brillante carriera in cui non si è fattomancare davvero mai nulla.Nasce infatti in teatro come attore e regista, poiperò si de<strong>di</strong>ca anche alla televisione collezionandosvariati ruoli accanto a volti noti del piccolo schermo;chi <strong>di</strong> voi non lo ricorda nei mirabili panni delRag. Fonelli, collega <strong>di</strong> Fantozzi, che <strong>di</strong>venta improvvisamenteil “Mega Direttore Galattico del personale”dopo aver aderito alla P2 ed essersi abbonatoripetutamente a Famiglia Cristiana?!. L’organizzazionedei giochi olimpici aziendali, sempre in“Fantozzi subisce ancora” del 1983, gli varrà successivamentel’appellativo <strong>di</strong> “Cobram II”.Firma perio<strong>di</strong>camente importanti programmi per iltubo cato<strong>di</strong>co, realizzati spesso in collaborazionecon Rai Educational. Noto ai più anche come autoree conduttore della fortunata rubrica <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina“Elisir”, in onda su Rai 3, Michele Mirabella, dadue anni, è anche il <strong>di</strong>rettore artistico del teatronuovo Giovanni da U<strong>di</strong>ne la cui stagione è stataufficialmente battezzata soltanto un paio <strong>di</strong> mesifa.Passando in rassegna il Cartellone globalefirmato dalla <strong>di</strong>rezione artistica, l’occhioscorre anche quest’anno su gran<strong>di</strong> titoli e leggeautori molto importanti. Qual è la logica elo spirito con cui questo nutrito calendario <strong>di</strong>eventi è stato messo a punto?“La logica <strong>di</strong>scende dall’indole <strong>di</strong> questo teatro, dallasua fisionomia tra<strong>di</strong>zionale, dalla sua strutturae dalle ragioni per cui è stato voluto e costruito prospicientela città. Il Teatrone, come amano chiamarlogli u<strong>di</strong>nesi con affetto, presenta le fattezze <strong>di</strong>un teatro <strong>di</strong> una grande città che ha alle spalle unatra<strong>di</strong>zione culturale <strong>di</strong> prim’or<strong>di</strong>ne, con un insignepassato. L’idea era pertanto quella <strong>di</strong> offrire uncartellone <strong>di</strong> prosa, danza e operetta che fosse all’-altezza del rango del luogo e dell’esigente pubblico<strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, non soltanto competente ma anche moltoappassionato. Tenere informato il pubblico suglieventi della drammaturgia moderna ma anche delteatro <strong>di</strong> regia, e quin<strong>di</strong> del teatro che rivisita iclassici e il passato, mi sembrava, mi sembra a tutt’oggie mi parrà sempre la linea più corretta daseguire. Il teatro è un servizio pubblico e noi dobbiamooffrire davvero il meglio che si possa trovare


sul mercato, senza <strong>di</strong>menticare naturalmente checi sono anche vague nuove da tenere in osservazionee con cui bisogna misurarsi nell’ottica <strong>di</strong> unafatica della <strong>di</strong>vulgazione e dell’aggiornamento.”Un <strong>di</strong>segno davvero molto ampio che non e-sclude nulla e che <strong>di</strong>mostra come classico econtemporaneo possano convivere perfettamente.Professore, quanto lavoro c’è <strong>di</strong>etrol’allestimento <strong>di</strong> una stagione teatrale comequesta e quali tempistiche richiede generalmentelo stesso?“Pensi soltanto che io sto già lavorando per la stagione<strong>20</strong>09/<strong>20</strong>10 e questo perché il teatro, così comela musica, non si può certo programmare da ungiorno all’altro. Non è assolutamente possibile nonprovvedere con prudente tempistica ad assicurarsicerte firme. Lo scorso 30 giugno avevo già firmato icontratti delle compagnie. Ci vuole quin<strong>di</strong> almenoun anno per preparare una stagione intera. Perl’ottobre del <strong>20</strong>09 ho già in mente lo spettacolo <strong>di</strong>livello internazionale che intendo portare a U<strong>di</strong>nein un rapporto <strong>di</strong> collaborazione con un grande teatrostabile italiano.”Lei ha alle spalle una lunga e brillante carriera,tra l’altro assolutamente trasversale.Non si è fatto mancare davvero nulla. Dal teatroalla televisione; dalla ra<strong>di</strong>o all’e<strong>di</strong>toria,senza trascurare la docenza universitaria, epotrei andare avanti ancora… Qual è tuttavia,tra quelli che ho citato, il mezzo <strong>di</strong> comunicazionecon cui lei sente maggiori affinità?“In teatro io mi sento decisamente a casa. Potreistarci in pantofole o con gli stivali e comunque sapreisempre misurare il passo, in qualsiasi mansione.Sono anche capace <strong>di</strong> fare il macchinista, sebbeneio sia alquanto arrugginito nell’esperienza e comunquerimasto alle tecnologie <strong>di</strong> 30 anni fa. Ilteatro è senza dubbio un lavoro <strong>di</strong> équipe ma lepersonalità in<strong>di</strong>viduali che ne fanno parte devonoassolutamente primeggiare perché se la squadralivella, non si combina proprio nulla. Il team deveessere sempre costituito da in<strong>di</strong>vidualità <strong>di</strong> valore.Noi, in questo momento, siamo sotto organico inteatro poiché abbiamo meno persone <strong>di</strong> quante nonne servirebbero ma siccome i tempi sono quelli chesono cerchiamo <strong>di</strong> farcela ugualmente sobbarcandoci<strong>di</strong> molto lavoro.”Lei è stato più volte definito “Il Professore”della televisione italiana facendo della parola,o meglio del corretto uso della parola, unimperativo categorico e si è servito molto spesso<strong>di</strong> programmi televisivi per sottolinearequesto. Penso ad alcuni format tra cui“Abbiccì-L'ha detto la TV”, una ricerca sullostato dellaLingua italianaai nostrigiorni,realizzatacon la collaborazionedel linguistaLuca Serianni…Si, è vero.Beh, se pensoalla nostralingua al giornod’oggi posso soltanto <strong>di</strong>re che la stessa vive unmomentaccio, un pessimo momento davvero. E’ massacrata,trascurata, vilipesa, insultata e umiliata.Farebbero bene a decidere <strong>di</strong> non parlarla più e alasciarla in pace cosi gli stu<strong>di</strong>osi e gli appassionaticome me sarebbero liberi <strong>di</strong> utilizzarla tra <strong>di</strong> loro,come dei congiurati o meglio ancora, come dei catacombalicongiurati. Questa è la verità, eppure moltiridono quando faccio queste affermazioni. Invece èproprio così. Recentemente ho scritto un pezzo per ilVenerdì <strong>di</strong> Repubblica. Poco tempo fa la ra<strong>di</strong>o, i giornalie persino i vescovi hanno usato l’espressione ilfine vita per parlare della morte. Ma come, <strong>di</strong>co io. Ilfine vita? E io che mi sono scandalizzato ho addebitatosubito al giornalista questa stupidaggine, questosolecismo. Poi però ho ascoltato anche l’intervistafatta al vescovo il quale ha riba<strong>di</strong>to ulteriormentel’espressione il fine vita. Si rende conto??? Ildramma <strong>di</strong> tutto questo poi è che ci sono anche personaggiillustri che compiono simili errori; penso peresempio ai politici che continuano a <strong>di</strong>re io credo cheè meglio. Ma come io credo che è meglio. E’ il verboputan<strong>di</strong>. La politica è l’arte del dubbio e quin<strong>di</strong> perchémi <strong>di</strong>ci io credo che è vero?? Ma allora sei proprioun imbecille ed io non ti voto.”Inizio ad averne un’idea senza dubbio piùchiara ed aggiungo che i mezzi <strong>di</strong> comunicazione,senza nulla togliere alla famiglia in primise poi alle istituzioni scolastiche, hanno ancoraoggi una grande responsabilità per ciòche concerne non solo la <strong>di</strong>vulgazione <strong>di</strong> informazionie contenuti in genere ma anche perquanto riguarda l’utilizzo corretto del linguaggiostesso. Ritiene che i mass me<strong>di</strong>a siano effettivamenteconsapevoli <strong>di</strong> avere un grande potereanche in tal senso?“E’ chiaro che il mezzo è il messaggio. Mettiamolasul <strong>di</strong>fficile. E’ evidente che l’enfatizzazione pulviscolaredel semantema è un problema semiotico;cioè, se lei amplifica un solecismo, ossia un erroregrammaticale con la televisione, è ovvio che questofinirà per affermarsi come legittimo. Una volta inve-


22ce il solecismo restava confinato al mercato, vicino ad una bancarella, mentre le persone coltecontinuavano ad usare un registro linguistico atten<strong>di</strong>bile. Oggi invece la sciocchezza detta inra<strong>di</strong>o oppure in tv viene legittimata proprio dalla ra<strong>di</strong>o e dalla televisione stessa, così come daigiornali che non sono certo esenti da questa somaraggine cosi <strong>di</strong>ffusa.”Ritornando al teatro, tra l’altro suo primo grande amore professionale… Si tratta certamente<strong>di</strong> un palco a <strong>di</strong>r poco impegnativo che almeno un tempo, così come accadevaper la ra<strong>di</strong>o e per la televisione, richiedeva una grande preparazione e non accettavachiunque. Oggi si ha invece l’impressione che i mezzi <strong>di</strong> comunicazione siano <strong>di</strong>ventatiuna sorta <strong>di</strong> “refugium peccatorum”; spazi che forse tendono ad accogliere un po’ tuttia braccia aperte, anche senza esperienza o preparazione. Penso soprattutto alla televisionee alla generazione dei cosiddetti nuovi “attori”…“I mezzi <strong>di</strong> comunicazione hanno un’ingente responsabilità rispetto a certe forme <strong>di</strong> abbruttimentoe anche <strong>di</strong> impoverimento che non sono soltanto del mezzo ma anche <strong>di</strong> coloro che lo utilizzano.La <strong>di</strong>lagante pessima abitu<strong>di</strong>ne o quella specie <strong>di</strong> stortura del gusto che è alla base deglispettacoli fatti da <strong>di</strong>lettanti improvvisatori pescati nel sottobosco della mancata notorietà (e intendoparlare a questo punto dei cosiddetti reality show) è portatrice <strong>di</strong> un’implicita e subliminaleconvinzione; quella per cui al giorno d’oggi è sufficiente entrare in quel cubo luminoso che sichiama tv per poter essere assolti dalle proprie lacune culturali, dalla mancanza <strong>di</strong> preparazionee da una professionalità scadente, quando non inesistente, perché tanto poi la televisione compensa.Questa esteriorità enfatizzata, moltiplicata ed autoreferenziale, è deleteria e infine si creal’illusione che quella roba lì, come è stato una volta il cinema ed anche il fotoromanzo, sebbenein modo assai più flebile e veniale, è una devastante sottocultura <strong>di</strong> cui pagheremo le conseguenzenon imme<strong>di</strong>atamente bensì più avanti, con le nuove generazioni.”Carolina Laperchia


IL BRUCO, IL MONDO E LA FARFALLA.23Intervista doppia a Daniela Bellisario e Marica Pier<strong>di</strong>cchiImpren<strong>di</strong>trici; unite nella vita e negli ideali; due donne OLTRE!1) Voi siete due donne impren<strong>di</strong>trici, in settori tra l’altro completamente <strong>di</strong>fferenti.Quali requisiti si richiedono oggi ad una donna che abbia in mente un sogno e soprattutto lavoglia <strong>di</strong> realizzarlo?Marica: Penso siano in<strong>di</strong>spensabili il coraggio,la determinazione, un pò <strong>di</strong> sfrontatezza e tanto,tanto ottimismo.Daniela: In apparenza servono gli stessi requisitiche vengono richiesti agli uomini: competenza, flessibilità,una buona idea e anche un pizzico <strong>di</strong> fortuna.Le donne, inoltre, devono <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> esserepiù competenti poiché solo manifestando una maggioree più alta professionalità possono abbatteregli steccati e i pregiu<strong>di</strong>zi che accompagnano oggi illavoro femminile. Non è giusto, ma purtroppo questaè la realtà.2) Nel momento in cui avete deciso <strong>di</strong> “mettervi in gioco” come professioniste, e dunque <strong>di</strong> intraprendereuna strada sicuramente non priva <strong>di</strong> ostacoli, quali sono i passi e le singole mosse operativeche avete compiuto?Marica:Ho cercato molto il confronto con alcunicolleghi per migliorami e crescere; ho stu<strong>di</strong>atole miglioristrategie daattuare e hoaspirato allacon<strong>di</strong>visionedei progetti coni miei collaboratori.Daniela: Io non ho scelto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare impren<strong>di</strong>trice.Molti anni fa l’azienda per la quale lavoravofu messa in liquidazione e mi ritrovai da un giornoall’altro senza un lavoro; fu un periodo molto brutto,sia professionalmente che emotivamente. Poi,dopo tre mesi <strong>di</strong> sofferenza, mi chiamò un clientedell’azienda nella quale lavoravo e mi chiese sevolevo seguire un nuovo progetto. Non mi sentivoaffatto pronta eppure il bisogno <strong>di</strong> guadagnare deisol<strong>di</strong> e la voglia <strong>di</strong> riscatto mi fecero accettare. Fuun lavoro <strong>di</strong>fficile da portare a termine ma con l’-aiuto <strong>di</strong> ex colleghi e quin<strong>di</strong> attraverso la creazione<strong>di</strong> un team competente, si rivelò un’esperienza entusiasmantesia per noi che per il cliente stesso.Da quel momento è nata la mia prima attività impren<strong>di</strong>toriale.3)Che cosa siete riuscite a costruire oggi e quanti sforzi vi è costata la vostra impresa?Marica: Non penso alla costruzione; penso invecealla mia realizzazione personale e alla gratificazione.Per ottenere tutto ciò ho fatto innumerevolisacrifici e non solo in termini economicima soprattutto personali ed emotivi.Daniela: Penso <strong>di</strong> essereriuscita a costruire valore,sia per le persone che collaboranocon le mie aziendeche per me stessa.


244) <strong>Oltre</strong> ad essere due donne professionalmente molto attive, siete anche fortemente impegnatesul versante sociale se è vero che da tempo vi battete in prima persona a favore del riconoscimentodei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> soggetti che ancora oggi non ne hanno.Partiamo dall’annosa questione legata al tema dell’omosessualità e della famiglia e sul qualel’opinione pubblica continua ad essere letteralmente “spaccata”. C’è per esempio chi sostieneche le coppie omosessuali abbiano conquistato, nel corso del tempo, molti <strong>di</strong>ritti ma che ancoranon possano essere considerate come “famiglia”. Qual è la vostra posizione in merito?Marica: Credo che nell’ultimo decennio si sia ottenutoqualcosa solo dal punto <strong>di</strong> vista del <strong>di</strong>alogo edel confronto ma è comunque decisamente poco rispettoal tema dei <strong>di</strong>ritti. Il cambiamento è un processoculturale e per realizzarlo in tempi brevi occorreimpegnarsi, e in prima persona, attraverso la visibilità.Il concetto <strong>di</strong> famiglia per me non è solo quello riferitoalla famiglia tra<strong>di</strong>zionale ma rientra nell’ideache ho dell’amore; quello in cui le persone si scelgono,progettano insieme, con<strong>di</strong>vidono le proprie vite,affrontano le <strong>di</strong>fficoltà e gioiscono dei successi reciproci.Daniela: Qualche mese fa ho visto in televisioneun’intervista al Car<strong>di</strong>nale Camillo Ruini che affermavain sintesi: ”Il <strong>di</strong>alogo ha bisogno dell'identità.L'identità <strong>di</strong>venta tale quando entra in<strong>di</strong>alogo"Penso che il concetto espresso sia <strong>di</strong> riferimentoper tutti gli esseri umani ma <strong>di</strong>fficile e complessoda realizzare. Per noi omosessuali poi a questeparole ne va aggiunta un'altra, ossia visibilità',perché senza visibilità non abbiamo un' identità equin<strong>di</strong> siamo nella scomoda posizione <strong>di</strong> non poter<strong>di</strong>alogare, confrontarci, crescere e far maturare lasocietà nella quale noi tutti viviamo.Fatta questa piccola ma sostanzialepremessa penso che purtropponon ci sono ancora <strong>di</strong>rittiche sanciscono pari opportunità eche siamo ben lontani dall’ ottenereleggi che regolamentino le convivenze<strong>di</strong> fatto, l’omogenitorialitàe che proteggano dall’omofobiasociale.5) Voi avete scelto <strong>di</strong> “esporvi” da un punto <strong>di</strong> vista me<strong>di</strong>atico (faccio riferimento alla trasmissione“Tatami” in onda su RAI 3) raccontando a cuore aperto la vostra personale esperienza,e non soltanto in qualità <strong>di</strong> donne impegnate professionalmente. Come mai, al giornod’oggi, gli esseri umani devono ancora lottare affinché la gente non resti allibita <strong>di</strong> fronte all’”essere se stessi”?Marica: Oggi, purtroppo, la coerenza e la trasparenzafanno paura e soprattutto spaventa laserenità con cui il quoti<strong>di</strong>ano viene vissuto dain<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong>versi; secondo me il timore piùgrande che hanno le persone è proprio il confrontocon se stesse.Daniela: Perché la società sente minacciate le propriecertezze sulle quali ha fondato e protetto sestessa nel corso dei secoli. Ogni cambiamento, quin<strong>di</strong>,viene secondo me percepito come minaccia allo“stato costituito” che è politico, sociale, religioso edeconomico. Non ci si rende conto che la società siamo“tutti noi” e che il cambiamento è auspicabile per ilprogresso e per la vita stessa.6) Oggi tutti noi cerchiamo <strong>di</strong> integrarci con persone provenienti da culture <strong>di</strong>verse ma poi,all’atto pratico, non siamo nemmeno in grado <strong>di</strong> accettare mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>fferenti…Esistesecondo voi una possibile soluzione al problema?Marica: La soluzione al problema esiste se tuttinoi iniziamo a pensare alla <strong>di</strong>versità come adun valore e non come ad un limite. Se facciamonostro tale concetto allora riusciamo ad apprezzarciper quello che siamo.Daniela: Sono <strong>di</strong>versa, ma questo non significa cheio sia migliore o peggiore <strong>di</strong> un’altra persona. Credoinvece che la reciprocità, ovvero lo scambio che avvienegli uni con gli altri, alla pari, sia un’opportunità<strong>di</strong> conoscenza che poi è la vera ed unica arma control’ignoranza intesa letteralmente, ossia: ciò che siignora.


257) Si continua a parlare senza sosta <strong>di</strong> “<strong>di</strong>fferenze” e soprattutto della necessità <strong>di</strong> aprire un<strong>di</strong>alogo e favorire un’integrazione con “persone <strong>di</strong>verse”. Chi sono oggi questi “<strong>di</strong>versi”?Marica: Tutti siamo <strong>di</strong>versi; la <strong>di</strong>versità appartienead ognuno <strong>di</strong> noi in quanto in<strong>di</strong>vidui caratterizzaticiascuno da una propria storia unica e<strong>di</strong>rripetibile.Daniela: I “<strong>di</strong>versi” sono gli extra terrestri! Perquanto, un giorno, anche loro, quando atterreranno,<strong>di</strong>venteranno come noi o noi come “loro”.Questo, solo per tornare sul concetto del confrontoe del <strong>di</strong>alogo con un minimo <strong>di</strong> ironia.8)Connubio “<strong>di</strong>sabilità” / “omosessualità”…doppia <strong>di</strong>scriminazione?Marica: Trovo già assurdo dover parlare <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazionedoppia........perché se tutti siamo<strong>di</strong>versi è paradossale che esista qualcuno più <strong>di</strong>versodegli altri.Daniela: Ci sono anche omosessuali <strong>di</strong>versamenteabili e dunque in questo senso possiamo parlarenon <strong>di</strong> doppia <strong>di</strong>scriminazione ma <strong>di</strong> maggiore problematicitàe fatica nel vivere la “normalità”. Losforzo da parte <strong>di</strong> tutti potrebbe essere dunquequello <strong>di</strong> guardare alla <strong>di</strong>sabilita/omosessualità non come sottrazione ma comead<strong>di</strong>zione perché la consapevolezza del limite èla con<strong>di</strong>zione del suo stesso superamento. Inuna parola: accettazione, dolorosa ma coraggiosa.Solo in questo modo, tutti insieme, favoriremol’abbattimento <strong>di</strong> quelle barriere che nonsono solo architettoniche ma anche psicologichee morali.Carolina LaperchiaBarbara PorcellaMARICA PIERDICCHI.Impren<strong>di</strong>trice, ha fondato una concessionariafarmaceutica; ama giocare a calcio a cinque(milita in serie A), adora suonare il pianoforte, lasua casa, gli amici, le belle letture, il mare e lelunghe passeggiate .DANIELA BELLISARIO.Impren<strong>di</strong>trice, è attiva come volontarianella promozione <strong>di</strong> campagne eprogetti per la <strong>di</strong>fesa dei <strong>di</strong>ritti umani eper l’assistenza alle persone vittime <strong>di</strong> e-sclusione sociale e <strong>di</strong>scriminazione <strong>di</strong> ognitipo. E’ stata tra gli ideatori e realizzatoridella manifestazione Gay Village. Ha firmatoil “Patto Generazionale” i cui sottoscrittorisi impegnano a dare spazio allenuove generazioni. E' impegnata nel sostenerel’impren<strong>di</strong>torialità femminile. Appassionata<strong>di</strong> enogastronomia, ama ascoltaremusica, leggere libri, navigare sul web eapprezza soprattutto la buona conversazio-GAMP.È il loro adorato cane.


UN CUOCO A DOMICILIOIl cenone <strong>di</strong> Natale rappresenta <strong>di</strong> certo unadelle consuetu<strong>di</strong>ni più importanti della tra<strong>di</strong>zioneitaliana; ma quante volte abbiamo desideratoche ci fosse qualcun altro a cucinareper noi? Ora potete regalarvi realmente uncuoco che lo faccia!Si preoccupa <strong>di</strong> fare la spesa; viene a casavostra nell’orario concordato, portando consé tutti gli attrezzi del mestiere e gli ingre<strong>di</strong>entifreschi acquistati da fornitori selezionati percucinarvi menù davvero succulenti. Apparecchieràla tavola con bei piatti ed una bella tovaglia;posizionerà sul tavolo candele e fiori,oltre ad un menù souvenir per persona. Così,mentre aspettate che la cena sia pronta, avretela possibilità <strong>di</strong> chiacchierare amabilmentecon i vostri invitati bevendo un aperitivo.E quando la cena sarà pronta nondovrete fare altro che accomodarvi atavola senza nemmeno il bisogno <strong>di</strong>preoccuparvi <strong>di</strong> sistemare la cucina.L’avrà già fatto il cuoco prima <strong>di</strong> andarsene...WEEKENDCON DELITTOSiete amanti <strong>di</strong> librigialli e non vi lasciate sfuggire un solo filmthriller? Allora avete l’occasione <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>ventare,per un week end, i protagonisti <strong>di</strong> undelitto.Avrete un ruolo attivo e potrete finalmenteprovare ad immedesimarvi in uno dei personaggiche avete tanto amato nelle vostre letture.Il week-end inizierà con un aperitivo <strong>di</strong>benvenuto e con una cena sul luogo ove avverràil primo "omici<strong>di</strong>o".Sulla base dei fatti che si verificheranno ognisquadra dovrà arrivare ad una soluzione dell'intreccio;tutti sospetteranno <strong>di</strong> tutti e nelcorso del gioco vi troverete spesso a pe<strong>di</strong>nareipotetici assassini, a fornire in<strong>di</strong>zi veri ofalsi, ad interrogare sospettati. Due giorniintensi e pieni <strong>di</strong> emozioni, ricchi <strong>di</strong> suspencee colpi <strong>di</strong> scena, fino alla conclusione delgiallo a mezzanotte, come nella migliore tra<strong>di</strong>zione.Solo allora, e dopo che ogni squadraavrà esposto le sue brillanti deduzioni, il registradel week-end con delitto rivelerà finalmentela soluzione giusta che é una sola.Verrà perciò premiata la squadra che più sisarà avvicinata alla verità e che avrà saputoesporla nella maniera più <strong>di</strong>vertente.www.torresantaflora.itPERNOTTAMENTO NELL’IGLOODormire in un igloo senza essere un Inuit o senza dover andare sino all’estremonord del Canada? E’ possibile non solo in Svizzera, Austria e Germaniama anche in Italia, e più precisamente in Valcellina, nel Friuli VeneziaGiulia.A 1800 metri sul livello del mare infatti, sul monte Ressentun, è stato costruitoun villaggio <strong>di</strong> igloo, composto da 15 piccole casette realizzate conblocchi <strong>di</strong> ghiaccio e attrezzate per ospitare due persone ciascuno.Per raggiungere il villaggio non esistono strade ma vi si arriva unicamenteaccompagnati dalle guide alpine dopo una buona mezz’ora passata a bordo<strong>di</strong> un gatto delle nevi.Qualora le con<strong>di</strong>zioni del tempo dovessero farsi insostenibili, la sicurezzaverrà comunque garantita dalla vicina malga. In occasione <strong>di</strong> questa esperienza,inoltre, le guide alpine spiegherannocome si affrontano in montagna situazioni<strong>di</strong> emergenza in ambiente ostile.www.consorziovalcellina.it


LA SAUNA PIU’ ALTA D’EUROPAFacciamo un salto in Val Senales, nelle vicinanzedel Similaun, dov’è stato trovato l'uomomummificato chiamato Ötzi; all'altezza <strong>di</strong> ben2.845 metri, sulle nevi del ghiacciaio Hochjoch,si trova la più alta sauna all' aperto d' Europa.Paul Grüner, il rifugista del Rifugio Bella Vista,ha trasportato l'intera struttura della sauna dallaLapponia al ghiacciaio grazie ad un elicottero.Per raggiungere il rifugio, dopo aver preso lafunivia fino al ghiacciaio e una seggiovia, vi a-spetta una motoslitta o un gatto delle nevi. Sulghiacciaio della Val Senales si può sciare tuttol'anno.http://www.goldenerose.itL’ALBERO PIU’ GRANDEFiabesca visione natalizia, a voltesotto la neve. L'albero <strong>di</strong> Natalepiù grande del mondo si estendein tutta la superficie Sud del MonteIngino sovrastante la città ed èanimato da 450 fari policromi e 12km <strong>di</strong> cavi elettrici. La cometarisplende proprio sulla cima delmonte. Al <strong>di</strong> sotto della città edell'Albero, durante il periodonatalizio, i volontari preparano unPresepe <strong>di</strong> formato naturale gran<strong>di</strong>osoche occupa quasi <strong>l'intero</strong>Parco Francescano attorno allaChiesa della Vittorina: da qui perl'Unicef prende il via la notturnaFiaccolata <strong>di</strong> Solidarietà' con ilpatrocinio <strong>di</strong> enti nazionali, regionalie locali. Dal 1991 l'Albero <strong>di</strong>Natale <strong>di</strong> Gubbio è ufficialmenteentrato a far parte del Guinessdei Primati mon<strong>di</strong>ali.DINNER IN THE SKYSe non soffrite <strong>di</strong> vertigini e a-mate i panorami vi suggeriamo ilDinner in the sky.Un tavolo, una gru, 16 se<strong>di</strong>e d’-acciaio, <strong>20</strong> persone, 50 metrid’altezza! Al vostro arrivo vi verràofferta una gustosa bevanda<strong>di</strong> benvenuto e avrete anche l’-occasione <strong>di</strong> conoscerete glialtri partecipanti al Dinner in thesky. Dopo un breve briefing tecnicoprenderete posto sulla piattaforma,vi legherete e cominceretea veleggiare. Non preoccupatevi:una gru mobile sosterràil vostro ristorante a 50 metrid’altezza. E neanche della sicurezzadovrete preoccuparvi: lospeciale tavolo costruito secondole <strong>di</strong>rettive speciali della TUV,il marchio che ne certifica laqualità e la sicurezza, è legatoa 16 funi d’acciaio e trasportatoin cielo da una gru mobileche pesa 80 tonnellate. Il teamvi assisterà in ogni momentorendendo ancora più straor<strong>di</strong>nariala vostra permanenzasulla piattaforma! Dopo circa90 minuti ritornerete a terra ein 60 secon<strong>di</strong> avrete <strong>di</strong> nuovo ilpavimento sotto i pie<strong>di</strong>.www.<strong>di</strong>nnerinthesky.com


28GOSPELVIAGGIO NELLA PAROLA DI DIOATTRAVERSO IL PENTAGRAMMAA raccontarlo è Alessandro Pozzetto,fondatore dell’ ”FVG Gospel Choir”“E’ Vangelo. Punto e basta. ”Alessandro Pozzetto, classe 1972, azzera in un solo istantele incertezze <strong>di</strong> noi utenti profani, cresciuti a pane e“Sister Act”; e le polverizza nel momento in cui da personea stomaco vuoto musicalmente parlando tentiamo <strong>di</strong>dare una definizione del genere Gospel ricorrendo ad unimme<strong>di</strong>ato quanto retorico parallelismo con la fortunatapellicola che nel 1992 portò nelle case <strong>di</strong> tutto il mondoun sorprendente “Salve Regina” in tono rock.Ricordate il film in cui Woophy Gooldberg, nei panni <strong>di</strong>un’improbabile suora improvvisata per necessità, ammonivauna consorella decisamente stonata con la frase “tutti noi vogliamo avvicinarci a Dio ma forse non èil caso <strong>di</strong> mettergli paura!”.“Il Gospel è semplicemente qualcosa <strong>di</strong> meraviglioso. E’ un genere infinito, capace <strong>di</strong> assecondare qualsiasistile anche se il trade d’union, alla fine, resta sempre e solo la parola <strong>di</strong> Dio”.Alessandro ce lo spiega con l’istinto e la naturalezza <strong>di</strong> chi, con le 7 note del pentagramma, ha ormai unaconfidenza quasi trentennale; la stessa sfociata poi nel <strong>20</strong>03 nella costituzione del primo coro regionalestabile <strong>di</strong> musica Gospel, l’FVG Gospel Choir, e <strong>di</strong> cui oggi è il coor<strong>di</strong>natore insieme al maestro Rudy Fantin.Una formazione <strong>di</strong> 15 elementi, compresi 4 musicisti, che in 5 anni <strong>di</strong> attività ha già calcato i palcoscenici<strong>di</strong> prestigiose rassegne internazionali ottenendo anche il plauso della stampa ed entusiastiche recensioni.Alessandro, ci sono delle esibizioni e dei momenti legati alla tua attività musicale che ricor<strong>di</strong>con maggiore entusiasmo?“A <strong>di</strong>re il vero ce ne sono tanti. I primi che mi vengono in mente sono <strong>di</strong> certo i più faticosi, quelli legatialle registrazioni dei nostri <strong>di</strong>schi in sala <strong>di</strong> incisione e poi naturalmente ci sono anche i momenti più e-mozionanti che fanno rima con le rassegne <strong>di</strong> Varese, Venezia e con gli svariati Gospel Festival in Regione.Penso per esempio all’appuntamento annuale a Fagagna e naturalmente al Palasport Carnera <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne,il primo venerdì <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>di</strong> ogni anno. Una splen<strong>di</strong>da occasione che ci consente costantemente unconfronto con tutti gli ensemble americani che vi prendono sempre parte.”Il genere Gospel si traduce sia nella musica religiosa che nacque nelle chiese afro-americanenegli anni Trenta sia in quella prodotta da artisti <strong>di</strong> ogni etnia del sud degli States. E’ stato<strong>di</strong>fficile per voi confrontarvi con un genere che non rientra certo nella nostra tra<strong>di</strong>zione eche appartiene invece a tutti gli effetti ad una cultura completamente <strong>di</strong>versa dalla nostra?“Effettivamente io non sono afro-americano. Si vede dall’aspetto e si sente anche dal mio accento“vagamente” friulano. Ecco perché l’approccio a questo genere, che non ci appartiene e che come <strong>di</strong>cevi tunon fa per nulla parte del nostro tra<strong>di</strong>zionale repertorio musicale, è stato molto umile. Devo <strong>di</strong>re che gliinsegnanti che ci hanno seguito in questo lungo percorso sono stati essenziali mentre poi l’umiltà, la voglia<strong>di</strong> comprendere, <strong>di</strong> imparare e <strong>di</strong> calarsi totalmente in un universo sonoro dalle infinite sfaccettature,hanno fatto tutto il resto.”


29Alessandro, come nasce effettivamente una musica Gospel?“Quando un artista desidera creare un testo <strong>di</strong> tale genere si ispira ad un passo della Bibbia oppure delVangelo utilizzandone magari la frase più significativa come refrain. Una volta che il testo è stato trascrittoinizia quin<strong>di</strong> la fase <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o del brano, <strong>di</strong> insegnamento e poi <strong>di</strong> rielaborazione. Quando il pezzo è statoallestito e tu riesci pian piano ad entrare in questo intenso fiume <strong>di</strong> emozioni sonore, alla fine lo rielaborifacendo in modo che le voci dei coristi si fondano in un unicum straor<strong>di</strong>nario dando così vita ad una musicache poi non è più quella cui eri partito.”Un’altra caratteristica dell’ FVG Gospel Choir è legata al fatto che si tratta <strong>di</strong> un ensemble decisamenteversatile…“Effettivamente, da tre anni a questa parte, abbiamo cercato anche <strong>di</strong> confrontarci con altri generi aprendociquin<strong>di</strong> a stili musicali <strong>di</strong>versi. Penso per esempio alle colonne sonore dei film, a brani pop e rock oppureeseguiti a cappella. Si tratta <strong>di</strong> una scelta ragionata, fatta per garantirci il confronto con arrangiamentioriginali ed eventi importanti. La musica è musica. Questo non bisogna mai <strong>di</strong>menticarlo.”Carolina LaperchiaALESSANDRO POZZETTOBIOGRAFIANato a U<strong>di</strong>ne il 29 luglio del 1972, Alessandro entra nel mondo della musica all'età <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni iscrivendosi al corso<strong>di</strong> formazione musicale della Filarmonica <strong>di</strong> Pozzuolo del Friuli.La prima esperienza live arriva verso i 19 anni quando entra a far parte <strong>di</strong> una R&B band <strong>di</strong> 16 elementi, the CoopBlues band, come cantante solista. Da qui nasce l’interesse per la black music in genere e l’iniziativa <strong>di</strong> creare <strong>di</strong>versigruppi per consolidarsi attivamente all’interno del panorama musicale regionale (F.B.I., Shoes Factory,MSD,etc...). Da circa cinque anni a questa parte canta come solista in The Colours of Gospel, formazione Gospel veneta,e nel <strong>20</strong>03, insieme al M° Rudy Fantin, ha fondato il primo vero coro Gospel moderno nella propria regione, il FriuliVenezia Giulia Gospel Choir®.


30L’autismo tra leggenda e verita’I FIGLI DELLE FATEA squarciare il vero su un <strong>di</strong>sturbo per troppo tempo sottovalutato e’ la dott.ssa Cinzia Raffin,presidente della Fondazione Bambini e Autismo ONLUS <strong>di</strong> PordenoneFrutto <strong>di</strong> mamme frigorifero incapaci <strong>di</strong> amore;“vittime” ignare <strong>di</strong> una carente nonché compromessa relazioneaffettiva con la propria figura materna, in specialmodo. Madri insomma messe costantemente sotto accusa;colpevolizzate per troppo tempo a causa <strong>di</strong> una pseudo -mancanza emotiva, a loro tristemente imputata, nei confrontidella propria piccola creatura, rigidamente chiusa inse stessa già a partire dalla nascita; madri spesso ra<strong>di</strong>ografateattraverso inutili e inclementi percorsi psicoterapeuticiin una sorta <strong>di</strong> caccia alle streghe assolutamenteingiusta, infruttuosa e oltremodo deleteria.Accadeva in Italia fino agli anni Ottanta, un’Italia ancora impreparata e sicuramente ignoranterispetto al problema “autismo”, sindrome classificata ufficialmente e per la prima volta soltanto nel1943 da Leo Kanner.Eppure dovrà passarne <strong>di</strong> acqua sotto i ponti; dovrà consumarsi ancora molto tempo primache si cominci a fare realmente chiarezza sulla natura <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>sturbo così complesso e prima cheil campo, a tutt’oggi offuscato da <strong>numero</strong>si coni d’ombra, venga finalmente ripulito da tutte quellesuggestive leggende e pericolose fantasie che per molti anni hanno ritardato la ricerca scientifica.Risultano ancora sconosciute, ad oggi, le cause effettive <strong>di</strong> questa sindrome che interessa lafunzione cerebrale, la cui natura è senza dubbio neurologica e che risulta caratterizzata dalla gravecompromissione <strong>di</strong> alcune aree: la Comunicazione, la Relazione e gli Interessi dell’In<strong>di</strong>viduo.Si sa tuttavia con certezza che il ruolo della madre, chiamata troppo spesso in causa, non ha nulla ache vedere con questo <strong>di</strong>sturbo; si sa, ad esempio, che il rapporto tra “secretina e autismo“, filonecavalcato fino a qualche anno fa e trasformato alla fine soltanto in un colossale business, è statototalmente sconfessato; si sa poi che le intolleranze alimentari non c’entrano niente con una patologiasulla quale ancora troppi imbonitori, a tutt’oggi ben presenti nella società, hanno soltanto fattosol<strong>di</strong> a palate regalando troppo spesso a tante famiglie illusioni e speranze <strong>di</strong>ssoltesi infine comeneve al sole e pagate a caro prezzo.L’unica certezza che oggi rappresenta invece il solido sostrato su cui procede la ricerca scientificaè che dall’autismo non è possibile guarire; ma questo non significa che le persone affette datale <strong>di</strong>sturbo non possano riuscire a condurre comunque una vita “normale” fatta <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento,<strong>di</strong> crescita, <strong>di</strong> sviluppo e soprattutto <strong>di</strong> facoltà <strong>di</strong> scelta autonoma e personale attraverso un percorsoriabilitativo realizzato in èquipe e approntato tempestivamente, a partire da una <strong>di</strong>agnosi precocedel problema.“E’ fondamentale poter riconoscere imme<strong>di</strong>atamente la patologia che si manifesta quasi semprenei primi tre anni <strong>di</strong> vita. In<strong>di</strong>viduarne subito il rischio significa quin<strong>di</strong> poter fare poi ulterioritest <strong>di</strong>agnostici presso Centri specializzati ed eventualmente iniziare un percorso riabilitativo giànei primi mesi, senza perdere un solo attimo <strong>di</strong> tempo, prima ancora che il bambino cominci a sviluppareil linguaggio. Noi ci battiamo da tempo per uno screening <strong>di</strong>agnostico da sottoporre già a 18mesi attraverso un test, la CHAT, dalla sensibilità notevole, esattamente come oggi accade in Inghilterra.Perché dunque aspettare che l’in<strong>di</strong>viduazione del problema sia puramente accidentale?”.A parlare con tono chiaro e deciso, con la serena consapevolezza <strong>di</strong> chi, con questo <strong>di</strong>sturbo, ha oramaiuna confidenza <strong>di</strong> oltre 15 anni, è Cinzia Raffin, psicoterapeuta e Presidente della Fondazione“Bambini e Autismo ONLUS” che dal 1998 si occupa non soltanto <strong>di</strong> bambini piccoli ma anche <strong>di</strong>


31adulti colpiti da tale <strong>di</strong>sturbo. Bimbi approdati in Fondazione sin dallapiù tenera età ma anche giovani adulti (ad oggi circa una decina)che a Pordenone, dove la Fondazione è presente, ci sono arrivati magarianche dopo percorsi <strong>di</strong>agnostici terribili e con ritar<strong>di</strong> notevoli nell’in<strong>di</strong>viduazionedel problema.Dott.ssa Raffin, la Fondazione, centro <strong>di</strong> eccellenza perl’autismo e per tutti i suoi servizi (certificazione UNI EN ISO9001<strong>20</strong>00), è nata proprio con l’idea <strong>di</strong> creare una rete all’avanguar<strong>di</strong>aa sostegno non soltanto delle persone colpite daquesto <strong>di</strong>sturbo ma anche delle loro famiglie …“Esattamente, e proprio come già succede in Inghilterra, in parteanche in Germania, nei Paesi Baschi e negli Stati Uniti, anche senon ovunque. Abbiamo creato anzitutto un centro per la <strong>di</strong>agnosi precocedove portiamo avanti terapie focalizzate sul bambino ma che coinvolgono anche la famigliache è fondamentale impari da subito a conoscere bene la patologia, il funzionamento della menteautistica apprendendo allo stesso tempo le modalità <strong>di</strong> approccio più adeguate per potersi rapportarecon il proprio piccolo. Nel <strong>20</strong>04 siamo stati coinvolti nell’attivazione <strong>di</strong> un centro a Fidenza,che è solo riabilitativo, nato grazie al passaparola <strong>di</strong> alcune famiglie della provincia <strong>di</strong> Parma.Noi invece abbiamo aperto poi un centro formativo e anche una struttura, “Villa Respiro“,dove ogni fine settimana ospitiamo piccoli gruppi composti da 5 bambini al massimo per consentirecosì alle loro famiglie un po’ <strong>di</strong> sollievo. Parallelamente a queste strutture, sapendo benissimoche i nostri bambini prima o poi sarebbero <strong>di</strong>ventati adulti, abbiamo infine deciso <strong>di</strong> realizzareun centro lavorativo destinato solo a persone autistiche, nel cuore <strong>di</strong> Pordenone, dove i ragazzioggi imparano a svolgere lavori altamente professionali. Lavorano insieme, lavorano CON e maia supporto. Questa è la vera integrazione“.Lei ha sottolineato più volte e con forza alcuni punti nodali per ciò che concerneil problema autismo. L’importanza <strong>di</strong> una <strong>di</strong>agnosi precoce della patologia; <strong>di</strong> unabuona conoscenza della stessa, soprattutto da parte della famiglia che si trova a fronteggiareil problema; l’importanza <strong>di</strong> un percorso riabilitativo portato avanti coralmente,con costanza, e dell’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> alcune regole basilari per un adeguatoapproccio con la persona colpita da questo <strong>di</strong>sturbo …“In effetti è fondamentale conoscere bene il funzionamento della mente autistica che presentasenza dubbio delle caratteristiche peculiari. Le persone che soffrono <strong>di</strong> questa malattiahanno per esempio una sensorialità molto alterata e quin<strong>di</strong> è importante evitare la confusionetra le mura domestiche, specie quando sono piccole; ogni cosa, all’interno della propria abitazione,va rigidamente strutturata e collocata in un posto preciso. Poiché le persone autistiche presentanoinoltre <strong>di</strong>fficoltà linguistiche, è importante saper comunicare con loro attraverso l’usodelle immagini e attivando più canali che facilitino lacomunicazione e che riescano così a mettere a proprioagio il bambino. E’ inoltre essenziale imparare ad abbassarei toni della voce, abituarsi a parlare lentamente,scandendo le parole, e comprendere soprattutto che perun bimbo autistico, tra i termini “scarpa, scarpina escarpetta” c’è una <strong>di</strong>fferenza abissale. Sottolineo inoltree ancora una volta l’importanza <strong>di</strong> un percorso riabilitativostu<strong>di</strong>ato in base alle specifiche esigenze della persona.Se la stessa viene seguita adeguatamente riuscirànel tempo ad acquisire anche determinate competenze, asviluppare progressivamente esigenze personali e adaffrontare pian piano nuovi contesti <strong>di</strong> vita attraversoprogetti misurati sulla propria evoluzione in<strong>di</strong>viduale esui bisogni manifestati”.


32Quali sono i campanelli d’allarme che devonomettere in guar<strong>di</strong>a i genitori sull’esistenza <strong>di</strong> questo<strong>di</strong>sturbo sin dai primi anni <strong>di</strong> vita del bambino?“Una delle prime violenze che forse i genitori subisconoè proprio la mancanza assoluta <strong>di</strong> contatto che ilbambino autistico ha sin dalla nascita. Non ti guarda negliocchi, non si gira né risponde in alcun modo se lo chiami esembra veramente che rifiuti il contatto con te mentre invecelo rifiuta con tutti semplicemente perché non è capace<strong>di</strong> gestirlo. Molto spesso i genitori, quando il bimbo è piccoloe anche se si accorgono che c’è in lui qualcosa che non va,sono propensi a convincersi che in fondo è tutto normale. Eppure i primi veri banchi <strong>di</strong> prova arrivano presto,inizialmente con l’asilo nido, dove se sei fortunato è la stessa maestra ad accorgersi che esiste un problemae a segnalarlo ai genitori; a volte invece per vari motivi lo stesso non emerge e così la <strong>di</strong>agnosi subisceun ritardo. L’autismo, contrariamente a quanto è stato sostenuto per molto tempo, non ha nulla a chevedere con la deprivazione affettiva e sebbene l’eziologia risulti ancora oggi sconosciuta si sa per certo chenon è una questione psicologica né relazionale bensì neurologica”.Scomodando il passato e viaggiando in<strong>di</strong>etro nel tempo … Ci sono casi <strong>di</strong> autismo documentatidalla storia?“Effettivamente sembra che questo <strong>di</strong>sturbo sia sempre esistito e tra l’altro in tutte le etnie, nessunaesclusa. Ci sono dei libri molto belli a riguardo che ripropongono proprio una carrellata <strong>di</strong> personaggi probabilmenteautistici appartenuti al passato. In uno <strong>di</strong> questi testi viene ad<strong>di</strong>rittura riportata la frase chefu trovata su una tavoletta sumerica, tradotta poi nell’espressione “Quando il figlio rigetta la madre”, ed ilcui significato è rimasto oscuro per molto tempo. E’ stata infine una stu<strong>di</strong>osa dell’autismo, Mary Coleman,appassionata <strong>di</strong> lingua sumerica, a ipotizzare che la stessa si riferisse probabilmente ad un bambino autistico,partendo dal presupposto che <strong>di</strong> solito è la madre a rifiutare il piccolo e non viceversa poiché quest’ultimonon ha ancora acquisito certe capacità. Nell’Ottocento circolavano molte leggende su questi ragazziche non erano ancora definiti autistici e che venivano invece chiamati Figli delle fate. Persone generalmentemolto belle e con lo sguardo sfuggente che si <strong>di</strong>ceva fossero state scambiate nelle culle alla nascitaper essere poi cresciute dagli uomini. Leggende, lo ripeto, ma che comunque ci <strong>di</strong>cono che in effetti lapatologia c’è sempre stata. Tale sindrome viene poi identificata soltanto nel 1943 ad opera <strong>di</strong> Leo Kanner.Anche Hans Asperger, psichiatra e pe<strong>di</strong>atra austriaco, viene a contatto proprio negli stessi anni con bambiniaffetti da autismo che presentavano però caratteristiche lievemente <strong>di</strong>verse da quelle descritte daKanner; con meno compromissioni cognitive e <strong>di</strong> linguaggio. Da qui la definizione ancora oggi in uso <strong>di</strong>sindrome <strong>di</strong> Asperger per le cosiddette forme <strong>di</strong> autismo ad alto funzionamento”.Carolina Laperchia


IERI, OGGI E DOMANITUTTI I PROGETTI DELLA FONDAZIONE “BA<strong>MB</strong>INI E AUTISMO ONLUS”“VIVI LA CITTA’ ”L’ultimo ambizioso progetto appena confezionatoe lanciato dalla Fondazione riguarda la possibilità<strong>di</strong> acquistare e ristrutturare una casa (chepossibilmente non sia collocata in una zona periferica<strong>di</strong> Pordenone) per fare sì che le personeadulte con autismo che lavorano nel centro <strong>di</strong>urnol’Officina dell’arte possano poi <strong>di</strong>sporre ognigiorno, a partire dalle ore 1730 e dal lunedì alvenerdì, <strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> appoggio in città per viverlameglio insieme.Per riuscire a trasformare in realtà quello cheattualmente resta ancora un sogno confinatosulla carta la Fondazione ha dunque lanciatouna raccolta <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> concedendosi l’intero <strong>20</strong>09al fine <strong>di</strong> raccogliere la cifra necessaria per ilprogetto.“Tra le iniziative messe a punto a favore <strong>di</strong> questaimportante campagna – spiega Davide DelDuca, <strong>di</strong>rettore generale della Fondazione — vi èil cosiddetto “Vino buono”; una bottiglia <strong>di</strong> vinocollocata all’interno <strong>di</strong> una confezione regalo realizzatapresso l’Officina dell’arte insieme ad unaguida dei vini friulani <strong>20</strong>09. I sol<strong>di</strong> ricavati attraversola ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> queste confezioni regalo,<strong>di</strong>sponibili presso tutte le filiali della Banca PopolareFriulAdria — Cré<strong>di</strong>t Agricole, sarannomessi a <strong>di</strong>sposizione del progetto Vivi la città”.VILLA RESPIROSi tratta <strong>di</strong> un luogo residenziale ove le persone conautismo vengono ospitate durante il fine settimana apiccoli gruppi omogenei in modo tale da consentireloro <strong>di</strong> trascorrere del tempo in un ambiente accogliente,stu<strong>di</strong>ato appositamente sulla base delle loroesigenze personali e dove hanno anche la possibilità<strong>di</strong> apprendere quelle regole sociali e <strong>di</strong> vita che sarannoimportanti per il futuro .Questa struttura, ubicata a Cordenons, è stata realizzatadalla Fondazione anche con il chiaro intento <strong>di</strong>garantire alla famiglia <strong>di</strong> persone autistiche un po’ <strong>di</strong>respiro, una volta ogni tanto, al fine così <strong>di</strong> sollevareil nucleo dalle continue tensioni che comunque comportal’accu<strong>di</strong>mento delle persone colpite da tale <strong>di</strong>sturbo.MOSAICAMENTE 2Si è conclusa con grande successo l’esposizione <strong>di</strong> quadri riprodotti a mosaico organizzata dalla Fondazione“Bambini e Autismo ONLUS” presso Palazzo Montereale Mantica a Pordenone. In mostra, <strong>numero</strong>se opere ispirateai quadri del pittore tedesco, naturalizzato in Svizzera, Paul Klee e realizzate da mosaicisti davvero“speciali”. Gli autori <strong>di</strong> queste riproduzioni, <strong>di</strong>sarmanti per la grande professionalità e abilità <strong>di</strong>mostrate, sonoinfatti persone adulte colpite da autismo che lavorano a tutti gli effetti nell’ Officina dell’arte, il centro professionaleche la Fondazione ha voluto realizzare nel cuore della città <strong>di</strong> Pordenone, presso le ex officine Savio, al fine<strong>di</strong> garantire loro la possibilità <strong>di</strong> apprendere delle abilità specifiche e <strong>di</strong> imparare soprattutto un mestiere.“In pochi oggi credono che le persone con autismo abbiano dei talenti eppure, se le stesse vengono messe a loroagio, possono davvero fare tante cose e la mostra che abbiamo allestito ne è <strong>di</strong> fatto la testimonianza più concreta.Metterli a proprio agio significa costruire un ambiente pensato per il loro tipo <strong>di</strong> problema e dunque con unaserie <strong>di</strong> accorgimenti capaci <strong>di</strong> trasformare certe problematiche per loro insuperabili in ostacoli invece assolutamenteaggre<strong>di</strong>bili – spiega ancora Davide Del Duca — Si fa un largo uso del visivo al posto del verbale e gli operatoriche lavorano in questo centro sono tutte persone estremamente professionalizzate intorno all’autismo enon semplicemente rispetto alla <strong>di</strong>sabilità in generale. Noi siamo soliti definire il nostro Centro come un postoove si incontrano intelligenze <strong>di</strong>verse e queste opere a mosaico sono lavori collettivi prodotti coralmente. Tuttiinsieme abbiamo lavorato per arrivare a risultati che oggi sono senza dubbio importanti”.La mostra si è conclusa con un’asta finale in cui le opere sono state vendute ai migliori offerenti. I ricavati sarannodestinati alla realizzazione del Progetto Vivi la Città. Battitori d’asta d’eccezione sono stati i PAPU.


34UNA STORIA VERA DEI NOSTRI GIORNI“IL MONDO DI SERGIO”Mauro Paissan: “Perche’ nessun’altra famiglia sia costretta a vivere ancora una simileesperienza <strong>di</strong> drammatica solitu<strong>di</strong>ne”13 giugno <strong>20</strong>03, ore <strong>20</strong>.30 – RomaSergio Piscitelli, 39 anni, viene ucciso in casa da due colpi <strong>di</strong> pistola dal padre SalvatoreChi era Sergio e come mai un padre, all’alba dei suoi75 anni, decide <strong>di</strong> stroncare improvvisamente la vita<strong>di</strong> un uomo che ne ha 36 <strong>di</strong> meno e che per <strong>di</strong> più èsangue del proprio sangue? Quali sono le ragioni chepossono spingere un genitore ad un atto così estremoe apparentemente tanto incomprensibile? Quali le<strong>di</strong>namiche profonde e le realtà complesse che si nascondonoper bene <strong>di</strong>etro nomi <strong>di</strong> persone e formeverbali e che una notizia, condensata in sole tre righe,non sarà mai in grado <strong>di</strong>raccontare a nessuno?A <strong>di</strong>panarle esattamente come ilgomitolo aggrovigliato <strong>di</strong> unamatassa; a scioglierne i no<strong>di</strong> conun pettine a denti larghi, fatto <strong>di</strong>parole semplici e oggettive chenon ricercano per forza l’effettoe che non hanno bisogno <strong>di</strong> esasperareulteriormente fatti già <strong>di</strong>per sé drammatici, è MauroPaissan.Il giornalista e vicepresidentedella Commissione <strong>di</strong> vigilanzasulla RAI che in seguito allanotizia <strong>di</strong> cronaca pubblicata asuo tempo e a tutta pagina sulquoti<strong>di</strong>ano bolognese “Il Restodel Carlino” ha voluto quin<strong>di</strong>raccontare quella che lui stessoha definito una storia <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong>amore e non <strong>di</strong> morte, nonostante il tragico epilogo chetuttavia rappresenta, alla fine, la parte meglio nota aipiù.Tutto ciò che invece ci sta <strong>di</strong>etro; tutto ciò che la drammaticacon<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Sergio, gravemente autistico dallanascita e per <strong>di</strong> più sordo, comporta per ben 39 anni aduna famiglia esasperata, stanca e soprattutto sola, è raccontatoper filo e per segno nelle 184 pagine de “Il mondo<strong>di</strong> Sergio”.Lo stesso ragazzo raffigurato in copertina che nascenegli anni Sessanta in un’Italia ancora profondamenteignara <strong>di</strong> che cosa sia l’autismo e <strong>di</strong> quali siano le precise<strong>di</strong>namiche che governano la mente <strong>di</strong> una personamalata. E’ un’Italia, quella in cui nasce, si sviluppa e siconsuma la terribile epopea <strong>di</strong> un’intera famiglia, ove lame<strong>di</strong>cina, in questo senso, brancola ancora nel buio; ovele <strong>di</strong>agnosi procedono incerte e a tentoni, andando spessoalla ricerca <strong>di</strong> capri espiatori; dove gli imbonitori,sempre pronti a cavalcare la pesante onda della <strong>di</strong>sperazione<strong>di</strong> genitori già terribilmente fiaccati dagli eventi,si fanno portavoce e interpreti <strong>di</strong> soluzioni miracolose;dove le scuole non sono ancora attrezzate, né materialmentee tanto meno da un punto <strong>di</strong> vista culturale, persostenere bambini autistici; ove anche la Chiesa e leistituzioni politiche fanno, in tutto questo, la parte dellegran<strong>di</strong> assenti.“Ho voluto raccontare 39 anni <strong>di</strong>vita, quelli <strong>di</strong> Sergio e della suafamiglia; ho voluto descrivere unlungo lasso temporale segnato daesperienze durissime, da episo<strong>di</strong> <strong>di</strong>violenza via via sempre più gravi eperpetrati da Sergio contro i duegenitori – spiega Mauro Paissan,che dal <strong>20</strong>01 è anche Garante perla protezione dei dati personali -Ho voluto parlare <strong>di</strong> un fatto realmenteaccaduto nella speranza chenessun’altra famiglia sia costretta avivere ancora una simile esperienza<strong>di</strong> drammatica solitu<strong>di</strong>ne, culminatapoi in un omici<strong>di</strong>o”.Sergio, che mostra sin dall’inizio isegni <strong>di</strong> una strana irrequietezza,nasce il 2 luglio del 1964 ed è proprioa partire da quel preciso istante che comincia, per lafamiglia Piscitello, un’o<strong>di</strong>ssea senza precedenti fatta <strong>di</strong>buio pesto, tentativi <strong>di</strong> comprensione del drammaticoproblema che ha colpito il bambino e al quale per nessunmotivo si riuscirà a dare un nome per molti anni. Laprincipale accusa viene inizialmente rivolta al metodo <strong>di</strong>allattamento, considerato il vero responsabile degli inspiegabilicomportamenti <strong>di</strong> questo piccino che accompagnail pianto costante agli ululati e che mostra un ritmosonno-veglia a <strong>di</strong>r poco irregolare; poi le colpe vengonoriversate su un fantomatico super-u<strong>di</strong>to del qualesi pensa sia dotato il bambino (si scoprirà invece moltopresto che Sergio è semplicemente sordo, oltre ché autistico;una chiusura a doppia mandata insomma verso larealtà circostante); viene poi anche chiamata in causauna probabile forma <strong>di</strong> meningite mentre si inizia ad<strong>di</strong>-


35rittura a pensare che il piccolo abbia infine bisogno <strong>di</strong>uno psichiatra. Un valzer <strong>di</strong> ipotesi accompagnato daviaggi della speranza, da esami, dalle terapie che lascienza <strong>di</strong> allora era in grado <strong>di</strong> mettere sul tavolo, dainutili operazioni chirurgiche in ossequio alle teorie deltempo, sino ad arrivare, dopo parecchi anni, alla sentenzadefinitiva: Sergio soffre <strong>di</strong> una forma <strong>di</strong> autismo <strong>di</strong>estrema gravità; un caso più unico che raro, <strong>di</strong>rà poi lospecialista.“Sarebbe stato sin troppo facile raccontare in questepagine, del padre ripetutamente massacrato a suon <strong>di</strong>pugni dal figlio malato, in preda ad incontenibili accessid'ira dovuti proprio alla patologia non curata adeguatamente;sarebbe stato sin troppo facile descrivere la madre,costretta ad<strong>di</strong>rittura a nascondersi dal figlio perpoter riuscire a dormire un po'; sarebbe stato decisamentefacile ed io non avrei certo reso un servizio positivo aquesta famiglia <strong>di</strong>sperata – precisa ancora Paissan – Hoinvece tentato <strong>di</strong> affrontare l'enorme problema <strong>di</strong> quellatragica solitu<strong>di</strong>ne che ha contrassegnato i 40 anni <strong>di</strong>questi genitori; ho voluto denunciare la carica assassinacui può arrivare una famiglia abbandonata in tutto e pertutto e nello stesso tempo, in collaborazione con il padree con la madre <strong>di</strong> Sergio, ho voluto far rivivere la memoria<strong>di</strong> questo ragazzo dai capelli rossi”.Dopo la condanna, il Presidente della Repubblica GiorgioNapolitano ha concesso la grazia al padre dellavittima. Uno dei primi provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> clemenza delCapo dello Stato a pochi mesi dalla sua elezione.Carolina LaperchiaMAURO PAISSANNasce a Trento il 22 ottobre 1947.Nel marzo <strong>20</strong>01 la Camera dei deputati lo elegge componentedel Garante per la protezione dei dati personali.Nel marzo <strong>20</strong>05 lo conferma per un secondo mandato.Relatore <strong>di</strong> <strong>numero</strong>si provve<strong>di</strong>menti (tra gli altri: trattamento<strong>di</strong> dati personali nei rapporti <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong>ritto<strong>di</strong> cronaca e <strong>di</strong>ritti dei citta<strong>di</strong>ni, Internet, tv interattiva,sistemi <strong>di</strong> informazioni cre<strong>di</strong>tizie, spamming), coor<strong>di</strong>nail gruppo <strong>di</strong> lavoro Garante-Or<strong>di</strong>ne dei giornalistisul Co<strong>di</strong>ce deontologico relativo al trattamento dei datipersonali nell'esercizio dell'attività giornalistica; curail volume "Privacy e giornalismo" (I e<strong>di</strong>zione <strong>20</strong>03, IIe<strong>di</strong>zione aggiornata <strong>20</strong>06); tiene lezioni sulla protezionedei dati nelle scuole <strong>di</strong> giornalismo, facoltà universitariee nei corsi <strong>di</strong> master.Nel 1992 viene eletto deputato in Toscana e nel 1994 enel 1996 viene rieletto nel collegio uninominale <strong>di</strong> Pisa.Dal 1992 al <strong>20</strong>01 è vicepresidente della Commissioneparlamentare <strong>di</strong> vigilanza sulla Rai.Dal 1996 al <strong>20</strong>01 è presidente del Gruppo Misto e deideputati ver<strong>di</strong>. Nell'attività legislativa segue in particolarei temi della comunicazione e delle nuove tecnologie.Cura convegni e pubblicazioni sulle biotecnologie esul servizio pubblico ra<strong>di</strong>otelevisivo.Si <strong>di</strong>mette da deputato, per incompatibilità, nel marzodel <strong>20</strong>01, dopo la sua elezione a componente del Garante.Dal 1973 è giornalista professionista; ha scritto perquoti<strong>di</strong>ani e settimanali e ha collaborato a <strong>di</strong>verse trasmissionitelevisive, in particolare nei settori della politicainterna e delle questioni economico-sociali. Permolti anni è rimasto al quoti<strong>di</strong>ano "il Manifesto", <strong>di</strong> cuiè stato <strong>di</strong>rettore. Ha partecipato come intervistatore aprogrammi televisivi della Rai e <strong>di</strong> Canale 5.


36UN GRANDE VIAGGIO NEI PIU’ CURIOSIMICRO-LUOGHI DELLA TERRASi tratta spesso <strong>di</strong> Principati da 1 km quadro <strong>di</strong> estensione eppure potete <strong>di</strong>ventarnecomunque Lord, Conti o Baronesse. A voi la scelta…Veicoli <strong>di</strong> propaganda o <strong>di</strong> protesta sociale; comunità politiche ed economiche; a volte prodotti <strong>di</strong> gruppi musicali,scrittori o cineasti con un consistente seguito su Internet; magari definite Stati virtuali o <strong>di</strong> carta per l’assenza<strong>di</strong> un territorio fisico e concreto; spesso private <strong>di</strong> un vero e proprio riconoscimento ufficiale. Le micronazioni(attualmente ne esistono <strong>di</strong> 8 tipi) rappresentano ancora oggi un fenomeno decisamente singolare e stu<strong>di</strong>ato,da un punto <strong>di</strong> vista accademico, da una specifica scienza chiamata micro patrologia.BENVENUTI A SEALANDCollocato nel Mare del Nord, a poca <strong>di</strong>stanza da Londra, questo“Paese <strong>di</strong> mare” oggi batte una propria moneta ed è abitato solo da<strong>20</strong> personePrendete una piattaforma <strong>di</strong> cemento <strong>di</strong> appena 5600 metri quadrati, estesaall’incirca quanto un campo <strong>di</strong> calcio e tenuta in pie<strong>di</strong> da due torri collocatealle sue estremità; immaginatela a sole 7 miglia dal porto <strong>di</strong> Harwich, poco<strong>di</strong>stante da Londra, e <strong>di</strong>sponete sulla stessa struttura non più <strong>di</strong> <strong>20</strong> persone.Sono soltanto questi gli elementi necessari per ottenere quella che a tutt’oggirisulta essere una delle micro nazioni più celebri al mondo che continua a<strong>di</strong>chiararsi come un Principato con sovranità in<strong>di</strong>pendente. Le origini <strong>di</strong> Sealand(letteralmente “Paese <strong>di</strong> mare”), la più piccola nazione della Terra, risalgonoalla seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, quando venne costruita dagli inglesicome postazione antiaerea per <strong>di</strong>fendere la capitale britannica da eventualibombardamenti. Occupata il 2 settembre del 1967 da Paddy Roy Bates, exufficiale inglese che la <strong>di</strong>chiarò “Stato libero e in<strong>di</strong>pendente”, la strutturaartificiale <strong>di</strong>venne subito un oggetto <strong>di</strong> forte contesa se è vero che il Governoinglese provò a riprenderne possesso ma senza risultati. L’attacco <strong>di</strong> quest’ultimofu infatti respinto attraverso il ricorso ad un cannone collocato propriosulla piattaforma mentre il Tribunale dell’Essex, intervenuto per <strong>di</strong>rimerela questione, stabilì infine che l’isola artificiale non rientrava nella giuris<strong>di</strong>zioneinglese essendo collocata in acque internazionali.Oggi, in<strong>di</strong>pendentemente dalla citta<strong>di</strong>nanza posseduta, è possibile comprareattraverso internet il titolo <strong>di</strong> Barone o Conte <strong>di</strong> Sealand che, riconosciutisolo ed esclusivamente all’interno del principato, permettono a chi li abbiaacquistati <strong>di</strong> essere invitato a Sealand in qualità <strong>di</strong> consigliere del principe e<strong>di</strong> partecipare quin<strong>di</strong> a tutte le manifestazioni e ai banchetti allestiti anchein sede estera.Pur non essendo riconosciuta da alcun membro delle Nazioni Unite e da nessunostato del mondo, Sealand batte una propria moneta, emette francobollie passaporti (circa 160 mila sino ad oggi) e produce anche targhe automobilistiche.Sembra che un kit completo <strong>di</strong> patente,passaporto e targa possa costare tra i 9 mila e i55 mila dollari.Dal <strong>20</strong>07 Sealand è stata messa in ven<strong>di</strong>ta daMichael Bates al prezzo <strong>di</strong> 750 milioni <strong>di</strong> euro.L'ISOLA DELLE ROSELa Repubblica che scelse l’Esperantocome propria linguaufficiale, visse soltanto perun<strong>di</strong>ci anniNel 1958 l'ingegnere bologneseGiorgio Rosa decide <strong>di</strong> costruireuna piattaforma artificiale nelmare, al largo <strong>di</strong> Rimini. Nascecosì l’Isola delle Rose, una micronazionea tutti gli effetti i cui lavori<strong>di</strong> costruzione furono portatia termine nel 1968, anno in cuil’isola stessa <strong>di</strong>chiarò la propriain<strong>di</strong>pendenza dopo aver sceltol’esperanto come lingua ufficiale.L’isola ebbe davvero breve duratae in effetti l'11 febbraio 1969 isommozzatori della Marina MilitareItaliana intervennero perfarla crollare. Fu tuttavia soltantouna burrasca a provocarne in seguitol’inabissamento e a porredunque fine alla breve vita dellaRepubblica Esperantista dell’isoladelle Rose. Ciò accadde il 26 febbraio1969.


IL PRINCIPATO DI SEBORGASituato in Liguria, questo piccolo comune produce targhe automobilistiche, patenti <strong>di</strong> guida e coniauna propria moneta. Nessun valore legale ma in compenso tanto folcloreSeborga è un piccolo comune ligure <strong>di</strong> 326 anime che “riven<strong>di</strong>ca” la propria in<strong>di</strong>pendenza dalla Repubblica Italianain virtù <strong>di</strong> un antico status <strong>di</strong> Principato, in vigore dal 1079. Il Comune <strong>di</strong> Seborga è ovviamente parte integrantedella Repubblica italiana stessa; i suoi residenti eleggono regolarmente il Consiglio Comunale e il Sindacoe allo stesso tempo nominano anche un "Principe" (l'attuale è Giorgio I) aiutato da un Consiglio <strong>di</strong> 15 ministri privi<strong>di</strong> qualsiasi potere legale.37KUGELMUGELNata a causa <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sputa, la Repubblica austriacaè ancora oggi oggetto <strong>di</strong> tensionie contrasti.La Repubblica <strong>di</strong> Kugelmugel, in Austria, ha <strong>di</strong>chiaratola propria in<strong>di</strong>pendenza nel 1984 e ad oggi conta389 citta<strong>di</strong>ni. Le origini della sua nascita vannoricercate nella <strong>di</strong>sputa tra Edwin Lipburger e le autoritàaustriache. Pare infatti che l’artista avessechiesto l’autorizzazione, poi negata, per poter costruireuna sfera nel proprio giar<strong>di</strong>no. Dal 1981 laRepubblica è situata al Prater<strong>di</strong> Vienna, nella PiazzaAntifascista, e al <strong>numero</strong>civico 2 ma le <strong>di</strong>spute sonoa tutt’oggi in corso.IL PRINCIPATO DI HAY-ON-WYEIn<strong>di</strong>pendente dal 1977 e meta turisticaparticolarmente amata, il Principato ingleseospita ogni anno un’importante rassegnaletterariaSe amate i libri, soprattutto quelli antichi, allora nonpotete non andare in Galles, nel Principato <strong>di</strong> Hay-on-Wye che ad oggi conta 40librerie e che risulta esserevisitato annualmente daquasi mezzo milione <strong>di</strong> persone.Il Principato ha conquistatola propria in<strong>di</strong>pendenzail primo aprile 1977attraverso un'abile mossapubblicitaria, quando RichardBooth proclamò Hayon-WyePrincipato autonomo e si autoproclamò re delnuovo Stato. Dal 1988 il Principato è sede <strong>di</strong> un importantefestival letterario patrocinato dal quoti<strong>di</strong>ano TheGuar<strong>di</strong>an che nell'e<strong>di</strong>zione del <strong>20</strong>02 ha ospitato ancheBill Clinton.LADONIAUn km quadro <strong>di</strong> estensione con due capoluoghi e possibilità <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza gratuita. Perfregiarsi <strong>di</strong> un qualsiasi titolo nobiliare sono sufficienti 12 dollari.E’ il 1996 quando l'artista Lars Vilks realizza due voluminose opere astratte,Nimis e Arx, su una riserva naturale a sud della Svezia alle quali tuttavia leautorità svedesi tentano <strong>di</strong> opporsi in ogni modo.Ed è proprio per questo motivo che l'artista decide <strong>di</strong> proclamare l'in<strong>di</strong>pendenzadella Nazione <strong>di</strong> Ladonia - 1 Km quadro <strong>di</strong> estensione - <strong>di</strong> cui Nimis e Arx sonoproprio i capoluoghi.La Nazione non ha alcun riconoscimento ufficiale eppure attira ogni anno moltissimivisitatori. L'artista ha fatto comunque le cose in regola: si è autodefinitoSegretario <strong>di</strong> Stato, ha dato luogo all'elezione della Regina e del Parlamento, contanto <strong>di</strong> ministero del Jazz, <strong>di</strong> Internet e della Letteratura.Volete <strong>di</strong>ventare citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Ladonia? Niente <strong>di</strong> più semplice. Andate sul relativo sito web e richiedetela citta<strong>di</strong>nanza compilando un modulo. La stessa è gratuita ma con una piccola tassa (12 $) potrete <strong>di</strong>ventaread<strong>di</strong>rittura Conte, Baronessa o Lord <strong>di</strong> Ladonia.Enrico Pin


40COMUNITA’ PIERGIORGIOAUSTRIA, ANDATA E RITORNODal castello <strong>di</strong> Hellbrum ai giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Mirabell.Un breve viaggio alla scoperta <strong>di</strong> SalisburgoAlle 11.30 del 25 agosto un gruppo <strong>di</strong> se<strong>di</strong>cipersone è partito per la città austriaca <strong>di</strong> Salisburgo:le operatrici Miriam, Cristiana, Alessia eLucia, i volontari Milly, Javier, Clau<strong>di</strong>a, Marina,Stefano e Valentina insieme, a Marino, Timmy,Marco, Sabrina, Leda e Mauro.Dopo circa 4 ore <strong>di</strong> viaggio in auto attraversomontagne, prati verdeggianti e dopo mezz’ora<strong>di</strong> giri in città per trovare l’ostello, finalmente siamoarrivati nel luogo dove dovevamo alloggiaredurante la nostra gita <strong>di</strong> 5 giorni: l’ostello jungend& familiengasteaus in via Josef Preis Alee 18, aSalisburgo.Dobbiamo ammettere che siamo stati moltofortunati perché abbiamo scelto un posto davverobello, completamente accessibile, con pareti coloratee frasi inneggianti l’amicizia in tutte le lingue;per non parlare poi della splen<strong>di</strong>da vista dellafortezza <strong>di</strong> cui potevamo godere e della vicinanza(meno <strong>di</strong> 5 minuti) rispetto al centro storico.Al nostro arrivo ci siamo sistemati nellecamere e subito dopo abbiamo cenato. Forse laprima sera non abbiamo mangiato prelibatezzema l’emozione per l’inizio <strong>di</strong> questa vacanza ci hafatto <strong>di</strong>menticare la pasta scotta con il ragù all’-austriaca!Il mattino seguente ci ha raggiunto Hartur,uno scout <strong>di</strong> Salisburgo amico della nostra volontariaDaria che gentilmente si è offerto <strong>di</strong> accompagnarciper un primo sopralluogo della città.Bisogna ammettere che la nostra guida si era preparatamolto bene per svolgere questo ruolo: tuttii posti dove siamo andati erano infatti accessibilialle carrozzine. Hartur ci ha consentito <strong>di</strong> scoprireluoghi che sicuramente, senza <strong>di</strong> lui, non avremmomai trovato, come la chiesa Francescana, lachiesa preferita dai citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Salisburgo o comele carceri della città, ben nascoste tra due abitazioniprivate e quin<strong>di</strong> praticamente introvabili;ma anche i vicoli della via principale dove un tempovenivano fatte scorrere le acque del fiume Salzachper pulire le strade.Abbiamo visto l’imponente Duomo, unastruttura costruita sulla falsariga della nostraBasilica <strong>di</strong> San Pietro a Roma, dove all’interno sipotevano ammirare splen<strong>di</strong><strong>di</strong> affreschi che decoravanole tre navate e la bellezza <strong>di</strong> ben 5 organifunzionanti.Alcuni <strong>di</strong> noi nel pomeriggio sono andati avisitare la casa natale <strong>di</strong> Mozart che però non èaccessibile alle carrozzine mentre tutti insiemeabbiamo raggiunto l’ingresso della fortezza dove,tramite un ascensore, siamo arrivati al punto <strong>di</strong>partenza della funicolare che porta in cima allamontagna. La vista che si godeva da lassù eradavvero fantastica; si riusciva a vedere ad<strong>di</strong>ritturail corso del fiume fino all’orizzonte, il centrostorico in tutto il suo splendore e le montagne checircondano la città.


41Il terzo giorno ci siamo spostati <strong>di</strong> alcuni km con i nostri mezzi per poter visitare il castello<strong>di</strong> Hellbrunn, la residenza estiva <strong>di</strong> un vescovo un po’ particolare: si era fatto costruire un parcopieno <strong>di</strong> giochi d’acqua, grotte e fontane, oltre a un gigantesco teatro meccanico formato da più <strong>di</strong><strong>20</strong>0 figure in legno che si muovevano solo grazie al movimento dell’acqua.Tutto questo, solo ed unicamente per il suo piacere e per quello dei suoi tanti ospiti che si<strong>di</strong>vertiva a schernire con scherzi d’acqua <strong>di</strong> ogni tipo attivati tramite coman<strong>di</strong> idraulici nascosti.Nel pomeriggio abbiamo visitato lo zoo <strong>di</strong> Salisburgo raggiungibile a pie<strong>di</strong> dal castello <strong>di</strong>Hellbrunn. Sfortunatamente per noi, viste le alte temperature, molti animali, come il leone, l’orsoe il giaguaro, si erano rifugiati nelle loro tane per ripararsi dal sole e noi non siamo riusciti avederli ma siamo stati comunque piacevolmente colpiti da zebre, cinghiali, scimmie, pappagalli eda tanti altri animali che invece, per fortuna, non sono andati a nascondersi!Giovedì poi,in tarda mattinata,siamo usciti a pie<strong>di</strong>dall’ostello per continuarela visitadella città.Prima tappa,i giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Mirabell,un’enorme <strong>di</strong>stesa<strong>di</strong> verde, fioricolorati e fontaneper poi proseguirenel vicino museobarocco parzialmenteaccessibile dovesono conservati ibozzetti del Berninie del Tiepolo, soloper citarne alcuni.Dopo pranzoabbiamo caricato aforza le carrozzine esiamo scesi lungo igra<strong>di</strong>ni che portanoal punto <strong>di</strong> partenza del battello, sul fiume Salzach.Un’esperienza emozionante e in<strong>di</strong>menticabile per alcuni <strong>di</strong> noi che non erano mai saliti suun’imbarcazione del genere prima <strong>di</strong> allora, per non parlare poi della bellezza della visuale dellacittà dal fiume!L’ultima sera alcuni, quelli meno stanchi, sono usciti in centro per non perdersi l’occasione<strong>di</strong> mangiare una bella fetta <strong>di</strong> torta Sacher prima del ritorno a casa previsto per il mattino seguente.Venerdì mattina, con un po’ <strong>di</strong> tristezza, ci siamo incontrati tutti per la colazione e, sistematele valigie nei mezzi, ci siamo <strong>di</strong>retti verso l’autostrada.Prima <strong>di</strong> metterci in viaggio ci siamo fermati all’Europark, il centro commerciale più grande<strong>di</strong> Salisburgo, dove ognuno <strong>di</strong> noi ha speso gli ultimi sol<strong>di</strong> in souvenir e prelibatezze austriache.Per tutti è stata una vacanza in<strong>di</strong>menticabile: la bella compagnia, la magia dei luoghi visitatie l’allegria ci hanno regalato davvero un’esperienza unica.I ragazzi del centro <strong>di</strong>urno


38IL DIARIO DI ANNAVoglio soffermarmi un attimo a raccontarvi come abbiamo vissuto il terremotoche ha colpito tutto il Friuli nel 1976. A maggio io non ero ancora arrivata inComunità, ma a settembre c’ero eccome!A parte il tetto, la Comunità, grazie alle murature <strong>di</strong> una volta, era uscita abbastanzaindenne dalla scossa <strong>di</strong> maggio. Ovviamente non era stato possibile e-vitare l’enorme spavento <strong>di</strong> tutti.Ricordo ancora che verso le 17:30 dell’11 settembre mi trovavo nella stanzadell’attuale caminetto e stavo scrivendo a macchina delle lettere. Improvvisamentesi sentì un fortissimo boato e, prima che me ne rendessi conto, mi trovaifuori, sulla piazzetta con la fontana che oggi è stata soppiantata da molti condomini.Qui intorno a quei tempi infatti c’era praticamente solo aperta campagna.Quin<strong>di</strong> mi ritrovai all’esterno senza neppure aver avuto il tempo <strong>di</strong> capirechi mi ci aveva portato! Mentre ci trovavamo fuori assistemmo impotenti e impauritiad altre scosse che facevano oscillare la Comunità da destra a sinistra,quasi che non sapesse da che parte cadere. Per fortuna tutti erano riusciti afuggire in tempo! Per quella notte e per le altre successive, non fidandoci <strong>di</strong>rientrare (se non per le emergenze e per mangiare), abbiamo ad<strong>di</strong>rittura dormitoin tre dentro al camion che allora si usava per la raccolta della carta.Mettemmo due o tre materassi e qualche coperta; un'altra persona dormì nellacabina e noi, da <strong>di</strong>etro, non capivamo se i movimenti che sentivamo fossero ancorascosse <strong>di</strong> terremoto oppure quelli della persona nel sonno!Quando ci decidemmo a rientrare in Comunità prendemmo in pieno la scossadelle 5 del mattino del 15 settembre, anche se non ci recò danno, alcuno perfortuna! La paura però non fece 90, bensì ad<strong>di</strong>rittura 100! Dal bar vicino arrivavaogni tanto una signora con una bottiglietta <strong>di</strong> cognac per stimolarci e aiutarcia vincere il panico.Poi, grazie a Dio, quei giorni, vissuti tra il drammatico e il comico, terminaronoe fortunatamente, a parte il tetto e alcune crepe, non ci furono grossi danni,


39nemmeno alle persone. Restarono solo dei ricor<strong>di</strong> indelebili. Con l’anno successivo,come ho detto prima, partimmo con la ristrutturazione e con l’ampliamentodell’intero stabile.Nel 1977, infatti, oltre a completare l’ambiente principale in cui si viveva, iniziòanche la demolizione dei box (delle ex-porcilaie che erano state fino a quelmomento a<strong>di</strong>bite a lavanderia, guardaroba e piccolo laboratorio) per recuperarel’area in modo da costruire gli attuali e<strong>di</strong>fici. Questo spazio era stato dato indonazione da parte del Comune alla Comunità ed era quin<strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficabile. Mi ricordoancora che per recuperare i fon<strong>di</strong> necessari alla nuova struttura nascente,tutti si davano da fare, chi lavorando nella rilegatoria appena nata, chi andandoinvece a fare public relations sul territorio. Ognuno in questo modo cercavacosì <strong>di</strong> dare il proprio contributo con le capacità che poteva mettere a <strong>di</strong>sposizionedella Comunità. Io, che avevo problemi <strong>di</strong> vista e <strong>di</strong> manualità, ma cheavevo anche tanta voglia <strong>di</strong> stare tra la gente e <strong>di</strong> comunicare, iniziai ad andaresia nelle parrocchie che nelle scuole (elementari e me<strong>di</strong>e), coinvolgendo bambinie adulti.Un’altra attività <strong>di</strong> cui ci occupavamo per farci conoscere era l’organizzazione <strong>di</strong>lotterie e altro. ancora Ricordo che una volta, in un freddo <strong>di</strong>cembre, nel giro <strong>di</strong>tre giorni avevo recuperato tra i 18 e i 19 milioni <strong>di</strong> lire, che allora era davveroun’enorme cifra! Finché, anche grazie ai contributi e ai finanziamenti dellaRegione e del Comune, venne posata la prima pietra: era il 24 <strong>di</strong>cembre 1981.Nel luglio dell’anno successivo vennero poi inaugurati i primi locali: un piccoloufficio (il predecessore dell’attuale Ufficio H) e il laboratorio. Quest’ultimo iniziòad essere utilizzato dalla piccola cooperativa Arte e Libro e dalla neonata cooperativaLegotecnica, che dava lavoro a <strong>di</strong>sabili con maggior manualità.Quasi contemporaneamente, poi, venne anche avviato un centro <strong>di</strong>urno neglispazi in cui oggi si trovano gli uffici amministrativi. Quella volta il <strong>numero</strong> <strong>di</strong>persone era ancora limitato e ai trasporti provvedevano gli obiettori e i volontaridella Comunità stessa...


PELLEGRINAGGIO A FRAELACCOI membri del Sovrano Militare Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Malta del Friuli VeneziaGiulia sono soliti fare ogni anno, all’inizio del mese <strong>di</strong> ottobre,un pellegrinaggio in regione. Un anno la meta era stata Piano d’Arta,un altro Valvasone, un altro ancora Porzus e, nel <strong>20</strong>07, Ronchis<strong>di</strong> Latisana. Nel <strong>20</strong>08 è stato scelto, come meta del pellegrinaggio,l’istituto <strong>di</strong> Santa Maria dei Colli, che si trova a Fraelacco, nel Comune<strong>di</strong> Tricesimo.Qui, infatti, sono ospitati alcuni ragazzi in <strong>di</strong>fficoltà che hannogià partecipato a qualche pellegrinaggio a Lourdes, effettuato dall’-Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Malta, nel mese <strong>di</strong> maggio. Abbiamo raggiunto Fraelaccoin automobile, evitando l’uso della corriera perché il posto è vicino aU<strong>di</strong>ne. L’istituto sorge in un’antica e bella villa settecentesca, circondatadal verde, che i conti Valentinis fecero e<strong>di</strong>ficare come doteper una figlia che si doveva sposare.La cappella è sita al primo piano, sopra il salone d’ingresso.Qui, dopo le confessioni, è stata celebrata la messa, questavolta in onore <strong>di</strong> Papa Giovanni XXIII° del quale fu detto che, quandooperava in Turchia, aveva salvato tanti bambini ebrei dalla deportazionefacendo per loro carte false.Poi, dopo la foto <strong>di</strong> rito all’esterno della villa, pranzammo inun refettorio stretto e lungo dove ci raggiunse il marchese – capoche, ultimamente, essendo stato colpito da un ictus, non aveva piùpartecipato ai pellegrinaggi. Nonostante ciò lo abbiamo tutti trovatoripreso e in salute, pur dovendosi egli appoggiare a una semplicestampella. Nel primo pomeriggio tornammo in cappella per la recitadel rosario contemplando i misteri della luce con l’ostia del Santissimoesposta sull’altare.Usciti, una suora mi incoraggiò a guardare il futuro con speranzae fiducia. Prima <strong>di</strong> salire in macchina per tornare a casa (eroaccompagnato dall’avvocato che organizza i pellegrinaggi) mi sentivonettamente più sollevato che a inizio giornata, segno che andarein pellegrinaggio fa bene al morale.Anche il tempo era stato clemente, con un timido sole.Arrigo De BiasioUN GIOVEDI DAVVERO MOLTO SPECIALEIl pranzo dei ragazzi del centro <strong>di</strong>urno a San Vito<strong>di</strong> FagagnaIl 17 luglio, con un gruppo del CentroDiurno, sono andato a mangiare presso l’agriturismo“alle Ortensie” <strong>di</strong> San Vito <strong>di</strong> Fagagna.Arrivati, abbiamo fatto un giro lungo laproprietà ed abbiamo visto che c’è un centroippico con cavalli, alcuni anche addestrati per<strong>di</strong>sabili. Alessia mi ha anche fatto una fotocon un cavallo ed alcuni <strong>di</strong> noi gli hanno datodel fieno da mangiare.Intorno alla proprietà vi è un bellissimo parcoche permette delle belle passeggiate all’ariaaperta. Verso le 12:00 siamo entrati nell’agriturismopronti per mangiare: degli squisitiaffettati, delle verdure marinate sott’olio, dellebuone tagliatelle fatte in casa ai formaggiaccompagnate dal pane anch’esso fatto in casae poi del frico con la polenta e patate al burro.Per finire, una buona torta con lo yogurt e lemele accompagnata dal caffè.I proprietari del locale e la camerierasono stati molto ospitali e gentili con noi, tantoche ci hanno dato anche una torta da portarein laboratorio per coloro che non erano venuti.Noi, visto che erano così gentili, gli abbiamoproposto <strong>di</strong> venirci a trovare.Per me è stata una bellissima giornata che miauguro <strong>di</strong> poter ripetere al più presto. Se neavessi la possibilità andrei a lavorare con loroperché mi piace stare in contatto con la natura.Lo trovo molto rilassante. Insomma inveceche mangiarvi una pizza vi consiglio <strong>di</strong> andarein questo agriturismo che merita davvero.Marino ZorzutPARTENZA DA PISA, ARRIVO A DUBLINOReportage <strong>di</strong> un viaggio da ricordare in IrlandaAlla fine <strong>di</strong> luglio sono andata in Irlanda per una settimana. Lo so che è un viaggio abbastanza semplice senon fosse per il fatto che io sono una persona <strong>di</strong>sabile in carrozzina con qualche <strong>di</strong>fficoltà per mangiare, bere e parlare.Eravamo un piccolo gruppo <strong>di</strong> quattro persone: mia nipote, io e due miei amici <strong>di</strong> Firenze. Siamo partiti daPisa con 29 gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> temperatura e arrivati a Dublino ne abbiamo trovati 12.Ovviamente il tempo era nuvoloso e l’Irlanda sarebbe molto bella se non ci fosse così poco sole.Abbiamo passato le prime due notti nella capitale che è una città molto vitale e, anche se piena <strong>di</strong> gente <strong>di</strong> giorno enotte, decisamente tranquilla. Come tutti i popoli nor<strong>di</strong>ci anche gli irlandesi hanno una buona sensibilità versol’handycap e infatti tutti i locali pubblici, persino gli autobus, avevano le pedane estraibili per accedervi. E funzionanti!Da Dublino abbiamo preso la macchina (si noti che si guida a sinistra) e ci siamo <strong>di</strong>retti verso la costa sudoccidentale.Abbiamo passato una notte a Kilarney perché volevamo vederne i laghi che ci avevano detto esseremolto belli. E in effetti lo sono realmente! Poi, oltrepassati il Ring of Kerry e la Dingle Peninsula, ci siamo fermatialle Cliffs of Moher che sono quelle famose scogliere a picco sull’Oceano Atlantico. Abbiamo anche visto la primadelle isole Aran. Molto particolare! Ma il tempo era brutto e il mare agitato. La cosa che maggiormente mi ha affascinatadell’Irlanda è stata la musica tra<strong>di</strong>zionale. Il nostro porto <strong>di</strong> imbarco per le isole era Doolin. Da lì siamotornati a Dublino e dopo tre ore siamo ripiombati nel caldo. La vacanza per ora era finita ma vorrei davvero tornarci.L’Irlanda è troppo bella!Rita Pugnale


ASSOCIAZIONE “SATHYA SAI BABA” DI UDINE.I ragazzi del Centro <strong>di</strong>urno intervistanola referente <strong>di</strong> questa realtà impegnata a <strong>di</strong>ffonderemessaggi <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> amore tra gli uomini.Signora Franca, cos’è precisamente questa associazione?È una realtà spirituale che vuole <strong>di</strong>ffondere nel mondo un messaggio <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> amore tra gli uomini svolgendoattività <strong>di</strong> servizio, <strong>di</strong> cooperazione, <strong>di</strong> collaborazione e <strong>di</strong> aiuto ai più bisognosi e al prossimo.Perché l’associazione si chiama “Sathya Sai”?Perché fa parte <strong>di</strong> un’ Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale fondata da un maestro spirituale che vive in In<strong>di</strong>a dove hacostruito ospedali e scuole gratuite e anche un acquedotto per portare l’acqua potabile nel Sud dell’In<strong>di</strong>a stessa.Sono tanti i membri <strong>di</strong> quest’associazione a U<strong>di</strong>ne?A U<strong>di</strong>ne siamo una quin<strong>di</strong>cina ma ci sono altri 50 centri in tutta Italia e oltre 3000 nel mondo.Come mai con voi ci sono così tanti bambini?Perché i bambini rappresentano il nostro futuro; ecco perché è importante educarli sin da piccoli ai valori u-mani quali la pace, l’amore, la non violenza, la rettitu<strong>di</strong>ne e la verità attraverso il servizio offerto al prossimo.Quanto tempo dura l’appartenenza a questo gruppo?L’adesione è volontaria per cui ognuno è libero <strong>di</strong> farne parte per il tempo che ritiene necessario, senza alcunvincolo.Com’è finanziata questa associazione?Sono i membri stessi che si autofinanziano al fine <strong>di</strong> poter svolgere le attività che decidono <strong>di</strong> intraprendereinsieme.Avete incontrato dal vivo il vostro maestro spirituale?La maggior parte <strong>di</strong> noi sì, e devo <strong>di</strong>re che per tutti l’impatto con lui è stato estremamente positivo poiché abbiamovisto in Sathya Sai Baba una persona concreta e soprattutto bella, non solo a parole ma anche nei fatti.È anziano?Ha poco più <strong>di</strong> ottant’anni (è nato il 23.11.1926) ma ne <strong>di</strong>mostra <strong>di</strong> meno.In che città vive Sai Baba?Vive in un villaggio che si chiama Puttapharti, nel Sud dell’In<strong>di</strong>a.Sai Baba fa riferimento a qualche religione?No. Egli afferma che le forme religiose sono tante ma il principio è comune a tutte e questo principio è quellodell’ AMORE.Sai Baba <strong>di</strong>ce: “ C’è una sola religione, la religione dell’Amore.C’è una sola casta , la casta dell’Umanità.C’è un solo linguaggio, il linguaggio del Cuore.C’è un solo Dio ed è Onnipresente.”Consiglio Centrale Sathya Sai d’ItaliaVia della Pace, 1 – 28040 VARALLO PO<strong>MB</strong>IA (NO)Centro Sathya Sai <strong>di</strong> U<strong>di</strong>neVia Marco Volpe, 456/a – tel. 0432/661503e-mail: centro.sai.u<strong>di</strong>ne@sathyasai.it


44TUTTO ARRIVA A CHI SA ASPETTARE…L’esperienza <strong>di</strong> un ragazzo <strong>di</strong>sabile al concerto dei Wiener Philarmoniker.Qual è la <strong>di</strong>fferenza tra desiderio e sogno? Vi siete mai posti la domanda? Io sì, a volte, ed unarisposta imme<strong>di</strong>ata non l’ho trovata. Certo, quando si desidera fare una cosa la si realizza in un attimomentre i sogni, spesso, sono destinati a restare nel cuore senza possibilità <strong>di</strong> trasformarsi in dati<strong>di</strong> fatto.Per quanto mi riguarda devo <strong>di</strong>re che sogno ad occhi aperti molte cose, ad esempio camminareda solo, ma ciò purtroppo non è possibile a meno che qualcuno dall’alto non faccia qualcosa e allora...Restiamo comunque con i “pie<strong>di</strong> per terra” cercando <strong>di</strong> capire quali potrebbero essere i sogni possibilida realizzare. Basta pensare, ad esempio, ad un ragazzo cui piacerebbe conoscere da vicino il suo cantanteo attore preferito; possiamo anche pensare ad una coppia che magari dopo anni e anni <strong>di</strong> fidanzamentovorrebbe sposarsi ma CHE per vari motivi deve aspettare ancora un po’…Sin da quand’ero bambino ho sempre avuto un sogno nel cassetto, quello <strong>di</strong> poter assistere adun concerto dei Wiener Philharmoniker nella capitale austriaca.Domenica 16 marzo, per festeggiare il mio compleanno, ho invitato a pranzo mio fratello consua moglie. Pochi minuti prima <strong>di</strong> andare a tavola mi è stato chiesto <strong>di</strong> accendere il computer perchéqualcuno doveva vedere un dvd. Inizialmente non avevo fatto molto caso al filmato; avevo solo sentitoun sottofondo musicale a me molto familiare, foto <strong>di</strong> Vienna, del Musikverein, della sala d’oro dellamusica ed ero rimasto incuriosito. Ad un tratto però ho letto sul monitor la data <strong>di</strong> un concerto chesarebbe stato tenuto dall’orchestra viennese ma quando è apparsa la scritta “C’è un posto anche perte” ho fatto un grande salto <strong>di</strong> gioia e sono rimasto senza parole. Non riuscivo a rendermi conto dellacosa. Più <strong>di</strong> una volta ho pensato: “Ma no, dai, su, sto sognando. Non è possibile!”. E invece era tuttovero!Della sorpresa ero talmente entusiasta che avevo iniziato a raccontare tutto ai miei amici e piùne parlavo, maggiore era la felicità: “Ehi, sai che a maggio partirò per Vienna? Non ci credo ancora eil 4 mattina andrò ad ascoltare i Wiener Philharmoniker che eseguiranno la terza sinfonia <strong>di</strong> Mahler.”Finalmente il 2, <strong>di</strong> buon’ora, è arrivato il grande giorno: il tempo <strong>di</strong> prepararmi, aspettare mio fratello,la cognata e partire. Ero al settimo cielo e durante il lungo tragitto non vedevo l’ora <strong>di</strong> essere arrivato.Già, Vienna, una città nella quale ero già stato ma solo per poche ore e che non avevo visto contranquillità.Ed eccomi giunto a destinazione. Una cosa che mi ha colpito è che ci sono tante <strong>di</strong>scoteche dovepoter acquistare <strong>di</strong>schi e video e, soprattutto, sono molto ben fornite. Si trova <strong>di</strong> tutto ed io ho coltol’occasione per comprare cd e dvd che a U<strong>di</strong>ne non è impresa facile trovare.Sono stato a vedere il museo dei filarmonici <strong>di</strong> Vienna, dove ho visto veramente <strong>di</strong> tutto: le bacchetteutilizzate da gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettori, occhiali, penne, documenti scritti <strong>di</strong> compositori… Ho visto anche il vestito<strong>di</strong> Leonard Bernstein che indossava sempre per i suoi concerti e ho constatato che <strong>di</strong> statura nonera tanto alto. Insomma, ho visto davvero <strong>di</strong> tutto e mi sono <strong>di</strong>vertito moltissimo.Ma il momento più atteso da me è stato il giorno del concerto. E’ stata la prima volta che sonoentrato nel Musikverein. Ho pensato: “Vittoria, ce l’ho fatta! Adesso si tratta <strong>di</strong> raggiungere la salad’oro, quella sala che migliaia <strong>di</strong> volte ho visto in televisione!”.Superata la porta d’entrata ho cominciato quin<strong>di</strong> a guardarmi in giro e per rendermi conto <strong>di</strong>ciò che mi stava succedendo ho chiesto a mio fratello <strong>di</strong> darmi un pizzicotto. Era tutto vero!Ecco che il pubblico accoglie con un applauso gli orchestrali che entrano, si siedono; l’oboista dàil “là” per accordare gli strumenti e, dopo <strong>di</strong> ciò, silenzio per l’attesa del maestro. Sì, lo vedo, è lui chesale sul po<strong>di</strong>o, fa l’inchino, si gira verso l’orchestra e dà l’attacco.Ragazzi, che spessore, che suono caldo e che grinta! Un’ora e mezza <strong>di</strong> musica interpretata <strong>di</strong>vinamente,senza un’imperfezione. Sono rimasto stupito dall’interpretazione: bella, corposa e piena <strong>di</strong> e-mozioni.Adesso posso <strong>di</strong>re <strong>di</strong> essere stato nel “tempio della musica”. Vorrei concludere con una frase cheho letto e che mi è rimasta molto impressa: “TUTTO ARRIVA A CHI SA ASPETTARE” ed io, con pazienzaho aspettato, finché...Maurizio Scolari


Tutti i concerti, le attività e le iniziativedalla sede secondaria della Comunità <strong>Piergiorgio</strong> ONLUSPrimo servizio permanente <strong>di</strong>onoterapia aCaneva <strong>di</strong> TolmezzoLa sede carnica della Comunità <strong>Piergiorgio</strong> Onlusavvierà proprio quest’anno un percorso terapeuticobasato sull’impiego degli asini e destinatoalle persone <strong>di</strong>sabili residenti presso lastessa strutturaOrmai è certo. Anche la sede <strong>di</strong> Caneva <strong>di</strong> Tolmezzodella Comunità <strong>Piergiorgio</strong> ONLUS potrà finalmenteavviare nei prossimi mesi il suo primo servizio permanente<strong>di</strong> onoterapia destinato alle persone <strong>di</strong>sabili residentipresso la struttura carnica.La stessa che proprio in questo periodo si sta preparandoper accogliere in pianta stabile due dei 6 asinellida poco acquistati dal Comune <strong>di</strong> Amaro per lo “sfalcioecologico”, ossia al fine <strong>di</strong> tenere sotto controllo le zoneincolte del territorio.“L’inaugurazione ufficiale che decreterà l’inizio <strong>di</strong> questaimportante attività – spiega Giuliana Turrin, psicologapresso la sede <strong>di</strong> Caneva <strong>di</strong> Tolmezzo e specializzatain onoterapia – verrà fatta non appena tutto saràpronto. Al momento infatti siamo impegnati nella costruzionedegli alloggi destinati ai due asinelli che renderannocosì possibile questo significativo percorso destinatoad avere sensibili e benefiche ricadute sull’utenteproprio in virtù <strong>di</strong> alcune caratteristiche specifichedell’asino”.Più piccolo del cavallo e con le orecchie più lunghe,questo simpatico ed amabile quadrupede dal cuore d’orosembra infatti prestarsi perfettamente alla relazionecon car<strong>di</strong>opatici, persone affette da problemi <strong>di</strong> ansiae stress, <strong>di</strong>sturbi della personalità, da problemipsichiatrici e con persone <strong>di</strong>sabili con cui è in grado <strong>di</strong>con<strong>di</strong>videre lo stesso canale comunicativo che è quellosensorio - emozionale.“L’asino è intelligente e coraggioso; paziente e rispettoso;invita a rallentare il ritmo e a cogliere l’occasioneper ascoltare il respiro ed è talmente sensibile ed empaticoda percepire perfettamente gli stati d’animo altrui– precisa ancora la dott.ssa Turrin – Come tutte le attivitàche coinvolgono gli animali anche quelle con l’asinosi basano proprio sulla relazione affettiva che si vienea creare tra lo stesso e l’utente, legame che va poi a<strong>di</strong>nfluire sull’intero senso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidualità del soggetto eche risulta particolarmente in<strong>di</strong>cato nei <strong>di</strong>sturbi cheprevedono anche una componente aggressiva”.Il coro “Tita Copetti” <strong>di</strong>Tolmezzo ha compiuto25 anniI festeggiamenti a Caneva <strong>di</strong> Tolmezzoper celebrare questoimportante compleannoE’ stato un delizioso rinfresco organizzato nel mese <strong>di</strong>settembre presso la Comunità <strong>Piergiorgio</strong> a Caneva <strong>di</strong>Tolmezzo a chiudere nel migliore dei mo<strong>di</strong> un’intensagiornata già ricca <strong>di</strong> eventi e <strong>di</strong> sorprese. Sabato 6 settembreinfatti il celebre Coro Carnico “Tita Copetti”ha deciso <strong>di</strong> festeggiare con tutti i suoi amici il venticinquesimoanno <strong>di</strong> attività.“Un traguardo invi<strong>di</strong>abile – hanno sottolineato gli elementidello stesso Coro – raggiunto grazie alla tenaciae all’impegno del Direttore, dei Coristi attuali nonché<strong>di</strong> quelli che ci hanno preceduto, delle utorità, degliEnti pubblici e privati”.Concerto aCaneva <strong>di</strong> TolmezzoLa Banda <strong>di</strong> Venzone ha ripropostoinsettembre il suo ricco repertoriopresso il Centro don Onelio(Comunità <strong>Piergiorgio</strong>)Si è esibita davanti ad una platea davveronutrita e soprattutto entusiastariproponendo un ricco repertorio capace<strong>di</strong> spaziare agilmente all’interno <strong>di</strong> tuttii generi più interessanti e go<strong>di</strong>bili. LaBanda <strong>di</strong> Venzone, costituita da unatrentina <strong>di</strong> elementi accompagnati perl’occasione da oltre <strong>20</strong> splen<strong>di</strong>de majorettes,ha così infiammato il pubblicopresso il Centro don Onelio a Caneva <strong>di</strong>Tolmezzo in occasione <strong>di</strong> un grandeconcerto tenutosi domenica 7 settembrealle ore 17.


Redazione:oltre@piergiorgio.orgComunità <strong>Piergiorgio</strong> ONLUSPiazza Libia 1 - 33100 U<strong>di</strong>neTel.0432/40<strong>20</strong>36http://www.piergiorgio.orgmail:cpg@piergiorgio.orgUfficio HPiazza Libia 1 - 33100 U<strong>di</strong>neTel:0432/403431mail: ufficioh@piergiorgio.orgCentro Don OnelioVia VerzegnisFrazione Caneva - TolmezzoTel: 0433/2525Direttore:Sandro Dal MolinDirettore responsabile:Carolina LaperchiaVice <strong>di</strong>rettore:Barbara PorcellaSegretario:Greta RodaroRedattori:Laura Cadò, Arrigo De Biasio, Anna DeMichiel, Sabrina Floreani, Maurizio Scolari,Paolo Cernettig, Rita Pugnale.Hanno collaborato:Elsa Bettella, Enrico Pin, Stefano Scarafile,Marino Zorzut, i ragazzi del centro<strong>di</strong>urno.Per i <strong>di</strong>segni:Giuseppe Venuti.Stampa:Arti Grafiche Friulane, Imoco s.p.a. (UD)V. IV Novembre 72 - 33010 TavagnaccoIl <strong>di</strong>rettore responsabileIl vice<strong>di</strong>rettoreIl <strong>di</strong>rettoreLa segretariaAutorizzazione del tribunale <strong>di</strong> U<strong>di</strong>nen.17/04 del 11/05/04“<strong>Oltre</strong>” viene inviato gratuitamente.Chiunque non desiderasse più riceverlopuò comunicarlo all’Ufficio H della Comunità<strong>Piergiorgio</strong> O.N.L.U.S, P.zza Libia 1.33100 U<strong>di</strong>ne.Tel 0432/403431;Fax 0432/541676;Mail: ufficioh@piergiorgio.org.;oltre@piergiorgio.org.I dati personali dei destinatari della presenterivista sono trattati nel rispetto della D.Lgs.196 del <strong>20</strong>03.I redattori


“RARAMENTE”… LO ZELTEN E’ SERVITOI nostri piccoli suggerimenti per confezionare il dolcenataliziotipico della regione Trentino Alto A<strong>di</strong>geLa preparazione <strong>di</strong> questo dolce è “eccezionale”, come <strong>di</strong>ce lo stesso nome tradotto in italiano,proprio perché avviene soltanto a Natale.Gli ingre<strong>di</strong>enti cambiano da valle a valle, ecco perché ad ogginon esiste ancora una ricetta canonica.48Prendete un tipico “pane <strong>di</strong> frutta” a base <strong>di</strong> farina, uova, burro, zucchero,lievito e noci, fichi secchi, mandorle, pinoli e infine uva sultanina.Scegliete quin<strong>di</strong> una qualsiasi forma da conferire all'impasto; e chela stessa sia a cuore, ovale oppure rettangolare non ha nessuna importanzaperché ciò che conta è unicamente la vostra fantasia. Otterretealla fine un dolce davvero squisito, tipico del Trentino Alto A<strong>di</strong>ge, e lacui “eccezionalità” è sottolineata anzitutto dal nome. Si chiama infatti “Zelten”,termine <strong>di</strong> origine tedesca, e vuol <strong>di</strong>re “raramente” proprio perché questa prelibatezzasi confeziona soltanto a Natale. In passato veniva consumato da tutti imembri della famiglia (che dovevano aver prima collaborato alla sua preparazione)solo ed esclusivamente al rientro dalla messa <strong>di</strong> mezzanotte in segno <strong>di</strong> ringraziamento.Abbiamo voluto recuperare la ricetta per proporvela nella speranza che anche ivostri familiari partecipino attivamente alla sua preparazione durante le festivitànatalizie.INGREDIENTI:600 gr <strong>di</strong> farina; 100 gr <strong>di</strong> burro; 400 gr <strong>di</strong> fichi secchi tagliati a pezzettini e messinel rhum a macerare; 100 gr <strong>di</strong> uva sultanina; 100 gr <strong>di</strong> arancia e cedro can<strong>di</strong>ti;100 gr <strong>di</strong> noci sgusciate; 50 gr <strong>di</strong> pinoli; 50 gr <strong>di</strong> mandorle spellate; due uova;due cucchiai ben colmi <strong>di</strong> zucchero; 30 gr <strong>di</strong> lievito <strong>di</strong> birra; latte e sale.Mettete la farina a fontana in una scodella; sbriciolatevi il lievito e bagnatelo con il latte tiepido;coprite con lo zucchero e fate lievitare. Dopo circa mezz'ora unite il burro precedentementesciolto in poco latte insieme al sale, alle uova e a tutti gli altri ingre<strong>di</strong>enti, escluse lenoci e le mandorle. Amalgamate bene il tutto e maneggiate finché la pasta risulterà liscia;ungete una lamiera oppure una tortiera con il burro e stendetevi la pasta dello spessore <strong>di</strong>circa un centimetro; guarnite con le mandorle e con le noci che dovranno essere leggermentepremute sulla superficie. Fate lievitare in un luogo caldo e poi cuocete a forno me<strong>di</strong>o. Quandolo Zelten sarà colorito, ma non troppo, spennellatelo con del vino rosso nel quale sia statoprecedentemente bollito un bel po' <strong>di</strong> zucchero. Lasciare quin<strong>di</strong> ancora in forno per qualcheminuto e infine servite a tavola.


A te…A te che ti sei commosso leggendo le nostre pagine;A te che hai sorriso davanti alle nostre foto;A te che hai sfogliato il giornale <strong>di</strong>strattamente;A te che hai letto gli articoli con avida curiosita’;A te che hai buttato sbadatamente il giornale insieme ai volantini pubblicitari;A te che davanti alla copertina hai esclamato:“Lo leggo dopo, ora non ho tempo”e quel tempo non l’hai piu’ trovato;A te che vedendo le immagini hai pensato“Non posso guardarle” e lo hai richiuso.A te che ti sei perso nei colori dei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Beppe;A te che ti sei sentito <strong>di</strong>verso nelle <strong>di</strong>versita’;A te che ti sei sentito normale eppure proprio per questo <strong>di</strong>verso;A te che hai pensato “Fortuna che non e’ successo a me”;A te che hai giu<strong>di</strong>cato affermando“Io l’avrei scritto <strong>di</strong>versamente… l’avrei fatto <strong>di</strong>versamente”;A te che non hai nemmeno strappato via il cellophan;A te che sei corso da chi ti stava accanto <strong>di</strong>cendo “Hai letto ? E’ incre<strong>di</strong>bile”;A te che hai riconosciuto nelle firme qualcuno che conosci <strong>di</strong> persona;A te che hai dovuto prendere una lente perche’ i caratteri erano troppo piccoli;A te che te lo sei fatto leggere;A te che tuo figlio l’ha scarabocchiato.A te che ti sei in<strong>di</strong>gnato per alcune notizie ma non hai fatto nulla;A te che ti sei in<strong>di</strong>gnato per le stesse notizie e subito hai cercato <strong>di</strong> cambiare le cose;A te che hai compreso gli sforzi e l’impegno che stanno <strong>di</strong>etro a questo lavoro.A te che pensi “… tanto per fare un giornale che ci vuole…?” ;A te che ti sei riconosciuto nel nostro motto:“ Gli ingenui non sapevano che l’impresa era impossibile...dunque la fecero”.A tutti VoiNoi auguriamoUNO SPLENDIDO NATALEED UN FELICE ANNO NUOVO

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