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Austropotamobius pallipes fulcisianus - Regione Umbria ...

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BIOLOGIA ED ECOLOGIA<br />

La specie è comune nei querceti, più rara su altre latifoglie; l'adulto si nutre di foglie, frutti e<br />

linfa. Vola attivamente nelle ore crepuscolari.<br />

Vola nelle sere calde (crepuscolare), attorno agli alberi di quercia con volo pesante e<br />

ronzio, attratto dagli essudati della pianta. Durante il giorno sta nascosto nei tronchi cavi o<br />

dentro le gallerie larvali; è evidenziabile la sua presenza perché lascia sporgere fuori le<br />

lunghissime antenne. Dopo l'accoppiamento, che avviene tra giugno e agosto, la femmina<br />

depone le uova fra le screpolature della corteccia delle grosse querce<br />

La larva, che si nutre di legno, ha forma leggermente conica, rigonfia nella parte anteriore,<br />

un po' appiattita, di colore bianco sporco o gialliccio e zampe piccole, poco evidenti. Essa,<br />

appena nata dall'uovo, incomincia a scavare negli strati corticali delle gallerie a sezione<br />

ellittica; diventata più grossa lascia la corteccia per penetrare dentro il legno. La larva,<br />

giunta a maturazione nell'autunno del 3° o 4° anno, si porta di nuovo verso gli strati<br />

corticali e prepara nella corteccia un foro ellittico che permetterà poi l'uscita dell'insetto<br />

perfetto. L'impupamento si verifica già nell'autunno, ma lo sfarfallamento dell'insetto<br />

generalmente si verifica nella primavera o nell'estate successive. In regioni a clima mite<br />

l'insetto sfarfalla già nell'autunno, ma sverna entro la cella.<br />

Specie termofila: sceglie il lato dell’albero esposto a sud, dove la temperatura è<br />

considerevolmente più alta che nel lato esposto a nord (almeno 10-20 °C di differenza)<br />

generalmente preferisce le parti basse del tronco (inferiori a 2 m), purché sufficientemente<br />

illuminate.<br />

Piante ospiti: quercia. Boschi con associazione quercia-corniolo; occasionalmente olmo,<br />

frassino, noce, carrubo.<br />

Non è chiaro se questa specie presenti simbiosi con funghi o lieviti per la degradazione del<br />

legno e per ottenere sostanze azotate. Le larve utilizzano soprattutto emicellulosa, amido,<br />

saccarosio.<br />

Danni: il cerambice attacca alberi maturi anche se ancora vegeti e robusti. In genere<br />

preferisce le piante isolate anche dei viali e dei parchi. Le gallerie sono sia longitudinali<br />

che trasversali e formano spesso una fitta rete. Questa attività finisce per minare in modo<br />

lento e progressivo la vitalità dell’albero, che, indebolito, finisce per rompersi sotto l’azione<br />

del vento e della neve. Tale attività è coadiuvata da funghi xilovori secondari (carie e<br />

cancri) e formiche che nidificano nelle gallerie del cerambice e demoliscono nuove parti di<br />

legno. Oltre che fisiologici, i danni sono anche tecnologici ed economici (legno di interesse<br />

commerciale).<br />

Negli ambienti forestali in condizioni ecologiche normali, i cerambicidi svolgono un’attività<br />

nel complesso utile perché contribuiscono ad accelerare la decomposizione di parti di<br />

piante, contribuendo al ritmo di rinnovamento della materia organica non più utilizzabile<br />

dai produttori primari (la fauna saproxilica svolge un importante ruolo ecologico). Tuttavia,<br />

se l’assetto funzionale della foresta viene alterato (fattori di alterazione: piante tagliate e<br />

non tempestivamente scortecciate o trattate, schianti eccessivi da sovraccarico di neve,<br />

deperimenti vari dovuti anche a piantagioni in biotopi inadatti o secondo criteri innaturali)<br />

l’equilibrio si sposta a favore degli xilofagi e la proliferazione della fauna saproxilica<br />

determina l’attacco anche di piante in buono stato di salute.<br />

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