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La stimolazione cognitiva per il benessere della persona ... - Saluter

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Ci troviamo nella situazione, un po’ paradossale, in cui uno degli interlocutori, l’o<strong>per</strong>atore, devesempre esplicitare molto chiaramente le sue intenzioni, senza essere certo di ciò che l’altro abbiainteso, mentre la <strong>per</strong>sona ammalata si attende, implicitamente, che i propri bisogni vengano semprecompresi e soddisfatti anche quando non è in grado di esprimerli.Quando lavoriamo con una <strong>per</strong>sona affetta da demenza, quando parliamo con lei, la alimentiamo, cioccupiamo dell’igiene, o la coinvolgiamo in una attività, dobbiamo stare bene attenti ad interrogarcisu che cosa questa <strong>per</strong>sona possa <strong>per</strong>cepire, comprendere e pensare delle nostre sollecitazioni.Purtroppo le migliori intenzioni posso naufragare nel più clamoroso insuccesso quando non teniamoadeguatamente conto dello sguardo dell’altro.Cosa provereste voi se uno sconosciuto vi si avvicinasse e con decisione vi conducesse verso unavoragine a<strong>per</strong>ta, un buco profondo di cui non vedete la fine, un oggetto misterioso che potrebberisucchiarvi? Probab<strong>il</strong>mente ne sareste terrorizzati. Ma, pensateci bene, non potrebbe essere questal’es<strong>per</strong>ienza di un malato di Alzheimer che viene accompagnato al bagno?Ora pensate di concentrarvi <strong>per</strong> un quarto d’ora <strong>per</strong> riuscire ad abbottonare con cura la vostracamicia e quando credete, tutti soddisfatti, di esserci riusciti arrivi un vostro famigliare sbuffando.Avete messo la camicia sopra <strong>il</strong> maglione ed è abbottonata storta. Bisogna assolutamentericominciare. Siete proprio degli incapaci!Immaginate di vedere ombre che si aggirano <strong>per</strong> casa, vi sembra ci sia qualcuno ma non ne sietecerti, poi un’immagine sembra più nitida, una figura si aggira nel vostro salotto, sicuramente unladro, qualcuno che potrebbe aggredirvi <strong>per</strong> svaligiare la vostra casa. Siete spaventati, vi si gela <strong>il</strong>sangue, non sapete che fare. Gridate, qualcuno vi sentirà! Arriva vostro figlio tutto congestionatoche vi dice:“Basta mamma, non c’è nessuno in casa, devi stare tranqu<strong>il</strong>la!” e se ne va….,lasciandovi in compagnia di questa presenza inquietante.<strong>La</strong> comunicazione fra o<strong>per</strong>atore o famigliare ed ammalato si trasforma frequentemente in unasofferta parodia, in cui ciascuno degli interlocutori parla da solo in uno spazio inaccessib<strong>il</strong>eall’altro. Due <strong>per</strong>sone parlano ma ciascuna delle due capisce cose diverse ed interpreta le intenzionidell’altro attraverso le proprie lenti, senza che si realizzi alcuno spazio di sovrapposizione, dicondivisione e di contatto.Ecco la parola giusta. Perché una qualsiasi comunicazione possa essere veicolata bisogna cercare unpunto di contatto. Non esistono regole certe, infallib<strong>il</strong>i ed univoche <strong>per</strong> assicurarsi di trovare questospazio accessib<strong>il</strong>e. E’ solo la sensib<strong>il</strong>ità allenata dell’o<strong>per</strong>atore es<strong>per</strong>to che consente l’accordo, lasintonizzazione emotiva sulla nota giusta. Tuttavia alcuni accorgimenti possono esserci ut<strong>il</strong>i.Ut<strong>il</strong>i accorgimenti nella comunicazione con la <strong>per</strong>sonaaffetta da demenza• Innanzi tutto è ut<strong>il</strong>e parlare alla <strong>per</strong>sona ammalata ponendosi di fronte a lei, non lateralmente,in modo da assicurarsi <strong>il</strong> contatto visivo.48

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