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La stimolazione cognitiva per il benessere della persona ... - Saluter

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• Ut<strong>il</strong>izziamo un tono di voce adeguato, non troppo stridulo ed acuto poiché gli anziani<strong>per</strong>cepiscono male i toni alti.• Se la <strong>per</strong>sona a cui ci rivolgiamo sembra abbastanza tranqu<strong>il</strong>la accompagniamo le parole alcontatto fisico, lievi toccamenti delle mani e degli avambracci saranno sufficienti <strong>per</strong> aiutarloa mantenere su di noi l’attenzione.• Se invece la <strong>per</strong>sona ci appare irritab<strong>il</strong>e o alterata evitiamo una eccessiva vicinanza ed <strong>il</strong>contatto che potrebbe essere interpretato come una violenza o una intrusione.• Manteniamo un eloquio lento, caratterizzato da frasi brevi, chiare e dirette. Evitiamo i giri diparole e non precorriamo i tempi parlandogli di cose che dovremmo fare in seguito• Accompagniamo le parole al gesto, alla mimica ed eventualmente mostriamo fisicamente alla<strong>per</strong>sona ciò che le stiamo proponendo. Ad esempio, chiedendogli di sedersi lo facciamo anchenoi e tocchiamo la sedia su cui dovrebbe posizionarsi.• Attendiamo. Dobbiamo avere la pazienza di aspettare una risposta a lungo. I tempi mentali<strong>della</strong> <strong>per</strong>sona ammalata sono molto rallentati ed un s<strong>il</strong>enzio potrebbe sottendere non l’assenzadi comprensione ma l’elaborazione faticosa di una risposta.• Il tono ed <strong>il</strong> ritmo <strong>della</strong> nostra voce comunica le nostre intenzioni ed i nostri stati d’animo.Prestiamo attenzione poiché su questo aspetto le <strong>per</strong>sone malate sono molto più <strong>per</strong>spicaci diquanto possiamo immaginare.• Anche con la <strong>per</strong>sona più gravemente deteriorata partiamo sempre dal presupposto chepotrebbe capire, anche parzialmente, ciò che le stiamo dicendo, esprimiamoci sempre con <strong>il</strong>massimo rispetto <strong>della</strong> sua sensib<strong>il</strong>ità senza fare affermazioni che potrebbero arrecarletristezza, um<strong>il</strong>iazione o vergogna.Questi sono, <strong>per</strong> così dire, i consigli formali. Ma la comunicazione non finisce qui, anzi, proprio quicomincia. Una volta che siamo riusciti ad assicurarci, almeno temporaneamente, un canale liberodovremmo preoccuparci del contenuto. Oltre le cosiddette comunicazioni di servizio, che ci servono<strong>per</strong> assicurarci quel minimo di collaborazione nella realizzazione delle normali attività di vitaquotidiana, è possib<strong>il</strong>e conversare con la <strong>per</strong>sona ammalata? E’ possib<strong>il</strong>e uscire dalle comunicazionio<strong>per</strong>ative <strong>per</strong> interagire a livello umano in modo da scambiarsi e condividere pensieri, emozioni,ricordi? Certamente questo è possib<strong>il</strong>e! L’ammalato, <strong>per</strong> quanto grave, è una <strong>per</strong>sona dotata di tuttequelle reazioni naturali ai fatti <strong>della</strong> vita come la paura, la rabbia, la preoccupazione, l’<strong>il</strong>arità, lanostalgia, l’insofferenza, <strong>il</strong> desiderio di tenerezza. Per quanto diffic<strong>il</strong>i da cogliere e, più o menoprofondamente alterati, nella mente <strong>della</strong> <strong>per</strong>sona ammalata passano dei pensieri, delle convinzioni,delle attribuzioni di significato, spesso non condivisib<strong>il</strong>i, ma frequentemente comprensib<strong>il</strong>i.49

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