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Emendamenti, maxi-emendamenti e questione di fiducia nelle ...

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squilibri che sarebbero rinvenibili, appunto, nella forma <strong>di</strong> governo o nel sistema politicoistituzionale94 .Le finalità e la sede della presente analisi suggeriscono <strong>di</strong> soffermarsi unicamente sullagenesi – come si vedrà assai risalente – e sulle evoluzioni più recenti dell’istituto in esame,evitando perciò una ricostruzione delle tappe interme<strong>di</strong>e (che pure sarebbero <strong>di</strong> estremointeresse, ma che non sembrano fornire elementi tali da alterare i principali caratteri evolutiviqui in<strong>di</strong>viduati).La prassi della <strong>questione</strong> <strong>di</strong> <strong>fiducia</strong> sui <strong>maxi</strong><strong>emendamenti</strong> ha origine in un quadroistituzionale ben <strong>di</strong>fferente da quello attuale. Si è nel corso della prima legislatura repubblicana(1948-1953): una legislatura nella quale la riadozione, alla Camera, del regolamento vigente nel1922, subito prima dell’avvento del fascismo, e la stesura <strong>di</strong> un regolamento del Senato nuovo,ma da quello non troppo <strong>di</strong>stante nella sua filosofia ispiratrice, delineavano un governo privo <strong>di</strong>ogni strumento istituzionale per controllare e guidare l’attività parlamentare 95 . Certo, esisteva, inquesto arco temporale, una leadership politica forte, quella <strong>di</strong> De Gasperi, che, specie nellaprima parte della legislatura, è stata in grado <strong>di</strong> affermarsi, seppure talvolta con non poca fatica,nei confronti delle forze che compongono la sua maggioranza 96 .Tuttavia, specie nella seconda parte della legislatura, nella quale si è registrato un“intasamento” <strong>di</strong> numerose iniziative legislative particolarmente care al presidente del consiglioe al(la maggioranza del) suo partito 97 , emerge la necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre, almeno come extrema94 Cfr., ad esempio, la già ricordata relazione del Presidente Pera, ad avviso del quale l’uso congiunto dei<strong>maxi</strong><strong>emendamenti</strong> e della <strong>questione</strong> <strong>di</strong> <strong>fiducia</strong> rappresenterebbe “un surrogato, con notevoli appesantimenti procedurali,<strong>di</strong> altri strumenti, ad esempio il ‘voto bloccato’, che si trovano in or<strong>di</strong>namenti europei a tutela delle prerogative delGoverno”.95 Sono infatti destinate a rimanere pressoché completamente inascoltate quelle proposte <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica dei regolamentiparlamentari, avanzate nel <strong>di</strong>battito parlamentare o in dottrina, volte a superare quell’estrema <strong>di</strong>ffidenza che le cameresembrano mostrare nei confronti della “ingerenza necessariamente sempre maggiore che il governo esercita nei lavoriparlamentari” e <strong>di</strong>rette a co<strong>di</strong>ficare perciò, sul modello inglese, l’attribuzione in via or<strong>di</strong>naria <strong>di</strong> un ruolo del governocome “comitato <strong>di</strong>rettivo” della propria maggioranza parlamentare, ruolo che “gli appartiene in un regime parlamentare<strong>di</strong> partiti”: in questi termini si esprime L. Elia, Il Governo come comitato <strong>di</strong>rettivo del Parlamento, in Civitas, n. 4,aprile 1951, p. 3 s., spec. 4 s. In particolare, Elia critica il mancato riconoscimento <strong>di</strong> un ruolo al Governo nelladefinizione dell’or<strong>di</strong>ne dei lavori e auspica “almeno un avviamento alla piena efficienza degli organi legislativi”, al fine<strong>di</strong> consolidare il regime democratico in Italia. Egli, inoltre, non si nasconde che “ciò comporta, soprattutto per ilPresidente del Consiglio, la responsabilità <strong>di</strong> stabilire, ma non alla giornata, una priorità a termine piuttosto lungo tra i<strong>di</strong>segni più importanti sottoposti alle Camere, <strong>di</strong> prendere accor<strong>di</strong> continui con gli organi <strong>di</strong>rettivi delle Camere stesse econ quelli dei gruppi parlamentari <strong>di</strong> maggioranza per concordare le fasi del calendario legislativo, assegnando, sia purecon la debita elasticità, una scadenza alla <strong>di</strong>scussione dei vari <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> legge”.96 Cfr. G. Sabbatucci, Rappresentanza e partiti, in La prima legislatura repubblicana. Continuità e <strong>di</strong>scontinuitànell'azione delle istituzioni, vol. I, a cura <strong>di</strong> U. De Siervo, S. Guerrieri e A. Varsori, Carocci, Roma, 2004, p. 223 s.,spec. 227 s., il quale osserva che De Gasperi, “anche nel momento aureo del centrismo, è costretto a un’operaincessante <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione interpartitica” e “deve impegnarsi sia sul fronte dei rapporti con gli alleati minori che, presisingolarmente, non sono in grado <strong>di</strong> mettere in crisi la maggioranza (come avverrà invece nella seconda legislatura), mapossono creare e creano, al governo, non pochi problemi; sia su quello degli equilibri fra maggioranza e opposizioni”.97 Sull’“intasamento” che si verifica nella fase finale della I legislatura cfr. ampiamente P. Craveri, Sindacato eistituzioni nel dopoguerra, Il mulino, Bologna, 1977, spec. p. 426 s., il quale lo pone in relazione, oltre che con le<strong>di</strong>namiche interne alla DC – particolarmente vivaci a partire dal gennaio-febbraio 1951 –, con “i problemi <strong>di</strong>29

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