ASPETTI PROCESSISTICImantenere uniforme nel tempo la composizione delle cateneprodotte, ma anche <strong>di</strong> mantenere elevata la produttività del processo.La sua realizzazione richiede però maggiori conoscenzesulla cinetica della <strong>polimerizzazione</strong>, e in particolare sullarelazione <strong>di</strong> Mayo e Lewis che determina la composizionemonomerica necessaria per realizzare una desiderata composizioneistantanea della catena polimerica. La procedura richiedequin<strong>di</strong> <strong>di</strong> porre nel reattore una certa quantità iniziale <strong>di</strong>monomeri avente tale composizione e alimentare poi una correntedegli stessi in modo da mantenerla costante durante l’interoprocesso. In definitiva tale portata viene valutata in mododa alimentare la quantità necessaria a riequilibrare lo sbilanciamento<strong>di</strong> composizione dovuto alla <strong>di</strong>versa reattività deimonomeri. Attraverso opportuni bilanci materiali si ottiene laseguente relazione:[72] N Q k RN N Q k RNB( − *A pA A) =A( − *B pB B)dove Q Ae Q Bsono le portate molari dei due monomeri chedevono essere alimentate, N Ae N Bsono le moli dei due monomeripresenti all’interno del reattore a un certo istante e i terminicoinvolgenti le costanti pseudocinetiche <strong>di</strong> propagazionek* pAe k* pBrappresentano le moli dei due monomeri consumatedalle reazioni <strong>di</strong> propagazione per unità <strong>di</strong> tempo.Poiché l’equazione [72] rappresenta un legame tra le dueportate <strong>di</strong> alimentazione dei monomeri, rimane a questo punto<strong>di</strong>sponibile ancora un grado <strong>di</strong> libertà per l’ottimizzazione delprocesso. Questo può essere saturato per esempio richiedendoche il processo abbia la massima produttività, cioè la massimaquantità <strong>di</strong> polimero prodotto nell’unità <strong>di</strong> tempo. È possibile<strong>di</strong>mostrare che questo obiettivo viene raggiunto semplicementeintroducendo il monomero meno reattivo interamente all’iniziodella reazione e alimentando quin<strong>di</strong> durante il processosolo il monomero più reattivo in modo da sod<strong>di</strong>sfare la con<strong>di</strong>zione[72], dove la portata del monomero meno reattivo vieneposta uguale a zero.In questo caso insieme alla produttività aumenta la velocità<strong>di</strong> produzione del calore, e pertanto il reattore deve essereequipaggiato in modo opportuno per consentirne lo smaltimentoed evitare pericolosi fenomeni <strong>di</strong> aumento incontrollatoo runaway della temperatura.Un’ultima osservazione riguarda l’applicazione pratica dellarelazione [72]. Questa richiede infatti che a ogni istante duranteil processo siano noti tutti i termini che in essa compaiono.Ciò comporta, essendo coinvolti parametri cinetici, una buonaconoscenza della cinetica della reazione <strong>di</strong> <strong>polimerizzazione</strong>,ma anche <strong>di</strong> variabili <strong>di</strong> processo, quali per esempio le quantitàdei due monomeri presenti nel reattore. È pertanto richiestal’utilizzazione in linea e in situ <strong>di</strong> opportuni sensori che consentanoun monitoraggio affidabile <strong>di</strong> tali variabili. I sensoripiù spesso adottati a questo scopo sono basati sul bilancio termicodel reattore o su misure <strong>di</strong> altre grandezze in<strong>di</strong>rettamentecollegate alla conversione, come la densità o la velocità <strong>di</strong>propagazione <strong>di</strong> ultrasuoni. È evidente che l’applicazione <strong>di</strong>questa metodo<strong>di</strong>ca operativa richiede uno sforzo maggiore delprocesso controllato dall’alimentazione, che deve dunque esserericompensato dalla aumentata produttività del reattore.6.4.6 Caratteristiche operativeLe reazioni <strong>di</strong> <strong>polimerizzazione</strong> ra<strong>di</strong>calica possono essere condotteutilizzando processi con <strong>di</strong>verse caratteristiche operative.Uno dei problemi più rilevanti si riferisce alla rimozionedel calore generato dalle reazioni <strong>di</strong> <strong>polimerizzazione</strong>. Questesono infatti reazioni fortemente esotermiche, paragonabili inquesto senso alle reazioni <strong>di</strong> combustione, e al crescere dellaconversione la miscela <strong>di</strong> reazione tende ad aumentare <strong>di</strong> viscosità,con conseguente rallentamento dei processi <strong>di</strong> trasportotermico. Questa situazione rende <strong>di</strong>fficile il controllo dellatemperatura del reattore causando indesiderate <strong>di</strong>suniformitànel prodotto finale o ad<strong>di</strong>rittura processi <strong>di</strong> aumento incontrollatodella temperatura con conseguenze che possono essererilevanti anche sotto il profilo della sicurezza. In questi casiinfatti la temperatura aumenta in modo autoaccelerato in conseguenzadel fatto che un aumento <strong>di</strong> temperatura produce,attraverso una maggiore velocità <strong>di</strong> <strong>polimerizzazione</strong>, unaumento della velocità <strong>di</strong> produzione del calore, che a suavolta causa un ulteriore aumento <strong>di</strong> temperatura e così via. Aciò si aggiunga che al procedere della reazione la rimozionedel calore può essere rallentata dall’aumento <strong>di</strong> viscosità dellamiscela reagente, rendendo la temperatura del reattore ancorameno controllabile.I processi <strong>di</strong> <strong>polimerizzazione</strong> si classificano in generalecome omogenei o eterogenei con riferimento alla miscela reagente.Questa si mantiene omogenea nei processi <strong>di</strong> <strong>polimerizzazione</strong>in massa e in soluzione. Nel primo caso vengonointrodotti nel reattore esclusivamente il monomero e l’iniziatore.Si ottiene dunque un prodotto a elevata purezza, particolarmenteapprezzabile in varie applicazioni. Il problema stanello smaltimento del calore <strong>di</strong> reazione, particolarmente <strong>di</strong>fficilequando, con l’aumentare della conversione, la viscositàdel sistema aumenta. Questi processi vengono comunque adottatiper esempio nella produzione in continuo <strong>di</strong> vari tipi <strong>di</strong>gomme, evitando <strong>di</strong> raggiungere nel reattore con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> conversionecompleta e procedendo alla devolatilizzazione delmonomero che non ha reagito in opportune unità <strong>di</strong> separazione.Un altro esempio è la produzione <strong>di</strong> cere, basate su oligomeridello stirene, che viene condotta a temperature moltoelevate con viscosità simili a quelle dei liqui<strong>di</strong>.Per evitare l’aumento <strong>di</strong> viscosità della miscela reagente èpossibile utilizzare la <strong>polimerizzazione</strong> in soluzione. Questarichiede l’impiego <strong>di</strong> un solvente che <strong>di</strong>sciolga sia il monomerosia il polimero, in modo da mantenere omogenea la <strong>polimerizzazione</strong>per l’intero processo. Oltre alla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> identificareun tale solvente, che sia sod<strong>di</strong>sfacente in termini economicie normativi, questi processi richiedono elevati volumiper far circolare importanti quantità <strong>di</strong> solvente, il che non contribuiscealla loro produttività.I processi eterogenei, in sospensione e in emulsione, sibasano sull’idea <strong>di</strong> fare avvenire la <strong>polimerizzazione</strong> in piccoleparticelle <strong>di</strong>sperse in una matrice acquosa. Le particellesono caratterizzate da un elevatissimo rapporto superficie/volumeche consente un rapi<strong>di</strong>ssimo trasporto del calore <strong>di</strong> reazionedal loro interno alla massa acquosa, da cui il calore vienepoi facilmente rimosso me<strong>di</strong>ante elementi <strong>di</strong> raffreddamentotra<strong>di</strong>zionali, poiché la viscosità della fase continua si mantieneovviamente assai modesta. Il risultato è una <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong>particelle <strong>di</strong> polimero in acqua che richiede opportuni processi<strong>di</strong> coagulazione ed essiccamento da condursi a valle del reattore.Questi processi vengono realizzati partendo da una <strong>di</strong>spersione<strong>di</strong> gocce <strong>di</strong> monomero in acqua, stabilizzate con meccanismi<strong>di</strong> tipo ionico o sterico da opportuni emulsionanti.All’interno <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>spersioni viene quin<strong>di</strong> introdotto l’iniziatore,che può essere solubile nella fase monomerica <strong>di</strong>spersao in quella acquosa, dando luogo rispettivamente al processo<strong>di</strong> <strong>polimerizzazione</strong> in sospensione o in emulsione.384 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
PROCESSI DI POLIMERIZZAZIONENel primo caso le gocce <strong>di</strong> monomero e <strong>di</strong> iniziatore si comportanocome dei piccoli reattori segregati, ben controllati termicamente,all’interno dei quali avviene una normale reazione<strong>di</strong> <strong>polimerizzazione</strong> in massa. In questo caso si ottiene una<strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> particelle <strong>di</strong> polimero finale che è molto similea quella iniziale <strong>di</strong> gocce <strong>di</strong> monomero, con <strong>di</strong>mensioni me<strong>di</strong>edell’or<strong>di</strong>ne dei 100–1.000 mm. Il comportamento cinetico è pertantoanalogo a quello dei processi <strong>di</strong> <strong>polimerizzazione</strong> omogenea,per i quali valgono le relazioni e le considerazioni svolteprecedentemente. Diversa è la situazione della <strong>polimerizzazione</strong>in emulsione. In questo caso i ra<strong>di</strong>cali prodotti in faseacquosa devono nucleare le particelle <strong>di</strong> polimero che poi cresconodurante il processo. Conseguentemente la <strong>di</strong>spersionefinale <strong>di</strong> particelle <strong>di</strong> polimero è assai <strong>di</strong>versa da quella iniziale<strong>di</strong> gocce <strong>di</strong> monomero, con <strong>di</strong>mensioni me<strong>di</strong>e che sono inferiori<strong>di</strong> tre o quattro or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> grandezza, cioè sono dell’or<strong>di</strong>ne<strong>di</strong> 100 nm. In particelle così piccole le reazioni <strong>di</strong> terminazionebimolecolare <strong>di</strong>ventano rapi<strong>di</strong>ssime, tanto da consentire allimite la presenza <strong>di</strong> non più <strong>di</strong> una catena ra<strong>di</strong>calica per particella.Ciò dà luogo al fenomeno della segregazione dei ra<strong>di</strong>cali,che rende la cinetica della <strong>polimerizzazione</strong> in emulsione ele caratteristiche del polimero finale completamente <strong>di</strong>verse daquelle dei precedenti processi, come <strong>di</strong>scusso <strong>di</strong> seguito.6.4.7 Cinetica della <strong>polimerizzazione</strong>in emulsioneIl meccanismo cinetico alla base della <strong>polimerizzazione</strong> inemulsione è stato identificato da W.V. Smith e R.H. Ewart esuccessivamente approfon<strong>di</strong>to e descritto in termini matematicida <strong>di</strong>versi ricercatori. Il processo viene <strong>di</strong>viso in tre fasifondamentali. Nella prima, detta <strong>di</strong> nucleazione, vengono formatele particelle <strong>di</strong> polimero. Esistono due tipi <strong>di</strong> nucleazionepossibili. La nucleazione micellare avviene quando l’emulsionanteè inizialmente presente nella miscela reagente inconcentrazione superiore alla sua concentrazione critica micellare.In questo caso nel sistema sono presenti delle micelle <strong>di</strong>emulsionante <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni assai ridotte, tipicamente dell’or<strong>di</strong>ne<strong>di</strong> alcuni nanometri. Rispetto alle gocce <strong>di</strong> monomero,dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> almeno 100 mm, queste hanno dunque un rapportosuperficie/volume superiore <strong>di</strong> almeno quattro or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>grandezza. Conseguentemente, nonostante il monomero siapresente in quantità assai superiore rispetto all’emulsionantenella miscela <strong>di</strong> reazione, la superficie totale delle micelle è <strong>di</strong>almeno due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> grandezza superiore a quella delle gocce<strong>di</strong> monomero. Ciò giustifica il fatto che la maggior parte deira<strong>di</strong>cali prodotti nella soluzione acquosa <strong>di</strong>ffonde nelle micelle,dove inizia la <strong>polimerizzazione</strong> utilizzando le molecole <strong>di</strong>monomero solubilizzate all’interno delle micelle, che da questomomento costituiscono particelle <strong>di</strong> polimero. Un meccanismoalternativo, che è dominante per esempio nelle polimerizzazionicondotte in assenza <strong>di</strong> emulsionante, è il meccanismo<strong>di</strong> nucleazione omogenea. In questo caso sono le stessemolecole <strong>di</strong> polimero prodotte in acqua che si aggregano a formaremicelle eventualmente stabilizzate dall’emulsionante presente.È da notare che, avendo spesso i prodotti <strong>di</strong> decomposizionedell’iniziatore natura ionica o comunque idrofila, lestesse catene polimeriche possono comportarsi come molecole<strong>di</strong> emulsionante.In questo processo, il numero <strong>di</strong> particelle N pcresce neltempo secondo una legge che deriva dal sovrapporsi <strong>di</strong> <strong>di</strong>versiprocessi chimico-fisici. Per esempio, nel caso <strong>di</strong> nucleazionemicellare a mano a mano che nuove particelle vengono nucleate,queste cominciano a crescere e per mantenersi stabili adsorbonosulla loro superficie le molecole <strong>di</strong> emulsionante presentiin acqua. Ciò causa la <strong>di</strong>ssoluzione delle micelle presentiper mantenere la concentrazione <strong>di</strong> emulsionante in soluzioneuguale alla concentrazione critica micellare e conseguentementeil rallentamento della velocità <strong>di</strong> nucleazione. Quest’ultimatermina quando tutte le micelle vengono consumateo per <strong>di</strong>ssoluzione o perché trasformate in particelle polimeriche.Un’analisi matematica semplificata <strong>di</strong> questi processiporta a una <strong>di</strong>pendenza del numero <strong>di</strong> particelle finale dalleconcentrazioni iniziali <strong>di</strong> emulsionante e iniziatore che non èlineare, caratterizzata da un esponente pari a 0,6 per il primoe 0,5 per il secondo.Al termine della nucleazione, la concentrazione <strong>di</strong> emulsionantein acqua E wscende al <strong>di</strong> sotto della concentrazionecritica micellare (c.m.c.) e da questo momento le particelle increscita non possono più adsorbire quantità significative <strong>di</strong>emulsionante dalla fase acquosa. Ciò può rendere le stessemeno stabili dal punto <strong>di</strong> vista colloidale e portare a fenomeni<strong>di</strong> coagulazione parziale. Attraverso la formazione <strong>di</strong> aggregatipiù grossi la superficie da stabilizzare infatti si riduce edunque i problemi <strong>di</strong> stabilità si riducono. Per evitare coagulazionie mantenere la <strong>di</strong>spersione stabile, è opportuno aggiungereemulsionante durante la reazione. Una buona regola inquesto senso è l’introduzione <strong>di</strong> emulsionante in modo proporzionalealla crescita della superficie totale delle particelle.È opportuno notare che aggiunte eccessive potrebbero portarealla formazione <strong>di</strong> nuove micelle e quin<strong>di</strong> alla produzione<strong>di</strong> una nuova generazione <strong>di</strong> particelle; si potrebbe cosìavere una <strong>di</strong>spersione finale con <strong>di</strong>stribuzione bimodale, ocomunque molto ampia, delle <strong>di</strong>mensioni delle particelle polimeriche.In questo contesto è opportuno notare che in alcune applicazioniè desiderabile produrre <strong>di</strong>spersioni con <strong>di</strong>stribuzionimonomodali e molto strette delle <strong>di</strong>mensioni delle particelle.Ciò può essere ottenuto rendendo la fase <strong>di</strong> nucleazione moltobreve rispetto alla durata del processo, in modo che tutte leparticelle abbiano sostanzialmente lo stesso tempo a <strong>di</strong>sposizioneper crescere. Secondo la trattazione <strong>di</strong> Smith ed Ewart,in presenza <strong>di</strong> nucleazione micellare la durata del periodo <strong>di</strong>nucleazione è proporzionale alla potenza 0,6 della concentrazioneiniziale <strong>di</strong> emulsionante e inversamente proporzionalealla stessa potenza della concentrazione iniziale <strong>di</strong> iniziatore.Prima <strong>di</strong> procedere alla descrizione delle successive duefasi del processo <strong>di</strong> <strong>polimerizzazione</strong> in emulsione è opportunoconsiderare il fenomeno della segregazione dei ra<strong>di</strong>cali inparticella che, come in<strong>di</strong>cato precedentemente, ne rappresental’elemento <strong>di</strong>stintivo. Nel seguito è riportata una descrizionesemplificata <strong>di</strong> questo processo (per una <strong>di</strong>scussione piùdettagliata, v. cap. 8.1).Si consideri una particella <strong>di</strong> polimero che non contengainizialmente alcun ra<strong>di</strong>cale e all’interno della quale dunque nonavviene alcuna reazione. Si in<strong>di</strong>chi con t el’intervallo <strong>di</strong> tempome<strong>di</strong>o necessario affinché un ra<strong>di</strong>cale proveniente dalla soluzioneacquosa entri in una particella. Come illustrato in fig. 9,dopo un tempo t ela particella riceve un ra<strong>di</strong>cale, che essendosolo può dare luogo unicamente a reazioni <strong>di</strong> propagazione (sitrascurano al momento le reazioni <strong>di</strong> trasferimento), fino a che,dopo un nuovo intervallo t e, entra nella particella un secondora<strong>di</strong>cale. A questo punto i due ra<strong>di</strong>cali oltre che alla propagazionepossono dare luogo a una terminazione bimolecolare,il cui tempo caratteristico sia t t. Ne segue che i due ra<strong>di</strong>caliVOLUME V / STRUMENTI385