<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong>Petrella Gui<strong>di</strong><strong>La</strong> torre <strong>di</strong> Petrella Gui<strong>di</strong><strong>La</strong> lettura <strong>di</strong> Dantea S. Agata FeltriaGennaio/Febbraio 2008L’agglomerato rurale fortificato,che nei tempi moderni ha ass<strong>un</strong>tola denom<strong>in</strong>azione <strong>di</strong> PetrellaGui<strong>di</strong>, nel me<strong>di</strong>oevo aveva <strong>il</strong> più appropriatonome <strong>di</strong> Petrella dei Tiberti: nel1289, <strong>in</strong>fatti, troviamo ricordato Timideusde Petrella Tibertorum.<strong>La</strong> località si trova sull’acclivio destrodel fiume Marecchia, quasi <strong>di</strong>rimpetto aPennab<strong>il</strong>li.<strong>La</strong> prima notizia cha abbiamo è del1125: <strong>il</strong> «castellum quod vocatur Petrella»risulta fra le pert<strong>in</strong>enze <strong>di</strong> Pietro Vescovo<strong>di</strong> Montefeltro.Nel XIII secolo la com<strong>un</strong>ità rurale eraretta da <strong>un</strong>a cospicua consorteria nob<strong>il</strong>iare.Il personaggio più noto è Guidodella Petrella, <strong>il</strong> quale fece parlare <strong>di</strong> séle cronache dell’epoca, perché nel 1297derubò <strong>un</strong> conte della Savoia che si recava<strong>in</strong> pellegr<strong>in</strong>aggio. Nel XIV secolo i figli<strong>di</strong> Guido, N<strong>in</strong>o e Francesco, tenneroper l<strong>un</strong>go tempo anche la fortezza <strong>di</strong> SanLeo. Nel 1329, Petrella risulta <strong>in</strong>feudatada Ludovico <strong>il</strong> Bavaro a Nerio, figlio <strong>di</strong>Uguccione della Faggiola, ed era ancora<strong>in</strong> suo possesso nel 1353, al tempo dellapace <strong>di</strong> Sarzana.Due anni dopo, Guido della Petrellaandò a Gubbio a lamentarsi col LegatoPontificio, perché – essendo guelfo – iconti <strong>di</strong> Urb<strong>in</strong>o, Francesco della Faggiolae gli altri ghibell<strong>in</strong>i, lo avevano cacciatodalle sue terre. Il Card. Albornoznon dovette tardare a recuperare <strong>il</strong> castellodella Petrella: <strong>in</strong>fatti, nella descrizionedella Massa Trabaria anche questoè <strong>in</strong>cluso tra i territori del Rettorato <strong>di</strong>Sant’Agata. Nel 1362 lo stesso Albornoz<strong>in</strong>timò al conte Bisaccione Oliva <strong>di</strong>Piagnano <strong>di</strong> restituire Petrella al Rettore<strong>di</strong> Massa Tra baria, ma ancora nel 1406apparteneva agli Oliva.Nel 1410 fu possesso per pochi anni <strong>di</strong>Paolo Correr, nipote <strong>di</strong> papa GregorioXII e nel 1415 passò <strong>in</strong> vicariato ai Malatesta.Narra <strong>un</strong> cronista: «1458, 26 apr<strong>il</strong>e: Ave(ebbe) la gente del conte Jacomo (Picc<strong>in</strong><strong>in</strong>o)la Petrella, misela a saccomanno,àrsela». Dopo la sconfitta <strong>di</strong> SigismondoMalatesta, anche questo borgo tornò d<strong>in</strong>uovo ai conti <strong>di</strong> Piagnano.L’impianto del castello prevedeva due <strong>di</strong>st<strong>in</strong>te<strong>di</strong>fese: <strong>un</strong> primo girone costituitoda <strong>un</strong> terrapieno poligonale irregolare,ed <strong>un</strong>a seconda cerchia muraria articolataattorno al mastio. Di questa fortezza<strong>in</strong>terna resta la porta d’accesso, vig<strong>il</strong>atadalla massiccia torre.Attualmente questa è senza copertura.Le pietre squadrate del portale, comeal solito, sono state scard<strong>in</strong>ate per essereut<strong>il</strong>izzate <strong>di</strong>versamente. L’arco dellaporta è a tutto sesto e fa pensare ad <strong>un</strong>acostruzione d’epoca romanica. <strong>La</strong> confermaviene anche da due f<strong>in</strong>estre: l’<strong>un</strong>acieca con <strong>un</strong> monolito a sguancio percent<strong>in</strong>a; l’altra ancora semichiusa, con<strong>un</strong> monoblocco arcuato a tutto sesto.Gli spigoli esterni della torre sono <strong>in</strong>conci <strong>di</strong> arenaria ben squadrati. Le pietredelle pareti sono <strong>in</strong>vece <strong>di</strong> piccolo taglio,talora appena sbozzate e gettate <strong>in</strong>f<strong>il</strong>ari irregolari.Si tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong>a tipologia <strong>di</strong> muraturache ricorre <strong>in</strong> altri manufatti, secondo<strong>un</strong>a concezione <strong>di</strong>fensiva corrente.SchedaTorre <strong>di</strong> Petrella Gui<strong>di</strong>, m. 578 s.l.m. -Com<strong>un</strong>e <strong>di</strong> Sant’Agata Feltria – pianta:quadrata, lato m. 13 – sv<strong>il</strong>uppo parallelepipedo– altezza m. 15/12.Tratto da “Le torri del Montefeltro edella Massa Trabaria”<strong>di</strong> Francesco Vittorio Lombar<strong>di</strong>”Br<strong>un</strong>o Ghigi E<strong>di</strong>tore – 1981Recentemente la torre <strong>di</strong> Petrella è statarestaurata con i fon<strong>di</strong> stanziati dalla Com<strong>un</strong>itàMontana Alta Valmarecchia e dalCom<strong>un</strong>e <strong>di</strong> Sant’Agata Feltria.Il settimanale Panorama <strong>in</strong> <strong>un</strong> articolo <strong>di</strong> Sandra Petrignani pubblicato l’1settembre 1995, de<strong>di</strong>cato alla passione <strong>di</strong> Vittorio Gassman per DanteAlighieri, <strong>in</strong>tervista <strong>il</strong> regista Sergio Rub<strong>in</strong>i. Rub<strong>in</strong>i oltre che essere amico<strong>di</strong> Gassman era stato <strong>in</strong>caricato dalla Rai nel 1992 <strong>di</strong> girare le riprese dellaLectura Dantis, così risponde alla giornalista: “Ci trovavamo <strong>in</strong> <strong>un</strong> paes<strong>in</strong>o delMontefeltro, Sant’Agata Feltria, <strong>in</strong> <strong>un</strong> bar a gozzovigliare come ci capitava ognitanto. Sapendo cosa stavamo cercando quelli del luogo hanno aperto sotto laneve <strong>un</strong> Teatro del ‘700 che chissà da quanto tempo era chiuso e <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>izzato.Fu <strong>un</strong>’emozione gran<strong>di</strong>ssima, era <strong>un</strong> posto <strong>in</strong>cantato. Fu lì che girammo buonaparte dell’Inferno”.Stemma della famigliaMaffei <strong>di</strong> S. Agata Feltria
Gennaio/Febbraio 2008Il 10 novembre si è tenuta nel Teatro<strong>di</strong> S. Agata Feltria, <strong>un</strong> Convegnosui m<strong>il</strong>le anni <strong>di</strong> storia della ChiesaCollegiata. Riportiamo <strong>di</strong> seguito alc<strong>un</strong>econsiderazioni tratte dalla relazione <strong>di</strong>Franco Dall’Ara, e con l’occasione <strong>in</strong>formiamoi lettori che Franco sta ultimando,<strong>in</strong> questi giorni, <strong>un</strong>a ricerca sulla storia <strong>di</strong>S. Agata, che sarà pubblicata nel 2008.I SolonatiRisalire alle orig<strong>in</strong>i della Chiesa è stato,per me, cercare l’orig<strong>in</strong>e stessa delluogo che oggi si chiama Sant’AgataFeltria, paese e uom<strong>in</strong>i che lo abitano.Non possiamo, <strong>in</strong>fatti, pensare che all’improvviso<strong>in</strong> <strong>un</strong> certo luogo, troviamo<strong>un</strong> monumento, <strong>un</strong> segno,nel nostro caso <strong>il</strong> monumento-chiesa,come qualcosa chesorge nel deserto. Quel segno,piccolo all’orig<strong>in</strong>e, le cui ra<strong>di</strong>cispesso si perdono nel buiodei tempi, <strong>in</strong> realtà è solo <strong>un</strong>momento <strong>di</strong> passaggio da…a…, da <strong>un</strong> <strong>in</strong>def<strong>in</strong>ito prima a<strong>un</strong> più evidente poi.Parlare delle orig<strong>in</strong>i, vuol <strong>di</strong>recercare i documenti che le testimon<strong>in</strong>o.Ma più an<strong>di</strong>amoa ritroso nel tempo e menotroviamo documenti certi.Eppure qualche segnale resta,per esempio nelle tra<strong>di</strong>zioni.I nomi dei luoghi ci possonoessere <strong>di</strong> aiuto. Non sononato a Sant’Agata, poco ci hovissuto. <strong>La</strong> mia conoscenza <strong>di</strong>Sant’Agata, viene molto dalle biblioteche,dalla scuola.Gli storici locali, dai più antichi, premettonoalle vicende storiche due nomi:Ercole e Fanante.Vorrei chiarire quanto già ho scritto sullapresenza romana e prima ancora <strong>di</strong>popoli umbri nel territorio:Il Solonate, è <strong>un</strong> popolo <strong>di</strong> pastori umbriche non hanno, app<strong>un</strong>to perché pastori,<strong>un</strong>a città, ma solo <strong>un</strong> luogo dove si<strong>in</strong>contrano per i commerci e gli scambi,luogo che f<strong>un</strong>ge anche da centro religioso.Ed è d’uso com<strong>un</strong>e nei p<strong>un</strong>ti d’<strong>in</strong>controerigere <strong>un</strong>’e<strong>di</strong>cola ad Ercole, protettore delcommercio-scambio. Anche a Roma l’aramassima, a lui de<strong>di</strong>cata, si trova nel ForoBoario, come e<strong>di</strong>cole e templi vengonoSTORIAM<strong>il</strong>le anni <strong>di</strong> storiaeretti l<strong>un</strong>go le vie delle transumanze.È normale che <strong>in</strong> <strong>un</strong>a zona <strong>di</strong> pastori(l’Umbria montana, ricca <strong>di</strong> latte <strong>di</strong> cuici parlano Marziale e S<strong>il</strong>io Italico), nelp<strong>un</strong>to più riconoscib<strong>il</strong>e dagli sparsi e scarsiuom<strong>in</strong>i del tempo, sul Monte (che noioggi conosciamo come Mont’Ercole) ci siaprima <strong>un</strong>’ara, <strong>un</strong>’e<strong>di</strong>cola e poi <strong>un</strong> fanumal protettore dell’<strong>in</strong>contro (la fratellanza<strong>di</strong> cui ci parlano le Tavole <strong>di</strong> Gubbio) deipopoli contigui Solonate e Sars<strong>in</strong>ate. Ciòsi può ricavare dal nome che prendono itorrenti (fananti, acque del fanum) chenascono dal Mont’Ercole.Esiste <strong>un</strong> nome altrettanto significativonella geografia locale, <strong>di</strong>ffuso <strong>in</strong> <strong>un</strong>vasto territorio del Montefeltro e dellaBolla <strong>di</strong> Papa Bonifacio VIII - Pergamena conservata a S. Agata FeltriaRomagna: AUSA/Ausi.è importante questa voce. Ausa significafiume, acqua profonda. è <strong>un</strong> vocaboloche viene da lontano, da <strong>un</strong> etimo precedenteUmbri, Etruschi e Romani.Qui, <strong>in</strong> Ausa, l’antica strada, qui l’anticaposta, l’Ospizio <strong>di</strong> Pietro Andazzi.Qui si fermò forse <strong>il</strong> popolo che primoabitò questa contrada?È certo che <strong>di</strong> qui passava la strada pr<strong>in</strong>cipaledel territorio santagatese, che nonè quella tortuosa attuale. <strong>La</strong> Chiesa delSoccorso le volge <strong>in</strong>fatti la schiena. (…)F.D.<strong>La</strong> Musica a S. Agata FeltriaIn Sant’Agata è fiorente <strong>un</strong>a antica tra<strong>di</strong>zionemusicale, che ha già espresso<strong>La</strong> <strong>Rocca</strong>compositori e maestri <strong>di</strong> cappella, comesi <strong>di</strong>ceva allora, <strong>in</strong> parte grazie alla sensib<strong>il</strong>itàed al mecenatismo dei Fregoso.In <strong>un</strong>a sua opera, Angelo Berar<strong>di</strong> pubblica<strong>un</strong> anagramma, la cui riga centrale(Sedulus dat aperte artes cantus hac <strong>in</strong> Terraegregia base) ci conferma che “tiene”scuola <strong>di</strong> teoria musicale ad <strong>un</strong>a classe<strong>di</strong> scolari nella Terra <strong>di</strong> Sant’Agata. Leultime due righe <strong>di</strong>cono: “<strong>in</strong> questa terrapalesa del canto le rare arti con eccellentefondamento <strong>il</strong> solerte Angelo”, cioè Berar<strong>di</strong>dà lezioni delle arti del canto. L’annoè <strong>il</strong> 1669.Ma la vera musica non si faceva - comepotremmo pensare - <strong>in</strong> Teatro.Il vero Teatro, pubblico, <strong>un</strong>iversale, popolare,è la Chiesa. Tantoè vero che Angelo Marianiper <strong>il</strong> 4 e 5 settembre del1842, organizza le gran<strong>di</strong>rappresentazioni musical<strong>in</strong>ella Chiesa Collegiata, e<strong>il</strong> programma, en passant,fa presente che “<strong>il</strong> primogiorno festivo avrà f<strong>in</strong>e”,accanto a globi aerostaticie fuochi artificiali, con<strong>un</strong>a “Accademia istrumentalee vocale che si terrà nelpubblico Teatro”.E per l’occasione, nellaChiesa Collegiata troviamodocumentata, per glieleganti addobbi, la firma<strong>di</strong> “quel valente artista cheegli è <strong>il</strong> signor RomualdoLiverani Faent<strong>in</strong>o”.Lo spettacolo musicale si faceva <strong>in</strong>Chiesa, e <strong>di</strong> ciò abbiamo molte notizie,con nomi <strong>di</strong> musicisti santagatesi chehanno <strong>in</strong>iziato la loro attività nel paesenatio, poi chiamati a posti <strong>di</strong> chiarafama non solo <strong>in</strong> Italia, e <strong>di</strong>versi tornatia Sant’Agata negli ultimi anni dellaloro vita. Angelo Berar<strong>di</strong> è <strong>il</strong> più <strong>in</strong>signe.Conosciamo Giovanni V<strong>in</strong>cenzo Sarti.Abbiamo poi Federigo Fregoso, amico e<strong>di</strong>scepolo pred<strong>il</strong>etto <strong>di</strong> Berar<strong>di</strong>.E prima <strong>di</strong> loro si ha notizia <strong>di</strong> fra Tommasoda Sant’Agata, frate francescano <strong>di</strong>stretta osservanza. E ancora, i vari Casotti:Giambattista, Giuseppe; e poi i CasottiTosi Giuseppe, Agost<strong>in</strong>o con i figli Pomp<strong>il</strong>ioe F<strong>il</strong>ippo. Pomp<strong>il</strong>io è <strong>il</strong> più famoso.F.D.