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A Beautiful way to interface

Dispense del corso in Progettazione dei sistemi espositivi virtuali. Bienni in Light Design, Digital Video, Muesologia e museografia. Accademia di Belle Arti di Macerata. A.A. 2015/2016

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processo, non resta che sedersi e fidarsi dei banchieri o di chiunque altro stia lavorando per<br />

fabbricare la realtà del futuro. Il software e i sistemi operativi che vengono creati oggi sono lo<br />

scenario in cui gli esseri umani interagiranno e faranno affari domani.<br />

Sapremo almeno come funzionano? Ci ricorderemo che non sono oggetti “naturali” ma che<br />

vengono progettati da persone? È una faccenda mol<strong>to</strong> importante. Non è come saper aggiustare<br />

un’au<strong>to</strong>mobile; è piut<strong>to</strong>s<strong>to</strong> paragonabile al saper guidare un’au<strong>to</strong>mobile, o a guardare fuori dal<br />

finestrino. Se non sai niente di programmazione, allora sei sedu<strong>to</strong> nel retro della macchina e devi<br />

confidare nel fat<strong>to</strong> che chi guida ti porti dove veramente vuoi andare. E vis<strong>to</strong> chi sta alla guida<br />

dell’au<strong>to</strong>mobile oggi, io non penso che le cose stiano così.<br />

Cosa ti ha spin<strong>to</strong> a scrivere questi “dieci comandamenti”? E perché proprio dieci?<br />

Ho scel<strong>to</strong> il numero dieci perché abbiamo dieci dita. E dieci cifre. Volevo che le persone si<br />

ricordassero cosa significa davvero “digitale”: essere produttivi, usare le proprie dita, essere a<br />

misura d’uomo, e non far parte di una tecnologia di trasmissione di massa. Gli stessi<br />

comandamenti sono un po’ arbitrari, lo ammet<strong>to</strong>, e avrei sicuramente potu<strong>to</strong> scriverne altri, ma<br />

quelli che ho scel<strong>to</strong> sono in grado di “coprire” l’intero panorama. Mi piacciono in particolare quelli<br />

controintuitivi. Li ho scritti perché penso che stiamo attraversando un momen<strong>to</strong> di cambiamen<strong>to</strong><br />

mol<strong>to</strong> radicale, come quando l’umanità è passata dalla cultura orale a quella scritta. Allora<br />

avevamo i Dieci Comandamenti originali, ed erano uno strumen<strong>to</strong> per far fronte a tutti i<br />

cambiamenti che la nuova cultura ci avrebbe<br />

porta<strong>to</strong>: le leggi, i contratti, l’astrazione, il concet<strong>to</strong> di terri<strong>to</strong>rio… Essere in grado di scrivere ha<br />

cambia<strong>to</strong> tut<strong>to</strong>. Essere in grado di programmare è lo stesso per noi oggi. Ma mentre la scrittura ha<br />

trasforma<strong>to</strong> la parola di Dio in tes<strong>to</strong> sot<strong>to</strong> forma di comandamenti, la programmazione trasforma<br />

le parole delle persone in azioni. È per ques<strong>to</strong> che dobbiamo scrivere i nostri stessi comandamenti<br />

questa volta.<br />

Si consiglia la lettura dell’intervista integrale da Artribune.com<br />

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