Hermann Hesse, Il lupo della steppa. Titolo dell ... - Altrestorie.net
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vecchia spiritualità nel campo del giuoco e <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione<br />
personale. Con ciò si accorda benissimo il confronto di se stessi col<br />
valore riconosciuto".<br />
1944-1962: Nel 1946 <strong>Hesse</strong> fu insignito del premio Goethe e, nello<br />
stesso anno, del premio Nobel. Nel 1955 ebbe il premio <strong><strong>dell</strong>a</strong> pace<br />
assegnato dall'associazione dei librai tedeschi. Non si recò né in<br />
Svezia né a Francoforte. A ritirare il premio <strong><strong>dell</strong>a</strong> pace andò la<br />
moglie che, alla presenza del presidente Heuss, lesse nella<br />
Paulskirche di Francoforte un messaggio del poeta. Se i due premi del<br />
1946 gli spettavano per la sua stupenda attività letteraria, il terzo<br />
non poteva essere assegnato a uno scrittore più degno di lui. I suoi<br />
scritti erano stati una costante invocazione alla pace e alla<br />
fratellanza tra gli uomini. "Se guerra ci sarà per molto tempo<br />
ancora, forse per sempre, il superamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> guerra rimarrà il<br />
nostro fine più nobile e l'ultima conseguenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> civiltà<br />
cristiano-occidentale." E in un momento pericoloso <strong><strong>dell</strong>a</strong> storia<br />
recente scriveva: "Io credo che le guerre mondiali si possono<br />
evitare, ma non con gli armamenti e accumulando mezzi di distruzione,<br />
bensì mediante la ragione e la tolleranza".<br />
<strong>Il</strong> giuoco <strong>dell</strong>e perle di vetro fu l'ultima opera di <strong>Hesse</strong>. Continuò<br />
a scrivere, ma in maniera frammentaria, a raccogliere in volume<br />
lettere e prose, a curare edizioni <strong>dell</strong>e sue opere. E quando lo<br />
scrivere lo affaticava, si limitava a far stampare opuscoli e fogli<br />
isolati che mandava ad amici e conoscenti in cambio o in risposta a<br />
messaggi e auguri che gli arrivavano da tutte le parti del mondo.<br />
<strong>Hermann</strong> <strong>Hesse</strong> morì a Montagnola il 9 agosto 1962, a 85 anni.<br />
Antologia di giudizi<br />
Le opinioni e i personaggi nei suoi racconti, l'atmosfera del<br />
paesaggio, l'espressione del sentimento nelle sue poesie e<br />
considerazioni, tutto questo è una diretta continuazione del<br />
patrimonio spirituale e letterario tedesco. Tutto ciò si inserisce in<br />
modo organico nella schiera dei nostri grandi narratori, sorti dopo<br />
la fine del secolo XVIII. Mentre negli ultimi decenni la letteratura<br />
tedesca, anche nei più celebri rappresentanti, si è andata sempre più<br />
intellettualizzando, <strong>Hesse</strong> ha le radici nella tradizione poetica<br />
<strong>dell</strong>'anima tedesca. Questa è, nonostante gli intimi dissidi e il suo<br />
scetticismo, l'origine schietta e naturale <strong>dell</strong>e sue creazioni. <strong>Il</strong><br />
cuore, non l'intelletto, è il motore, è la forza <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua<br />
produzione.(<strong>Hermann</strong> Kasack, "Rhein-Neckar-Zeitung", 28, VI, 1947)<br />
<strong>Hermann</strong> <strong>Hesse</strong> ha servito lo spirito in quanto, da quel narratore<br />
che è, ha parlato del contrasto tra lo spirito e la vita e del<br />
conflitto tra lo spirito e se stesso. Ma appunto con ciò ha reso più<br />
percettibile la via, piena di ostacoli, che può condurre a una nuova<br />
totalità e unità. E da quell'uomo che è, da quell'homo humanus che è,<br />
ha reso l'uguale servizio propugnando, in tutte le buone occasioni,<br />
la totalità e l'unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> natura umana.(Martin Buber, "Neue<br />
deutsche Hefte", agosto 1957)<br />
Quello che si cercò di definire come il suo "pensiero", si<br />
esaurisce in una irresolubile problematica del corpo e <strong>dell</strong>'anima, o<br />
più esattamente di un dolce e forte istinto naturale e di un puro<br />
spirito introspettivo solipsistico per più d'un verso molto<br />
orgoglioso, orgoglioso se non altro <strong><strong>dell</strong>a</strong> propria purezza. Robusto e<br />
sano, avrebbe voluto essere contadino, come lo sono o ridiventano<br />
Peter Camenzind ed altri eroi dei suoi primi romanzi; negli anni<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> maturità e <strong><strong>dell</strong>a</strong> vecchiaia si votò sempre più decisamente alle<br />
opere <strong><strong>dell</strong>a</strong> terra; intanto però una rigida educazione religiosa gli<br />
imponeva fin dall'infanzia un culto ascetico <strong>dell</strong>o spirito che lo<br />
metteva in contrasto col suo intimo naturale e con una non<br />
sradicabile venerazione <strong>dell</strong>e forze <strong><strong>dell</strong>a</strong> natura.<br />
Assai difficile gli fu il distacco dal suolo tedesco; il legame con