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Hermann Hesse, Il lupo della steppa. Titolo dell ... - Altrestorie.net

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avuto buone idee, mai fatto cosa grata a sé o agli altri. Solo<br />

durante il pomeriggio si scaldava lentamente e diventava vivo,<br />

soltanto verso sera, nelle giornate buone, diventava fecondo, attivo<br />

e persino ardente e lieto. Per questo aveva tanto bisogno di<br />

solitudine e d'indipendenza. Nessuno ha mai avuto un bisogno più<br />

profondo e più appassionato di essere indipendente. Da giovane,<br />

quando era ancora povero e faceva fatica a guadagnarsi il pane,<br />

preferiva soffrir la fame e andar intorno stracciato pur di salvare<br />

un brano <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua indipendenza. Non si è mai venduto per denaro o<br />

benessere, non si è mai dato alle donne o ai potenti, e mille volte<br />

ha buttato via e rifiutato quello che secondo tutti sarebbe stato il<br />

suo bene e il suo vantaggio, pur di conservare in compenso la<br />

libertà. Nessun'idea gli era più odiosa e ripugnante che quella di<br />

avere un impiego, osservare un orario, obbedire agli altri. Odiava<br />

gli uffici e le cancellerie come la morte, e la cosa più orrenda che<br />

gli potesse capitare in sogno era la prigionia in una caserma. A<br />

tutte queste sciagure seppe sottrarsi, spesso anche con grandi<br />

sacrifici. In ciò consistevano la sua forza e la sua virtù, qui era<br />

inflessibile e incorruttibile e il suo carattere era saldo e<br />

rettilineo. Ma con questa virtù erano anche strettamente collegate le<br />

sue sofferenze e la sua sorte. Capitò a lui ciò che capita a tutti:<br />

quel che cercava con ostinazione per l'intimo bisogno <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua<br />

natura egli lo raggiunse, ma più di quanto sia bene per l'uomo. Ciò<br />

che da principio fu il suo sogno di felicità, divenne in seguito il<br />

suo amaro destino. L'uomo avido di potere incontra la sua rovina nel<br />

potere, l'uomo bramoso di denaro nel denaro, il sottomesso nella<br />

servitù, il gaudente nel piacere. E così il <strong>lupo</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>steppa</strong> si<br />

rovinò con l'indipendenza. La meta egli la raggiunse e divenne sempre<br />

più indipendente, nessuno gli comandava, non era costretto a seguire<br />

nessuno e decideva liberamente <strong>dell</strong>e sue azioni e omissioni. Ogni<br />

uomo forte infatti raggiunge immancabilmente ciò che il suo vero<br />

istinto gli ordina di volere. Ma raggiunta la libertà Harry s'accorse<br />

a un tratto che la sua libertà era morte, che era solo, che il mondo<br />

lo lasciava paurosamente in pace, che gli uomini non lo riguardavano<br />

più né lui riguardava se stesso, che soffocava lentamente in un'aria<br />

sempre più rarefatta senza relazioni e senza compagnia. Infatti era<br />

arrivato al punto che la solitudine e l'indipendenza non erano più<br />

un'aspirazione, una meta, bensì la sua sorte, la sua condanna; e una<br />

volta pronunciata la formula magica senza poterla più ritirare, a<br />

nulla gli serviva tendere le braccia con desiderio e buona volontà ed<br />

essere disposto a cercar legami e comunioni: tutti lo lasciavano<br />

solo. Non che fosse odioso o antipatico alla gente. Al contrario,<br />

aveva moltissimi amici. Molti gli volevano bene. Ma quella che<br />

incontrava era soltanto simpatia amichevole; lo invitavano, gli<br />

facevano regali, gli scrivevano lettere garbate, ma nessuno gli si<br />

accostava, nessuno si legava a lui, nessuno aveva la voglia o la<br />

capacità di condividere la sua vita. Adesso era circondato dall'aria<br />

dei solitari, da un'atmosfera tranquilla, dall'incapacità di rapporti<br />

col mondo che gli scivolava via, e contro questo stato di cose nulla<br />

potevano la volontà e la nostalgia. Questo era uno dei tratti più<br />

caratteristici <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua vita.<br />

Ce n'era anche un altro: egli faceva parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> categoria dei<br />

suicidi. A questo punto dobbiamo osservare che è errato definire<br />

suicidi solamente coloro che si uccidono davvero. Tra questi ci sono<br />

anzi molti che diventano suicidi quasi per caso e il suicidio non fa<br />

necessariamente parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro natura. Tra gli uomini senza<br />

personalità, senza un'impronta marcata, senza un forte destino, tra<br />

gli uomini da dozzina e da branco ce ne sono parecchi che commettono<br />

suicidio senza per questo appartenere per carattere al tipo dei<br />

suicidi, mentre viceversa moltissimi di coloro che vanno annoverati<br />

per natura fra i suicidi, anche forse la maggior parte,<br />

effettivamente non attentano alla propria vita. <strong>Il</strong> "suicida" (Harry<br />

era uno di questi) non occorre che abbia uno stretto rapporto con la

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