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Hermann Hesse, Il lupo della steppa. Titolo dell ... - Altrestorie.net

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persone, eppure non mi aveva ammazzato. Mi addormentai bensì e stetti<br />

alcune ore in piena incoscienza ma poi mi svegliai con mia grande<br />

delusione per certe violente contrazioni <strong>dell</strong>o stomaco, rigettai<br />

tutto il veleno senza riprendere completamente i sensi e mi<br />

addormentai per svegliarmi definitivamente a mezzo del giorno<br />

seguente col cervello vuoto e arso e quasi privo di memoria. Oltre a<br />

un periodo d'insonnia e di noiosi dolori di stomaco il veleno non mi<br />

lasciò altre conseguenze.<br />

Quel rimedio dunque era da scartare. Ma io formulai la mia<br />

decisione in quest'altro modo: appena fossi arrivato al punto da<br />

dover ricorrere al sonnifero, dovevo prendere invece del breve<br />

sollievo quello grande, cioè la morte, una morte sicura e fidata con<br />

una pallottola o col rasoio. Così la situazione era chiara: aspettare<br />

fino al cinquantesimo compleanno secondo lo spiritoso suggerimento<br />

del libretto mi pareva un po' troppo, ci volevano ancora due anni. Ma<br />

fosse entro un anno o entro un mese o magari all'indomani: la porta<br />

era aperta.<br />

Non dirò che la "decisione" abbia modificato di molto la mia vita.<br />

Mi rese un po' più indifferente ai disagi, un po' più libero nell'uso<br />

<strong>dell</strong>'oppio e del vino, un po' più curioso circa il limite <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />

sopportazione. Ecco tutto. Maggiore effetto ebbero per me gli altri<br />

eventi di quella sera. Rilessi alcune volte la dissertazione <strong>Il</strong> <strong>lupo</strong><br />

<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>steppa</strong>, ora con abbandono e gratitudine come pensando che un<br />

mago invisibile guidasse saggiamente il mio destino, ora con ironia e<br />

disprezzo contro la freddezza del trattato che mi pareva non avesse<br />

capito la specifica atmosfera e tensione <strong><strong>dell</strong>a</strong> mia vita. Ciò che<br />

diceva dei lupi e dei suicidi poteva essere più che bello e buono,<br />

valeva per la specie, per il tipo, era un'astrazione spiritosa; la<br />

mia persona invece, la mia anima vera, il mio destino individuale e<br />

particolare mi pareva non si potessero prendere con una rete così<br />

grossolana.<br />

Più di tutto però mi dava da pensare quella visione o allucinazione<br />

sul muro <strong><strong>dell</strong>a</strong> chiesa, il lusinghiero annuncio a lettere danzanti che<br />

concordava con le allusioni <strong><strong>dell</strong>a</strong> dissertazione. Grandi cose mi erano<br />

state promesse, enormemente avevano stimolato la mia curiosità le<br />

voci da quel mondo estraneo e spesso ci ripensavo intensamente per<br />

ore e ore. Sempre meglio riudivo il monito di quelle iscrizioni: "Non<br />

per tutti!" e "Soltanto per pazzi!" Pazzo dunque dovevo essere e ben<br />

lontano da "tutti" se volevo che quelle voci mi raggiungessero, che<br />

quei mondi mi parlassero il loro linguaggio. Dio mio, non ero forse<br />

abbastanza lontano dalla vita di tutti, dall'esistenza e dal pensiero<br />

degli esseri normali, non ero da gran tempo abbondantemente separato<br />

e pazzo? Eppure comprendevo benissimo quell'invito a esser pazzo, a<br />

spogliarmi <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, del ritegno, <strong><strong>dell</strong>a</strong> mentalità borghese, ad<br />

abbandonarmi al mondo fluttuante e senza leggi <strong>dell</strong>'anima e <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />

fantasia.<br />

Un giorno, dopo aver cercato invano per le strade e per le piazze<br />

l'uomo <strong><strong>dell</strong>a</strong> pertica con il manifesto e dopo esser passato più volte<br />

spiando lungo il muro dalla porta invisibile, incontrai nel sobborgo<br />

di San Martino un corteo funebre. Osservando le facce dei dolenti che<br />

trottavano dietro il carro funebre pensavo: In questa città, in<br />

questo mondo dove sarà l'uomo la cui morte sarebbe una perdita per<br />

me? E dove la creatura per la quale la mia morte avrebbe qualche<br />

importanza? C'era E'rica, la mia amante, è vero; ma da molto tempo, i<br />

nostri rapporti erano allentati, ci vedevamo di rado senza litigare,<br />

e in quel momento non sapevo nemmeno dove fosse. Veniva talvolta da<br />

me o io viaggiavo per raggiungerla, e poiché tutti e due siamo<br />

creature solitarie e difficili, affini in qualche modo per spirito e<br />

morbosità psichica, nonostante tutto un certo legame si mantenne tra<br />

noi. Ma se avesse avuto notizia <strong><strong>dell</strong>a</strong> mia morte, non avrebbe forse<br />

respirato di sollievo? Non lo sapevo, come non sapevo quanto i miei<br />

stessi sentimenti fossero fidati. Per poter sapere qualche cosa in

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