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dell’«area euro» per i quali il PIL, nel 2005, è aumentato<br />

mediamente dell’1,3%. Nei due anni successivi,<br />

l’economia nazionale ha sperimentato una crescita<br />

positiva (nel 2007, +1,4%), seppur modesta rispetto<br />

agli altri paesi europei.<br />

Anche per l’Italia, come già visto a livello globale,<br />

nel 2009, si è registrata una contrazione del PIL del 5%,<br />

di molto superiore a quella media verificatesi nei paesi<br />

dell’area euro, pari al -2,1%. Tale riduzione è dipesa<br />

largamente dalla forte riduzione della produzione industriale<br />

(-17,5%) particolarmente concentrata nei beni<br />

intermedi, strumentali e nei beni di consumo durevoli;<br />

anche gli ordinativi e soprattutto il fatturato dell’industria<br />

sono fortemente diminuiti, sia in seguito alla riduzione<br />

sia della componente estera della domanda che<br />

di quella nazionale (dati di fonte ISTAT, 2010).<br />

Passando ad un contesto regionale, è importante<br />

osservare che, seppur il Lazio ha subìto gli effetti<br />

della crisi, essi si sono ripercossi sull’economia della<br />

regione in misura più contenuta rispetto a quanto avvenuto<br />

a livello nazionale. Nella regione, infatti, il PIL<br />

(a prezzi costanti) ha registrato una flessione pari ad<br />

appena lo 0,1% nel 2008 e al 2,8% nel 2009, valori<br />

ampiamente inferiori ai rispettivi a livello nazionale<br />

-1,3% nel 2008 e -5,1% nel 2009 (Rapporto Upi Lazio-Eures,<br />

2010).<br />

La parziale tenuta dell’economia laziale è da attribuirsi<br />

alle dinamiche che hanno coinvolto la maggior<br />

parte del <strong>territorio</strong> regionale: le province di Rieti, Frosinone<br />

e Roma hanno registrato, nel 2009, una contrazione<br />

del PIL più contenuta rispetto a quella media<br />

regionale (rispettivamente pari allo 0,2%, 2,4% e<br />

2,5%) mentre solo le province di Viterbo e Latina hanno<br />

sperimentato, nello stesso anno, una contrazione<br />

del PIL più marcata di quella media regionale, pari al<br />

4% e al 6% (Rapporto Upi Lazio-Eures, 2010).<br />

Quando da un’analisi a livello globale si passa a<br />

un approfondimento locale, si comparano contesti dimensionali<br />

profondamente diversi e, dunque, può risultare<br />

quindi utile introdurre variabili normalizzate.<br />

Il grafico III.1 propone una comparazione tra il<br />

trend del PIL procapite della provincia di Roma e quello<br />

dell’Italia. In entrambi gli aggregati, il 2009 segna<br />

l’interruzione della crescita del PIL. Nel 2005, il PIL<br />

procapite “romano” era pari a 30.848 euro, mentre<br />

quello nazionale era pari a 24.152 euro. La provincia<br />

di Roma registrava quindi, sin dall’inizio del periodo<br />

in analisi, valori superiori rispetto a quelli medi nazionali,<br />

occupando l’8° posto nella classifica relativa alla<br />

crescita delle province italiane.<br />

Dal 2005 al 2008, il PIL procapite della provincia<br />

di Roma è cresciuto complessivamente di circa<br />

il 10%, a fronte della crescita sperimentata a livello<br />

nazionale, pari a circa il 9%.<br />

Nel 2009, la contrazione del PIL procapite, a prezzi<br />

correnti, si è attestata intorno al 4%, tanto a livello<br />

provinciale che nazionale. Tuttavia, nel 2010, mentre<br />

il PIL procapite nazionale torna a crescere a un<br />

tasso annuo dell’1,4%, quello provinciale aumenta<br />

solo dello 0,4%. Il risultato dovrebbe essere interpretato<br />

tenendo conto del tasso annuo di crescita della<br />

popolazione provinciale, che sottostima l’aumento<br />

del PIL totale, circostanza che non si verifica a livello<br />

nazionale dove la crescita demografica risulta pressoché<br />

azzerata (Cam e r a d i Co m m e r c i o d i Ro m a , d’ora<br />

in avanti CCIAA, 2011).<br />

Nel 2010, il PIL procapite provinciale (32.689 euro,<br />

prezzi correnti) è comunque ancora superiore a quello<br />

nazionale (25.615 euro, a prezzi correnti), e Roma si<br />

conferma al 5° posto della relativa graduatoria stilata<br />

per le prime 20 province italiane (CCIAA, 2011).<br />

Come già emerso dall’analisi del trend del PIL, negli<br />

anni 2005-2010 il sistema economico della provincia<br />

di Roma ha seguìto l’andamento del resto della<br />

nazione, denotando tuttavia un dinamismo maggiore<br />

rispetto alla media delle altre province italiane. Già<br />

nel 2005, infatti, il quadro macroeconomico della<br />

provincia di Roma mostrava una forte vivacità del<br />

tessuto imprenditoriale, un consolidamento del ruolo<br />

trainante dei servizi, una buona crescita occupazionale,<br />

e, infine, livelli di PIL pro capite superiori alla<br />

media, che conferivano alla città risultati nettamente<br />

migliori rispetto alla media regionale e nazionale.<br />

Gli indicatori che vengono presi in considerazione<br />

di seguito contribuiscono a delineare il quadro<br />

evolutivo che ha caratterizzato l’economia provinciale<br />

negli anni dal 2005 al 2010.<br />

Valore aggiunto<br />

Complessivamente, dal 2005 al 2009, il valore aggiunto<br />

della provincia di Roma è cresciuto del 9,1%.<br />

Se si esaminano le variazioni annuali, si riscontra un<br />

trend tutt’altro che omogeneo: i tassi di crescita del<br />

valore aggiunto sono incisivamente più elevati tra il<br />

2005 e il 2006 e tra il 2006 e il 2007 (rispettivamente<br />

pari al 3% e al 4,7%) che non tra il 2007 e il 2008<br />

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