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FuoriAsse#17

Officina della cultura

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siamo un nome meno “nuovo” e in qualche<br />

modo c’è qualche ascoltatore accanito<br />

che considera il nostro marchio<br />

come una specie di “bollino chiquita”<br />

– garanzia di qualità – ma resto convinto<br />

che la maggior parte della gente che<br />

ascolta i nostri dischi spesso neanche<br />

sa chi è che li ha fatti uscire. E per certi<br />

versi è giusto così.<br />

Ovviamente grazie all’esposizione maggiore<br />

di certe band sono aumentate<br />

anche le cose da fare.<br />

CC - Quanto valore ha, oggi, nel vostro<br />

lavoro, la ricerca e la scoperta di nomi<br />

nuovi su cui puntare?<br />

EC - L’unico valore, per me, è seguire le<br />

nostre inclinazioni senza forzarci troppo.<br />

Siamo nati come etichetta che dava<br />

spazio esclusivamente agli esordienti, e<br />

poi quegli esordienti sono cresciuti con<br />

noi. Trovo che questo sia più stimolante<br />

rispetto ad arrivare sui progetti quando<br />

sono già ampiamente avviati. Anche se<br />

come tutti abbiamo delle band già note<br />

con cui ci piacerebbe lavorare per passione<br />

e curiosità.<br />

Che poi alla fine il motore di tutto è<br />

sempre quello: la curiosità. E guardare<br />

avanti è sempre più interessante che<br />

guardare indietro.<br />

CC - A posteriori, ripensando ai dischi<br />

usciti per 42 dagli esordi a oggi, ritenete<br />

ci sia un denominatore comune che ve li<br />

ha fatti scegliere? Da cosa riconoscete<br />

un disco 42?<br />

EC - Secondo me non esiste un vero e<br />

proprio “disco 42” perché una cosa che<br />

da sempre ci caratterizza è proprio<br />

l’assoluta varietà delle proposte. Sia io<br />

sia Giacomo siamo grandi consumatori<br />

di musica ed entrambi non siamo mai<br />

stati completamente legati ai generi. Io<br />

ho sempre ascoltato di tutto e quindi mi<br />

approccio al lavoro con l’etichetta esattamente<br />

nello stesso modo con cui mi<br />

approccio alla musica tutta.<br />

Se una cosa mi piace, potenzialmente<br />

potrebbe andare bene anche per 42.<br />

Se c’è una cosa, però, che forse caratterizza<br />

tutto il nostro lavoro è la forma<br />

canzone.<br />

Essenzialmente 42 è un’etichetta pop<br />

che crede che un altro tipo di pop sia<br />

possibile.<br />

E quello secondo me è il filo rosso che<br />

lega I Cani, Colapesce, Go Dugong, Jolly<br />

Mare, gli Wow, i Mamagavegas, i<br />

BSBE... tutte cose potenzialmente molto<br />

molto distanti l’una dall’altra ma che in<br />

qualche modo si confrontano con la<br />

forma canzone.<br />

CC - Giriamo la domanda precedente da<br />

un punto di vista esterno. Cosa credete<br />

che definisca l’identità di 42 tra il pubblico<br />

che ascolta i vostri dischi?<br />

EC - Ah boh, ripeto una cosa che ho già<br />

detto poco fa: per me il 90% di quelli che<br />

ascoltano i dischi che produciamo non<br />

hanno idea di quale sia il marchio che li<br />

pubblica. E per me è giusto così.<br />

Il restante 10% invece sa che siamo dei<br />

fichi pazzeschi (sto ridendo, scrivilo che<br />

sto ridendo).<br />

CC - I Cani, forse il vostro gruppo più<br />

noto, ha fatto il salto in cui sperano<br />

tutte le band, da indie a fenomeno<br />

mainstream senza perdere la propria<br />

FUOR ASSE<br />

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