FuoriAsse#17
Officina della cultura
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appartenenza: la realtà urbana. Ad<br />
essere decisivo per questa nuova direzione<br />
dell’arte è stato il gesto di Marcel<br />
Duchamp che nel 1916 nomina opera<br />
d’arte il grattacielo Woolsworth a New<br />
York rendendo possibile il ritorno<br />
dell’arte alla confusione originaria dalla<br />
quale era stata sottratta. Un ritorno a<br />
quello che Migliorini 5 chiama “l’indistinto”<br />
e che rimanda al continuo mutare<br />
della macrostruttura dell’artefatto urbano,<br />
ai suoi molteplici aspetti e alla vitalità<br />
che lo pervade. Egli vede infatti nell’opera<br />
di Duchamp «una nostalgia per<br />
la città ormai lontana e perduta» 6 che<br />
rivela l’avvio di una nuova stagione per<br />
il rapporto tra arte e città.<br />
La città si rinnova e si ravviva ogni volta<br />
che si compie il ritorno dell’arte all’indistinto.<br />
Tuttavia, nella cultura contemporanea<br />
questa potenzialità non viene<br />
facilmente riconosciuta. Spesso gli interventi<br />
degli artisti che operano nelle<br />
nostre città sono guardati con diffidenza<br />
e condannati facilmente come espressioni<br />
non artistiche. I più non colgono<br />
l’aspetto che magistralmente aveva mes -<br />
so a fuoco proprio Migliorini: tornando<br />
all’indistinto l’arte ritorna al fare, al lavoro,<br />
alla genesi delle sue opere.<br />
Oggi nelle nostre città gli artisti stanno<br />
agendo in modo ancora diverso. Si misurano<br />
con le specificità sociali e culturali<br />
della contemporaneità, sperimentano<br />
nuove possibilità creative e con le<br />
loro opere disseminano idee e attivano<br />
relazioni. Agendo negli spazi e sui muri<br />
delle città gli artisti restituiscono l’artisticità<br />
ai contesti sociali e urbani. Parallelamente<br />
le città si trasformano, le loro<br />
parvenze si rinnovano per via dei mutamenti<br />
dovuti alla rinnovata integrazione<br />
dell’arte nei loro tessuti.<br />
Gli artisti possono pertanto ristabilire<br />
un «contatto con l’indistinto» proprio<br />
perché introducono di nuovo le opere in<br />
quegli spazi «in cui erano originariamente<br />
(e felicemente) immerse, quell’indistinto<br />
(che era proprio del lavoro,<br />
ma anche delle téchnai) che permetteva<br />
loro di situarsi entro la città» 7 .<br />
©Bildanstalt Marc Steinhausen<br />
5 Cfr. ERMANNO MIGLIORINI, L’arte e la città, Il Fiorino, Firenze, 1975.<br />
6 Ivi, p. 94.<br />
6 Ivi, p. 26.<br />
FUOR ASSE<br />
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Riflessi Metropolitani