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Ettore Ciccotti_anteprima

Personalità di assoluto rilievo della storia culturale e politica italiana tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, Ciccotti (nato a Potenza nel 1863 e morto a Roma nel 1939), aderì da subito al PSI, cercando di guadagnarlo alla causa meridionalista. Politico intransigente e persona di grande rigore morale, pubblicista furente e studioso innovativo, Ciccotti fu indubbiamente un personaggio scomodo, la cui vita fu condotta in maniera indipendente e solitaria. Capace, come pochi, di leggere la storia e la politica nazionale, e di interpretare le emergenze e i moventi locali visse le contraddizioni di un’età nata all’insegna delle grandi speranze e possibilità di cambiamento e del loro affievolirsi nel tiepido gradualismo di un politica riformista, incapace di assicurare uno sviluppo equilibrato al nostro Paese. Appassionato difensore delle ragioni del Mezzogiorno, restò fino alla fine ancorato alla sua utopia di cambiamento, il che ne fece un outsider nel panorama politico dell’epoca

Personalità di assoluto rilievo della storia culturale e politica italiana tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, Ciccotti (nato a Potenza nel 1863 e morto a Roma nel 1939), aderì da subito al PSI, cercando di guadagnarlo alla causa meridionalista. Politico intransigente e persona di grande rigore morale, pubblicista furente e studioso innovativo, Ciccotti fu indubbiamente un personaggio scomodo, la cui vita fu condotta in maniera indipendente e solitaria. Capace, come pochi, di leggere la storia e la politica nazionale, e di interpretare le emergenze e i moventi locali visse le contraddizioni di un’età nata all’insegna delle grandi speranze e possibilità di cambiamento e del loro affievolirsi nel tiepido gradualismo di un politica riformista, incapace di assicurare uno sviluppo equilibrato al nostro Paese. Appassionato difensore delle ragioni del Mezzogiorno, restò fino alla fine ancorato alla sua utopia di cambiamento, il che ne fece un outsider nel panorama politico dell’epoca

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di Vittorio Emanuele II primo Re d’Italia, in cui celebrava le gesta del<br />

Re d’Italia, ottenendo risposta da parte della Casa Reale. Espressione<br />

di questa partecipazione alla vita sociale e politica della sua terra, fu<br />

anche il discorso che scrisse in occasione della commemorazione dei<br />

trent’anni dalla morte del martire di Venosa, Luigi La Vista, 11 tenutasi<br />

il 15 maggio 1879, e che ebbe grande risonanza, contribuendo a<br />

destare le coscienze di un’opinione pubblica che sembrava aver già<br />

dimenticato la sua storia recente.<br />

Sono trent’anni, che il piombo mercenario spezzò uno dei figli più<br />

gentili e rigogliosi della terra lucana, Luigi La Vista; e non una lapide è<br />

sorta finora a ricordo di questo giovane, il quale visse amando, pensando,<br />

lavorando e soffrendo e conscio di sua futura grandezza non dubitò<br />

di dare alla patria più che la vita il suo avvenire. Noi vi offriamo oggi il<br />

mezzo di compiere questo sacro dovere, sottoscrivendo per una lapide<br />

che, eternando il nome di Luigi La Vista, spinge la gioventù a seguirne<br />

le orme. E siamo certi che voi non verrete meno all’appello.<br />

La tradizione forense della famiglia <strong>Ciccotti</strong> (il padre e il fratello<br />

erano avvocati) spinse <strong>Ettore</strong>, nel 1879, ad iscriversi alla facoltà di giurisprudenza<br />

presso l’Università di Napoli. Ma l’indirizzo di studi intrapreso<br />

gli apparve subito lontano dai suoi reali interessi e, appena un<br />

anno dopo, comunicò al padre l’intenzione di iscriversi alla facoltà di<br />

Medicina, ricevendone un fermo diniego, rivelatore delle aspirazioni<br />

e degli interessi dell’alta borghesia cittadina del Mezzogiorno di quegli<br />

anni. La scelta di un indirizzo di studi universitario non doveva essere<br />

funzionale agli interessi e alle inclinazioni di un giovane, ma alla carriera,<br />

al potere, alla vita politica, agli “onori”, come allora si diceva. <strong>Ettore</strong><br />

dovette, di conseguenza, arrendersi al volere paterno.<br />

Lo scambio epistolare tra padre e figlio è interessante perché rivelatore<br />

della mentalità di un’epoca. Ne riportiamo qui, pertanto, un ampio<br />

stralcio. Dalla lettera al padre Pasquale: 12<br />

11. Luigi La Vista (Venosa, 1826-Napoli, 1848), allievo di De Sanctis, partecipò ai<br />

moti napoletani del 1848. Arrestato durante la repressione borbonica, fu fucilato all’età<br />

di ventidue anni. Il discorso si può leggere in E. CICCOTTI, Sottoscrizione per una<br />

lapide commemorativa di Luigi La Vista – manoscritto, in Archivio di Stato di Potenza<br />

(d’ora in poi ASPz), 1879, Fondo <strong>Ciccotti</strong>, busta n. 17.<br />

12. Lettera manoscritta inviata al padre Pasquale, Napoli 11 maggio 1880, ASPz,<br />

Fondo <strong>Ciccotti</strong>, busta n. 17.<br />

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