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magazine settembre 2016 definitivo

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Arturo Diaconale<br />

Comunicazione della Lazio<br />

REDAZIONE:<br />

” Lei è notoriamente un grande giornalista, oltre<br />

ad essere uno storico tifoso laziale; è riuscito a<br />

conciliare le due passioni ed ha avuto problemi<br />

a dichiarare il proprio amore per la Lazio? “<br />

DIACONALE:<br />

” Non ho mai avuto problemi nel conciliare la<br />

mia professione e la mia passione per i colori<br />

biancocelesti. Questo incarico di responsabile<br />

della Comunicazione della Lazio, poi, concilia<br />

perfettamente l’una e l’altra. “<br />

REDAZIONE:<br />

” Può raccontare un aneddoto del suo essere laziale,<br />

un fatto che le è rimasto impresso e che<br />

porterà con sé per sempre? “<br />

DIACONALE:<br />

” Quando ero bambino mio padre venne trasferito<br />

a Padova ed io mi trovai in un ambiente diverso<br />

dove la mia provenienza romana veniva<br />

bollata con l’epiteto “terrun”. Quando la Lazio<br />

venne a giocare all’Appiani ( il Padova di allora<br />

era quello di Rocco ) mio padre mi portò allo stadio<br />

dove ero l’unico laziale ( ovviamente silenzio<br />

ed impaurito). Il Padova aggredì la Lazio per tutta<br />

la partita fino a quando una respinta disperata<br />

venne raccolta a metà campo da Selmosson<br />

( raggio di luna) che in perfetto contropiede infilò<br />

la porta padovana. Nello stadio gelato e silenzioso<br />

si sentì solo il grido di un ragazzino raggiante.<br />

E da quel giorno a scuola<br />

incominciarono a rispettarmi ( anche perché imparai<br />

a parlare in veneto). “

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