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Presentato<br />
al Campidoglio<br />
il Libro sullo<br />
Scudetto 1915<br />
di Arianna Michettoni<br />
Cos'è il nome e il cognome? Non un attestato di unicità,<br />
i casi di omonimia sono assai frequenti; neppure<br />
una prova autentica, ché tanto spesso l'identità viene<br />
celata – ancor peggio, rubata. Quel che quindi resta al<br />
nome e cognome è un atto di volontà, l'esclamazione<br />
n quel momento di rivelazione davvero presenti. Ma,<br />
si badi bene, il nome e il cognome portano in se stessi<br />
anche una storia, che sia nota o meno una ragione di<br />
utilizzo. E in ultimo, tuttavia non meno importante,<br />
chiunque non sceglie ma viene scelto dal proprio nome<br />
e cognome, come un destino che pone argini alla altrimenti<br />
sconfinata esistenza; ma può, infine, scegliere<br />
come applicarlo. Non si vuole andare oltre: questa non<br />
è di certo una grande, insensata citazione shakespeariana;<br />
e, comunque, quante volte l'espressione banalmente<br />
primitiva <strong>del</strong>la nostra esistenza è stata in realtà<br />
fondamentale, come un pizzichio alle corde emotive?<br />
Nel caso in cui la propria firma sia stata apposta come<br />
motivo <strong>del</strong>le proprie azioni, come veicolo decisionale:<br />
quale valore più grande, per il nome e il cognome?<br />
Ecco, c'è un contenitore metaforico che ha al suo interno<br />
oltre 35000 tracce di dati anagrafici: tra le persone<br />
più disparate per provenienza e direzione vi è,<br />
però, un tanto sottile quanto robusto filo rosso; tutti<br />
hanno tacitamente sottoscritto un accordo: hanno lasciato<br />
che i propri nome e cognome perdessero di rilevanza<br />
al punto da venire trasformati in tantissime<br />
piccole ma preziosissime unità biancocelesti, tutte<br />
uguali tra loro; hanno scelto di porre la propria identità<br />
a sostegno <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la Lazio. Non vi è per loro<br />
più dunque un suono a cui rispondere, noto fin dalla<br />
nascita; ora è un colore, un infinito cielo terso ad accoglierli.<br />
E a capo di tutto ciò ci sono due nomi: Gian Luca e<br />
Fabio. Due persone che, già da una prima occhiata, è<br />
chiaro che a voler tendere le loro braccia potrebbero<br />
davvero abbracciarle tutte, quelle identità. Due persone<br />
che, un giorno, hanno deciso di aggiungere un<br />
fine ultimo ad ogni presentazione laziale: due persone<br />
che, nel caso in cui ti chiedano come ti chiami, finirebbero<br />
per includerti nella più grande rivisitazione storica<br />
<strong>del</strong> calcio italiano – dove, si spera presto, giustizia sarà<br />
fatta.<br />
Lo scudetto spezzato – che implica <strong>del</strong>le vite spezzate<br />
è il culmine <strong>del</strong>l'unità di intenti che nasce dal coraggio<br />
(o viceversa): riscrivere ciò che era stato ingiustamente<br />
cancellato – nell'ambivalenza richiesta dal doppio<br />
e altissimo fine <strong>del</strong>l'opera: non è solo un aiuto alla<br />
popolazione <strong>del</strong>la Lazio, ma <strong>del</strong> Lazio nella sua intera<br />
accezione. E infatti coinvolge non solo gli eroi caduti<br />
nella prima guerra mondiale, ma anche chi la battaglia<br />
l'ha subita passivamente, all'improvviso, e senza possibilità<br />
di difesa o contrattacco. Come un triste parallelismo<br />
tra il terremoto giudiziario e l'effetto sisma: in<br />
fin dei conti entrambi, tra le dovute differenze, hanno<br />
spazzato via memorie e sacrifici, personalità e sogni.<br />
Che poi è quasi certo non ci si stia discostando troppo<br />
dalla realtà arrampicandosi su di un ipotetico albero<br />
genealogico e arrivando ai suoi rami più alti (non a<br />
caso i più vicini al cielo), è probabile che lassù, proprio<br />
in cima, si ritrovino gli antenati per cui si sta cercando<br />
di difendere, anzi di avvalorare, l'impatto da loro avuto