settimanale aquile del 12 gennaio 2017

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Presentato al Campidoglio il Libro sullo Scudetto 1915 di Arianna Michettoni Cos'è il nome e il cognome? Non un attestato di unicità, i casi di omonimia sono assai frequenti; neppure una prova autentica, ché tanto spesso l'identità viene celata – ancor peggio, rubata. Quel che quindi resta al nome e cognome è un atto di volontà, l'esclamazione n quel momento di rivelazione davvero presenti. Ma, si badi bene, il nome e il cognome portano in se stessi anche una storia, che sia nota o meno una ragione di utilizzo. E in ultimo, tuttavia non meno importante, chiunque non sceglie ma viene scelto dal proprio nome e cognome, come un destino che pone argini alla altrimenti sconfinata esistenza; ma può, infine, scegliere come applicarlo. Non si vuole andare oltre: questa non è di certo una grande, insensata citazione shakespeariana; e, comunque, quante volte l'espressione banalmente primitiva della nostra esistenza è stata in realtà fondamentale, come un pizzichio alle corde emotive? Nel caso in cui la propria firma sia stata apposta come motivo delle proprie azioni, come veicolo decisionale: quale valore più grande, per il nome e il cognome? Ecco, c'è un contenitore metaforico che ha al suo interno oltre 35000 tracce di dati anagrafici: tra le persone più disparate per provenienza e direzione vi è, però, un tanto sottile quanto robusto filo rosso; tutti hanno tacitamente sottoscritto un accordo: hanno lasciato che i propri nome e cognome perdessero di rilevanza al punto da venire trasformati in tantissime piccole ma preziosissime unità biancocelesti, tutte uguali tra loro; hanno scelto di porre la propria identità a sostegno della storia della Lazio. Non vi è per loro più dunque un suono a cui rispondere, noto fin dalla nascita; ora è un colore, un infinito cielo terso ad accoglierli. E a capo di tutto ciò ci sono due nomi: Gian Luca e Fabio. Due persone che, già da una prima occhiata, è chiaro che a voler tendere le loro braccia potrebbero davvero abbracciarle tutte, quelle identità. Due persone che, un giorno, hanno deciso di aggiungere un fine ultimo ad ogni presentazione laziale: due persone che, nel caso in cui ti chiedano come ti chiami, finirebbero per includerti nella più grande rivisitazione storica del calcio italiano – dove, si spera presto, giustizia sarà fatta. Lo scudetto spezzato – che implica delle vite spezzate è il culmine dell'unità di intenti che nasce dal coraggio (o viceversa): riscrivere ciò che era stato ingiustamente cancellato – nell'ambivalenza richiesta dal doppio e altissimo fine dell'opera: non è solo un aiuto alla popolazione della Lazio, ma del Lazio nella sua intera accezione. E infatti coinvolge non solo gli eroi caduti nella prima guerra mondiale, ma anche chi la battaglia l'ha subita passivamente, all'improvviso, e senza possibilità di difesa o contrattacco. Come un triste parallelismo tra il terremoto giudiziario e l'effetto sisma: in fin dei conti entrambi, tra le dovute differenze, hanno spazzato via memorie e sacrifici, personalità e sogni. Che poi è quasi certo non ci si stia discostando troppo dalla realtà arrampicandosi su di un ipotetico albero genealogico e arrivando ai suoi rami più alti (non a caso i più vicini al cielo), è probabile che lassù, proprio in cima, si ritrovino gli antenati per cui si sta cercando di difendere, anzi di avvalorare, l'impatto da loro avuto
sulla storia. E non vi è niente di più nobile, e di più ispirato nella stesura del libro e nell'idea della petizione, che l'orgogliosa salvaguardia di anche solo una stilla di sangue versato o tramandato. Presentato al Campidoglio, tra la commozione che ha ben presto lasciato il posto ad una fiera determina- zione, il libro degli a u t o r i E m i l i a n o Foglia e Gian Luca Mignogna ha chiarito u l t e r i o r - mente le r a g i o n i dello scudetto da assegnare ex aequo: per la se- quela di omissioni e dimenticanze che la Lazio ha taciuta- mente subito, e che ora, francamente, p a i o n o inaccetta- bili. Ma l'evento è stato ulteriormente arricchito dagli inter- venti dei presenti, che ne hanno ulteriormente svelato il duplice fine: la morale del libro è quasi una rabbiosa reazione alle avversità e ai torti subiti; per questo i proventi sono stati dedicati ad Amatrice con un sogno: la costruzione di un museo del football, un'opera che ha risvegliato la passione del sindaco Pirozzi, sopita dalla necessità e dall'urgenza della drammaticità dei giorni che ancora trascorrono nella località del reatino. Una struttura ideale: dove raccogliere nomi, cognomi e maglie tra le quali (non una speranza ma una futura certezza) la casacca della Lazio 1914/1915 e il suo scudetto cucito; una struttura ideale a dar conforto alla storia mai più spezzata.
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