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Ecoideare Luglio Agosto N30

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lizzavano trattamenti con sostanze<br />

diluite, ma non era un’applicazione<br />

della legge di similitudine. Kaviraj<br />

ha la lucidità di applicare all’agricoltura<br />

i principi dell’omeopatia<br />

nella sua specificità.<br />

In verità proprio in quegli anni in Italia<br />

vedeva la luce un testo, pubblicato<br />

dalla CLESAV di Milano, scritto da<br />

Luca Speciani dal titolo “Omeopatia<br />

e agricoltura”. L’autore riportava le<br />

sue considerazioni sulla possibilità di<br />

curare le patologie vegetali con l’uso<br />

di sostanze secondo i principi della<br />

medicina omeopatica. Descrive una<br />

serie di esperimenti sulla crescita del<br />

frumento o sulla risposta delle piante<br />

di fagiolo a una malattia fungina. Sia in<br />

Kaviraj come in Speciani l’atto decisivo<br />

che permette di rendere efficace la<br />

guarigione è la presa di coscienza<br />

che le piante siano esseri viventi<br />

con una piena capacità di riparare<br />

i danni ricevuti dall’ambiente in<br />

cui vivono, ma che, se sottoposte a<br />

fattori di stress intenso come l’impoverimento<br />

del terreno o la sua trasformazione<br />

in un ambiente sterile<br />

o sovraccarico di sostanze tossiche,<br />

non sono più in grado di mettere in<br />

atto quei meccanismi.<br />

La somministrazione della medicina<br />

che ha una similitudine di azione con<br />

la condizione (la totalità delle cause e<br />

la totalità delle modalità di risposta)<br />

delle piante ammalate, ne stimola il processo<br />

di autoguarigione. È la più evidente<br />

smentita dell’idea che l’omeopatia<br />

funzioni per effetto placebo, anche<br />

se questi trent’anni sembrano passati<br />

inosservati ai critici della medicina<br />

omeopatica.<br />

Certo in questi decenni abbiamo avuto<br />

gli studi di ricercatori come la professoressa<br />

Betti all’università di Bologna<br />

o il professor Baumgartner a Berna, le<br />

esperienze dirette di Cristiane Maute<br />

in Germania o di Maria Franziska<br />

Rindler in Trentino, non dimenticando<br />

l’infaticabile opera di sperimentazione<br />

e divulgazione che lo stesso Kaviraj ha<br />

condotto fino alla sua fine.<br />

Il gruppo di studio della Professoressa<br />

Lucietta Betti, presso il Dipartimento di<br />

scienze agrarie dell’Università di Bologna,<br />

ha prodotto degli studi rigorosissimi<br />

sia sul piano del formalismo scientifico<br />

che su quello della qualità dei<br />

risultati. È di scarsa utilità citare tutti<br />

i lavori di ricerca in laboratorio sulla<br />

germinazione del frumento o lo sviluppo<br />

delle infezioni fungine o virali sulle<br />

foglie di varie specie vegetali.<br />

È già molto più interessante sapere<br />

che, gli studi condotti in campo sulle<br />

coltivazioni di cavolo infestate da<br />

Alternaria brassicicola o sulle fragole<br />

colpite da Botrytis cinerea, tutti<br />

in doppio cieco, hanno portato a<br />

comprendere come non solo ci sia<br />

differenza nell’uso di diluizioni<br />

diverse della stessa sostanza ma<br />

che l’efficacia delle singole medicine<br />

può essere attribuita all’azione<br />

diretta sulla pianta e non<br />

sulla malattia in sè. Hanno, infatti,<br />

osservato che oltre a ridurre,<br />

quando non eliminare del tutto, le<br />

patologie delle piante, con il trattamento<br />

omeopatico si ottiene un<br />

significativo aumento delle rese<br />

e, quel che più ha stupito, anche un<br />

aumento dei fattori nutritivi dei<br />

frutti o delle verdure raccolte. Non<br />

solo guariscono ma sono più buoni<br />

e salubri.<br />

Questo sembra sostenere l’ipotesi che<br />

la medicina omeopatica, è in grado<br />

di stimolare le naturali difese degli<br />

organismi viventi, favorendo<br />

la produzione di tutti quei fattori di<br />

protezione, riparazione e crescita<br />

che, quando sono presi in considerazione<br />

dal punto di vista della<br />

nutrizione umana, chiamiamo vitamine,<br />

antiossidanti o nutraceutici<br />

in generale.<br />

Questo può far intitolare alla FIA-<br />

MO (Federazione Italiana delle Associazioni<br />

e dei Medici Omeopati)<br />

il ciclo di conferenze programmato<br />

a Milano nell’ambito di Expo<br />

in città, presso il Museo Botanico,<br />

“Curare quel che ci nutre per nutrire<br />

il pianeta”. Un’iniziativa che,<br />

partendo dalla messa a dimora di un<br />

orto, trattato in caso di patologie vegetali<br />

o di problematiche del terreno,<br />

con l’omeopatia, si svolge con<br />

il supporto di cinque conferenze,<br />

una prima introduttiva, due sull’agricoltura<br />

e due sulla veterinaria<br />

(www.fiamo.it).<br />

L’orto è un luogo di sperimentazione<br />

e d’insegnamento per<br />

coloro che vogliono sapere come<br />

si trattano omeopaticamente i problemi<br />

delle colture, le conferenze<br />

sono un momento in cui coloro<br />

che hanno la pratica e la conoscenza<br />

la trasmettono a chiunque voglia<br />

sapere. ■<br />

L’UOMO E<br />

L’AMBIENTE<br />

di Andrea Alessandro Muntoni<br />

“Se ogni ricerca scientifica avesse come fine ultimo la protezione e salvaguardia<br />

del Pianeta, che peraltro passa per un uso razionale dell’Energia, allora l’uomo potrebbe<br />

non solo Nutrire il proprio corpo ma anche il proprio spirito, così scoprendo che il Dominus<br />

che è in lui non razzia, non distrugge, non sperpera ciò che ha ricevuto in dono ed eredità<br />

ma nutre, protegge, difende, valorizza, accudisce la Vita.”<br />

Nutrire la vita, energia per il pianeta è senz’altro uno<br />

slogan di grande effetto che richiama quattro concetti<br />

fondamentali e offre lo spunto per infinite riflessioni e<br />

filosofeggiamenti, senza i quali l’intelligenza non porterebbe<br />

al pensiero e di qui all’azione responsabile che consente<br />

all’umana specie di distinguersi – sempre meno per i filosofi<br />

moderni più pessimisti – dagli animali.<br />

Nutrire richiama alla mente i concetti di mangiare, ovverosia<br />

consumare, ma anche alimentare e dunque donare, offrire,<br />

condividere. Una sempre più ampia fetta di popolazione responsabile<br />

opta per un’alimentazione vegetariana, talora finanche vegana<br />

(ogni prodotto di origine animale è bandito dalla tavola),<br />

che consente, al di là delle ragioni più personali di testimoniare<br />

una forte attenzione per il Pianeta e la Vita. Infatti, l’indiscriminato<br />

ed eccessivo consumo di carne – al di là delle considerazioni<br />

etiche che esso richiama - è da considerarsi irresponsabile<br />

in quanto l’allevamento degli animali determina un fortissimo<br />

consumo di acqua e di suolo e induce – come avvenuto alla fine<br />

del secolo scorso in Africa – le popolazioni locali ad abbandonare<br />

un’agricoltura di sussistenza a favore di un’agricoltura i cui<br />

frutti sono destinati ad allevamenti animali intensivi nei Paesi<br />

sviluppati. I primi perdono quel minimo di autonomia e autosufficienza<br />

di cui hanno goduto per millenni, gli altri trovano ciò<br />

che cercavano: cibo per animali che sono cibo - a basso prezzo<br />

- per le persone, a danno di un ambiente geograficamente “lontano”,<br />

tanto che è facile, volenti o nolenti, non interessarsene o<br />

non preoccuparsene. Perciò si nutrono uomini e donne di un luogo,<br />

nutrendo animali che necessitano di enormi quantità di cibo<br />

e acqua e producono enormi quantità di effluenti inquinanti sia<br />

le acque sia l’atmosfera (allevamenti intensivi di bovini e suini),<br />

affamandone altri che non sono più capaci o non vengono messi<br />

nella condizione di poter essere autosufficienti producendo beni<br />

agricoli che, in primis, dovrebbero essere destinati alla propria<br />

sussistenza e, solo in subordine, all’esportazione. L’uomo è stato<br />

dapprima un raccoglitore, poi un cacciatore e infine un agricoltore.<br />

L’agricoltura è la principale fonte di sostentamento della<br />

Vita in quanto consente di Nutrire l’uomo; valorizzare l’agricoltura,<br />

però, significa anche rispettare la Vita dell’Agricoltore, che<br />

è un uomo la cui Vita sempre più spesso vale meno del raccolto<br />

che produce. Nutrirsi responsabilmente significa anche avere<br />

consapevolezza del fatto che in Italia il settore dell’agricoltura<br />

paga un conto salato in termini di infortuni sul lavoro, moltissimi<br />

dei quali mortali.<br />

AMBIENTE E TERRITORIO<br />

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