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Ecoideare Maggio Giugno N23

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BIOENERGETIC<br />

LANDSCAPES<br />

L’ENERGIA BENEFICA DEGLI<br />

ALBERI<br />

di Marco Nieri<br />

Gli spazi verdi possono avere<br />

una ricaduta positiva sulla salute<br />

dell’organismo umano. Studi condotti a<br />

livello internazionale hanno evidenziato<br />

le ragioni dei benefici che ne possiamo<br />

ricavare. Una delle applicazioni più<br />

interessanti di questi studi è quella<br />

che ci consente di realizzare giardini<br />

terapeutici bioenergetici.<br />

Quando ci sentiamo troppo pressati dai nostri impegni<br />

è molto comune percepire d’istinto il bisogno di<br />

immergerci in un bosco o in un parco cittadino. La<br />

relazione terapeutica tra Uomo e Natura ha radici<br />

molto profonde nella storia, di cui l’Albero è la presenza<br />

simbolica più significativa, presente in tutte le antiche<br />

culture della Terra.<br />

Nei Boschi Sacri, santuari primordiali dove la divinità era<br />

simboleggiata da alberi significativi, l’albero era oggetto di<br />

culto e di rispetto, dispensatore di favori e salute; a questi<br />

esemplari spesso venivano attribuiti poteri taumaturgici,<br />

rafforzando l'immagine archetipica dell’albero “guaritore”<br />

(vedi ad es. J.G. Frazer e J. Brosse).<br />

La convinzione che le piante ed in particolare gli alberi<br />

siano benefici per le persone è del resto comune anche<br />

oggi. In gran parte questo deriva sia dalla conoscenza del<br />

loro fondamentale contributo nell'agire sull'ambiente,<br />

regolando la qualità dell'aria ed il clima, sia dall'estesa<br />

conoscenza che abbiamo sulle proprietà di molti<br />

principi attivi vegetali utilizzati da tempo in campo<br />

medico e farmacologico. Ma non solo. Molte ricerche<br />

hanno focalizzato il loro interesse verso l’aiuto che le<br />

piante possono offrire all’uomo in particolare a livello<br />

psicologico, sensoriale o emozionale.<br />

Se nella cultura medica di poco più di un secolo fa<br />

esisteva ancora l’idea che gli alberi potessero essere di<br />

aiuto al corpo e alla psiche, oggi molti istituti universitari<br />

e centri di ricerca hanno affrontato sperimentalmente<br />

questo argomento, valutando l'influenza che la presenza<br />

del verde riveste nei luoghi di cura, di studio e di lavoro.<br />

I risultati sono spesso sorprendenti. Ricerche svolte<br />

dall'Università del Texas hanno verificato che i pazienti<br />

di ospedali dove sono presenti giardini effettuano<br />

degenze più brevi e sono più soddisfatti, così come lo è il<br />

personale: in definitiva, costi minori e comfort più elevato<br />

(R.S. Ulrich e altri, 1984-1991). Anche sui luoghi di<br />

lavoro la presenza di piante può aumentare il rendimento<br />

fino al 12%, ridurre lo stress e l'assenza per malattia<br />

(V.I. Lohr e altri, Washington State University, 1996). Si<br />

è dimostrato perfino che il semplice fatto di guardare<br />

immagini di natura e piante migliora in pochi minuti<br />

la nostra circolazione, riducendo lo stress, attivando<br />

un effetto che potremmo forse definire placebo, ma che<br />

conferma il collegamento con l’archetipo interiorizzato<br />

dell’albero guaritore. Questa consapevolezza ha<br />

incoraggiato negli ultimi 20 anni l’interesse da parte<br />

di molti progettisti verso la realizzazione di “Healing<br />

Gardens”, cioè giardini pensati per generare benessere<br />

o per stimolare positivamente disabili, anziani, malati<br />

di Alzheimer o semplicemente i bambini, facendo leva<br />

in particolare sulla funzione terapeutica del paesaggio<br />

legata per lo più a suggestioni emozionali, psicologiche e<br />

sensoriali.<br />

Parallelamente però a questi studi molto legati alla psicosociologia,<br />

il rapporto con alberi e piante è stato indagato<br />

non solo da un punto di vista culturale e antropologico<br />

ma anche “energetico”.<br />

Già le antiche culture più legate al valore della percezione<br />

dei fenomeni naturali, come quella indo-vedica, cinese,<br />

aborigena e dei nativi americani, seppero riconoscere e<br />

ricercare il potere terapeutico della natura attraverso il<br />

contatto fisico con gli alberi, allo scopo di ricaricare la<br />

forza vitale e rafforzare il carattere. Oltre a questo, molti<br />

ricercatori hanno cominciato a costatare che esistono<br />

forti parallelismi tra alcuni aspetti della fisiologia animale<br />

e vegetale. Ad esempio le recenti scoperte del LINV<br />

(Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale)<br />

di Firenze hanno evidenziato ad esempio come l’apparato<br />

radicale delle piante presenti una forte affinità con il<br />

cervello animale, e come esse abbiano sofisticate capacità<br />

di rispondere agli stimoli e di calcolare le risposte più<br />

idonee verso l’ambiente e gli organismi viventi con i quali<br />

entrano in contatto.<br />

Questa affinità che emerge tra uomo e pianta sembra<br />

suggerire che all'origine dei processi vitali esista una sorta<br />

di linguaggio energetico -o elettromagnetico- capace di<br />

mettere in relazione le cellule dei viventi tra loro e queste<br />

con l'ambiente. Questo è effettivamente confermato sia<br />

dalle antiche culture orientali così come dalle più recenti<br />

scoperte occidentali, dove risulta evidente che “la Vita è<br />

una manifestazione dell’Energia”. Negli ultimi decenni,<br />

ad esempio, molti studi hanno dimostrato che tutte<br />

le forme fisiche (umane, animali, vegetali e minerali)<br />

sono tenute insieme e controllate da campi di energia<br />

elettromagnetica (vedi teoria elettrodinamica di H.S.<br />

Burr, Università di Yale, 1940; H. Frolich, 1988, F.A.<br />

Popp, 1989-1992). Non sorprende quindi che l’uomo, gli<br />

animali e le piante emettano campi di energia biologica,<br />

sotto forma di deboli ma specifici campi elettromagnetici<br />

e contemporaneamente dipendano energeticamente dalla<br />

nostra Biosfera.<br />

Di questa relazione si è molto occupato un ricercatore<br />

belga, il dott. Walter Kunnen, che già negli anni ’60<br />

affermava che siamo scarsamente coscienti che la<br />

sola differenza tra un cadavere -animale o vegetaleed<br />

un corpo vivo non è né fisica né anatomica<br />

ma semplicemente energetica. Dai suoi studi non<br />

convenzionali emerge che gli esseri viventi sono antenne<br />

che ricevono, accumulano ed emettono energia su<br />

specifiche frequenze elettromagnetiche che caratterizzano<br />

ogni organo o funzione biologica, così come un<br />

apparecchio radio sintonizzato su una stazione riceve<br />

quella emissione solamente, chiamando questo fenomeno<br />

“bio-risonanza”.<br />

Le sue ricerche sono state possibili grazie ad un cambio<br />

8 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />

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ECOABITARE

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