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In questa pagina,<br />
WP Store, Roma.<br />
In apertura, una<br />
proposta Resort <strong>2017</strong><br />
di Tabula Rasa.<br />
avviene fuori dal negozio. Il consumatore è sempre più connesso<br />
e informato, quindi sempre più influenzabile. Viene a contatto con<br />
i brand ancora prima di entrare in negozio. Le marche devono agire<br />
in questa situazione di complessità e individuare i diversi touch<br />
point in grado di influenzare il consumatore, pre-store e in-store”.<br />
In quale momento del percorso quindi il dettagliante deve investire<br />
e cosa deve fare per influenzare lo shopper?<br />
“In-store è importante capire prima di tutto chi è il consumatore e<br />
come si comporta nel punto vendita per individuare comunicazione<br />
e media ottimali - ha aggiunto Patrizia - Nella GDO per esempio<br />
c’è un affollamento di comunicazioni e questo le rende poco utili.<br />
Il dettagliante deve capire qual è la shopping mission di chi entra<br />
nel negozio ma anche la sua occasione di consumo. Questi due<br />
fattori determinano il comportamento del consumatore in-store”.<br />
L’ATTENZIONE AGLI STIMOLI<br />
Patrizia Amantini ha portato qualche esempio.<br />
“Stiamo tornando a casa dal lavoro dopo una lunga giornata - ha<br />
spiegato - Un amico chiama per invitarci a cena e ci chiede di<br />
portare il vino. Quale vino compriamo? Altro esempio. Abbiamo<br />
organizzato un barbecue a sorpresa per festeggiare il compleanno<br />
del nostro partner con oltre 50 invitati. Dove compriamo il vino? Terzo<br />
esempio. Facciamo il consueto shopping per la casa ogni venerdì<br />
pomeriggio e tra le altre cose compriamo qualche bottiglia di vino<br />
da bere a cena durante la settimana. Quando compriamo il vino?<br />
La shopping mission influenza il comportamento dei consumatori<br />
e la scelta del luogo di acquisto”.<br />
Secondo l’analisi di Patrizia Amantini lo shopping verte sulla ricerca<br />
e su opportunità mancate.<br />
“Il percorso che porta all’acquisto parte dalla pianificazione (il 20%<br />
degli articoli pianificati non finisce nel carrello della spesa) - ha<br />
specificato Patrizia - Prosegue con la ricerca (chi fa shopping passa<br />
il 90% del tempo navigando sul web), la selezione (chi fa shopping<br />
passa il 10% del tempo nel negozio interagendo con i prodotti<br />
per fare una selezione) e infine arriva al momento dell’acquisto<br />
(il 30%di chi fa shopping abbandona il negozio o uno scaffale<br />
senza comprare). Ci sono due tipi di consumatori al momento dello<br />
shopping e si comportano in due modi e con due obiettivi diversi.<br />
I decisi che sanno già cosa vogliono, che marca, che prodotto e<br />
cercano quello che intendono comprare, quindi la loro decisione<br />
è pre-store. Gli aperti che decidono cosa comprare direttamente<br />
sul luogo d’acquisto e operano quindi una selezione, interagiscono,<br />
confrontano, si fanno coinvolgere dalle comunicazioni”.<br />
Al momento dell’allestimento e dell’organizzazione dell’offerta,<br />
i negozi dovrebbero focalizzarsi sui consumatori che sanno già<br />
cosa comprare. Secondo un dato di Kantar Wolrld Panel, il 69%<br />
dei consumatori acquista la stessa marca nelle diverse categorie<br />
e al momento dello shopping hanno già deciso cosa comprare e<br />
che marca.<br />
“I consumatori decisi sono la maggioranza - ha spiegato Patrizia<br />
- Organizzare l’offerta di un negozio pensando a loro non può<br />
che migliorare l’efficienza e in questo modo anche la shopping<br />
experience. Inoltre uno shopping più veloce permette di far aumentare<br />
le possibilità che il consumatore trasformi la sua semplice<br />
ricerca in selezione. Di conseguenza aumenterà anche il numero<br />
di consumatori che prenderanno in considerazione alternative alla<br />
loro scelta iniziale o che diventeranno aperti a nuove influenze”.<br />
Molti consumatori sono decisi, indipendentemente dalle categorie.<br />
Il loro obiettivo è quello di trovare quello che vogliono, non di fare<br />
shopping.<br />
“Gli esseri umani deselezionano la gran parte degli stimoli visivi - ha<br />
aggiunto Patrizia - Praticamente il 99%. Del restante 1%, solo il 5%<br />
è elaborato dal cervello, quindi solo lo 0,05% di tutti gli stimoli visivi.<br />
E per i consumatori che fanno shopping ci sono moltissimi stimoli<br />
visivi. Ma loro deselezionano marche e prodotti per arrivare al loro<br />
obiettivo. Distrarli perché restino il più a lungo possibile in-store e<br />
quindi acquistino di più è sbagliato. Bisogna aiutarli a selezionare<br />
perché abbiano il tempo per essere influenzati e notino altri marchi<br />
e prodotti. Le ricerche hanno dimostrato che guardano il packaging<br />
di un prodotto per una frazione di secondo (0,29 per le bibite,<br />
0,34 dischi e cd, 0,48 i medicinali, 0,65 i dentifrici, 0,79 il cibo e<br />
0,90 il vino) e quindi deve contenere poche informazioni precise”.