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Maglieria Italiana n° 185 - 1° semestre 2017

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In questa pagina,<br />

WP Store, Roma.<br />

In apertura, una<br />

proposta Resort <strong>2017</strong><br />

di Tabula Rasa.<br />

avviene fuori dal negozio. Il consumatore è sempre più connesso<br />

e informato, quindi sempre più influenzabile. Viene a contatto con<br />

i brand ancora prima di entrare in negozio. Le marche devono agire<br />

in questa situazione di complessità e individuare i diversi touch<br />

point in grado di influenzare il consumatore, pre-store e in-store”.<br />

In quale momento del percorso quindi il dettagliante deve investire<br />

e cosa deve fare per influenzare lo shopper?<br />

“In-store è importante capire prima di tutto chi è il consumatore e<br />

come si comporta nel punto vendita per individuare comunicazione<br />

e media ottimali - ha aggiunto Patrizia - Nella GDO per esempio<br />

c’è un affollamento di comunicazioni e questo le rende poco utili.<br />

Il dettagliante deve capire qual è la shopping mission di chi entra<br />

nel negozio ma anche la sua occasione di consumo. Questi due<br />

fattori determinano il comportamento del consumatore in-store”.<br />

L’ATTENZIONE AGLI STIMOLI<br />

Patrizia Amantini ha portato qualche esempio.<br />

“Stiamo tornando a casa dal lavoro dopo una lunga giornata - ha<br />

spiegato - Un amico chiama per invitarci a cena e ci chiede di<br />

portare il vino. Quale vino compriamo? Altro esempio. Abbiamo<br />

organizzato un barbecue a sorpresa per festeggiare il compleanno<br />

del nostro partner con oltre 50 invitati. Dove compriamo il vino? Terzo<br />

esempio. Facciamo il consueto shopping per la casa ogni venerdì<br />

pomeriggio e tra le altre cose compriamo qualche bottiglia di vino<br />

da bere a cena durante la settimana. Quando compriamo il vino?<br />

La shopping mission influenza il comportamento dei consumatori<br />

e la scelta del luogo di acquisto”.<br />

Secondo l’analisi di Patrizia Amantini lo shopping verte sulla ricerca<br />

e su opportunità mancate.<br />

“Il percorso che porta all’acquisto parte dalla pianificazione (il 20%<br />

degli articoli pianificati non finisce nel carrello della spesa) - ha<br />

specificato Patrizia - Prosegue con la ricerca (chi fa shopping passa<br />

il 90% del tempo navigando sul web), la selezione (chi fa shopping<br />

passa il 10% del tempo nel negozio interagendo con i prodotti<br />

per fare una selezione) e infine arriva al momento dell’acquisto<br />

(il 30%di chi fa shopping abbandona il negozio o uno scaffale<br />

senza comprare). Ci sono due tipi di consumatori al momento dello<br />

shopping e si comportano in due modi e con due obiettivi diversi.<br />

I decisi che sanno già cosa vogliono, che marca, che prodotto e<br />

cercano quello che intendono comprare, quindi la loro decisione<br />

è pre-store. Gli aperti che decidono cosa comprare direttamente<br />

sul luogo d’acquisto e operano quindi una selezione, interagiscono,<br />

confrontano, si fanno coinvolgere dalle comunicazioni”.<br />

Al momento dell’allestimento e dell’organizzazione dell’offerta,<br />

i negozi dovrebbero focalizzarsi sui consumatori che sanno già<br />

cosa comprare. Secondo un dato di Kantar Wolrld Panel, il 69%<br />

dei consumatori acquista la stessa marca nelle diverse categorie<br />

e al momento dello shopping hanno già deciso cosa comprare e<br />

che marca.<br />

“I consumatori decisi sono la maggioranza - ha spiegato Patrizia<br />

- Organizzare l’offerta di un negozio pensando a loro non può<br />

che migliorare l’efficienza e in questo modo anche la shopping<br />

experience. Inoltre uno shopping più veloce permette di far aumentare<br />

le possibilità che il consumatore trasformi la sua semplice<br />

ricerca in selezione. Di conseguenza aumenterà anche il numero<br />

di consumatori che prenderanno in considerazione alternative alla<br />

loro scelta iniziale o che diventeranno aperti a nuove influenze”.<br />

Molti consumatori sono decisi, indipendentemente dalle categorie.<br />

Il loro obiettivo è quello di trovare quello che vogliono, non di fare<br />

shopping.<br />

“Gli esseri umani deselezionano la gran parte degli stimoli visivi - ha<br />

aggiunto Patrizia - Praticamente il 99%. Del restante 1%, solo il 5%<br />

è elaborato dal cervello, quindi solo lo 0,05% di tutti gli stimoli visivi.<br />

E per i consumatori che fanno shopping ci sono moltissimi stimoli<br />

visivi. Ma loro deselezionano marche e prodotti per arrivare al loro<br />

obiettivo. Distrarli perché restino il più a lungo possibile in-store e<br />

quindi acquistino di più è sbagliato. Bisogna aiutarli a selezionare<br />

perché abbiano il tempo per essere influenzati e notino altri marchi<br />

e prodotti. Le ricerche hanno dimostrato che guardano il packaging<br />

di un prodotto per una frazione di secondo (0,29 per le bibite,<br />

0,34 dischi e cd, 0,48 i medicinali, 0,65 i dentifrici, 0,79 il cibo e<br />

0,90 il vino) e quindi deve contenere poche informazioni precise”.

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