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TRAKS INTERVIEW #5

Il quinto numero di TRAKS INTERVIEW, il periodico dedicato alle interviste approfondite ai protagonisti della musica indipendente italiana, contiene le parole di: Pivirama, Paolo Tocco, LeSigarette!!, Soul Mutation, Florence Elysé, IMustBe Leonardo e Ell3

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chiamato a criticare e a veicolare cultura.<br />

Ciò che resta è l’affarismo, il lavoro<br />

di palazzinari della comunicazione, resta<br />

la musica che deve andare di moda<br />

e che si deve lanciare per i clic dei social.<br />

In mezzo a questa orgia di circensi<br />

c’è ovviamente del bello, ma la GRAN-<br />

DE MUSICA la stiamo praticamente<br />

ignorando. E se la musica è cultura allora<br />

noi come popolo stiamo evitando di<br />

incontrare cultura. E un popolo senza<br />

cultura è un popolo che non ha futuro.<br />

Quindi alla fine di questa fiera ci chiediamo<br />

tutti quanti: che valore hanno<br />

oggi simili riconoscimenti? A parte farti<br />

il figo con chi oltre i Talent non sa andare,<br />

per me come uomo e come artista,<br />

che significato può avere? In contraddizione<br />

con quanto detto fino a ora vediamo<br />

un eterno Claudio Lolli vincere<br />

il riconoscimento più alto della canzone<br />

d’autore. Ma siamo sicuri che sia una<br />

contraddizione? E non per la musica<br />

del maestro che ho avuto anche l’onore<br />

di incontrare e di intervistare… ma per<br />

le apparenze da vendere al pubblico pagante.<br />

Chissà se ci siamo capiti…<br />

Parliamo un po’ di live. Ho letto che<br />

non ami particolarmente esibirti in<br />

pubblico, nonostante i riconoscimenti<br />

che ricevi costantemente per i tuoi<br />

brani. Sei timido o è solo un po’ di ansia<br />

da prestazione?<br />

Posso invece parlarti dell’Umbria?<br />

Ok rispondo. Nessuna paura e tantissime<br />

ansie che costruiscono il mio concetto<br />

di emozione da restituire a chi mi<br />

fa l’onore di venirmi ad ascoltare. Lo<br />

confesso però: ho un grosso pudore per<br />

la musica, credo di averlo manifestato<br />

nelle risposte precedenti. Anzi io direi<br />

di essere anche esagerato a volte, quasi<br />

mi definirei un bigotto. Suonare per un<br />

pubblico è una cosa importantissima.<br />

La musica è del pubblico. Ed è il pubblico<br />

che merita per primo rispetto e<br />

considerazione. Quindi se devo fare un<br />

concerto, pretendo che debbano esserci<br />

tutti i tasselli al proprio posto. E non<br />

sto parlando di tappeti rossi, denari a<br />

profusione, vecchi Rum del ’58 invecchiati<br />

da trovare in camerino, tantomeno<br />

sto parlando di avere a disposizione<br />

teatri di lusso. Io parlo della serietà<br />

e del significato semplice di “fare un<br />

concerto”. Che sia in un pub o che sia<br />

in una piccola sala, che sia in radio o<br />

in riva attorno al falò. Rispettare la<br />

musica live significa rispettare il pubblico.<br />

Quindi si deve costruire il giusto<br />

ambiente, si deve scrivere il giusto<br />

spettacolo per quella situazione, si deve<br />

ben comunicare, si deve pretendere<br />

attenzione e restituire emozione. Non<br />

penso di sopportare più questa orgia di<br />

musicisti - spesso anche con tantissimi<br />

contenuti da dare - suonare dove capita,<br />

davanti a chiunque, magari mentre<br />

stanno mangiando la pizza o mentre<br />

bevono birra passando per strada. Ci<br />

sono concerti che per quanto mi riguarda<br />

non si debbano neanche chiamare<br />

così. Sfiorano l’umiliazione. Una volta<br />

ho visto un chitarrista proporre brani<br />

suoi (meraviglioso tra l’altro) in un pub<br />

di ragazzini durante una festa di 18…<br />

suonava accanto alla porta del bagno e<br />

il via vai di incontinenti lo costringeva<br />

a spostarsi per non ostruire il loro passaggio.<br />

Esagero? Bah…io credo che sia<br />

all’ordine del giorno. Ciò significa anche<br />

che pretendere di avere quanti più<br />

dettagli al proprio posto significa oggi<br />

suonare quattro volte all’anno. Sono<br />

conscio di sforzarmi a essere meno<br />

schizzinoso e penso che lo farò… ma un<br />

poco soltanto. Ma sinceramente trovo<br />

umiliante portare la musica dove non<br />

deve stare. E questo non è colpa del<br />

pubblico. Questa è piena responsabilità<br />

dell’artista<br />

che<br />

spesso,<br />

sia per<br />

soldi che<br />

per scrivere<br />

sui<br />

propri<br />

social che<br />

fa tanti<br />

concerti<br />

- in genere<br />

sopra<br />

le cinque<br />

date lo<br />

si definisce<br />

tour<br />

mondiale<br />

- si prostituisce a suonare ovunque e<br />

in qualunque circostanza. Ogni musica<br />

ha il suo habitat e va rispettato. E rispettare<br />

le cose consta sacrificio e limitazione.<br />

E quando lavori bene per far<br />

collimare questi piccoli tasselli - che poi<br />

credimi sono quattro cavolate in croce -<br />

anche lo spettacolo acquista un valore<br />

emotivo che non ha paragoni. Chiudo<br />

dicendo che presenteremo il disco in<br />

un piccolo teatro di Pescara il prossimo<br />

novembre: per farti capire, io sto già<br />

lavorando per scegliere chi far suonare<br />

con me e come arrangiare lo spettacolo<br />

proprio per quel piccolo teatro che mi<br />

ospiterà. Sì, forse sono esagerato…ma<br />

forse però…<br />

Chiara Orsetti<br />

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