TRAKS INTERVIEW #5
Il quinto numero di TRAKS INTERVIEW, il periodico dedicato alle interviste approfondite ai protagonisti della musica indipendente italiana, contiene le parole di: Pivirama, Paolo Tocco, LeSigarette!!, Soul Mutation, Florence Elysé, IMustBe Leonardo e Ell3
Il quinto numero di TRAKS INTERVIEW, il periodico dedicato alle interviste approfondite ai protagonisti della musica indipendente italiana, contiene le parole di: Pivirama, Paolo Tocco, LeSigarette!!, Soul Mutation, Florence Elysé, IMustBe Leonardo e Ell3
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contatto con questo fenomeno epocale<br />
e inarrestabile?<br />
Nella mia settimana nella Jungle di<br />
Calais, seguita poi da un viaggio nei<br />
campi profughi tra Libano e Siria, la<br />
notte non riuscivo a dormire. Non puoi<br />
incrociare quegli sguardi al tempo stesso<br />
disperati e pieni di speranza senza<br />
portarti dietro quelle sensazioni. Non<br />
puoi incontrare persone al tempo stesso<br />
umili e fiere, e dimenticare quei racconti.<br />
Quelle famiglie di siriani a cui in<br />
una notte era stato tolto tutto, quando<br />
uomini armati avevano fatto irruzione<br />
nella loro casa e nella loro vita intimando<br />
di uscire subito, cosi, in pigiama<br />
e pantofole, costringendoli - pena la<br />
morte - ad un esilio forzato e a dire addio<br />
a tutto quello che finora era stata la<br />
normalità e a intraprendere un cammino<br />
infinito e pieno di insidie. Nella Jungle<br />
di Calais, accampamento dove hanno<br />
vissuto fino a diecimila profughi che<br />
sognavano di ricongiungersi a familiari<br />
e amici nella vicina ma lontanissima<br />
Inghilterra, era stata creata, a margine<br />
della legalità, una vera città fatta di<br />
capanne di legno, dove avevano tirato<br />
su con l’aiuto di volontari e attivisti,<br />
chiese, scuole, parchi giochi, biblioteche,<br />
persino ristoranti, bagni turchi e<br />
musei a cielo aperto. Poi il sindaco ha<br />
deciso lo sgombero forzato, e io ero li’ in<br />
quei giorni, per il mio lavoro da inviata,<br />
e con la mia telecamerina ho girato<br />
quelle drammatiche sequenze assistendo<br />
con l’angoscia nel cuore all’abbandono<br />
di quelle capanne che erano diventate<br />
la loro casa, vedevo i profughi che<br />
raccoglievano i loro pochi averi nelle<br />
coperte, “coperte per dormire, per resistere,<br />
per viaggiare e per non morire” e<br />
si allontanavano vagando verso chissà<br />
dove. Ai muri dei container affidavano<br />
i loro accorati messaggi rivolti ai leader<br />
britannici chiedendo una risposta a<br />
quelle “cartoline” da Calais. Ecco, tutto<br />
questo è diventata “una canzone in forma<br />
di reportage” e un video.<br />
Puoi raccontare la genesi del brano<br />
“Dal Deserto al Mare”?<br />
Quando chiedevo ai tanti migranti<br />
salvati dal mare e appena sbarcati<br />
nei porti del Sud Italia, cosa li avesse<br />
spinti a intraprendere traversate cosi<br />
piene di pericoli, loro mi rispondevano<br />
sempre allo stesso modo. “Nel nostro<br />
Paese eravamo già morti, tanto vale<br />
rischiare e sperare di sopravvivere, e<br />
ricominciare una vita normale da qualche<br />
altra parte”. Govind, il mio editore,<br />
musicista e uomo di grande sensibilità,<br />
mi ha mandato una base musicale molto<br />
suggestiva e intensa, realizzata con<br />
Generoso Pierascenzi. Io ho immaginato<br />
il dialogo tra mamma e figlia, profughe;<br />
la mamma cerca di rassicurare la<br />
figlia ma non le nasconde la verità, le<br />
dice che se sopravvivranno al deserto e<br />
alla lunga ed estenuante marcia poi ci<br />
sarà il mare, che sembrerà altrettanto<br />
infinito e insidioso per chi il mare prima<br />
non lo ha mai visto, non sa nuotare,<br />
e non sa come salvarsi se cadrà in acqua.<br />
E la avverte che poi, quando finirà<br />
il mare e toccherà terra e la salvezza<br />
sembrerà vicina, incontrerà i muri,<br />
sempre più alti e le frontiere, sempre<br />
più insormontabili, mentre invece, io<br />
credo, per chi fugge dalle guerre e ha<br />
diritto ad un futuro, dovrebbero esserci<br />
ponti sicuri e corridoi umanitari e<br />
legali. A proposito, Senza Rete non ha<br />
scopo di lucro, la vendita delle copie<br />
fisiche del disco servirà ad un progetto<br />
che aiuta i bambini iracheni e siriani<br />
in trappola laddove c’erano città e ora<br />
ci sono solo macerie. Invito chiunque<br />
voglia dare una mano a scrivermi alla<br />
mail pivirama@hotmail.it o a cercarmi<br />
su facebook.<br />
Al di là degli spunti di attualità, come<br />
si concilia la tua attività di giornalista<br />
con quella di cantautrice, considerando<br />
le difficoltà delle due professioni?<br />
Credo che ci siano molti aspetti in comune.<br />
Si usano penna per scrivere e<br />
microfono per registrare, si comunica<br />
agli altri e si racconta quello che si<br />
vede, per informare e a volte anche per<br />
sensibilizzare. Se nei miei precedenti<br />
dischi i temi erano più introspettivi e<br />
immaginari, per la prima volta in questo<br />
quarto lavoro le mie strade finora<br />
sempre parallele si sono incontrate e<br />
inevitabilmente quello che ho visto e<br />
vissuto si è trasformato in musica. Dal<br />
punto di vista pratico, nessuna difficoltà,<br />
solo una buona dose di spirito di<br />
organizzazione per far conciliare turni<br />
a volte impossibili e partenze improvvise<br />
per trasferte che non si sa quanto<br />
dureranno.<br />
In passato siete andati in tour anche<br />
all’estero. Qualche progetto analogo<br />
anche con il nuovo disco?<br />
Al momento sono in una fase di drastici<br />
cambiamenti, perché torno dopo<br />
20 anni nella mia Sicilia, ed è lì che<br />
suonerò prossimamente, a partire<br />
dall’imminente Dedalo Festival che<br />
ogni anno, ai primi di agosto, dalla<br />
prima edizione a Caltabellotta, riunisce<br />
nell’agrigentino tanti artisti da<br />
tutta Italia. Per il momento, niente<br />
più viaggi all’estero, per musica o per<br />
lavoro. In Sicilia c’è tanto da raccontare,<br />
e c’è tanto da suonare.<br />
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