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sfogliabile speciale maggio

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quadrati (chiamato Biocoop 21) dedicato esclusivamente alla vendita<br />

di prodotti biologici sfusi. Con una frequentazione media di 300<br />

clienti per giorno (rispetto ad una media di 435 clienti in un negozio<br />

Biocoop parigino di 250 metri quadrati, o di 275 clienti in un negozio<br />

di 140 metri quadrati), l’esperimento si è dimostrato un successo. A<br />

fine aprile di quest’anno, si è svolta nella periferia di Parigi la prima<br />

fiera nazionale delle Biocoop, dove è stato presentato il nuovo modello<br />

di negozio, sempre basato strategicamente sulla vendita dei prodotti<br />

sfusi (vrac in francese) secchi e liquidi.<br />

Anche se in modo non organizzato come in Francia, grazie alla<br />

diffusione delle nuove attrezzature di vendita dedicate (contenitori per<br />

alimenti secchi e sistemi per liquidi alla spina) la vendita di prodotti<br />

biologici e locali sfusi si sta diffondendo da circa un decennio in vari<br />

paesi europei. Il motore di questo movimento (che alcuni forse un po’<br />

troppo ottimisticamente chiamano Zero Waste Movement e che il New<br />

York Times ha etichettato in un recente articolo come Anti-Packaging<br />

Movement) sono piccoli negozi indipendenti, spesso gestiti da gruppi di<br />

amici o da giovani coppie con forti motivazioni di carattere ecologico.<br />

I negozi dello sfuso (bulk in inglese, unverpackt in tedesco, granel in<br />

spagnolo) stanno aprendo un po’ in tutti i paesi d’Europa e l’unione tra<br />

ecologia ed economia sembra essere gradita ai consumatori più sensibili<br />

e alle istituzioni sempre più consapevoli della necessità di una riduzione<br />

dei rifiuti da imballaggi che rappresentano circa un terzo in peso e circa<br />

la metà in volume dei rifiuti solidi urbani.<br />

L’Italia da questo punto di vista è stata uno dei primi paesi a vedere<br />

la nascita di queste nuove tipologie di negozi. Effecorta a Lucca, Peso<br />

Netto a Pesaro, Negozio Leggero a Torino sono da ricordare come i<br />

primi esempi di negozi alla spina in Europa, anche se si sono caratterizzati<br />

più per la vendita di prodotto sfuso locale che di prodotto sfuso<br />

biologico. Purtroppo la distribuzione biologica specializzata italiana,<br />

ha colto solo timidamente l’opportunità rappresentata dalla vendita del<br />

prodotto sfuso, seguendo la moda che ha colpito alcuni anni fa anche<br />

una parte della distribuzione industriale, introducendo la possibilità<br />

di acquisto sfuso solo su pochi prodotti. Fanno eccezione alcune<br />

importanti realtà storiche come la Cooperativa Il Sole e la Terra di<br />

Bergamo, che da anni si è orientata strategicamente verso la costruzione<br />

di rapporti diretti con i produttori biologici del territorio e la vendita<br />

del prodotto secco sfuso con imballaggi in cellophane compostabile.<br />

Negli ultimi anni in Italia, contemporaneamente al rilancio -non<br />

sempre riuscito- di progetti di reti di supermercati biologici secondo<br />

le logiche standard della vendita del prodotto trasformato e preconfezionato,<br />

continuano a nascere negozi indipendenti creati da gruppi<br />

di amici o da coniugi che propongono la vendita di alimenti biologici<br />

sfusi, il più possibile prodotti localmente. Molto spesso provenienti<br />

dall’esperienza dei gruppi di acquisto, desiderosi di costruirsi un reddito<br />

con un lavoro autonomo coerente con le forti motivazioni di carattere<br />

etico ed ecologico, questi nuovi negozianti rappresentano una grande<br />

opportunità per riallacciare quel legame, oggi in gran parte assente, tra<br />

movimento biologico e movimento ecologico. Non si tratta di un ritorno<br />

nostalgico al passato, ma di una concreta strategia di azione rivolta alla<br />

costruzione di un sistema agro-alimentare meno insostenibile. Questi<br />

negozi del resto sono profondamente diversi dai vecchi mom-and-pop<br />

stores con un bancone dietro il quale il negoziante o un suo famigliare<br />

serviva ad uno ad uno i clienti. Dal punto di vista tecnico-commerciale<br />

si tratta di negozi per lo più a libero servizio dove il consumatore è libero<br />

di scegliere, aiutato da moderne tecnologie igieniche e facili da usare, la<br />

quantità di prodotto riempiendo da solo il proprio sacchetto in carta o<br />

cellophane o il proprio contenitore in vetro o plastica.<br />

In Italia, alla creatività di queste imprese individuali fa da contrappeso<br />

la loro frammentarietà. Manca quella capacità di “fare sistema”, di cui<br />

la rete francese delle Biocoop rappresenta un esempio di successo.<br />

Spero quindi che dalla Francia, dopo l’arrivo del modello delle reti di<br />

ipermercati e delle sue montagne di prodotti da agricoltura industriale<br />

sovra imballati e di origine sconosciuta, si diffonda nel nostro paese -e<br />

negli altri paesi europei- il modello della cooperazione tra attori del<br />

sistema agro-alimentare biologico orientato strategicamente alla vendita<br />

del prodotto biologico sfuso di provenienza certa e, se possibile, locale.<br />

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