sfogliabile speciale maggio
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M<br />
uovendo da Laveno, la strada risale il corso del<br />
torrente Boesio fino all’abitato di Cittiglio; è il<br />
tratto iniziale della Valcuvia, che svilupperà la sua<br />
connotazione paesistica più eloquente seguendo<br />
il tracciato della ss 394 in direzione Luino. Dopo la rotonda di<br />
Cittiglio, a sinistra, un lieve strappo ci introduce in un territorio<br />
dominato a nord da un cordone montuoso che ne influenza il<br />
clima con l’umidità e con rigide temperature nei mesi invernali.<br />
Le pendici dei versanti sono compattamente rivestite da boschi di<br />
castagno e di faggio, mentre la robinia colonizza prevalentemente<br />
il fondovalle. Terreni poco inclini a sostenere una vocazione<br />
agricola, formatisi su strati di calcare, argille e residui morenici,<br />
hanno portato le popolazioni a patteggiare spazi residuali con il<br />
bosco, in cambio di legna e castagne.<br />
Il versante nord del Monte Campo dei Fiori, con la sua gelida carezza<br />
invernale, stabilisce sugli abitati di Castello Cabiaglio, Orino, Azzio,<br />
Cuvio, Cuveglio, Casalzuigno e Rancio Valcuvia, sparsi sotto le sue<br />
lunghe pendici, il cosiddetto mesoclima insubrico.<br />
Inoltrandosi nella valle si traguarda a mezzacosta sul versante nord<br />
l’abitato di Arcumeggia, uno dei “paesi dipinti” della Lombardia,<br />
luogo che ha scongiurato l’abbandono per iniziativa della provincia<br />
di Varese che ha invitato numerosi artisti di fama ad affrescare le<br />
pareti del borgo trasformandolo in una pinacoteca a cielo aperto e<br />
valorizzandolo agli occhi del pubblico.<br />
Poco sotto Arcumeggia, nell’area boscata emergono le regolarità e i<br />
segni del giardino formale di Villa Bozzolo della Porta; i cipressi si<br />
incuneano nella texture del bosco ed incorniciano un cono visuale<br />
che termina nel cielo.<br />
Con regolarità, sulla strada provinciale si ritrovano le vecchie<br />
stazioni dalla fattezze graziose che contrassegnavano le fermate<br />
della vecchia tranvia che attraversava la valle, citata in molti<br />
romanzi di Piero Chiara.<br />
Non appena la valle si allarga, qualche manufatto industriale<br />
prende il posto delle aree agricole rivelando il tentativo di<br />
cambiare il destino e la connotazione agraria dei luoghi; quel che<br />
resta sul campo sono le ingombranti testimonianze dell’instabilità<br />
dei successi dell’impresa, frutto di dismissioni virali di attività<br />
commerciali e industriali su cui molto s’era investito.<br />
La valle ha da qualche anno preso a recuperare un’idea di zootecnia<br />
minore avviando in diverse aree allevamenti di capre, prevalente-<br />
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men-<br />
t e<br />
saneen o camosciate, elaborando<br />
un pregevole prodotto caseario in grado di incorporare<br />
sapientemente i profumi e i sapori della valle. Alcuni allevamenti<br />
apiari costituiscono un’ulteriore modalità di veicolare i profumi<br />
delle essenze vegetali nella dolcezza dei mieli locali.<br />
A sud si intravede l’abitato di Cuvio cinto dalla massa boscosa e<br />
sovrastato dall’imponenza di un edificio mentre le carrozzabili<br />
secondarie si dispiegano in piccole convalli che portano ai centri<br />
di Castello Cabiaglio, grazioso abitato intatto nelle fattezze urbane,<br />
Azzio, Orino in cui si rintracciano i resti della fortificazione di<br />
epoca romana che determinava il limes pedemontanum e Brinzio,<br />
quest’ultimo con le radici in un grazioso e minuscolo laghetto.<br />
A Cuveglio, l’assetto attuale del territorio è frutto della bonifica di<br />
una palude che si estendeva fino a Cavona, condotta nella prima<br />
metà dell’ottocento. La valle si allarga e si riconnota con prati stabili<br />
alternati ad aree boscate. Giunti a Cassano Valcuvia è possibile<br />
effettuare un breve digressione per visitare la linea Cadorna<br />
numero 8. Un sistema difensivo studiato a partire dalla fine dell’800<br />
e realizzato durante la grande guerra nel timore di offensive Austro-tedesche<br />
attraverso la Svizzera.<br />
A Mesenzana, dominata da un grande torrione medievale, è<br />
possibile ri-connettersi con la Valganna attraverso un piccolo<br />
passo oppure proseguire verso Luino entrando in Valtravaglia. Se<br />
si scegliesse questa prima opzione si possono incontrare e visitare<br />
i paesi di Bosco e Montegrino Valtravaglia, ben conservati e con i<br />
colori della terra locali. Calci e sabbie si mantengono sugli manufatti<br />
storici conservando gli edifici ben meglio delle malte cementizie. Nel<br />
primo tratto della Valtravaglia l’urbanizzazione e le aree commerciali<br />
ed industriali hanno fortemente eroso le aree agricole. Sopravvive,<br />
recuperata in una giungla d’edifici commerciali una vecchia filanda<br />
che prendeva la forza motrice dal torrente Margorabbia.<br />
Questo torrente, reso in alcuni punti regolare, suddivide e attraversa<br />
la maglia agraria fatta di prati stabili e piccole coltivazioni cerealicole.<br />
Ci avviciniamo a Luino, da cui potremo riaffacciarci sul lago Maggiore<br />
avendo affrontato due valli prealpine fresche e bel conservate che<br />
tracciano due immaginari cateti sull’ipotenusa che unisce Luino a<br />
Laveno.<br />
Il torrente Margorabbia poco prima di Luino, confluisce nel fiume<br />
Tresa diventandone un importante immissario prima del suo sfociare<br />
nel lago. Anche nei sobborghi della città resti d’opifici e aree industriali<br />
ammoniscono dell’insensata idea industriale inseguita calpestando<br />
vocazioni turistiche ben più connaturate ai luoghi. Vocazione che oggi<br />
potrebbe ritrovare senso per un rilancio economico del territorio.<br />
L’avvicinarsi al fiume ed al lago porta nei piatti locali abbinamenti<br />
interessanti con il riso; importante e ricercato quello con il pesce<br />
persico che congiunge la graminacea servita all’inglese con i profumi<br />
del pesce d’acqua dolce e con i sapori delicati delle sue carni. La stessa<br />
dolcezza apparente dei versanti montuosi le cui rare asprezze sono<br />
frutto di fessurazioni o stretti compluvi vallivi.<br />
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Si giunge al lago, non sono possibili slanci in avanti, le fughe sono solo<br />
laterali, in parallelo alle sponde lacustri. La vita sul lago, richiamando<br />
proprio alcune riflessioni ricorrenti nei libri di Piero Chiara, definisce<br />
fortemente lo spazio per muoversi; chi vuol fuggire dai tempi segnati<br />
fortemente dal clima e dai ritmi di vita di questo mondo chiuso deve<br />
valicare le montagne poste alle spalle, andarsene per la costa o, ancora,<br />
attendere il battello sapendo che si ritroverà in una situazione<br />
identica.