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Nastro Verde: calendario 2018, “La vita del combattente italiano nella Grande Guerra”

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S. MAURIZIO<br />

P R OT ET T O RE<br />

D EL L E<br />

A R MI<br />

N O ST R E<br />

La Marina Militare<br />

La Regia Marina allo scoppio <strong>del</strong>la 1ª Guerra Mondiale, il 24<br />

maggio 1915, era per numero di navi da guerra e dislocamento<br />

in ton<strong>nella</strong>te una marina importante, ben dotata di unità pesanti,<br />

ma dotata anche di unità leggere, costiere e subacquee. All’inizio<br />

<strong>del</strong>la guerra erano in servizio 11 navi da battaglia, 12 Incrociatori,<br />

16 Esploratori, 60 Cacciatorpediniere, varie Classi di Torpediniere,<br />

21 Sommergibili. Fra le tante azioni navali che hanno visto l’impegno<br />

<strong>del</strong>la Regia Marina durante tutta la guerra, assume particolare<br />

rilevanza l’impresa di Premuda, compiuta all’alba <strong>del</strong><br />

10 giugno 1918 dai MAS 15 e 21, rispettivamente comandati da<br />

Luigi Rizzo e Giuseppe Aonzo.<br />

Sin dal 1º marzo 1918, l’Ammiraglio Thaon di Revel, Comandante<br />

<strong>del</strong>la Regia Marina Italiana, percepì la possibilità che il<br />

nuovo comandante <strong>del</strong>la Imperial-Regia marina da guerra astroungarica,<br />

l’Ammiraglio Horthy, avrebbe potuto attuare un’azione<br />

di forza per sfondare lo sbarramento <strong>del</strong> Canale d’Otranto, già<br />

attaccato per ben diciannove volte, ma senza significativi risultati.<br />

Segnali di un nuovo imminente attacco si ebbero con l’incursione<br />

aerea <strong>del</strong> 9 marzo 1918 da parte di 14 velivoli appoggiati<br />

dai cacciatorpediniere Dukla e dall’Uszok, per cui l’ammiraglio<br />

Thaon di Revel dispose che quattro sommergibili francesi venissero<br />

posizionati in agguato a nord di Durazzo mentre i Sommergibili<br />

italiani F10 e F14 furono posti rispettivamente davanti a<br />

Pola e al canale di Faresina.<br />

I sospetti non erano infondati; il comando supremo austroungarico<br />

aveva infatti preparato una potente offensiva che prevedeva<br />

l’impiego di gran parte <strong>del</strong>la flotta.<br />

Erano stati costituiti un gruppo di attacco, con il compito di<br />

attaccare le forze italiane addette al servizio di sbarramento <strong>del</strong><br />

Canale d’Otranto e bombardare gli impianti di Otranto, e un<br />

gruppo di sostegno, costituito da unità maggiori, ognuna scortata<br />

da 4 o 5 torpediniere.<br />

Il gruppo di sostegno doveva rimanere nelle posizioni assegnate<br />

fino alle 07:30 <strong>del</strong> giorno 11 giugno, ora alla quale rientrare<br />

in caso di mancato contatto con le navi italiane.<br />

Si pensava infatti che l’azione <strong>del</strong> gruppo d’attacco astro ungarico<br />

avrebbe indotto il comando <strong>italiano</strong> a far uscire i propri<br />

incrociatori corazzati da Brindisi e Valona per inseguire il naviglio<br />

austriaco, trovandosi poi accerchiate dalle maggiori unità austriache,<br />

supportate da un largo impiego di sommergibili e aerei.<br />

Il gruppo Viribus Unitis e Prinz Eugen all’alba <strong>del</strong>l’11 giugno<br />

raggiunsero la loro posizione a metà strada tra Brindisi e Valona,<br />

mentre i due gruppi Santo Stefano e Tegetthoff, nonostante piccoli<br />

problemi alla Santo Stefano, che ne ritardarono la marcia,<br />

partirono anch’essi alla volta <strong>del</strong>le posizioni assegnate.<br />

Nel frattempo il 9 giugno<br />

erano partiti da Ancona per<br />

una missione nel medio Adriatico<br />

il MAS 15 (Comandante<br />

C.C. Luigi Rizzo) e il MAS 21<br />

(Comandante GM Giuseppe<br />

Aonzo). Fino alle 02:00 <strong>del</strong><br />

giorno 10 i due MAS dovettero<br />

stazionare fra Guiza e Banco di<br />

Selve in prossimità <strong>del</strong>l’isola di<br />

Premuda per accertare la presenza<br />

di sbarramenti di torpedini;<br />

al termine di questa fase<br />

dovevano rimanere in agguato<br />

fino all’alba per ricongiungersi<br />

alle torpediniere d’appoggio 18 O.S. e 15 O.S. Ma i ritardi accumulati<br />

dal gruppo Santo Stefano e Tegetthoff comportarono che,<br />

alle 03:15 <strong>del</strong> giorno 10, le unità austriache attraversarono la zona<br />

di pattugliamento dei due MAS, che a quell’ora stavano dirigendo<br />

da Lutestrago al punto di riunione con le torpediniere.<br />

Rizzo, nel tentativo di colpire una <strong>del</strong>le due grosse navi dalla<br />

minima distanza possibile, manovrò tra due caccia che fiancheggiavano<br />

la Santo Stefano, aumentò la velocità a 12 nodi, riuscendo<br />

a passare fra le siluranti e da una distanza non superiore a 300<br />

metri lanciò entrambi i siluri <strong>del</strong> MAS. I due siluri colpirono la<br />

nave sollevando alte colonne d’acqua e fumo. La reazione <strong>del</strong>la<br />

torpediniera 76 non si fece attendere, si lanciò all’inseguimento<br />

<strong>del</strong> MAS di Rizzo aprendo il fuoco da una distanza di 100-150<br />

metri. Rizzo decise allora di sganciare due bombe antisommergibile,<br />

una <strong>del</strong>le quali scoppiò inducendo la torpediniera a desistere.<br />

Il MAS 21 di Aonzo lanciò i suoi due siluri contro l’altra unità<br />

maggiore, la Tegetthoff, da una distanza di 450-500 metri, ma solo<br />

uno dei siluri colpì la nave. Anch’egli fu inseguito da una torpediniera<br />

che riuscì a distanziare per dirigere in sicurezza per il rientro.<br />

La Santo Stefano evidenziò subito dei grossi danni; l’acqua<br />

penetrò nei locali macchine di prora e di poppa così si dovettero<br />

fermare le macchine. La corazzata sbandava velocemente e<br />

la Tegetthoff provò più volte a prenderla a rimorchio, ma senza<br />

esito. Verso le 06:00 la Santo Stefano si capovolse ed affondò.<br />

Gli austriaci, vanificato l’effetto sorpresa su cui era basata l’intera<br />

operazione, dovettero rientrare alle loro basi.<br />

Il Tegetthoff rientrò a Pola all’alba <strong>del</strong>l’11, così come il gruppo<br />

Viribus-Prinz Eugen che raggiunse il porto alle ore 19. Il contraccolpo<br />

psicologico <strong>del</strong>l’azione di Premuda ebbe grosse ripercussioni<br />

sul morale austro-ungarico, tanto che nel restante corso<br />

<strong>del</strong>la guerra, la k.u.k. Kriegsmarine non compì più nessuna operazione<br />

navale, asserragliando le proprie navi nei porti. I siluri<br />

di Rizzo, con quest’azione, fecero svanire l’elemento sorpresa e<br />

troncarono la missione nemica sul nascere, costringendo la flotta<br />

austriaca a rinunciare definitivamente all’ambizioso progetto.<br />

A riconoscimento <strong>del</strong>l’eroismo dimostrato in azione, i due<br />

Comandanti furono insigniti di medaglia d’oro al valor militare,<br />

mentre dal 13 marzo 1939 la Marina Militare, decise di celebrare la<br />

propria festa in data 10 giugno, in ricordo <strong>del</strong>l’azione di Premuda.<br />

Lo scorso 22 aprile 2017 è entrata in servizio <strong>nella</strong> Marina Militare<br />

la Fregata Multiruolo Luigi Rizzo, dedicata all’eroico protagonista<br />

<strong>del</strong>l’Azione di Premuda.<br />

Amm. Div. MM Francesco Maria de Biase<br />

Coordinatore Territoriale e Presidente <strong>del</strong>la Sezione di Roma e Lazio <strong>del</strong>l’Associazione Mauriziani

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