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Calcio svizzero - Credit Suisse

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Il centravanti dal gol facile e<br />

il vallesano dalle mille battaglie<br />

Alex Frei e Raphael Wicky: da un lato l’attaccante più prolifico del girone di qualificazione agli Europei,<br />

dall’altro un centrocampista di sicuro valore. Entrambi sono riusciti a imporsi in campionati esteri.<br />

Ma la strada che li ha portati a questa meta non potrebbe essere stata più diversa. Di Peter Birrer<br />

Alex Frei, gli Europei in prima visione<br />

Nel periodo in cui stava scalando un altro<br />

gradino di una carriera finalmente in procinto<br />

di decollare, un giorno Alex Frei diede sfogo<br />

al proprio malumore. Era diventato capitano<br />

della nazionale svizzera Under 21 e, in un’intervista<br />

rilasciata a un giornale, reclamava<br />

un posto di titolare nel FC Lucerna. Scelse<br />

un linguaggio privo di fronzoli, che però<br />

gli valse una risposta secca e immediata:<br />

contro il Basilea non fu schierato e non<br />

sedette nemmeno in panchina, venne anzi<br />

relegato in tribuna nel mesto ruolo di spettatore.<br />

Quell’episodio non gli precluse la carriera,<br />

ma sicuramente lo accompagnerà fino<br />

al termine dell’attività agonistica. E riflette<br />

fedelmente i tratti distintivi del suo carattere:<br />

Frei è aperto e sincero. E soprattutto<br />

diretto.<br />

Nel frattempo sono trascorsi alcuni anni,<br />

nei quali Alex Frei ha continuato sulla sua<br />

strada premendo con decisione sull’acceleratore.<br />

Le prestazioni hanno trovato la giusta<br />

ricompensa, il giovane talento si è ritagliato<br />

un posto nella nazionale maggiore. A Lucerna,<br />

dove era arrivato quasi da illustre sconosciuto<br />

proveniente dalla squadra di serie B<br />

del Thun, Frei si è fatto un nome. Successivamente<br />

ha militato per due anni nel Ginevra<br />

Servette, prima di tentare l’avventura all’estero<br />

nell’inverno 2003, quando per quasi<br />

due milioni di franchi ha sottoscritto un<br />

contratto fino al 2006 con il Rennes. Il 21<br />

marzo 2004 rimarrà indelebilmente impresso<br />

nella sua memoria: contro il Marsiglia, che<br />

in porta schierava pur sempre il nazionale<br />

francese Fabien Barthez, Alex Frei ha realizzato<br />

il poker della vittoria per 4-3. E una volta<br />

di più si è reso conto che: «C’è davvero<br />

qualcosa in questo sport. Qualcosa che mi<br />

sprona continuamente ad andare avanti».<br />

14 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin Speciale<br />

Ma torniamo indietro di qualche anno. Da ragazzino<br />

stravedeva per il Milan, squadra che<br />

annoverava un attaccante con uno stile che<br />

al piccolo Alex piaceva moltissimo: l’olandese<br />

Marco van Basten. Frei, che trascorse i<br />

primi sette anni in Romandia, da piccolo dimostrò<br />

di avere una sete di gol proprio «à la<br />

van Basten». Un giorno, dopo che nel frattempo<br />

si era trasferito con la famiglia nella<br />

basilese Bienne-Benken, realizzò un record<br />

straordinario: nella partita in cui gli allievi<br />

E del FC Aesch umiliarono gli avversari dell’SC<br />

Binningen per 20 - 4, Alex Frei segnò<br />

la bellezza di 15 reti!<br />

Frei ripensa volentieri agli anni dell’infanzia<br />

e torna spesso a casa, dai genitori. Bienne-Benken<br />

è per lui come un’oasi in cui «gli<br />

uccelli cinguettano ancora come Dio comanda».<br />

Nella località basilese e in seno alla<br />

famiglia si rituffa in quell’atmosfera di tranquillità<br />

di cui ha tanto bisogno. E nello stesso<br />

tempo ritrova coloro che con grande cura<br />

hanno pianificato e pianificano tuttora la sua<br />

carriera: il padre Paul e lo zio Martin, quest’ultimo<br />

ex calciatore di LNA, che sono al<br />

suo fianco con preziosi consigli. Entrambi<br />

hanno sempre insistito affinché Alex non<br />

puntasse esclusivamente sulla carta del<br />

pallone e già negli anni giovanili pensasse<br />

seriamente al dopo carriera. Per questo Alex<br />

frequentò un tirocinio commerciale presso<br />

un ufficio fiduciario. Quando si rivelò realisticamente<br />

impossibile entrare nel FC Basilea,<br />

Alex Frei effettuò un «aggiramento» sapientemente<br />

studiato e si trasferì al Thun. Nell’Oberland<br />

bernese trovò come allenatore<br />

quell’Andy Egli che un anno più tardi lo<br />

avrebbe portato con sé a Lucerna.<br />

Nel frattempo Frei ha 24 anni, e nel calcio<br />

<strong>svizzero</strong> figura tra le rivelazioni più interessanti<br />

del presente. Nella nazionale mag-<br />

giore si è ritagliato un posto fisso, non da<br />

ultimo grazie alle cinque reti messe a segno<br />

nelle qualificazioni per gli Europei in<br />

Portogallo. E come è veloce e smaliziato sul<br />

terreno di gioco, tanto è spiritoso nelle conversazioni.<br />

Alex Frei ha doti di intrattenitore<br />

che a volte lo fanno sembrare arrogante. Ma<br />

si tratta di un giudizio esterno che non riesce<br />

assolutamente a capire. «Certo, non ho solo<br />

amici», afferma il calciatore in cui si cela<br />

anche una personalità sensibile, «ma non<br />

litigo con nessuno, davvero con nessuno.<br />

Chi mi conosce bene può solo confermare<br />

che non sono presuntuoso».<br />

La carriera del basilese non è sempre stata<br />

tutta rose e fiori. A Rennes ha dovuto superare<br />

settimane difficili, settimane in cui<br />

l’allenatore lo ha confinato nelle riserve, in<br />

cui più di una volta ha intimamente chiesto a<br />

se stesso: Alex, ma ne vale veramente la pena?<br />

Tuttavia, non appena si era posto la domanda<br />

si faceva viva la sua voce interiore,<br />

come racconta lo stesso Frei: «Alex, hai l’incredibile<br />

opportunità di ottenere qualcosa<br />

nella tua carriera. Non mollare!». Frei orienta<br />

la sua vita in base al calcio. «24 ore su 24»,<br />

afferma. È uno sportivo ambizioso fortemente<br />

votato al perfezionismo. «Talvolta», asserisce,<br />

«divento quasi pazzo se sul campo le<br />

cose non funzionano come dovrebbero».<br />

Ma Frei non è un sognatore. Per questa<br />

ragione non ha ancora voluto pensare più di<br />

quel tanto a cosa potrà succedere nella fase<br />

finale degli Europei portoghesi. Afferma<br />

solo: «Mi auguro semplicemente che al termine<br />

potremo dire: abbiamo fatto un’ottima<br />

pubblicità per il calcio <strong>svizzero</strong>». E aggiunge:<br />

«E gli osservatori speciali che guarderanno le<br />

partite dalla tribuna dovranno ritornare a casa<br />

dicendo: Però! Di questi svizzeri ce ne sono<br />

alcuni che non sono davvero male…».<br />

Foto: Andreas Meier

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