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Nel 1954 avrebbe<br />
dovuto vincere<br />
la Svizzera<br />
Di Andreas Schiendorfer<br />
Il mancato miracolo di Berna<br />
Anche se per gli svizzeri non ci fu nessun «miracolo di Berna», nel 1954 i<br />
padroni di casa giocarono un ottimo mondiale, subendo l’eliminazione nei<br />
combattutissimi quarti di finale contro l’Austria, che vinse 7-5. Nella partita<br />
più ricca di reti della storia dei campionati del mondo, la Svizzera conduceva<br />
3-0, quando nello spazio di nove minuti subì ben cinque reti. L’incontro<br />
avrebbe forse preso una piega diversa se i rossocrociati avessero potuto<br />
schierare il loro miglior difensore: il roccioso giocatore dello Young Boys Willy<br />
Steffen, alto 1 metro e 91. Dilettante in<br />
tutto e per tutto, il verduraio di Utzenstorf<br />
non fu infatti disposto ad assumersi gli<br />
oneri supplementari richiesti dall’allenatore<br />
Karl Rappan ... Steffen aveva fatto<br />
parlare di sé già nel 1947, quando aveva<br />
rifiutato un contratto da professionista<br />
offertogli dal Chelsea. Nel suo libro «The football is my business», il centravanti<br />
del Chelsea Tommy Lawton definì Steffen il «migliore del mondo». Non<br />
c’è dubbio: con Steffen in campo, la Svizzera avrebbe affrontato la Germania<br />
nelle semifinali. E poi, chissà ...<br />
Un intero popolo esulta<br />
Il torneo olimpico del 1924 iniziò con un tonificante<br />
9-0contro la Lituania, che aveva alle spalle qualche<br />
ora di treno in più della Svizzera. All’1-1 contro la<br />
favoritissima Cecoslovacchia fecero seguito una<br />
vittoria nella partita di ritorno, un 2-1 contro l’Italia<br />
e un altro 2-1 in semifinale contro la Svezia. In<br />
patria era scoppiata un’inedita febbre del calcio.<br />
Ma alcuni seppero mantenere il sangue freddo.<br />
Come il «Wehntaler», che scriveva: «Il nostro Consiglio<br />
federale non si è lasciato sfuggire l’occasione<br />
per mandare ai giocatori un pomposo telegramma<br />
d’auguri la domenica di Pentecoste. (A nome e su<br />
incarico di tutto il popolo <strong>svizzero</strong>, si intende!) Questa<br />
missiva firmata dal Presidente della Confederazione<br />
sembra però aver confuso le dure capocce dei<br />
magnifici undici, contro le quali sino a quel momento<br />
avevano sbattuto inutilmente i palloni degli altri<br />
paesi; le forze degli elvetici sembravano paralizzate.<br />
I frombolieri sudamericani si sono profusi in acrobazie<br />
che non avrebbero sfigurato nemmeno al Circo<br />
Knie, calciando il pallone in modo tale da renderlo invisibile<br />
e intoccabile ai nostri».<br />
La rete fantasma<br />
Nel 1905 il capitano del Grasshopper<br />
restituì l’argent de poche<br />
Nel primo incontro internazionale ufficiale del 12 febbraio<br />
1905 contro la Francia, alla nazionale svizzera,<br />
giunta a Parigi dopo un viaggio di 18 ore in terza<br />
classe, oltre al rimborso delle spese di trasferta fu<br />
versato anche un argent de poche di 12 franchi e<br />
60. Qualche giorno più tardi «Schweizer Fussball»<br />
scriveva: «Il signor Garrone, capitano del Grasshopper,<br />
ci ha restituito questo importo, sottolineando<br />
come il suo club non consenta ai giocatori di accettare<br />
altri rimborsi oltre alle spese di trasferta. Lasciamo<br />
agli altri club la facoltà di decidere se seguire<br />
l’esempio del Grasshopper e del signor Garrone».<br />
Per la cronaca, gli svizzeri furono sconfitti 1- 0.<br />
Ai mondiali del 1938 a Parigi, gli eroi del pallone<br />
ricevettero per la prima volta dei premi: 50 franchi per<br />
il pareggio contro la Grande Germania, 100 franchi<br />
per la sensazionale vittoria di 4-2 nella partita di<br />
recupero, più 25 franchi per l’onorevole sconfitta ai<br />
quarti di finale contro l’Ungheria.<br />
Per restare in Francia: anche nel 1924, in occasione<br />
del torneo olimpico, il denaro giocò la sua<br />
parte. Contro ogni pronostico la Svizzera arrivò in<br />
finale con l’Uruguay, risultato che sorprese proprio<br />
tutti. Il giocatore del Nordstern Basel August<br />
Oberholzer rievoca anni dopo: «Alcuni avevano preso<br />
libero solo fino agli ottavi. L’albergo era stato prenotato<br />
solo fino alla partita contro la Cecoslovacchia.<br />
E oltretutto eravamo rimasti al verde».<br />
Se domandate a un tedesco di citare un<br />
goal fantasma vi risponderà senza esitare:<br />
«la rete di Wembley». In effetti, il 3-2 dell’inglese<br />
Geoff Hurst nella finale dei mondiali<br />
1966 contro la Germania probabilmente non<br />
fu mai realizzato. Per fortuna dell’arbitro<br />
<strong>svizzero</strong> Gottfried Dienst gli inglesi segnarono<br />
un’altra rete. Per contro regna grande silenzio sul goal fantasma <strong>svizzero</strong>.<br />
L’autore è l’ex cannoniere dello Xamax Robert Lüthi, in data 10 ottobre 1981.<br />
Solo dal 1° settembre 1983 chiunque giochi in nazionale, sia pure per<br />
pochi minuti, trova spazio nelle statistiche. Prima di allora erano necessari<br />
almeno 45 minuti. Dopo le prime tre partite (19 minuti contro l’Islanda,<br />
20 minuti contro la Polonia e 34 minuti contro l’RDT), il nome di Andy Egli,<br />
che in seguito avrebbe indossato la maglia rossocrociata 76 volte, non<br />
veniva ancora citato. Anche il nostro Robert Lüthi, mandato tre volte in campo<br />
nel 1981/82 da Paul Wolfisberg (26 minuti contro la Romania, 20 minuti<br />
contro l’Ungheria e 29 minuti contro il Portogallo) non è menzionato nelle<br />
statistiche, benché il suo nome si trovi nella lista dei marcatori della nazionale<br />
grazie al goal della vittoria per 2-1 a Bucarest!<br />
<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin Speciale 17