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Pubblicazione_V (1)

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L’EVOLUZIONE<br />

Siccome ero andato a questa presentazione<br />

anche l’anno scorso,<br />

pensavo non fosse cambiato niente,<br />

mentre quest’anno c’erano<br />

veramente molti argomenti, alcuni<br />

che neanche io conoscevo.<br />

Presentavano ragazzi dalle prime<br />

alle terze, quindi le persone che<br />

partecipavano a questa presentazione<br />

erano tantissime!<br />

Ma andiamo ora con ordine, poiché<br />

sono talmente tante le cose<br />

accadute che non è difficile perdere<br />

il filo del discorso.<br />

Iniziò tutto una mattina. Quella<br />

mattina in terza mi nasceva in<br />

continuazione un’idea, un presentimento,<br />

una sensazione che però<br />

il mio cervello non riusciva a decifrare,<br />

permettendomi così di capire<br />

cosa fosse successo, cosa mi<br />

fossi dimenticato.<br />

Arrivai a scuola con ancora addosso<br />

quella brutta sensazione di<br />

essermi dimenticato qualcosa.<br />

Era un lunedì e stavamo discutendo<br />

col prof. Levrini, quando<br />

sentimmo un pugno sbattere sulla<br />

porta: “Toc-toc”, “Avanti” disse<br />

qualcuno. “Indietro”, qualcun altro.<br />

Era la professoressa Iotti che,<br />

indicando me, Gaia, Chiara e Serena,<br />

ci ricordava e aspettava in<br />

aula di arte per fare le prove generali<br />

della manifestazione che si<br />

sarebbe svolta il giorno dopo.<br />

Credo che il colore della mia faccia<br />

fosse più o meno simile a<br />

quello che ha un coniglio bianco<br />

verniciato di bianco riposto in<br />

candida e freschissima neve<br />

bianca.<br />

Ero bianco, se non si fosse capito.<br />

Sussurrai qualcosa a una delle<br />

mie tre compagne, non mi ricordo<br />

chi fosse, perché ormai il mio cervello<br />

era circondato da fittissima<br />

nebbia grigia. Grigia,<br />

non bianca. Chiesi a<br />

una di queste se avessimo<br />

dovuto preparare<br />

il testo da esporre; una<br />

di loro mi disse che sì,<br />

il testo era da finire per<br />

quel giorno poiché dopo<br />

lo avremmo esposto<br />

nelle prove. Tirai fuori dal mio<br />

zaino il primo pezzo di carta che<br />

trovai: io avevo come tema<br />

l’orientamento, in particolare<br />

quando i ragazzi delle superiori<br />

vengono a scuola per presentarci<br />

la loro. Scrissi un testo privo di<br />

verbi, preposizioni e articoli e, poco<br />

dopo, io e il mio testo precario andammo<br />

in aula di arte.<br />

Fortunatamente, un attimo prima<br />

che mi chiedessero di esporre, mi<br />

diedero un altro compito: quello di<br />

creare sul momento insieme a Serena<br />

un testo per presentare il nostro<br />

diario scolastico, che poi io e<br />

lei avremmo dovuto esporre insieme<br />

ai nostri due testi iniziali.<br />

La mattinata finì così.<br />

Il giorno dopo mi recai a scuola un<br />

po’ prima, perché io e Riccardo<br />

Braglia dovevamo distribuire i volantini<br />

che permettevano alle persone<br />

di seguire prima il discorso<br />

della preside e, dopo, il nostro.<br />

I miei volantini erano inversamente<br />

proporzionali al numero di genitori:<br />

i volantini finivano, i genitori<br />

aumentavano. Tutti bisbigliavano:<br />

“Questa scuola è la migliore del<br />

paese”. Altri invece: “Andrebbe<br />

demolita!”. In un istante tutti si<br />

placarono: era entrata la preside.<br />

Iniziò a parlare, perciò io e Braglia<br />

raggiungemmo i nostri coetanei.<br />

Peccato che il passaggio fosse o-<br />

struito dalle sedie. Quindi restammo<br />

accanto alla porta, in piedi e<br />

schiacciati tra i genitori. E io che<br />

contavo di migliorare il mio testo<br />

precario!.<br />

Finito il discorso, la massa si diradò<br />

e riuscimmo a scappare via.<br />

Io dovevo esporre come terzultimo<br />

e ultimo.<br />

Iniziarono ad esporre ai genitori i<br />

ragazzi di prima, poi quelli di seconda<br />

ed infine fu il turno di noi di<br />

terza. In tutto questo tempo non<br />

toccai il mio testo precario, perché<br />

tutte le volte che ci provavo i prof<br />

mi accusavano di distrarre i genitori.<br />

Avevano anche ragione, ma io<br />

ho il vizio di fare le cose importanti<br />

all’ultimo.<br />

Mi chiamarono ed entrai in scena:<br />

“Buongiorno, cioè no… buonasera,<br />

sono Montanari Fabio 52 di 3 a D”. I<br />

genitori mi guardavano, farfugliai<br />

qualcosa, provai a ripensare<br />

alla mia scaletta mentale.<br />

Niente. Iniziai a improvvisare.<br />

Improvvisai qualcosa, non so<br />

cosa. Improvvisai in modo che<br />

sembrava sapessi il mio testo a<br />

memoria.<br />

Guardando le facce compiaciute<br />

dei genitori presi lo slancio per<br />

continuare e uscii di scena con<br />

un gran sorriso.<br />

Avevo improvvisato come mai<br />

avevo fatto e mi era piaciuto.<br />

Tornai davanti a tutti come ultimo,<br />

per esporre il diario e mi<br />

ricordo che iniziai più o meno<br />

così: “Buonasera e non buongiorno.<br />

Sono sempre Fabio Montanari<br />

e sono ancora di 3 a D”,<br />

misi il foglietto scritto con Serena<br />

in tasca e mi lanciai<br />

nell’improvvisazione. Non sapevo<br />

cosa mi aspettava e questo<br />

mi piaceva, e direi anche ai genitori.<br />

Tornando al posto una<br />

prof mi fermò: “Quello che hai<br />

detto non c’era nel foglio”. “Sì”,<br />

risposi. “Hai fatto bene”, disse<br />

lei.<br />

Da questa esperienza, nata per<br />

aiutare gli altri, sono riuscito ad<br />

aiutare me stesso. E ho capito<br />

che l’improvvisazione è una di<br />

quelle abilità che mi hanno salvato<br />

in tante interrogazioni.<br />

Montanari Fabio

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