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TRAKS MAGAZINE #16

Nuovo numero per TRAKS MAGAZINE che intervista gli Zen Circus. Ma ci sono anche Cosmorama, AZ Blues, Armonite, Postino, Daniele Castellani, gli Archimedi e molti altri

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GLI ARCHIMEDI<br />

Sono un trio d’archi e sono ugualmente apprezzati non solo nella<br />

Classica, ma anche nel jazz e nel folk. Il loro disco di debutto si chiama<br />

“Forvojagi” e reinterpreta numerosi classici<br />

Come avete costruito il vostro<br />

ensemble e soprattutto quando<br />

e come avete deciso di non limitarvi<br />

a un ambito “classico” ma<br />

di spaziare fra i generi?<br />

L’ensemble è nato circa tre anni<br />

fa, quando abbiamo pensato di<br />

costituire un trio cameristico, ma<br />

con peculiarità legate al mondo<br />

dell’improvvisazione in generale,<br />

con deviazioni nel jazz e nel folk.<br />

Già dalle prime prove avevamo<br />

infatti notato che sperimentando<br />

con l’improvvisazione si potevano<br />

aprire nuove strade. Inoltre<br />

questo tipo di formazione strumentale<br />

permette di pensare in<br />

maniera diversa il concetto di arrangiamento<br />

rispetto a come viene<br />

solitamente inteso in altri tipi<br />

di ensemble. Nel nostro caso ogni<br />

strumento mantiene un’impostazione<br />

solistica e di accompagnamento.<br />

Quali sono stati i criteri di scelta<br />

dei brani che reinterpretate in<br />

Forvojagi?<br />

I nostri personali ascolti musicali,<br />

principalmente legati alla tradizione<br />

jazz, folk e classica e che<br />

vanno al di là della nostra formazione<br />

accademica, hanno sicuramente<br />

influito sulla scelta dei<br />

brani dell’album. Riguardando a<br />

posteriori il repertorio selezionato<br />

è apparso evidente il fil rouge di<br />

un viaggio metaforico tra diverse<br />

tradizioni musicali. Da qui la<br />

scelta del titolo, Forvojagi, che in<br />

esperanto significa “partire per un<br />

viaggio”.<br />

Qual è stato il brano che vi ha<br />

causato maggiori difficoltà?<br />

Ogni brano ha le sue peculiarità<br />

(per esempio il sound di un reel<br />

irlandese, la ricerca del suono che<br />

ricordi il duduk armeno,<br />

l’articolazione del fraseggio<br />

nei brani jazz/ manouche<br />

eccetera), ma tenendo conto<br />

della nostra formazione<br />

classica probabilmente<br />

quello più difficile da interpretare<br />

è stato Billie’s<br />

Bounce di Charlie Parker<br />

caratterizzato da un’evidente<br />

impronta jazzistica.<br />

Siete a metà di un tour ben avviato.<br />

Qual è la risposta media<br />

della gente che viene a vedere le<br />

vostre esibizioni?<br />

Ai nostri concerti partecipa solitamente<br />

un pubblico variegato<br />

per età e interessi, accomunato da<br />

un approccio curioso alla musica<br />

senza quindi essere per forza<br />

appassionato a un genere preciso.<br />

Il pubblico risponde sempre con<br />

entusiasmo e questo è un segnale<br />

molto importante per noi perché<br />

è indicativo del fatto che esistono<br />

modi diversi di intendere la musica<br />

che possono coinvolgere, emozionare<br />

e divertire.<br />

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