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POMPOSA 70<br />
VIA<br />
78<br />
Un inno alla fedeltà<br />
e alla resistenza:<br />
ecco cosa<br />
rappresenta questo giardino.<br />
Fedeltà alla terra, alla bellezza<br />
e alla memoria. Resistenza<br />
nei confronti della pigrizia e<br />
del guadagno facile, del tempo<br />
che passa e lascia dietro<br />
di sé macerie.<br />
Paola ha ereditato questo<br />
luogo dalla propria famiglia:<br />
un parco di 4mila metri quadrati,<br />
diviso poi a metà tra lei<br />
e il fratello. Anticamente qui<br />
si trovavano gli orti del monastero<br />
di San Bernardino, che<br />
si trovava in corrispondenza<br />
del vecchio Arcispedale<br />
Sant’Anna, demolito a metà<br />
Ottocento. Le sue coltivazioni<br />
si estendevano fuori dalle<br />
mura definendo un paesaggio<br />
agricolo che per secoli<br />
restò immutato. Dove oggi<br />
si trova l’abitazione è documentata<br />
nel Settecento una<br />
casa colonica, utilizzata poi<br />
come magazzino per gli attrezzi<br />
— sebbene durante la<br />
guerra fosse diventata anche<br />
un rifugio. L’ingresso si affacciava<br />
su via Chendi, all’epoca<br />
uno stradello sterrato, perché<br />
via Pomposa non esisteva,<br />
è stata voluta nel 1936 dal<br />
sindacalista fascista Edmondo<br />
Rossoni: «mio nonno era<br />
contrario perché tagliava a<br />
metà i campi e gli fece causa.<br />
Ovviamente perse e il terreno<br />
fu espropriato, ma il tentativo<br />
gli rende onore».<br />
I genitori utilizzarono<br />
lo spazio in modo diverso:<br />
l’hobby del padre era la vigna,<br />
che cresceva vicino ai noceti<br />
del nonno, la madre Luciana<br />
creò il giardino: «da giovane<br />
era stilista per un atelier ma<br />
da sposata suo marito, mio<br />
padre, non volle che continuasse<br />
a lavorare. La creazione<br />
del giardino è stato il<br />
suo risarcimento. Quand’era<br />
anziana si preoccupava: che<br />
fine farà quando io non ci<br />
sarò più?». La decisione di<br />
mantenere l’area verde non<br />
fu delle più facili: negli anni<br />
del boom economico il quartiere<br />
cominciò a popolarsi di<br />
condomini e le proposte edilizie<br />
fioccavano. Vendere o<br />
tutelare? «Era un lotto molto<br />
appetibile ma decidemmo di<br />
preservarlo della speculazione,<br />
nonostante l’impegno<br />
che da quella volta ci ha richiesto,<br />
non solo in termini<br />
economici. È vivo: non ci si<br />
può allontanare troppo senza<br />
organizzarsi».<br />
L’impianto attuale venne<br />
realizzato nel 1990 su progetto<br />
di Carlo Martinoni, allievo<br />
di Carlo Scarpa. «Martinoni<br />
teneva molto al rispetto del<br />
territorio, per questo ha voluto<br />
lastricare la discesa con<br />
le masegne buccellate, massicce<br />
e rustiche. Nell’erba ci<br />
6 INTERNO VERDE 2019 - ESTERNO VERDE