Eco delle Valli e delle Dolomiti Friulane - Ottobre 2019
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ESPLORANDO LE VALLI<br />
ESPLORANDO LE VALLI<br />
TESSERE<br />
D’AUTORE<br />
di Andrea Pegoraro<br />
Nel nostro territorio ci sono molte opere<br />
musive. Il visitatore ha l’imbarazzo<br />
della scelta perché può scegliere tra vari<br />
tipi di rappresentazioni, tra quelle che<br />
ricordano le usanze friulane e quelle che<br />
si rifanno alla tradizione religiosa, in una<br />
combinazione di passato e presente.<br />
Opere antiche e<br />
moderne, che ricordano<br />
la tradizione friulana e<br />
la religione ma anche<br />
personaggi importanti<br />
come Primo Carnera.<br />
Stiamo parlando dei<br />
mosaici, una forma d’arte<br />
molto diffusa in regione<br />
e una <strong>delle</strong> espressioni<br />
caratteristiche del nostro<br />
territorio. Così vale anche<br />
per i comuni <strong>delle</strong> <strong>Valli</strong> e<br />
<strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong>.<br />
Ecco un itinerario per<br />
turisti e appassionati<br />
che propone alcuni<br />
componimenti artistici da<br />
visitare.<br />
SEQUALS<br />
Il paese di Gian Domenico<br />
Facchina, che del mosaico<br />
è il padre moderno. Va da<br />
Primo Carnera - Igor Marziali<br />
40<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />
CLAUZETTO<br />
Splendidi esempi musivi<br />
sono visibili anche sul<br />
balconeBalcone del<br />
Friuli, così chiamato per<br />
i fantastici panorami che<br />
si possono ammirare<br />
salendo i 98 scalini della<br />
Chiesa di San Giacomo.<br />
Un paese immerso nella<br />
natura, protagonista<br />
raffigurata sul fascione<br />
musivo che si trova nella<br />
facciata principale della<br />
casa di riposo.<br />
L’opera è piuttosto<br />
sé che è uno dei paesi con<br />
più testimonianze musive,<br />
lascito di una tradizione<br />
recente, realizzata nel<br />
1988 dal laboratorio<br />
milanese Fabricini, e<br />
permette al visitatore di<br />
viaggiare nel passato<br />
attraverso scene di vita<br />
della comunità montana<br />
del Friuli occidentale. La<br />
composizione consente,<br />
infatti, di essere goduta su<br />
vari livelli e personaggi,<br />
in particolare la famiglia<br />
di emigranti che ritorna<br />
nella terra di origine per<br />
costruire la propria casa.<br />
artigiana di lungo periodo.<br />
Una tappa fondamentale<br />
è il monumento agli<br />
emigranti che si trova<br />
sulla rotonda che smista<br />
il traffico verso Maniago e<br />
Lestans.<br />
L’opera balza<br />
immediatamente<br />
agli occhi per la sua<br />
imponenza. Occupa infatti<br />
uno spazio di otto metri<br />
d’altezza e sei di diametro.<br />
È una vela gonfiata dal<br />
vento, ideata per essere<br />
un’allegoria dell’emigrante<br />
friulano che ha<br />
attraversato il mare e<br />
portato oltreoceano la<br />
sua arte e il suo mestiere.<br />
La scultura è stata<br />
progettata e realizzata da<br />
vari artisti, tra cui Rino<br />
Pastorutti, Piergiorgio<br />
Patrizio, Fernando Di<br />
Floriano, Luciano Rui,<br />
Nino Bergamasco,<br />
Mario Carnera e Ivanoe<br />
Zavagno. Interessante<br />
il gioco cromatico che<br />
presenta una base bianca<br />
striata da lunghe strisce<br />
azzurre, blu e verdi,<br />
intervallate da segni<br />
arancioni, gialli e rossi.<br />
Entrando in paese, si può<br />
ammirare il mosaico su<br />
Primo Carnera realizzato<br />
da Igor Marziali all’interno<br />
della villa intitolata al<br />
pugile friulano. La figura<br />
del Gigante Buono esce<br />
dai confini della cornice e<br />
diventa più reale. L’artista<br />
ha infatti voluto ricordare<br />
la sua straordinaria<br />
fisicità, la sua eccezionale<br />
forza e la voglia di<br />
stravolgere un destino<br />
prefissato, affrancandosi<br />
da una povertà che nelle<br />
nostre terre sembrava<br />
ordinaria.<br />
Un esempio di dialogo<br />
con lo spazio aperto è<br />
il disco bidimensionale<br />
a due facce di fronte<br />
al Municipio. L’opera<br />
è stata realizzata da<br />
Giulio Candussio e dai<br />
Ingresso casa di riposo di Clauzetto<br />
mosaicisti della Scuola<br />
di Spilimbergo. Il tondo<br />
musivo è peculiare<br />
soprattutto nella parte<br />
rivolta al palazzo<br />
comunale che dà una<br />
sensazione di spessore<br />
tridimensionale.<br />
Per concludere la visita a<br />
Sequals, gli appassionati<br />
di arte sacra non potranno<br />
mancare una sosta nella<br />
Chiesa di Sant’ Andrea<br />
Apostolo, nella quale<br />
hanno lavorato numerosi<br />
mosaicisti.<br />
Tra questi Gino Avon,<br />
che ha raffigurato le<br />
stazioni della Via Crucis<br />
su fondo oro. È un’opera<br />
che trasmette una varietà<br />
di emozioni e sentimenti<br />
perché le figure e le<br />
narrazioni sono aderenti<br />
alla realtà e l’impianto<br />
musivo è impreziosito da<br />
un vivace gioco di colori e<br />
da una certa luminosità.<br />
ERTO E CASSO<br />
Il nostro itinerario musivo<br />
prosegue con le tradizioni<br />
di Erto e Casso che<br />
rimandano a una serie<br />
di riti in cui si mescolano<br />
sacro e profano e che<br />
rendono questi due paesi<br />
molto particolari nel<br />
panorama del territorio<br />
pordenonese.<br />
In questo contesto, nella<br />
Chiesa di Stortan si può<br />
SPILIMBERGO<br />
Per concludere, la<br />
tappa finale non può<br />
che essere la Città del<br />
Mosaico, dove ha sede<br />
l’omonima Scuola. Sono<br />
molte le opere presenti<br />
e diventa difficile fare<br />
una selezione, ma ne<br />
ricordiamo alcune.<br />
Insolito per la<br />
collocazione è il mosaico<br />
a forma romboidale posto<br />
sulla parete laterale della<br />
Chiesa di San Giuseppe<br />
e Pantaleone Martiri.<br />
L’opera è stata prodotta<br />
nel 1999 e risalta molto<br />
per le croci e le sfere che<br />
decorano una scacchiera<br />
ammirare un pannello<br />
musivo dedicato a San<br />
Bartolomeo apostolo,<br />
realizzato da Pietro<br />
Martinelli in smalto<br />
policromo. L’apostolo è al<br />
centro della composizione,<br />
mentre sullo sfondo c’è un<br />
paesaggio montano che<br />
fa pensare alla geografia<br />
del posto, ma anche al<br />
disastro del Vajont.<br />
di aree sovrapposte. I<br />
colori hanno una grande<br />
enfasi e conferiscono una<br />
certa espressività alla<br />
superficie musiva. Inoltre,<br />
una serie di iscrizioni<br />
in latino collocano la<br />
composizione nell’ambito<br />
della devozione mariana<br />
e del Rosario.<br />
Da lì, ci si sposta nel<br />
Duomo di origine<br />
gotica, che spicca per<br />
la sua forma snella e<br />
lanciata. La cripta offre al<br />
visitatore una splendida<br />
pavimentazione di<br />
mosaici del XIII secolo,<br />
quindi precedente<br />
Campanile della<br />
Chiesa Parrocchiale<br />
di San Bartolomeo<br />
Apostolo<br />
di Erto<br />
all’innovazione tecnica<br />
apportata da Gian<br />
Domenico Facchina,<br />
caratterizzata da tessere<br />
chiare e croci stilizzate.<br />
Prima di uscire, uno<br />
sguardo si deve posare<br />
sul confine tra il vano di<br />
servizio e la cappella che<br />
contiene il sarcofago di<br />
Walterpertoldo, nobile<br />
spilimberghese, è segnato<br />
da una lunga iscrizione<br />
composta da lettere a<br />
mosaico.<br />
Dal Duomo si può visitare<br />
il tempietto neoclassico<br />
dedicato ai caduti della<br />
Prima guerra mondiale.<br />
Sulla parete di fondo si<br />
nota un prezioso mosaico<br />
realizzato nel 1930 da<br />
Gino Avon, composto da<br />
una donna, un ragazzino<br />
e dietro una vittoria<br />
alata. La composizione<br />
è notevole e fa emergere<br />
il sacrificio di chi ha<br />
perso la vita per donare<br />
agli altri un mondo<br />
diverso. È un’opera<br />
che merita attenzione<br />
perché le tessere sono<br />
perfettamente sagomate e<br />
le figure sono molto reali.<br />
Per respirare un po' di<br />
modernità bisogna andare<br />
a Corte Europa, un tempo<br />
Caserma Bevilacqua e<br />
oggi centro produttivo e<br />
direzionale. La struttura,<br />
inaugurata nel 2001,<br />
ospita un obelisco alto<br />
otto metri realizzato da<br />
Giulio Candussio. La<br />
colonna è tripartita e<br />
al centro è raffigurata<br />
una fascia in smalto<br />
policromo con i nomi dei<br />
Paesi dell’Unione europea.<br />
Qui il mosaico è in stretto<br />
rapporto con lo spazio<br />
architettonico, l’impatto<br />
è forte perché davanti al<br />
monolite ci sono ventisei<br />
intersezioni musive<br />
che impreziosiscono<br />
altrettanti pilastri.<br />
La Scuola Mosaicisti è<br />
la sosta conclusiva di<br />
questo ideale percorso<br />
tra i mosaici. Essa<br />
offre ai suoi visitatori il<br />
privilegio di passeggiare<br />
su 2.700 metri quadrati<br />
di pavimento musivo e<br />
di apprezzare più di 400<br />
opere.<br />
Si può parlare<br />
tranquillamente di<br />
una galleria d’arte in<br />
continuo mutamento tra<br />
composizioni bizantine,<br />
romane e moderne, ma<br />
anche modelli di artisti<br />
contemporanei di fama<br />
internazionale. A questo<br />
proposito occorre citare<br />
l’omaggio alla pittrice<br />
indigena australiana Judy<br />
Watson Napangardi che<br />
ha realizzato un mosaico<br />
multicromatico dedicato<br />
all’arte tribale e alla<br />
cultura aborigena.<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 41