cacciareinsvizzera
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Conferenza dei servizi della caccia e della pesca svizzeri
JFK-CSF-CCP (editore)
2 a edizione rielaborata
CACCIARE IN SVIZZERA
Verso l‘esame
d‘idoneità alla caccia
Martin Baumann
Henri-Armand Meister
Josef Muggli
Dominik Thiel
Conny Thiel-Egenter
Max Thürig
Philippe Volery
Peter A. Widmer
Sven Wirthner
Urs Zimmermann
Contenuto
Contenuto
Prefazione 9
Prefazione alla 2 a edizione 11
1 Introduzione 13
2 Cacciatori da sempre 17
Preistoria: cacciare per sopravvivere 18
Celti e Romani: alcuni loro usi e princìpi venatori sussistono
ancora oggi 18
Medioevo: la caccia è un diritto nobiliare 19
La vecchia Confederazione: la sovranità venatoria
è attribuita ai Cantoni 20
Sconvolgimenti politici: il declino degli effettivi
della selvaggina 21
XIX secolo: lo sfruttamento eccessivo dei boschi e lo
sterminio dei grandi predatori 22
Le prime leggi federali indicano la via da seguire 22
Effettivi della selvaggina in crescita 23
Caccia a patente, caccia a riserva e caccia di Stato:
diversità nella politica venatoria 24
La caccia oggi e domani 26
Usanze venatorie 27
3 Biologia della fauna 33
Sistematica zoologica 34
Artiodattili 37
Predatori (carnivori) 82
Lagomorfi e roditori 107
Impronte, tracce e sterco 118
Uccelli acquatici 121
Rapaci 128
Galliformi 136
Scolopacidi 140
Contenuto
Piccioni 142
Strigiformi 143
Corvidi 145
Specie estinte in Svizzera 149
Specie non autoctone (neozoi) 150
4 Ecologia della fauna 155
Fondamenti di ecologia 156
Relazioni tra ambiente, biotopo e animale selvatico 161
Strategie di sopravvivenza stagionali 168
Biotopi e misure per la loro protezione e valorizzazione 172
Danni causati dalla selvaggina 184
5 Gestione della fauna 191
Fauna e habitat in equilibrio 192
Gestione dei biotopi – pianificazione del territorio
in base alle esigenze della fauna 192
Pianificazione della caccia 197
6 L’arte venatoria 213
La caccia nel corso dell’anno 215
Metodi di caccia 216
Valutare il selvatico 226
Prima del tiro 227
Durante il tiro 231
Dopo il tiro 231
Sorveglianza della caccia 239
7 Valorizzazione della selvaggina 241
Carne di selvaggina e pellicce provenienti da caccia indigena 242
Legislazione sulle derrate alimentari 242
Dodici punti critici nella produzione di cacciagione 243
Produzione di pellicce 255
Cacciare in Svizzera
8 Armi, munizioni, ottica 257
Vale per qualsiasi arma: prima di tutto la sicurezza 258
Basi legali 258
Armi da caccia 261
Munizioni 270
Balistica 276
Imparare a sparare ed esercitarsi al tiro 282
Uso sicuro delle armi 283
Strumenti ottici 286
9 Cani da caccia 291
Cani da caccia: compagni fedeli 292
Aspetto esteriore, corporatura, organi di senso importanti 293
Classificazione delle razze canine 294
I cani da caccia in Svizzera 296
Acquisto di un cane 297
Riproduzione e allevamento 299
Tenuta dei cani 300
Il lavoro con i cani da caccia 302
Cani da caccia comuni in Svizzera 306
10 Malattie della selvaggina 309
Effettivi di selvaggina sani quale obiettivo 310
Definizioni 310
Anomalie/sospetto di malattia 312
Parassitosi 315
Batteri, virus, funghi (microorganismi) quali cause di malattie 320
Tavola riassuntiva di alcune malattie della fauna selvatica 324
11 Caccia e informazione del pubblico 327
La caccia: un’attività del tutto (in)naturale 328
Perché cacciamo? 329
La caccia è un compito molto vario 329
Coinvolgere il pubblico 330
Contenuto
12 Le leggi regolano la caccia 333
Perché una legge sulla caccia? 334
Nascita della legislazione federale sulla caccia 335
Modifiche della Legge federale sulla caccia 336
La Legge federale sulla caccia attualmente in vigore 336
Scopo della legislazione federale sulla caccia 337
Struttura della legislazione federale sulla caccia 339
Divisione dei compiti tra Confederazione,
Cantone e cacciatori 340
13 Strategie di studio 341
Difficoltà 342
Abitudini e metodo di studio 342
Come prepararsi 343
Pause 344
Annessi 345
Glossario 346
Indice analitico 354
Fonti fotografiche 358
Ringraziamenti 360
Cacciare in Svizzera
Prefazione
9
Care lettrici, cari lettori,
volete imparare a cacciare? Ottima idea! Questa pubblicazione può aiutarvi.
La caccia infatti è un’arte che si impara. Tuttavia potete imparare a cacciare soltanto
acquisendo indispensabili conoscenze sulla natura e la fauna, sulle disposizioni legislative e
le modalità di caccia, su come maneggiare i fucili a palla e a pallini, su come trattare la
cacciagione e, infine, sull’addestramento e l’impiego dei cani da caccia.
Consentitemi a questo punto di porvi una domanda: perché volete andare a caccia? Perché
la caccia è parte integrante della vita della vostra famiglia sin da quando eravate ragazzini?
Perché vi piace andare per boschi e montagne? Perché amate la cucina a base di selvaggina?
Oppure perché trovate avvincente scovare e insidiare gli animali selvatici per esercitare le
vostre doti di cacciatore o perché questo incontro arcaico con la vita e la morte vi affascina?
Oppure un po’ per tutti questi motivi e per altri ancora?
Naturalmente non è a me che dovete fornire una risposta, bensì a voi stessi e, sempre più
spesso, anche a tutti i non cacciatori.
È vero: l’uomo caccia fin da quando è arrivato sulla Terra. I nostri antenati abbattevano
mammut e orsi sia per nutrirsi sia per difendersi. Per loro la caccia era la base della vita. Ai
nostri giorni invece non muore più nessuno di fame se non va a caccia. Al contrario, è
piuttosto quest’arte ancestrale a dover lottare per continuare a esistere in un contesto
condizionato dai non cacciatori.
I futuri cacciatori devono anche essere consapevoli che i loro predecessori hanno causato
l’estinzione di numerose specie animali. Lo stambecco, il cervo e il cinghiale, come d’altronde
il gipeto, il castoro e l’orso bruno sono scomparsi a causa della caccia nel XIX secolo. Solo con
l’entrata in vigore della prima Legge federale sulla caccia nel 1876 è stata posta la base legale
per una vera e propria protezione delle specie in Svizzera. Nel corso degli anni successivi la
maggior parte delle specie sterminate sono ricomparse. Le disposizioni federali volte alla
protezione e alla gestione sostenibile della fauna selvatica costituiscono tuttora la base della
pianificazione della caccia nei Cantoni svizzeri.
Oggigiorno non è più la caccia a minacciare la sopravvivenza delle specie animali, bensì
la distruzione degli habitat naturali, l’utilizzo eccessivo del suolo e l’espansione disordinata
degli insediamenti o, ancora, l’inquinamento del suolo e delle acque. I cacciatori sono
testimoni di questa evoluzione e, forse più di altri, sono responsabili della salvaguardia del
nostro patrimonio naturale. In effetti molta parte della popolazione ha un rapporto
«distaccato» con la natura: per molta gente gli incontri con i cosiddetti «animali selvatici»
si limitano a qualche ora trascorsa in un giardino zoologico. Non è il caso dei cacciatori che
percorrono tutto l’anno in lungo e in largo il territorio, osservando la natura e constatandone
i cambiamenti. Essi hanno quindi il dovere di agire per la salvaguardia di uno spazio adeguato
alla vita della fauna selvatica e dell’uomo. Prima di sfruttare le risorse, i cacciatori responsabili
Prefazione
10
le proteggono. Inoltre rispettano tutte le specie selvatiche alla stessa stregua, dal capriolo
alla lince, dal cervo al lupo.
Imparare a cacciare ed essere un cacciatore sono due cose distinte. La formazione pratica
del cacciatore inizia soltanto dopo l’esame. La acquisiranno solo coloro che avranno imparato
a leggere la natura, che si saranno esercitati regolarmente con la propria arma, che saranno
in grado di spiegare a se stessi e ai non cacciatori le proprie azioni e, soprattutto, che avranno
sempre rispetto per gli esseri viventi.
Entrate anche voi a far parte di questo mondo!
Reinhard Schnidrig
Responsabile della sezione Fauna selvatica e biodiversità forestale
Ufficio federale dell’ambiente
Berna, gennaio 2012
Cacciare in Svizzera
Prefazione alla 2 a edizione
11
Care lettrici, cari lettori,
complimenti! Avete tra le mani una copia della seconda edizione del manuale Cacciare in
Svizzera. La prima edizione è stata esaurita nel giro di pochi mesi dopo il suo arrivo in libreria
nell’autunno del 2012. Questo fatto dimostra da un lato la chiara esigenza da parte dei
cacciatori e degli interessati all’attività venatoria di avere a disposizione un manuale svizzero
di caccia e dall’altro è indice di un’ottima qualità grafica e contenutistica di questo manuale.
È un piacere scoprire, attraverso un libro ricco di immagini, grafici e tabelle con testi
facilmente comprensibili, gli aspetti stupendi e sbalorditivi della vita dei nostri animali
selvatici, conoscerne nuovi rapporti in interazione con la natura e con noi esseri umani e
iniziare ad apprendere l’arte venatoria. Non vi pare? Il sottotitolo Verso l’esame d’idoneità alla
caccia è nel frattempo già diventato realtà per parecchi aspiranti cacciatori. Questo libro
contiene le basi essenziali, valide per tutta la Svizzera, per la vostra formazione e offre ai
cacciatori e alle cacciatrici (sia aspiranti sia già in attività) un alto livello di conoscenza. La
seconda edizione del manuale resta fondamentalmente invariata nei contenuti, ma è stata
arricchita di nuove immagini e di precisazioni nei testi, laddove esse erano necessarie per una
migliore comprensione.
La caccia deve armonizzare le sue tradizioni con il mondo che cambia e con il tempo che
scorre. Questo proposito ci sta particolarmente a cuore e abbiamo pensato di coniugare un
libro tradizionale come questo manuale con le possibilità offerte dai media elettronici
moderni. Potrete infatti scaricare informazioni supplementari e video complementari a questo
libro e godere così di un prezioso valore aggiunto. Sono convinto che Cacciare in Svizzera
contenga ora molte novità anche per i cacciatori e le cacciatrici di lunga data e che debba
avere un posto fisso sul vostro comodino e nelle capanne dei cacciatori.
Vi auguro una lettura interessante e molte belle ore ricche di esperienze indimenticabili
nella natura, nel caso in cui vorrete praticare la vostra (nuova) passione, la caccia.
Christoph Jäggi
Presidente della Conferenza dei servizi della caccia e della pesca svizzeri CCP
Glarona, dicembre 2016
1
Introduzione
00
Untertitel
1 Introduzione
14
In Svizzera cacciare non è un privilegio ma un diritto. Colui che con un esame d’idoneità ha
dimostrato di avere le conoscenze necessarie può praticare la caccia. Così è scritto nella
«Legge federale sulla caccia e la protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici». La
formazione e l’esame di cacciatrici e cacciatori sono di competenza delle autorità cantonali.
Esse, a loro volta, sono sostenute nel loro dovere di formazione e verifica in modo determinante
dalle organizzazioni venatorie, dai membri delle commissioni per gli esami d’idoneità
all’esercizio della caccia e dalle cacciatrici e dai cacciatori che si adoperano per l’attività
venatoria.
In alcuni Cantoni sono stati elaborati degli strumenti d’aiuto per la formazione, in altri
invece sono state adattate le pubblicazioni esistenti alla rispettiva area linguistica e alle
proprie esigenze. Ne è risultata quindi una svariata documentazione per la formazione dei
cacciatori in cui si tiene conto delle particolarità cantonali, ma che allo stesso tempo presenta
delle lacune. Infatti la definizione degli obiettivi didattici avviene solo raramente e le singole
materie d’esame vengono ponderate e approfondite in modo molto differente. Oltre a ciò non
si distigue la formazione dall’aggiornamento e dal perfezionamento. Questo rende più difficile
l’impegno di preparazione agli esami da parte dei candidati i quali a volte, in diffi coltà di
fronte alla vasta documentazione esitente, si perdono in uno sproporzionato studio mnemonico.
Cacciare in Svizzera – Verso l’esame d’idoneità alla caccia intende porre rimedio a ciò e chiarire
quali nozioni fondamentali devono essere trasmesse, in tutta la Svizzera, ai candidati cacciatori,
affinché possano superare l’esame cantonale d’idoneità all’esercizio del la caccia. Questa
pubblicazione, voluta dalla Conferenza dei servizi della caccia e della pesca svizzeri, dà molto
peso alla comprensione delle relazioni che concernono la selvaggina e una caccia con criteri
moderni, affinché i candidati cacciatori possano essere preparati alla pratica vena toria in un
ambiente in continuo mutamento. Il contenuto di questo libro è stato elaborato da un team
di autori, mentre un gruppo di controllo, composto da collaboratrici e collabora tori di vari
uffici preposti alla gestione della caccia, ha provveduto a verificarne la qualità.
Anche con la pubblicazione di questo nuovo strumento pedagogico didattico, in Svizzera
la formazione all’esercizio della caccia delle future cacciatrici e dei futuri cacciatori, così come
l’organizzazione e lo svolgimento degli esami d’idoneità alla caccia, rimangono naturalmente
compito dei Cantoni. A seconda delle necessità e delle esigenze cantonali per detti esami, il
contenuto della formazione e delle prove d’esame può essere completato o snellito. Possono
per esempio essere considerati in modo diverso, a seconda della loro importanza locale, anche
singole specie animali, taluni metodi di caccia e via dicendo. Nell’ambito della regolamentazione
venatoria è comunque necessario uno strumento didattico adattato alla legislazione cantonale.
Il presente libro deve fungere da fondamento vincolante per i responsabili dei Cantoni, così
da poter formare ed esaminare le candidate e i candidati cacciatori in modo adeguato e
fondato sulla prassi. I neocacciatori a loro volta assicureranno, grazie alla seria formazione
ricevuta, la buona reputazione della caccia in Svizzera anche in futuro. Cacciare in Svizzera –
Verso l’esame d’idoneità alla caccia può anche servire da strumento di consultazione e
d’aggiornamento per i cacciatori che hanno già superato gli esami. Inoltre, grazie a questo
manuale, anche tutte le altre persone interessate alla natura potranno farsi un’idea della
biologia e dell’ecologia della fauna e dell’arte venatoria in Svizzera.
Cacciare in Svizzera
15
Cacciatrici e cacciatori, in questo libro ci si rivolge indistintamente a donne e uomini.
Tuttavia, per facilitarne la leggibilità, si rinuncerà in seguito a distinguere sempre i cacciatori
dei due sessi. Finora sono poche le donne aventi il diritto di svolgere l’attività venatoria. Il
loro numero però è fortunatamente in aumento.
2 Cacciatori da sempre
18 Preistoria: cacciare per sopravvivere
18 Celti e Romani: alcuni loro usi e princìpi venatori sussistono
ancora oggi
00 19 Untertitel Medioevo: la caccia è un diritto nobiliare
20 La vecchia Confederazione: la sovranità venatoria è attribuita
ai Cantoni
21 Sconvolgimenti politici: il declino degli effettivi della selvaggina
22 XIX secolo: lo sfruttamento eccessivo dei boschi e lo sterminio
dei grandi predatori
22 Le prime leggi federali indicano la via da seguire
23 Effettivi della selvaggina in crescita
24 Caccia a patente, caccia a riserva e caccia di Stato: diversità nella
politica venatoria
26 La caccia oggi e domani
27 Usanze venatorie
2 Cacciatori da sempre
18
Preistoria:
cacciare per sopravvivere
Per diversi millenni la caccia ha caratterizzato la vita quotidiana degli uomini preistorici. Essi
abbattevano gli animali per procurarsi cibo e indumenti. Gli ossi, i palchi e le corna costituivano
la materia prima per i loro utensili. Vivevano come nomadi, seguendo le migrazioni delle loro
prede più importanti. Solo l’avvio della coltivazione di piante utili e della domesticazione di
animali selvatici ha portato a un cambiamento fondamentale della vita quotidiana dell’uomo.
I cacciatori e raccoglitori sono diventati coltivatori e allevatori che non dipendevano ormai
più dagli effettivi di selvaggina migratoria. La transizione dell’uomo a un’economia di
produzione sedentaria è iniziata in Europa centrale più di 7000 anni fa.
Fig. 2.1 Palchi di cervo provenienti
dall’insediamento preistorico
di Wauwilermoos, nel Canton
Lucerna. Si suppone che
questo trofeo di 7000 anni fa
fosse un oggetto di culto.
Celti e Romani: alcuni loro
usi e princìpi venatori
sussistono ancora oggi
L’intensificazione dell’agricoltura (coltura e allevamento) si è svolta di pari passo con il
declino della funzione originaria della caccia, vale a dire quella di procurare cibo. Da noi
questo processo ha avuto luogo soprattutto all’inizio dell’Età del ferro (periodo celtico),
attorno al 700 a. C. Nell’ultimo secolo prima di Cristo i Celti hanno popolato ampie parti
dell’Europa centrale. Non solo fabbricavano armi di ferro, ma anche utensili agricoli come il
vomere di ferro per l’aratro. Con la crescente dipendenza dai raccolti si è reso necessario
proteggere i campi dagli ungulati selvatici e difendere il bestiame dai predatori. La prevenzione
Medioevo: la caccia è un diritto nobiliare
dei danni della selvaggina era dunque già allora attuale e ha accompagnato il tema della
«caccia» fino ai giorni nostri.
Malgrado il fatto che da circa 3000 anni la caccia non costituisca più una necessità vitale,
essa è tuttavia sempre stata esercitata con molta serietà e passione. Da un lato era
un’apprezzata attività per il tempo libero, dall’altro era salutare per il corpo e permetteva di
allenarsi nel maneggio di armi diverse.
In Svizzera tracce della caccia nell’epoca romana si trovano per esempio su un mosaico di
Avenches (VD) in cui sono rappresentati dei cani da seguito simili ai nostri segugi odierni.Il
diritto romano ha stabilito che la selvaggina che vive in libertà non appartiene a nessuno e
questo principio fondamentale è valido tuttora in Svizzera. Essa diventa proprietà del
cacciatore solo quando egli l’ha abbattuta legalmente.
19
Medioevo: la caccia è un
diritto nobiliare
Nell’alto Medioevo la caccia era un privilegio riservato alla nobiltà e ai prìncipi del clero. Le
espressioni «caccia alta» e «caccia bassa» risalgono proprio a quel periodo. La caccia alta,
dedicata alla selvaggina particolarmente «pregiata», spettava solo all’alta nobiltà (re, conti,
Fig. 2.2 Scena venatoria curtense. L’illustrazione proviene dal più antico manuale sulla caccia in lingua francese, il
«Livre du roi Modus», trattato di caccia risalente al 1370 circa.
2 Cacciatori da sempre
20
dignitari ecclesiastici di alto livello). Il cervo, lo stambecco, il camoscio, il gallo cedrone, il
cinghiale, l’aquila e in parte anche il capriolo erano considerati come selvaggina «alta». L’alta
nobiltà si dedicava anche alla prestigiosa caccia con il falco (falconeria). La caccia alla
selvaggina «bassa» come la lepre, la volpe e i volatili era consentita alla nobiltà ministeriale,
al basso clero e, in misura limitata, al popolo minuto.
Una caccia «alta» e una caccia «bassa» nel senso originario dei termini non esistono più
già da molti anni. Parlare ancora oggi di selvaggina alta e bassa, sottintendendo un giudizio
di valore in merito, sarebbe segno di mancanza di una moderna logica venatoria. Tuttavia in
diverse regioni della Svizzera questi termini sono tuttora utilizzati. Per i due tipi di caccia le
autorità rilasciano autorizzazioni diverse e stabiliscono periodi venatori differenti.
La vecchia Confederazione:
la sovranità venatoria
è attribuita ai Cantoni
Nel corso del basso Medioevo in Europa si sono verificati mutamenti economici, sociali e
politici radicali che hanno portato, tra l’altro, anche alla nascita della Confederazione svizzera
nel 1291. Quest’ultima si è trasformata nell’arco di circa due socoli in una confederazione di
Stati con 13 strutture politiche complete e organizzate in modo molto diverso tra loro
(Cantoni a Landsgemeinde accanto a città-Stato con svariati sistemi di governo). Ciononostante,
nella legislazione venatoria di tutte le regioni svizzere sono comparse già presto le
caratteristiche fondamentali comuni che hanno portato all’odierna regalìa statale della
caccia. Già allora chi voleva praticare la caccia necessitava di un’autorizzazione speciale. La
selvaggina fu suddivisa in animali cacciabili e animali protetti. Inoltre furono stabiliti periodi
di protezione e delimitate delle bandite di caccia. Nel 1548 sul Kärpf, una montagna del
Canton Glarona, fu istituita la prima zona di protezione europea per la selvaggina. La caccia
in questa bandita veniva consentita solo a persone scelte, i cosiddetti tiratori del Freiberg.
La selvaggina abbattuta era messa a disposizione dell’autorità cantonale e consumata in
occasioni speciali. In Svizzera il diritto alla caccia non è mai stato legato alla proprietà
fondiaria. Di principio è sempre stata una regalìa dei Cantoni e, in definitiva, un diritto di
tutti i cittadini.
La costante evoluzione delle armi da fuoco avvenuta negli ultimi cinquecento anni ha reso
sempre più agevole e redditizia la caccia per l’uomo. Le armi sempre più perfezionate, ma
soprattutto il bracconaggio, diffuso nei tempi di carestìa, hanno avuto un forte impatto
negativo sugli effettivi della selvaggina già nel XVI secolo.
Sconvolgimenti politici: il declino degli effettivi della selvaggina
21
Fig. 2.3 La bandita di caccia più vecchia della Svizzera si trova sul Kärpf, nel Canton Glarona.
Sconvolgimenti politici:
il declino degli effettivi
della selvaggina
Nell’anno 1798 l’invasione delle truppe rivoluzionarie francesi ha segnato la fine della vecchia
Confederazione. Le strutture politiche sono cambiate in modo fondamentale e la caccia è
divenuta un diritto popolare alcuni decenni prima che fossero emanate leggi di agevole
applicazione per la protezione dei selvatici. Ciò, assieme ai fucili sempre più moderni (fucili
a retrocarica), alla povertà diffusa in vaste parti della popolazione e alle diverse carestie del
XIX secolo, ha determinato lo sterminio quasi completo degli ungulati selvatici. Nell’ottocento
sono sopravvissute solo piccole popolazioni di camoscio in rifugi inaccessibili dei grandi
massicci alpini svizzeri e dei boschi montani.
2 Cacciatori da sempre
22
XIX secolo: lo sfruttamento
eccessivo dei boschi e lo
sterminio dei grandi predatori
Il bosco, il biotopo più importante della nostra selvaggina, a quei tempi non si trovava in uno
stato migliore. L’industrializzazione, iniziata pienamente a metà del XIX secolo, e la
conseguente crescita demografica richiesero quantità di energia impensabili fino a quel
momento. Dato che il legno era l’unica fonte energetica a disposizione, si è verificato uno
sfruttamento eccessivo e quindi drammatico dei boschi. Inoltre, nelle zone totalmente
disboscate si lasciava pascolare il numeroso bestiame minuto, riducendo ancora di più lo
spazio vitale degli ungulati selvatici nei loro biotopi. Siccome questi ultimi erano diventati
sempre più rari, era parallelamente aumentata l’uccisione di piccoli animali d’allevamento
come pecore e capre da parte dei grandi predatori. Il bestiame minuto predato non veniva
risarcito dallo Stato come al giorno d’oggi, motivo per cui poteva bastare la perdita di un’unica
capra per trovarsi in difficoltà economiche. Per questa ragione i grandi predatori vennero
considerati come dei concorrenti che minacciavano l’esistenza dei contadini e furono quindi
perseguitati in modo intensivo, addirittura con il sostegno di premi di abbattimento. In
Svizzera, poco oltre la metà del XIX secolo, la lince e poi il lupo erano ormai stati completamente
sterminati.
Le prime leggi federali
indicano la via da seguire
Dopo questi decenni turbolenti, nel 1848 nacque la Svizzera nella sua forma istituzionale
odierna. Il nuovo Stato federale si dedicò già presto alla protezione coerente del bosco e della
selvaggina. Nel febbraio 1876 entrò in vigore la prima «Legge federale sulla caccia e la
protezione degli uccelli» che regolò la protezione della selvaggina utile (animali utili) e la
lotta contro i predatori (animali dannosi). La Confederazione incaricò inoltre i Cantoni di
determinare il proprio sistema di caccia (caccia a patente o caccia a riserva). Affinché le
disposizioni legali potessero essere realizzate, la legge delegò ai Cantoni di montagna la
delimitazione delle bandite di caccia e affidò la loro sorveglianza a guardiani della selvaggina
in veste di funzionari statali. In questo modo si creò nell’area alpina svizzera una rete di zone
di protezione per la selvaggina che ebbe un ruolo di primo piano nel favorire il ritorno degli
ungulati selvatici, permettendo loro di formare delle popolazioni consistenti.
Effettivi della selvaggina in crescita
Alcuni cacciatori locali compresero solo lentamente che una protezione efficace della
selvaggina era ed è l’unica via per garantire uno sfruttamento a lungo termine degli effettivi.
Per contro i più progressisti sostennero notevoli sforzi per la salvaguardia della natura. Uno
dei primi esempi di collaborazione coronata da successo fra caccia e salvaguardia della natura
fu la reintroduzione dello stambecco all’inizio del XX secolo.
Un ulteriore fondamento legislativo decisivo si creò con il varo nel 1876 della «Legge
federale sulla polizia delle foreste» per preservare in modo efficace il bosco svizzero da
un eccessivo sfruttamento. Il divieto di pascoli alberati eccessivamente estesi, così come
i numerosi progetti di rimboschimento, permisero la lenta ricrescita della superficie
boschiva.
23
Effettivi della selvaggina in
crescita
Il concetto di protezione è stato rafforzato nella Legge federale sulla caccia del 1925. Secondo
le nuove disposizioni, per esempio, gli animali di sesso femminile e i loro piccoli potevano
essere abbattuti solo in modo molto limitato. Nella prima metà del secolo precedente
nell’Altopiano svizzero si cacciavano soprattutto lepri e uccelli acquatici. Inoltre valeva la
pena abbattere volpi, faine e martore, visto che le loro pellicce si vendevano a buon prezzo.
Prelievo
50000
45000
40000
35 000
30 000
Capriolo
25 000
20000
15000
10000
5 000
Camoscio
Cervo rosso
0
1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010
G 2.1 Evoluzione dei prelievi di caprioli, camosci e cervi rossi effettuati in tutta la Svizzera dal 1933 al 2009.
2 Cacciatori da sempre
24
Durante la seconda guerra mondiale gli effettivi della selvaggina sono aumentati notevolmente
e in pochi anni il capriolo è diventato la specie animale cacciabile più diffusa nel Giura e
nell’Altopiano svizzero. Da decenni invece in molte zone le osservazioni di lepri si sono fatte
sempre più rare. In Svizzera il «recupero» della maggior parte delle popolazioni di fauna
selvatica si fonda oggi sull’immigrazione naturale (capriolo, cervo, cinghiale, orso, lupo), ma
nel corso dei decenni passati si è proceduto pure alla reintroduzione di alcune specie una
volta sterminate (stambecco, castoro, lince, gipeto).
In molte regioni il numero crescente degli effettivi di artiodattili ha causato e causa danni
al bosco e alle colture agricole e i grandi predatori hanno ricominciato a uccidere, oltre agli
animali selvatici, anche il bestiame produttivo. Nella seconda metà del XX secolo i molteplici
danni prodotti dalla selvaggina hanno caratterizzato in misura sempre maggiore le discussioni
sulla caccia. La «Legge federale sulla caccia e la protezione dei mammiferi e degli uccelli
selvatici» del 1986, oggi in vigore, tiene conto di questa evoluzione. I princìpi centrali della
legge sono la protezione estesa delle specie e dei loro biotopi nonché la pianificazione della
caccia per la regolazione degli effettivi e uno sfruttamento venatorio adeguato.
Caccia a patente, caccia a riserva
e caccia di Stato: diversità
nella politica venatoria
L’organizzazione della caccia è di competenza dei Cantoni. Perciò essi possono anche decidere
se la regalìa della caccia debba essere messa a profitto tramite il rilascio di patenti per tutto
il territorio cantonale o con l’affitto di riserve. Argovia fu il primo Cantone che a partire dal
1803 (con una breve interruzione) optò per la caccia a riserva. Il dibattito sul sistema di
caccia più «giusto» – tra quella a patente e quella a riserva – in alcuni Cantoni divenne in
più di un caso un problema politico che alla fine fu deciso dalle urne. Benché entrambi i
sistemi presentino vantaggi e svantaggi, sia la caccia a patente sia la caccia a riserva
garantiscono uno sfruttamento sostenibile e compatibile con l’ecologia della selvaggina. La
caccia a riserva non è diventata un’attività socialmente elitaria come molti temevano. E i
cacciatori a patente non hanno sterminato nessuna popolazione di selvaggina come avevano
paventato numerosi fautori della caccia a riserva. Oggi al centro dell’attenzione non vi è più
la questione di sapere se sia meglio l’uno o l’altro sistema di caccia, bensì l’obiettivo di una
gestione ottimale e appropriata delle diverse specie di selvaggina. Fa parte di questo obiettivo
generale anche l’organizzazione della caccia di certe specie secondo determinate unità
spaziali (zone di gestione della selvaggina) che eventualmente oltrepassano i confini di una
riserva o di un Cantone. Questa evoluzione dà i frutti anche a livello politico-venatorio.
Infatti in Svizzera, dal 2009, i cacciatori a patente e quelli a riserva si sono riuniti in
Caccia a patente, caccia a riserva e caccia di Stato: diversità nella politica venatoria
Caccia a riserva
Caccia a patente
Caccia di Stato
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G.2.2 Ogni Cantone stabilisce il sistema di caccia da praticare sul suo territorio: caccia a
patente o a riserva. Dal 1974 nel Canton Ginevra vige un divieto per la caccia di milizia
praticata da cacciatori amatoriali.
Fig. 2.4 In tutte le regioni della Svizzera i tempi in cui si prelevava un numero considerevole di lepri comuni, fagiani
e starne sono finiti. Oggi la tipica caccia bassa viene praticata soprattutto negli ultimi biotopi intatti (per es. pernice
bianca e lepre bianca nelle Alpi).
2 Cacciatori da sempre
26
un’organizzazione comune. Gli interessi della caccia e dei cacciatori sono oggi rappresentati
da un’unica associazione: «CacciaSvizzera».
Particolare è la situazione del Canton Ginevra in cui nel 1974, per effetto di una decisione
scaturita da una votazione popolare, fu abolita la caccia di milizia praticata da cacciatori
amatoriali. Da allora i guardiani della selvaggina statali garantiscono la regolazione necessaria
di talune specie di selvaggina: si tratta della cosiddetta caccia di Stato.
La caccia oggi e domani
Nella seconda metà del XX secolo la Svizzera è mutata molto velocemente. La crescita della
popolazione, lo sviluppo degli insediamenti abitativi, le esigenze di mobilità e di tempo libero
hanno determinato una grande perdita di superfici naturali e il continuo potenziamento dei
mezzi di trasporto. Oggi circa il 70 % della popolazione svizzera vive negli agglomerati urbani,
in un mondo quindi che è soggetto a una manipolazione diretta e permanente da parte
dell’uomo. L’essere umano riesce solo difficilmente a comprendere che lui stesso fa parte della
natura e che essa non si lascia sottomettere. L’uomo ha dimenticato che nascere, esistere e
morire sono dei processi naturali d’importanza cruciale. La caccia ha proprio molto a che fare
con questi processi. Già a più riprese sono state anche sottoscritte delle iniziative popolari
cantonali per limitare i metodi di caccia o per vietare completamente il prelievo venatorio di
determinate specie di selvaggina.
Cacciare significa, oggi più che mai, interagire in modo molto particolare con la natura.
In quest’ambito si devono quindi sempre considerare gli interessi molteplici e in parte
Fig. 2.5 Da sempre si pratica la caccia in gruppo per
aumentarne il successo.
Fig. 2.6 Cacciare significa, tra l’altro, sfruttare in modo sostenibile
delle risorse naturali e fornire generi alimentari
pregiati.
Usanze venatorie
contrastanti della protezione della natura e degli animali, dell’agricoltura, della selvicoltura
e della popolazione con le sue esigenze ricreative nel tempo libero.
I cacciatori, in una Svizzera densamente popolata, necessitano di conoscenze serie, di un
alto senso di responsabilità e di molta esperienza. Essi svolgono un compito multifunzionale
che consiste:
■■
nella tutela e nella valorizzazione dei biotopi, così come nella protezione delle loro
biocenosi (salvaguardia dei biotopi e delle specie);
■■
nello sfruttamento sostenibile degli effettivi della selvaggina come risorsa naturale;
■■
nel trattamento rispettoso di ogni singolo, animale (protezione degli animali);
■■
nella limitazione dei danni della selvaggina a una dimensione sopportabile (prevenzione
dei danni della selvaggina).
27
Una caccia rispettosa, sostenibile e pianificata a regola d’arte, che percepisce questi compiti
e comunica apertamente con l’insieme del pubblico, troverà anche in futuro l’approvazione e
il sostegno di una larga cerchia della popolazione svizzera.
Usanze venatorie
La caccia è una delle tecniche culturali più antiche. La differenza tra l’uomo cacciatore e
l’animale predatore consiste nel fatto che l’uomo mette in discussione il suo modo di fare e
di agire, riflette su se stesso e sul suo ambiente e, a partire da ciò, regola le sue azioni. Già
gli uomini preistorici durante la caccia si attenevano a delle regole comportamentali
prestabilite.
Un’usanza che è stata mantenuta fino ad oggi è per esempio il trattamento rispettoso dei
capi abbattuti. Secondo la visione dei popoli primitivi si deve placare l’anima immortale di
un animale selvatico già prima e, in modo e particolare, anche dopo il suo abbattimento.
Alcuni popoli di cacciatori sotterravano tutti gli ossi degli animali che avevano ucciso con
l’idea che questi, più tardi, potessero risuscitare. Questo trattamento rispettoso degli animali
abbattuti serviva a rendere clementi le divinità e a proteggere così la tribù dalle disgrazie.
La nostra percezione della selvaggina e in genere degli animali è mutata nel corso degli
ultimi secoli. Tuttavia il rispetto dell’uomo cacciatore nei confronti della creatura catturata
continua a essere una componente permanente nelle usanze venatorie. In talune regioni,
soprattutto nordalpine, il cacciatore esprime il suo rispetto con un breve momento di
«raccoglimento» accanto al capo abbattuto, inserendogli nella bocca un ramoscello o un
piccolo mazzo di fiori come «ultimo pasto». Inoltre, adagiando l’animale ucciso sul suo lato
destro, manifesta la sua gratitudine per l’esperienza vissuta e il successo avuto nella caccia.
Il cacciatore è sempre stato cosciente che la sua attività non è priva di contraddizioni. Da
un lato protegge, cura e ammira la selvaggina, dall’altro lato la insegue e la uccide. Si rallegra
per il successo della caccia, ma contemporaneamente è cosciente di avere spento una vita.
Queste contraddizioni sono visibili e percepibili nei rituali delle usanze venatorie.
2 Cacciatori da sempre
28
Fig. 2.7 Nelle praterie nordamericane,
dopo la caccia
al bisonte, gli indiani erano
soliti rendere omaggio
alle loro prede.
Fig. 2.8 Con l’«ultimo pasto»
si rende omaggio al
solengo abbattuto (Canton
Giura).
Inoltre si sono sviluppate, lungo generazioni e generazioni, usanze che regolano più o
meno rigorosamente le azioni del cacciatore o dei cacciatori prima, durante e dopo la caccia.
Tuttavia gli usi e i costumi vigenti sono diversi in tutto il mondo, dato che la caccia vi viene
esercitata secondo svariatissime modalità.
Differenze notevoli esistono persino nella piccola Svizzera. Gli influssi germanici e
austriaci, che sono evidenti soprattutto nei Cantoni in cui si pratica la caccia a riserva, sono
invece quasi inesistenti nella Svizzera romanda e in Ticino. Inoltre usi particolari si trovano
nella regione alpina della Svizzera tedesca dove in parte si utilizzano anche espressioni
venatorie di origine alemannica. Le differenze regionali nel nostro paese sono molteplici e
interessanti e nessuno vorrebbe sacrificarle a favore di una banale uniformizzazione.
Evidentemente tutte queste differenze regionali non possono essere trattate in questa sede
in modo dettagliato.
Usanze venatorie | Linguaggio venatorio
Linguaggio venatorio
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Il linguaggio venatorio fa parte delle usanze della caccia ed è ancora molto usato soltanto
nell’area svizzera di lingua tedesca. Si è sviluppato a partire dal XII secolo fra i cacciatori
professionisti e, con circa 3000 termini specialistici, è la lingua settoriale tedesca più ricca
di elementi diversi. Invece la Svizzera latina conosce solo alcuni residui tramandati di un
linguaggio particolare concernente la caccia. La Svizzera tedesca ha mantenuto, almeno nella
vita quotidiana, una chiara autonomia linguistica rispetto al «buon tedesco». Così non
stupisce se in certe regioni del nostro paese si utilizzano termini venatori diversi da quelli in
uso in Germania e in Austria. Per esempio in «buon tedesco» si dice «Weidmannsheil», in
alcune regioni della Svizzera invece «Jägers Gfell» o «Glück i Louf» o «in bocca d’luf» o «in
bocca al lupo». Questi sono solo alcuni dei numerosi esempi di espressioni particolari
elvetiche; tuttavia sarebbe però presuntuoso parlare di un linguaggio venatorio svizzero vero
e proprio.
La cura del gergo venatorio rafforza il senso d’identità comune delle cacciatrici e dei
cacciatori e nel contempo mantiene in vita un antico patrimonio culturale. Quando però il
cacciatore usa il linguaggio venatorio in modo esagerato e ostentato, il suo comportamento
può essere considerato come altezzoso ed elitario dalle persone non animate dalla passione
per la caccia.
Nella tabella alla fine di questo capitolo sono riportati alcuni termini venatori usati nella
Svizzera di lingua italiana.
Segnali, indicazioni con ramoscelli, musica da
caccia, comunicazione
Per praticare la caccia in comune è sempre stato importante potere comunicare a grandi
distanze. Le corna degli animali o le conchiglie servivano già anticamente come amplificatori
del suono e oltr’alpe vengono usati ancora oggi, per esempio, per segnalare l’inizio o la fine
di una battuta di caccia collettiva a tutti i cacciatori che vi partecipano. Con l’aiuto dei corni
i battitori segnalano la loro posizione e richiamano i cani impiegati nella battuta di caccia.
Dei ramoscelli spezzati, per esempio, possono essere utilizzati dal cacciatore per marcare
il suo luogo di appostamento, il punto dove è stato colpito un capo di selvaggina o la
direzione di fuga dell’animale ferito. Il «ramoscello del tiratore» sulla parte destra del cappello
del cacciatore indica il successo avuto nella caccia. Si rende invece omaggio a un compagno
di caccia deceduto, posando un «ultimo ramoscello» sulla sua tomba.
Sempre nella Svizzera d’oltr’alpe più di 50 anni fa un gruppo ristretto di cacciatori iniziò
a fare musica utilizzando i segnali venatori del piccolo corno da caccia. Nel corso degli ultimi
decenni il numero di cacciatori che suonano il corno da caccia è continuamente aumentato.
2 Cacciatori da sempre
30
Fig. 2.9 I cacciatori suonano
il corno alla fine di una
battuta di caccia autunnale
svolta in gruppo (Canton
Lucerna).
Nel frattempo è stato raggiunto un livello notevole, tanto che la cultura venatoria della
Svizzera nordalpina senza il corno da caccia è diventata impensabile. Oggi sono regolarmente
attivi in ambito musicale, circa 130 gruppi di suonatori di corno da caccia con
approssimativamente 1400 suonatrici e suonatori. La grande stima che non solo i cacciatori,
ma anche la popolazione che non si dedica all’esercizio della caccia nutre nei loro confronti
non deve essere sottovalutata. E neppure si deve dimenticare che i suonatori di corno da
caccia contribuiscono notevolmente a far conoscere e apprezzare l’attività venatoria al vasto
pubblico.
Rispetto – decoro – correttezza
Cacciare comporta sempre l’uccisione di un animale selvatico che vive in libertà e ciò ha
spesso turbato e turba tuttora i sentimenti di molte persone come se fosse qualcosa di sinistro
e d’inconcepibile. È evidente che la caccia ha molto a che fare con le emozioni. Se è vero che
lo sfruttamento corretto degli effettivi della selvaggina è regolato da molto tempo ormai dalle
leggi, è altrettanto vero che la sensibilità e il senso di responsabilità del singolo cacciatore
nei confronti della fauna non possono essere illustrati e spiegati in modo appropriato con
semplici parole. In ogni caso, se invece si parla di rispetto, decoro e correttezza nei confronti
della selvaggina, degli altri cacciatori e del pubblico, tutti – cacciatori e non cacciatori –
sanno perfettamente cosa s’intende dire.
Usanze venatorie | Rispetto – decoro – correttezza
Alcuni esempi di termini utilizzati nel linguaggio venatorio svizzero-italiano
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Specie
di selvatico
Maschio
( )
Femmina
( )
Giovane
(fino al compimento
di 2 anni)
Cervo cervo maschio, cerva, cervo femmina, fusone cerbiatto,
maschio di cervo femmina di cervo (attenzione vitello,
denominazione
Piccolo
(fino al compimento
di 1 anno)
vitello di cervo
in base ai palchi:
di regola, ma non
sempre, si tratta
di un maschio
che porta
un trofeo a due punte,
senza ramificazioni),
maschio giovane;
sottile, cerva sottile
Capriolo becco, capriola, becco giovane, capretto,
capriolo maschio, capriolo femmina, capriolo maschio capretto di capriolo,
maschio di capriolo femmina di capriolo giovane, piccolo di capriolo
maschio di capriolo
giovane;
capriola sottile
Camoscio becco, capra, anzello, binello, capretto,
camoscio maschio, camoscia femmina, camoscio giovane capretto di camoscio,
maschio di camoscio femmina di camoscio piccolo di camoscio
Stambecco becco, capra, stambecco giovane capretto,
stambecco maschio, stambecco femmina, capretto di stambecco,
maschio di stambecco femmina di stambecco piccolo di stambecco
Cinghiale solengo, verro, scrofa bestia di compagnia striato,
cinghiale maschio, o scudiero, poi bestia rossa
maschio di cinghiale
giovane o subadulto
2 Cacciatori da sempre
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Obiettivi didattici «cacciatori da sempre»
Il cacciatore/la cacciatrice
n sa spiegare il concetto di regalìa della caccia;
n conosce i motivi più importanti che hanno causato il declino degli effettivi della selvaggina
nel XIX secolo;
n sa quali fattori hanno portato alla ripresa degli effettivi della selvaggina;
n conosce i diversi sistemi di caccia praticati in Svizzera;
n è cosciente del fatto che proprio in relazione all’esercizio della caccia i concetti di
«rispetto», «decoro» e «correttezza» sono molto importanti.
Usanze venatorie
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3 Biologia della fauna
34 Sistematica zoologica
37 Artiodattili
82 Predatori (carnivori)
107 Lagomorfi e roditori
118 Impronte, tracce, sterco
121 Uccelli acquatici
128 Rapaci
136 Galliformi
140 Scolopacidi
142 Piccioni
143 Strigiformi
145 Corvidi
149 Specie estinte in Svizzera
150 Specie non autoctone (neozoi)