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MENSILE DI INFORMAZIONE SUL CALCIO FEMMINILE
ANNO 5 - NUMERO 15 - FEBBRAIO 2021
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UNA VITA
PER IL CALCIO
INTERVISTA A PRISCILLA DEL PRETE, CENTROCAMPISTA DEL PONTEDERA
PASSATO, PRESENTE E FUTURO DI UNA DELLE CALCIATRICI PIÙ TALENTUOSE
E DI ESPERIENZA DEL PANORAMA DELLA SERIE B
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L’EDITORIALE DEL DIRETTORE
Obiettivi ambiziosi quelli che si
è posto il presidente federale
Gravina per lo sviluppo e la
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calcio, e non in base al lavoro con il quale
potevamo mantenersi la possibilità di
inseguire un sogno. Se il lavoro diventa il
crescita del calcio femminile (il focus lo
trovate a pagina 16), ma d’altra parte se non
c’è ambizione, se non c’è la voglia di mettere
l’asticella sempre un po’ più in là non si
riuscirà mai a raggiungere neanche la metà
di quello che si vorrebbe. È innegabile che
in questi ultimi anni il calcio femminile sia
cresciuto in termini di visibilità, ma anche di
qualità complessiva dello spettacolo che sa
offire, e più volte io stesso mi sono espresso
sull'argomento sottolineando come le due
cose siano strettamente correlate. Più gente
guarda, più c'è interesse, maggiori introiti
arrivano dagli sponsor che possono essere
utilizzati per le politiche federali come
delle singole società.
Ora però è arrivato il momento di un deciso
cambio di passo, di dare quella sterzata (si
spera) decisiva per far decollare il movimento
calcistico femminile italiano. Il
professionismo dovrebbe (visto il cambio di
governo il condizionale appare quantomeno
prudente da utilizzare) entrare in vigore
a partire dal 2022 e già questa sarebbe una
notizia niente male, perché vorrebbe dire
dare la possibilità alle ragazze davvero di
poter organizzare le proprie vite in base al
sogno, quanto meglio si potrà fare? Abbiamo
ovviamente ancora negli occhi la favola
delle Azzurre al Mondiale di quasi due anni
fa, e allora fermiamoci un attimo a pensare
se le nostre ragazze, tutte quante, potessero
fare la vita delle varie Harder, Bronze, Marta,
Solo... Anche per questo, tra gli obiettivi
del prossimo quadriennio c'è anche quello
di cercare di mettere qualche trofeo in
bacheca. Ambizioso? Sognatore? Chissà.
Probabilmente sì. Ma sognare non costa
nulla, e l'ambizione è il primo passo verso il
successo.
FLAVIO
GRISOLI
CALCIOINROSA.IT
Testata giornalistica
registrata presso
il Tribunale di Arezzo
n.5/2018
EDITORE E FONDATORE
Asd Calcioinrosa.it
Artemio Scardicchio
DIRETTORE RESPONSABILE
Flavio Grisoli
IN REDAZIONE
Miriana Cecchi
Alessandro Colli
Vincenzo De Caro
Lisa Grelloni
Isabella Lamberti
Maurizio Stabile
Salvatore Suriano
Mariano Ventrella
GRAFICA E IMPAGINAZIONE
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CREATIVITÀ LOGO
Rocco Lotito
roccolotito@gmail.com
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Bonetti alla conquista della Primera
Dopo un lungo tira e molla, Tatiana Bonetti è approdata all’Atletico Madrid
per un’avventura all’estero in uno dei top club europei del momento
SALVATORE
SURIANO
Èla terza volta in due anni
che l’Atletico Madrid pesca
in Italia fra le nostre migliori
giocatrici e in questo caso, dopo aver
rinforzato la difesa, porta a casa la
nostra fantasista di punta per aumentare
le opzioni a disposizione di coach
José Luis Sánchez Vera.
Brevilinea, rapida, agile negli spazi
stretti, abilissima sui calci piazzati,
disegna con estrema facilità tanto gli
assist in grado di mandare a rete le
compagne quanto conclusioni verso
la porta avversaria, risultando spesso
e volentieri la migliore in campo.
La numero dieci italiana sembra essere
il tassello ideale per completare
il 4-2-3-1 che le madrilene utilizzano
visto che, grazie alle sue capacità, può
occupare tutte le posizioni avanzate
dello scacchiere bianco-rosso agendo
tanto da mezza punta quanto da falso
nove, andando a giocarsi una maglia
da titolare con giocatrici del calibro di
Amanda Sampedro, Turid Knaak, Deyna
Castellanos, Ajara Nchout, Ludmila
da Silva e Toni Duggan.
Proprio le sue capacità sono state al
centro dei primi commenti da parte
della stampa spagnola che ha salutato
positivamente l’approdo dell’italiana
nel massimo campionato, sottolineando
l’importanza della giocatrice
in una rosa che aspira ad arrivare in
fondo a tutte le competizioni a cui
partecipa.
Attualmente il suo ingresso sullo
scacchiere rojo-blanco è stato limitato
con un’ora da titolare all’esordio e
altri due subentri nelle sei gare in cui
è stata convocata. Con le sue qualità e
l’arrivo della fase della stagione in cui
si moltiplicheranno gli impegni (che
metteranno fra l’altro l’Atletico contro
il Chelsea in una super-sfida in UWCL)
tuttavia ci si aspetta un aumento del
suo minutaggio.
Bonetti e l’Atletico Madrid sono entrambi
ambiziosi e vogliono scalare le
gerarchie attualmente stabilite. Lavorando
con profitto in sinergia potrebbero
entrambe andare lontano.
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«A Bologna l’atmosfera è invidiabile»
Alla scoperta della rivelazione Sara Becchimanzi, classe 2000, terzino sinistro,
prodotto del vivaio del Bologna, capolista a punteggio pieno del girone C di serie C
MARIANO
VENTRELLA
Dopo essere cresciuta nella
squadra maschile dell’Anziolavino
calcio, ha iniziato
la carriera nel femminile, approdando
nella società rossoblù, percorrendo
tutta la trafila fino a ricoprire il ruolo
da titolare in prima squadra.
Alla scoperta della rivelazione Sara
Becchimanzi, classe 2000, terzino
sinistro, prodotto del vivaio del Bologna,
squadra capolista a punteggio
pieno del girone C di serie C.
Ciao Sara, per iniziare una breve descrizione
del ruolo con caratteristiche
tecniche
«Sono un terzino sinistro sia fisico che
di spinta, cerco di sfruttare al meglio la
mia altezza, infatti sui calci d’angolo e
sulle punizioni angolate salgo sempre
alla ricerca del gol. L’altezza, oltre ad
avere i suoi pro, ha anche i suoi contro,
infatti nello stretto non mi reputo velocissima,
ma compenso con la velocità
di pensiero, gioco molto d’anticipo e
inoltre ho una corsa che sul lungo mi
permette di star dietro anche all’attaccante
più veloce».
Esperienze pregresse in carriera
«Le mie uniche esperienze pregresse
per quanto riguarda la mia carriera
calcistica sono soltanto due. Ho iniziato
in una squadra maschile, l’Anziolavino
Calcio, fino agli 11-12 anni, dopodiché
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la stessa società decise di formare
una squadra femminile e difatti feci
una sola annata all’interno di essa…
Dopodiché, in un torneo mi fu proposto
di andare a giocare nel Bologna da settembre
dello stesso anno. Quindi è dal
2013 che io sono all’interno di questa
società».
Un giudizio sull’ambiente del Bologna
«Da quest’anno siamo a livello effettivo
sotto l’ala del Bologna F.C. 1909 S.p.A.
Per me è un onore giocare per questa
maglia, è un bellissimo ambiente formato
da persone stupende e disponibili.
Tutto lo staff è davvero incredibile,
formati ai massimi livelli e ci fanno
lavorare in un modo impeccabile. L’ambiente
Bologna è a dir poco invidiabile,
si respira sempre aria positiva e non si
smette mai di sognare».
Attese alla vigilia e primo posto in
classifica. Ti aspettavi un campionato
al vertice?
«Sicuramente, nel campionato Serie C,
per quanto riguarda il nostro girone, ci
sono squadre che sono state formate
sicuramente per poter salire di categoria.
Noi pensiamo una partita alla volta
e lavoriamo giorno dopo giorno per
poter migliorare in primis noi stesse e
poi per il bene della squadra! Il primo
posto? Fa tanto piacere vederci in
cima, ma non abbiamo ancora fatto
niente ed è per questo che non bisogna
adagiarsi sugli allori e lavorare costantemente
insieme».
I punti di forza della squadra
«Per quanto riguarda i punti di forza
della squadra, ne abbiamo davvero
tanti, ma io credo che la forza del
gruppo il nostro essere unite e l’andare
tutte quante d’accordo sia quello che fa
la differenza più di tutto il resto. Siamo
in gruppo giovane ci vogliamo tutte
bene, e questo è davvero stupendo».
I tuoi punti di riferimento nel calcio
maschile e femminile
«Nel calcio in generale sono tanti i
miei punti di riferimento, in primis il
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mister stesso, mi ha insegnato tantissimo
e tutt’ora fa di tutto per migliorarmi.
Essendo tifosa della Juve, guardo
sempre le partite e cerco di osservare
chi gioca nel mio ruolo, in questo caso
Alex Sandro (ride, ndr). Da piccolina mi
ispiravo molto a Pavel Nedved, da sempre
uno dei miei idoli! Ma, sarò onesta,
non ho un calciatore o calciatrice
precisa a cui mi ispiro. I miei punti di
riferimento più grandi sono: mio padre,
mio fratello, mister Daniela Tavalazzi e
mister Galasso».
La Sara fuori dai campi di gioco, tempo
libero ed hobby
«Se dovessi descrivermi in tre parole
sarebbero sicuramente: solare, estroversa
e divertente. Fuori dal campo
sono una ragazza molto alla mano, mi
piace divertirmi e stare in compagnia,
adoro andare in centro e fare quattro
passi con i miei amici e prenderci un
caffè. Mi piace molto scherzare, infatti
sono sempre con la battuta pronta, ho
sempre il sorriso stampato sul volto ed
è veramente quasi impossibile farmi
arrabbiare. Sono molto comprensiva
e molto rispettosa nei confronti di
chiunque, ci tengo molto ai valori in
generale!».
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«Mi piacerebbe giocare in Nazionale»
Intervista a Giusy Moraca del Pomigliano: «Puntiamo alla vittoria del campionato. Il mio
idolo? Valeria Pirone, mi piacerebbe giocare ancora con lei»
LISA
GRELLONI
Ha giocato per ben 7 anni nel
Napoli Femminile, ogni giorno
si allena per migliorare
sempre di più: intervista speciale a Giusy
Moraca, giocatrice del Pomigliano.
Ciao, una tua breve presentazione
«Ciao sono Giusy Moraca, ho 24 anni e
attualmente gioco nel Pomigliano».
Quando hai iniziato a giocare a calcio?
Le tue esperienze in carriera
«Ho iniziato a giocare per strada con
gli amici all’età di 6 anni, a 9 anni sono
stata chiamata dal Giugliano squadra del
mio paese, a 11 anni invece ho iniziato
finalmente a giocare con le ragazze,
con lo sport Napoli, ma sono stata lì un
solo anno, perché sono stata chiamata
dal Napoli Femminile, dove ho giocato
per ben 7 anni, praticamente dove sono
cresciuta».
In che cosa vorresti migliorare dal punto
di vista atletico? E da quello tattico?
«In realtà niente di particolare ma penso
che il programma è sempre lo stesso,
allenarsi per migliorare».
C’è una calciatrice con la quale sogni di
giocare?
«Ci ho giocato, ero piccola, la stimavo e
la stimo tutt’ora, mi piacerebbe giocarci
oggi. È Valeria Pirone».
Qual è il tuo obiettivo stagionale? E
quale quello della tua squadra?
«Il mio obiettivo è quello di fare sempre
bene, di togliermi soddisfazioni, di crescere
sia atleticamente che tatticamente,
e mi piacerebbe indossare la maglia
azzurra. Invece quello della mia squadra,
è di fare bene partita per partita e magari
vincere il campionato».
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Del Prete, anima del Pontedera
L’esperta centrocampista delle toscane si racconta per noi: gli esordi, la parentesi
nel futsal, il suo presente nelle granatine e il futuro da allenatrice
MIRIANA
CECCHI
Intervista a Priscilla Del Prete, classe
‘87, centrocampista del Pontedera
CF, vincitrice di due Coppe Italia: la
prima nella stagione 2009/2010 con la
Reggiana e la seconda con il Tavagnacco
nel 2013/2014, una Coppa Italia
Élite di futsal con l’Isolotto Firenze nel
2015/2016, allenatrice dei pulcini 2012
dell’Empoli FC e allenatore in seconda
dell’under 14 Nazionale.
Quali sono le esperienze più belle che
hai vissuto nel corso della tua carriera
e quali le compagne di squadra e gli
allenatori a cui sei più legata?
«Sono tante le esperienze belle che ho
vissuto a partire dai tempi delle giovanili
in cui ho vinto due scudetti Primavera,
uno dei quali con l’Aglianese che ai tempi
militava in Serie A e vantava giocatrici
come Carolina Morace, Betty Bavagnoli e
Milena Bertolini. Io ho amato, amo Agliana
e vivo in questa città quindi poter
vestire questa maglia è sempre stato un
grande onore. L’anno dopo la vittoria del
campionato di A2 con il Firenze, dopo la
chiamata del presidente della squadra
della provincia pistoiese, tornai alle origini
senza pensarci due volte. L’esperienza
in nazionale U-19 di tre anni e mezzo,
quasi quattro, è stata un’altra pagina memorabile
nella mia vita: il sogno di ogni
bambina e bambino che gioca a calcio.
Sentire l’inno quando sei in mezzo al
campo fa venire la pelle d’oca. Ho girato
tanto, mi sono divertita e sono rimasta
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Per in contatto con colpo le di mie frusta compagne si intende di
avventura. una Scindo traumatica molto il escursione gioco dalle
amicizie, della una persona testa, per che esempio ho ammirato
durante molto è la Silvia caduta Fiorini, all’indietro ex giocatrice dopo di un
colpo Serie A di dell’Aglianese: testa durante è una stata partita. il mio Si
idolo! Tra gli allenatori ricordo con tanto
affetto Mauro Lizzi del Chiasiellis che mi
ha insegnato molto a livello calcistico e
personale. Inoltre ho avuto la fortuna di
essere allenata nei tre anni alla Reggiana
da Milena Bertolini».
Come hai deciso di intraprendere questo
percorso nel mondo del pallone?
«Mio fratello, con il quale corrono cinque
anni, mi ha avvicinata a questa realtà.
Da può piccoli spesso andavamo associare nel anche piazzale ad sotto un
casa trauma e provavamo cranico quindi i tiri in occorre porta, nella prestare
porta molta del attenzione nostro garage, post infortunio. ed io facevo il
portiere! Le lesioni Quando che si creano si rese conto interessa-
che me
la no cavavo principalmente con i piedi la iniziò muscolatura a portarmi , i
al campetto con i suoi amici e da lì è
nata questa grande passione. Dopodiché
stressai mia madre per farmi iscrivere
nella squadra in cui lui già giocava e
il cui presidente era un prete che disse
che le bambine non potevano giocare
a calcio. Quando mio fratello si trasferì
in un’altra società mi portò con lui. Lì
rimasi quattro anni arrivando agli Esordienti.
Tuttora ho un bel rapporto con i
compagni legamenti, di i squadra dischi intervertebrali dell’epoca e con e,
l’allenatore nel peggiore Cristiano dei casi Ferri , le che vertebre ricordo e il
con midollo affetto». spinale. Il colpo di frusta si veri-
C’è fica qualche quando giocatore la testa e o il giocatrice collo vengono a
cui inaspettatamente ti sei ispirata? ed improvvisamente
«I miei idoli, da buona juventina, sono
stati Zidane e Pirlo. Adesso che mi
sto avvicinando al ruolo di allenatrice
prendo spunto principalmente da
Massimiliano Allegri, ma ho anche altri
riferimenti come De Zerbi del Sassuolo
e Dionisi. Allenando i pulcini 2012
dell’Empoli FC ho l’opportunità di studiare
meglio quest’ultimo».
Cosa ti ha spinto a voler diventare
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anche allenatrice?
«Allenare è sempre stato un sogno fin da
quando ero bambina. Ricordo che invece
di giocare con le bambole, facevo la raccolta
delle figurine: ogni giorno sfogliavo
una pagina, sceglievo una squadra e
fingevo di allenarla».
Nel tuo gioco c’è tecnica, velocità e
buona gestione di palla nello stretto.
Sono caratteristiche che hai appreso
dalla tua esperienza con il calcio a 5?
«La tecnica è la caratteristica che mi ha
sempre rappresentata. Sono arrivata al
calcio a 5 a 28 anni ed ho scoperto che è
tutto un altro mondo rispetto al calcio a
11. Non si può paragonare assolutamente!
Seppur sia stata un’annata difficile
dovuta a problemi societari, quella con
l’Isolotto Firenze è stata un’esperienza
che mi ha insegnato tanto. Con gli spazi
più stretti si vede molta più intensità di
gioco e il livello tecnico è altissimo».
Fai parte di un Pontedera che ha fatto
una grande Serie C e che si è ritrovato
alla sua prima esperienza in B, una
nuova realtà che è salita di livello e
con la quale all’inizio vi siete approcciate
male anche se adesso avete
ritrovato la quadra e state mettendo in
crisi le squadre più preparate
«Mi è sempre stato difficile capire dove
andavamo a parare come livello nel campionato
cadetto perché, passando dalla
Serie C alla Serie A, mi era mancata come
esperienza. Andando verso il professionismo
(che sono la prima a promuovere)
ci stiamo avvicinando sempre di più
alla realtà maschile: ci sono molte più
calciatrici straniere che tolgono il posto
a tante brave giocatrici italiane che si
ritrovano costrette a scendere di categoria
e di conseguenza il livello della
Serie B si alza. La nostra è una squadra
che ha portato avanti almeno quindici
delle ragazze con cui abbiamo iniziato
(passando da Eccellenza e Interregionale).
Dovevamo organizzarci un po’ meglio
con il mercato ma la filosofia di mister
Ulivieri e della società è sempre stata
quella di lottare fino all’ultimo e di portare
avanti le ragazze che ha cresciuto: una
cosa bella, ma che può penalizzare un po’.
Secondo me siamo organizzate bene in
campo, sappiamo difenderci e, vedendo i
risultati, al ritorno ci siamo fatte valere. Il
problema sta nella costruzione del gioco:
creiamo poche occasioni. Se l’anno scorso
con 3-4 occasioni segnavamo sempre,
quest’anno ne dobbiamo creare almeno il
doppio. Davanti abbiamo degli attaccanti
validi, ma essere obbligati a finalizzare
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perché arriva una palla o due, è difficile
anche a livello psicologico».
La squadra adesso gira, peccato però
per alcuni infortuni. Quanto ti manca
la tua spalla, Tramonti?
«Elena è stata una sorpresa perché
all’inizio della scorsa stagione giocava
poco. È stata provata poi in tutti i ruoli
e quest’anno è diventata una pedina
importante, di tanta qualità, inamovibile
in mezzo al campo e, soprattutto, una
giocatrice forte nelle palle aeree (compensava
perché è un mio limite). Manca
e si sente, è un reparto dove abbiamo
molte ragazze, ma con poca esperienza».
Chi è Priscilla Del Prete extra calcio e
cosa vedi nel tuo futuro?
«Non avendo potuto portare a termine
gli studi perché dovevo viaggiare molto,
mi sono organizzata per conciliare lavoro
e calcio. Ho sempre lavorato nell’ambito
tessile e nella lavorazione della
pelle e, tra allenamenti e gioco, posso
dire che attualmente sono al 100% sul
campo. Sto investendo molto su me
stessa per quanto riguarda il mio ruolo
da allenatrice: sto facendo un percorso
formativo e tanta gavetta. Un allenatore
che viene dal calcio giocato può portare
tanta esperienza in più ma inevitabilmente,
a livello di gestione delle
persone che hai davanti, cambia tutto.
Riguardo questo sto imparando tanto
ad Empoli ed è vero quando dicono che
è più facile gestire un gruppo di ragazzi
rispetto ad uno di ragazze. Renzo
Ulivieri mi ha insegnato molto a livello
tecnico/tattico, ma a Pontedera, essendo
un gruppo consolidato e affiatato da
diversi anni, l’abbiamo facilitato tanto
nella gestione gruppo/spogliatoio».
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Dibiase nella Top Ten dei Futsal Awards ‘20
Il portiere del Falconara premiata con il prestigioso riconoscimento: «Una grande emozione»
Sul campionato: «Continuiamo a lavorare e giocare una gara alla volta, alla fine vedremo»
ISABELLA
LAMBERTI
Il Città di Falconara sta conducendo
un campionato importante: prima
della classe con 36 punti, una
partita da recuperare, 12 vittorie e
un pareggio. È la squadra da battere.
Questo grazie al lavoro del mister
durante la settimana e delle ragazze
che scendono in campo ogni domenica.
Lo sa bene Angelica Dibiase che
dopo essersi messa in mostra con
il Salandra, ha vestito le maglie di
diverse società “big” come Olimpus,
Falconara e Kick Off prima di tornare
due anni fa al Falconara, senza dimenticare
le apparizioni con la Nazionale.
Questa stagione per Angelica resterà
impressa nella mente, non per colpa
del Coronavirus che sta attanagliando
l’Italia, ma per esser entrata a far parte
della Top10 del Futsal Awards 2020
nella categoria portieri, il Pallone
d’Oro del futsal. Angelica, state facendo
un campionato di vertice, unica formazione
imbattuta in campionato, con
un margine di 7 punti dalla seconda e
una gara da recuperare. Te l’aspettavi?
«A inizio stagione ero ed eravamo consapevoli
dei nostri mezzi, pensando di
stare nella zona alta della classifica, ma
senza pensare in che posto stare, poi il
lavoro di ogni settimana ci ha portato
ad avere ogni domenica dei risultati
positivi arrivando ad essere prime in
classifica, così come continueremo a
fare, settimana dopo settimana».
Il Falconara ormai non si può più nascondere
e dopo averlo sfiorato nelle
stagioni successive pensi che questo
sia l’anno buono per lo Scudetto o per
portare a casa qualche trofeo?
«Il nostro intento è quello di provarci,
come credo lo stia facendo ogni squadra.
Continueremo a lavorare come stiamo
facendo e a fine stagione vedremo i
frutti raccolti».
Domenica 14 febbraio avete giocato
il big match contro il Kick off, il tuo
passato, terminato in parità: cosa vi è
mancato per portare a casa la vittoria?
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«È stata una partita dove di fronte avevamo
una squadra che non ha mollato
fino alla fine. Credo che nonostante il
risultato, comunque positivo, abbiamo
fatto una buona gara».
Domenica 21 giocherete contro il Capena,
in attesa di recuperare la gara
d’andata, che partita ti aspetti?
«Contro il Capena non sarà assolutamente
una partita facile, ma faremo
di tutto per uscire dal campo con un
risultato positivo».
Sei entrata nella Top Ten del Futsal
Awards 2020. Nomination che ti ha
ripagata dei tanti sacrifici fatti nella
tua carriera. Che si prova?
«Entrare nella Top Ten è un emozione
inspiegabile, un mix di emozione che ti
travolgono totalmente, un qualcosa di
raro e bellissimo».
Purtroppo l’Italia è ancora sotto
attacco da parte del Covid-19. Quanto
manca il calore del pubblico per
giocatrici come voi che site abituate
al loro tifo?
«Il nostro pubblico manca tanto, manca
il loro calore trasmesso ad ogni partita.
Ogni tanto penso: “chissà quest’anno
con la loro presenza come sarebbe stato
il Palabadiali”. Sicuramente sarebbe
stato qualcosa di grandioso! Spero che
il prima possibile possiamo ritornare a
sentire “dal vivo” il loro calore e supporto».
Chi è Angelica Dibiase fuori dal rettangolo
di gioco?
«Angelica al di fuori dal campo è una
persona che ama la propria famiglia,
ama stare in mezzo alla gente, ama
viaggiare, ama conoscere gente e
posti nuovi, ama ridere, scherzare,
prendere in giro... diciamo che è una
ragazza abbastanza semplice».
Qual’è il tuo sogno?
«Il mio sogno è composto da tanti piccoli
sogni, ma il più grande è quello di
continuare a giocare ancora per molto
tempo e continuare a fare divertire la
piccola Angelica che c’è dentro».
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Granzette, parla Sara Iturriaga
“Conservo tanti bei ricordi, dalla prima convocazione in nazionale al rientro
dopo due gravi infortuni”
VINCENZO
DE CARO
Sara Iturriaga, giocatrice di grande
esperienza e professionalità,
approda nella Granzette dopo
una trattativa durata settimane. Nelle
sue precedenti esperienze ha vestito
maglie importanti, tra i quali Atletico
Madrid, Kick Off, Montesilvano Femminile.
Ciao Sara, come è nata la tua passione
per il calcio?
«Ho iniziato quando avevo 4 anni,
giocando con i figli degli amici dei
miei genitori. A 5 anni ero già in una
squadra femminile, ma quando potevo
mi allevano anche con la squadra
maschile. Avevo sempre la palla tra
i piedi, anche nel giorno della mia
comunione. Quando i miei genitori mi
portavano con loro a raccogliere i funghi,
non esitavo un secondo a prendere
un pallone e iniziare a giocarci».
Il ricordo più bello della tua carriera
«Ho tantissimi bei ricordi che ancora
oggi custodisco. L’abbraccio con la mia
famiglia dopo un gol, la mia prima
convocazione nella nazionale Spagnola,
i rientri dopo due gravi infortuni, il
primo allenamento con la nuova squadra.
Potrei continuare all’infinito».
Quali sono le persone che ti hanno
sempre sostenuto?
«La mia famiglia, il mio paese, i miei
compagni di scuola e tanti altri amici
conosciuti nel corso degli anni. Mi
sento molto coccolata dalle persone
a me vicine e questo mi fa sentire
fortunata».
Qual è il vostro obiettivo stagionale?
«La salvezza in primis, vogliamo assolutamente
restare in serie A e magari
provare a centrare la qualificazione per
la Coppa».
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I muscoli flessori della coscia
Tutto quello che c’è da sapere: conformazione, casistica di infortuni e
possibili motivazioni, tempi e terapie per il recupero
STEFANO
FERRARI
Fisioterapista
Brescia Calcio Femminile
e Nazionali Giovanili
Italiane
I
muscoli flessori della coscia
comprendono:
- Bicipite femorale
- Semimembranoso
- Semitendinoso
- Sartorio
I primi tre costituiscono il termine
inglese “HAMSTRING”.
Vengono sollecitati molto negli
sprint, nelle accelerazioni e
decelerazioni, nei rapidi cambi di
direzione e nei salti. Presentano
inoltre un alto grado di recidive,
che possono arrivare sino ad una
percentuale del 34% nell’ambito
della stessa stagione sportiva.
Quando parliamo di “Recidiva” intendiamo
il ripetersi dello stesso
tipo di lesione a livello del medesimo
sito anatomico nell’arco di
due mesi dall’ultimo giorno della
riabilitazione; questa è la cosiddetta
“Recidiva precoce”.
Mentre una “Recidiva tardiva” si
verifica dopo due mesi.
Bicipite femorale
Gran parte delle lesioni al distretto
degli “Hamstring” riguarda
il muscolo bicipite femorale.
È uno dei muscoli maggiormente
lesionati nell’ambito sportivo generale.
Nel calcio i danni rappresentano
il 13% di tutti i traumi
e causano una perdita di lavoro
pari a ben il 16% del totale.
I fattori che concorrono all’insorgenza
lesiva:
- Un inadeguato riscaldamento
- Un’insufficiente capacità
di elongazione
- Una scarsa resistenza
muscolare specifica, soprattutto
nei confronti della contrazione
eccentrica prolungata
- Un’asimmetria degli arti
inferiori
- Uno squilibrio delle capacità
di forza tra flessori ed estensori
- Un’eccessiva lordosi lombare
- La debolezza della muscolatura
ischiocrurale
- Fenomeno della fatica
In base all’ entità della lesione si
può avere uno stop dall’ attività
che va dalle 2 settimane fino ai
3\6 mesi di stop in caso di strappo.
Fondamentali terapie fisiche
(ultrasuono, laser e tecar) dopo
indagini diagnostiche come ecografie
e risonanze magnetiche e
soprattutto un’adeguata fisioterapia
prima del return to play e del
return to training. .
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Il nostro domani, ora
Il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha presentato la strategia di sviluppo per il calcio femminile
Nei prossimi quattro anni si punta a successi delle Nazionali e l’aumento delle tesserate del 50%
Il piano di sviluppo del calcio
femminile rappresenta uno
degli obiettivi primari della
FIGC. La crescita del movimento
è sotto gli occhi di tutti: negli
ultimi dodici anni le tesserate
sono aumentate del 65%,
passando da quasi 19.000 nel
2008-2009 ad oltre 31.400 nel
2019-20. Uno sviluppo che è
stato aiutato anche dall’assunzione
da parte della FIGC della
titolarità dell’organizzazione
delle competizioni di vertice
(Serie A, Serie B, Primavera,
Coppa Italia e Supercoppa) a
partire dalla stagione 2018-
2019. Da allora, nonostante i
limiti imposti dall’emergenza
legata al Covid-19, c’è stato
un ulteriore balzo in avanti: la
copertura televisiva - calcolando
sia le partite che le trasmissioni
di approfondimento - è
aumentata dell’81%, mentre le
pagine social della Divisione
Calcio Femminile hanno fatto
registrare una crescita record
del 1000%.
Per valorizzare al meglio questo
patrimonio, la Federazione ha
sviluppato, con il fondamentale
supporto degli organismi
internazionali, in particolare
della UEFA, un piano articolato
che muove i passi dagli ottimi
risultati ottenuti nell’ultimo
biennio. L’obiettivo è quello di
unire le diverse componenti del
movimento - dalle Nazionali
al settore giovanile, dal massimo
campionato alle categorie
dilettantistiche - sotto un’unica
visione, elencando in maniera
organica le riforme e i progetti
da portare avanti da qui al
2025.
“Il nostro domani, ora” non è
solo uno slogan. Presentando
il progetto, in collegamento
con la trasmissione ‘Sky Calcio
Women’, il presidente della
FIGC Gabriele Gravina ha sottolineato:
“E’ la frase che esprime
al meglio lo sviluppo del calcio
femminile in Italia e, allo stesso
tempo, l’importanza che la Federazione
Italiana Giuoco Calcio
riconosce al movimento. Una
considerazione che si manifesta
nel concreto, con il supporto
quotidiano a tutti i protagonisti
del sistema, dalle calciatrici ai
club, senza dimenticare nessuno.
Auspico che l’Italia, dopo la
finale di UEFA Women’s Champions
League che il prossimo
anno si disputerà a Torino, possa
presto candidarsi ad ospitare
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un evento internazionale ancora
più grande”.
Nel prossimo quadriennio
l’intenzione è di aumentare del
50% il numero delle giovani
calciatrici tesserate, raggiungere
successi colpo internazionali
di frusta si intende Per
con le sette
una traumatica
squadre
escursione
nazionali,
migliorare la competitività e
lo spettacolo della testa, delle per esempio competizioni,
accrescere la fan base
durante e, a partire la caduta dalla all’indietro stagione dopo un
colpo
sportiva
di testa
2022/23,
durante una
introdurre
partita. Si
il
professionismo nella Serie A,
può garantendo spesso associare al tempo anche stesso ad un la
sostenibilità del campionato.
trauma “La FIGC cranico - ha quindi aggiunto occorre il prestare presidente
molta attenzione
federale
post
-
infortunio.
ha adottato
per prima questo storico provvedimento
lesioni che si e creano stiamo interessa-
lavorando
Le
per farci trovare pronti entro la
no stagione principalmente sportiva la muscolatura 2022/23”. ,
i legamenti, i dischi intervertebrali e,
Per raggiungere questi traguardi,
peggiore nel documento dei casi , le la vertebre FIGC ha e il
nel
individuato cinque principali
midollo aree di spinale. intervento. Il colpo di La frusta prima si verifica
è
rappresentata
quando la testa
dalla
e il collo
visibilità,
vengono
con la Federazione intenzionata
a realizzare iniziative di
marketing distribuite lungo
tutto l’arco dell’anno per migliorare
l’immagine e l’appeal
del calcio femminile. C’è poi
la questione legata alla partecipazione
e alla necessità di
rendere inaspettatamente il gioco ed sempre improvvisamente più accessibile,
proiettati in una
rimuovendo
direzione e
le
poi
barriere
sociali e garantendo alle più
rimbalzati
nella direzione poter opposta, vivere la tutto loro ciò
giovani
passione in un ambiente sano e
protetto. in modo molto Andrà veloce. migliorato Durante questo il livello
trauma
di
avviene
tutte
sempre
le competizioni
un movimento
e,
per quanto riguarda le squadre
nazionali, di iperflessione garantito e di iperestensione un sistema del
di eccellenza per lo sviluppo
della rachide performance cervicale Appena e del avvenuto talento il
che
trauma
ponga
se si presentano
al centro del
sintomi
progetto
la figura della calciatrice.
come
Per nausea, valorizzare vomito o giramenti pienamente di testa il e
prodotto, la volontà è anche
quella svenimenti di creare occorre subito una famiglia recarsi al
di
pronto
sponsor
soccorso
dedicata
ed effettuare
al calcio
indagini
femminile, incrementando i
ricavi diagnostiche attraverso mirate. il In giusto seguito le equilibrio
tra partner, broadcaster e
terapie
che solitamente vengono media.
effettuate
sono
Questi “goal” dovranno essere
realizzati con il coinvolgimento
di tutte le aree della Federazione
e di tutti gli attori del
sistema calcistico, supportando
allenatori, arbitri, insegnanti,
genitori e famiglie, sostenendo
ogni bambina nella scelta di
giocare a calcio e impegnandosi
per offrire alle calciatrici e
agli appassionati un’esperienza
emozionante e indimenticabile.
- Massoterapia
“Passione, determinazione ed
eleganza - Tecarterapia - ha concluso il presidente
Gravina - sono elementi
- Terapia manuale rachide cervicale
comuni che connotano il movimento
- Esercizi in di maniera allungamento trasversale e in seguito
dalle Nazionali
di ripristino
al
della
settore
muscolatura
giovanile,
dal massimo campionato
cervicale alle categorie dilettantistiche.
Lavoreremo unendo queste
diverse componenti sotto un’unica
visione, consci che questo
è il momento per completare la
rivoluzione culturale attesa da
anni nel nostro Paese”.
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«Il mio riscatto è giocare nella mia città»
Alla scoperta di Gabriella Piscitelli, classe 1997, volto nuovo ed interessante della
Caserta calcio femminile, squadra campana partecipante al campionato di Eccellenza
MARIANO
VENTRELLA
Difensore centrale che si distingue
per carattere e personalità,
adattabile anche nel ruolo
di terzino, è dotata di grande velocità
e forza fisica, prediligendo dirigere la
difesa, impostando dal basso verso le
fasce, giocando molto con il portiere nel
retropassaggio. Alla scoperta di Gabriella
Piscitelli, classe 1997, volto nuovo ed
interessante della Caserta calcio femminile,
squadra campana partecipante al
campionato di Eccellenza.
Come è nata la tua passione per il calcio?
«Ho iniziato ad avvicinarmi al calcio sin da
piccolina, guardando giocare mia sorella
più grande, seduta sugli spalti di un
campetto sportivo; all’epoca a Maddaloni
il calcio femminile non era ancora sviluppato
ed era inevitabile iniziare il percorso
partendo con i maschietti; mio padre mi ha
subito assecondato nella mia scelta mentre
con mia madre c’è voluto più tempo ma
alla fine anche lei si è ricreduta».
Le tue esperienze pregresse in carriera
«All’età di 14 anni sono passata nel femminile
alle streghe di Benevento, un’esperienza
indimenticabile che mi porto tuttora
nel cuore, anni spensierati in cui siamo
riusciti a vincere una Coppa Campania ed i
play off; a seguire a 19 anni sono passata
nella Frattese, poi l’arrivo a Pomigliano
dove mi sono rotta il menisco ed il crociato,
interrompendo la mia scalata in carriera; in
seguito sono andata al Villaricca ed infine
da questa stagione sono alla Caserta calcio
femminile».
La scelta di approdare al Caserta calcio
femminile
«Ho sempre sognato di indossare la maglia
della mia città, sono innamorata della mia
terra, fiera ed orgogliosa di poterla rappresentare,
è stata decisamente una scelta di
cuore».
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Il tuo numero di maglia
«Indosso la maglia numero 17, un numero
portafortuna per me, pieno di significato;
da piccolina ero solita accomodarmi in
panchina portando numeri alti della maglia
e ricordo con emozione di aver esordito
in prima squadra indossando proprio la
casacca numero 17, riuscendo a dimostrare
al mister di valere un posto da titolare, una
sorta di rivincita per me quando in pochi
credevamo nelle mie qualità».
Si può essere femminili, giocando a
calcio?
«Mi piace essere femminile ed indossare i
tacchi oltre che i tacchetti anche se spesso
ci si limitava a vedermi come una bambola
bionda con gli occhi chiari; ho dovuto lottare
ma nel tempo in tanti si sono ricreduti,
accettando l’idea che potessi essere apprezzata
anche giocando a calcio senza sfigurare
il mio fisico e la mia bellezza. Molte
bambine hanno timore di avvicinarsi a
questo sport per via di pregiudizi atavici
assecondati dai genitori ma è importante
capire che lo sport più che altro ti aiuta
ad essere chi sei, non ti definisce certamente
chi sei».
La situazione attuale della squadra
«Apprezzo molto la mia società, dal primo
momento del dilagare della pandemia
ha pensato subito a mettere in sicurezza
noi atlete, rispettando in modo preciso
i protocolli sanitari; la società è nata lo
scorso anno, frutto di un percorso coraggioso
che ha portato finalmente a Caserta una
squadra interamente femminile, una sorta
di riscatto e di rivincita verso i pregiudizi ed
i tabù di genere ancora presenti; la squadra
è ben attrezzata, composta da ragazze valide
che si sono fatte valere al momento solo
in amichevole ma scalpita per ripartire più
carica che mai se ci fosse data la possibilità
di poter scendere in campo».