LeStrade n.1566 aprile 2021
Strade Barriere made in Italy sul mercato francese Gallerie Le opere ferroviarie della nostra Penisola Macchine Arriva la finitrice con il radiocomando
Strade
Barriere made in Italy sul mercato francese
Gallerie
Le opere ferroviarie della nostra Penisola
Macchine
Arriva la finitrice con il radiocomando
- No tags were found...
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
leStrade
LS
Aeroporti Autostrade Ferrovie
N. 1566/ 4 APRILE 2021
Aeroporti Autostrade Ferrovie
Casa Editrice la fiaccola srl
STRADE GALLERIE MACCHINE
Barriere made in Italy
sul mercato francese
Le opere ferroviarie
della nostra Penisola
Arriva la finitrice
con il radiocomando
Mapeshield
®
2
Sommario
ISSN: 0373-2916
N. 1566 Aprile 2021 anno CXXIII
3 LS
IN COLLABORAZIONE CON
Casa Editrice
la fiaccola srl
20123 Milano
Via Conca del Naviglio, 37
Tel. 02/89421350
Fax 02/89421484
casaeditricelafiaccola@legalmail.it
Mensile - LO-NO/00516/02.2021CONV
ISCRIZIONE AL REGISTRO NAZIONALE STAMPA
N. 01740 / Vol.18 foglio 313 del 21/11/1985 -
ROC 32150
Ufficio Traffico e Pubblicità
Laura Croci
marketing @ fiaccola.it
Marketing e pubblicità
Sabrina Levada Responsabile estero
slevada @ fiaccola.it
Agenti
Giorgio Casotto
Tel. 0425/34045
Cell. 348 5121572 - info@ ottoadv .it
Friuli Venezia Giulia - Trentino Alto Adige
Veneto - Emilia Romagna
(escluse Parma e Piacenza)
Amministrazione
Francesca Lotti
flotti @ fiaccola.it
Margherita Russo
amministrazione @ fiaccola.it
Ufficio Abbonamenti
Mariana Serci
abbonamenti @ fiaccola.it
Abbonamento annuo
Italia E 100,00
Estero E 200,00
una copia E 10,00
una copia estero E 20,00
Impaginazione
Studio Grafico Page - Novate Milanese (Mi)
Stampa
Tep Srl
Strada di Cortemaggiore 50 - 29100 Piacenza
È vietata e perseguibile per legge la riproduzione
totale o parziale di testi, articoli, pubblicità ed
immagini pubblicate su questa rivista sia in forma
scritta sia su supporti magnetici, digitali, etc.
La responsabilità di quanto espresso negli articoli
firmati rimane esclusivamente agli Autori.
Il suo nominativo è inserito nella nostra mailing
list esclusivamente per l’invio delle nostre
comunicazioni e non sarà ceduto ad altri,
in virtù del nuovo regolamento UE sulla Privacy
N.2016/679. Qualora non desideri ricevere in
futuro altre informazioni, può far richiesta alla Casa
Editrice la fiaccola srl scrivendo a: info@fiaccola.it
Questo periodico è associato
all’Unio ne stampa periodica italiana.
Numero di iscrizione 14744
L’OPINIONE
7 La strada del futuro green, digitale e resiliente
di Domenico Crocco
L’OPINIONE LEGALE
8 Il perimetro operativo del soccorso istruttorio
di Claudio Guccione, Camilla Triboldi
SICUREZZA DELLE INFRASTRUTTURE
10 L’esempio del Traforo del Frejus nel 150° anno
dall’inaugurazione (Seconda Parte)
di Pasquale Cialdini
OSSERVATORIO ANAS
14 Rientro strade, via libera
alla seconda tranche del piano
NEWS
16 Attualità
20 Prodotti
22 Convegni
24 Agenda 2021. Convegni, Corsi, Eventi
In Copertina
Il grande cantiere della stazione Chiaia, Linea 6 della Metropolitana di
Napoli. Struttura definitiva in risalita (cubo) con vista sull’asola della cupola
inferiore (sfera). Concessionaria Hitachi Rail STS; progettazione Metropolitana
di Napoli; realizzazione gruppo ICM.
© Metropolitana di Napoli SpA
Redazione
Direttore responsabile
Lucia Edvige Saronni
Direttore editoriale
Fabrizio Apostolo
fapostolo@fiaccola.it
Redazione
Mauro Armelloni, Stefano Chiara
Giovanni Di Michele, Edvige Fornara
Emilia Longoni
Segreteria di redazione
Jole Campolucci
jcampolucci@fiaccola.it
Consulenti tecnici e legali
Terotecnologia
Gabriele Camomilla
Normativa
Biagio Cartillone
Gallerie
Alessandro Focaracci
Infrastrutture e Cantieri
Federico Gervaso
Appalti Pubblici
Claudio Guccione
Ponti e Viadotti
Enzo Siviero
con
INFRASTRUTTURE&MOBILITÀ
Infrastrutture
28 La sfida possibile dei Servizi Ecosistemici
di Mauro Di Prete, Antonella Santilli, Daniela Silvestre
Strade
36 Concentrato di buona tecnica
a cura della redazione
40 Green technology italo-francese
di Fabrizio Apostolo
Ferrovie
44 La ferrovia vista dal cielo
a cura della redazione
46 Link epocale tra due stazioni
a cura della redazione
Mobilità&Traffico
50 Veicoli autonomi e responsabilità
di Leonardo Annese
MATERIALI&TECNOLOGIE
Materiali
88 La strada maestra di ricerca e formazione
a cura di leStrade in collaborazione con l’Istituto Italiano
per il Calcestruzzo
Focus: Da Genova a Treviglio, storie di ponti, controlli,
grande ingegneria e alta qualità
92 Tecniche di misura dello stato tensionale
di Settimo Martinello
Tecnologie&Sistemi
100 Il Piave mormorò… La ciclabile è super-protetta
di Emilia Longoni
Comitato di redazione
Leonardo Annese - ANAS/CNI AIPCR ITALIA
Roberto Arditi - Gruppo SINA
Mario Avagliano - ANAS
Fabio Borghetti - Politecnico di Milano
Michele Culatti - Gruppo Siviero
Paola Di Mascio - AIPSS
Concetta Durso - ERF
Laura Franchi - TTS Italia
Giancarlo Guado - SIGEA
Salvatore Leonardi - DISS
Pietro Marturano - MIT
Andrea Mascolini - OICE
Francesco Morabito - FINCO
Michela Pola - FEDERBETON
Maurizio Roscigno - ANAS
Emanuela Stocchi - AISCAT
Monica Tessi - ANIE/ASSIFER
Susanna Zammataro - IRF
Hanno collaborato
Leonardo Annese, Mauro Armelloni,
Alfio Bonaventura, Eleonora Cesolini,
Pasquale Cialdini, Domenico Crocco, Grazia Crocco,
Maria Luisa De Guglielmo, Antonello De Risi,
Mauro Di Prete, Laura Franchi, Gabriella Gherardi,
Claudio Guccione, Emilia Longoni, David Marini,
Settimo Martinello, Antonella Santilli,
Sara Settembrino, Daniela Silvestre,
Camilla Triboldi, Giuseppe Venditti,
Edvige Viazzoli, Susanna Zammataro.
Comitato Tecnico-Editoriale
PRESIDENTE
LANFRANCO SENN
Professore Ordinario di Economia Regionale
Responsabile Scientifico CERTeT,
Centro di Economia Regionale, Trasporti
e Turismo dell’Università Bocconi di Milano
MEMBRI
54 Rinascimento ferroviario
di Edvige Viazzoli
60 La grande sfida della Periadriatica
di David Marini, Giuseppe Venditti
66 Laboratorio europeo di gestione green
di Eleonora Cesolini, Sara Settembrino
72 Chiaia, la stazione che fa viaggiare la luce agli inferi
di Maria Luisa De Guglielmo, Antonello De Risi
79 Dalla geometria alla bellezza
di Fabrizio Apostolo
82 Risolvere i problemi grazie al know-how
di Stefano Chiara
104 Primato olandese nelle strade digitali
di Grazia Crocco
106 Dalla road safety alle gallerie paramassi
di Stefano Chiara
MACCHINE&ATTREZZATURE
Macchine
112 Versatile, precisa e con radiocomando
di Fabrizio Apostolo
116 Protezioni e prestazioni
di Mauro Armelloni
Attrezzature
118 Qualità al servizio della gestione viaria
di Mauro Armelloni
GIANNI VITTORIO ARMANI
Già Amministratore delegato ANAS
ELEONORA CESOLINI
TELT (Tunnel Euralpin Lyon Turin)
PASQUALE CIALDINI
Già Direttore Generale per la Vigilanza
e la Sicurezza delle Infrastrutture MIT
DOMENICO CROCCO
Dirigente ANAS,
Segretario Generale PIARC Italia
CARLO GIAVARINI
Università La Sapienza di Roma,
Presidente onorario SITEB
LUCIANA IORIO
MIT, Presidente WP1 UNECE
AMEDEO FUMERO
Dirigente MIT, Capo Dipartimento per i Trasporti,
la Navigazione e i Sistemi informativi e statistici
LUCIANO MARASCO
Dirigente MIT, Responsabile IV Divisione
DG Sicurezza Stradale
FRANCESCO MAZZIOTTA
Già Dirigente MIT, Responsabile II Divisione
DG Sicurezza Stradale
VINCENZO POZZI
Già Presidente CAL
MASSIMO SCHINTU
Direttore Generale AISCAT
& GALLERIE
GALLERIE
OPERE IN SOTTERRANEO
PAGINE ASSOCIATIVE
122 AIIT Modifiche al Codice della Strada
a cura della Segreteria AIIT
123 AISES La forza della gestione
di Gabriella Gherardi
124 ANIE ASSIFER Elettrificazione per la transizione ecologica
Ufficio Comunicazione ANIE ASSIFER
125 FINCO Canone unico
di Alfio Bonaventura
126 IRF Conoscenza per la ripresa
di Susanna Zammataro
127 TTS Italia Tre mosse per digitalizzare la logistica
di Laura Franchi
ORNELLA SEGNALINI
Dirigente MIT, Direttore Generale
Dighe e Infrasrutture Idriche ed Elettriche
MARIO VIRANO
Direttore Generale TELT (Tunnel Euralpin Lyon Turin)
GILBERTO CARDOLA
Amministratore BBT SE
(Galleria di Base del Brennero - Brenner Basistunnel)
IN RAPPRESENTANZA DELLE ASSOCIAZIONI
ANGELO ARTALE
Direttore Generale FINCO
FEDERICO CEMPELLA
Associazione del Genio Civile
MARIA PIA CERCIELLO
PIARC ITALIA
GABRIELLA GHERARDI
Presidente AISES
OLGA LANDOLFI
Segretario Generale TTS Italia
GIOVANNI MANTOVANI
Già Presidente AIIT
MARCO PERAZZI
Relazioni Istituzionali UNICMI
DONATELLA PINGITORE
Presidente ALIG
CARLO POLIDORI
Presidente AIPSS
DANIELA PRADELLA
ANIE/ASSIFER
ADNAM RAHMAN
Vice Presidente IRF
STEFANO RAVAIOLI
Direttore SITEB
GIUSEPPE SCHLITZER
Direttore Generale Federbeton
GABRIELE SCICOLONE
Presidente OICE
SERGIO STORONI RIDOLFI
SIGEA
Anas SpA
Ente nazionale
per le strade
Associazione Italiana
Società Concessione
Autostrade e Trafori
Associazione
del Genio Civile
Associazione Italiana
per l’Ingegneria Traffico
e dei Trasporti
Associazione Mondiale
della Strada
Associazione Italiana
dei Professionisti
per la Sicurezza Stradale
Associazione Italiana
Segnaletica e Sicurezza
Associazione Laboratori
di Ingegneria e Geotecnica
Associazione
Industrie
Ferroviarie
Associazione Italiana
Segnaletica Stradale
European Union
Road Federation
Formazione Addestramento
Scienza Tecnologia Ingegneria
Gallerie e Infrastrutture
Federazione delle Associazioni
della filiera del cemento,
del calcestruzzo e dei materiali
di base per le costruzioni nonché
delle applicazioni e delle
tecnologie ad esse connesse
Federazione Industrie
Prodotti Impianti Servizi
ed Opere Specialistiche
per le Costruzioni
International Road
Federation
Associazione delle
organizzazioni di ingegneria,
di architettura e di consulenza
tecnico-economica
Società Italiana Geologia
Ambientale
Società Italiana Infrastrutture
Viarie
SITEB
Strade Italiane e Bitumi
Associazione Italiana
della Telematica per
i Trasporti e la Sicurezza
Unione Nazionale delle
Industrie delle Costruzioni
Metalliche dell’Involucro e dei
Serramenti
Sommario
lestrade @ fiaccola.it
www.fiaccola.com
www.lestradeweb.com
On line nella
sezione Archivio,
tutti i numeri sfogliabili
4
Inserzionisti
Ammann Italy Srl
ammann.com 103
Bitem Srl
bitemsrl.com 86
Cancellotti Srl
cancellotti.it 25
Canginibenne Srl
canginibenne.com 99
Car Segnaletica Stradale Srl
carsrl.com 1
Codevintec Italiana Srl
codevintec.it 49
Dynapac Italia Srl
dynapac.com 85
7° E&E Congress
eecongress2021.org 110
Elia Peroni & C. Sas
eliaperoni.it 17
Istituto I.R.I.D.E. Srl
istituto-iride.com 23
Iterchimica Srl
iterchimica.it 35
Mapei SpA
mapei.com
Merlo SpA
merlo.com
II Cop.
III Cop.
Prealux Srl
prealux.it 19
Raet Srl
raetsrl.it 65
Roxtec Italia Srl
roxtec.com/it 21
Simex Srl
simex.it 26
Tekna Chem SpA
teknachem.it 6
Aziende citate
4 EMME 92
Anas 7, 14, 36, 88
BBT 60
Cangini 118
Cometto 46
Consorzio Integra 17
Cortensafe 100
CSP Fea 22
Dynapac 112
Epiroc 116
Fagioli 21
Gruppo FS Italiane 36
Infrarail Firenze 54
Iren 20
Istituto Iride 31
Istituto Italiano per il Calcestruzzo 88
Mapei 20
Montecristo 112
Metropolitana di Napoli 72
RFI Rete Ferroviaria Italiana 44
SMA Road Safety 106
Solosar 40
Stevanato 82
Telt 66
Vita International 40
Webuild 19
Vermeer Italia Srl
vermeeritalia.it 109
RICICLA
FINO AL 60%
DI FRESATO
AUMENTA
LA VITA UTILE
DELLA PAVIMENTAZIONE
Valli Zabban amplia la propria gamma RIGENERVAL con i nuovi
leganti modificati RIGENERVAL HARD e RIGENERVAL HARD PLUS
per applicazioni stradali ad alte prestazioni e basso impatto
ambientale. Con i prodotti della linea RIGENERVAL è possibile
riciclare a caldo, nel conglomerato bituminoso, fino al 60% di
fresato senza fumi e molestie olfattive, garantendo comunque una
pavimentazione stradale flessibile e durabile, con un forte risparmio
economico ed energetico.
RIGENERVAL by Valli Zabban, un generatore di vantaggi
che fa la differenza.
ELIMINA
FUMI E MOLESTIE
OLFATTIVE
I.ME.VA SpA
imeva.it 43
Valli Zabban SpA
vallizabban.it 5
Vita International Srl
vitainternational.it
IV Cop.
100 C
25 M
0 Y
0 K
PANT.
3005 C
RAL
5015
In questo numero
4/2021 leStrade
7
LS
La commissaria UE ai trasporti Adina Valean ha paragonato il sistema dei trasporti alla spina dorsale che collega cittadini e imprese
europee. I trasporti in Europa danno lavoro a oltre 10 milioni di persone e valgono circa il 5 % del PIL Europeo. Allo stesso
tempo il trasporto non è privo di costi sociali: oggi le emissioni inquinanti provenienti dai trasporti corrispondono a circa un
quarto delle emissioni totali di gas serra d’Europa. E ogni anno muoiono sulle strade europee oltre 25mila persone.
La ricerca scientifica sostiene inoltre che le emissioni provenienti dai trasporti contribuiscono, insieme alle altre, ad alterare
il clima provocando fenomeni estremi. I cambiamenti climatici influenzeranno le infrastrutture di trasporto attraverso
quattro tipi di fenomeni:
1. Aumento delle temperature, che comporta una maggiore vulnerabilità delle infrastrutture stradali (asfalto) e ferroviarie (binari)
dovuta alla crescente frequenza di giorni caldi;
2. Variazione nelle precipitazioni, che influenza negativamente la stabilità dei terreni e di conseguenza delle infrastrutture localizzate
in contesti instabili e che porta al rischio di allagamento dei network sotterranei;
3. Variazione nel livello del mare, che pone dei rischi per le infrastrutture stradali e ferroviarie localizzate sui litorali, nonché per le infrastrutture
portuali;
4. Le alluvioni, che hanno impatti sulle infrastrutture di trasporto che si trovano in prossimità dei corsi d’acqua.
In tutto il mondo ci si sta interrogando su come rafforzare le nostre infrastrutture rendendole più resilienti ai fenomeni climatici estremi e sempre
più frequenti. Ma per prevenire questi danni, occorre rendere “green” le nostre strade, perché quanto meno inquinamento sarà prodotto dai
trasporti, tanto minori saranno i fenomeni di alterazioni climatiche e i danni alle infrastrutture. Ecco perché nella sua Strategia di mobilità sostenibile
e intelligente, la Commissione Europea dichiara di puntare a un futuro della strada green, con almeno 30 milioni di auto a emissioni zero
entro il 2030 e quasi tutte le auto entro il 2050. Per conseguire il traguardo della strada resiliente, occorre dunque investire sulla strada green,
la strada ambientalmente sostenibile.
L’Opinione
La strada del futuro
green, digitale e resiliente
opera di Geremia Renzi - Accademia di Brera
Ma la strada del futuro potrà essere green solo perché sarà anche digitale. Le tecnologie digitali - dice sempre la Commissione - hanno il potenziale
per rivoluzionare il nostro modo di muoverci rendendo la mobilità più intelligente, efficiente e verde.
La prima smart road italiana, la Smart Road Anas inaugurata a Cortina, sarà green. Ogni smart road comprenderà infatti una Green Island, un
sito multi-tecnologico per la generazione e la trasformazione di energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico, mini eolico), che consentirà a ogni segmento
di essere alimentato in maniera sostenibile, grazie anche a un sistema di distribuzione elettrica che aumenta l’efficienza energetica garantendo
minori costi operativi. E green e totalmente elettrica sarà l’automobile connessa e automatizzata come quella realizzata da VisLab che,
a guida autonoma e senza l’intervento del conducente, ha percorso 3mila km sulla tratta Anas della Sassari-Olbia, lo scorso autunno.
In Europa si lavora a una strada sempre più digitale. Le strade vengono oggi classificate sulla base dei livelli di supporto che le infrastrutture possono
dare alla guida autonoma. Si va dal gradino più basso, l’infrastruttura convenzionale senza informazioni digitali, fino al livello medio in cui
tutte le informazioni dinamiche e statiche sono disponibili in formato digitale, fino al livello massimo, definito guida cooperativa, cooperative driving,
in cui l’infrastruttura stessa è in grado di guidare sia il singolo veicolo, sia gruppi di veicoli in modo da ottimizzare i flussi di traffico. Questa
guida fa pensare alla strada futura come al binario di un treno dove il sistema di gestione e controllo del traffico (European
Rail Traffic Management System) è totalmente automatizzato. La strada del futuro sarà dunque green, smart,
digitale e sempre più simile al binario di un treno. Già oggi nei test di platooning vediamo un camion con un conducente
in testa e altri senza conducente che lo seguono collegati solo in modo digitale al camion guida. È lo stesso
concetto della locomotiva che guida, seguita dai vagoni. Domani potremo vedere sulle nostre autostrade una serie
di veicoli che si spostano tutti alla stessa velocità attivati da remoto da una centralina collegata che regola tutti
i movimenti delle auto come su una pista telecomandata.
Duemila anni fa, al tempo dell’antica Roma, i solchi scolpiti nel lastricato delle strade di pietra per favorire
la marcia dei carri, trasformarono le antiche strade dell’Impero nei primi binari ferroviari della storia.
La strada del futuro, che assomiglierà sempre di più a un binario, non fa che seguire dunque il suo
antico destino.
Domenico Crocco
Dirigente Direzione Affari Istituzionali e Media
Responsabile Rapporti Internazionali Anas SpA
Primo Delegato e Segretario Generale
Comitato Italiano Associazione Mondiale
della Strada PIARC
PRODOTTO
ITALIANO
TEKNA CHEM S.p.A. - via Sirtori, 20838 Renate (MB) tel. 0362 918311 - www.teknachem.it - info@teknachemgroup.com
4/2021
8
Normativa e Infrastrutture
Il perimetro operativo
del soccorso istruttorio
Per il Consiglio di Stato può trovare applicazione anche in sede di comprova dei requisiti
Claudio Guccione
Avvocato
Fondatore di P&I - Studio Legale Guccione
& Associati
Camilla Triboldi
Avvocato
P&I Studio Legale Guccione & Associati
L’avvocato Claudio Guccione, fondatore di P&I - Studio Legale Guccione
& Associati, è Professore a contratto di Diritto delle Opere Pubbliche
all’Università La Sapienza di Roma (claudio.guccione@peilex.com).
L’Opinione legale
1. Palazzo Spada a Roma, sede del Consiglio di Stato
Con la recente sentenza n. 1540 del 22/2/2021,
il Consiglio di Stato è tornato ad esprimersi sul
perimetro operativo del soccorso istruttorio per
precisare che esso può trovare applicazione anche nella
fase di verifica del possesso dei titoli, successivamente
all’avvenuta aggiudicazione. Si tratta, in particolare,
del caso in cui, dichiarati determinati requisiti di capacità
economico-finanziaria e tecnico-professionale, in
sede di comprova il concorrente produca documentazione
insufficiente, incompleta, errata o comunque inidonea
a dimostrare il requisito posseduto e dichiarato
all’atto di presentazione della domanda di partecipazione.
Affermato il principio di diritto, è proprio sulla base
di quest’ultima precisazione che, nel caso di specie, il
Collegio ha invero escluso l’applicabilità dell’istituto in
parola, che in nessun modo può essere strumentalizzato
per consentire la rettifica della dichiarazione originaria
nella sua integralità. La pronuncia è stata, infatti,
anche l’occasione per rimarcare il principio generale di
auto-responsabilità del concorrente, in forza del quale
ciascuno sopporta le conseguenze di eventuali errori
commessi nella presentazione della propria documentazione,
specialmente ove le disposizioni della lex specialis
siano chiare e precise.
Soccorso istruttorio
e comprova dei requisiti
Come noto, il soccorso istruttorio è un istituto tipico
dell’azione amministrativa, previsto in termini generali
dall’art. 6 della Legge sul procedimento amministrativo
n. 241/1990, ove si assegna al Responsabile
Unico del procedimento il compito e la facoltà di ricorrere
a questo strumento per colmare eventuali lacune
formali dell’istruttoria procedimentale. L’istituto è stato
poi inserito all’interno del primo Codice dei contratti
pubblici (D.Lgs. 163/2006) e specificamente declinato
per la materia della procedure di gara, in termini
parzialmente differenti rispetto al paradigma fissato
dalla legge generale. Si tratta, infatti, non di una mera
facoltà ma di un doveroso modus procedendi, volto a
superare inutili formalismi in nome del favor partecipationis
e del principio di semplificazione (ex multis,
C.d.S., Sez. V, sent. 17/12/2018). In questo senso, il
riferimento cardine è certamente l’Adunanza Plenaria
n. 9 del 25 febbraio 2014, che ha interpretato il “potere
di soccorso” come un dovere della stazione appaltante
di regolarizzare certificati, documenti o dichiarazioni
già esistenti ovvero di completarli - ma solo in
relazione ai requisiti soggettivi di partecipazione -, di
chiedere chiarimenti, rettificare errori materiali o refusi,
fornire interpretazioni di clausole ambigue, nel rispetto
della par condicio dei concorrenti. Il perimetro
12/2015 4/2021 leStrade
OSSERVATORIO NORMATIVO
Autorità di Regolazione dei Trasporti
n Delibera 22 dicembre 2020, recante “Misura e modalità di versamento del contributo dovuto all’Autorità
di regolazione dei trasporti per l’anno 2021. (Delibera n. 225/2020)”, pubblicata in GU- Serie Generale
n. 49 del 27 febbraio 2021;
n Delibera 22 dicembre 2020, recante “Approvazione del bilancio di previsione 2021 e pluriennale 2021-
2023. (Delibera n. 224/2020)”, pubblicata in GU- Supplemento Ordinario alla Serie Generale n. 45 del 24
febbraio 2021.
Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE)
n Delibera 26 novembre 2020, recante “Programma delle infrastrutture strategiche (legge n. 443/2001).
Linea ferroviaria alta velocità/alta capacità (AV/AC) Verona-Padova. 2° lotto funzionale ‘attraversamento
di Vicenza’ approvazione del progetto preliminare (CUP J41E91000000009). (Delibera n. 64/2020)”, pubblicata
in GU- Serie Generale n. 55 del 5 marzo 2021.
di applicazione e i limiti dell’istituto sono stati mano a
mano definiti dalla giurisprudenza, nella differenziazione
tra irregolarità essenziali e non, fino all’avvento del
nuovo Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 50/2016)
che all’art. 83, comma 9, prevede che la stazione appaltante
assegni al concorrente un termine, non superiore
a dieci giorni, perché siano rese, integrate o
regolarizzate le dichiarazioni necessarie. In un’ottica
sostanzialistica, si consente la sanatoria di irregolarità
che, pur presenti nella documentazione prodotta
dal concorrente per la partecipazione alla procedura,
non inficino l’idoneità dell’operatore economico a
rendere la prestazione né alterino la bontà dell’offerta
presentata. L’unico limite è quello dell’intrinseca
inalterabilità dell’offerta tecnica ed economica, sancito
dalla lettera della norma e confermato dalla giurisprudenza
di riferimento. Tale limite è evidentemente
correlato al principio generale dell’auto-responsabilità,
in forza del quale il concorrente deve sottostare
alle conseguenze di eventuali errori commessi nella
presentazione della documentazione che, se sanati
ex post, si tradurrebbero in modificazioni dell’offerta
o nella produzione di documenti nuovi - formatisi
in data successiva a quella di scadenza del termine di
presentazione delle offerte - in violazione del principio
della par condicio partecipationis (cfr. TAR Lazio,
Sez. III, 22.09.2020, n. 9661). Tuttavia, fuori dai casi
in cui l’esclusione dell’operatore si palesa come doverosa,
anche in relazione al principio di tassatività delle
cause di esclusione, l’approccio deve essere quello
di declassare al rango di irregolarità sanabili tutte
le mere omissioni o gli errori formali. Nel caso in esame,
il tema del soccorso istruttorio si intreccia poi con
quello della verifica del concreto possesso dei requisiti.
Le disposizioni di riferimento per questo specifico
momento della procedura di gara sono significativamente
mutate tra vecchio e nuovo Codice: dall’imposizione
del termine di 10 giorni essenziale e perentorio
per la produzione della documentazione, dettato
dall’art. 48, comma 2, D.Lgs. 163/2006 per esigenze
di celerità e certezza nella fase di conclusione del
procedimento della scelta del contraente (cfr. Ad. Plenaria
n. 10 del 25.2.2014), si è passati all’indicazione
meno stringente dell’art. 85, comma 5, D.Lgs. n.
50/2016 che non prevede alcun riferimento temporale.
È proprio sulla base di tale rilevo che il Consiglio di
Stato, nella sentenza qui in commento, ha ritenuto di
spingersi sino ad estendere l’applicazione dell’istituto
del soccorso istruttorio anche alla fase di comprova
dei requisiti, come meglio si preciserà nel prosieguo.
Origine della controversia
e giudizio di primo grado
Il caso concreto da cui nasce la vicenda riguarda una
procedura di gara per l’affidamento di un appalto pubblico
avente ad oggetto il servizio di gestione delle violazioni
amministrative intestate a soggetti residenti
all’estero e il servizio di recupero crediti internazionale
per conto di alcuni Comuni della Liguria. L’amministrazione
procedente annullava in autotutela l’atto dirigenziale
di aggiudicazione all’operatore economico, a seguito
di una segnalazione della controinteressata circa
la carenza di uno dei requisiti richiesti dal disciplinare
di gara. In particolare, l’aggiudicataria aveva prodotto
un’attestazione a comprova dello svolgimento di “servizi
uguali” a quello posto a base di gara, che si era poi
rivelata oggetto di rettifica da parte dell’Amministrazione
rilasciante, non risultando più sufficiente per la prova
richiesta. L’operatore economico impugnava dunque
il provvedimento, denunciando, in via preliminare, (i)
l’incompetenza del Segretario comunale ad adottare
l’atto dirigenziale summenzionato e contestando, nel
merito, (ii) la scelta dell’Amministrazione di ricorrere
all’annullamento d’ufficio in autotutela piuttosto che al
potere di revoca e (iii) la mancata attivazione del soccorso
istruttorio per rimediare alla sopravvenuta inidoneità
del certificato di buona esecuzione in discussione.
Dopo aver analizzato ogni censura promossa, il TAR Liguria
adito in primo grado rigettava in toto il ricorso con
la sentenza n. 677, pubblicata il 1° ottobre 2020. Per
quanto di maggiore interesse in questa sede, il Giudice
di prime cure, superata l’eccezione di incompetenza e
respinto il primo motivo di merito, ha affrontato il tema
della mancata attivazione nel caso di specie del soccorso
istruttorio. Invero, nulla di nuovo è stato dichiarato
sull’argomento, atteso che il soccorso istruttorio processuale
invocato dalla ricorrente, mediante la produzione
in giudizio di un nuovo certificato di regolare esecuzione,
diverso da quello originariamente prodotto e
rilasciato da una amministrazione diversa, non risultava
comunque sufficiente ed idoneo per la comprova del
requisito mancante. È, tuttavia, in sede di impugnazio-
9
LS
ne di tale capo della decisione che si è registrato l’innovativo
orientamento che ha aperto le porte al soccorso
istruttorio anche nella fase di verifica del possesso dei
requisiti conseguente all’aggiudicazione.
La sentenza n. 1540/2021
del Consiglio di Stato
Il ricorrente in primo grado proponeva appello avverso
la sentenza di rigetto emessa dal TAR Liguria, lamentando
l’erroneità delle statuizioni espresse, soprattutto
in punto di soccorso istruttorio. In particolare, l’operatore
economico rappresentava come il nuovo certificato
fosse del tutto idoneo a dimostrare lo svolgimento di
un servizio identico a quello oggetto della procedura di
gara e come il Giudice di primo grado ne avesse invece
travisato il contenuto e il significato. Secondo la tesi
dell’appellante, infatti, a fronte della sopravvenuta inidoneità
del certificato prodotto in sede di comprova dei
requisiti post aggiudicazione, ben avrebbe potuto essere
considerato, in sostituzione, il nuovo documento attestante
lo svolgimento di un precedente servizio identico
a quello oggetto di gara, pur se rilasciato da una
Amministrazione differente. I Giudici di Palazzo Spada
non hanno tuttavia ritenuto di accogliere tale prospettazione,
confermando la decisione di primo grado, meglio
specificandone la motivazione. Difatti, è stato rilevato
come, nel caso di specie, l’invocato soccorso istruttorio
non avrebbe ad oggetto tanto la documentazione di
gara a comprova della dichiarazione originaria quanto
piuttosto la dichiarazione medesima nella sua integralità.
In particolare, ciò che il ricorrente vorrebbe non è
la semplice integrazione o rettifica della documentazione
dimostrativa bensì la sostituzione della dichiarazione
prodotta con una afferente un diverso servizio, mai
dichiarato in sede di gara.
Ad ogni modo, la pronuncia è stata l’occasione per
enunciare un principio di diritto che, seppur non applicabile
allo specifico caso di specie, si rivela dalla portata
particolarmente significativa. Dopo aver rilevato
la differenza tra l’art. 48, comma 2 del previgente
codice dei contratti pubblici del 2006 e la nuova disciplina
di riferimento per la fase della verifica del possesso
dei requisiti dichiarati (artt. 85, comma 5 e 32,
commi 5 e 7, D.Lgs. n. 50/2016), il Collegio ha infatti
concluso che “non può escludersi il soccorso istruttorio
nel caso in cui, dichiarato il possesso dei requisiti
di capacità economico-finanziaria e tecnico-professionale,
il concorrente, in sede di comprova, produca documentazione
insufficiente o incompleta o errata, comunque
inidonea a dimostrare il requisito così come
posseduto e dichiarato all’atto di presentazione della
domanda di partecipazione”. In applicazione dell’art.
83, comma 9 del Codice, dunque, ben potrebbe la stazione
appaltante assegnare un termine all’aggiudicatario
per regolarizzare le dichiarazioni incomplete o la
documentazione carente anche in questa fase conclusiva
della procedura di gara. In definitiva, la sentenza
in commento costituisce un interessante approfondimento
sulla materia del soccorso istruttorio, aderendo
a quel filone sostanzialistico che propende per l’estensione
dell’applicabilità dell’istituto in un’ottica di favor
partecipationis, pur sempre nel rispetto dei principi di
auto-responsabilità dei concorrenti e di immodificabilità
delle offerte presentate in gara. nn
4/2021
L’Opinione legale
10
2
11
LS
Sicurezza delle Infrastrutture
L’esempio del Traforo del Frejus
nel 150° anno dall’inaugurazione
Nel numero di febbraio abbiamo richiamato alla memoria il “sogno” di Medail (un traforo sotto
le Alpi) e il primo progetto di Henri Maus. In questa puntata della nostra serie sull’opera grande
del Fejus ci occuperemo degli studi sulle nuove tecniche funzionali alla realizzazione
di un traforo molto più lungo di quelli costruiti nel mondo, a quel tempo, e ripercorreremo
le varie tappe della progettazione.
Pasquale Cialdini
Dirigente Generale a r.
Ministero Infrastrutture
e Trasporti
In soli dieci anni (1849-1859) il piccolo Regno di Sardegna
non solo riuscì risanare i bilanci, (dopo la pesante
sconfitta della Prima Guerra d’Indipendenza),
ma compì una notevolissima opera di ammodernamento
nei settori dell’agricoltura e dei trasporti dove fu migliorata
la rete stradale e, partendo da zero, fu costruita una
rete ferroviaria di quasi 900 km (fig. 1) 1 . Nelle tre regioni
(Piemonte, Liguria e Savoia), alla fine del 1859 la rete
di strade ferrate era di gran lunga superiore a quella degli
altri Stati di cui era divisa la penisola italiana. La linea
ferroviaria Torino-Genova è il simbolo più importante delle
opere di quegli anni. In soli 4 anni di lavoro (1849-53)
L’ing. Pasquale Cialdini è stato a capo dell’Ispettorato Generale per la
Circolazione e la Sicurezza Stradale e Direttore Generale della Direzione
per la Vigilanza e la Sicurezza nelle Infrastrutture presso il Ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti. È socio onorario AIIT e Segretario
dell’Associazione del Genio Civile.
(Seconda Parte)
1. Strade ferrate nel Regno di Sardegna nel 1957
nella tratta di 157 km tra Moncalierie
Genova furono costruiti 42
ponti e dieci gallerie che consentirono
di superare le grandi
difficoltà morfologiche del
montagnoso territorio ligure 2 .
In tale contesto, il grande progetto
dell’attraversamento delle
Alpi non fu certo tenuto in disparte
da chi reggeva con tanto
senno lo stato cisalpino. L’avvicinarsi
alla Francia, accorciando
i tempi di trasporto delle merci
e dei passeggeri era di fondamentale
importanza per sviluppare
quella solidarietà di interessi in tutti i
settori che formava parte integrante e imprescindibile
dei vasti piani politici di Cavour. E, pertanto,
con legge del 14 giugno 1852 veniva decretava
la ferrovia da Torino a Susa (poi aperta il 21 maggio
1854) e nel 1853 si stipulava con la Società Lafitte il
contratto per la costruzione della ferrovia in Savoia
da Chambery a San Jean de Maurienne e nel capitolato
si includevano anche gli studi preliminari per
il passaggio attraverso le Alpi. Per l’esecuzione del
contratto, fu costituita la Società Vittorio Emanuele
che presentò un progetto di attraversamento redatto
dall’ing. Le Haitre. Questo progetto riduceva la lunghezza
del traforo a soli 5.500 m, innalzandolo però a 1.700 m
s.l.m. Il progetto fu scartato perché non avrebbe garantito
l’accesso nei mesi invernali per le frequenti tormente
di vento e di neve che affliggevano la zona di accesso
a quella quota; ai minori costi di costruzione dovuti alla
minore lunghezza del traforo, infatti, si sarebbero dovuti
anche aggiungere dei maggiori costi di manutenzione
ed esercizio per rendere il più possibile fruibile l’accesso.
In quegli anni furono presentati anche altri progetti da parte
di ingegneri italiani e stranieri: Cauchaux, Bourdaloue,
De Lorenzi e Ranco 3 . I progetti dei primi tre ingegneri furono
scartati in quanto presentavano profonde modifiche
di tracciato senza peraltro apportare miglioramenti 4 , mentre
il progetto proposto da Ranco era pressoché coincidente
con quello, di Maus che è stato già illustrato (leStrade
1-2 2021) e confermava la necessità di costruire un traforo
lungo circa 12.700 m con imbocchi a Bardonecchia
e a Modane, senza pozzi intermedi, data la loro notevole
lunghezza e l’impraticabilità dei luoghi posti a quota superiore
ai 2.000 m dove sarebbero dovuti essere ubicati.
Come conclusione di tutti questi studi, il tracciato proposto
da Maus, e confermato da Ranco (fig. 2) appariva
senza dubbio il migliore, ma per l’esecuzione si opponevano
notevoli difficoltà apparentemente insormontabili.
Non si avevano precedenti esperienze di tunnel così
1
lunghi, inoltre l’impossibilità di utilizzare pozzi intermedi
creava due ordini di problemi:
• Il primo riguardava i tempi di costruzione. L’avanzamento
medio giornaliero con i mezzi ordinari era di 46 cm al giorno,
il che significava che ci sarebbero voluti oltre 35 anni,
senza alcuna interruzione e lavorando 365 giorni all’anno;
• Il secondo riguardava le condizioni di lavoro all’interno
di un tunnel così lungo e con solo due imbocchi, il che significava
lavorare in ciascuno dei due fori a diversi chilometri
dall’imbocco. I mezzi ordinari di ventilazione erano
del tutto insufficienti a garantire condizioni minime
di sopravvivenza per gli operai. Autorevoli esperti erano
certi che, pur se si fosse riusciti a comprimere l’aria
a parecchie atmosfere, la resistenza delle pareti dei tubi
di condotta e la dispersione dell’aria nelle giunture ne
avrebbero estinta la velocità dopo il primo o al massimo
il secondo chilometro di distanza del fronte dello scavo
dall’imbocco; e di chilometri bisognava farne più di sei
da ognuno dei due imbocchi. Infine si nutrivano preoccupazioni
anche per la temperatura all’interno del traforo
che si prevedeva molto alta in quanto si scavava all’interno
di una montagna la cui cima era molto elevata e,
tenuto conto del gradiente termico (un grado ogni 30 m
di profondità) e del calore prodotto dalle lampade, dalla
respirazione degli operai e dallo sparo delle mine, il cantiere
doveva divenire ben presto invivibile.
Dal punto di vista geologico gli studi dell’esimio prof. Sismonda,
che aveva accompagnato il progetto di Maus,
furono confermati dalle relazioni e dai sondaggi effettuati
da altri illustri geologi francesi: il prof. Mortillet, Elia
di Baumont, Dufrenoy, Combes e Regnault. Tutti confermavano
anche la possibilità di incontrare, durante lo
scavo, ammassi d’acqua anche di rilevanti dimensioni e
quantità, ma tutti erano certi che, se fossero stati seguiti
i suggerimenti da loro forniti, si sarebbe potuto rimediare
senza soverchi intralci nell’avanzamento dei lavori.
Furono condotti anche approfonditi rilievi dei terreni per
definirne la loro stratificazione 5 . In sostanza dal punto
3
2. Tracciato proposto da Maus e confermato
da Ranco
3. Compressore a colonna
di vista geologico non parevano esserci difficoltà insormontabili.
Bisognava vincere gli altri gravi ostacoli di cui
si è già fatto cenno. Il nodo della questione era di verificare
se e fino a che punto ci si poteva avvalere dell’aria
compressa per superare tali ostacoli.
Il ruolo determinante degli studi
di Sommeiller, Grandis e Grattoni
Alla risoluzione dei problemi sopraindicati lavorarono alacremente
tre ingegneri del Genio Civile Germano Sommeiller,
Sebastiano Grandis e Severino Grattoni. I primi
due avevano già avuto modo di specializzarsi in Belgio e
in Inghilterra 6 e tutti e tre avevano seguito i lavori di costruzione
della galleria dei Giovi, dove avevano potuto
sperimentare non solo l’utilizzazione della caduta dell’acqua
per la produzione di energia, ma anche il trasporto
a grande distanza dell’energia prodotta. I tre ingegneri
stipularono una convenzione il 28 marzo 1854 che fu
approvata con legge 20 luglio 1854 secondo la quale si
impegnavano a provvedere alle necessarie sperimentazioni
al cui costo avrebbe provveduto lo Stato con un
somma di 120.000 lire. Gli studi e le prove eseguite, li
convinsero sulla possibilità di poter comprimere l’aria,
di trasportarla nel luogo desiderato e lì utilizzare il lavoro
assorbito. Uno dei risultati più importanti degli studi
e delle sperimentazioni condotte è stato il “compressore
a colonna” 7 (fig. 3).
1. In realtà nel 1849 la rete ferroviaria piemontese non partiva proprio da
“zero”, perché l’anno precedente era stata inaugurata la prima tratta da Torino
(Porta Nuova) a Moncalieri di 8 km. La linea Torino-Genova era stata
prevista a totale carico dello Stato dalle “Regie Patenti” n. 443 del 13 febbraio
1845 a firma del re Carlo Alberto.
2. Tra le gallerie, una citazione particolare merita quella dei Giovi lunga
3.265 km, tra Busalla e Pontedecimo. Il progettista era l’ingegnere inglese
Isambard Brunel, al cui fianco lavoravano gli ingegneri del Genio Civile,
Luigi Ranco e Germano Sommeiller che poi utilizzarono le esperienze ivi
maturate per la progettazione e la direzione dei lavori del Frejus.
3. Luigi Ranco (Asti 1813-Torino 1887) era un ingegnere del Genio Civile,
ha lavorato alla costruzione della tratta Torino – Genova con Maus. Fu nominato
commissario governativo della Società Vittorio Emanuele, che gestiva
la tratta ferroviaria nella Savoia e nella valle di Susa. In seguito, dopo l’Unità
d’Italia, gli fu affidata anche la direzione della ferrovia Salerno-Potenza
4. In particolare il progetto di Cauchaux prevedeva lo spostamento del tracciato
verso il Monginevro valicando il Monte Tabor a circa 2.000 m s.l.m.
ed allungando il tracciato di oltre 80 km e presentava le stesse difficoltà di
accesso nei mesi invernali di quello di Le Haitre.
5. La stratificazione dei terreni da Nord verso Sud, con le rispettive lunghezze
e la % rispetto alla lunghezza del traforo:
• terreno antracifero all’imbocco lato Fournaux per una lunghezza di circa
1.800 m, pari al 14,4%;
• quarziti subito dopo il terreno antracifero per circa 500 m, pari allo 4%;
• calcari massicci per i successivi 2.500 m, pari 20%;
• scisti calcari su tutto il versante italiano per i restanti 8.000 m, pari al 61%.
6. Nel 1846 il governo piemontese decise di inviare in Belgio ed Inghilterra
i giovani ingegneri più promettenti ed un gruppo di operai per seguire i
lavori nei Paesi più avanzati nel campo ferroviario. Tra i giovani ingegneri
scelti dal prof. Carlo Ignazio Giulio c’erano Germano Sommeiller e Sebastiano
Grandis. Il prof. Giulio sarà poi il membro relatore della Commissione
che giudicò il progetto del traforo fatto dai suoi due allievi nel 1857.
7. Per le caratteristiche del “compressore a colonna” progettato dai tre
ingegneri, si rimanda al Saggio storico descrittivo di Michele Treves
“Sulla perforazione meccanica delle gallerie ferroviarie”, Venezia 1864
(pagg. 40-45).
Sicurezza delle Infrastrutture
Sicurezza delle Infrastrutture
12/2015 4/2021 leStrade
4/2021
12
7
13
LS
4. La perforatrice di Sommellier
5. Perforatrice custodita nel compartimento ferroviario a Torino Porta Nuova
La convenzione prevedeva anche che le valutazioni
delle sperimentazioni dovevano essere affidate a una
Commissione governativa formata da insigni ed eminenti
tecnici 8 . La Commissione individuò anche quale
doveva essere la quantità d’aria occorrente per garantire
la vivibilità degli operai impegnati nelle operazioni di
scavo di almeno 100 m 3 di roccia al giorno. Dai calcoli
della Commissione si ricavò la necessità di poter disporre
di poco più di 74.000 m 3 di aria nelle 24 ore e quindi
di 3.084 m 3 ogni ora 9 . Dai calcoli di Sommeiller si ricavava
che il volume d’aria che si poteva ottenere con la
forza motrice, disponibile a Bardonecchia, era di 4.086
m 3 . Con tale valore si poteva scavare più dei 100 m 3
al giorno e arrivare addirittura a 120 m 3 che equivalevano
a un avanzamento giornaliero di 3 m. Dopo i primi
esperimenti sui compressori e sulle perforatrici condotti
a Collegno, presso Torino, si utilizzò un’antica cava
di calcare in località La Coscia, vicino a Genova, dove
furono riprodotte le stesse condizioni che si sarebbero
trovate nel traforo con risultati entusiasmanti. Le conclusioni
della Commissione possono così sintetizzarsi:
1. “Il compressore di Grandis, Grattoni e Sommeiller opera
in modo regolare e sicuro e fornisce il miglior mezzo
conosciuto per applicare la forza dell’acqua cadente a
comprimere grandi volumi di aria e consente di somministrare
ai lavori sotterranei aria respirabile e forza motrice”.
2. “Gli sperimenti sul movimento dell’aria compressa entro
lunghe condotte, quantunque fatti sopra un tubo della
lunghezza di 389 m, danno sicuro argomento di credere
che l’aria compressa si potrà mandare fino alla metà della
distanza che separa i due imbocchi, conservando una forza
motrice sufficiente al suo impiego per le perforazioni”.
3. “Le quantità d’acqua e la caduta di cui si può disporre
nelle due valli (di Bardonecchia e dell’Arc) sono sufficienti
a dar moto a quel numero di compressori che è
necessario alla ventilazione dei lavori”.
4. “I perforatori meccanici possono essere mossi dall’aria
compressa ed essi consentono una velocità circa dieci
volte maggiore per la predisposizione dei fori per la collocazione
delle mine, rispetto al lavoro manuale. L’uso dei
perforatori abbrevia considerevolmente la durata del lavoro
della galleria e lo abbrevierà tanto più rispetto al lavoro
manuale, quanto più sarà ribelle la natura dei terreni”.
Da ultimo, la Commissione conclude affermando di “non
essere in grado di indicare basi ragionate per contratti
relativi all’esecuzione di un’opera di natura straordinaria,
da condursi con mezzi straordinari e che l’opera
deve quindi cominciarsi di necessità in economia”. La
4
5
relazione termina con l’invito a “metter mano sollecitamente
alle operazioni ed esplorazioni” propedeutiche
all’esecuzione dell’opera. Suggerisce, infine, di “cominciare
lo scavo della galleria coi mezzi consueti”, mentre
si reperiscono tutti materiali necessari “per proseguirla
con il più celere procedimento” (meccanico).
Il progetto: approvazione
e finanziamento
Terminati tutti gli studi e le sperimentazioni che sinteticamente
sono stati descritti, i tre ingegneri Sommeiller,
Grandis e Grattoni, cui si aggiunse anche l’ingegner
Luigi Ranco predisposero il progetto definitivo del traforo
ferroviario. Il Ministero dei lavori pubblici stipulò
con la Società Vittorio Emanuele una nuova convenzione
10 con un capitolato aggiornato. Il Governo presentò
nell’aprile del 1857 al Parlamento per l’approvazione la
convenzione ed il progetto di legge che decretava l’esecuzione
della galleria e prevedeva che lo Stato si assumesse
a tutto suo rischio l’esecuzione del traforo tra
Bardonecchia e Fourneaux (art. 16 del d.d.l.) e la costruzione
dei due tronchi di ferrovia dai due imbocchi
rispettivamente a Susa e a Modane per un costo complessivo
di 41,6 milioni di lire, così ripartiti:
• Tronchi da Susa a Bardonecchia 14,40 milioni
e da Fourneaux a Modane:
• Traforo:
20,60 milioni
• Armamento:
3,67 milioni
• Imprevisti (8%):
2,93 milioni
In un articolo successivo seguiremo l’iter del disegno
di legge nel Parlamento e gli interventi di Cavour, poi
descriveremo le varie fasi della costruzione del traforo.
Quale insegnamento trarre
dall’iter progettuale?
Questa domanda viene spontanea, dopo aver esaminato
nel dettaglio tutte le complesse fasi della progettazione,
dal sogno di Medail del 1839 e dal primo progetto di Hen-
6
6. Gli ingegneri Grandis, Sommellier e Grattoni
ri Maus, tra il 1845 e il 1849 (leStrade 1-2/2021) e poi
tutti gli studi e le sperimentazioni che sono stati condotti
da Sommeiller, Grandis e Grattoni negli anni successivi
e che si conclusero nel 1857. In questi giorni, quasi
tutte le forze politiche hanno individuato nella realizzazione
delle “grandi opere” uno degli strumenti principali
per uscire dalla crisi economica, tuttavia molto acceso
è stato il dibattito sull’opportunità di utilizzare il “Codice
degli appalti” o seguire il “modello Genova”. Su questo argomento
si sono espressi anche i rappresentanti dei costruttori
ed è intervenuta recentemente anche l’Antitrust
e l’Agenzia Anticorruzione con pareri tra di loro opposti. I
giornali hanno riportato le diverse posizioni che in modo
molto sintetico si possono così riassumere:
a) Coloro che propongono il “modello Genova” considerano
che il Codice degli appalti ha subito tali e tante modifiche
che lo hanno ridotto ad un “pot-pourri” di diverse
e contrastanti disposizioni ed indicano “la sua sospensione
come l’unica strada da seguire per sboccare i cantieri
fermi, superando le ferraginosità degli iter e la moltiplicazione
dei passaggi burocratici che costituiscono il terreno
fertile in cui prosperano i fenomeni illeciti”;
b) Coloro che ritengono necessario seguire le procedure
ordinarie, motivano la loro scelta, in quanto: “il modello
Genova non può diventare il sistema per gli appalti in Italia,
il codice degli appalti non può essere cancellato perché
in larga parte recepisce le direttive europee in materia”.
Alcuni hanno anche aggiunto che “bisogna, però,
lavorare per semplificare le procedure, per ridurre il numero
delle stazioni appaltanti ed apportare alcune modifiche”
ed inoltre che “non si deve consentire alle imprese
cui è stato affidato l’appalto di poterlo poi subappaltare in
modo indiscriminato”.
Entrambe le posizioni, sembra che non abbiano compreso
che la causa del fallimento della gestione delle opere pubbliche,
e in particolare delle grandi opere, negli ultimi decenni
è da ricercare soprattutto nella mancanza di un’adeguata
programmazione e di una corretta progettazione.
Questi difetti hanno comportato che le opere sono rimaste
in gran parte incompiute o sono costate molto più del
preventivato a causa di varianti, di sospensioni dei lavori
e di riserve dell’imprese appaltatrici. Tutto ciò ha spesso
favorito una dilagante corruzione con infiltrazioni anche
di natura mafiosa. È bene, quindi ricordare, che prima di
attivare qualsivoglia procedura di appalto, le stazioni appaltanti
devono accertarsi che il progetto sia stato realizzato
correttamente.
Anche se sono passati molti anni, ricordo che l’ultima raccomandazione
che noi studenti abbiamo ricevuto dai nostri
professori della facoltà di ingegneria è stata proprio sull’estrema
cura e attenzione che avremo dovuto dedicare nella
nostra vita professionale alla progettazione; e ricordo anche
bene che questa stessa raccomandazione è stata la prima
che ho ricevuto dai miei superiori quando, pochi mesi
dopo, sono stato assunto al Ministero dei Lavori Pubblici.
Dopo qualche tempo, frequentando la biblioteca del Ministero,
ho scoperto che la raccomandazione sulla “corretta
progettazione” che avevo ricevuto aveva origini antichissime.
Sfogliando uno dei primi numeri del “Giornale del
Genio Civile” (n. 6 del 1863) 11 ho rintracciato una delle
primissime disposizioni del Ministero, in materia di opere
pubbliche, la circolare n. 29 del 1° settembre 1863 con la
quale il ministro Luigi Federico Menabrea 12 , invitava gli Ingegneri
Capi degli uffici del Genio Civile a “portare la mas-
7. Legge fondamentale sulle opere pubbliche
sima cura ed attenzione nello studio e nell’accertamento
delle condizioni particolari di ciascuna opera per scegliere
ed applicare i migliori ed i più economici sistemi consacrati
dall’esperienza”. La circolare poi proseguiva invitando
i progettisti a “usare ogni diligenza nella valutazione
delle opere, nella determinazione dei prezzi relativi e nelle
operazioni di calcolo che sieno fatte con quella più rigorosa
esattezza che l’arte rende possibile”. La circolare ricordava
anche che “nell’eseguimento dei lavori non dev’essere
permessa variazione alcuna dei limiti stabiliti dal progetto.
Qualunque modificazione, che alteri le forme o le dimensioni
prescritte, o che porti aumento di opere, quantunque
reso necessario da circostanze imprevedute, non sarà mai
consentita se non sia espressamente approvata da questo
Ministero”. Menabrea concludeva con “un comando” che
era al tempo stesso un auspicio: “Quando i signori Ingegneri
prendano a cuore le premesse avvertenze, le opere
potranno essere portate a termine nel rispetto dei tempi e
dei costi preventivati”. È proprio da quest’ultimo “comando”
che bisogna partire per evitare il ripetersi dei fenomeni
che hanno caratterizzato in questi ultimi decenni l’esecuzione
delle opere pubbliche e specialmente delle “grandi
opere”. Se si esaminano le numerose opere incompiute e
anche quelle che in corso d’opera hanno subito numerose
varianti con aumenti considerevoli dei costi, si vedrà che
erano prive di un’adeguata programmazione e il loro progetto
era, fin dall’origine, carente.
I governi che si sono succeduti non sono andati alla ricerca
della causa principale, hanno solo pensato di risolvere
i problemi modificando di continuo le leggi sugli appalti,
come se queste fossero in grado di cambiare i comportamenti
delle persone, ovvero dei progettisti, dei responsabili
delle stazioni appaltanti e dei titolari delle imprese. Tutti
sappiamo che la “Legge fondamentale sulle opere pubbliche”
del 1865 (L. 20 marzo 1865, n. 2248 allegato f) è rimasta
in vigore per 130 anni ed insieme al “Regolamento
per la Direzione, Contabilità e Collaudazione dei lavori dello
Stato” (R.D. 25 maggio 1985, n. 350), ha consentito la costruzione
dell’Italia nell’Ottocento e nei primi quarant’anni
del Novecento e poi la ricostruzione nel Secondo Dopoguerra.
La legge che l’ha abrogata nel 1994 (n.109/1994,
cosiddetta Legge Merloni), in meno di 25 anni, è stata più
volte modificata e poi abrogata e sostituita da altre leggi
che sono state a loro volta abrogate e sostituite 13 .
Una conclusione
Per intervenire sui comportamenti non si devono cambiare
di continuo le leggi perché questo comporta anche difficoltà
di interpretazione sugli ambiti di applicazione delle
modifiche e questo aumenta a dismisura il contenzioso
tra le stazioni appaltanti e le imprese che, molto spesso,
hanno ottenuto attraverso le “riserve” corrispettivi molto
più elevati di quelli pattuiti. Per intervenire sui comportamenti
si devono, invece, aumentare i controlli a partire dal
progetto e poi durante l’esecuzione delle opere sul rispetto
della legge vigente. A tal proposito, si auspica che il Ministero
delle Infrastrutture ponga mano immediatamente a
una nuova legge sui lavori pubblici, prendendo a modello
la legge del 1865, la componga di pochi e chiari articoli che
non diano luogo a interpretazioni contrastanti. Contemporaneamente
dovrebbero essere emanati anche i Regolamenti
attuativi, aggiornando quelli del 1895. Al tempo
stesso, è necessaria una profonda riduzione e specializzazione
delle stazioni appaltanti, organizzate sul modello
dei compianti Uffici del Genio Civile, affidando al Consiglio
Superiore dei Lavori pubblici, oltre al compito dell’approvazione
dei progetti delle opere pubbliche dello Stato anche
quello delle ispezioni sui lavori. nn
8. La Commissione era composta da: Luigi Des Ambrois di Navache,
presidente; Luigi Federico Menabrea, Dionigi Ruva, Quintino Sella e
Carlo Ignazio Giulio, membri.
9. Chi vuole approfondire l’argomento, può leggere il Saggio storico
descrittivo (già citato) di Michele Treves, pagg.75-76.
10. I punti salienti della convenzione, come prevista nel disegno di
legge, saranno descritti in un articolo successivo.
11. Fin dalla costituzione del Ministero dei Lavori pubblici nel 1859 è
stato pubblicato il Giornale del Genio Civile che mensilmente raccoglieva
le disposizioni normative e la descrizione delle numerose opere pubbliche
realizzate dagli uffici centrali e periferici del Ministero. Tutti i numeri
del Giornale del Genio Civile sono consultabili nella Biblioteca del Ministero
dei Lavori Pubblici (ora Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità
Sostenibili) in via Nomentana, 2.
12. Luigi Federico Menabrea era ingegnere, professore al Politecnico di
Torino e generale del Genio militare. E’ stato anche Presidente del Consiglio
Superiore dei Lavori Pubblici e dal dicembre 1862 al settembre
1864 Ministro del Lavori Pubblici ed infine da ottobre 1867 a dicembre
1869 Presidente del Consiglio dei Ministri.
13. La legge sulle opere pubbliche (Legge n.2248, allegato f), del 1865
è durata 130 anni durante i quali l’Italia è stata dotata di numerosissime
opere pubbliche, in particolare ferrovie e strade. Nel 1895 è stato
pubblicato il RD n. 350 del 25/5/1895 “Regolamento per la direzione,
contabilità e collaudo dei lavori dello Stato”, cui ha fatto seguito il DM
del 29/5/1895 “Regolamento per la compilazione dei progetti di opere
pubbliche dello Stato”. Intere generazioni di ingegneri hanno utilizzato
questi tre importanti strumenti che hanno consentito la “costruzione e,
nel secondo dopoguerra, anche la ricostruzione dell’Italia”. Nel 1994 la
“legge sulle OO. PP.” è stata abrogata dalla cosiddetta Legge “Merloni”
n. 109/1994 che è stata poi abrogata dal D.Lgs n.50 del 18/4/2006.
Il Regolamento n.350/1895 è rimasto in vigore fino al 2010, quando è
stato abrogato dal Regolamento emanato con DPR n.207/2010. Il D.Lgs
n.163/2006 è stato poi abrogato dal D.Lgs n.50 del 18/4/2016 che ha
anche abrogato il DPR n.207/2010 di cui però ha lasciato in vigore alcuni
punti in attesa della pubblicazione dei provvedimenti normativi necessari
(ovvero di un nuovo regolamento). Il 15/7/2016 viene pubblicata
sulla G.U. l’Avviso di rettifica che modifica 100 articoli su 220 del D.Lgs
n.50/2016. Il 5/7/2017 viene pubblicato il D.Lgs n.56 del 19/7/2017
recante “disposizioni integrative e correttive al D.Lgs. n.50/2016” con il
quale vengono apportate grosse correzioni per risolvere le criticità rilevate
nel primo anno di applicazione del Codice degli appalti. Le modifiche
ed integrazioni al D.Lgs. n.50/2016 sono continuate anche negli
anni successivi e ad oggi siamo arrivati alla versione 7.8.
Sicurezza delle Infrastrutture
Sicurezza delle Infrastrutture
12/2015 4/2021 leStrade
4/2021
14
15
LS
Rientro strade, via libera
alla seconda tranche del piano
Ritornano sotto la gestione di Anas (Gruppo FS Italiane) 3mila km di rete provinciale
Al via la seconda tranche 1
di rientro strade ad Anas
da parte delle amministrazioni
locali per circa 3.000
km, che unita ai trasferimenti
della prima tranche avviata alla
fine del 2018, incrementa la rete
in gestione ad Anas a un totale
di oltre 32.000 km. Nel dettaglio,
in esecuzione dei DPCM
del 21 novembre 2019, il 7 aprile
è stata effettuata la consegna
di 872 km da parte delle regione
Emilia-Romagna. A seguire il
Piemonte con 1.000 km, la Lombardia
con 1.075 km e la Toscana
con 39 km (che si aggiungono
ai 573 km trasferiti dalla
Toscana nel 2018). Le operazioni
di passaggio si concluderan-
2
no entro la fine del mese di aprile.
Con questa seconda tranche,
entrano nella gestione di Anas
altri circa 1.300 ponti, che saranno
immediatamente inseriti
nel programma Bridge Management
System che prevede cicli
cadenzati di monitoraggi e ispezioni.
Anas, sulla base delle prescrizioni
contenute nel parere
del Consiglio Superiore dei Lavori
Pubblici del 18 aprile 2019,
ha svolto in via preventiva sulla
rete della seconda tranche in
corso di trasferimento una due
diligence infrastrutturale con lo
scopo di controllare la presenza di eventuali
criticità per la sicurezza degli utenti e verificare
lo stato di conservazione e funzionalità
delle strutture, comprensive di ponti, viadotti
e gallerie. Questa attività ispettiva, interamente
a carico di Anas, è stata propedeutica
alla conoscenza degli asset stradali per programmare
i necessari interventi di manutenzione
e messa in sicurezza delle tratte oggetto
di rientro in gestione ad Anas. Le attività
sono state completate a marzo 2021 per con-
© Anas SpA
© Anas SpA
1. Strade già rientrate e attività Anas: SS 148 nel Lazio
2. SS 452 “della Contessa” in Umbria
sentire l’effettivo trasferimento delle strade.
“Il Piano Rientro Strade ad Anas - ha dichiarato
l’Amministratore delegato Massimo Simonini
- ha diversi obiettivi che riguardano
l’ambito della sostenibilità nell’ottica di migliorare
la qualità del servizio complessivo
offerto agli utenti. Aumenta l’efficienza della
gestione dell’intera rete, con interventi di
manutenzione programmata più omogenei,
potenzia gli standard di sicurezza con benefici
in termini di accessibilità a tutti i territori
e alle aree interne. Inoltre, concentrare le
competenze in un unico gestore, che ha un
unico core business, evita la frammentazione
delle competenze nella gestione delle strade
e dei trasporti e rappresenta una garanzia
per la destinazione degli investimenti, mantenendo
e sviluppando al contempo il know
how di Anas”. nn
Consolidamento strutturale e conservativo del ponte monumentale di Ariccia
■ Sicilia, in adeguamento
l’itinerario Catania-Gela
Sono stati avviati il 29 marzo i primi cantieri
nell’ambito dei lavori per l’adeguamento e la
messa in sicurezza dell’itinerario Catania-Gela. I
primi tratti interessati dalle lavorazioni riguardano
la strada statale 117bis “Centrale Sicula”, dal
km 76 al km 82, incluso il completamento della
rotatoria presente al km 80,650 della statale.
Nella settimana precedente erano stati inoltre
consegnati all’impresa aggiudicataria, e sono
quindi di prossimo avvio, i lavori dal km 12 al
km 43 della strada statale 417 “Di Caltagirone”.
I lavori consegnati - avviati o di imminente avvio
- hanno un importo di investimento pari a
circa 25 milioni di euro. Sono inoltre in corso le
progettazioni di altri interventi, per un investimento
ulteriore di circa 74 milioni di euro. I lavori
sono stati aggiudicati mediante una gara
di accordo quadro suddivisa in tre lotti. Anas ha
Anas (Gruppo FS Italiane) il 29 marzo ha avviato
gli interventi di consolidamento strutturale
e conservativo del ponte monumentale Pio IX
di Ariccia (Roma). Le attività hanno avuto inizio
con la fase di cantierizzazione che al momento
non interesserà la sede stradale, in quanto
i primi interventi riguarderanno le facciate
esterne e l’area sottostante il ponte, senza limitazioni
al transito. Successivamente si procederà
con le lavorazioni nella parte superiore
e scatterà il provvedimento di chiusura al transito
in entrambe le direzioni. Tale intervento è
il risultato di un atto di transazione tra Comune
e Anas attraverso il quale Anas ha preso in carico
gli interventi dell’opera del Comune. L’investimento
complessivo dell’intera opera è pari
a 5,5 milioni di euro.
“Avviamo lavori importanti per un ponte storico
- ha dichiarato l’ing. Marco Moladori, Responsabile
Struttura Territoriale Lazio -, un’attività
resa possibile grazie alla sinergia e collaborazione
con il Comune di Ariccia, che ha garantito
una grande attenzione per il territorio.
Gli interventi previsti sono necessari per tutelare
un’infrastruttura di grande valore e importante
collegamento tra la zona dei Castelli Romani
e la capitale. Naturalmente l’impegno di
Anas è quello di ridurre al minimo il disagio e
3 4
© Anas SpA
aderito al Protocollo d’Intesa tra le Prefetture
della Regione Sicilia del 14 novembre 2016, per
garantire il rispetto della legalità nei cantieri.
■ Sardegna, riqualificazione
dei ponti della SS 131
Anas, società del Gruppo FS Italiane, ha avviato
un piano di interventi finalizzati alla riqualificazione
delle opere d’arte nel tratto sassarese
della strada statale 131 “Carlo Felice”, del valore
complessivo di oltre 15 milioni di euro. A partire
dall’8 aprile sono stati avviati gli interventi di
demolizione e ricostruzione del sottovia situato
all’altezza dello svincolo di Saccargia sulla statale
597 (km 197,800) per un valore di oltre 2
milioni di euro. Gli interventi prevedono la chiusura
di un tratto di 600 metri di statale 131 con
deviazioni segnalate in loco. La stessa tipologia
di interventi interesserà nel breve periodo i sottovia
situati agli svincoli di Thiesi (km173,300),
a tal proposito abbiamo migliorato la viabilità
comunale che sarà interessata dai percorsi alternativi
in occasione della chiusura del ponte”.
Grazie a questo intervento Anas potrà conservare
e preservare lo storico ponte monumentale
di Ariccia che vide la sua prima realizzazione
nel 1847 su progetto dell’architetto Giuseppe
Bartolini. L’opera commissionata da Papa Pio
IX, da cui prende il nome, svolge un ruolo di primaria
importanza per il collegamento della comune
di Ariccia con la città di Roma.
3, 4. Via al “restauro” del ponte Pio IX
© Anas SpA
Bonnanaro (179,200) e Siligo (186,800) del valore
di un 1 milione di euro ciascuno, e del sottovia
situato allo svincolo di Florinas/Codrongianus
(km 194,300) i cui lavori hanno un valore
di 2,4 milioni di euro. Il piano prevede inoltre
il risanamento conservativo e l’adeguamento
strutturale del viadotto Badde Olia (205,500)
per un investimento di 4,8 milioni di euro e i cui
lavori saranno avviati entro la fine di aprile. Un
intervento analogo è in corso di progettazione
sul viadotto situato al km 145,500 per ulteriori
2,8 milioni di euro. I lavori fanno parte di un
ampio programma di riqualificazione del tratto
nord della statale 131 finalizzato ad incrementare
gli standard di sicurezza della principale arteria
Sarda che riguarda, oltre alle opere d’arte,
la manutenzione delle pavimentazioni, la realizzazione
della segnaletica orizzontale e verticale,
la sostituzione dei guardrail e l’ammodernamento
delle gallerie Chighizzu I e II.
Strutture Territoriali
Osservatorio ANAS
4/2021 leStrade
con
16
LS
News
Notiziario chiuso il 12 Aprile 2021
Attualità
Così si formerà
la classe dirigente
La professoressa Antonietta
Polimeni, Magnifica Rettrice
dell’Università La Sapienza di
Roma, il 13 aprile scorso ha
ricevuto Federico Cempella,
Presidente dell’Associazione del
Genio Civile (AGC),
accompagnato da Pasquale
Cialdini, Segretario AGC.
L’incontro è stato preceduto nei
mesi scorsi da uno scambio
epistolare con il quale il
Presidente dell’AGC ha proposto
una fattiva collaborazione con il
prestigioso Ateneo romano per
l’istituzione di una “Scuola di
alta formazione per una nuova
classe dirigente” eticamente e
professionalmente adeguata allo
svolgimento di rilevanti compiti
nella gestione della “Res
Publica”. L’Associazione metterà
a disposizione il patrimonio
culturale, di conoscenze e di
esperienze maturato in oltre 200
anni dallo storico Corpo del
Genio Civile in materia di “Buon
Governo del Territorio”,
“Habitat”, “Ammodernamento e
organico completamento
sull’intero territorio nazionale
delle reti delle ferroviarie,
portuali e viarie per una mobilità
sostenibile”, come previsto
anche dal Recovery Found. La
Magnifica Rettrice ha
manifestato la sua convinta
approvazione per tale iniziativa,
specificando che “investire nella
formazione della classe dirigente
significa permeare il futuro dei
nostri figli, domani cittadini
attivi e artefici del destino del
nostro Paese”. Nell’incontro del
13 aprile sono state poste le
basi per la predisposizione di un
“Protocollo d’intesa” tra
Università La Sapienza e
Associazione Genio Civile che
porterà all’avvio di un Primo
Corso di Alta Formazione, già
nel prossimo anno accademico.
Di questo progetto è stato
informato anche il
Ministro, prof. Enrico Giovannini
a mezzo di una circostanziata
lettera aperta. leStrade terrà
costantemente informati i lettori
sugli sviluppi di questa
importante iniziativa.
GENIOALATO.IT
News Attualità
Sfoglia
il dossier
sui 200
anni del
Genio Civile
4/2021 leStrade
Napoli, la TBM
arriva a Poggioreale
Il 30 marzo scorso sono stati
ultimati i lavori di scavo della
prima galleria di collegamento
lungo la tratta Capodichino-
Poggioreale della Linea 1 della
metropolitana di Napoli. TBM
(Tunnel Boring Machine) ha
abbattuto l’ultimo diaframma
sfociando, nel penultimo giorno
del mese che tiene a battesimo la
primavera, a Poggioreale. Si è
concluso così il complesso scavo
della prima delle due gallerie della
linea, che collegheranno la
stazione di Capodichino a quella di
Poggioreale. “Il collegamento tra
le due stazioni - citiamo da Il
Mattino di Napoli - è realizzato
con due gallerie affiancate,
ciascuna ad un unico binario.
Quella completata è la prima delle
due gallerie che hanno la
lunghezza di 1 km ciascuna e la
macchina che le sta realizzando
ha un diametro di 6,80 metri. Il
vicesindaco di Napoli Carmine
Piscopo e gli assessori comunali
Per la centralità
del progetto
“Se si abdica alla centralità del
progetto esecutivo il Pnrr
naufragherà”. È questo il monito
che lancia l’OICE che con il
Presidente Gabriele Scicolone
esprime la forte preoccupazione
del settore: “Se dovesse essere
vera l’indiscrezione per cui nella
commissione interministeriale che
sta studiando le semplificazioni
per il Pnrr si starebbe valutando,
per velocizzare l’iter di
realizzazione delle opere del Pnrr,
di affidare appalti integrati sulla
base del progetto di fattibilità,
saremmo di fronte al più
clamoroso degli autogol:
rinunciare alla centralità del
progetto esecutivo, unico
elemento in grado di assicurare
qualità, contenimento di costi, di
varianti e riserve. Sembra quasi
una boutade!”. Per Scicolone la
proposta non reggerebbe neanche
sotto il profilo dei tempi: “Siamo
Alessandra Clemente e Marco
Gaudini, con il presidente di
Metropolitana SpA, Ennio
Cascetta, hanno assistito alla
caduta dell'ultimo diaframma”. La
TBM - chiamata Adriana - è stata
consegnata al cantiere della
stazione di Capodichino nel
gennaio 2020 e da allora si sono
susseguite le diverse fasi di
lavoro, dall’installazione al
montaggio, fino ad arrivare a
quella in cui la macchina è stata
calata nel pozzo a una profondità
di fronte al solito fraintendimento.
Fra valutazione in gara del
progetto definitivo che, a quel
punto, tutti i concorrenti
dovrebbero presentare - anche se
alla fine soltanto uno risulterebbe
vincitore - e successiva redazione
del progetto esecutivo i tempi si
allungano a dismisura, con un
dispendio di energia e costi per
tutti gli attori. Senza poi
considerare che lasciare in mano
all’impresa di costruzioni la fase
progettuale significherebbe
ritornare a far riemergere i vecchi,
ben conosciuti, problemi; la
mancanza di trasparenza, i
conflitti di interesse tra imprese,
progettisti e stazioni appaltanti,
senza nessun reale valore
aggiunto per la velocizzazione
delle procedure. Si ricordi, su
questo, quanto disse l’ANAC due
anni fa: le riserve nel 95% dei
casi corrispondono alla virgola al
ribasso offerto”.
OICE.IT
di circa 40 m. Lo scavo, riporta
sempre il quotidiano, è stato
avviato alla fine del luglio 2020,
per concludersi il 30 marzo a
Poggioreale. La macchina verrà
ora rimontata nel cantiere di
Capodichino per ripartire con la
realizzazione della seconda
galleria di collegamento alla
Sigillatrici
stradali
Sealant melters / Fondoirs a mastic
stazione di Poggioreale. Il termine
delle operazioni di scavo della
seconda galleria è previsto per la
fine del 2021. I lavori sono stati
affidati mediante procedura di
evidenza pubblica alla società
Sinergo, che fa parte del
Consorzio Integra.
CONSORZIOINTEGRA.IT
Via Buscate 6 - 20020 Magnago (MI) Italy
www.eliaperoni.it e-mail: info@eliaperoni.it
Tel. +39 0331 658090 - Fax. +39 0331 306430
4/2021
18
Infrastrutture
e Recovery Plan
Su quali infrastrutture investiremo
per rilanciare il Paese? È intorno a
questo interrogativo, di cruciale
importanza per la ripartenza
italiana, che istituzioni e key
player si sono confrontati l’8 aprile
scorso in occasione del primo
appuntamento dell’EY
Summit sulle
Infrastrutture 2021
“Costruzioni e
intermodalità”. In
apertura è intervenuto
anche il Ministro delle
Infrastrutture e della
Mobilità sostenibili, Enrico
Giovannini. Ha commentato
Massimo Antonelli, Regional
Partner dell’area Mediterranea e
CEO per l’Italia di EY (foto):
“L’Italia si trova di fronte ad
un’occasione senza precedenti. Le
risorse del Recovery Plan e l’ampio
consenso politico sulla necessità di
trasformare il Paese fanno sì che
oggi ci siano le condizioni ideali
per rendere l’Italia ancora più
attrattiva. Secondo l’indagine EY-
SWG il Recovery Plan è infatti
un’occasione fondamentale di
rilancio per il Paese per il 71%
degli intervistati, e le infrastrutture
sono un tassello chiave per questa
strategia e possono agire da
moltiplicatore di investimento.
Tutto questo passa da una riforma
della Pubblica Amministrazione
che permetta alle aziende di
operare in tempi rapidi,
instaurando così un clima di
fiducia e proficua collaborazione
tra operatori economici ed
istituzioni pubbliche”. L’emergenza
pandemica ha evidenziato
ulteriormente l’importanza di
avere infrastrutture efficienti. È
quanto emerge anche dalla nuova
indagine EY-SWG che ha coinvolto
400 manager e dirigenti italiani,
sul settore infrastrutturale, con un
focus su Recovery Plan, mobilità
sostenibile e smart city. L’indagine
ha messo in evidenza come i
manager italiani riconoscano alle
infrastrutture un ruolo strategico
per il futuro del Paese: il 97% è
News Attualità
infatti convinto che gli
investimenti in questo
settore a favore della
mobilità siano essenziali
per lo sviluppo
economico e la competitività
nazionale. Servono più
investimenti, dunque, ma è
fondamentale che questi siano
indirizzati sulla base di un nuovo
piano integrato per rinnovare la
rete infrastrutturale capace di
esprimere una visione di insieme
delle priorità del Paese (95%). Per
quanto riguarda le tipologie di
infrastrutture, secondo i manager
intervistati, dovremmo puntare
come priorità su quelle digitali
(71%) e sui sistemi integrati di
mobilità metropolitana (50%),
seguiti dall’alta velocità ferroviaria
(43%) e le infrastrutture sanitarie
(41%). Il Recovery Plan viene
considerato da ben 7 manager su
10 come un’occasione unica per
dare un impulso alla crescita
economica italiana, con priorità di
destinazione dei fondi alla
digitalizzazione della Pubblica
Amministrazione (53%) e
all’istruzione (49%), seguite dalle
grandi opere infrastrutturali
(46%). A proposito dei fondi
europei, però, il 55% degli
intervistati dello studio EY-SWG
sostiene che ne sapremo utilizzare
la maggior parte, evidenziando un
generale ottimismo. Tuttavia,
restano dubbi diffusi sulla nostra
capacità di servirci al meglio delle
risorse europee. Soltanto il 27%
crede che investiremo la totalità
dei fondi destinati all’Italia, mentre
e il 18% afferma che ne
impiegheremo meno della metà.
Una delle motivazioni di questo
scetticismo è dovuto ai processi
burocratici del nostro Paese,
considerati troppo lunghi e
complessi. Per questo tra i benefici
del Recovery Fund, secondo il
64% dei manager, ci sarà la
semplificazione del sistema
burocratico e l’accelerazione delle
procedure amministrative. Il
Recovery Plan è indubbiamente un
importante contributo economico
per permettere la crescita del
Paese, ma non può e non deve
essere l’unico, motivo per cui è
fondamentale aumentare
l’attrattività delle infrastrutture
italiane a livello nazionale ma
anche internazionale. Secondo il
78% degli intervistati, i fondi
europei potranno rappresentare
un volano per ulteriori investimenti
privati, siano essi greenfield o
brownfield. L’ammodernamento
del sistema infrastrutturale
italiano, però, passa soprattutto
per l’adozione di innovativi modelli
collaborativi capaci di instaurare
una sinergia virtuosa tra le
istituzioni e le imprese. Secondo
l’83% dei dirigenti italiani per
progettare le nuove opere
strategiche sarà infatti necessario
ripensare ai sistemi di
finanziamento aprendo al settore
privato e a contratti di appalto che
prevedano anche la gestione
dell’infrastruttura. Al centro degli
investimenti europei ci sono
soprattutto le infrastrutture
per la mobilità che, ad opinione
dei manager, dovrebbero
privilegiare la sostenibilità
ambientale (secondo il 53%) e
migliorare il collegamento centroperiferie
(45%).
EY.COM
Grande opera
sulla Napoli-Bari
Nell’ambito della realizzazione
della linea ad alta velocitàcapacità
Napoli-Bari, opera
commissionata da Rete
Ferroviaria Italiana (Gruppo FS
Italiane), a cura di Webuild è
stato installato, nel comune di
Acerra, il primo dei tre ponti ad
arco della tratta Napoli-
Cancello, progettata da Italferr
(Gruppo FS Italiane). La linea
ferroviaria Napoli-Bari punta a
diventare un asse strategico
per lo sviluppo della mobilità
sostenibile nel Sud Italia, con
tempi di percorrenza quasi
dimezzati tra Napoli e Bari,
collegate in sole due ore, e
permetterà inoltre di
avvicinare Nord e Sud, con la
previsione di un viaggio da
Milano a Bari in sei ore. Ma la
realizzazione della nuova linea
si afferma anche come volano
di sviluppo economico ed
occupazionale nell’area: le due
tratte a cui sta lavorando
Webuild - la Napoli-Cancello e
la Apice-Hirpinia - vedono oggi
all’opera 600 persone,
destinate a diventare 930
entro il 2022. Personale a cui
si aggiunge una lunga filiera di
fornitori, che sulla sola tratta
Napoli-Cancello è
rappresentata da ben trecento
aziende italiane di cui ben 183
del Sud. Il ponte installato,
come gli altri due che saranno
posizionati nei prossimi mesi,
ha un peso di 2.500 tonnellate
ed è lungo circa 80 metri con
un’altezza di 21 metri. Dopo
una serie di attività preliminari
per la sistemazione dell’asse
stradale, il ponte, con
un’operazione durata circa 10
ore, è stato preso in carico da
18 speciali carrelloni, che
complessivamente hanno
distribuito il peso su 104 assi
gommati, per essere poi issato
a circa 6 metri da terra tramite
torri di sollevamento (strand
jack). La tratta Napoli Cancello
in cui è stato posizionato il
viadotto consentirà di portare i
binari della linea a servizio
della stazione AV di Napoli-
Afragola, costruita dalla società
Astaldi parte del Gruppo
Webuild, stazione che una
volta operativa diventerà hub
per l’interscambio passeggeri
tra i servizi regionali e AV. Il
tracciato si articola per circa
15,5 km nei territori di
Casoria, Casalnuovo, Afragola,
Caivano e Acerra. La seconda
tratta della linea in
costruzione, Apice-Hirpinia,
invece, supera i 18 chilometri e
prevede l’attraversamento
dell’Appennino e la
realizzazione della stazione
intermedia di Hirpinia. Nel
progetto rientra la costruzione
di tre gallerie naturali e quattro
viadotti in un contesto molto
complesso dal punto di vista
paesaggistico.
WEBUILDGROUP.COM
DAL 1985
PRODUZIONE
E DISTRIBUZIONE
DI PRODOTTI RELATIVI
ALLA SICUREZZA STRADALE,
PER IL MERCATO ITALIANO,
EUROPEO ED INTERNAZIONALE.
SEGNALETICA
VERTICALE
LUMINOSA
COMPLEMENTARE
ORIZZONTALE
FERROVIARIA
ATTENUATORI D’URTO
TMA & TTMA
BARRIERE STRADALI E VARCHI
NASTRI RIFRANGENTI
PREALUX s.r.l. via Angeretti 30
24055 Cologno al Serio (Bg) - Italia
t. +39 035 36.25.10 - f. +39 035 36.25.04
info@prealux.it - www.prealux.it
4/2021 leStrade
20
21LS
Pavimentazioni
e sostenibilità
Mapei, tra i leader mondiali nei
prodotti chimici per l’edilizia e
Iren, una delle più importanti e
dinamiche multiutility del
panorama italiano, hanno siglato
un accordo che prevede l’utilizzo di
polimeri termoplastici, provenienti
da processi innovativi di riciclo per
la realizzazione di pavimentazioni
stradali più durature e sostenibili.
Il progetto, gestito da Iren
attraverso la controllata I.Blu,
principale operatore nazionale nel
settore della selezione e riciclo dei
rifiuti di imballaggio in plastica da
raccolta differenziata, rappresenta
un esempio virtuoso di economia
circolare ed ha come obiettivo
l’implementazione di una
tecnologia innovativa, che
permette di ottenere un
significativo aumento della vita
utile delle pavimentazioni stradali.
L’accordo, che per la prima volta
vede collaborare in modo diretto
News
una multiutility e un’azienda
produttrice, entrambe fortemente
impegnate a favorire la
sostenibilità nei rispettivi ambiti di
attività, ha una valenza sia
commerciale che di innovazione.
Mapei si impegna, infatti, a
proporre questa nuova tecnologia
sostenibile per la produzione di
conglomerati bituminosi destinati
alla realizzazione delle
pavimentazioni stradali, utilizzando
tecnopolimeri sviluppati da Mapei
congiuntamente con Iren, tramite
la controllata I.Blu. Test congiunti,
realizzati anche con il supporto del
Laboratorio Stradale del Politecnico
di Milano, hanno consentito di
individuare le formulazioni che,
grazie all’utilizzo di questi additivi,
portano alla realizzazione di asfalti
più sostenibili e duraturi
particolarmente adatti a strade,
autostrade, aree industriali,
aeroporti, centri logistici e
commerciali. I conglomerati
bituminosi (asfalti) additivati con
Prodotti
questi tecnopolimeri conferiscono,
infatti, alle pavimentazioni, a
parità di spessore, un aumento
significativo della vita utile con
conseguente riduzione dei costi di
manutenzione e una resistenza
alla deformazione permanente
dovuta al carico d’esercizio.
Incrementano anche le resistenze
alle escursioni termiche ed ai raggi
UVA, determinando meno degradi
superficiali e riducendo così i
rischi, in particolare, per cicli e
motocicli. Negli anni che hanno
preceduto l’accordo, grazie alla
collaborazione tra Mapei e I.Blu,
sono state realizzate le
pavimentazioni di alcuni tra i
principali scali aeroportuali del
territorio nazionale che hanno
confermato la validità della
tecnologia. “Questo accordo
assume una valenza particolare
nell’ambito delle nuove tecnologie
che permetteranno di allungare la
vita utile delle pavimentazioni e
ridurne il deterioramento - dichiara
Marco Squinzi, Amministratore
Delegato Mapei -. Mapei crede
fortemente nello sviluppo di
questo mercato ed ha
recentemente creato la nuova
linea Road Engineering dedicata
proprio alle tecnologie e soluzioni
per tutto quello che è il mondo dei
conglomerati bituminosi, dalle
grandi opere alle strade comunali
o provinciali. L’economia circolare
implica anche la ricerca di
durabilità. L’utilizzo di tecnologie
innovative per interventi più
risolutivi e più duraturi per
estendere la vita delle strutture,
sia nel nuovo che nel ripristino,
deve diventare un impegno
condiviso nell’ambito delle
infrastrutture e dell’edilizia. Il fatto
che questo si possa ottenere
grazie all’utilizzo di materie prime
seconde, aggiunge valore al
progetto che si inserisce appieno
nella scelta di Mapei di fare della
sostenibilità un pilastro della
propria attività”. “L’accordo
stipulato con Mapei - afferma
l’Amministratore Delegato di Iren
Massimiliano Bianco - interpreta
perfettamente il nostro concetto di
multicircle economy, la nostra
visione industriale a lungo termine
focalizzata sull’uso consapevole ed
efficiente delle risorse”.
MAPEI.COM
GRUPPOIREN.IT
Engineering
in crescita
Il CdA di Fagioli ha approvato il
bilancio relativo all’esercizio 2020
e il consolidato del Gruppo. Nel
2020 il Gruppo ha proseguito la
propria crescita registrando ricavi
pari a 202,7 milioni di euro
(+4,3% rispetto ai 194,3 milioni
di euro al 31 dicembre 2019), il
più alto valore raggiunto dal
2000. La percentuale dei ricavi
all’estero si attesta tra l’80 e
l’85% del volume complessivo
delle attività, di cui circa il 35%
nel mercato nordamericano. Al 31
dicembre 2020 l’EBITDA del
Gruppo è pari a 24,0 milioni di
euro, in crescita del 6,4% rispetto
al 2019. Tali risultati sono dovuti a
una buona performance
trasversale con picchi nelle
business unit Americas, APAC e
Project Forwarding. L’EBIT è
risultato pari a 14,1 milioni di
euro, in crescita del 29,9%
rispetto all’esercizio 2019. Al 31
dicembre 2020 il risultato netto
consolidato è pari a 7,2 milioni di
euro, in forte crescita sul 2019
(+21,4%). Il portafoglio ordini al
31 marzo 2021 si attesta a circa
180 milioni di euro, un valore
superiore alla media degli ultimi
anni. “I risultati ottenuti nel 2020
- dichiara Fabio Belli,
Amministratore Delegato Fagioli
- confermano il trend di crescita
del Gruppo Fagioli registrato negli
ultimi anni, un risultato
significativo considerando l’anno
di grande complessità a causa
della pandemia Covid-19”. “Per il
2021 - prosegue Belli - ci
attendiamo risultati in linea con
gli anni precedenti, proseguendo
nella diversificazione del business
e puntando in modo deciso sui
settori gas naturale, energie
rinnovabili e infrastrutture”. “I
risultati del bilancio 2020 -
aggiunge Rocco Sabelli,
Presidente Fagioli - sono il frutto
dell’impegno dei nostri oltre 500
addetti impegnati nelle 17 società
operative nel mondo: al
management e a tutti loro vanno
l'apprezzamento ed il
ringraziamento mio, dell'intero
Consiglio di Amministrazione e
degli Azionisti”. Fagioli pone
grande attenzione alla
salvaguardia della salute dei
propri dipendenti e a tutte le
tematiche ESG (Environment,
Social and Governance). Per far
fronte all’emergenza sanitaria
Covid-19, sono state prontamente
messe in atto numerose misure e
procedure di prevenzione e
protezione che hanno permesso di
limitare l’impatto della pandemia,
garantendo allo stesso tempo la
continuità di tutte le attività in
ogni parte del mondo. In tema di
sostenibilità, da sempre parte
integrante del modello di business
di Fagioli, si segnala nel corso del
2020 l’adozione di un sistema di
monitoring e reporting in linea
con gli standard internazionali
ESG. Nel 2020 il Gruppo Fagioli si
è inoltre aggiudicato tre tra i più
ambiti riconoscimenti
internazionali del settore trasporti
e sollevamenti eccezionali, per il
contributo fornito in importanti
progetti tra cui la demolizione del
Ponte Morandi di Genova. Nel
corso del CdA il Presidente e i
consiglieri hanno ricordato con
stima e affetto la figura di
Alessandro Fagioli, fondatore ed
ex Presidente del Gruppo,
scomparso il 22 marzo 2020.
FAGIOLI.COM
News Prodotti
News Prodotti
4/2021 leStrade
roxtec.com/it
22
23LS
Ingegneria 4.0
in streaming
Da uno dei centri nazionali nel
campo dello sviluppo di
software per i progettisti delle
costruzioni e delle
infrastrutture, CSP Fea, è
arrivata una proposta
convegnistica peculiare, che ha
puntato dritto ai grandi topic e
trend del settore AEC
Architecture Engineering
Construction, il Forum
Ingegneria 4.0 (trasmesso il 16
aprile in streaming dall’Infinite
Area di Montebelluna, Treviso).
Lo spirito è stato pionieristico,
l’asticella molto alta: da un lato
valorizzare il design nostrano
facendolo entrare di diritto
nella cornice di Industria 4.0,
seguendo le orme di quanto si
sta delineando nei contesti
News
MOVYON; Francesca
Federzoni, Presidente
Politecnica; Fabrizio
Mazzacurati, Direttore
Ingegneria Heratech; Franco
Guidi, Partner CEO Lombardini
22; Giulio De Carli, Founder &
Managing Partner One Works;
Fabio Tradigo, ARUP, Paolo
Segala, CEO CSPFea; Luigi
Griggio, CEO FEA Engineering.
Presente e futuro
dell’engineering, modelli di
gestione, prospettive di
mercato, digitalizzazione, ma
anche cruciali questioni
tecniche (e non solo) come la
internazionali più avanzati (un
esempio è il piano tedesco
Infrastructure 4.0). Dall’altro,
mettere sotto i riflettori una
serie di temi chiave, di assoluto
interesse per ingegneri,
architetti, impiantisti e
moltissime altre figure
specialistiche, dalle smart road
ai big data. In prima battuta, si
è entrati nel vivo della cultura
d’impresa dei player invitati a
raccontarsi, attraverso la voce
dei loro numeri uno. Nello
specifico, come ha raccontato a
leStrade Paolo Segala, che con
Luigi Griggio è a capo di CSP
Fea, abbiamo affrontato “il
tema della gestione di società
di servizi con centinaia di
dipendenti nella maggior parte
dei casi esperti nel campo
dell’engineering. Quindi
accenderemo i riflettori sui
trend di mercato del prossimo
decennio con un riferimento
particolare al piano Next
Generation EU. Infine, spazio ai
grandi contenitori tematici di
innovazione pura, nel segno
della digitalizzazione, dal BIM
all’Intelligenza Artificiale,
all’Internet of Things”. Il Forum
Ingegneria 4.0 - a iscrizione
gratuita - ha visto la
partecipazione di testimonial di
spicco, impegnati ad
approfondire le questioni
tecnologiche chiave e
potenzialmente disruptive di
cui sopra. Ecco i protagonisti
della giornata: Francesco De
Bettin, Presidente DBA Group;
Gabriele Scicolone, AD Artelia
Italia; Silvia Furlan, AD NET
Engineering; Lorenzo Rossi AD
messa in sicurezza del nostro
patrimonio edile e
infrastrutturale. Tutto quanto
narrato nella mattinata del 16
aprile è diventato argomento
di dibattito e confronto anche
nella tavola rotonda del
pomeriggio, moderata da
Fabrizio Apostolo, direttore
editoriale di leStrade, che è
anche media partner
dell'iniziativa. Tra i partecipanti
alla discussione, oltre ai
relatori citati, anche Paolo
Cucino, CEO SWS Engineering;
Stefano Tortella, Socio e
Direttore Tecnico AEGIS
Cantarelli & Partners; Andrea
Barocci, Socio Fondatore IDS
Ingegneria delle Strutture;
Fabio Croccolo, Direttore
Generale ANSFISA.
CSPFEA.NET
Convegni
Ancora cambio data
per Asphaltica 2021
Nel 2021 debutta un nuovo polo
fieristico dedicato interamente
alla filiera stradale: dalle
infrastrutture, alla distribuzione
dei carburanti fino ai servizi per
la mobilità. Da mercoledì 24 a
venerdì 26 novembre, infatti,
Asphaltica e Oil&nonOil si
terranno in contemporanea alla
Fiera di Verona. Due
manifestazioni, entrambe
riferimento per i rispettivi
settori, per la prima volta in
calendario insieme a Verona con
l’obiettivo di creare nuove
sinergie, allargando e
completando l’offerta
merceologica. “Le due rassegne
- spiega Giovanni Mantovani,
direttore generale di Veronafiere
- rappresentano da sempre
settori affini e complementari e
riunirle nelle stesse date
costituirà un sicuro valore
aggiunto per imprese e
operatori, grazie a nuove
opportunità di business. Si
tratta di una offerta che
puntiamo a sviluppare sempre
più, con la creazione di un vero
e proprio polo nazionale di
riferimento per il futuro delle
smart road”. Asphaltica
rappresenta oggi il principale
salone nazionale per tecnologie
e soluzioni per pavimentazioni
stradali, sicurezza e
infrastrutture.
Ad organizzarlo sono
Veronafiere e SITEB- Strade
Italiane e Bitumi. Al fianco di
Asphaltica, nel 2021, ci sarà
Oil&nonOil, rassegna che porta
dal 2012 a Veronafiere il mondo
della rete distributiva e di
stoccaggio dei carburanti, delle
stazioni di servizio, con uno
sguardo sul futuro delle nuove
energie e della mobilità
alternativa. Programmata in
precedenza quest’anno come
mostra-convegno a Roma,
Oil&nonOil si propone invece per
questa edizione nel quartiere
fieristico veronese: soluzione
ideale per garantire la massima
sicurezza di espositori e
visitatori. I due eventi di
novembre saranno caratterizzati
da una formula in presenza.
Questo grazie ai protocolli
safetybusiness attivati dalla
Fiera di Verona, validati da
Comitato tecnico scientifico,
autorità sanitarie e AEFI
(l’associazione nazionale degli
organizzatori fieristici), e già
collaudati con successo proprio
in occasione di Oil&nonOil 2020.
Stand espostivi, macchine e
attrezzature troveranno posto
nei moderni padiglioni 11 e 12
di Veronafiere, con accesso dalla
porta Re Teodorico, valorizzata
dalle nuove strutture e dalla
recente riqualificazione.
ASPHALTICA.IT
OILNONOIL.IT
News Convegni
News Convegni
4/2021 leStrade
24
Agenda
2021
Convegni, Corsi, Eventi
APRILE
Forum Ingegneria 4.0
16 Aprile 2021
In streaming da
Montebelluna (TV)
CSPFEA.NET
Presentazione
Relazione 2020 ANSFISA
29 Aprile 2021
FERROVIE.ACADEMY
MAGGIO
Kick-off Bauma
Innovation Award 2022
3 Maggio 2021
BAUMA-INNOVATIONSPREIS.DE
Segnaletica stradale:
i problemi del presente
e le sfide del futuro
8 Maggio 2021
Evento Online
AIPSS.IT
GIUGNO
Transpotec Logitec
10-13 Giugno 2021
Milano
TRANSPOTEC.COM
E&E Congress
15-17 Giugno 2021
Edizione virtuale
EECONGRESS2021.ORG
SETTEMBRE
Geofluid
15-18 Settembre 2021
Piacenza
GEOFLUID.IT
OTTOBRE
Ecomondo
26-29 Ottobre 2021
Rimini
ECOMONDO.IT
NOVEMBRE
TRAFIC 2021
2-4 Novembre 2021
Madrid (Spagna)
IFEMA.ES/TRAFIC
4 th Construction
Equipment Forum
Berlin 2021
3-4 Novembre 2021
Berlino (Germania)
CONSTRUCTIONFORUM.EU
IRF World Meeting
7-10 Novembre 2021
Dubai (EAU)
WORLDMEETING.IRF.GLOBAL
Asphaltica
24-26 Novembre 2021
Verona
In concomitanza
con Oil&nonOil
ASPHALTICA.IT
© Anas SpA
LS
INFRASTRUTTURE
&MOBILITÀ
INFRASTRUTTURE
n La sfida possibile dei Servizi Ecosistemici
STRADE
n Concentrato di buona tecnica
n Green technology italo-francese
FERROVIE
n La ferrovia vista dal cielo
n Link epocale tra due stazioni
MOBILITÀ&TRAFFICO
n Veicoli autonomi e responsabilità
28
29
LS
Progettazione Ecosostenibile
La sfida possibile
dei Servizi Ecosistemici
NON SOLO GESTIONE TERRITORIALE, MA ANCHE, PARALLELAMENTE, TUTELA
DELLE BIODIVERSITÀ. PER FAR SÌ CHE LE INFRASTRUTTURE SORGANO TENENDO
CONTO DEL “BILANCIO ECOLOGICO DEL SUOLO” IN CUI SI VANNO A INSERIRE
RAGGIUNGENDO L’OBIETTIVO DEL “CONSUMO ZERO”. OGGI, QUESTO APPROCCIO
INNOVATIVO È POSSIBILE, GRAZIE A METODOLOGIE AD HOC E CASI SCUOLA.
COME CI SPIEGANO NEL DETTAGLIO GLI AUTORI DI QUESTO CONTRIBUTO.
Dalla nascita delle evidenze ambientali nel campo delle
opere pubbliche, più o meno coincidente con l’istituzione
del Ministero dell’Ambiente, abbiamo usato diverse
forme per voler dire che il progetto deve essere più “ricco”
dal punto di vista del rapporto tra le opere e l’ambiente.
Si è usata la parola “progettazione integrata”, poi ci si è spostati
alla “sostenibilità ambientale” e via dicendo. Oggi abbiamo
assistito alla trasformazione del Ministero dell’Ambiente
in quello della Transizione ecologica e, oltre a una perdita affettiva
per noi che da tanti anni avevamo il MATTM come un
riferimento centrale, ci dobbiamo chiedere cosa significa tutto
ciò. In queste note, oltre a voler cogliere e raccogliere lo
stimolo della costituzione del MiTE, vorremmo porre alla riflessione
del settore delle infrastrutture quanto abbiamo maturato
nel nostro spirito di innovazione e di ricerca del miglioramento
del contributo progettuale. Infatti, se si va a vedere
il mondo accademico (e non solo) è andato molto avanti nel
definire e caratterizzare il settore dell’Ecosostenibilità; oggi
ci sono molti strumenti sia concettuali che previsionali o realizzativi
che possono supportare la “Progettazione” con la “P”
maiuscola e contribuire veramente al passaggio necessario
per rendere le opere di ingegneria ambientalmente compatibili.
Ma questo vuol dire un aggiornamento non solo del paradigma
progettuale, ma anche del “peso” da dare ai diversi
elementi che si pongono alla base della ideazione e realizzazione
di un’opera, ivi inclusi i suoi costi. Non si riesce più a
gestire l’ambiente con costi invariati e, a parere di chi scrive,
giustamente a patto di mantenere l’equilibrio costi-benefici
ovvero considerare che i costi incrementali sono un “investimento
green” i cui effetti si hanno nel tempo e sono da afferire
a un vero e proprio beneficio sociale. Gli aspetti che vanno
secondo questa linea sono molteplici ma in questa sede
ci si vuole soffermare solo su un settore di indagine legato
al consumo di suolo e al ruolo che esso assume nel supportare
quello che va sotto il nome di Servizi Ecosistemici. Dapprima,
quindi, la riflessione sarà sul tema “consumo di suolo”.
Molto si è detto su tale argomento, ma un progettista di
infrastrutture per lo più liquida il tema con frasi del genere:
“Non posso allargare una strada senza usare nuovi territori!
Un insediamento produttivo ha necessità dei suoi spazi!”.
E via dicendo. Sacrosanta affermazione, ovviamente dopo
che se ne è verificata e dimostrata la necessità e l’ottimizzazione
della soluzione, ma non è proprio questo il modo corretto
di affrontare la tematica. Nel seguito proveremo a dare
degli spunti per come l’abbiamo capita e vorremmo svilupparla,
non ultimo con un’implementazione reale anche negli
studi di impatto ambientale.
Il progetto: infrastruttura
e patrimonio del territorio
Interessante a tal riguardo è la Legge n.31/14 della Regione
Lombardia con la quale viene introdotto il Bilancio Ecologico
del Suolo (BES) come “differenza tra la superficie agricola
che viene trasformata per la prima volta dagli strumenti
di governo del territorio, e la superficie urbanizzata e urbanizzabile
che viene contestualmente ridestinata nel medesimo
strumento urbanistico a superficie agricola. Se il bilancio
ecologico del suolo è pari a zero, il consumo del suolo è pari
a zero” (art. 2 comma 1 lettera d). Proseguendo su questo
principio, viene proposto il metodo regionale STRAIN - STudio
interdisciplinare sui RApporti tra protezione della natura
ed INfrastrutture (DDG n. 4517/2007), che si pone l’obiettivo
di una quantificazione delle aree da rinaturalizzare come
compensazione a consumi di ambiente da parte di infrastrut-
Mauro Di Prete
Direttore Tecnico Istituto
IRIDE
Antonella Santilli
Responsabile settore
Valutazioni Ambientali
Istituto IRIDE
Daniela Silvestre
Responsabile settore
Valutazioni Ambientali
Strategiche
Istituto IRIDE
1
1. Funzioni ecosistemiche
2. Livelli di applicazione
del metodo STRAIN
2
ture di nuova realizzazione. L’obiettivo è quello di ricostruire
le tipologie di unità ambientale sottratte, attraverso il ripristino
delle funzioni ecologiche oggetto di trasformazione o di
nuove attività. Da qui la prima interpretazione del passaggio
logico di cui sopra. Occorre iniziare ad analizzare il “suolo” interessato
dall’iniziativa in una logica più ampia e più legata ai
principi della biodiversità piuttosto che di luoghi solo governati
da indicazioni teoriche date dagli strumenti di gestione
del territorio, chiave di lettura oggi molto più diffusa. L’attenzione
a un vincolo, a una destinazione d’uso, a uno standard
è certo dovuta, ma non basta in quanto dobbiamo porre l’attenzione
alla sua funzione ecologica. Ne consegue la proposta:
implementare la soluzione di progetto per dar conto di
questo bilancio. Il progetto va considerato necessariamente
diviso in due filoni atti a dar conto dell’opera come infrastruttura
e dell’opera come patrimonio del territorio. Il primo
rientra nella più classica azione progettuale che ad oggi
è ormai implementata con alcuni puntuali approfondimenti
anche di natura ambientale per lo più finalizzati al rispetto
di norme di settore (dal rumore all’inquinamento atmosferico,
dai bilanci dei materiali al riutilizzo di sottoprodotti,
ecc.) mentre il secondo è tutto da sviluppare. Alcuni esempi
ci sono ma sono senz’altro casi sporadici o legati ad Amministrazioni/Progettisti
illuminati. L’opera come patrimonio
del territorio pone almeno due questioni: come determinare
gli input di questa parte del progetto e, non meno importante,
come definire gli ambiti di intervento e la disponibilità di
luoghi in cui poter intervenire. In merito ai primi, le logiche
di lavoro sono molteplici e le relative chiavi di letture altrettanto,
ma l’esperienza maturata dall’Istituto IRIDE ha messo
in evidenza che certamente un aiuto in tale direzione può
essere fornita dall’applicazione della logica dei Servizi Ecosistemici.
Un’ultima precisazione in termini generali è relativa
al fatto che questi ultimi riguardano un ampio spettro di elementi
che concorrono all’obiettivo finale per i quali vengono
considerati, ma in questa sede si pone l’attenzione a quel
sottogruppo che permette di implementare nel progetto il bilancio
ecologico del suolo.
Suolo, lo sviluppo
di un bilancio ecologico
A partire dalla definizione di “Bilancio Ecologico del Suolo”
(BES) fornita dalla legge regionale lombarda e in particolare
dallo stretto rapporto tra il bilancio ecologico del suolo
e il consumo di suolo risulta evidente come le modifiche
apportate al territorio per opera dall’uomo ne determinino
un’evidente modifica. La trasformazione del suolo è spesso
funzione di esigenze progettuali, ma non necessariamente
corrisponde ad un consumo di suolo vero e proprio. Infatti,
nell’ambito della progettazione ciò a cui si vuole tendere
è garantire allo stesso tempo le esigenze infrastrutturali
e quelle territoriali, nel rispetto e salvaguardia dell’uomo
e dell’ambiente. Secondo tale logica si vuole orientare la
progettazione verso un bilancio ecologico del suolo quanto
meno nullo, se non positivo, in modo tale che il suolo sottratto
o trasformato dal progetto infrastrutturale venga restituito
attraverso interventi che incrementino il valore ecologico
nell’ambito dello stesso progetto. Questo “modo di
progettare” tende a traguardare quanto previsto dalla Commissione
europea di giungere entro il 2050 ad una occupazione
netta di suolo pari a zero (consumo zero). In tale ottica
la progettazione deve essere orientata a garantire un
riequilibrio ecosistemico che necessita di una quantificazione
del valore ecologico sia attualmente presente sia di nuova
realizzazione. In tale sede si può fare riferimento al metodo
STRAIN, il quale si pone come obiettivo quello di una
quantificazione delle aree da rinaturalizzare in modo da bilanciare
il consumo di suolo da parte di infrastrutture di nuova
realizzazione. Attraverso l’applicazione di tale metodo,
la cui logica potrebbe essere estesa a ulteriori ambiti territoriali,
è possibile garantire nell’ambito della progettazione
infrastrutturale un bilancio ecologico del suolo attraverso
lo studio delle funzioni ecologiche del territorio attuale
e di quelle previste dal progetto. Si evidenzia come le modalità
di applicazione del metodo siano differenti in funzione
dei livelli di approfondimento del percorso progettuale e
della procedura ambientale di riferimento. Si distinguono 4
livelli di applicazione come riportati in fig. 2.
Infrastrutture
Infrastrutture
4/2021 leStrade
4/2021
30
31
LS
3
3. Logica del metodo di
quantificazione del Bilancio
Ecologico del Suolo
4 Servizi Ecosistemici
stimabili con SimulSoil
5
Infrastrutture
4
Qualunque sia il livello di applicazione scelto, all’interno del
processo di bilanciamento del valore ecologico del suolo l’obiettivo
è quello di ricostruire le tipologie di unità ambientali
interessate dalle opere in progetto. Il metodo non fornisce
indicazioni di validità generale sulla scelta delle tipologie di
unità ambientali da realizzare o riqualificare ma la scelta è
di tipo progettuale. Si potrà procedere con il ripristino delle
specie esistenti interessate dalle nuove opere oppure traguardare
porzioni anche differenti ma ecologicamente connesse
purchè sia sempre volta alla salvaguardia del territorio
in cui il progetto infrastrutturale si inserisce, in modo
da conservare o potenziare le funzioni ecologiche dell’area.
Dal punto di vista operativo, il metodo STRAIN prevede i seguenti
passaggi (fig. 3):
• Definizione delle aree di studio distinguendo l’area di progetto
(A) da un’area esterna a quella di progetto (B), utilizzabile
per gli interventi di naturalizzazione;
• Rilevamento e valutazione delle unità ambientali presenti
allo stato attuale in (A) e (B);
• Definizione delle unità ambientali presenti allo stato futuro
in (A) e (B);
• Definizione delle tipologie di interventi previsti di rinaturalizzazione
e incremento del valore ecologico del territorio
al fine di ottenere un bilancio ecologico del suolo almeno
pari a zero.
Il modello di calcolo individua principalmente due grandezze
rappresentative del Valore Ecologico specifico attribuibile
all’area di studio nella sua configurazione attuale e al Valore
Ecologico dell’area nella sua configurazione di progetto.
Dall’applicazione del metodo è possibile ricavare in funzione
della tipologia di aree interessate e della tipologia di interventi
previsti la superficie minima su cui prevedere questi
ultimi interventi al fine di ottenere un bilancio ecologico
idoneo. Grazie, quindi, all’applicazione di un metodo come
STRAIN, è possibile contribuire fattivamente nell’ambito della
progettazione alla salvaguardia e conservazione del territorio
inteso nel suo valore ecologico. In tal modo si cerca
sempre più di racchiudere in un unico momento lo sviluppo
tecnologico proposto dalle iniziative progettuali ed un’attenzione
volta al territorio e alla salute dell’uomo. In altre parole,
con l’implementazione nel progetto del bilancio ecologico
del suolo, il suolo stesso viene nel suo complesso trasformato
ma non consumato, grazie ad un bilanciamento ecologico
che fa sì che ad un’occupazione di suolo corrisponda
una azione di riequilibrio di altro suolo che nel corso del
tempo ha perso la sua funzione naturale.
Un caso applicativo
di servizi ecosistemici
La definizione dei Servizi Ecosistemici in termini quantitativi
ed economici è un tema ampio e complesso in quanto
intervengono diversi e differenti fattori, tra i quali la scaladi
riferimento (ampiezza della porzione di territorio considerata)
e la disponibilità di dati che caratterizzano il territorio
in studio. Considerando che le funzioni ecosistemiche
vengono definite come la capacità dei processi e dei componenti
naturali di fornire beni e servizi che soddisfino, direttamente
o indirettamente, le necessità dell’uomo e garantiscano
la vita di tutte le specie, si può far riferimento al
Millennium Ecosystem Assessment (cfr. life+mgn) ove è indicata
un’ampia e approfondita sistematizzazione delle conoscenze
fino ad oggi acquisite sullo stato degli ecosistemi
del mondo. Questa ha fornito una classificazione utile suddividendo
le funzioni ecosistemiche in 4 categorie principali:
• Supporto alla vita (Supporting): queste funzioni raccolgono
tutti quei servizi necessari per la produzione di tutti gli altri
5 Classi di uso del suolo
(software SimulSoil)
1. Sviluppato nell’ambito del progetto Life
Sam4cp (Soil Administration Model For
Community Profit), finanziato nel quadro
del programma LIFE + (2007-2013 Environment).
Capofila: Città metropolitana di
Torino; Partner: ISPRA Istituto Superiore
per la Protezione e la Ricerca Ambientale,
CSI Piemonte Consorzio per il Sistema
Informativo, Politecnico di Torino -
Dipartimento Interateneo di Scienze Progetto
e Politiche del Territorio, CREA - Consiglio
per la ricerca in agricoltura e l’analisi
dell’economia agraria.
servizi ecosistemici e contribuisce alla conservazione (in situ)
della diversità biologica e genetica e dei processi evolutivi.
• Regolazione (Regulating): oltre al mantenimento della salute
e del funzionamento degli ecosistemi, le funzioni regolative
raccolgono molti altri servizi che comportano benefici
diretti e indiretti per l’uomo (come la stabilizzazione del
clima, il riciclo dei rifiuti), solitamente non riconosciuti fino
al momento in cui non vengono persi o degradati;
• Approvvigionamento (Provisioning): queste funzioni raccolgono
tutti quei servizi di fornitura di risorse che gli ecosistemi naturali
e semi-naturali producono (ossigeno, acqua, cibo, ecc.).
• Culturali (Cultural): gli ecosistemi naturali forniscono una
essenziale “funzione di consultazione” e contribuiscono al
mantenimento della salute umana attraverso la fornitura di
opportunità di riflessione, arricchimento spirituale, sviluppo
cognitivo, esperienze ricreative ed estetiche.
Nello scenario mondiale sono tantissimi gli studi, le proposte
e le metodologie in continua evoluzione, atte a determinare
in modo oggettivo ed efficace le funzioni ecosistemiche
offerte dall’ambiente e come l’intervento dell’uomo
possa incidere su di esse (sia in senso negativo che positivo)
e sono stati sviluppati diversi metodi di elaborazione
molti dei quali anche supportati da software specifici di calcolo.
Tale ultimo aspetto evidenzia un’importante opportunità
che è quella di poter gestire analisi quantitative e non
solo di giudizi soggettivi e come tale particolarmente idonea
alla fase progettuale. Quindi non solo utile per poter definire
lo stato dell’ambiente di una porzione di territorio, ma anche
per poter comprendere come sia possibile intervenire
modificando lo stato dei luoghi per prevederne l’evoluzione
e poter operare sia il confronto di interventi differenti sia gli
equilibri che ci si può attendere nel post operam. Quantificazioni
essenziali in fase di progettazione e delle conseguenti
valutazioni ambientali. Sono state proprio queste possibilità
che hanno portato il gruppo di lavoro di IRIDE a verificare
se si riscontravano gli estremi per una loro applicazione al
mondo della progettazione delle infrastrutture. Il risultato è
decisamente positivo e di seguito si riportano alcuni spunti.
In particolare, sulla scorta delle precedenti considerazioni,
la scelta del software su cui effettuare le prime sperimentazioni
applicative è ricaduta sul simulatore SimulSoil 1 , perché
è sembrato corrispondere al meglio alle necessità specifiche.
Il software permette di stimare alcuni dei servizi ecosistemici
offerti dal suolo come indicati in fig. 4.
L’applicazione per il calcolo è abbastanza semplice e si svolge
in ambiente GIS. Si tratta di individuare l’area di riferimento
(in fig. 5 un esempio elaborato da IRIDE per un’area
urbana di Roma) e di questa definirne l’uso del suolo se-
Infrastrutture
4/2021 leStrade
4/2021
32
33
LS
6
6. Mappatura S.E.
“Stoccaggio di carbonio”
su area di esempio
7. Risultato dell’applicazione
e calcolo degli indicatori
(in blu stato attuale in arancio
stato di progetto)
7
Infrastrutture
condo le classi alla base del pacchetto. È questa l’applicazione
più sensibile e alla quale porre la massima attenzione
per far sì che l’applicazione abbia significato e i risultati
siano effettivamente realistici.
La maglia assunta per il calcolo ha una risoluzione pixel 20
x 20 m e in tal modo è possibile ottenere le mappe di distribuzione
dei Servizi Ecosistemici. Risulta evidente come
tale applicazione possa essere fondamentale nell’ottimizzare
le scelte progettuali, mediante il raffronto con i S.E. offerti
dal suolo allo stato attuale e in seguito alla realizzazione
di un’infrastruttura e delle relative opere destinate alla
valorizzazione del territorio.
Con riferimento alla fig. 6 si riporta un esempio pratico. In
ambito limitrofo a un’infrastruttura si prevede la possibilità
di un intervento più estensivo dove un’area a culture agrarie
viene considerata per un intervento di rimboschimento.
Si tratta di leggere mediante il software SimulSoil il territo-
rio allo stato attuale e poi un secondo calcolo introducendo
nella medesima porzione di territorio la situazione che si
associa alla soluzione progettuale.
Ne risulta che l’area considerata in cui sono previsti interventi
di rinaturalizzazione, determinerà un valore del
servizio ecosistemico relativo allo stoccaggio di carbonio
(CS) pari a circa 615 tonnellate, rispetto al valore attuale
pari a circa 200 tonnellate con un beneficio pari a circa
il 300%. E ovviamente i vantaggi non si fermano a questo
aspetto.
Consumo di suolo zero
e potenziamento dei S.E.
Implementare la progettazione di un’infrastruttura con l’obiettivo
di pervenire al consumo nullo del valore ecologico
del suolo e potenziare al contempo i servizi ecosistemici è
quindi una sfida possibile. O per lo meno abbiamo la possi-
bilità di mettere a disposizione del Proponente e dei Progettisti
strumenti adatti allo scopo. Giungere al risultato è ovviamente
un’altra cosa. Perciò, occorre instaurare un clima
più sereno tra i soggetti che partecipano alla definizione e
approvazione dell’opera: le sfide tra guelfi e ghibellini, tra
milanisti e interisti, tra amministratori e cittadini così come
quelle tra proponenti e valutatori, sono scenari ai quali assistiamo
tutti i giorni e in tal modo difficilmente si può arrivare
all’implementazione del progetto nella logica proposta
se non dopo rocambolesche procedure in cui vengono
messi sul campo le forze reciproche. Brutto scenario con
una lettura un po' pessimistica e certamente non proattivo
ma, purtroppo, lo diciamo con fatica, ci sembra quello
che emerge tanto che, ad esempio, un momento di sereno
confronto tra i diversi soggetti introdotto dal Dlgs 50/16
con il dibattito pubblico dopo praticamente 5 anni è ancora
avvolto da un limbo (a meno di alcuni casi illuminati) e non
sembra proprio nella mente di tutti per il prossimo futuro.
Non a caso la cosiddetta legge semplificazioni del 2020 lo
ha ancor più allontanato tradendo lo spirito dal quale è nato
e che invece riteniamo indispensabile recuperare, valorizzare
e promuovere se si vuole poter sviluppare una politica
infrastrutturale coerente con le attese e con gli impegni
assunti in sede internazionale. Potrebbe esserci anche
un’altra chiave di lettura: ovvero dare più risalto e attenzione
alla pianificazione del territorio e alle scelte di sviluppo
delle iniziative infrastrutturali. I piani territoriali molte volte
non considerano i piani di sviluppo infrastrutturali anche
perché quest’ultimi non sono posti alla base del confronto
ma sviluppati in termini aziendali. Gli aspetti sopra riportati
sono certamente all’ordine del giorno del dibattito in atto
e quindi ci attendiamo un cambio di passo per il quale i ragionamenti
esposti nelle presenti note potrebbero essere
un contributo propositivo.
Infatti, quella del consumo del suolo, come detto, è certamente
una sfida importante da affrontare ma come si può
fare se non ci si confronta? Come evidenziato nelle precedenti
note la valorizzazione ecologica del suolo difficilmente
può essere perseguita all’interno di un sedime aeroportuale
o nella fascia stradale per cui il progetto deve aprirsi
necessariamente al territorio.
In fig. 8 si riassume lo schema proposto in cui appare evidente
che ad una acclarata necessità di trasformazione del
suolo per esigenze infrastrutturali può corrispondere lo sviluppo
di un momento progettuale che mira a bilanciare questo
aspetto.
Infrastrutture
4/2021 leStrade
4/2021
34
8
produzionepropria.com m.fasson 2020
Il suolo è una risorsa preziosa e non rinnovabile
Infatti, se si considera l’importante contributo dato dalla
logica del Bilancio Ecologico del Suolo, è possibile superare
la fisicità degli ettari di suolo impegnati e rivolgerci a
interventi tesi a porre in equilibrio il loro valore dal punto
di vista ecologico, che è poi quello che interessa per
consentire la conservazione della biodiversità così tanto
sollecitata anche dalla Comunità Europea nelle politiche
generali. L’ulteriore valore aggiunto che è possibile trasferire
nel progetto dalle attività della comunità scientifica
è l’analisi, la scelta e la progettazione del “valore”
che detto suolo può acquisire. Per far questo ci rivolgiamo
alla determinazione del Servizio Ecosistemico che lo
stesso può dare e in questo campo c’è molto da sperimentare
e sviluppare.
ta da costruire. Come costruirla? Con un’evoluzione del
“Progetto” ma anche con un maggiore confronto tra i soggetti
interessati alla gestione delle opere e del territorio
in senso generale. nn
8. La progettazione
nella logica della difesa
del consumo di suolo
Raddoppia la vita utile dell’asfalto
Riduce i costi di
manutenzione stradale
Permette il riciclo
di plastiche dure selezionate
Riduce le emissioni di CO2eq del 70%
Previene gli ammaloramenti
Riciclabile 100%
nei successivi cicli produttivi
Spunti di riflessione
Nell’esempio riportato in questo articolo ci si è riferiti a un
solo aspetto dei servizi che si possono considerare, certamente
importante perché aiuta alla lotta contro i cambiamenti
climatici, ma anche parziale rispetto a quello
che si può fare. Come illustrato in precedenza, detti servizi
riguardano la biodiversità ma anche l’ambiente idrico,
la qualità della vita e il bilancio delle materie prime,
la salvaguardia della vegetazione, ma anche il patrimonio
culturale, quindi ciò che si vuole lasciare come ulteriore
spunto di riflessione è la possibilità che, a seconda
degli obiettivi che il singolo progetto intende perseguire
nonché del contesto specifico nel quale si interviene, il
bilancio del suolo può assumere diverse sfaccettature e
la sua declinazione in termini progettuali è ampia e tut-
© leStrade
9. Infrastrutture e contesto:
tema antico il cui bilancio
oggi può essere migliorato
sensibilmente anche
grazie al nuovo approccio
progettuale basato sui Servizi
Ecosistemici che abbiamo
illustrati in questo articolo
Supermodificante high-tech con G+ Graphene plus
brevettato e studiato per la sostenibilità e la compatibilità ambientale
100% riciclabile, sostenibile, conveniente, dura più del doppio
Strade durature, sicure ed ecosostenibili
Tutela del suolo, patrimonio ambientale, paesaggio, riconoscimento del valore delle risorse naturali. L’Europa e le Nazioni Unite
chiedono di azzerare il consumo di suolo netto entro il 2050, di allinearlo alla crescita demografica e di non aumentare il degrado del territorio
entro il 2030. gipave® nuovo supermodificante high-tech a base di grafene per aumentare la vita utile delle strade, ridurre l’impatto
ambientale, offrire maggiore sicurezza e risparmio sulla manutenzione, riutilizzare nuovamente i materiali nei successivi cicli produttivi, minimizzare
sprechi di energia e lo sfruttamento di risorse naturali, adottando un modello di economia circolare. Con gipave® per ogni chilometro si
recuperano 18 tonnellate di plastica riciclata, si risparmiano oltre 15 milioni di tonnellate di materia prima, si evitano 1400 kg di CO2
equivalente - si riducono del 70% le emissioni di CO2eq rispetto all’asfalto lavorato in modo tradizionale.
Infrastrutture
4/2021 leStrade
High-tech additives for the road industry
Progetti e prodotti eco-sostenibili per il settore stradale
www.iterchimica.it
36
37
LS
Nuove Opere
Concentrato
A cura della redazione
2. Imbocco della galleria
Sant’Augusta
3. Tratto interno della galleria
stradale
© Anas SpA
3
di buona tecnica
ANAS (GRUPPO FS ITALIANE) APRE AL TRAFFICO LA NUOVA VARIANTE
DI VITTORIO VENETO, IN PROVINCIA DI TREVISO, UN’INFRASTRUTTURA
VIARIA DI “SOLI” DI 2 KM DI ESTENSIONE MA DALLE MOLTE PECULIARITÀ
INGEGNERISTICHE, ESEMPLIFICATE DALLA GALLERIA SANT’AUGUSTA,
OPERA D’ARTE PRINCIPALE DI UN INTERVENTO CHE HA COMPORTATO
UN INVESTIMENTO COMPLESSIVO DI 65 MILIONI DI EURO.
Anas (Gruppo FS Italiane) il 24 marzo scorso ha
aperto al traffico la nuova variante di Vittorio Veneto
(Tangenziale Est), in provincia di Treviso. La
nuova opera, del valore complessivo di circa 65 milioni di
euro, rientra nell’ambito degli interventi del primo Stralcio
del nuovo tracciato “La Sega-Rindola” per il più ampio
progetto di collegamento “La Sega-Ospedale”. L’apertura
al traffico è stata effettuata nel corso di un incontro
online in diretta, sui canali social e YouTube di Anas, alla
presenza del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia
e della Vicepresidente Elisa De Berti, del Sindaco di Vittorio
Veneto Antonio Miatto, del Presidente di Anas Claudio
1. Primo piano sulla trincea
della Variante di Vittorio
Veneto
4. Un’opera inserita
sapientemente nel contesto
paesaggistico
2
© Anas SpA
Andrea Gemme e dell’Amministratore delegato di Anas
Massimo Simonini. “Quando ho preso le redini del Veneto
- ha dichiarato Zaia - erano due i fronti problematici
su cui mi sono subito ripromesso che avremmo garantito
delle migliorie che i cittadini avrebbero potuto toccare
con mano: la sanità e i trasporti. Una sanità al passo con
i tempi, capace di rispondere in maniera ampia e concreta
ai bisogni dei veneti ed infrastrutture e trasporti all’avanguardia,
capaci di proiettarci nel futuro, non solo con
l’immaginazione, per una tecnologia sempre più innovativa
e una mobilità più green”. “L’importante risultato - ha
continuato il Presidente Zaia - che presentiamo è la dimostrazione
che, condividendo obiettivi e progetti, a trarne
vantaggio sono ancora una volta i cittadini verso cui è
rivolta la nostra massima attenzione. Cittadini che risiedono
a Vittorio Veneto e che necessitano, nella loro quotidianità,
di una viabilità sicura, snella e veloce, ma anche
cittadini-turisti che, per vacanza e svago, potranno
percorrere e godere di questo nuovo passante. Con oggi,
infatti, debutta un altro tassello dei lavori sulla viabilità
1
4© Anas SpA
© Anas SpA
Strade
4/2021 leStrade
con
38
39 LS
© Anas SpA
5
8. Apertura al traffico
dell’opera, il 24 marzo scorso
zione verso il territorio e le persone che lo abitano - ha dichiarato
l’AD di Anas Massimo Simonini -. La variante che
apriamo al traffico comporta benefici in termini di tempi
di percorrenza, comfort di guida e sicurezza stradale, liberando
il borgo antico di Serravalle soprattutto dai mezzi
pesanti e consente di raggiungere la strada statale 51
“di Alemagna” tramite l’innesto con via Carso. Il completamento
di questo tracciato si inquadra anche nel piano
di investimenti Anas in Veneto, investimenti per un valore
complessivo pari a circa 2 miliardi e 923 milioni di
euro, ripartiti tra nuove opere per circa 2 miliardi, manutenzione
programmata per 922 milioni di euro. In particolare,
i 2 miliardi di Nuove Opere comprendono 110,95
milioni di euro di interventi ultimati, 70,4 milioni di euro
in corso di esecuzione, 35 milioni di euro di prossimo avvio
e 1.278 milioni di euro di interventi previsti in Contratto
di Programma.
A questi si aggiungono 472,5 milioni di ulteriori Nuove
opere in corso di progettazione inserite nel Piano Milano
Cortina 2026. Gli oltre 922 milioni in manutenzione programmata
riguardano lavori ultimati per 103,60 milioni
di euro, in corso di esecuzione per 182,62 milioni di euro,
di prossimo avvio per 14,63 milioni di euro e in progettazione
per 621,41 milioni di euro. Nel 2020 la manutenzione
programmata ha avuto un valore di 55,76 milioni
di euro, con un incremento del 49,6% rispetto al 2019
dove sono stati impiegati 37,28 milioni di euro, a testimonianze
concreta dell’impegno aziendale nel migliorare
la rete esistente”.
Fotografia tecnica
La variante, lunga 2,05 km, attraversa in galleria la dorsale
di Serravalle e si sviluppa sulla sinistra del fiume Meschio.
È costituita da un tratto principale delimitato da 2 rotatorie
denominate “la Sega” e “Rindola”, aventi un diametro di circa
45 m, e un ramo di collegamento sud denominato “Vittorio
Veneto centro” che termina con la rotatoria su via Carso.
L’opera d’arte principale della variante è la galleria “Sant’Augusta”,
che risponde ai più elevati standard di sicurezza ed
è dotata di Illuminazione a Led, garantendo così un’alta efficienza
energetica.
Il nuovo tunnel è lungo circa 1,5 km, realizzato con una superficie
di scavo di 175 metri quadrati e un diametro di 15
m. All’interno della galleria è stato anche realizzato un cunicolo,
collegato all’esterno in corrispondenza di entrambe gli
imbocchi e munito di 5 uscite di sicurezza, da utilizzare come
via di fuga in caso di emergenza.
Le altre opere realizzate sono il ponte “Meschio” per una lunghezza
pari a 22 m; è stato inoltre realizzato un tratto di circa
200 m all’interno di una trincea, in corrispondenza dell’imbocco
sud della galleria, caratterizzato da un’importante opera di
sostegno costituita da pali di grande diametro e rivestita con
pannelli prefabbricati che riproducono i tipici muri di confine
della zona al fine di mitigare l’impatto paesaggistico dell’opera.
La funzionalità dell’opera si completa con il cavalcavia
di Rindola con una estensione di 13 metri che sovrappassa
la viabilità comunale. I lavori di realizzazione della Variante
proseguiranno con gli interventi previsti nel 2° Stralcio Rindola-Savassa
il cui progetto è in fase di avvio. nn
Strade
6 7
© Anas SpA
© Anas SpA
8
veneta, attesa da molti anni e, finalmente, completato: il
primo lotto della tangenziale di Vittorio Veneto è ora una
realtà. Con questa infrastruttura, oltre a raggiungere più
agevolmente la SS51, anche in vista dei prossimi Giochi
Olimpici, si potrà alleggerire dal normale traffico pesante
l’abitato di Serravalle. Infine, mi auguro che, assieme
ad ANAS, si potranno per il futuro attivare ancor nuove
ed efficaci migliori sinergie”.
Viabilità potenziata
“Stiamo potenziando la viabilità in Veneto con infrastrutture
che possano accogliere in maniera adeguata una mobilità sostenibile
- ha dichiarato il Presidente di Anas Claudio Andrea
Gemme. Sono fermamente convinto che si possano gestire le
reti viarie con modalità green, anche grazie alle nuove tecnologie,
con risultati significativi in termini di maggiore sicurezza
e di innalzamento degli standard di servizio delle strade.
Ottenendo vantaggi concreti sia per chi si sposta ogni giorno
per lavoro, sia per tutti coloro che scelgono di visitare questo
territorio che rappresenta la prima regione turistica d’Italia.
Il nostro impegno continua su questa linea, in vista delle
grandi sfide che ci attendono, tra cui le Olimpiadi Invernali
Milano Cortina 2026”.
“Anas continua a garantire il suo impegno e la sua atten-
5. Ponte Maschio e galleria
Sant’Augusta
6, 7. L’intervento ha previsto
anche la realizzazione
di rotatorie
© Anas SpA
Strade
4/2021 leStrade
con
40
41
LS
Sicurezza Viaria
1
Entriamo nel vivo di questa collaborazione: quali sono
state le prime tappe del vostro percorso comune?
Ci siamo preparati molto, sia sul piano tecnico sia su quello
commerciale e del marketing, il che è essenziale per far
capire ai nostri clienti i punti di valore di questa nuova gamma,
che è molto completa, potendo contare su barriere che
vanno dalla già citata bordo-ponte a una soluzione per spartitraffico
centrale. Riguardo a questo specifico aspetto, per
prima cosa abbiamo provveduto a tradurre tutta la documentazione
in francese.
Strade
Green technology
italo-francese
Fabrizio Apostolo
L’AZIENDA FRANCESE SOLOSAR DIVENTA DISTRIBUTORE UFFICIALE
PER IL TERRITORIO TRANSALPINO DELLE BARRIERE ITALIANE VITA
INTERNATIONAL IN LEGNO E ACCIAIO, POTENZIANDO UNA GAMMA GIÀ VOTATA
ALLA QUALITÀ. PER RACCONTARE QUESTA PARTNERSHIP IN PURO STILE
GREEN DEAL EUROPEO, ABBIAMO INTERVISTATO PATRICK ASIMUS, DIRETTORE
GENERALE DELL’AZIENDA DEL GRUPPO HEINTZMANN.
Dopo aver raccontato la partnership Italia-Cile tra
Vita International e Tecnovial sul numero di le-
Strade Gennaio-Febbraio, torniamo a “viaggiare”,
questa volta non oltre Atlantico, ma nel cuore d’Europa,
per dare notizia e qualche cenno di approfondimento
a proposito una nuova collaborazione che vede protagonista
l’azienda bresciana guidata da Irina Mella Burlacu,
operatore dalla particolare vocazione alla sostenibilità
ambientale e, come abbiamo già avuto modo di ricordare
e come diremo meglio tra breve, all’innovazione. Siamo
a Sarreguemines, non lontano da Strasburgo, lungo
il confine che separa Francia e Germania, anche se sarebbe
più appropriato parlare non tanto di “separazione”,
quanto di piena “unione”, capace di sviluppare e produrre
barriere senza confini. Anche in ragione del fatto che
l’azienda francese di cui ci diremo, Solosar, fa parte del
gruppo tedesco Heintzmann. La notizia è la seguente: dal
2021 Solosar ha potenziato notevolmente la sua gamma
di barriere stradali di sicurezza in legno e acciaio diventando
distributore ufficiale per la Francia dei prodotti di
Vita International e dando vita a un’alleanza tra Made in
Italy e Made in France che, date le premesse, non potrà
che dare buoni frutti. Ce la racconta nel dettaglio Patrick
Asimus, direttore generale di Solosar.
1. Barriera modello Treviade
di Vita International
2. Un momento della
formazione presso Solosar:
si riconosce, con la giacca
arancione, il direttore
generale Patrick Asimus
3. Catalogo Solowood
potenziato, grazie all’arrivo
dei prodotti Vita
4. La sede dell’azienda
del gruppo Heintzmann
3
Iniziamo dalla vostra esperienza specifica in materia
di dispositivi di sicurezza in legno e acciaio.
Solosar, il cui azionista di riferimento è il gruppo tedesco
Heintzmann, è un’azienda francese storica, avendo avviato la
propria attività ben 43 anni fa (per una panoramica completa
delle soluzioni Solosar rimandiamo al sito web solosar.fr).
Abbiamo iniziato a testare i primi dispositivi in legno e acciaio
nel 2002 dando vita a una gamma ad hoc, composta dai
prodotti Solobois/Solowood. Le soluzioni Solobois sono tutte
prodotte e assemblate presso la nostra sede di Sarreguemines.
Il legno, pino silvestre di alta qualità, arriva esclusivamente
dalla Germania, mentre l’acciaio viene prodotto in
Francia o in Germania.
Quindi, ecco il potenziamento di gamma, con l’approdo
delle barriere italiane. Quando e come è avvenuto
questo incontro?
Abbiamo iniziato a dialogare con Vita International nell’autunno
scorso: cercavamo una serie di soluzioni qualitativamente
performanti che andassero a potenziare e integrare
la nostra gamma andando a rivolgersi a situazioni applicative
peculiari, mi riferisco per esempio alle “bordo-ponte” o
a barriere dotate di W (spazio di lavoro) più stretto rispetto
alle nostre soluzioni. Questo in virtù della crescita della
domanda, sul mercato francese, di dispositivi di protezione
di questo genere. La partnership con Vita è diventata pienamente
operativa a partire da questo 2021: distribuiremo
una serie di loro prodotti sul mercato francese, ma anche in
Algeria e Marocco.
2
4
Quali sono, nello specifico, i prodotti Vita che andrete
a commercializzare?
Sono numerosi e rispondono pienamente alle esigenze del
mercato. Abbiamo per esempio le barriere Treviade, dalla classe
N2 a quella H1, quindi Garda (H2), Iseo (H2) e Idro (H2), il
primo dispositivo in legno e acciaio a me noto per spartitraffico
centrale. In altri termini: un’innovazione assoluta. Oltre, naturalmente,
ai vari accessori di gamma. In futuro, puntiamo però
anche a mettere sul mercato GuardLED, il rivestimento in poliuretano
con Led sviluppato da Roadlink. Stiamo già facendo
formazione tecnica su questo prodotto, davvero rivoluzionario.
A parte la qualità generale Made in Italy e la novità
Idro, quale considera la principale innovazione della
gamma Vita?
Il fatto, per esempio, che si tratti di dispositivi testati sia con
sia senza il rivestimento in legno, il che rappresenta un chiaro
punto di valore per i gestori: in qualsiasi caso è garantita
la costanza delle prestazioni. Poi vorrei sottolineare la grande
versatilità: la gamma completa, infatti, è disponibile sia
in acciaio zincato o con finiture in acciaio Corten.
Qual è l’obiettivo di questa partnership?
Potenziarci, e non poco, nell’ambito di un mercato in cui le soluzioni
in legno e acciaio sono molto presenti e la concorrenza è
agguerrita. Con Vita, con questa completezza di gamma e con
questi standard tecnologici, pensiamo davvero di potercela fare.
Prendiamo spunto da questa sua ultima risposta per
chiederle di tratteggiarci meglio le peculiarità del contesto
francese, proprio per quanto riguarda la presenza
storica di soluzioni di protezione stradale ad alta valenza
paesaggistica.
Il punto nodale è che in Francia è da tempo molto forte la domanda
di prodotti dall’aspetto il più possibile naturale. Il legno
deve apparire in tutto e per tutto uguale a quello del cuore
dell’albero, i dispositivi si devono integrare perfettamente,
oserei dire naturalmente, con l’ambiente circostante. Dal nostro
punto di vista, oltre che con le barriere, abbiamo sviluppato
una forte esperienza di questo approccio con la linea Solo-
Nature, la nostra gamma per l’arredo urbano, che si avvale di
soluzioni in legno, ovviamente, ma anche di elementi in acciaio
Corten, come per esempio le fioriere. Ecco, ricercare un’armonia
sempre più forte tra dotazioni per l’arredo urbano e soluzioni
di sicurezza stradale, nel rispetto dell’ambiente, è uno
degli obiettivi che non caratterizza solo noi come azienda, ma
l’intera cultura stradale francese, a partire da quella sviluppa-
Strade
4/2021 leStrade
4/2021
42
5. Modelli Vita in gamma
e classi di contenimento
6, 7. Modello Iseo in versione
per spartitraffico centrale
5
ta nei piccoli centri a forte vocazione turistica. È un percorso,
questo, che è stato avviato già dagli anni Sessanta e che pone
le nostre amministrazioni in una posizione di vantaggio rispetto,
per esempio, a paesi quali Germania, Olanda o Italia, anche
se noto con piacere che in tutta Europa la cultura green,
anche nelle infrastrutture viarie, sta crescendo notevolmente.
6
7
Torniamo alla gamma Vita, in cui peraltro l’acciaio Corten,
che lei ha appena citato, gioca un ruolo cruciale.
Come avete acquisito la conoscenza tecnica delle
loro soluzioni?
Dopo alcune sessioni di formazione a distanza e la traduzione
di tutta la documentazione, non solo commerciale, di cui
ho detto, ma anche tecnica (penso essenzialmente ai manuali
di installazione), abbiamo ricevuto dall’Italia una serie
di campioni di diverse tipologie di barriere e abbiamo provveduto
a organizzare un’intera giornata di formazione a cui
hanno partecipato tutti i nostri dipendenti e collaboratori,
non solo i tecnici ma anche i commerciali. In pratica, abbiamo
studiato e applicato nella pratica i manuali di installazione
pagina per pagina, in modo tale da avere piena confidenza
con i prodotti ed essere quindi pronti a “spiegarli” ai nostri
clienti. Ora siamo davvero pronti a partire.
La prima vendita?
Già avvenuta. Si tratta di oltre 100 m di barriera Treviade N2
nei dintorni di Marsiglia, a protezione di una strada di accesso
a un piccolo comune. Siamo ormai prossimi all’installazione.
Cosa vi riserva, infine, il futuro?
Tra i temi di cui ci stiamo occupando e in cui vogliamo essere
protagonisti c’è il dialogo tecnologico tra le barriere stradali
e i veicoli, in ottima Smart Road. GuardLED potrò essere
8
senz’altro un primo, significativo tassello di questa strategia
che andrà in ogni caso implementata. Siamo convinti che il
nostro settore possa fare molto, per esempio, per favorire lo
sviluppo dei veicoli a guida autonoma. nn
8. Modello Garda
9
9. Ancora un momento
del training in azienda
Strade
4/2021 leStrade
44
45
LS
1
2. Cielo e terra: drone
e alta velocità
2
3. La ferrovia vista
dall’alto
4. La “drone box” RFI,
uno degli sviluppi tecnologici
della sperimentazione
condotta con l’Università
di Siena
© liguria.bizjournal.it
3
Tecnologie Innovative
La ferrovia
vista dal cielo
© RFI (Gruppo FS Italiane)
© RFI (Gruppo FS Italiane)
© RFI (Gruppo FS Italiane)
4
UN CONVEGNO IDEATO PER “LEGARE” LE INFRASTRUTTURE
DI TERRA E LE TECNOLOGIE D’ARIA FA IL PUNTO SULLE
SPERIMENTAZIONI COMPIUTE DA RFI, RETE FERROVIARIA
ITALIANA, IN MATERIA DI IMPIEGO DI AEROMOBILI A PILOTAGGIO
REMOTO - ALTRIMENTI DETTI “DRONI” - COME AUSILIO ALLE
ISPEZIONI DI PONTI E VIADOTTI FERROVIARI. UNA NUOVA
FRONTIERA TUTTA DA ESPLORARE.
Il supporto dei droni come nuova frontiera volta al miglioramento
di servizi commerciali, industriali e al monitoraggio
delle infrastrutture critiche, a tutela della sicurezza
e della crescita. Se ne è discusso il 31 marzo scorso
nell’ambito del convegno dal titolo “L’impiego dei velivoli a
pilotaggio remoto in ambito civile”, organizzato in modalità
web dall’Università degli Studi di Roma La Sapienza e da
RFI Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS) con il patrocinio
di ENAV ed ENAC. A moderare l’incontro la presidente di
RFI, Anna Masutti. Per il Gruppo FS erano presenti anche
l’amministratrice delegata di RFI Vera Fiorani e il responsabile
ricerca e sviluppo di RFI Eugenio Fedeli. All’evento hanno
partecipato anche importanti aziende come Leonardo,
Terna, Telespazio e Oliver Wyman.
Supporto alle ispezioni
Dopo aver portato i saluti dell’azienda l’AD Fiorani ha ricordato
il ruolo della componente aerea dedicata all’alimentazione
elettrica legata all’infrastruttura ferroviaria, e di
Ferrovie
come RFI abbia avuto modo di sperimentare l’uso dei droni
nel monitoraggio per la sicurezza della propria infrastruttura.
“Gestiamo circa 16mila chilometri di linee ferroviarie, che
sono fortemente ancorate a terra”, ha spiegato Fiorani, indicando
che RFI ha già sperimentato la possibilità di “innalzarsi”
da terra, dove è collocata l’infrastruttura ferroviaria,
per raggiungere la parte aerea della stessa (rappresentata
dal sistema elettrico) posta a circa 4 metri e mezzo da terra.
“Abbiamo utilizzato lo spazio al di sopra dei corridoi ferroviari
per utilizzare questi mezzi a pilotaggio remoto e abbiamo
risolto così il problema, utilizzando i nostri spazi”, ha
quindi sottolineato l’AD. Sull’utilizzo di questa tecnologia in
volo nell’ambito ferroviario è intervento anche il manager
RFI Eugenio Fedeli, che ha illustrato come le sperimentazioni
in tale ambito, iniziate già dal 2013, abbiano dato seguito
principalmente al supporto per verifiche e ispezioni periodiche
di opere come viadotti, ponti e sottovia presenti lungo
le linee, oltre che per attività di security riferite ad asset
strategici o aree sensibili dell'infrastruttura.
A cura della redazione
1. Pilotaggio remoto: un tema
all’attenzione del mondo
ferroviario già da diversi anni
4/2021 leStrade
5. La componente aerea
dell’alimentazione elettrica
5
© RFI (Gruppo FS Italiane)
Sicurezza e manutenzione
Tra i benefici c’è quello di poter impiegare i droni in zone
impervie o raggiungibili in maniera difficoltosa per motivi
di origine naturale o antropica, al fine di poter soddisfare
le esigenze in occasione di controlli di tipologia prettamente
visiva o per interventi programmati nel processo manutentivo
sugli stati conservativi delle strutture e dei loro rivestimenti.
A partire dal 2013, RFI ha avviato una prima
campagna sperimentale, terminata nel 2016, per l’utilizzo
di Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR) come ausilio
alle ispezioni di ponti e viadotti ferroviari, che ha consentito
il controllo di otto opere per un totale di 36 campate, e
una seconda sperimentazione, ancora in corso, per verifiche
su cento opere distribuite su tutto il territorio nazionale.
Le opere oggetto di indagine e i dati che le riguardano vengono
debitamente classificati insieme alle eventuali tipologie
di anomalie, mentre sono in corso sviluppi del software
di gestione e catalogazione automatica dei difetti riscontrati.
Grazie ad algoritmi dedicati e a meccanismi di intelligenza
artificiale si potrà quindi intervenire ancora più tempestivamente
sul tipo di criticità riscontrata.
Nel 2019 RFI ha concluso con successo un progetto di
innovazione, sperimentazione e ricerca in collaborazione
con l’Università di Siena sulla realizzazione di un aeroporto
mobile completamente automatizzato dedicato a droni,
dove poter svolgere operazioni come la ricarica del mezzo
o la programmazione degli itinerari destinati ad attività di
security da realizzare, ad esempio, su tecnologie dell’Alta
Velocità, magazzini materiali, o nell’ambito delle sottostazioni
per l’alimentazione delle linee elettriche. Il progetto
è stato oggetto di brevetto sia italiano che europeo
del Gruppo FS. nn
46
47
LS
Trasporti Eccezionali
A cura della redazione
Link epocale
tra due stazioni
2. La velocità del trasporto
è stata perfettamente
calibrata per integrarsi con
le altre fasi esecutive
1
GRAZIE AL LAVORO DI UN TEAM DI SPECIALISTI E ALL’IMPIEGO DI ATTREZZATURE
DI PRIM’ORDINE, UN IMPALCATO IN ACCIAIO DI 820 TONNELLATE È STATO
PERFETTAMENTE INNESTATO LUNGO LA LINEA FERROVIARIA DA STOCCARDA
A ULM, IN GERMANIA. TRA I PROTAGONISTI DELL’IMPRESA, ESEMPLARE PER
PIANIFICAZIONE ED ESECUZIONE, ANCHE I VEICOLI SEMOVENTI COMETTO SPMT.
ECCO LA CRONACA DI UN INTERVENTO CHE RIMARRÀ NEGLI ANNALI.
Il nodo ferroviario di Wendlingen è un punto chiave
nell’ampliamento della linea ICE in Germania tra Stoccarda
e Ulm. Per il suo completamento, deve essere
spostato un ponte d’acciaio del peso di 820 tonnellate. Un
lavoro mastodontico a cui partecipano diversi operatori spe-
cializzati che procedono impiegando tecnologie avanzate:
tra queste, anche le 24 linee di assi del semovente Cometto
SPMT. Quello che si snoda parallelamente all’autostrada
A8, lungo la strada federale numero 313, non è un trasporto
ordinario. Anche in virtù della compresenza di diversi fattori
1. Cometto SPMT
su strada con sopra il peso
delle 820 tonnellate del ponte
di cui tener conto: il punto nodale, spiega Marco Wilhelm,
responsabile di progetto dell’impresa Wiesbauer, “è l’impiego
in contemporanea di tre sistemi diversi, che anche per
noi rappresenta una prima volta assoluta. Devono essere
coordinati, infatti, il Cometto SPMT, lo scivolo dell’impresa
Schachtbau Nordhausen e la nostra gru cingolata da 1.000
tonnellate”. Tutti gli attori protagonisti dell’intervento sono
concentrati e preparati al meglio. Laddove tra poche ore un
3. Particolare dei
moduli semoventi
Cometto SPMT
nuovo ponte dovrà dar vita al collegamento tra le due sezioni
ferroviarie c’è ancora un grande buco. Per questa operazione,
Wiesbauer ha messo a punto la sua combinazione
SPMT nella disposizione 12+12 in abbinamento laterale.
Avanzamento fluido
grazie alla pianificazione
L’attenzione dell’opinione pubblica interessata a quanto
accade nell’area è alta, nel giorno dell’intervento. Anche
una diretta streaming fornisce informazioni in tempo reale.
Wiesbauer ha alle spalle settimane e settimane di preparazione.
Ancora Marco Wilhelm fa notare che “nella fase
di preparazione del progetto, il programma di pianificazione
Cosmo di Cometto è stato utilizzato per un controllo incrociato
dei valori e delle forze di spinta forniti dal cliente.
Questo per muovere il ponte d’acciaio da 820 tonnellate
con la giusta forza, centimetro per centimetro e, soprattutto,
senza scossoni, sullo scivolo verso la gru cingolata”.
Così, la teoria si trasforma in pratica operativa vissuta: “Mi
entusiasma la tecnologia ogni qualvolta che i valori e i processi
determinati in precedenza trovano piena corrispondenza
nella realtà. Solo un’intensa e anticipata pianificazione
permette a tutti coloro che lavorano nel cantiere di
andare sempre sul sicuro”.
Ferrovie
4/2021 leStrade
4/2021
48
Quel tecno-ariete
che spinge i ponti
Anche Mattias Roeder, responsabile di progetto di
Schachtbau Nordhausen, segue i processi in modo attento,
ma rilassato: “Grazie ai veicoli modulari semoventi Cometto
SPMT di Wiesbauer e al controllo permanente della
posizione da parte del nostro ingegnere specializzato,
è stato possibile posizionare con precisione la struttura,
lunga 52 metri. Impossibile essere più precisi! In poche
parole, viene impiegata una tecnica perfetta con operatori
al top in tutti i ruoli. A questo punto vogliamo ancora
una volta mandare un grande ringraziamento a tutti
gli operatori coinvolti, perché insieme siamo stati in grado
di rispettare nel dettaglio quanto programmato”. Con
precisione centimetrica, l’enorme costruzione di acciaio
copre la distanza sui semoventi modulari. Poco prima
di raggiungere la posizione finale, un lato del ponte viene
collocato uno scivolo. In seguito, sul semovente viene
avvitata una sorta di “ariete” e l’SPMT spinge il ponte
verso la posizione finale della spalla. Il caposquadra Fabian
Spathelf, della Gottlob Rommel Bauunternehmung di
Stoccarda prende atto, soddisfatto, della fluidità dei processi:
“Durante lo spostamento del ponte, vale il motto:
la calma è la virtù dei forti. Con il Cometto SPMT la velocità
di trasporto viene regolata in modo talmente preciso
da essere ottimale per l’inserimento delle piastre di
teflon nello scivolo”.
Grande trasporto
radiocomandato
Leonard Schmid è l’uomo che manovra il semovente in ogni
situazione in modo sicuro e attento. Lo specialista di carichi
pesanti è un conoscitore della materia e cita alcuni
punti di forza del “suo” Cometto SPMT in questo progetto:
“Ci aiuta davvero molto il fatto che possa regolare la potenza
delle due unità Power Pack tramite il potenziometro
del radiocomando, in modo tale che sia possibile rispettare
alla lettera le istruzioni di avanzamento di Schachtbau
Nordhausen. Solo questo rende possibile procedere lentamente
in avanti”.
Una best practice
da cui imparare
Dopo otto ore di lavoro, il ponte d’acciaio è collocato saldamente
nella sua nuova posizione. Un progetto di trasporto
riuscito, in cui si è fatto ricorso a un noleggio “cross-hire”
di alcune linee di assi. Oltre alle 12 linee di assi di Cometto
e alle due unità Power Pack del parco veicoli di Wiesbauer,
sono state coinvolte anche 12 unità MSPE della società
Schares di Bocholt. Nella costruzione e manutenzione di
ponti ci attendono anni decisivi. Nel futuro, questi lavori
avranno un ruolo centrale nel piano infrastrutturale della
Germania e dell’intera Europa. Il progetto di Wendlingen
ha messo in luce che una pianificazione competente
e soluzioni di trasporto tecnicamente sofisticate sono fattori
a elevato valore aggiunto, determinanti per la buona
riuscita di interventi tecnicamente complessi e insieme
affascinanti. nn
Ferrovie
4. Vista d’insieme
di questo trasporto,
del tutto eccezionale
5. Largo alle gru:
il manufatto sta
per essere collocato
sulla sede ferrovaria
6. Grande opera
compiuta tra
autostrada e ferrovia
Photo: Le Matériel de Sondage
Uomo e macchina
Quando la tecnologia affianca
la professionalità.
Strumenti - anche a noleggio - per:
Studio del sottosuolo
Georadar, sismica, geoelettrica …
Ingegneria civile
Georadar 3D, laser scanner, inclinometri …
Monitoraggio sismico
Sismometri, strong motion, reti early warning …
Monitoraggio ambientale
Magnetometri, elettromagnetometri …
Studio di strutture subacquee e fondali
Droni idrografici, ecoscandagli, SSS …
CODEVINTEC
Tecnologie per le Scienze della Terra e del Mare
tel. +39 02 4830.2175 | info@codevintec.it | www.codevintec.it
50
51
LS
Driverless Technology
Veicoli autonomi
e responsabilità
Leonardo Annese
PIARC Italia
World Road Association
In collaborazione con
DALLA TRASFORMAZIONE DEL CONCETTO DI RESPONSABILITÀ ALLE COPERTURE
ASSICURATIVE NEL SETTORE PROSSIMO VENTURO DEI CAV, I CONNECTED
AUTOMATED VEHICLES, OVVERO LE AUTO A GUIDA AUTONOMA. QUALI SCENARI
NORMATIVI E DI TUTELA ASSICURATIVA, SU QUESTI SPECIFICI ASPETTI,
ACCOMPAGNERANNO L’EVOLUZIONE TECNOLOGICA IN ATTO? E COME SI
CONFIGURERANNO? QUALCHE PRIMA RISPOSTA, IN QUESTE RIFLESSIONI.
Quello relativo alla responsabilità per la circolazione dei
veicoli autonomi su strade e autostrade pubbliche è un
tema delicato e problematico, che comporterà verosimilmente
opportuni e notevoli cambiamenti di prospettive e di
scenario rispetto al quadro attuale e che avrà ripercussioni anche
sulla definizione delle coperture assicurative. Infatti, se certamente
l’introduzione del sistema di guida autonoma ci potrà
affrancare dai rischi connessi con i comportamenti umani, eliminando,
più o meno parzialmente, gli incidenti dovuti a incapacità,
insufficienze, disattenzioni, stati fisici del conducente, è
però altrettanto verosimile che il complesso sistema “autonomo”
che verrà posto in essere possa presentare difetti specifici
che ne condizionino la piena efficienza. Uno dei profili che cambierà
in modo sostanziale è certamente quello relativo al diverso
coinvolgimento del costruttore di automobili, in quanto responsabile
della progettazione, della realizzazione e della messa
in commercio di prodotti dotati di sistemi hardware e software
di gestione del veicolo automatico e di comunicazione con altri
veicoli/infrastrutture e che, anche dopo la vendita del veicolo,
sarà tenuto a un costante e tempestivo aggiornamento dei
sofisticati sistemi installati, dovendo altresì, tempo per tempo,
fornire le eventuali ulteriori istruzioni/cautele al proprietario del
veicolo autonomo. Specularmente agli obblighi del costruttore,
anche il proprietario del veicolo autonomo dovrà attivarsi per
procedere a revisioni di carattere tecnologico del proprio veicolo
non solo a scadenze programmate, ma anche su richiesta
del costruttore o di uno degli stakeholder coinvolti nella circolazione
e dovrà anche rispondere, al di fuori del suo ordinario utilizzo,
per mancato rispetto delle istruzioni o avvertenze comunicate
dal costruttore. Vi è poi la problematica connessa con la
possibilità di mancanza di comunicazione, per i motivi più vari,
del singolo veicolo automatico con le infrastrutture e con gli altri
veicoli circolanti (difetto occasionale di funzionamento di qual-
Mobilità&Traffico
che indice interno, assenza di copertura delle comunicazioni o
della geolocalizzazione, difetti delle altre vetture circolanti, carenze
o interruzioni di servizio delle infrastrutture, rischio di
azione da parte di pirati informatici, profili inerenti alla cybersecurity,
ecc.). Infine, anche per i gestori di strade e autostrade
e per quelli dei sistemi ITS si pongono le stesse problematiche
già prospettate nei confronti dei costruttori, giacché anche per
essi si deve pensare alla costituzione di uno o più organismi tra
le imprese esercenti e a un’assicurazione obbligatori. Anche se
di fatto tale prototipo di copertura assicurativa al momento non
può trovare concreto utilizzo, non essendo ancora in circolazione
auto completamente autonome su strade pubbliche, questa
nuova formula contrattuale - già ipotizzata per esempio in
UK - è particolarmente interessante, perché si pone nell’ottica
di creare le condizioni necessarie per la diffusione della nuova
forma di mobilità. Ovviamente si tratta di una prima ipotesi,
fermo restando che ogni singolo mercato studierà i prodotti
assicurativi più adatti alle proprie peculiarità.
Rivoluzione assicurativa
L’introduzione del veicolo autonomo comporterà un radicale
cambiamento per quanto riguarda il sistema delle assicurazioni
auto. Se oggi, infatti, la RC auto copre solo gli eventuali ri-
© connectedautomateddriving.eu
schi cagionati a persone o cose, quando le automobili driverless
termineranno la lunga fase di sperimentazione e arriveranno
su strada, sarà probabilmente necessario assicurare anche il
software, i sensori e i produttori della macchina. L’obiettivo sarà
quello di trovare una base comune per armonizzare l’accesso ai
dati, la regolamentazione in materia di responsabilità, la tecnologia
e lo spettro radio per la connettività. Il tema è molto sentito
perché si stima che l’avvento delle auto driverless potrebbe
portare enormi benefici per la sicurezza sulle strade, dato
che il 90% degli incidenti d’auto sono causati da errori umani.
Sulle case non ricadrà la responsabilità oggettiva, ma gli enti
saranno responsabili del mantenimento dei servizi. La futura
rivoluzione delle auto a guida autonoma (per ora è guida assistita),
se e quando avverrà, avrà ripercussioni anche sul settore
assicurativo. Oggi, infatti, la RCA obbligatoria copre i danni
a terzi causati dal guidatore, mentre il risarcimento spetta per
intero alla compagnia. Ma un domani, con le vetture robot senza
conducente, su chi ricadrà la responsabilità? Un documento
dell’ANIA (l’Associazione delle assicurazioni) cerca di analizzare
i possibili scenari che riguardano le compagnie in materia
di RCA, in presenza di incidenti che coinvolgono le “self-driving
cars”: si tratta di riflessioni su come potrebbe evolversi il settore
RC auto nelle “smart cities”, le “città intelligenti”, con infrastrutture
adeguate alle macchine che guidano da sé e che sono
sempre connesse. In basso trovate solo alcuni spunti tratti dal
documento Ania, che è molto lungo e articolato.
Situazione attuale
e cambiamenti futuri
Oggi, la responsabilità del proprietario e del conducente del veicolo
in caso di incidenti da circolazione stradale, secondo i sistemi
giuridici, può essere configurata in vario modo. In Italia, una
volta acquistato e omologato, un veicolo a motore entra nel possesso
e nella disponibilità del suo proprietario: questi risponde
pienamente del veicolo e di quanto avviene con il suo consenso,
per difetti di manutenzione e persino per i vizi di costruzione.
C’è una specie di responsabilità aggravata. Uno dei primi profili
che cambierà in modo sostanziale è quello relativo al diverso
coinvolgimento del costruttore di auto, dice l’ANIA. Infatti, è la
Casa che metterà sul mercato veicoli dotati di sistemi hardware
e software di gestione del mezzo autonomo e di comunicazione
con altri veicoli/infrastrutture. Risultato: c’è la probabilità
di un aggravio del grado di responsabilità della Casa in caso
si verifichi un sinistro. Anche dopo la vendita del veicolo, il produttore
sarà comunque tenuto a un aggiornamento dei sistemi
ingegneristici. E dovrà fornire le eventuali ulteriori istruzioni/cautele
al proprietario del veicolo autonomo. Non ci sarà una
responsabilità oggettiva delle Case: per il proprietario del veicolo
autonomo si potrebbe configurare una sorta di responsabilità
in solido con quella del costruttore. Per ipotesi, il proprietario
resta anche responsabile di uso del veicolo autonomo sia quando
il “pilota automatico” è disinserito, sia quando l’auto autonoma
è utilizzata oltre le sue possibilità o capacità.
Responsabilità di gestori
e ruolo degli assicuratori
Attenzione poi alle responsabilità poste a carico dei gestori
(pubblici e privati) di strade e autostrade e dei gestori (pubblici)
dei sistemi che le realizzano e gestiscono. A questo fine,
occorre definire un quadro tecnico operativo comune: l’ANIA
parla di una lista minima di standard e di funzioni necessarie
per tutti gli operatori coinvolti nell’ambito dei sistemi stradali
e delle “smart road”. Alcune responsabilità, infatti, potrebbero
interessare la mancata messa in sicurezza della viabilità.
La circolazione delle auto robot, per l’ANIA, non è neppure
immaginabile senza l’intervento e il sussidio degli assicuratori
a protezione degli utenti. Inoltre, per registrare e comunicare
informazioni, il veicolo autonomo dovrebbe essere dotato
di una propria scatola nera sofisticata. L’obiettivo? Monitorare
costantemente il comportamento della vettura e segnalare
eventuali problemi.
Incidenti e incassi RCA
L’eventuale errore nella predisposizione di un software di guida,
evidenzia l’ANIA, potrebbe produrre effetti catastrofici:
meno sinistri di entità minore, che sono attualmente la maggioranza
degli incidenti, ma più incidenti gravi. Il motivo? Il
maggior grado di sofisticazione e il maggior valore dei veicoli
autonomi e dei danni materiali subiti. Stando a stime recenti,
le auto saranno sempre più sicure con l’utilizzo della tecnologia
e si verificheranno molti meno incidenti. Si calcola che in
totale le perdite del settore, relative agli importi pagati per gli
incidenti automobilistici, potrebbero ammontare a circa 122
miliardi di dollari, grazie alla riduzione del numero di incidenti.
Con un calo della frequenza dei sinistri di circa il 90% entro
il 2050, ed evidenti impatti sui premi Rc auto.
I numeri
Già oggi 7 consumatori su 10 ritengono che siano più abili dei
piloti in carne e ossa e che supereranno le capacità umane entro
il 2029. Appuntamento quindi a tra dieci anni per verificare
l’Ansys Global Autonomous Vehicles Report, uno studio realizzato
per valutare le percezioni degli utenti di tutto il mondo
riguardo ai veicoli autonomi. Percezioni che sembrano ottime,
dato che per molti, il 71%, le auto a guida autonoma
sono meglio delle attuali vetture. E una percentuale ancora più
alta, l’83%, è convinta che nel volgere di dieci anni questi veicoli
saranno più sicuri delle auto guidate da veri piloti, mentre
il 38% pensa che lo siano già. Ovviamente i mezzi che vanno
da soli solleticano soprattutto la fantasia degli utenti più giovani:
l’87% degli intervistati con età tra i 18 e i 24 anni e l’88%
di quelli tra i 25 e i 34 anni hanno dichiarato di essere pronti
a utilizzare un’auto autonoma. Viceversa, il 43% degli intervistati
con più di 65 anni ha risposto che non lo farebbe mai.
Il rapporto con questo genere di veicoli cambia anche a seconda
del Paese di provenienza. E così abbiamo il 97% dei
consumatori cinesi che sono pronti a salire a bordo di un’auto
a guida autonoma, mentre soltanto il 57% dei britannici,
evidentemente più tradizionalisti, si dichiara attratto dall’idea.
Di certo il 59% tra tutti i consumatori intervistati teme
ancora possibili guasti tecnologici. Perché la guida autonoma
diventi una realtà commerciale di cui la gente si fida per
i propri spostamenti, hanno dichiarato i curatori del sondaggio,
è necessario convincere gli utenti, comunque ottimisti,
che gli algoritmi siano in grado di guidare in modo più affidabile
degli uomini.
4/2021
Mobilità&Traffico
52
Sfida assicurativa senza precedenti
“Assicurare le auto a guida autonoma è una sfida assicurativa
senza precedenti, in quanto genereranno enormi volumi di
dati da una varietà di parti e saranno costituiti da sistemi complessi
che condividono la responsabilità in modi interconnessi”,
sottolinea Haywood Marsh direttore generale di NetClaim,
una filiale del software assicurativo di NAVEX Global, alla media
company USA Axios. Servono programmi in grado di estrapolare
dati da un numero piccolo di incidenti.
Per questo, si legge su Axios, ciò che serve veramente “indipendentemente
da ciò che sta dietro a un sinistro” è comprendere
il fatto che “l’assicurazione si basa sui dati del passato
per l’analisi predittiva”. E “poiché le auto a guida autonoma
non hanno decenni di registrazioni di sicurezza, gli assicuratori
avranno bisogno di programmi in grado di estrapolare il
maggior numero possibile di informazioni da un piccolo numero
di incidenti iniziali. Una volta stabiliti i set di dati iniziali,
gli assicuratori avranno comunque bisogno di un’intelligenza
artificiale in grado di vagliare tutti i dati rilevanti di un veicolo
da ogni incidente segnalato per assegnare la responsabilità”.
Intelligenza Artificiale
L’Intelligenza Artificiale è già utilizzata nell’assicurazione contro
le tempeste catastrofiche, un’altra sfida assicurativa che comporta
eventi senza precedenti e il vaglio di enormi quantità di
dati. I sistemi basati sull’IA possono funzionare per gli autoveicoli
a guida autonoma in diversi modi, secondo Axios: “Gli
assicuratori potrebbero implementare l’informatica avanzata
dal momento in cui un cliente presenta una richiesta di risarcimento
per iniziare a ordinare i dati del veicolo in base all’incidente
in questione”, osserva Marsh. Inoltre “l’intelligenza artificiale
potrebbe stabilire le priorità e indagare le domande più
importanti in un dato momento e combinare i sinistri segnalati
con le previsioni del tempo e i dati provenienti dai sensori
a terra per ottenere il contesto completo di un incidente”. L’utilizzo
dell’IA durante tutto il processo di revisione dei sinistri
potrebbe infine “aiutare i gestori del rischio a individuare i modelli
e anticipare altri report che potrebbero seguire, sia che si
tratti di un evento meteorologico o di un grande evento di traffico
o di un componente difettoso all’interno dello stack tecnologico
di un’auto a guida autonoma”, ha ammesso il manager.
“L’assicurazione degli autoveicoli a guida autonoma si baserà
su numerosi strumenti di analisi dei dati basati sull’IA: per la
creazione di un database preliminare, per l’analisi dei singoli
incidenti e per l’identificazione di modelli al fine di migliorare
la sicurezza in futuro”, ha concluso Marsh. Axa XL ha annunciato
il lancio di una nuova soluzione assicurativa per coprire i
rischi associati ai veicoli autonomi. La polizza fornisce una copertura
di base della responsabilità civile, danni alla proprietà
assicurata e furto del veicolo. Sono disponibili, inoltre, opzioni
di copertura modulari (ad esempio la responsabilità per danni
a carico dell’assicurato) ed estensioni (copertura informatica).
“Secondo gli analisti del venture capital Pitchbook, negli ultimi
anni gli investimenti nello sviluppo di tecnologie autonome
sono cresciuti enormemente. Nel solo 2018 hanno raggiunto
i 10,3 miliardi di dollari. E anche il numero di aziende che
utilizza macchine intelligenti è in aumento”, spiega Mukadder
Erdoenmez, capo di International Casualty for Europe di Axa
© fintechnews.hk
XL, che guida il team New Economy, Autonomy & Technology
di Axa XL (Neat). Di qui la decisione di creare una polizza ad
hoc come racconta Sinan Geylani, Underwriting Manager, Autonomous
Systems & Vehicles di Axa XL: “Letti i numeri abbiamo
creato una singola polizza personalizzabile per supportare
quelle aziende lungimiranti che stanno già dando forma e utilizzando
tecnologie autonome”. Le tecnologie autonome non
sono una novità per Axa XL. Il player assicurativo del mercato
danni ha all’attivo dal 2016 una collaborazione con Oxbotica,
un’azienda tecnologica specializzata in robotica mobile e sistemi
autonomi mentre nel 2017 ha aderito al consorzio Driven
sostenuto dal governo britannico per contribuire allo spiegamento
di una flotta di veicoli autonomi tra Oxford e Londra. È
del 2018, invece, l’istituzione di un Centro di eccellenza multidisciplinare
sulle tecnologie autonome.
Conclusioni
Per garantire che i rischi associati ai CAV (Connected Automated
Vehicles) siano gestiti in modo appropriato, i politici e i regolatori
possono prendere in considerazione uno spostamento da
una responsabilità personale basata sulla colpa del conducente
o sulla negligenza a un contesto di responsabilità per i prodotti.
Questo passaggio è possibile solo attraverso attente considerazioni.
I meccanismi con cui la responsabilità CAV dovrebbe
essere valutata, e la responsabilità valutata, sono questioni
complesse che implicano dei compromessi. Gli assicuratori dovranno
adattare i loro modelli di tariffazione della copertura assicurativa.
Questi modelli dovranno riconoscere il miglioramento
delle prestazioni della tecnologia nel corso degli anni. I rischi
dovranno anche essere valutati e confrontati con parametri di
riferimento appropriati ed essere considerati in modo olistico.
Affinché i CAV guadagnino un certo slancio, la raccolta dei dati
dovrebbe essere uno sforzo di cooperazione tra tutte le parti
interessate. Durante i test e l’apprendimento, è importante
che l’ecosistema si riunisca. Armati di informazioni condivise,
tutte le parti interessate possono imparare dalle sfide e dalle
esperienze reciproche ed elaborare una tabella di marcia per
la diffusione sicura dei CAV. Le difficoltà intorno ai tentativi di
adattare la legge attuale probabilmente porteranno ad anni di
incertezza per i conducenti e le persone ferite man mano che
l’uso dei CAV aumenta. Ecco perché un maggiore dialogo tra
il pubblico e il governo è importante e probabilmente avrà un
impatto sull’appetito dei consumatori per i CAV. nn
LS
GALLERIE&OPERE
IN SOTTERRANEO
IN QUESTO NUMERO
n Rinascimento ferroviario
n La grande sfida della Periadriatica
n Laboratorio europeo di gestione green
n Chiaia, la stazione che fa viaggiare
la luce agli inferi
n Dalla geometria alla bellezza
n Risolvere i problemi grazie
al know-how
Mobilità&Traffico
4/2021 leStrade
54
55
LS
Nodi Urbani
Rinascimento
ferroviario
Edvige Viazzoli
2. Rete TEN-T e strategicità
di Firenze nel contesto del Corridoio
Scandinavo-Mediterraneo
vimento di persone, merci, beni e servizi. Dei nove corridoi
TEN-T, quattro interessano direttamente l’Italia, il più esteso
dei quali è il corridoio Scandinavo-Mediterraneo, ed è proprio
in questo contesto che si inserisce il Nodo AV di Firenze.
Si tratta dunque di un’opportunità unica di sviluppo per l’accessibilità
e la centralità di Firenze, una delle città d’arte più
visitate in Europa.
La nuova configurazione del Nodo AV permetterà di raggiungere
il capoluogo toscano con maggiore velocità e frequenza,
e lo doterà di una grande e nuova stazione a servizio, non
solo dell’utenza ferroviaria, ma dell’intero tessuto urbano. Il
sistema di mobilità urbana ne trarrà importanti benefici: l’intervento
complessivo consentirà infatti di superare la congestione
del traffico ferroviario in entrata nella stazione di Santa
Maria Novella, attraverso una riduzione dei tempi di transito
e la separazione tra treni regionali e treni AV. Permetterà
inoltre di sviluppare il sistema ferroviario metropolitano della
Città di Firenze e di garantire la regolarità del Nodo AV. Dal
punto di vista urbanistico, la realizzazione di gran parte delle
opere in sotterraneo garantirà il rispetto dei vincoli paesaggistici
e architettonici a tutela dell’estetica di Firenze, città patrimonio
dell’Unesco sin dal 1982. Lo sviluppo del progetto
Gallerie
1. Vediamo il futuro: rendering
della nuova stazione AV di Firenze
Belfiore e riqualificazione a verde
dell’area
3. Tracciato
dell’infrastruttura
FOCUS SULLA NUOVA CONFIGURAZIONE PROGETTUALE DEL NODO FIORENTINO
DELL’ALTA VELOCITÀ E SULLE LINEE STRATEGICHE CHE NE GUIDANO
L’AZIONE, A PARTIRE DALLA SOSTENIBILITÀ (CON L’ADESIONE A ENVISION)
E AL COINVOLGIMENTO DI SCUOLE E COMUNITÀ. L’INFRASTRUTTURA
SOTTERRANEA - DUNQUE IDEALE PER IL CONTESTO - PORTERÀ NOTEVOLI
BENEFICI ANCHE IN TERMINI DI RIQUALIFICAZIONE URBANISTICA.
Nel mese di marzo 2020 Infrarail Firenze, società del
Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, è stata incaricata
da RFI (Rete Ferroviaria Italiana) dell’aggiornamento
del Progetto Esecutivo del “Nodo AV di Firenze”, in vista
del successivo riavvio dei lavori. Il progetto si inserisce
in un più ampio progetto europeo, la Rete Transeuropea dei
Trasporti TEN-T (Trans-European Transport Network), il quale
si pone come obiettivo principale la creazione di un’“Europa
connessa”, attraverso una rete dei trasporti in grado di promuovere
la crescita e la competitività grazie alla libertà di mo-
nel suo complesso punta anche alla valorizzazione e alla riqualificazione
del contesto urbano circostante la nuova stazione
AV Belfiore, con l’idea di restituire alla città di Firenze,
una volta ultimati i lavori, un’area urbana che possa integrarsi
al meglio con il nuovo nodo intermodale, attraverso la realizzazione
di un hub, anche con funzione di terminale per gli
autobus turistici e regionali, e di un people mover collegato
alla Stazione di Santa Maria Novella.
Mobilità integrata e sostenibile
Il collegamento tra Santa Maria Novella e la nuova stazione di
Firenze Belfiore, nonché lo studio del nuovo assetto del nodo,
parte dagli assunti presenti nel Piano Urbano della Mobilità
Sostenibile (PUMS): la città di Firenze, infatti, tramite l’adozione
del PUMS (1/8/2019), ha posto come obiettivo prin-
4. Itinerario e numeri del progetto
Gallerie
12/2015 4/2021 leStrade
4/2021
56
57
LS
5. Sezione dell’opera
9
cipale la realizzazione di un sistema di mobilità integrato e
sostenibile, articolato in diverse modalità, orientate al contenimento
degli impatti generati dai mezzi di trasporto. La
strategia del Piano, ripresa dalle Ferrovie dello Stato Italiane,
si fonda su un insieme equilibrato di interventi che conducono
al potenziamento del trasporto pubblico intermodale
e, contemporaneamente, individuano un assetto del trasporto
privato, in grado di agevolare gli spostamenti, eliminando
i punti di congestione e di frizione con il trasporto pubblico. Il
tratto urbano della nuova linea AV/AC si svilupperà per oltre
7 km in sotterraneo, con due gallerie a singolo binario, tra le
attuali stazioni di Firenze Rifredi e Firenze Campo di Marte e,
in superficie, nei tratti terminali di Castello-Rifredi e di Campo
di Marte-Rovezzano. Nell’ambito del potenziamento della
linea AV Roma-Milano, lungo il tracciato in sotterraneo in
zona Belfiore-Macelli, è prevista la realizzazione della nuova
Stazione AV di Firenze Belfiore, un hub intermodale baricentrico
fra l’aeroporto di Firenze Peretola e la stazione di Santa
Maria Novella, tramite una fermata dedicata lungo la nuova
linea tramviaria 2 “Piazza dell’Unità-Aeroporto Peretola”.
Della stazione sono già state ultimate le opere perimetrali di
contenimento del camerone interrato.
Scavo meccanizzato
L’utilizzo dello spazio sotterraneo di Firenze è reso possibile
grazie alla sapiente interazione tra uomo e macchina: da un
lato l’applicazione delle più affidabili tecnologie costruttive,
dall’altro il continuo confronto e il rigoroso coordinamento di
ingegneri, architetti, geologi, geotecnici, ecc.
Tutto ciò è indispensabile specialmente in contesti urbani in
cui è necessario adottare le più attente e adeguate precauzioni,
affinché si possano minimizzare gli impatti negativi
sullo spazio sotterraneo, il quale costituisce di per sé una risorsa
naturale da preservare. Lo scavo delle gallerie avverrà
per mezzo di una TBM EPB, che scaverà da Campo di Marte
fino al diaframma Sud del camerone di Stazione (ubicato
in corrispondenza dell’attuale fermata della tramvia “Viale
Redi”). La TBM, dopo essere stata traslata all’interno del
6
7
6. Conci (modello BIM)
7. TBM (Tunnel Boring
Machine)
8
8. Scudo
9. Back-up della maxifresa
in notturna
10. Sezioni e vista prospettica
della stazione
camerone di Stazione e delle gallerie a doppio binario a Nord
della stessa, riprenderà poi lo scavo dal pozzo di ventilazione
Nord (ex Centrale del Latte) fino a Rifredi. A ridosso del
cosiddetto “Scavalco”, è previsto il “pozzo di smontaggio fresa”
dove verrà smontato lo scudo e, successivamente, tutti
gli altri elementi della TBM, i quali verranno trasferiti a Campo
di Marte e riassemblati per lo scavo della seconda galleria.
La tecnica di scavo utilizzata permette di mantenere sempre
una pressione sul fronte e di contenere le deformazioni del
cavo, rivestendo la galleria, a brevissima distanza dal fronte,
con anelli prefabbricati impermeabili. Tale operazione avviene
man mano che avanzano gli scavi e ciò consente di assi-
10
curare la stabilità e l’impermeabilità della cavità. I conci impiegati
avranno guarnizioni incassate, in grado di assicurare
il mantenimento in sede della guarnizione stessa in fase di
posa. Attraverso la contropressione esercitata sul fronte di
scavo dal “cake” presente nella camera di scavo della macchina,
il sistema è in grado di evitare venute d’acqua dal fronte,
anche con l’aiuto di additivi iniettati direttamente nella camera
di scavo. In questo modo, è possibile evitare di turbare
le condizioni idrogeologiche e di innescare inauspicati cedimenti
del terreno. L’adozione della tecnologia meccanizzata
per lo scavo delle gallerie comporta l’impiego di schiume,
fanghi polimerici o bentonitici. Nel caso specifico del Passante
AV di Firenze, le desiderate caratteristiche del cake saranno
ottenute impiegando:
• Schiuma → Polyfoamer ECO/100 (2,25 l/m 3 terreni argillosi
- 1,75 l/m 3 terreni sabbiosi)
• Acqua → 400 ÷ 500 l/m 3
• Polimeri/bentonite →1 ÷ 3%.
La schiuma Polyfoamer ECO/100 è una schiuma testata dal
CNR in grado di garantire che, alla sua disidratazione, il materiale
di scavo rispetti i limiti di CSC (Concentrazioni Soglia
di Contaminazione) previsti nella Colonna A della Tabella 1,
Allegato 5, Parte IV del D.lgs. 152/2006.
Dunque, una volta trattato secondo i protocolli stabiliti dal
“Piano di Utilizzo delle Terre”, il materiale scavato non presen-
Gallerie
12/2015 4/2021 leStrade
58
59
LS
terà alcuna tossicità, ma, al contrario, potrà essere utilmente
reimpiegato nella realizzazione del progetto di rinaturazione
della ex cava di lignite ubicata in località S.Barbara (Cavriglia-
AR), sfruttata dall’ ENEL per alimentare la vecchia centrale
a carbone, oggi soppiantata da una centrale Turbogas. Pertanto,
nel realizzare l’indispensabile infrastruttura ferroviaria
in Firenze, si rimodella una vasta area ubicata a circa 50 km,
altrimenti destinata ad un inevitabile degrado ambientale.
La nuova stazione di Firenze Belfiore
La nuova stazione AV di Firenze Belfiore sorgerà su parte
dell’area Belfiore-Macelli, adiacente all’attuale sede ferroviaria.
Il progetto, redatto da Foster & Arup, prevede la costruzione
di una struttura con il livello delle rotaie collocato a circa
25 metri sotto il livello del suolo (+ 24.50 m s.l.m.), nonché
una camera sotterranea lunga 454 m e larga 53 m. Nel progetto
si possono riconoscere tre elementi principali:
• Il volume interrato, detto “Camerone”;
• I piani fuori terra;
• La copertura a volta ribassata.
L’elemento architettonico di maggiore rilievo della nuova Stazione
AV di Firenze Belfiore è rappresentato da una grande
copertura vetrata sorretta da una struttura in acciaio, che richiama
la tradizione delle imponenti stazioni ferroviarie, sicuramente
tra i più begli esempi di architettura industriale ereditati
dall’Ottocento. Ma la copertura di Foster ha contenuti
innovativi, quali un sistema multilayer dove ciascuna componente
assolve a funzioni diverse; la copertura è articolata in
elementi, la cui struttura variabile garantisce il controllo ambientale
e acustico, l’illuminazione naturale, il ricambio dell’aria
e l’evacuazione dei fumi. Qui, come nei suoi più recenti
edifici, Sir Norman Foster ha adottato soluzioni tecnologiche
che prevedono l’impiego di materiali rinnovabili, riducono il
fabbisogno di energia e l’emissione di sostanze inquinanti.
Quella di Firenze è una tipologia di stazione completamente
nuova per l’Italia. Si tratta, infatti, di una stazione interrata,
nella quale anche i livelli inferiori godono di illuminazione
naturale grazie alla felice configurazione verticale dell’opera,
così facilitando l’orientamento dei viaggiatori e rendendo
maggiormente vivibili tutti gli spazi a disposizione.
Obiettivo sostenibilità
Il progetto della Stazione Alta Velocità di Firenze non solo si
prefigge l’obiettivo di migliorare l’esperienza dei passeggeri
e dei visitatori della stazione, ma offre anche nuove opportunità
per il commercio e il tempo libero alla comunità locale,
proponendosi di addivenire alla realizzazione di un’opera
realmente “sostenibile”. Ed è proprio quest’ultima che Infrarail
Firenze intende coinvolgere a 360 gradi nel corso dell’avanzamento
dei lavori. Il coinvolgimento della popolazione
locale è un elemento fondamentale anche nell’ambito della
progettazione e della realizzazione di un’infrastruttura sostenibile.
Uno degli obiettivi che si pone IFR è infatti quello di
aderire al protocollo Envision, sistema di rating internazionale
utilizzato per misurare la sostenibilità di un progetto infrastrutturale.
Questo sistema consente di valutare l’impatto
potenziale di un’opera sulla collettività e sul territorio. Gli
elementi specifici, oggetto di valutazione, sono i seguenti:
11
12
• Effetti sulla qualità della vita;
• Effetti sulla mobilità;
• Grado di coinvolgimento della collettività;
• Sviluppo economico che deriva dalla realizzazione dell’infrastruttura;
• Grado di utilizzo delle risorse naturali e delle energie rinnovabili;
• Grado di salvaguardia dell’ambiente naturale;
• Riduzione delle emissioni.
In questa prima fase del progetto, gli accorgimenti che IFR
sta mettendo in atto nell’ambito delle strategie per lo sviluppo
sostenibile, spaziano dalla scelta di impiegare, per tutta la
durata dei cantieri di costruzione, macchinari, attrezzature e
11. Rendering esterno
12. Rendering interno
13 14
13, 14. Infopoint Infrarail
Firenze
15. Modello in Lego della
stazione AV
16. “Rinascimento” fiorentino
in corso, anche grazie
ad approcci alla costruzione
di infrastrutture di comunità
come quello di Infrarail
Firenze
Si ringrazia Raffaele Zurlo, Amministratore
Delegato di Infrarail
Firenze (Gruppo FS Italiane) e
Noemi Caruana, Infrarail Firenze,
per la collaborazione prestata
nella stesura di questo articolo.
16
mezzi d’opera “green”, dotati di motori ibridi e, in alcuni casi,
di motori elettrici all’utilizzo di materiale di consumo biodegradabile
presso gli uffici di cantiere e il campo base (carta,
sacchetti, bicchieri, piatti, posate, ecc.). Al fine di incoraggiare
la partecipazione della comunità e informarla in merito
ai benefici derivanti dalla costruzione delle opere del progetto,
IFR ha messo a disposizione della popolazione, presso il
campo base della stazione AV, sito in via Circondaria, 32-34
- 50127 Firenze, un Infopoint all’interno del quale, durante
l’intero periodo di esecuzione dei lavori, sarà possibile avere
notizie e curiosità sul Nodo AV di Firenze e sullo stato di
avanzamento dei lavori stessi.
Laboratorio di futuro
I princìpi ai quali si ispira IFR sono, infatti, quelli della corretta
informazione e della massima trasparenza. Tra i principali
obiettivi della Società, oltre al miglioramento della mobilità
urbana e alla preservazione della grande bellezza di Firenze,
vi è anche la sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso la
realizzazione di infrastrutture moderne, efficienti e sostenibili,
strumento indispensabile ai fini del decongestionamento del
traffico delle nostre città e di una significativa riduzione dell’impatto
ambientale. Nell’ambito delle attività di comunicazione
e formazione, IFR incoraggia altresì la collaborazione con università
e scuole di ogni ordine e grado. Nel 2020, attraverso la
collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze, sono sta-
15
ti avviati N° 3 stage formativi, grazie ai quali tre studentesse
della Facoltà di Ingegneria Civile di Firenze sono state impiegate
all’interno della Struttura “Servizi Tecnici di Progettazione”
di Infrarail e, successivamente, al termine del periodo di
stage, inserite nell’organico di Infrarail. È stato inoltre avviato
uno stage nell’ambito del Master “Geotecnica per le Infrastrutture”
dell’Università di Napoli Federico II, nell’ambito della
struttura “Servizi Tecnici di Cantiere” di Infrarail. La Società
sta dando vita a una vera e propria “Infrarail Academy”, grazie
alla quale sarà possibile contribuire alla ricerca, allo scambio
culturale e alla formazione dei giovani nell’ambito della progettazione
e della costruzione del “Nodo AV di Firenze”. Come
si è avuto modo di constatare in altri ambiti, quali la Galleria
di Base del Brennero, l’abbinamento dell’insegnamento universitario
e l’attività sul campo, ove opportunamente dosato e
guidato da docenti e da tecnici esperti, consente di pervenire
a risultati molto soddisfacenti. Per la Società pubblica Infrarail
Firenze, coerentemente con gli indirizzi del Gruppo Ferrovie
dello Stato Italiane, l’osservanza rigorosa delle norme vigenti,
il rispetto delle posizioni di tutti gli stakeholders e la trasparenza
nell’agire sono valori ed obblighi imprescindibili. nn
Gallerie
Gallerie
12/2015 4/2021 leStrade
4/2021
60
61
LS
Trafori Alpini
La grande sfida
della Periadriatica
David Marini
Giuseppe Venditti
Galleria di Base del Brennero
Brenner Basistunnel BBT SE
A DIECI ANNI DALL’AVVIO DEI LAVORI DEL LOTTO (2011), GLI SPECIALISTI DI BBT
RICOSTRUISCONO L’ESPERIENZA MATURATA NELL’ATTRAVERSAMENTO DELLA
FAGLIA TETTONICA “PERIADRIATICA”, NELL’AMBITO DEL CUNICOLO ESPLORATIVO.
UN INTERVENTO DI ALTO VALORE INGEGNERISTICO NEL QUALE L’APPROCCIO CON
MONITORAGGIO CONTINUO, SUL CAMPO, È RISULTATO DETERMINANTE DA UN
LATO PER COMPIERE LE MIGLIORI SCELTE ESECUTIVE, DALL’ALTRO PER ACQUISIRE
METODICHE E DATI PREZIOSI PER GLI INTERVENTI SUCCESSIVI.
Sotto il Passo del Brennero, tra Italia e Austria, è in corso
di realizzazione il collegamento ferroviario sotterraneo
destinato a diventare il più lungo del mondo nel
suo genere: la Galleria di Base del Brennero, che collegherà
il Land Tirolo con l’Alto Adige consentendo di superare la
barriera naturale delle Alpi e riducendo in modo significativo
i tempi di percorrenza sia per quanto riguarda il traffico merci,
sia per il trasporto delle persone. L’opera fa parte del corridoio
comunitario TEN-T Scandinavo-Mediterraneo (SCAN-
MED) ed è considerata “a priorità elevatissima” nei piani di
infrastrutturazione dell’Unione Europea. La Galleria di Base
1
del Brennero è unanimemente riconosciuta come un’opera di
ingegneria all’avanguardia, fondata su un sistema di costruzioni
sotterranee comprendente un cunicolo esplorativo, due
gallerie principali e quattro gallerie di accesso laterali. Queste
ultime - ubicate ad Ampass, nella Ahrental, a Wolf (Steinach
am Brenner) sul lato austriaco e vicino a Mules, su quello italiano
- assolvono a un duplice compito: collegare la superficie
con le canne principali e, in fase di costruzione, fungere
da canale logistico sia per il trasporto nei depositi del materiale
da scavo, sia per garantire la fornitura dei materiali per
la costruzione del sistema di tunnel. Tra Innsbruck e Fortez-
1. Immagine del fronte
di scavo
2. Tratto della Galleria di Base
del Brennero interferente con
la Faglia Periadriatica
3. Sezione di scavo
prevalentemente applicata
2
3
za è quindi prevista la realizzazione di due canne principali a
binario semplice, con interasse pari a circa 70 m. Ogni 333 m
saranno invece realizzati cunicoli trasversali di collegamento
tra le canne principali, anch’essi aventi a funzioni logistiche
e, soprattutto, futuri elementi chiavi nei piani di gestione
delle emergenze. Una particolarità della Galleria di Base
del Brennero è infine costituita dall’infrastruttura “cunicolo
esplorativo”, che si estende da un’estremità all’altra dell’itinerario
ferroviario sotterraneo sviluppandosi in asse a un
quota di circa 12 m sotto le due canne principali. Il cunicolo
esplorativo è risultato determinante nella fase delle prospezioni
geologiche, lo è nell’attuale fase di costruzione nelle attività
connesse alla logistica di cantiere e lo sarà durante la
fase di esercizio, nelle operazioni di manutenzione e drenaggio.
Nel suo complesso, il progetto Galleria di Base del Brennero
comprende oltre 200 km di gallerie: una vera e propria
“città sotterranea”.
Contesto esecutivo
Attualmente sono attivi quattro cantieri principali includendo
sia quelli sul lato Austria (Gola del Sill, Tulfes-Pfons), sia quelli
sul lato Italia (Sottoattraversamento Isarco e Mules 2-3). In
questo articolo tecnico, approfondiremo alcuni aspetti geologici
e geotecnici riguardanti una serie di attività e lavorazioni
avvenute proprio in Italia, nell’ambito della realizzazione del
tratto di cunicolo esplorativo denominato “Linea Periadriatica”.
Attraverso il prolungamento del cunicolo all’interno di
una zona geologicamente complessa come, per l’appunto, la
“Linea Periadriatica” e la contestuale costruzione di una serie
di opere di supporto logistico in ambito Mules, è stato infatti
possibile da un lato acquisire le informazioni necessarie
per supportare la progettazione delle tratte di galleria di
linea in quel particolare contesto geologico, dall’altro organizzare
la logistica di gestione dei materiali di smarino e approvvigionamento,
così da ridurre al minimo l’impatto delle
attività sul territorio, ottimizzando infine i tempi di costruzione
degli interventi principali.
Nello specifico, le opere realizzate in questo lotto costruttivo
sono consistite in un tratto del cunicolo esplorativo attraverso
il lineamento tettonico “periadriatico”, per un’estensione di
circa 2 km in direzione Nord a partire dal punto di innesto della
Finestra di Mules e in asse al tracciato delle gallerie di linea
della Galleria di Base del Brennero, nonché, come accennato,
nelle cosiddette “Opere Propedeutiche ambito Mules”, una
serie di cunicoli, caverne e gallerie, sempre localizzate in corrispondenza
del punto d’innesto della Finestra di Mules, per
un’estensione pari a circa 200 m in direzione Sud e a circa 1,5
km in direzione Nord. I lavori del lotto, a seguito di gara d’appalto
europea, sono stati affidati al Consorzio Brennero 2011,
costituito dalle imprese PAC SpA, Oberosler Cav. Pietro SpA,
Implenia Construction SA e Cogei SpA, che hanno avviato i
cantieri nel settembre 2011. Le attività esecutive, svolte nel rispetto
dei tempi e dei costi disciplinati contrattualmente, sono
state quindi concluse nel luglio 2015. Ci troviamo dunque a
esattamente dieci anni dall’inizio delle lavorazioni: una “giusta
distanza” a cui va sommato, retrospettivamente, il periodo
dell’articolata attività progettuale e dei contestuali monitoraggi.
Con il senno di poi, come vedremo, possiamo dire che un
Gallerie
Gallerie
12/2015 4/2021 leStrade
4/2021
62
63
LS
approccio di questo genere alle particolari complessità tecniche
che un’opera di attraversamento come quella del Brennero
può riservare alla fine si è rivelato foriero di buone pratiche
metodologiche e operative. Di qui l’interesse nel divulgarlo in
varie sedi, scientifiche così come informative, e condividerlo
dunque con la più ampia comunità tecnica.
Cenni geologici
Prendendo in considerazione il solo tratto del versante italiano,
la Galleria di Base del Brennero attraversa le maggiori
unità tettoniche che compongono la catena delle Alpi,
che si presentano in genere sotto forma di falde sovrapposte
e rappresentano i residui dell’area di collisione tra la
placca europea e quella adriatico-africana. Le Faglie di Mules
e della Pusteria, nello specifico, appartengono al Lineamento
Periadriatico, un insieme di dislocamenti tettonici
a scala regionale che si estendono lungo tutto l’arco alpino
separando due catene orogeniche a vergenza opposta. Attivo
fin dal Giurassico, il Lineamento Periadriatico assume
diverse denominazioni a seconda della regione di interesse:
Linea Insubrica, Linea delle Giudicarie, Linea del Canavese
e via dicendo.
Nell’area interessata dalla realizzazione della Galleria di Base
del Brennero si interpone tra il Granito di Bressanone, a Sud,
e il basamento polimetamorfico indifferenziato Austroalpino
a Nord. Riservando ad altri contesti e ad altre sedi approfondimenti
più dettagliati sul quadro geologico dell’area, frutto
peraltro di continui approfondimenti geognostici, ci limitiamo
qui a riportare alcune considerazioni di evoluzione progettuale
utili a comprendere meglio il contestuale modus
operandi. In fase di progetto preliminare (2002) era stata
ipotizzata una potenza complessiva di roccia interessata dal
disturbo tettonico pari a circa 1 km, comprensiva però della
lamella tonalitica. Il progetto definitivo del 2008 aveva invece
individuato due gruppi di strutture: la Faglia della Pusteria
a Sud delle tonaliti e l’insieme di faglie di Sprechenstein/Val
di Mules a Nord, rispettivamente caratterizzate da un’estensione
di circa 150 e 400 m. Un assetto strutturale confermato
nell’aggiornamento del 2013, che aveva anche attestato
un incremento di potenza delle due faglie portandole a 220
e 600 m. A consuntivo, nel 2014, questo incremento fu confermato
soltanto per le faglie di Sprechenstein/Val di Mules
(che nella presente trattazione rappresentano la “Periadriatica”
propriamente detta) valutandone le potenza nell’ordine,
per l’appunto, di quasi 800 m di rocce cataclasate. La core
zone del Lineamento Periadriatico è risultata alla fine composta
prevalentemente da cataclasiti, miloniti, ultracataclasiti
(cachiriti) con intervalli decametrici di corpi quarzitici e
metarenitici che, essendo caratterizzati da maggiore competenza,
hanno meglio resistito alla deformazione risultando
dunque meno danneggiati.
Indagini e sondaggi
Per quanto riguarda l’esplorazione geologica e idrogeologica
funzionale alla realizzazione della Galleria di Base del Brennero,
in primo luogo sono stati eseguiti estesi rilievi di superficie
e numerosi carotaggi profondi, che in parte hanno raggiunto
la quota galleria. Dai fori di sondaggio sono state effettuate
prove geofisiche, idrauliche, meccaniche, nonché prove per la
determinazione dello stato tensionale in sito. L’analisi dei dati
raccolti ha permesso la definizione di un modello geologico e
di un modello idrogeologico di previsione, sulla base dei quali
è stato quindi definito il modello geomeccanico. La zona interessata
dalle esplorazioni geologiche presenta uno spessore
di copertura rocciosa compreso tra 500 e 1000 m, nonostante
l’impiego delle tecniche geognostiche più elevate, permaneva
tuttavia una residua “incertezza” di natura geologica per
fugare la quale il progetto della Galleria di Base del Brennero
ha previsto lo scavo preventivo di un cunicolo esplorativo, con
finalità geognostiche, in grado di fornire elementi conoscitivi
in tempo utile per l’ottimizzazione dello scavo delle successive
gallerie di linea. In generale, oltre alle informazioni originate
dalla fase progettuale, gli esecutori hanno sempre potuto contare
su un cospicuo corpus di dati derivanti dalla sistematica
esecuzione di sondaggi contestuali all’avanzamento dal fronte
di scavo del cunicolo esplorativo, che, per così dire, si trovava
ad “anticipare” di alcuni chilometri lo scavo delle gallerie
di linea. Questo approccio, come già rilevato in precedenza,
avrebbe pertanto apportato un contributo oltremodo significativo
nella gestione dei rischi di natura geologica derivanti dallo
scavo degli stessi “main tunnel”.
5
4
4. Dettaglio dello schema
tettonico nell’area
di interesse della Galleria
di Base del Brennero
(linea rossa)
5. Perforazioni in
avanzamento con “preventer”
per il controllo della portata
e della pressione dell’acqua
dal foro
6, 7, 8. Fasi esecutive
dall’album fotografico del
grande cantiere della Linea
Periadriatica
6
7
8
Rilievo e scavo
Le prospezioni in avanzamento sono state inizialmente realizzate
con carotaggi “a recupero”, di lunghezza fino a 350 m,
effettuati a partire da piazzole laterali predisposte all’interno
del cunicolo. Per la gestione del rischio idraulico, è stato invece
impiegato sistematicamente un preventer meccanico, dimensionato
per contrastare pressioni fino a 100 bar: seppure
in assenza di venute significative (le portate temporanee
misurate nel foro di sondaggio sono state di inferiore ai 5l/s),
sono state misurate pressioni fino a quasi 50 bar. Sono state
utilizzate, in corso d’opera, tipologie di indagini con minore in-
cidenza sulla produzione generale del cantiere. Dai sondaggi
a carotaggio continuo si è passati così ai più flessibili sondaggi
“a distruzione”. I carotaggi a recupero, grazie alla possibilità
di effettuare analisi e prove sulle carote estratte, restituivano
in informazioni più complete, ma allo stesso tempo determinavano
delle difficoltà operative, nonché sfavorevoli incidenze
sulla produttività. Le attività di avanzamento per l’attraversamento
della Faglia Periadriatica, dal punto di vista cantieristico,
hanno preso avvio dal preventivo consolidamento del fronte
di scavo e dell’estradosso attraverso l’impiego di barre autoperforanti
cementate. A seguire, lo scavo a piena sezione con
martellone, spesso era sufficiente il solo ripper montato su
escavatore, le attività di smarino, la posa del primo strato di
betoncino proiettato fibrorinforzato, l’applicazione delle centine
e chiodi radiali autoperforanti. A una distanza di pochi metri
dal fronte si è proceduti a realizzare l’arco rovescio ed un secondo
stato si spritz-beton strutturale di prima fase con l’utilizzo
di doppia rete elettrosaldata,. Questo ciclo di lavorazioni,
ripetute secondo lo schema esposto, era contestuale al consolidamento
a contorno, eseguito ogni due centine, e a quello
del fronte, in questo caso ogni quattro centine. La produzione
era di ca. 12 m di avanzamento settimanale, con una produzione
media di circa 1,5 m al giorno. All’interno del ciclo si
collocavano sia scavo e getto dell’arco rovescio armato, sia il
sondaggio a distruzione in avanzamento della lunghezza pari
a circa 40 m. Quest’ultima attività veniva tuttavia realizzata
senza condizionare l’avanzamento dello scavo.
Tecniche costruttive
Già dai primi studi eseguiti era emersa l’opportunità di eseguire
con metodo tradizionale il tratto di cunicolo esplorativo nel
punto di faglia caratterizzato dal contatto tettonico tra Placca
Europea e Placca Africana (all’incirca tra il km 11+500 e il km
12). Una volta oltrepassata la Faglia di Sprechenstein/Faglia
della Val di Vizze (contraddistinta dalla presenza di cachiriti,
cataclasiti, miloniti tonalitiche), il piano degli scavi prevedeva
di poter proseguire impiegando una TBM fino al Confine di Stato.
Dai dati raccolti emerge chiaramente che, l’ammasso con
presenza delle citate cachiriti, cataclasiti e miloniti tonalitiche
ha espresso valori di resistenza sensibilmente inferiori rispetto
a quelli del materiale “sano” (granito e tonalite), provocando
maggiori deformazioni con la conseguente generazione di
un’estesa fascia plastica intorno al cavo stesso. Inoltre, lungo
il percorso sono state rilevate zone intensamente fratturate,
rese tali a seguito di movimenti tettonici.
Il progetto a base di gara identificava un tratto significativo
caratterizzato da un rapporto resistenza d’ammasso/tensione
geostatica (Ơ cm /p o ) minori di 0,2, nonché da deformazioni
del cavo nettamente superiori al 3% del raggio, con
conseguenti condizioni di instabilità del fronte e incipienti
plasticizzazioni del materiale. Poco prima di avviare lo scavo
in zona di faglia, è stato quindi eseguito un sondaggio orizzontale
di lunghezza pari a 330 m. I dati registrati del sondaggio
(DAC test), così come quelli derivanti da una serie di
prove meccaniche di laboratorio eseguite hanno portato a
un aggiornamento nella classificazione del materiale. L’analisi
complessiva eseguita [1] ha quindi determinato la condizione
di comportamento dell’ammasso descritta in fig. 8.
Gallerie
4/2021
64
9
9. Condizione
di comportamento
dell’ammasso [8]
La parametrizzazione aveva evidenziato la necessità di prevedere
importanti consolidamenti del fronte, che comunque, in
alcuni casi, non permettevano di ridurre la convergenza al fronte
stesso entro limiti ritenuti accettabili (3% del raggio di scavo).
In tali situazioni, il valore molto elevato delle pressioni di
confinamento necessarie a garantire l’equilibrio della cavità in
corrispondenza delle convergenze relative, benché ridotte per
l’effetto dei consolidamenti sul contorno, era tale da sconsigliare
l’adozione di rivestimenti rigidi. Nella casistica in questione,
è stata pertanto prevista l’adozione di una deformazione controllata
della cavità, da modulare in funzione delle deformazioni
massime attese. Nella fase propriamente esecutiva, a partire
dall’impiego del “Metodo Osservazione” (“Tentative Solution”)
combinato a un attento controllo e monitoraggio, è stato rilevato
un forte comportamento asimmetrico, con elevate deformazioni
in asse galleria e minori in direzione radiale. Tale condizione
ha determinato l’opportunità di adottare un rivestimento
“rigido” per la messa in sicurezza della cavità, in combinazione
con il consolidamento al fronte che ha permesso di contenere
in limiti accettabili le deformazioni in asse galleria; è stata quindi
applicata la sezione di scavo rappresentata in fig. 2. Sempre
in corso d’opera, è stato inoltre eseguito anche un approfondito
monitoraggio, basato sull’impiego di estensimetri al fronte,
misure di convergenza, strain gauge e celle di carico montate
sulle centine, nonché chiodi ed estensimetri multibase radiali.
Infine, sono state condotte delle accurate back-analysis, sulla
base delle esperienze di comportamento dell’ammasso registrate,
ed è stato aggiornato il modello di calcolo [9].
Dai dati alle scelte
Dall’interpretazione giornaliera dei dati da parte di un apposito
tavolo tecnico composto da rappresentanti di Committente,
Impresa, Progettista e Responsabile della Sicurezza, è stato
così possibile decidere in tempo reale come procedere con
l’avanzamento, sulla base degli aggiornamenti geologici-geotecnici
ricavati dal campo, dei dati di monitoraggio e dei risultati
delle prove di laboratorio: un’autentica sfida, vinta anche grazie
alla stretta collaborazione e alla competenza di tutti i soggetti
coinvolti. I dati di monitoraggio hanno fatto emergere la sussistenza
di un forte comportamento asimmetrico, con elevate
Gallerie
deformazioni in asse alla galleria e minori in direzione radiale.
Dalle interpretazioni fornite, tale fenomeno avrebbe portato
a un’ulteriore modifica della sezione di scavo, mantenendo sì
un cospicuo consolidamento del fronte, ma mettendo in opera
un rivestimento strutturale di prima fase “rigido”: una sezione
così concepita si sarebbe dimostrata del tutto efficace, nonché
adattata all’effettivo stato tenso-deformativo dell’ammasso.
L’interpretazione dei dati raccolti ha pertanto permesso di anticipare
situazioni di possibili instabilità nell’avanzamento e di
reagire in tempo reale alle esigenze del cantiere (questo sia in
termini di sicurezza, che di avanzamento dello scavo). In generale,
il tratto della zona di faglia si è prolungato di quasi 300
m rispetto alle previsioni originarie (dagli iniziali 500 m circa
agli 800 documentati) e ha determinato anche lo spostamento
verso Nord della realizzazione del camerone di montaggio
TBM. Un altro aspetto rilievo, é rappresentato dall’incremento
degli sforzi sviluppati nel rivestimento del cunicolo a seguito
dello scavo delle gallerie di linea: nelle “core zone” dei tratti in
faglia del lotto costruttivo in questione, sono infatti stati rilevati
incrementi sistematici degli sforzi nell’ordine del 30%. Questo
approccio basato sul monitoraggio continuo è risultato infine
perfettamente funzionale a supportare le metodiche messe in
atto da Galleria di Base del Brennero in materia di valutazione
del rischio, un “mainstream” seguito in tutte le fasi dell’opera,
dalla progettazione al cantiere, con l’obiettivo di individuare,
step by step, le più opportune misure di contenimento prima
che il rischio stesso possa generarsi. nn
Bibliografia
[1] Galleria di Base del Brennero, Progettazione Esecutiva - Cunicolo esplorativo Tratta Lineamento Periadriatico
- Documentazione geologica e geotecnica di base - Tipi di ammassi rocciosi, Comportamento Zone di
Faglia, Aprile 2009.
[2] Galleria di Base del Brennero, Progettazione Esecutiva - Cunicolo esplorativo Tratta Lineamento Periadriatico
- Documentazione geologica e geotecnica di base - Sondaggio in avanzamento a carotaggio continuo
PK 11+731,8, Dicembre 2011.
[3] Galleria di Base del Brennero, Progettazione Esecutiva - Cunicolo esplorativo Tratta Lineamento Periadriatico
- Documentazione geologica e geotecnica di base - Rapporto geotecnico, Marzo 2009.
[4] Barovero G., Casale S., Egger H., Barnabei E., “BBT SE: The role of direct investigations ahead of the tunnel
face in the construction cycle of a conventional and mechanized tunnel”, WTC 2019 Bergen (Norvegia).
[5] TBM Excavation of Long and Deep Tunnels Under Difficult Rock Conditions - ITA Working Group n°17 -
Long Tunnels at Great Depth, ITA Report n°19, Maggio 2017.
[6] Fuoco S., Zurlo R., Marini D., Pigorini A. (2016), Tunnel Excavation Solution in Highly Tectonized Zones,
WTC 2016, San Francisco (California).
[7] Zurlo R., BBT SE, la scelta della Committenza e l’avanzamento lavori, GEOALP 2017.
[8] Pizzarotti, E. M., Galleria di Base del Brennero - Progetto Esecutivo di Dettaglio del Cunicolo esplorativo
Periadriatica e Opere Propedeutiche ambito Mules - Cunicolo Esplorativo: Attraversamento Lineamento Periadriatico:
Relazione Tecnica, 2012.
[9] Marini D. Galleria di Base del Brennero - Progetto Esecutivo del Cunicolo esplorativo Periadriatica e Opere
Propedeutiche ambito Mules: Relazione statica del rivestimento di prima fase - Gallerie di Linea, 2013.
66
67
LS
Torino-Lione
Laboratorio europeo
di gestione green
FOCUS SULLA GESTIONE DEI
MATERIALI DA SCAVO DELLA
SEZIONE TRANSFRONTALIERA
DELLA NUOVA LINEA TORINO
LIONE, DOVE IL PRESENTE
CI RACCONTA DI UNA
STRATEGIA DI RIUTILIZZO
BASATA SU RICERCA
APPLICATA E TECNOLOGIE
LOGISTICHE AVANZATE,
MENTRE IL FUTURO È GIÀ
ANIMATO DA UN’AUTENTICA
SFIDA NORMATIVA:
ABBATTERE LE FRONTIERE
NAZIONALI E GESTIRE INSIEME
I 37 MILIONI COMPLESSIVI
DI TON SCAVATI E DA SCAVARE
TRA ITALIA E FRANCIA.
La costruzione delle due canne di 57,5 km del tunnel di
base della linea ferroviaria Torino-Lione comporterà la
produzione di rilevanti quantità di materiali di scavo la
cui mancata valorizzazione o il trattamento come rifiuto, implicherebbe
considerevoli aumenti dell’impatto e del costo
dell’opera. Nel quadro della realizzazione della sezione transfrontaliera,
i materiali verranno estratti per un arco di tempo
di circa di 10 anni e sono destinati a essere reimpiegati
per lo più nel quadro del progetto stesso. La sola parte non
valorizzabile sarà conferita a deposito nei siti di riambientalizzazione
che il progetto ha individuato. Il progetto tecnico
risponde dunque a una logica operativa, ma è ispirato an-
1. Il grande cantiere dell’imbocco lato Francia
della Torino-Lione
Eleonora Cesolini
Senior Project Manager
TELT Tunnel Euralpin
Lyon Turin
Sara Settembrino
Comunicazione
esterna Italia
TELT Tunnel Euralpin
Lyon Turin
2. Dati sul recupero
del materiale da scavo
in Italia e in Francia
© Caroline Moreaux
Ricerca applicata
e tecnologie per la logistica
Nel quadro degli studi varati fin dall’inizio del progetto, TELT
si è molto impegnata nella ricerca di soluzioni e tecnologie
per la valorizzazione. Fin dal 1997 prima la società Alpetunnel
e LTF dopo, hanno condotto diversi studi orientati al reimpiego
dei materiali di scavo, oggetto di diverse pubblicazioni
tecnico-scientifiche, inclusa la realizzazione di una stazione
sperimentale di trattamento dei materiali sul sito dei lavori
della discenderia di Modane. Un gruppo di lavoro multidisciplinare
è operativo, appositamente incaricato di cercare
soluzioni a servizio della valorizzazione dei materiali, sulla
base dell’esperienze del CETU (Centre d’Étude des Tunnels)
del ministero dei Trasporti francese, e dell’AFTES - Association
Française des Travaux en Souterrain, il cui ultimo lavoche
da una volontà più alta: la ricerca di soluzioni innovative
per la sua concreta attuazione, mediante ricorso a soluzioni,
strumenti e tecnologie espressamente pensate per le esigenze
del progetto. In concreto TELT ha scelto, valorizzando
al massimo gli strumenti normativi che già lo permettono,
di reimpiegare nell’opera la quantità più elevata possibile di
materiale estratto in Italia e Francia, con una quota prevista
oltre il 50%, in diverse applicazioni: calcestruzzi strutturali
dei rivestimenti della galleria (conci); rilevati stradali e riempimenti;
rimodellamenti.
Ma la sfida consiste nell’adottare un approccio proattivo che
integri il rigoroso rispetto delle disposizioni di legge, con una
strategia globale di gestione dei materiali di scavo, di massimizzazione
del loro impiego, preservazione delle risorse
naturali e contenimento dei costi. Per questo tale strategia
messa in campo da TELT si basa su quattro attività cardine:
valorizzazione massima, ricerca applicata e sviluppo di tecnologie
per la logistica (in collaborazione con istituti e università),
tracciabilità informatica e valorizzazione in chiave
binazionale.
La massima valorizzazione
dei materiali nel progetto
La variante di cantierizzazione del progetto, approvata nel
2018, che prevede lo scavo del tunnel di base lato Italia a
partire da Chiomonte invece che da Susa, ha comportato un
aggiornamento nella gestione dei materiali di scavo, le cui
maggiori novità riguardano:
• La riduzione della produzione del materiale di scavo rispetto
al Progetto Definitivo approvato nel 2015 di circa 400.000,00 t;
• Il ritorno di esperienza della galleria geognostica della Maddalena,
ove i test di laboratorio eseguiti sul materiale di scavo
hanno permesso di approfondire le valutazioni sul coefficiente
di valorizzazione per produzione di inerti da calcestruzzo e
quindi aumentare le quantità di aggregati che si prevede di
reimpiegare (circa 1.000.000 t più delle previsioni originarie);
• Lo stoccaggio in sotterraneo di rocce verdi direttamente nelle
gallerie che non verranno più utilizzate in fase di esercizio,
evitando l’uscita all’esterno di questa tipologia di materiali.
Ad oggi, in base alle ultime stime, il volume totale dei mate-
riali da scavare è pari a circa 37 milioni di tonnellate, di cui 30
milioni di tonnellate sul versante francese e circa 7 milioni di
tonnellate sul versante italiano. Si prevede che oltre il 50%
di questa roccia sarà trasformata e utilizzata per le esigenze
del progetto, anche se è il materiale italiano quello risulta più
adatto ad essere riutilizzato: il 68% è infatti adatto al reimpiego
in calcestruzzo e rilevati a fronte del 45% del materiale
estratto in Francia. La valorizzazione avverrà in siti industriali
dedicati, che opereranno in modo trasversale a servizio dei
vari cantieri operativi. In tali siti il materiale, con le caratteristiche
adatte, sarà lavorato e trasformato in inerti pregiati,
certificato e trasferito alle centrali di produzione del calcestruzzo,
sia degli anelli che rivestiranno la galleria, ma anche
nei calcestruzzi delle opere civili. Inoltre, sempre sulla base
delle specifiche caratteristiche degli aggregati, se ne prevede
l’impiego anche in altre parti d’opera e nei rilevati ferroviari.
Nella revisione finale del progetto di riferimento, lato Italia,
ai materiali estratti viene assegnata la destinazione stabilita
nell’ambito dei piani di gestione. Il piano di gestione italiano
è parte integrante del progetto e si sostanzia nel Piano di
Utilizzo delle terre e rocce da scavo redatto ai sensi dell’art.
5 del DM 161/2012, che definisce le procedure per la corretta
gestione e il riutilizzo dei Materiali da Scavo (MATEX) in
qualità di sottoprodotto ai sensi dell’art. 184-bis del D.Lgs.
152/06 e s.m.i., verificato ai sensi dell’art. 167 comma 5 e
art. 183 del Dlgs 163/06 e soggetto a Parere VIA – VAS n.
2647 e delibera CIPE n. 30/2018 e 39/2019. La simmetria
lato Francia indica procedure diverse, ferma restando l’adozione
di un analogo piano di gestione che prevede di classificare
i materiali di scavo, individuarne la destinazione, con la
medesima logica di massimo impiego di quello disponibili e
di salvaguardia delle risorse naturali. Tuttavia, la qualifica di
rifiuto, oggi assunta dai materiali di scavo qualora essi escano
al fuori del cantiere in cui sono prodotti, privilegia ancora
una logica di semplice “ubicazione” piuttosto che di “prestazione“
offerte dalle caratteristiche fisico-chimiche proprie dei
materiali, ai fini del loro reimpiego. Per tale ragione le consultazioni
sul disegno di legge anti-spreco e sull’economia circolare,
all’esame dell’Assemblea nazionale, fanno ben sperare
nell’estensione del concetto di sottoprodotto, nel solco di un
miglioramento progressivo del quadro normativo verso strumenti
di sostegno concreto all’economia circolare.
Gallerie
Gallerie
4/2021
68
69
LS
3
ro di revisione della “Raccomandazioni sulla gestione e l’impiego
dei materiali di scavo”, fornisce un quadro aggiornato
delle più importanti esperienze di settore, completo di metodi
di scavo, informazioni su MATEX (MATèriaux EXcavès) di
terreni sciolti che sono la prevalenza negli scavi meccanizzati,
oltre a utili informazioni giuridiche, pubblicato sul sito web
della SIG Società Italiana Gallerie. Grazie anche a tali iniziative,
progressi significativi sono stati raggiunti nell’utilizzo di
cutter strumentati, sviluppati nel quadro del progetto DRA-
GON, nell’analisi dell’immagine eseguite al fronte, alla testa
della TBM, nonché nelle analisi così detta in linea di colore,
chimica (PGNAA) e granulometrica. Progressi a supporto di
tutta la catena di gestione materiali, con anticipazione della
classificazione MATEX fin dall’identificazione al fronte, facilitandone
il corretto indirizzamento di processo (aggregati
o altro) e riducendo perdite di tempo e inefficienze. Proprio
la catalogazione in linea dei materiali e l’identificazione delle
loro caratteristiche fisico-chimiche, quanto più anticipata possibile,
rappresenta la soluzione possibile in quanto strumento
chiave di ausilio della logistica nelle piattaforme di cantiere,
spesso limitate per disponibilità di superfici, oltre che per
complessità e eterogeneità delle operazioni in atto.
La collaborazione
con il Politecnico di Torino
In questo quadro si colloca la collaborazione che TELT sta avviando
con il Centro interdipartimentale SISCON (Safety of
InfraStructures and CONstruction) del Politecnico di Torino
per la ricerca di strumenti innovativi da utilizzare nella catena
di gestione delle rocce e terre da scavo. Partecipano al team
di ricerca i dipartimenti di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio
e delle Infrastrutture (DIATI), di Scienza applicata e
Tecnologia (DISAT) e di Ingegneria strutturale Edile e Geotecnica
(DISEG). Scopo della collaborazione è la ricerca operativa
di soluzioni per “industrializzare” il processo di caratte-
4
rizzazione dei materiali (che sono allo scavo sostanzialmente
indifferenziati) fin dalla fase di estrazione, e poi durante il trasporto
su nastro, fino all’accumulo a bocca galleria. L’idea è
di ricercare quelle tecnologie che favoriscano il controllo automatico
del processo e della tracciabilità, al fine di conferire
robustezza e velocità a tutte le operazioni. Lo studio prevede
più fasi e linee di attività quali:
• Analisi automatizzata o semiautomatizzata del marino in
area laterale al nastro: applicazione delle tecniche di riconoscimento
anticipato delle caratteristiche chimiche, mineralogiche
e dimensionali sia su materiali tal quali che dopo lavaggio.
• Regolazione dei parametri del processo di vagliatura e frantumazione
sulla base delle caratteristiche individuate e delle
necessità di riutilizzo.
• Definizione di curve granulometriche ottimali per l’impiego
© TELT
3. Lato Italia: vista aerea
del cantiere di Chiomonte
4. Recupero di smarino
su nastro trasportatore
© TELT
5. Metodi di scavo:
tradizionale
6. Con TBM (Tunnel
Boring Machine)
7. Esempio di
geolocalizzazione trasporti
su mappa e informazioni
trasporto
5
6
© TELT
più efficiente dei materiali trasformati.
Il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e
delle Infrastrutture (DIATI) fornirà le proprie competenze
sull’analisi del ciclo di scavo e dell’interazione fra sistemi di
scavo e di trasporto, nonché sulla misura delle variazioni delle
caratteristiche meccaniche e composizionali dei materiali
mediante tecniche visuali innovative 2D, laser scanner (3D)
sincronizzato con le analisi di pezzatura. Per la valutazione
mineralogica e petrografica anticipata del marino si approfondiranno
le possibilità offerte dall’analisi di immagini iperspettrali
con camera digitale, intelligenza artificiale (Machine
Learning/deep Learning, LIBS Laser Induced Breakdown
Spectroscopy). Il Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia
(DISAT) contribuirà all’analisi chimica (qualitativa e
quantitativa) del marino con metodi innovativi e non distruttivi
(spettroscopia Raman, diffrazione raggi X (XRD) accoppiata
alla fluorescenza X (XRF)), per l’identificazione dei minerali
costitutivi e all’evidenziazione di eventuali fasi nocive
per il confezionamento di calcestruzzi (silice amorfa, solfati,
materiali carboniosi, sali…). Il Dipartimento di Ingegneria
Strutturale Edile e Geotecnica (DISEG) lavorerà infine all’ottimizzazione
eco-meccanica delle miscele di calcestruzzo contenenti
materiale di scavo, calcestruzzi green, definendone
le caratteristiche meccaniche e di sostenibilità.
Tracciabilità informatica
dei materiali
Altro elemento di solidità nella catena delle operazioni di gestione
dei materiali di scavo, è la completa tracciabilità dei
materiali stessi, da e per i cantieri, con ausilio di un sistema
di tracking che consenta, in qualunque fase temporale, di conoscere
in tempo reale il quadro aggiornato dei movimenti
materie. Il sistema di cui si intende dotare la flotta di mezzi
impegnata nella movimentazione, si avvarrà di sistemi di
monitoraggio satellitare dei trasporti e tracciabilità digitale
dei flussi, e si baserà sui seguenti presupposti:
• Tutti i mezzi dedicati al trasporto dei materiali di scavo saranno
dotati di localizzatore satellitare, e gli autisti saranno
dotati di palmare per la registrazione dei dati di carico/scarico
dello smarino trasportato (es. classe dei materiali - Cl1,
Cl2, Cl3, peso dei materiali trasportati);
• Una piattaforma web dedicata, consentirà, in tempo reale
consentirà (al titolare del contratto lavori, alla Direzione Lavori,
agli Enti di controllo) di visionare l’ubicazione dei mezzi, il
loro percorso, il carico contenuto; tale piattaforma
dovrà consentire la produzione di report automatici
circa i viaggi/gg effettuati da e per ogni singolo
cantiere, i quantitativi totali di materiale trasportato,
le caratteristiche (es. Cl1, Cl2, Cl3, aggregati
valorizzati) trasportati. Tale piattaforma sarà accessibile
tramite specifica App su smartphone per
gli utenti autorizzati all’accesso;
• Il sistema di tracciabilità dei trasporti comprenderà
anche al trasporto su ferrovia verso i siti di
destinazione finale dei materiali, dotando i treni
trasporto anch’essi di rilevatore GPS e abbinando
a ciascun convoglio le informazioni circa il quantitativo
di materiale trasportato e i dettagli di cia-
Gallerie
Gallerie
12/2015 4/2021 leStrade
4/2021
70
71
LS
8
© TELT
scun trasporto;
• I responsabili di cantiere dei siti di deposito intermedio o di
destinazione finale dei materiali disporranno di palmari con
cui effettuare la presa in carico del materiale, respingere il carico,
o evidenziare eventuali commenti al trasporto (es. carichi
difformi da quanto riportato nella bolla di trasporto, anomalie,
pesi difformi a quanto dichiarato ecc.).
La predisposizione di un set informativo completo e mirato
alle esigenze, esaminato e validato congiuntamente agli Enti
di controllo, consentirà di rendere il processo di tracciabilità
dei materiali di scavo del tutto informatizzato, inclusa la produzione
di DDT con modalità automatizzata, sicura e certificata.
A valle di un affiancamento iniziale al tradizionale documento
cartaceo, previsto dall’Allegato 6 del DM 161/12, la
volontà è quella di operare una completa transizione digitale
di tutta la documentazione di processo, con evidenti vantaggi
operativi di semplificazione, dematerializzazione dei documenti
e accessibilità agevolata, assicurando trasparenza
completa e la più severa garanzia di legalità.
L’approccio binazionale
e il quadro sovranazionale
L’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo
della Repubblica francese del 30 gennaio 2012 e quello per
l’avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della
nuova linea ferroviaria Torino-Lione del 24/2/2015, costituiscono
i documenti di riferimento per la costruzione dell’opera
e, nello specifico, prevedono che le procedure relative
all’ambiente, che integrano la gestione dei materiali di scavo,
debbano essere conformi alle normative nazionali. Il riferimento
comune, nella materia, è quello definito dalla direttiva
comunitaria 2008/98/CE che definisce le nozioni di rifiuto
e sottoprodotto. Il motivo di tale distinzione è legato alle conseguenze
in termini di responsabilità (amministrativa, civile
e penale), di tracciabilità dei materiali, nonché di procedure
contrattuali e di eventuali trasferimenti transfrontalieri. Ma la
direttiva non è stata recepita negli stessi termini in Francia e
in Italia: l’Italia ha infatti emanato il decreto n. 152 del 2006
e, successivamente, il decreto n. 161/2012, nonché il Regolamento
recante la disciplina semplificata della gestione delle
terre e rocce da scavo contenuta nel DPR 13 giugno 2017,
n. 120, in cui sono specificate le condizioni in cui terre e rocce
di scavo si possono considerare sottoprodotti e non rifiuti.
La Francia ha invece recepito la direttiva con l’ordinanza
del 17 dicembre 2010, senza adottare un decreto attuativo.
Tuttavia, come già rappresentato, la legge è tuttora in evoluzione,
come conferma la linea tracciata dalla legge in materia
di transizione energetica votata dal Parlamento francese
nel 2015. In tale quadro, la politica nazionale di prevenzione
e gestione dei “rifiuti” è fattore essenziale per la transizione
verso l’economia circolare fondata sul consumo sobrio e responsabile
delle risorse naturali, che tenga conto del ciclo di
vita di un prodotto, dalla sua fabbricazione, fino al ciclo finale
di smaltimento e recupero. Ciò premesso, ma in continuità
con le scelte operate, l’attività per la gestione dei materiali
di scavo del Grant Agreement (l’accordo tra Unione Europea,
Italia e Francia nell’ambito della Connecting Europe Facility,
CEF, per il finanziamento comunitario all’opera) prevede l’obbligo
del riutilizzo per quanto possibile dei materiali di scavo
prodotti durante la costruzione.
In coerenza con l’adesione nel novembre 2015 al programma
Global Compact delle Nazioni Unite e al Global Compact
8, 9, Produzione di conci
nello stabilimento francese
France, TELT ha assunto l’impegno di rispettare i suoi 10 principi
tra cui la promozione di una maggiore responsabilità ambientale,
il principio precauzionale, lo sviluppo e la diffusione
di tecnologie rispettose dell’ambiente. In questo senso la
decisione ministeriale del 2 giugno 2015, indirizzata al Presidente
di TELT e relativa all’approvazione del progetto di riferimento
della sezione transfrontaliera, ha ricordato la necessità
di perseguire il programma di studio di valorizzazione
dei materiali in modo da ottimizzare le possibilità d’impiego
nei rilevati o nella produzione di inerti, limitando così gli impatti
connessi alla movimentazione e al conferimento in deposito.
Ne consegue il percorso logico che, oltre al ricorso
massivo a tecnologie e strumenti di efficientamento del processo,
si confronta con la consapevolezza che la quota di riutilizzo
dei materiali potrebbe aumentare se fosse consentita
una valorizzazione in chiave binazionale. Una procedura il
cui quadro giuridico è ancora da definire. Infatti, atteso che
la produzione e il fabbisogno di materiali sullo stesso sito di
scavo non sono concomitanti, la mobilitazione e l’utilizzo dei
materiali da una parte e dall’altra della frontiera/del cantiere
sarebbe ipotizzabile e di forte valore aggiunto del progetto.
Un cantiere unico
In questo contesto generale si collocano due azioni orientate
all’esigenza di poter considerare il cantiere nel suo insieme
come un ambiente unico e coerente, senza distinzioni di
frontiera. Da un lato Regione Piemonte, Auvergne Rhône-
Alpes e TELT, rispondendo alla Consultazione pubblica della
Commissione ENVE del Comitato europeo delle Regioni sul
New Circular Economy Action Plan, su cui sta lavorando l’Europa,
hanno proposto di uscire dalle logiche nazionali per considerare
il perimetro delle aree di lavoro delle grandi opere
transnazionali come un unico cantiere europeo e poter così
incentivare il riutilizzo del materiale estratto dove serve, indipendentemente
dalla nazionalità dello scavo. Il tema è entrato
tra i punti dell’opinione adottata dalla sessione plenaria
9
© TELT
del Comitato, il cui documento programmatico è stato inviato
alla UE per il percorso legislativo sul nuovo piano di economia
circolare. Il 27 gennaio 2021 il Parlamento europeo
ha adottato una proposta di risoluzione finale sul nuovo piano
di circular economy e il 9 febbraio è stata votata una relazione
d’iniziativa in cui viene recepita la proposta di gestione
transfrontaliera dei materiali. L’ultimo passaggio spetta alla
Commissione europea che dovrà ora trasformare il piano in
proposta di legge in cui si vedrà come sarà declinato il punto
sui materiali di scavo. Parallelamente è operativo un gruppo
di lavoro all’interno della Conferenza intergovernativa della
Torino Lione (CIG), per verificare la fattibilità di istituire una
gestione binazionale dei materiali, da un punto di vista regolamentare
e tecnico-operativo. Infatti, nell’attesa di un testo
più specifico in merito alla declinazione dell’economia circolare,
occorre operare nel contesto giuridico attuale, continuando
a valorizzare i materiali di scavo nelle condizioni più
sicure, garantendo la piena tracciabilità dei materiali ed evitando
al contempo di stravolgere il mercato di riferimento.
Conclusioni
La costruzione della sezione transfrontaliera della Nuova Linea
Ferroviaria Torino-Lione è destinata a costituire un grande
campo sperimentale per un arco di tempo non breve, dove
tecnologia, visione e modernizzazione possono fornire strumenti
nuovi e utili alla trasparenza e all’efficienza nella gestione
di grandi quantità di materiale di scavo, risolvendo i
rischi e le diffidenze che sempre accompagnano questa tipo
di attività. Il rigoroso rispetto delle disposizioni di legge non
può infatti prescindere da una strategia globale di gestione,
centrata sulla massimizzazione del reimpiego, preservazione
delle risorse naturali e dell’ambiente attraversato, con una
gestione attenta e commisurata dei costi. Strategia che impegna
la stazione appaltante in un percorso non facile di rigorosa
pianificazione, severo controllo e ricerca costante delle
soluzioni e delle risposte necessarie. nn
Gallerie
Gallerie
12/2015 4/2021 leStrade
4/2021
72
73
LS
1
IL POZZO DI LUCE CHE PORTA AGLI “INFERI”, OVVERO LA
NUOVA STAZIONE CHIAIA DELLA LINEA 6 DELLA METRO DI
NAPOLI, È UN’OPERA UNICA CHE STA SORGENDO NEL VENTRE
DEL CAPOLUOGO PARTENOPEO. A RENDERLA TALE IL CONNUBIO
DI INGEGNERIA, ARCHITETTURA E ARTE CHE STA DANDO VITA
AL “MIRACOLO” DI FAR VIAGGIARE IL SOLE A 44 METRI
DI PROFONDITÀ, ATTRAVERSO FORME ARCHETIPICHE,
FIGURE MITOLOGICHE E VISIONI DANTESCHE.
Gallerie
È
qualche anno ormai che abbiamo iniziato un viaggio
tecnico-fotografico con i lettori di leStrade e riteniamo,
oggi, che sia tempo di proseguirlo con altre tappe
nel nostro incredibile mondo sotterraneo. In questa occasione,
per essere precisi, la tappa sarà solo una: la stazione
Chiaia della Linea 6 della metropolitana di Napoli, perché,
a pochi mesi dall’ultimazione dei lavori, merita già da sola
un intero racconto. In realtà tutta la Linea 6, come la Linea
1 che i lettori hanno imparato a conoscere anche da utenti
e che stiamo ultimando nella tratta alta dalla stazione Garibaldi
fino all’aeroporto di Capodichino, segue il modello
napoletano delle metropolitane caratterizzato da stazioni
dell’arte e grande ingegneria nell’esecuzione di lavori in sotterraneo,
in un contesto fortemente vincolato e densamente
urbanizzato. La Linea 6, la cui concessionaria per il Comune
di Napoli è la società Hitachi Rail STS SpA, è progetta-
ta Metropolitana di Napoli SpA e costruita dal gruppo ICM.
Partendo dalla stazione Mostra, la Linea 6 collega la zona
Ovest della città di Napoli, precisamente il quartiere Fuorigrotta
(che insieme a Bagnoli costituisce la X Municipalità),
con l’area porto di piazza Municipio (I Municipalità). Proprio
in questa grande piazza, la Linea 6 è strettamente legata
alla Linea 1 tanto da avere nella stazione Municipio un’unica
tornelleria, posta nell’area comune sottostante le sue 5
uscite (ad oggi sono in esercizio 3 su 5, in attesa dell’ultimazione
dei lavori dell’uscita Porto e dell’uscita Area archeologica
nel fossato del Castel Nuovo). La Linea 6 non ha avuto
negli anni uno sviluppo semplice: è, infatti, costituita da
una prima tratta, Mostra-Mergellina, già ultimata ed esercita
per qualche tempo e da una seconda tratta, Mergellina-
Municipio. Nel corso del 2021, l’ultimazione di buona parte
dei lavori di questa seconda tratta farà sì che si possa apri-
2
Opere Metropolitane/1
Chiaia, la stazione
che fa viaggiare
la luce agli inferi
Maria Luisa
De Guglielmo
Coordinatore della
progettazione
Direzione Tecnica OOCC
Metropolitana
di Napoli SpA
Antonello De Risi
Senior Advisor
Direzione Tecnica OOCC
Metropolitana
di Napoli SpA
1. Cupola inferiore (sfera)
con l’opra d’arte di Peter
Greenway
Foto Riccardo Siano
2. Il tracciato della Linea 6
che comprende la stazione
Chiaia
Gallerie
12/2015 4/2021 leStrade
4/2021
74
75
LS
3
3. Il ponte di Chiaia
in due immagini del tempo
e l’ubicazione della seconda
uscita della stazione
Chiaia sull’omonima strada
(foto dal web e render su foto
attuale con il ponte Monterey
oggi restaurato)
4. La stazione è collocata
al di sotto di piazza Santa
Maria degli Angeli, piccolo
vuoto urbano tangente alla via
Gennaro Serra che la collega
alla nota piazza Plebiscito
5. Bozzetto sulla sezione
trasversale: il pozzo
di luce secondo Uberto Siola
& Partners
6. La composizione
architettonica con evidenza
dei tre volumi principali di
cui è composta la stazione
secondo Uberto Siola
& Partners
7. Il percorso mitologico della
discesa agli inferi secondo
Peter Greenway
5 6
Gallerie
re all’esercizio il percorso Mostra-San Pasquale, cui seguirà,
ultimate le stazioni Chiaia e Municipio, l’intero ordinario
esercizio che la città attende.
4
La stazione Chiaia
e lo spazio urbano
La stazione Chiaia è ubicata in un piccolo vuoto urbano, in
un’area storica della città di Napoli a cavallo tra il quartiere
Chiaia e il quartiere Monte di Dio. È già questo un aspetto interessante
del progetto che, aggiunge alle funzioni trasportistiche
dell’infrastruttura metropolitana, una particolare funzione
urbanistica: la stazione, infatti, connette i due quartieri Monte
di Dio e Chiaia che, posti a una quota altimetrica diversa, sono
frutto di una stratificazione storica e architettonica della città.
La necessità di connessione era già sentita quando con il ponte
“Monterey” nel 1636 si cercò di unire la collina di Pizzofalcone
con quella delle Mortelle e, ancora, con la via Chiaia di Domenico
Fontana attraverso una ripida rampa che Ferdinando
II delle Due Sicilie decise di eliminare. Infatti, quest’ultima divenne
ben presto area di degrado che nemmeno l’espediente
del grande crocifisso del dominicano padre Rocco, prodigo
di opere di assistenza e apostolato con tanta influenza a corte
e ispiratore del Real Albergo dei Poveri dell’architetto Fuga,
riuscì a tenere libera. Sotto il crocifisso, per devozione popolare,
i tanti lumini offerti realizzarono una certa illuminazione
notturna che, però, poco poté contro il perdurare delle cattive
frequentazioni. Nel 1834 la rampa fu sostituita da un torrino
a scale, all’interno del quale nel 1956 venne realizzato l’ascensore
di Chiaia, tutt’ora esistente, che costituisce uno dei
4 ascensori pubblici gratuiti della città. L’ascensore rese possibile
raggiungere velocemente via Giovanni Nicotera, la strada
che passa sul ponte, e la piazza S. Maria degli Angeli. La
stazione Chiaia, nei suoi primi livelli interrati, riassume quindi
in sé secoli di storia politica e sociale della città. Il passaggio
tra i due quartieri avviene tra l’ingresso principale della stazione
in piazza S. Maria degli Angeli (+40,50 m slm) e via Chiaia
(+24,70 m) senza interessare le tornellerie di stazione poste
nel mezzanino a quota +6.94 m da cui partono le discenderie
per le banchine a quota -3.35 m.
Il pozzo di luce
nell’architettura
Nella visione dello studio Siola & Partners, firma prestigiosa
dell’architettura napoletana, la stazione posta in un fazzoletto
di spazio doveva diventare un “pozzo di luce”. A tal
fine, il progetto esalta e accompagna la luce naturale fino
44 m sotto il piano piazza, cioè al piano del ferro, cosa non
usuale per una metropolitana, attraverso una sapiente composizione
architettonica di volumi pieni e di vuoti e nell’uso
di finiture di grandissimo pregio. La discesa della luce captata
dalla cupola superiore passa attraverso quattro episodi
architettonici, per dirla con le parole del professor Siola:
il cilindro della discesa da piazza S. Maria degli Angeli a
via Chiaia all’interno della quale s’innesta una spettacolare
scala elicoidale, il cubo che unisce Chiaia alla zona dei binari
e che di fatto funziona come smistatore dei traffici nei due
7
possibili utilizzi della stazione, la cosiddetta zona dell’ottagono
anch’essa di smistamento, ma verso le due direzioni
dei binari, e la sfera della grande cupola inferiore che coinvolge
i binari e le banchine.
La discesa agli inferi
nell’arte figurativa
Il concept architettonico è stato interpretato, dal punto di
vista artistico, dall’intervento di Peter Greenway, considerato
uno dei più significativi cineasti britannici contemporanei.
Greenway, come diretta conseguenza della sua formazione
pittorica, ha visto nella stazione una tela su cui
esercitare le tecniche dell’arte figurativa in generale. Egli,
infatti con l’apprezzamento e la condivisione del progettista
Siola, ha evidenziato la successione dei volumi architettonici
primari con l’uso di differenti colori (blu cobalto, verde
smeraldo, giallo arancio, rosso cremisi) e lasciando il bianco
ad esaltazione della luminosità naturale proveniente attraverso
il pozzo centrale. Questo microcosmo sotterraneo
riordina, nei colori, cinque figure mitologiche che, partendo
dall’alto, interpretano Giove, Nettuno, Cerere, Proserpina e
Plutone. Il primo passaggio mitologico avviene tra Giove e
Nettuno attraverso una scala elicoidale che, nella visione di
Greenway, diviene uno spartito in cui suggestivamente ripetere
la frase di Ovidio dell’esaltazione dell’acqua (Est in
aqua dulci non invidiosa voluptas). Il verde della fascia centrale
rappresenta la terra e onora Cerere; esso lascia poi il
posto all’arancio con l’installazione di melograni in ceramica
che riportano al rapimento di Proserpina da parte di Plutone.
Infine, si giunge al livello banchina, rosso nella tonalità
classica degli inferi. Il piano banchina è sovrastato dalla
Gallerie
12/2015 4/2021 leStrade
76
77
LS
8
8. Planimetria degli ingombri
di stazione con indicazione
delle opere di contenimento
9. Demolizione galleria
di linea e realizzazione, per
allargamento, della galleria
di stazione
Gallerie
10. Realizzazione
delle gallerie di stazione
11. Galleria di banchina
lato Municipio. Sezione
trasversale con interventi
da galleria TBM
cupola inferiore, all’intradosso della quale la moltitudine di
occhi delle anime degli inferi, derivanti dal modello dipinto
dallo stesso Greenway, è volutamente in attesa di mischiarsi
agli occhi dei viaggiatori che, diretti in banchina, si affacceranno
nei grandi oblò.
Il connubio tra l’arte e l’architettura ha, anche in superificie,
la sua grande espressione nella realizzazione di un’imponente
statua di Giove con 24 braccia, come le ore del giorno,
su disegno di Greenway. Altre 8 statue, riproduzioni di statue
classiche del Museo Nazionale di Napoli (MAN), verranno
collocate in una precisa successione nel corpo centrale
della stazione, in corrispondenza dei pianerottoli di sbarco
delle scale, diventando così una maestosa galleria d’arte in
cui il viaggiatore sarà totalmente immerso.
9
12. Struttura definitiva
in risalita (cilindro)
13, 14. La straordinaria
discesa agli “inferi”
della nuova stazione Chiaia
13 14
12
L’ingegnerizzazione
La suddivisione della stazione in episodi architettonici e in
tre principali volumi (il cilindro, il cubo e la sfera) ad opera
del professor Uberto Siola non è affatto casuale perché
corrisponde a tre distinte sezioni geologiche che hanno
condizionato in maniera diversa lo scavo della stazione,
totalmente realizzato a cielo aperto. Partendo dalla quota
della piazza S. Maria degli Angeli fino alla quota di via
Chiaia, lo scavo del cilindro è proceduto in materiale sciolto
dopo aver realizzato paratie di pali Φ 1000 che si sono
spinte fino alla quota del tufo. La stabilità della paratia è
stata, in questo primo stadio, assicurata da tre/quattro ordini
di tiranti per tre dei quattro lati, mentre il quarto, prospiciente
la via Chiaia, è stato assicurato con due puntoni
agli angoli necessari per la presenza del fabbricato che si
sviluppa da via Chiaia fino alla piazza.
Lo scavo in tufo, da poco al di sotto della quota di +24.00
m di via Chiaia e fino all’incirca alla quota +6,50 m del lucernario
posto al di sopra del piano del ferro in corrispondenza
della sezione achitettonica a forma di cubo, è stato
realizzato stabilizzando le pareti del tufo con spritzbeton e
chiodature. L’ultima sezione di scavo, corrispondente alla
sfera, è stata realizzata come la precedente ma, essendo
in buona parte sotto falda, tenendone bassa la quota con
10
11
l’impiego di pozzi di emungimento per consentire lo scavo
in asciutto. Durante lo scavo di quest’ultima sezione si
è dovuto demolire il rivestimento della preesistente galleria
di linea che, partendo dalla stazione Mergellina, era
già stata realizzata fino al pozzo di estrazione della TBM
in prossimità di piazza Municipio. Infatti, la scelta progettuale
per la Linea 6 è stata quella di realizzare prima tutta
la galleria di linea con il passaggio della TBM e poi, in corrispondenza
dei pozzi di stazione, demolire quella di linea
per realizzare i due tronchi di galleria di stazione in allargamento
rispetto alla sezione circolare iniziale.
In questa stazione, la delicatezza delle lavorazioni di scavo
è stata accentuata dalla presenza di una cavità centrale
censita a ridosso del pozzo di stazione, verso l’edificio
prospieciente via Chiaia, e di ulteriori cavità non censite di
cui una interferente, in particolare, con la galleria di banchina
lato Municipio. L’impostazione progettuale per le cavità
interferenti è stata la bonifica e il successivo riempimento
parziale o totale, in funzione della loro geometria
e posizione, al fine di realizzare un complesso omogeneo.
La cavità interferente con la galleria di banchina lato Municipio
è stata oggetto di chiodature e iniezioni eseguite
dall’interno della galleria TBM a garanzia di cucitura e resistenza.Terminato
l’allargamento della galleria si è impermeabilizzata
tutta la parte di stazione sotto falda con teli
in pvc e successivo rivestimento in c.a. Le strutture defi-
Gallerie
12/2015 4/2021 leStrade
4/2021
78
79
LS
nitive sono, quindi, state realizzate, in risalita di ben 50
m dal fondo pozzo. In corrispondenza della sezione cubo,
il contrasto delle pareti laterali del grande pozzo è stato assicurato
da una maglia di travi puntone atte a separare la
parte centrale del cubo stesso con lo spazio a contorno rimasto
funzionale all’inserimento dei gruppi scale.
La stazione Chiaia, come si è capito da quanto esposto e
dalle immagini che abbiamo voluto mostrarvi, è oggetto di
una grande curiosità. I quotidiani, infatti, hanno iniziato recentemente
a diffondere le prime foto della struttura riscuotendo
un certo entusiasmo da parte dei cittadini mentre l’industria
televisiva l’aveva utilizzata come set, già nel 2018,
per una puntata dei Bastardi di Pizzofalcone. Alla luce di ciò
che accade nelle stazioni della Linea 1, siamo certi che anche
questa stazione, e tutta la Linea 6, avrà ben presto un
lungo curriculum nel settore visivo della comunicazione. Il
risultato più prezioso è, tuttavia, la consapevolezza di aver
realizzato con le nuove linee metropolitane, in generale,
una svolta nella vivibilità della città di Napoli e, in particolare
con la stazione Chiaia, di aver vinto la scommessa di
’portare la luce agli inferi’.
16
15
La progettazione e la costruzione di opere complesse è
attività corale e anche un semplice racconto non può che
tenerne conto. I nostri ringraziamenti vanno, pertanto,
al presidente prof. ing. Ennio Cascetta e al direttore generale
ing. Fabio Giannelli e a tutti i colleghi della Metropolitana
di Napoli SpA, nonché ai tecnici del gruppo ICM,
rappresentati dall’ing. Giancarlo Acchiappati, e a tutte le
maestranze impiegate a vario titolo nella realizzazione delle
nostre opere. nn
15. Rustico della scala
elicoidale (interno cilindro)
16. Ultimazione lavori area
museale Foto Riccardo Siano
Opere Metropolitane/2
Dalla geometria
alla bellezza
Fabrizio Apostolo
UN NUOVO LUOGO URBANO, CHE VALORIZZA LA TRADIZIONE MULTI-PIANO
DELLA CITTÀ E INSIEME SA CREARE INNOVAZIONE E SVILUPPO SOCIALE
E CULTURALE. SARÀ TUTTO QUESTO LA STAZIONE CHIAIA, I CUI ELEMENTI
ARCHITETTONICI PORTANO UNA FIRMA D’ECCEZIONE, QUELLA DEL PROFESSOR
UBERTO SIOLA, CHE CI RACCONTA NON SOLO IL PROGETTO, MA ANCHE I SUOI
PRESUPPOSTI IDEALI E I SUOI FINI, IN QUEST’INTERVISTA TUTTA DA GUSTARE.
1. Il professor Uberto Siola
1
Un nuovo centro cittadino per una città unica. Un nuovissimo
“luogo urbano” - come lo definisce l’autore
del progetto architettonico della stazione Chiaia, Linea
6 della Metropolitana di Napoli, ovvero l’architetto Uberto
Siola, a capo dello studio Siola & Partners - che va però a
innestarsi, rispettandola profondamente e insieme innovandola
sensibilmente, in una cultura antichissima. Cultura tec-
nico-costruttiva, ma anche e soprattutto sociale e, è il caso
di dirlo, popolare, ovvero capace di amalgamare più “popoli”,
quelli dell’alto e del basso, non solo nel senso di classe,
ma anche di plastica fisicità. Se dal punto di vista ingegneristico,
come ben ci hanno illustrato i tecnici di Metropolitana
di Napoli nell’articolo che trovate nelle pagine precedenti, si è
trattato tra le altre cose di rendere possibile un “cantiere impossibile”
nel cuore di Napoli, inventando quotidianamente
una logistica che ha consentito di muovere circa 10mila bilici
colmi di terre, nonché soluzioni ardite quali la realizzazione
di tiranti con ancoraggi direttamente nel tufo, dato l’alto
rischio di realizzare i bulbi sotto le fondazioni dei palazzi storici
dell’area, da quello strettamente architettonico l’impresa
tra le imprese è stata - più poeticamente ma non meno faticosamente
- quella di portare il sole partenopeo a 44 metri
di profondità, facendogli compiere un viaggio tra le geometrie
(di Siola) e i colori (di Peter Greenway). Per raccontare
come si deve questo viaggio, abbiamo avuto l’opportunità di
conversare direttamente con il professor Uberto Siola. Ecco
il resoconto del nostro colloquio.
Gallerie
Professor Siola, dal paradiso all’inferno dunque, che
poi, sul piano costruttivo, trasportistico e anche urbanistico,
è da considerare, in fondo, un altro “paradiso”.
Prima di parlare dell’“enciclopedia Chiaia” e dei suoi
tomi, però, può descriverci il suo personale punto di
vista sul tema-infrastrutture: che ruolo possono e devono
avere nella nostra contemporaneità?
Nella mentalità comune le infrastrutture sono considerate
più un vettore di servizi, che opere meritevoli di attenzioni
estetiche. Nel caso delle stazioni della Metropolitana di Na-
Gallerie
4/2021
80
81
LS
2 3
poli, invece, questa idea è stata abbondantemente superata,
perché qui le infrastrutture agiscono sulla città come
potatrici di valori di sistema, come moltiplicatori di benefici:
e questo è a tutti gli effetti un forte messaggio culturale.
Lo stesso, del resto, avviene in molti scenari internazionali
ed è già avvenuto, nella Storia. Pensiamo alla metropolitana
di Mosca e ai suoi messaggi anche propagandistici, ma
non solo. A Napoli, il merito della metropolitana dell’arte è
quello di aver intuito che anche un sistema infrastrutturale
può essere messaggero di cultura e di bellezza, oltre che
naturalmente veicolo di miglioramento trasportistico e sviluppo
economico.
Entriamo nel vivo del progetto Chiaia: qual è a suo avviso
la peculiarità, il tratto di unicità di un intervento
come questo?
L’unicità di Chiaia risiede nel fatto che questo progetto coglie
appieno l’essenza di Napoli. Operiamo infatti in una città
che, a differenza di molte altre, è cresciuta non in orizzontale,
ma in verticale, ovvero su più livelli. Vi sono luoghi urbani
in cui queste stratificazioni sono più evidenti, più tangibili,
che in altri e uno di questi è proprio l’asse che lega Chiaia
con Pizzofalcone. Dove, realizzando un sistema di trasporto
collettivo, possiamo andare a intercettare non uno, ma ben
due piani urbani distinti, e questo è senza dubbio già un elemento
vincente. Chiaia significa due città, quella dei Borbone
che conquistano la playa, chiaia per l’appunto, e quella
degli alloggiamenti militari sovrastanti, i Quartieri Spagnoli.
I due piani sono sempre stati in qualche modo collegati, tramite
l’antica rampa o le odierne scale a torretta. Aver avuto
la possibilità di poter lavorare su un nuovo, ulteriore collegamento
tra la Napoli alta e la Napoli bassa, mettendo in rete
i rispettivi utenti, ha significato poter contribuire a dar vita a
un nuovo vero centro della Napoli d’Occidente.
4
5
2. Il cantiere di Santa Maria
degli Angeli
3. La luce di Napoli raggiunge
i binari
4. Rendering della nuova
piazza riqualificata
5. Rendering del percorso
elicoidale
6. Il cortile cinematografico
di Palazzo San Felice a Napoli
7. Locandina di Passione,
film musicale del 2010
di John Turturro
6
Dalla tradizione della Napoli multi-piano al lavoro per
rispettarla e insieme innovarla: come avete affrontato
questa sfida, che è anche consistita nel costruire un
“ponte” tra passato e futuro?
Premetto che è stata una sfida anche di carattere sociale,
perché stiamo parlando di “platee d’uso” molto diverse
tra loro: dare vita a un’occasione di osmosi trasportistica
come quella di Chiaia significa anche attivare un processo
di rivisitazione urbana anche dal punto di vista sociale.
Detto questo, dopo il primo, straordinario lavoro ingegneristico
che ha individuato e preparato il punto dove
realizzare la nuova stazione, il lavoro di noi architetti è
partito essenzialmente da un grande buco che misurava
25x25x43 metri e da una stratigrafia essenzialmente
composta da tre tipi diversi di elementi materici: la terra,
l’acqua e il tufo.
Un trittico che ha senz’altro ispirato la nostra idea di colmare
questo spazio urbano con tre elementi geometrici:
il cilindro, il parallelepipedo e la semi-sfera. Questo partendo
dal fatto che a mio avviso l’unico problema di noi
architetti deve essere la bellezza, che nel caso di Chiaia
si doveva tradurre nella sfida di portare a 44 metri di profondità
il sole di Napoli.
Sì, la scommessa è stata questa: far arrivare nel ventre
della città, in tutte le stagioni dell’anno, un raggio di
luce. L’abbiamo vinta proprio grazie alla geometria, tenendo
presente, tra le altre, la lezione di Le Corbusier,
per il quale tutta la bellezza della Storia, a partire da
quella di Roma antica, era assimilabile proprio alle forme
geometriche.
Ai grandi elementi ne abbiamo poi aggiunti degli altri,
per esempio la rampa elicoidale che riformula il percorso
dell’antica rampa pre-spagnola o della scala, un elemen-
7
to totalmente urbano e non trasportistico. Quindi, il sistema
di scale che portano alla stazione e quei vuoti che
abbiamo voluto riempire con spazi costituiti da quadrati
e sottoquadrati che da un lato si ispirano alla lanterna
araba, dall’altro, più propriamente, ai cortili napoletani
settecenteschi…
Ci spieghi meglio quest’ultimo aspetto.
Lo farò con una citazione cinematografica: il film Passione
di John Turturro del 2010, che fa rivivere le canzoni
della grande tradizione napoletana ambientandone
alcune proprio nei cortili dei nostri palazzi storici. Le
danzatrici che si affacciano dalle nicchie ci fanno capire
che quel palazzo altro non è che uno spazio teatrale, e
così abbiamo reso la stazione Chiaia, dove abbiamo affiancato
il teatro al museo, inserendo lungo i livelli dei
gruppi marmorei e dando vita a una vera e propria galleria
d’arte. Ai binari, si arriverà dopo aver viaggiato nel
patrimonio museale della città.
E non abbiamo ancora parlato dell’apporto di Peter
Greenway…
Lo conosco da molti anni, ho già lavorato con lui per il padiglione
dell’Expo di Shangai. Il suo contributo è stato incredibile,
originalissimo.
Il tema pittorico che ha suggerito è stato sì il viaggio dantesco
agli inferi, caratterizzato dal passaggio tra tre temi
coloristici, ma in questo caso il viaggiatore è la stessa mitologia,
perché stiamo parlando di un percorso che va da
Giove a Plutone.
Infine: se dovesse definire la tipologia di opera che
ha progettato per la metropolitana partenopea, come
la descriverebbe?
Certamente si tratta di una stazione, ma questo progetto,
in particolare, non è definibile attraverso un dizionario costruttivo
classico.
Non si tratta di un edificio in senso stretto, non è soltanto
un hub infrastrutturale. Ma è a tutti gli effetti un nuovo
luogo urbano, che può diventare
opera d’arte, caffè letterario, museo,
centro per conferenze e insieme
molte altre cose. Da parte
mia posso dire di essere davvero
orgoglioso di aver dato forma a
un luogo al servizio della città, un
centro nevralgico destinato a vivere
e pulsare anche quando la metropolitana
non transita. Sì, la stazione
Chiaia del terzo millennio è
un grande palazzo napoletano del
Settecento e insieme un incredibile
teatro urbano, che sorge dal passato
ed è proiettato nel futuro.
Il presente è questa collaborazione
tra ingegneria, architettura e arte,
di cui Napoli può andare fiera. nn
Gallerie
Gallerie
4/2021 leStrade
4/2021
82
83
LS
Lavorazioni Underground
Risolvere i problemi
grazie al know-how
1
2
1, 2. Interventi nella galleria
Verceia (Anas) in Valtellina
3. Elia Stevanato, titolare
di Stevanato Lavori
e Prodotti Speciali
4, 5. Applicazione di resine
nella galleria Cernobbio,
lungo la SS 340 (sempre
statale Anas)
zione di giunti (sia stradali sia aeroportuali),
impermeabilizzazioni, sigillatura
a caldo di pavimentazioni, ricostruzioni
cementizie. Il filo conduttore di questo
“universo” esecutivo: la tecnica. Parola
chiave che, come sanno bene i lettori
della nostra rivista, ne racchiude fondamentalmente
altre due: l’innovazione
(nei materiali e nelle attrezzature) e il
know how, ovvero la competenza di chi
fisicamente vive ogni giorno il cantiere.
In altri termini, “le persone”, come
ama sottolineare proprio Elia Stevanato,
il quale tra l’altro sul proprio profilo LinkedIn,
oltre a informazioni e foto dei lavori,
posta regolarmente le foto dei suoi
collaboratori con lo slogan “Stevanato,
fatta da persone”. Un’iniziativa molto gradita, alla rete e
soprattutto a quelli che sono di fatto i migliori testimonial
aziendali possibili.
Infrastrutture messe al sicuro
Attiva da oltre 40 anni, Stevanato nell’ultimo decennio ha
maturato una grande esperienza nel campo delle lavorazioni
underground, aspetto di cui ci occuperemo in questa
sede, rimandando a successivi approfondimenti l’illustrazione
degli altri contesti di intervento. “In prevalenza
- spiega Elia Stevanato a leStrade - ci occupiamo di iniezioni
di resine funzionali a bloccare le infiltrazioni, sia accompagnando
le imprese in nuove opere, sia in casi di
manutenzioni profonde dell’infrastruttura. Ma eseguiamo
anche iniezioni finalizzate a chiudere micro-crepe in superfici
cementizie, tutti lavori particolari grazie ai quali ci
siamo costruiti una certa nomea nel settore”.
Sempre in galleria, tanto per fornire al lettore un quadro
completo sugli interventi in carnet, Stevanato esegue
anche scarifiche a secco di strutture cementizi, nonché
idrodemolizioni con attrezzature robotizzate. Anche
se la parte del leone la fanno proprio la gestione delle infiltrazioni
e i consolidamenti, campi in cui l’azienda colla-
3 bora con i principali operatori del settore,
dall’ambito stradale (tra gli altri, con
Anas) a quello delle metropolitane. Attualmente,
soltanto per fare un esempio
tra i molti possibili, le squadre di Stevanato
sono operative nel cantiere della
Galleria Verceia, lungo la SS 36 in Valtellina,
dove Anas sta eseguendo una serie
di interventi per il miglioramento del sistema
di smaltimento delle acque meteoriche,
nonché la verniciatura delle pareti.
Nella bacheca aziendale, però, rientrano
anche, come accennato, anche numerosi
casi di iniezioni di contrasto alle infiltrazioni
nell’ambito della realizzazione di
nuove opere che prevedono grandi scavi:
un’operazione cruciale, sia per la tutela
di tutti coloro i quali lavorano in galleria, sia per la correttezza
esecutiva degli interventi. “Scendendo ulteriormente
nel dettaglio - aggiunge Elia Stevanato - nel tunnelling i
servizi che effettuiamo sono i seguenti: iniezioni di resine
poliuretaniche, iniezioni di resine acriliche, iniezioni di resine
epossidiche, ricostruzione di cementi armati, idrodemolizione,
trattamento superficiale con vernici. Il nostro
valore aggiunto? La profonda conoscenza delle problematiche
e soprattutto la ‘customizzazione’, perché ogni intervento
ha la sua storia e le sue peculiarità, per questo, prima
di iniziare il lavoro, riteniamo fondamentale effettuare
gli adeguati sopralluoghi e portare a casa le informazioni
necessarie alla scelta della soluzione tecnica più adatta,
più opportuna”. Il riferimento è, essenzialmente, ai prodotti
da impiegare, che Stevanato conosce, testa e impiega
con riconosciuta cognizione di causa: “Merito, e torno
ancora su un punto a cui tengo molto, della preparazione
dei miei operatori, che conoscono bene questo mestiere”.
Se le persone, con i loro know how, giocano un ruolo chiave
in lavorazioni tanto specialistiche, un altro caposaldo
per la buona riuscita del compito è sicuramente la tecnologia,
in cui Stevanato continua a investire: “Oltre a poter
disporre di una grande varietà di materiali, le nostre squa-
Gallerie
INIEZIONI PER BLOCCARE VENUTE D’ACQUA NELLE OPERE ESISTENTI
O IN FASE DI REALIZZAZIONE. CONSOLIDAMENTI E RIPRISTINI DI CEMENTI
E CALCESTRUZZI. SCARIFICHE E IDRODEMOLIZIONI. È DECISAMENTE AMPIO
IL VENTAGLIO DI INTERVENTI PER IL SOTTERRANEO NEL CV DI STEVANATO,
UN’AZIENDA CHE PUNTA FORTE SULLA CONOSCENZA PROFONDA DELLA
MATERIA E SULLA SPECIALIZZAZIONE DEI SUOI OPERATORI.
4
5
I
riflettori di leStrade si accendono sulla Stevanato
Prodotti e Lavori Speciali, un nome noto nel settore
delle infrastrutture proprio in virtù di quello che
viene ottimamente sintetizzato nella stessa ragione sociale
di quest’azienda veneziana sul mercato dal 1979:
l’alta specializzazione, sia per quanto riguarda le lavorazioni,
sia per le soluzioni tecniche adottate. Parliamo al
plurale, perché un punto di valore della company guidata
da Elia Stevanato è proprio l’ampio ventaglio di interventi,
eseguiti ed eseguibili, in molteplici contesti applicativi.
Riassumiamone soltanto alcuni: infiltrazioni d’acqua, interventi
su gallerie, sottopassi, ponti e viadotti, ricostru-
Stefano Chiara
Gallerie
4/2021
84
6
6. Ancora un intervento
di iniezione con resine
in uno dei cantieri
della metropolitana di Napoli
7, 8. Lavorazioni di scarifica
a secco
9. Ripristino di piedritti
NUOVO CARICATORE
DYNAPAC MF2500CS
IMIX
10. Attività di ripristino in una
galleria del Quadrilatero
7 9
10
STAGE 1 MIXING
induces flow from the cold region
STAGE 2 MIXING
brings flow back together
8
dre impiegano attrezzature altamente performanti, a partire
delle pompe ad aria. In alcuni casi, le specifiche esigenze
della lavorazione ci portano a progettare soluzioni
fatte su misura, è stato questo il caso, per esempio, di una
pistola per le iniezioni”.
Evoluzione continua, dunque. Nella formazione, nella conoscenza
dei materiali, nell’adattamento delle macchine.
Accade lo stesso se vogliamo lo sguardo alle scarifiche a
Gallerie
secco con testate fresanti, altra lavorazione ad alta specializzazione
(e delicatezza) in galleria, oppure alle idrodemolizioni,
effettuate sempre di più con l’impiego di robot
ad alte performance come quelli della linea Aquajet, che
fa capo a Brokk. Ma di questo aspetto torneremo a parlare
con maggior dovizia di particolare quando ci occuperemo
di ponti, un altro campo di prova dove la specializzazione
può essere davvero l’arma in più. nn
12/2015 4/2021 leStrade
Il nuovo Caricatore Dynapac MF2500CS IMIX aggiunge alle già alte
prestazioni qualitative del Caricatore standard una omogeneità del
conglomerato bituminoso limitandone la segregazione, attraverso un
sistema di coclee a 2 stadi, garantendo allo stesso tempo la corretta
temperatura. Contattaci per saperne di più.
DISPONIBILE PER IL NOLEGGIO! MACCHINA IN SAGOMA
PER IL TRASPORTO!
Dynapac Italia Srl - Bastioni di Porta Nuova 21 - 20121 Milano
Tel 02 89041396 info.italy@dynapac.com www.dynapac.com
SCEGLI LA TUA STRADA
LS
MATERIALI
&TECNOLOGIE
MATERIALI
n La strada maestra di ricerca e formazione
n Tecniche di misura dello stato tensionale
TECNOLOGIE&SISTEMI
n Il Piave mormorò… La ciclabile è super-protetta
n Primato olandese nelle strade digitali
n Dalla road safety alle gallerie paramassi
BITEMULSION
Le nostre emulsioni bituminose sono il frutto della più avanzata ricerca tecnologica, soddisfano
i più severi requisiti tecnici e le loro caratteristiche rispondono alle più esigenti richieste del
mercato, offrendo quindi una libertà assoluta e senza compromessi.
BITEM S.r.l
41122 MODENA
Via Dell’Industria, 81
Tel. +39 059 285202
Fax +39 059 2860310
48015 CERVIA
S.S. Adriatica km 169,440
Tel. +39 0544 992564
Fax +39 0544 999158
www.bitemsrl.com
88
89
LS
Conversazioni sul Buon Costruire
La strada maestra
di ricerca e formazione
Aspettando Concretezza, proponiamo ancora
una conversazione sul buon costruire. Dopo
quella pubblicata in questa medesima rubrica
sul numero di leStrade Ottobre e dedicata ai controlli
di qualità, lo scorso marzo abbiamo avuto ancora
una volta l’opportunità di ragionare di tecnica e opere
infrastrutturali con i vertici dell’Istituto Italiano per il
Calcestruzzo e con un esponente dell’Anas, l’ingegner
Marcello De Marco, responsabile del Centro Sperimentale
Stradale dell’azienda del gruppo FS Italiane. Con loro
abbiamo parlato essenzialmente di ponti e viadotti,
rimandando a una futura occasione di approfondimento
maggiori dettagli sull’approccio della società delle strade
a questa materia tanto cruciale. In questa sede vogliamo
condividere con i lettori da un lato una dettagliata
presentazione del noto Centro Anas per l’innovazione
(vedi box), dall’altro alcune storie tecniche, attuali e
passate, riguardanti in particolare opere in elevazione,
ovvero proprio ponti e viadotti. Viaggeremo dunque
dai collaudi del Ponte di Genova San Giorgio, sempre a
cura di Anas, all’intervento da manuale della Provincia di
Como, a Carimate, fino al leggendario “Ponte in 50 ore”,
ovvero un crocevia strada-rotaia lungo la linea Milano-
Venezia realizzato a tempo di record anche e soprattutto
grazie all’impiego di diversi calcestruzzi speciali, formulati
dall’Istituto Italiano per il Calcestruzzo, che hanno agito
come un’invincibile squadra di calcio o come un’orchestra
di musicisti sopraffini, scegliete voi la metafora che più vi
aggrada. Infine, le ultime “Concretezza News”. I webinar
formativi di prossima partenza, che si svolgeranno in
collaborazione con il Consiglio Nazionale degli Ingegneri,
hanno ottenuto il patrocinio di Regione Lombardia,
nonché l’autorizzazione ministeriale a erogare crediti
formativi agli ingegneri.
A cura di leStrade
in collaborazione con
Istituto Italiano
per il Calcestruzzo
Fondazione per la Ricerca
e gli Studi sul Calcestruzzo
FOCUS Buon Costruire
Da Genova a Treviglio, storie di ponti
controlli, grande ingegneria e alta qualità
© Anas SpA
Storie di ponti. Quello di Genova San Giorgio, per
esempio, di cui Anas ha coordinato le fasi dei collaudi
statici e tecnico-amministrativi, nonché della verifica
di agibilità. Le prime sono state coordinate dall’ingegner
Achille Devitofranceschi, supportato da una squadra di 20
specialisti. Le seconde, dall’ingegner Nicola Prisco, presidente
della Commissione tecnico-amministrativa, composta
anche dagli ingegneri Andrea Simonini e Alessandro
Medici. Dell’agibilità, infine, attività decisiva in quanto
propedeutica all’apertura al traffico, si è preso cura l’ingegner
Marcello De Marco, della Direzione Ingegneria e Verifiche,
nonché responsabile del Centro Sperimentale Stradale
di Cesano. Correva l’estate 2020, poche settimane
dopo il primo lockdown. Un tempo in cui l’Anas stava già
premendo l’acceleratore, tra le altre cose, sul potenziamento
delle attività di ispezione delle grandi infrastrutture,
quali ponti e viadotti, ma anche gallerie. Ne ha parlato
a leStrade proprio l’ingegner De Marco nel corso di una
conversazione tecnica, in videocall, a cui hanno partecipato
anche i vertici dell’Istituto Italiano per il Calcestruzzo,
Silvio Cocco e Valeria Campioni, sul tema della durabilità
di materiali e opere costruttive: “Anas - ha detto De
Marco - ha in gestione, tra le altre, anche due importanti
opere d’arte firmate progettualmente dal professor Riccardo
Morandi, il viadotto della Magliana sull’autostrada
A91 Roma-Fiumicino e il viadotto Carpineto in Basilicata,
lungo il raccordo autostradale Sicignano-Potenza. Si tratta
di due strutture, naturalmente, che stiamo monitorando
con grande attenzione mettendo in campo le nostre metodologie
ispettive migliori e strumenti di ultima generazione,
di cui Anas si è dotata. Proprio lo scorso anno, per
esempio, abbiamo acquistato ben tre mezzi tre by-bridge
e numerose altre attrezzature funzionali alle ispezioni, che
svolgiamo capillarmente su tutta la nostra rete in gestione,
in cui la maggior parte dei viadotti, come è noto, sono
in calcestruzzo precompresso con cavi postesi”.
1. Un momento del collaudo del Ponte
di Genova San Giorgio, era l’estate 2020
Carimate, ricostruzione
in un mese soltanto
Storie di ponti. Come quello fortemente danneggiato a
Carimate, lungo la SP Novedratese, in provincia di Como,
esattamente due anni fa, ovvero poco prima della Pasqua
2019. L’opera d’arte è stata messa in sicurezza e perfettamente
ripristinata in appena 28 giorni, un record. A
“batterlo” un team affiatato di tecnici e soluzioni, dai responsabili
dell’amministrazione provinciale fino agli specialisti
dell’Istituto Italiano per il Calcestruzzo, che ha fatto
scendere in campo il calcestruzzo Aeternum CAL, a impermeabilità
zero e ad alta durabilità: “Si è trattato - ha
sottolineato il dirigente della Provincia di Como, ingegner
2, 3 Due frame tratti da un videoservizio
di Espansione TV sull’intervento da record
di Carimate (in fig. 3 l’ingegner
Bruno Tarantola, Provincia di Como)
Materiali
3
Guarda il video
Consulta
il Rapporto
Laboratorio Concretezza
4/2021 leStrade
2
4/2021
90
91
LS
4
Ora 8
Ora 9 Ora 11
Ora 30
Ora 32 Ora 33
n Cordoli di fondazione
n Sigillatura piede
dei ritti
n Sigillatura di giunti
e articolazioni
n Soletta
5. Calcestruzzi speciali, distinti, su misura
tivo sarebbe stato raggiungere i 250 kg di resistenza a
compressione. All’ora 9 la prima betoniera (l’esecutore
di questa lavorazione, ricordiamolo, è Imprese Pesenti)
inizia il getto e il materiale penetra come si deve. “In quel
caso - notano Cocco e Campioni - il calcestruzzo non doveva
essere vibrato, in quanto era talmente accelerato
che la vibrazione avrebbe potuto rompere i geli, rallentando
la presa”. Le foto spiegano meglio di tante parole
il buon esito di questo intervento nell’intervento: far sì
che il calcestruzzo in ingresso non desse luogo a “gobbe”
o “montagnole”, dando vita a una compenetrazione
ideale (in fig. 4, ora 11, si notino ben “tre calcestruzzi”,
quello fresco, quello che sta indurando e quello già indurito,
con le relative consistenze).
La prova del fuoco. Gli elementi prefabbricati, del peso
di circa 16 ton ciascuno, vengono appoggiati sulla fondazione,
anzi, per l’esattezza, su un dato di 6 cm di diametro
collocato su di essa con funzione di regolazione
successiva tramite chiave dinamometrica, per far sì che
l’elemento raggiungesse la perfetta planarità. Ecco la ragione
principale dell’obiettivo da raggiungere, in termini
di resistenze, del calcestruzzo di fondazione: il dado non
avrebbe dovuto affondare, cosa che infatti non è accaduta.
Le gru a cavalletto, così, appoggiano i prefabbricati
su dado e fondazione: il dato si serra correttamente
e l’equilibrio è raggiunto. Occorre a questo punto, e qui
entra ancora un gioco un calcestruzzo speciale, chiudere
la base dell’elemento pompando materiale.
Poco dopo 30 ore dall’avvio dei lavori, inizia il getto
della soletta, con la terza tipologia di calcestruzzo formulato
dall’Istituto. Si impiega un calcestruzzo ad altissima
resistenza, ma, spiegano Cocco e Campioni,
“leggermente espansivo, in modo tale che facesse da
bloccaggio tra elemento ed elemento”. A seguire, l’impermeabilizzazione,
la posta di ballast e traversine. Infine
il collaudo. Infine? Non del tutto, perché appena un
paio di giorni dopo gli specialisti di IIC hanno raccontato
questa best practice, la prima di una lunga serie, a
un convegno: “In quel caso avevamo studiato tre tipi
di calcestruzzo di granulometria diversa, con tempi di
presa diversa e distinta lavorabilità. Gli interventi più
delicati: la lavorabilità del dado di fondazione e le cuciture
degli elementi, sia alla base sia nella parte alta,
dove andava utilizzato un calcestruzzo ad altissima resistenza
con effetto espansivo, funzionale a bloccare i
conci. Infine la soletta, che doveva prevedere lo stesso
tipo di accelerazione della fondazione. Il fine ultimi
di questi mix: lavorare tutti insieme allo stesso modo,
per far quasi sembrare che l’opera fosse stata realizzata
con un calcestruzzo unico”. nn
Materiali
Il Centro Sperimentale Stradale laboratorio dell’innovazione Anas
Ora 38 Ora 40 Ora 44
Bruno Tarantola - di un calcestruzzo a indurimento rapido
e ad altrettanto rapida maturazione controllata: qualità
davvero straordinarie che ci hanno permesso di gettare
la soletta integrativa subito dopo il varo delle travi e
procedere con l’impermeabilizzazione della soletta il giorno
dopo il getto”.
Di Aeternum ed Aeternum CAL ha parlato quindi lo stesso
Silvio Cocco nel corso della citata conversazione IIC-
Anas-leStrade: “Lo studio delle costruzioni di Roma Antica
ci ha portato, ormai quasi vent’anni fa, a sintetizzare un
compound di additivi, l’Aeternum, che conferisce al calcestruzzo
un’elevatissima durabilità. È composto da serie di
prodotti sintetici, tra loro collaborativi, che conferiscono al
calcestruzzo un’impermeabilità zero, quindi molto oltre la
norma, e danno la possibilità di lavorare un con rapporto
acqua-cemento dello 0,30, facendo sì che il ritiro del calcestruzzo
sia anch’esso praticamente zero. Sintetizzando
al massimo, siamo riusciti a riprodurre una reazione pozzolanica
tale da poter dar vita a un calcestruzzo dalla resistenza
a cloruri e fosfati superiore a quello contenente cemento
solfato-resistente. Il compound va dosato al 3% sul
peso del cemento: consideriamo che se fossero impiegati
gli additivi che lo compongono singolarmente, il costo aumenterebbe
anche di 5-6 volte”. Il compound Aeternum,
con queste caratteristiche, ha dato vita al calcestruzzo Aeternum
CAL, dove a quanto già detto occorre aggiungere
gli aspetti della progettazione estrema e del controllo capillare,
fattori, insieme a quello della R&D, anch’essi determinanti
per raggiungere l’obiettivo della qualità assoluta
e, con esso, della durabilità. “Fattori quali l’impermeabilità
assoluta, un rapporto acqua-cemento bassissimo, la compensazione
dei ritiri - conclude Cocco - ci hanno permesso
di controllare i tempi e i metodi di getto, nonché di presa.
E di prevedere la durata del getto e insieme ad esso la lavorabilità.
Oggi abbiamo il pieno controllo di tutto il ciclo”.
Cls con il cronometro
per il ponte in 50 ore
Oggi, ma non da oggi. Già perché il lavoro sartoriale sui
materiali dell’Istituto Italiano per il Calcestruzzo, non solo
per quanto riguarda le pavimentazione industriali ma anche
le infrastrutture di trasporto, vanta una lunga tradizione.
È ancora nella storia e nella memoria di molti tecnici
del settore, in particolare nell’ambito dell’engineering
ferroviario, la best practice del “Ponte in 50 ore” realizzato
a Treviglio lungo la linea RFI Milano-Venezia. Si è trattato
del primo intervento di una lunga serie, che ha visto
applicato il “Metodo Istituto Italiano per il Calcestruzzo”,
consistente da un lato nella formulazione di mix design
del tutto peculiari e dall’altro del controllo maniacale di
ogni fase esecutiva, a partire dal trasporto del materiale.
L’opera: un sottopasso costituito da elementi prefabbri-
Laboratorio Concretezza
4. Alcuni fotogrammi del film dell’esecuzione
del “Ponte in 50 ore”, nell’ordine: betoniere
pronte (ora 8), primo getto fondazione
(ora 9), diverse consistenze ma senza gobbe
(ora 11), posa elementi prefabbricati
(ora 30), pompaggio calcestruzzo alla base
(ora 32), cucitura avvenuta (ora 33),
getti per cuciture parti superiori dell’elemento
(ora 38), realizzazione della soletta (ora 40),
avvio operazioni posa binario (ora 44)
cati (Tensiter, ndr, ne abbiamo parlato più volte anche
sulle pagine di leStrade) da posizionare sotto la linea ferroviaria
per consentire il transito veicolare. La difficoltà,
tipica del contesto rail: realizzare l’intervento a regola
d’arte in tempi rapidissimi, ovvero sfruttando le limitatissime
possibilità di interruzione d’esercizio. A conti
fatti, l’impresa è stata compiuta in circa 50 ore. Ecco
le prime fasi: taglio dei binari, asportazione dei medesimi,
realizzazione dello scavo. Parallelamente si lavora
agli impianti di betonaggio, si predispongono le autobetoniere,
si formano adeguatamente gli autisti, si calcolano
al secondo le tempistiche. Il primo calcestruzzo,
molto particolare dato il basso rapporto acqua-cemento,
è quello che avrebbe dovuto comporre le fondazioni
degli elementi prefabbricati: a 2 ore e mezza l’obiet-
4/2021 leStrade
La punta di eccellenza nell’ambito dell’innovazione
e della sperimentazione Anas (Gruppo FS Italiane)
è rappresentata dal Centro Sperimentale Stradale
di Cesano (CSS), il polo di riferimento scientifico,
tecnico e di supporto a livello nazionale per tutte
le attività concernenti la costruzione e la manutenzione
delle infrastrutture viarie. Il Centro è inoltre il
soggetto certificatore del rispetto delle norme tecniche
e dei criteri di qualità nella realizzazione dei
nuovi interventi. Il Centro è oggi impegnato sempre
più nella ricerca di soluzioni innovative, con accresciuta
sensibilità ai temi centrali della protezione
dell’ambiente stradale e della sicurezza attiva
e passiva delle infrastrutture viarie. In questo contesto
partecipa anche a iniziative a livello internazionale.
Il risultato di queste ricerche si esplica attraverso
la messa a punto e la diffusione di norme
tecniche prestazionali e linee guida nei diversi settori
di interesse.
Le attività sui materiali
Rimandando alla sezione dedicata sul sito web
dell’Anas stradeanas.it, limitiamoci in questa
sede a una descrizione sintetica del Centro per
quanto riguarda il solo aspetto dei materiali. Il
Centro esegue prove e analisi su campioni di
ogni tipo di materiale, per conto di Anas, amministrazioni
e enti locali, privati. Le attività si svolgono
nei seguenti laboratori: chimico, strutture,
pavimentazioni, geotecnica, segnaletica.
• Laboratorio chimico. È al servizio dei laboratori
del Centro. Esegue le prove prescritte dalla
normativa sui leganti idraulici, sulle pitture spartitraffico
(segnaletica orizzontale), sulle materie
plastiche (segnaletica complementare) e sulle
terre (sostanze organiche). Con apparecchiature
portatili, inoltre, esegue prove in situ per la
segnaletica orizzontale (visibilità diurna, notturna
e scivolosità).
6. Il viadotto della Roma-Fiumicino progettato da Riccardo Morandi e
monitorato, insieme ai manufatti di tutta la rete in gestione, dall’Anas
© Wikipedia
7. L’ingegner Marcello
De Marco, responsabile
del Centro
Sperimentale Anas di
Cesano
• Laboratorio strutture. Esegue le prove prescritte
dalla normativa sul conglomerato cementizio, sui
leganti idraulici, sugli acciai e sulle barriere stradali.
Il laboratorio esegue anche prove nei cantieri
sulle opere di calcestruzzo e prove statiche e dinamiche
non distruttive sulle opere d’arte.
• Laboratorio pavimentazioni. Esegue le prove
necessarie ad accertare la corrispondenza alle
prescrizioni Anas dei conglomerati bituminosi
e dei leganti idrocarburati (bitumi tradizionali
modificati ed emulsioni), impiegati nella costruzione
delle sovrastrutture stradali. Studia le
nuove miscele con materiali innovativi.
• Laboratorio geotecnica (Terre, Rocce, Geosintetici).
Esegue prove per il controllo dei materiali
posti in opera e per la redazione di capitolati
ed elenchi prezzi. Ricerca nuove tecniche per la
caratterizzazione e l’uso di materiali geotessili
isotropi e anisotropi nelle diverse applicazioni
stradali di filtrazione delle acque, armatura dei
terreni e conglomerati bituminosi, impermeabilizzazione
gallerie e impalcati di ponti e viadotti.
Esegue prove per la caratterizzazione delle
terre in sito (portanza statica e dinamica, densità,
ecc.) e in laboratorio.
• Laboratorio segnaletica. Misura i livelli di
qualità della segnaletica verticale, in particolare
della pellicola retroriflettente che costituisce
il segnale stradale (coefficiente areico
d’intensità luminosa o coefficiente di retro-riflessione;
fattore di luminanza e coordinate cromatiche).
Verifica la segnaletica orizzontale, con
apparecchiature portatili (coefficiente di luminanza
in condizioni di illuminazione diffusa; coefficiente
di luminanza retroriflessa; fattore di luminanza
e coordinate cromatiche).
92
93
LS
Strutture in Calcestruzzo
Tecniche di misura
dello stato tensionale
FOCUS SULLA CAROTA STRUMENTATA E SUL PROVINO TRONCO PIRAMIDALE,
OVVERO DUE TECNICHE INNOVATIVE CHE CONSENTONO, OGGI, DI ACCRESCERE
LA CONOSCENZA DELLO STATO TENSIONALE DELLE STRUTTURE IN
CALCESTRUZZO, IN QUANTO SFRUTTANO IL RILASCIO TENSIONALE E LO RENDONO
APPLICABILE ANCHE A ELEMENTI ARMATI COME LE TRAVI PRECOMPRESSE DA
PONTE. DI SEGUITO, PRESENTIAMO I RISULTATI (DECISAMENTE SODDISFACENTI)
DI UN PROGETTO DI RICERCA APPLICATIVA AD HOC.
La conoscenza dello stato tensionale di un elemento
strutturale è fondamentale per una corretta valutazione
delle condizioni di lavoro, e quindi di sicurezza,
di una struttura. La sua misura, di natura sperimentale,
permette di migliorare la calibrazione del modello
numerico, rendendo così più affidabili i risultati teorici. Se
ci riferiamo, ad esempio, alla conoscenza delle sollecitazioni
dei pilastri di fondazione di un edificio, dove il naturale
assestamento nel tempo comporta un riallineamen-
Materiali
to dei carichi teorici, la conoscenza dello stato di tensione
reale, confrontata con la resistenza ultima del materiale,
permette di valutare il livello di sicurezza e lo spazio di sollecitazione
ancora accettabile a fronte di eventi straordinari
come quelli sismici [1] [2]. Capita spesso infatti che i
risultati delle prove in laboratorio dei prelievi di carote di
calcestruzzo forniscano valori scadenti, come 10-15 MPa,
ma questo risultato, sia pur fuori norma, potrebbe essere
compatibile a fronte di condizioni di lavoro in esercizio
Settimo Martinello
4 EMME Service SpA
1. Infradosso di un impalcato
1
© atlantearchitetture.beniculturali.it
2. Esecuzione di una carota
su pilastro
2
dell’elemento strutturale molto bassi. Valori che appunto
ci si prefigge di misurare direttamente nel punto di prelievo.
La possibilità di misurare lo stato tensionale in esercizio
è altrettanto interessante nel caso delle travi precompresse,
dove i fenomeni di degrado possono ridurre, nel
tempo, lo stato di precompressione all’intradosso e quindi
produrre una condizione che comporta, attraverso i carichi
di esercizio, uno stato tensionale di trazione con possibili
fessurazioni. Quanto premesso rende l’idea dell’utilità
di avere metodi sperimentali per la misura dello stato tensionale
in esercizio sia di elementi strutturali fondamentali,
come pilastri e travi di edifici, che di elementi in condizione
di massima sollecitazione, come le mezzerie delle
travi precompresse da ponte.
In questo articolo, vengono presentate due innovative tecniche
di misura dello stato tensionale: la Carota strumentata
e il Provino tronco piramidale. Esse sfruttano la tecnica del
rilascio tensionale, che era già nota, ma non aveva ad oggi
una soluzione esecutiva affidabile e, nei casi come le travi da
ponte, risultava impossibile da applicare a causa della quantità
di armature presenti. Queste metodologie esecutive sono
state sviluppate nel corso del 2020, all’interno di un progetto
di ricerca che mirava ad individuare soluzioni per valutare le
condizioni reali di conservazione dei viadotti delle autostrade.
I risultati delle campagne di prova hanno dimostrato la
validità della metodologia fornendo ai professionisti incaricati
della valutazione della sicurezza delle opere uno strumento
affidabile per la migliore validazione dei modelli numerici.
Il rilascio tensionale
La tecnica di rilascio tensionale, che è il punto di partenza delle
due tecniche innovative qui presentate, è nota. Consiste nel
misurare la deformazione ε relativa del calcestruzzo all’interno
della circonferenza di taglio di una carota di prelievo. Si basa
sulla teoria che lo stato tensionale Ơ preesistente provoca una
variazione deformativa ε in proporzione al carico applicato ed
al Modulo elastico E del materiale, attraverso la relazione di
Hooke Ơ = E ε. Pertanto, nel momento in cui si esegue il carotaggio,
man a mano che la carotatrice avanza, lo stato tensionale
del provino si modifica andando infine ad annullarsi e
producendo una deformazione di segno opposto a quella preesistente,
appunto il rilascio tensionale. La misura della deformazione
viene eseguita attraverso l’applicazione di estensimetri
(strain gauges) posti sulla superficie, all’interno della
circonferenza di taglio, nelle direzioni in cui si ritiene si sviluppi
la sollecitazione. Questa operazione presentava due difficoltà
che ne impedivano, sostanzialmente, l’utilizzo.
• La prima difficoltà è legata al fatto che la misura di deformazione
attraverso estensimetri è una misura molto delicata,
con valori parametrici esigui, espressi in microVolt.
Vanno considerate le numerose possibili anomalie prodotte
dalle vibrazioni sul provino, dall’acqua impiegata per il taglio,
ecc. Inoltre, la prova rileva il valore della Resistenza
elettrica solo in due momenti, prima e dopo il taglio, esprimendo
il rilascio tensionale come differenza tra questi due
valori. Queste considerazioni rendevano il risultato di questa
prova non affidabile, in particolare, nei casi in cui i valori
risultano “allarmanti” e comportano decisioni drastiche.
• La seconda difficoltà nasce dall’impossibilità di eseguire
la prova nei punti di massima sollecitazione (come la mezzeria
delle travi precompresse). Infatti, la presenza delle
armature limita la scelta della posizione di carotaggio a
zone con ridotta armatura e molto sensibili al danno strutturale
che la carota provoca.
Queste due difficoltà hanno relegato l’idea del rilascio tensionale
a una semplice possibilità non trasformata in una
reale tecnica diagnostica in sito. Difficoltà che sono oggi
superate attraverso un sistema di acquisizione in continuo
durante il prelievo delle carote, metodologia che prende
il nome di Carota strumentata, e con la tecnica del prelievo
di Provini tronco piramidali nel caso delle travi precompresse
dove l’armatura è così densa che non permette
il carotaggio.
Fenomeni di degrado
La precompressione si realizza mettendo in trazione cavi di
acciaio appositamente inseriti nel getto. Rilasciando i cavi si
trasferisce la compressione sul calcestruzzo. Poste le travi in
essere queste subiscono una serie di fenomeni “naturali” che
comportano una sensibile riduzione dello stato di compressione
dell’intradosso. Al di là dell’applicazione dei pesi propri,
che provoca un effetto di trazione all’intradosso, il fenomeno
del ritiro comporta per sua natura una riduzione della
precompressione che si sviluppa nell’arco di diversi mesi successivi
al getto. Nel proseguo della vita dell’impalcato si manifestano
fenomeni legati al processo di carbonatazione con
conseguente ossidazione, e in alcuni casi corrosione, delle
parti metalliche. Questo fenomeno degradante comporta
una riduzione dell’aderenza tra armatura e calcestruzzo, distribuita
o puntuale, producendo intrinsecamente una riduzione
dello stato di precompressione. Nei lunghi periodi, decine
di anni, si sviluppa anche il fenomeno del rilassamento
dei cavi d’acciaio dovuto all’alto numero di oscillazioni subite.
Oscillazioni che alternando diversi stati tensionali producono
una riduzione dello stato di trazione dei cavi e di conseguenza
di compressione del calcestruzzo. Per lo studio delle
condizioni di degrado, generalmente individuate nella corrosione
dei cavi o nella incompleta iniezione delle guaine,
sono attualmente impiegate diverse tecnologie: tomografia
ultrasonica, prove riflettometriche, radiografia, endoscopia
[3]. Lo scopo di queste tipologie di indagine è quello di individuare
l’entità e la posizione dei difetti, che costituiscono
la causa che provoca la riduzione della precompressione. Le
tecniche indicate sono esecutivamente complesse nel caso
delle travi da ponte, sia per l’ampiezza delle superfici in studio
sia per il fatto che spesso le travi sono accoppiate e quindi
poco accessibili. Inoltre, offrono solo una stima dello stato
di corrosione, difficilmente correlabile con la riduzione di
precompressione provocata da tali fenomeni. Ecco che rilevare
direttamente lo stato di precompressione, cioè valutare
la conseguenza dei fenomeni di degrado, è un procedimento
più affidabile in termini interpretativi.
La tecnica del rilascio tensionale, una volta trovate le soluzioni
pratiche che ne permettano l’impiego, si può considerare
una soluzione ideale sia per l’importanza della risposta sia per
il costo ridotto rispetto alle tecniche diagnostiche accennate.
4/2021
Materiali
94
95
LS
Sviluppo dello strumento di rilievo
Il primo obiettivo del lavoro di ricerca è stato incentrato nel
risolvere il primo dei due problemi fondamentali descritti in
premessa: registrare i dati in continuo durante l’esecuzione
della carota.
È stato così sviluppato uno strumento di piccole dimensioni
che ha la possibilità di alimentare estensimetri, memorizzare
i dati, funzionare a batteria, non subire effetti a causa delle
vibrazioni e soprattutto essere stagno. Il processo di sviluppo
tecnologico ha visto la sperimentazione di diversi prototipi
e il risultato finale denominato “Tensometer” offre tutte le
caratteristiche richieste.
Esternamente si presenta come un cilindro di diametro 70
mm e altezza 100 mm. Dalla parte di fissaggio alla parete
porta una guarnizione e dalla parte opposta una porta USB
per il collegamento ad un’applicazione che consente di attivarlo,
modificarne i parametri di lettura e scaricare i dati.
Il Tensometer porta sul fronte di contatto con la parete due
6
3
4
morsetti a presa rapida per un facile collegamento ai cavi degli
estensimetri. Due fori lungo lo spessore del contenitore
cilindrico consentono l’introduzione di due viti che permettono
il fissaggio tramite tasselli. Sulla testa porta un “tappo”
svitabile, ma a tenuta stagna, che consente di aprire lo strumento
e sostituire la batteria. Una seconda versione, denominata
“Tensometer online”, gestisce la trasmissione dati in
sistema telemetrico con mini-antenne ceramiche, consentendo
di trasferire i dati in tempo reale pur rimanendo all’interno
della carotatrice.
La sperimentazione con carota
strumentata
Per una prima fase di studio sono stati predisposti 4 provini
in calcestruzzo, di dimensioni 40 x 25 x 60 cm, con diverse
caratteristiche di resistenza meccanica. I provini sono stati
strumentati con 2 estensimetri affiancati in direzione verticale
nel centro di entrambe le facce 40 x 60. Su una faccia,
quella del carotaggio, è stato montato il Tensometer, mentre
sull’altra faccia, i due estensimetri sono stati collegati ad
un Datalogger di acquisizione dati. I provini sono stati posti
a compressione sotto una pressa, portando la forza a 2.000
kN, corrispondente ad una sollecitazione di 20 MPa. Tale forza
ha prodotto deformazioni relative tra 800 e 1.000 µε. L’operazione
è stata eseguita interrompendo l’avanzamento della
carotatrice ogni 2 cm in modo da cogliere il momento del
completo rilascio dello stato tensionale.
Il grafico di fig. 5 evidenzia l’andamento deformativo del centro
del provino attraverso la lettura dei due estensimetri frontali
monitorati con il Tensometer. Si osserva la fase di carico
prodotta dalla pressa, che provoca una deformazione relativa
3. Montaggio del Tensometer
4. Esecuzione di una carota
su pilastro
5. Andamento della
deformazione relativa durante
la fase di carotaggio
5
6. Sequenza esecutiva della
prova in laboratorio
7. Estrazione di una carota
strumentata
8. Deformazione relativa
media rilevata
8
9. Campate a travi
precompresse
10. Direzione dei tagli
11. Provino tronco piramidale
12. Fase di taglio lato
verticale
13. Fase di taglio lato
orizzontale
7
finale attorno ai 900 µε. L’inizio del carotaggio provoca, per
effetto del rilascio, una rapida riduzione della deformazione
che coi primi 2 cm di profondità è di circa il 40%. Il completo
rilascio si sviluppa a circa 10 cm di profondità.
Le prove eseguite sui diversi provini hanno mostrato come
il rilascio completo tenda a mostrarsi a profondità maggiori
man mano che aumenta la resistenza del materiale. Certamente
l’estrazione della carota garantisce il completo rilascio
tensionale. Nel caso di una prova in campo la misura della
deformazione parte da un azzeramento iniziale dei valori di
misura. Pertanto, nel caso di una struttura compressa, il rilascio
prodotto dall’estrazione della carota produce una deformazione
espansiva, dove la deformazione relativa risulta
“positiva” (vedi fig. 8). Il valore rilevato dovrà essere pertanto
invertito di segno.
9 10 11
Rilascio tensionale
con provino tronco piramidale
Come spiegato in premessa, non sempre è possibile estrarre
una carota, sia per la densità delle armature presenti sia per
non danneggiare eccessivamente la struttura in punti particolarmente
sollecitati. Questa condizione si presenta spesso,
ed in particolar modo, nel caso delle travi precompresse nella
zona di mezzeria all’intradosso, dove la sollecitazione derivante
dai carichi accidentali è massima. Per ovviare a questa
difficoltà, si è proceduto ad una serie di prove di laboratorio
per individuare una forma di provino estraibile che potesse
limitarsi ad una profondità di pochi millimetri. La soluzione
individuata, che ha fornito la migliore risposta nel garantire
il completo rilascio e il minimo danneggiamento, è stata
la forma del quadrato tronco piramidale. Dopo l’esecuzione
dei tagli, il provino tronco piramidale infatti risulta collegato
alla struttura per una piccola sezione e è quindi estraibile
applicando un minimo sforzo. Lo spessore del provino risulta
di circa 24 mm, fatto che rende possibile eseguire la prova
12
13
Materiali
Materiali
12/2015 4/2021 leStrade
4/2021
96
97
LS
anche in presenza di armature purché, ovviamente, il copriferro
sia adeguato. La tecnica esecutiva prevede l’applicazione
sulla superficie della trave, nel punto di misura di interesse,
di una coppia di estensimetri disposti in direzione
orizzontale adiacenti l’uno all’altro.
La fase successiva consiste nell’isolare una porzione dell’elemento
strutturale mediante quattro tagli prodotti sui lati di
un quadrato 60 x 60 mm.
I tagli sono eseguiti con una direzione di 45° verso l’interno,
figura 9, in modo da realizzare un elemento tronco-piramidale
con una sezione di testa estremamente ridotta, tale da garantire
il completo rilascio delle deformazioni incorporate. La
deformazione, ε, misurata dagli estensimetri nella porzione
isolata è uguale in segno contrario alla deformazione relativa
derivante dalla precompressione e dai carichi permanenti.
Sono state eseguite diverse prove in laboratorio, in una prima
fase operando con un taglio manuale e successivamente
attraverso una apparecchiatura elettro meccanica, denominata
“Discovery”, che consente di effettuare tagli precisi,
sempre alla distanza di 60 mm, perfettamente ortogonali ed
a 45° verso l’interno.
L’uso di una macchina si è dimostrato fondamentale per ottenere
dei provini precisi e ripetibili. Lo studio si è sviluppato
imponendo una compressione di 1.500 kN pari a 15 Mpa. Nel
centro del punto di prova sono stati incollati 2 estensimetri
affiancati in direzione verticale, collegati con un Datalogger
installato nel Discovery che consente, attraverso un collegamento
wireless, di seguire l’andamento, l’effetto del rilascio
tensionale, e quindi della deformazione relativa, in tempo
reale. I 4 tagli vengono eseguiti in successione lasciando 60
secondi di tempo tra uno e l’altro per poter valutare l’effetto
di ogni singolo taglio.
In fig. 14 è possibile osservare l’evolversi della deformazione
relativa di rilascio tensionale di una prova in laboratorio.
La tecnica di prova di rilascio con provino tronco piramidale
è stata ampliamente sperimentata su diverse travi precompresse
di ponti autostradali eseguendo complessivamente oltre
100 prove. Di seguito si riporta l’esempio di un Rapporto
di prova ad indicare lo schema delle informazioni che sono
necessarie per una corretta interpretazione dei risultati. La
prova di rilascio sulla trave può essere eseguita sia lateralmente
che all’intradosso.
In ogni caso, se si utilizza il By-bridge è necessario tenere
conto della riduzione della compressione provocata dal peso
16
15a
14
15b
14. Andamento della
deformazione relativa durante
le quattro fasi di taglio
15. Fasi esecutive di una
prova di rilascio con provino
tronco piramidale
16. Rapporto di prova
17. Prove di Pull-out in zona
di rilascio
18. Stampa in sito dei risultati
del Pull-out
19. Andamento della
temperatura dei diversi
componenti di una trave
20. Linea di tendenza
previsionale dello stato
di compressione
17
18
del mezzo sovrastante. Effetto che è valutabile attraverso
una misura della deformazione relativa durante l’ingresso in
campata del mezzo. Questo valore dovrà essere aggiunto a
quello rilevato dalla prova di rilascio.
Interpretazione dei risultati
Chi opera nel settore dei controlli del materiale conosce la
difficoltà interpretativa dei risultati ottenuti dalle prove sul
calcestruzzo. Difficoltà che si presentano nella interpretazione
dei risultati sia di laboratorio che delle prove in sito.
Il calcestruzzo è un materiale disomogeneo, le cui caratteristiche
possono cambiare sensibilmente anche in aree
limitate. È per questo che le norme prevedono più misure
e tecniche di elaborazione basate sulle medie per le prove
di Resistenza sulle carote (o cubetti), Pull out, Sclerometro,
ecc. Questa osservazione è la ragione per cui nella
prova di rilascio si ritiene opportuno effettuare almeno
due misure per singola direzione. In questo modo si ha
una garanzia di affidabilità dei valori letti, in quanto ci si
deve aspettare andamenti omogenei delle due curve rappresentative
della deformazione. L’affidabilità del risultato
della prova di rilascio è fondamentale, in quanto in taluni
casi, il rilievo della sollecitazione su un elemento strutturale
può rappresentare un fattore di allarme se il valore
letto ha poca corrispondenza con l’atteso o un rapporto
troppo piccolo rispetto alla sua Resistenza. Il passaggio
da deformazione relativa a sollecitazione avviene attraverso
il Modulo elastico. Valore che è stimabile attraverso
la formula indicata nelle norme basata sulla Resistenza
a compressione:
È consigliabile effettuare delle prove di stima della resistenza
del calcestruzzo in vicinanza al punto di esecuzione del
rilascio. Sono particolarmente indicate le prove di Pull out,
che provocano un danno limitato e che, tra le varie prove in
situ sul calcestruzzo, rappresentano quelle più affidabili [3].
Monitoraggio dello stato
di precompressione
La tecnica del rilascio tensionale con Provino tronco piramidale,
che consente la misura dello stato di precompressione
“attuale” delle travi precompresse dei ponti, apre la possibilità
al Monitoraggio di questo parametro partendo appunto dal
valore ottenuto dall’indagine in sito. Conosciuta la sollecitazione
di compressione all’intradosso “attuale” è possibile monitorare
l’andamento nel tempo della deformazione relativa
utilizzando la stessa tipologia di strumenti, gli estensimetri.
Posizionando gli estensimetri in prossimità delle zone dove
è stata eseguita la prova di rilascio si potrà ottenere la variazione
di questo parametro nel tempo, tenendo così sotto
controllo i fenomeni di degrado che tendono a ridurre lo stato
di precompressione. Tale metodologia di controllo è molto
più semplice e meno costosa delle tecniche di monitoraggio
dinamiche che vogliono comprendere lo stato tensionale attraverso
la misura delle frequenze proprie [5]. Va sottolineato
che la misura della deformazione relativa è influenzata dal
comportamento termico della struttura. Le strutture, infatti,
subiscono vari fenomeni deformativi conseguenti alla variazione
di temperatura. Il più importante è la dilatazione termica
del materiale, a cui si somma l’effetto “girasole” derivante
dalle deformazioni differenziate provocate dell’irraggiamento
19
20
Materiali
Materiali
12/2015 4/2021 leStrade
4/2021
98
21
21. Fasi di installazione di un
monitoraggio estensimetrico
22. Immagine dei tecnici
impegnati nella prima prova
con provino tronco piramidale
solare sulle singole superfici, e altri fenomeni minori, tra cui
l’effetto di mutua sollecitazione provocata dal diverso coefficiente
di dilatazione termica del calcestruzzo rispetto a quella
dell’acciaio. Valori che variano tra 9 e 12 µε/°C. Inoltre,
ovviamente, i valori monitorati sono influenzati degli effetti
provocati dal transito dei mezzi. Per queste ragioni le tecniche
di depurazione dei fattori di disturbo sono molteplici.
Innanzitutto, la misura deve essere effettuata in prima mattina,
quando si inverte l’andamento termico e si crea una zona
temporale di stabilità termica. In questa fascia oraria, va intensificata
la frequenza di misura e con appositi algoritmi si
va a costruire la deformazione relativa depurata dagli effetti
dinamici prodotti dal transito dei mezzi. L’obiettivo è quello di
ricavare, a partire dai numerosi dati acquisiti, un solo singolo
valore giornaliero per strumento. Infatti, tenuto conto che il
fenomeno della riduzione di precompressione si sviluppa in
periodi medio lunghi, si vogliono estrarre pochi dati, ma affidabili
e di facile gestione.
Avremo così a disposizione un grafico di più semplice lettura,
che non necessita di particolari interpretazioni e che può essere
gestito direttamente dagli operatori degli Enti concessionari.
Ad oggi, nonostante le varie metodologie di depurazione utilizzate,
non si è ancora in grado di depurate completamente
gli effetti termici descritti. Si può ottenere però, attraverso
le operazioni indicate, un andamento grafico poco alterato
dagli effetti termici.
Alterazione che si manifesta con un leggero andamento sinusoidale
nell’arco di un anno. Questo risultato consente, dopo
alcuni mesi dalla partenza del monitoraggio, di attivare una
elaborazione basata sulla linea di tendenza che potrà fornirci
una previsione nel lungo periodo sull’andamento della riduzione
dello stato di precompressione. Linea di tendenza che
andrà a migliorare di precisione nel tempo man a mano che
si accumuleranno i dati giornalieri.
Riguardo la conoscenza della deformazione assoluta di una
trave, la variazione della freccia, sappiamo che tra deformazione
relativa orizzontale e deformazione assoluta verticale
esiste un rapporto ben identificato e legato, oltre che ai parametri
meccanici e geometrici, ai vincoli. Genericamente il
rapporto è espresso come f = R ε dove, nel caso del semplice
appoggio e in condizione di carico distribuito,
R =
Materiali
e dove y esprime la distanza dall’asse neutro.
Sperimentalmente è possibile ricavare la correlazione tra deformazione
relativa e freccia. Al momento dell’installazione
degli strumenti di monitoraggio si può eseguire una prova di
carico (anche a carichi ridotti, ma distribuiti, come ad esempio
più automobili a simulare un carico distribuito) e rilevare
contemporaneamente la freccia in mezzeria e la deformazione
relativa indicata dagli estensimetri posti a monitoraggio. Conosciuto
R, l’andamento di ε corrisponderà all’andamento di f.
Conclusioni
La possibilità di rendere operativa e funzionale la tecnica del
rilascio tensionale apre una importante opportunità per chi
ha il compito di valutare le condizioni di sicurezza delle opere.
La Carota strumentata offre uno strumento fondamentale
per la corretta valutazione della vulnerabilità sismica degli
edifici e la tecnica del Provino tronco piramidale consente
una verifica delle condizioni attuali delle strutture da ponte a
campate composte da travi precompresse, aprendo la strada
alla possibilità di monitoraggi semplici ed affidabili per il
controllo nel tempo dell’evolversi del degrado. Questa tecnologia
innovativa mette in luce l’importanza di affinare le tecniche
di diagnostica strutturale. Un passo avanti importante
che però non deve far dimenticare che il corretto studio di un
edificio esistente passa, inderogabilmente, dalla costruzione
di un modello numerico aderente, calibrato sulla base delle
risultanze sperimentali, e la Carota strumentata, in questo
senso può rappresentare un valido indicatore puntuale della
affidabilità delle valutazioni teoriche. Lo stesso si può dire per
i ponti. La strumentazione di monitoraggio o la possibilità di
conoscere lo stato di sollecitazione attuale non può sostituire
la fondamentale esecuzione di ispezioni visive sistematiche
[6][7], che rimangono il fondamentale presidio per un
sostanziale controllo della sicurezza delle infrastrutture. nn
22
Bibliografia
[1] D. Acierno, G. Ciniglio,
2010, Uni Federico II - Valutazione
della resistenza a compressione
del calcestruzzo.
[2] European Standard and
American Code, Ottobre 2017
- Variation of in situ concrete
strength.
[3] G. Piscsalko, G.E. likins, B.
White, Giugno 2013, International
Bridge Conference - Current
Practice and New Method.
[4] S. Martinello, 4 Emme Service
SpA, 2012 - Prove in sito.
[5] S. Martinello, rivista Galileo,
Giugno 2018 - Sulla efficacia
del monitoraggio del comportamento
dinamico dei ponti.
[6] Ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti, Febbraio
2020 - Linee guida per la classificazione
e gestione del rischio,
la valutazione della sicurezza
ed il monitoraggio dei ponti esistenti.
[7] E. Giangreco, L. Jurina, E.
Siviero, S. Tattoni, 2018, CIAS
- Manuale valutazione dello stato
dei ponti.
Una gamma completa di compattatori e
battipali, capaci di garantire efficacia nella
compattazione, rapidità e sicurezza.
Fresaceppi e trivelle, produzioni MADE IN ITALY della massima qualità.
ATTREZZATURE
MADE IN ITALY
DELLA MASSIMA QUALITA
12/2015 4/2021 leStrade
www.canginibenne.com
100
101
LS
Parapetti e Staccionate
Il Piave mormorò…
La ciclabile
è super-protetta
Emilia Longoni
LUNGO IL FASCINOSO PIAVE, NEL TREVIGIANO, CORTENSAFE HA PORTATO
SULLE NUOVE PISTE CICLABILI DIECI CHILOMETRI COMPLESSIVI DI SOLUZIONI
AD ALTA PROTEZIONE E INSIEME PREGIO NATURALISTICO. SI TRATTA DI UN
PARAPETTO CON MONTANTE IN CORTEN E RETE IN ACCIAIO INOX E DI UNA
STACCIONATA DI ULTIMA GENERAZIONE SEMPRE IN CORTEN E LEGNO DI LARICE,
FATTI ENTRAMBI SU MISURA DELLO STRAORDINARIO CONTESTO.
2
Tecnologie&Sistemi
1
3
4 5
Tecnologie&Sistemi
1. L’innovativo parapetto
Cortensafe corre lungo
il Piave
2, 3. 4. Alcuni tratti protetti
con il parapetto, a cui
è stata aggiunta una rete
in acciaio Inox
5. Soluzione di chiusura
in acciaio Corten
che porta buoni frutti. Esperienza della
materia - nel nostro caso soluzioni di protezione di
L’esperienza
infrastrutture ciclabili così come di percorsi pedonali
- ma anche di un contesto di sviluppo del tutto peculiare,
nello specifico quello generato alla fine del 2015 da un’iniziativa
normativa della Regione Veneto che si è tradotta
in un elenco di ben 23 interventi di nuova ciclabilità, di cui
12 finanziati, inserita generalmente in contesti ad alto pregio
paesaggistico. Di questa iniziativa ci siamo già occupati
alla fine del 2017 nell’articolo “I parapetti d’acciaio del Veneto
ciclabile”, leStrade 11/2017, in cui abbiamo raccontato
l’esperienza di fornitura, per l’appunto, di Cortensafe a ben
4 dei 12 siti d’opera che hanno beneficiato dei fondi regionali
(la mappa normativa è la Delibera della Giunta guidata
da Luca Zaia n. 2049 del 23 dicembre 2015). Ora, una volta
messe in sicurezza (con dispositivi tra l’altro che destano
ottimi riscontri anche per quanto riguarda la durabilità
e il design) numerosi tratti delle piste ciclabili di Valpolicella
(Dolcè), Lunga Via delle Dolomiti (Longarone), itinerario
Agno-Guà (Valdagno) e Percorso delle Risorgive (San Giovanni
Lupatoto), Cortensafe ha “chiuso il cerchio” portando
le proprie soluzioni - in questo caso realizzate su misura
- anche lungo il Piave, in provincia di Treviso, nell’ambito
del progetto “La Piave - Paesaggi Percorsi Territori - Landscapes
Community Nature trails”, a cura di Consorzio BIM
Piave di Treviso. Una ciliegina sulla torta, insomma, anche
in ragione di una serie di prodotti studiati ad hoc per questa
infrastruttura, che andiamo a illustrare.
Le soluzioni sviluppate
Cortensafe, innanzitutto, ha sviluppato soluzioni funzionali
(anche per quanto riguarda l’installazione) ed economicamente
sostenibili, nonostante le peculiarità delle applicazioni
anche in ragione delle aree tutelate in cui dovevano essere inserite.
Dal punto di vista quantitativo, la fornitura si è tradotta
in circa 5 km lineari, in tratti saltuari, di speciali parapetti
in acciaio Corten integrati a una rete in acciaio Inox, nonché
in altri 5 km circa di staccionata in acciaio Corten e legno di
4/2021
102
senti leggermente spostato in avanti (lo schema, suggeriscono
da Cortensafe, è “ad ali di gabbiano”). “Si tratta di
un parapetto costituito da un montante di forma circolare
- nota Cracco - inserito in un corrimano non posizionato al
centro del parapetto, secondo lo schema della nostra staccionata
Snake, a cui si va ad aggiungere una rete in acciaio
Inox ‘ispirata’ alla Stelvio HEC Grid, già presente nel catalogo
Cortensafe. Questa soluzione da un lato si fonda su
altre nostre esperienze di sviluppo, mentre dall’altro è totalmente
customizzata: si tratta infatti di una novità assoluta”.
Di due tipologie di altezze (1,30 e 1,50 m), il parapetto
ha un montante infisso tramite profilo UNP con macchina
battipalo nel terreno adiacente all’argine del Piave e presenta
opportune predisposizioni per il passaggio delle funi
in acciaio Inox a sostegno della rete forgiata con il medesimo
materiale. “Stiamo parlando di un prodotto - aggiunge
ancora Cracco - ad altissima protezione, che è stato opportuno
andare a installare a protezione di quei punti del
Piave caratterizzati da opere idrauliche con importanti portate
idriche”.
6. Staccionata con montante
in acciaio Corten e tavole
in legno di larice
SOSTENIBILE
ED EFFICIENTE
6
larice. Due soluzioni che progettualmente hanno sfruttato al
meglio l’equilibrio di distinti materiali (non solo Corten, dunque),
al fine di aumentare gli standard estetici e insieme quelli
connessi a durabilità e minimizzazione delle manutenzioni.
Ma approfondiamo nel dettaglio, con la collaborazione di Manuel
Cracco di Cortensafe, entrambi i prodotti.
Il parapetto
La prima soluzione di cui ci occupiamo è un parapetto concepito
per la massima protezione sia del ciclista, sia del pedone,
grazie anche a una staffa ad hoc, per esempio, che
fa sì che il corrimano non sia in asse con il palo ma si pre-
La staccionata
Lungo ulteriori 5 km, a tratti saltuari, ecco infine la staccionata
di nuovissima concezione Cortensafe in acciaio Corten
e legno, che riprende, nota Cracco, “la nostra Badia E3C
Wood, ma anche in questo caso è totalmente customizzata”.
L’effetto è decisamente suggestivo, come attestano anche
le immagini che pubblichiamo in queste pagine: al montante
in Corten vengono infatti intersecate tavole in legno di
larice naturale tagliato fuori cuore. Proprio l’impiego di questa
tipologia lignea è inoltre alla base, spiegano i suoi sviluppatori,
dell’elevata durabilità del prodotto finale (per quanto
riguarda quella del Corten, non abbiamo nulla da aggiungere…),
di fatto raddoppiata rispetto a soluzioni standard. La
staccionata è andata a proteggere e ornare strade ciclopedonali
del Trevigiano, nell’area del Piave, che corrono per esempio
lungo le golene. Tecnica e natura: ancora una volta un
matrimonio di quelli che funzionano. nn
7
SOLUZIONI DI RICICLO SU MISURA
L’uso dell’asfalto riciclato, o RAP, è oggi una necessità assoluta. In Ammann, vi offriamo soluzioni di
riciclo su misura, compreso un elevato utilizzo di RAP. Per questo scopo, in prima linea c’è l’impianto di
produzione di asfalto Ammann ABP HRT.
Questo impianto è interamente dedicato al riciclo. Infatti, HRT sta per High Recycling Technology.
L’impianto incorpora un alto grado di tecnologia ed innovazione, in particolare il processo di essiccazione in
controcorrente del cilindro di riciclo RAH100.
Basse emissioni
Alta efficienza
Riduzione dei danni al bitume
• Riscaldamento indiretto
• Bassa temperatura di scarico
• Nessuna radiazione termica
7. Armonia con la natura
e durabilità: sono i due
obiettivi raggiunti dalla nuova
staccionata
• Distribuzione omogenea del calore
• Percentuali di riciclo fino al 100 %
• Flessibilità della ricetta in quanto non è
necessario surriscaldare i minerali
• Temperature del RAP ottimale
• Riscaldamento delicato del RAP
Tecnologie&Sistemi
12/2015 4/2021 leStrade
Ammann Italy S.r.l., Via dell’Industria, 1, 37012 Bussolengo
Tel. + 39 045 676 4911, Fax + 39 045 670 1192, info.ait@ammann.com
Per informazioni dettagliate sui prodotti e i servizi offerti, si prega di far visita al sito: www.ammann.com
PMP-2785-00-IT | © Ammann Group
104
105
LS
Innovazioni d’Europa
Primato olandese
nelle strade digitali
1
Grazia Crocco
2 3
2, 3. Segnaletica stradale
digitale: una risorsa
informativa preziosa anche
per ciclisti e pedoni
re entro il 2050, la cosiddetta Vision zero, come proposto
dalla Commissione UE.
Le prime valutazioni sulla sicurezza stradale dovranno essere
effettuate entro il 2024. “Un importante passo avanti
per la sicurezza dei nostri figli, con un occhio verso il futuro
e verso il progresso tecnologico - ha dichiarato, in occasione
dell’approvazione della nuova Direttiva da Parte del
Parlamento europeo, l’eurodeputata Daniela Aiuto, proponente
e relatrice della revisione legislativa -. È una Direttiva
che guarda al futuro se pensiamo alle misure per la segnaletica
e alla relativa interazione con veicoli equipaggiati con
sistemi di assistenza automatica alla guida. Si tratta di un
traguardo e al contempo un punto di partenza per un nuovo
modo di concepire la sicurezza stradale”.
Segnaletica e tecnologia
Effettivamente nella direttiva c’è anche l’intento di armonizzare
la segnaletica dei Paesi UE in modo che siano tutti facilmente
riconoscibili dalle automobili e dall’uomo. In questo
senso si stanno incamminando vari Paesi europei e alcuni
si stanno ponendo all’avanguardia a livello internazionale. I
Paesi Bassi sono, per esempio, il primo Paese al mondo ad
aver creato un archivio digitale di tutti i segnali stradali nazionali.
I dati della segnaletica (compreso il codice di indicazione
e la posizione esatta) vengono memorizzati in formato
digitale e poi resi disponibili come dati aperti. Questo
tipo di sviluppo è stato commissionato dal Ministero delle
Infrastrutture e della Gestione delle Acque. I dati sono stati
collezionati dalla HR Group e saranno resi disponibili utilizzando
la Nationale Databank Wegverkeersgegevens (National
Road Traffic Database - NDW). Elaborando questi dati
nelle applicazioni per il traffico o nei sistemi di navigazione,
gli utenti della strada saranno così in grado di ricevere
informazioni aggiornate sulla situazione del traffico sul loro
percorso, comprese le zone di costruzione. Questa nuova
tecnologia di segnaletica aiuterà le autorità stradali, i fornitori
di servizi di informazione e gli utenti della strada, perché
dati precisi e affidabili possono contribuire ad aumentare
la sicurezza stradale. All’inizio questa sperimentazione
riguardava i dati di tutta la segnaletica lungo le strade provinciali
e principali e la segnaletica dei 130 maggiori comuni
olandesi. Dopo l’estate, saranno inclusi anche i segnali di
tutti i comuni più piccoli del Paese.
Dati, aggiornare
per migliorare
L'NDW citato in precedenza è specializzato nel campo della
raccolta dei dati sul traffico stradale. All’interno di esso circa
19 autorità stanno collaborando alla raccolta, archiviazione
e distribuzione dei dati sul traffico stradale. HR Group,
specializzato in “oggetti” di traffico nello spazio pubblico,
è l’organizzazione che si occupa della raccolta dei dati che
manterrà aggionati per i prossimi due anni e forse più a lungo.
Questo progetto garantirà elevati standard di sicurezza
stradale, fornendo, in particolare, le informazioni aggiornate
e corrette che possono essere comunicate agli utenti
della strada sui limiti di velocità applicabili, i punti di carico
e scarico, i divieti di sorpasso, le possibilità di parcheggio,
i restringimenti stradali, ecc. Un contributo tecnologico
importante per rendere le strade sempre più sicure. nn
Tecnologie&Sistemi
I PAESI BASSI DIGITALIZZANO TUTTI I SEGNALI STRADALI DELLA RETE
NAZIONALE E DEI NETWORK DI OGNI COMUNE, DALLE METROPOLI AI PICCOLI
PAESI, INSERENDO TUTTE LE INFORMAZIONI NEL SISTEMA NDW, NATIONAL
ROAD TRAFFIC DATABASE. UNA FORMIDABILE RISORSA, PER TUTTI
GLI STAKEHOLDER, NELLA GESTIONE DELLA SICUREZZA.
La nuova direttiva europea sulla gestione della sicurezza
delle infrastrutture stradali, che modifica la precedente
Direttiva 2008/96/CE, attuata in Italia dal
D.Lgs. 15/03/2011, n. 35, ha il principale obiettivo di ridurre
l’incidentalità stradale attraverso una migliore progettazione
e manutenzione di strade, gallerie e ponti. Essa garantisce
un livello sistematicamente elevato di sicurezza stra-
dale, estendendo l’ambito di applicazione alle autostrade e
alle altre strade principali, oltre che a tutta la rete transeuropea
di trasporto (TEN-T) e anche alle strade extraurbane,
qualora siano state costruite utilizzando fondi UE. Queste
nuove disposizioni puntano a conseguire gli obiettivi strategici
di dimezzare il numero di vittime della strada, per avvicinarsi
all’azzeramento degli incidenti mortali da consegui-
1. Grande viabilità
nei Paesi Bassi
4. Si implementa
ulteriormente il database
nazionale sul traffico NDW
4
Tecnologie&Sistemi
12/2015 4/2021 leStrade
4/2021
106
107
LS
Trasferimento Tecnologico
Dalla road safety
alle gallerie paramassi
FOCUS SU UN SISTEMA BREVETTATO CHE SFRUTTA LA CAPACITÀ
DISSIPATIVA DELL’ACCIAIO PER RISOLVERE ALCUNE CRITICITÀ
NELL’AMBITO DELLA PROTEZIONE DELLE STRADE DALLA CADUTA
MASSI. IL SISTEMA, COSTITUITO DA ELEMENTI COLLASSABILI
CONTENUTI DA CAVI AD ALTA RESISTENZA, PUÒ ESSERE
CONSIDERATO UNA VALIDA ALTERNATIVA AI TRADIZIONALI
“CUSCINI” DEFORMABILI. CI SPIEGA TUTTO LO SPECIALISTA
DI SMA CHE HA CURATO QUESTA INNOVAZIONE.
2
Trasferimento tecnologico: per esempio dalla sicurezza
stradale alla sicurezza strutturale. Una buona, anzi
un’ottima pratica che da tempo viene esercitata, per
precisa scelta e cultura aziendale, a casa di SMA Road Safety,
azienda che i lettori di leStrade e più in generale gli
operatori delle infrastrutture hanno imparato a conoscere
molto bene per una notevole serie di tecnologie innovative,
dagli attenuatori d’urto ai varchi amovibili, fino alle “smart
barrier” di ultima generazione. Guardando allo specifico dei
materiali impiegati, uno dei fulcri dell’esperienza e del know
how di SMA è senz’altro legato alla conoscenza e all’impiego
dell’acciaio. Ed è proprio da qui che può partire questa
storia di dialogo, scambio, trasferimento per l’appunto tra
chi, all’interno dell’azienda di Marcianise (Caserta), si occupa
di ricerca, sviluppo e innovazione. La notizia,
volendo anticiparla, è questa: il laboratorio SMA
ha dato vita, testandolo debitamente, a un innovativo
sistema di dissipazione energetica - in acciaio
- per gallerie paramassi che consente di superare
una serie di criticità, note alla letteratura tecnica
sulla materia, nel contesto della protezione delle infrastrutture
stradali dai fenomeni di caduta massi.
Di questo progetto specifico si è occupato l’ingegner
Danilo Di Giacinto, R&D Specialist di SMA Road Safety
(che, a proposito di sinergie, può contare anche
su quelle attivabili nell’ambito del Gruppo
Industry AMS fondato da Pasquale Impero).
L’abbiamo intervistato.
Stefano Chiara
1
3
3. Materiale granulare,
naturale o processato,
utilizzato per la costituzione
dello strato deformabile:
2a sabbia, ghiaia e pietrisco;
2b argilla espansa; 2c vetro
cellulare
4. Amplificazione dinamica
delle azioni caratteristiche
associate a un evento
di caduta massi
su galleria artificiale
(Fonte Labiouse et al.)
5. Sistema modulare
SMA Road Safety
per gallerie paramassi:
prova sperimentale
in scala reale
2a 2b 2c
Ingegner Di Giacinto, partiamo dall’“idea” che ha originato
questo progetto di ricerca.
In SMA Road Safety crediamo molto nel principio del trasferimento
tecnologico tra le soluzioni tecniche che andiamo a
sviluppare: da tempo, tra i vari settori, sussiste una trasversalità
che è foriera di nuovi spunti progettuali e costruttivi.
Nel caso specifico questo approccio vi ha portati, partendo
dalla vostra consolidata esperienza nell’ambi-
4
to dello sviluppo di dispositivi di ritenuta stradale,
che mettono al centro dell’azione progettuale proprio
il principio di assorbimento dell’energia, a lavorare
sulle protezioni delle gallerie paramassi, anch’esse,
del resto, opere realizzate per assicurare determinati
standard di sicurezza passiva alla strada sottostante.
Proprio così. Le gallerie paramassi sono strutture, poste a
protezione di tratti limitati dell’infrastruttura stradale, di tipo
passivo. Non agiscono, cioè, direttamente sulla causa della
caduta dei massi. Sono costituite da un impalcato, in genere
in calcestruzzo armato, sostenuto da elementi verticali.
Sulla sommità dell’impalcato viene quindi collocato uno
strato ammortizzante, il cosiddetto “cuscino”, che serve proprio
a mitigare gli effetti di un impatto diretto sulla struttura.
te riconosciuti alcuni limiti alle soluzioni tradizionali. Diversi
studi sperimentali, per esempio, hanno dimostrato che a
causa di fenomeni dinamici interni allo stesso strato deformabile,
l’azione trasmessa all’impalcato, in caso di caduta
massi, può essere anche maggiore di quella d’impatto, con
incrementi compresi tra il 50 e il 100%. In più, va aggiunto
che le caratteristiche del materiale dello strato deformabile
non sono sempre stabili: i fenomeni di gelo-disgelo possono
aumentarne la rigidezza e, quindi, l’azione di impatto, che
a questa variabilità dello strato deformabile aggiunge anche
quella delle caratteristiche del blocco impattante (dalla
massa alla velocità), ovvero del masso, mutevoli nel tempo.
Ci può descrivere il sistema SMA? E come migliorerebbe
la situazione, a vostro avviso, attraverso la sua
adozione?
Si tratta di un sistema modulare coperto da brevetto che proponiamo
proprio come alternativa progettuale rispetto alle
soluzioni tradizionali impiegate per dare corpo allo strato deformabile
delle gallerie paramassi. È costituito da un insieme
5
Tecnologie&Sistemi
1. Il sistema brevettato
SMA Road Safety:
modellazione FEM
2. Galleria paramassi:
foto e schema. Fonte:
Delhomme et al., 2005
Dunque voi vi siete occupati proprio del “cuscino”, è
corretto? Partendo da che tipo di stato di fatto?
Storicamente questi strati ammortizzanti sono realizzati in
materiale granulare naturale. Alcune innovazioni più recenti
hanno puntato sull’utilizzo di materiali granulari più leggeri,
processati industrialmente: penso all’argilla espansa o al
vetro cellulare. Questi materiali permettono di ridurre il carico
permanente non strutturale sull’impalcato e, quindi, di
aumentare lo spessore del cuscino riducendo le azioni associate
all’impatto. In generale, però, vengono comunemen-
Tecnologie&Sistemi
4/2021 leStrade
4/2021
108
di elementi collassabili assialmente contenuti da cavi ad alta
resistenza. A loro volta, questi elementi tubolari sono costituiti
da un insieme di elementi dissipativi, i cosiddetti crashbox,
saldati l’uno all’altro. Le prestazioni del sistema sono state
valutate attraverso analisi agli elementi finiti, corroborate
da prove sperimentali in scala reale, variando parametri quali
l’altezza di caduta libera, la massa del blocco impattante,
il numero di elementi dissipativi, l’inclinazione dell’impatto.
Passando alla seconda parte della sua domanda, posso dirle
che abbiamo effettuato un confronto del nostro sistema,
in termini di forza d’impatto e peso proprio per unità di superficie,
con le opzioni esistenti più diffuse. Per l’esattezza,
è stato considerato l’impatto di un blocco di 4 ton in caduta
libera verticale da 7,5 m, corrispondente a un’energia cinetica
all’impatto pari a 300 kJ. I dati di confronto sono stati
estratti dalla letteratura, per quanto riguarda le soluzioni sistema
sandwitch TLAS, ghiaia e vetro cellulare, oppure calcolati
mediante formulazioni empiriche (nel caso della sabbia).
6. Performance del sistema
modulare SMA vs. alcuni
sistemi esistenti
Quali risultati avete ottenuto?
La soluzione modulare SMA, oltre a essere la più leggera, ha
consentito di raggiungere una riduzione della forza d’impatto
del 72%, 62% e 60% rispettivamente rispetto alla sabbia
sciolta, al vetro cellulare e al sistema sandwich TLAS. Ma potrei
suggerire ulteriori punti di valore di questa innovazione.
Per esempio?
Per esempio, l’assenza di amplificazione dinamica tra la forza
d’impatto e la forza trasmessa. La forza d’impatto risulta
infatti indipendente dalle caratteristiche del blocco impattante.
Di conseguenza, il sistema può essere dimensionato
in base ai parametri richiesti dalla committenza in termini
di forza trasmessa (in presenza di vincolo sulla capacità
della struttura della galleria) o energia dissipata (requisito
geologico). Le prestazioni di questo “cuscino” d’acciaio, poi,
risultano stabili nel tempo, mentre la sua industrializzazione
consente di tutelarne al meglio la qualità.
6
Può aggiungere ancora qualche considerazione sul
piano delle verifiche del sistema?
Il nostro dispositivo si basa su dati certificati che vanno a costituire
una dichiarazione di prestazione. Conosciamo le caratteristiche
del sistema e tutte le informazioni sulla forza trasmessa,
un dato cruciale per il progettista, che valute la forza
di impatto attraverso formule derivate da dati sperimentali. Nel
caso specifico delle gallerie paramassi non esiste una norma
nazionale, ma si fa riferimento alle normative svizzera o giapponese,
basate sulla meccanica del contatto di Hertz, che implica
il calcolo della forze di impatto e di trasmissione. Come le
dicevamo prima, però, le variabilità sono una costante, mentre
con il nostro sistema formiamo dei dati precisi e univoci.
Il “cuscino” SMA può essere impiegato indifferentemente
per nuove opere o per strutture esistenti?
Certamente. Considerando poi che molte di queste infrastrutture
sono state progettate diversi decenni fa, anche in
questo campo l’attenzione manutentiva dei gestori, in tutta
Europa, si sta alzando.
L’avete già applicato?
Non ancora in un contesto di gallerie paramassi, ma in altre
situazioni, in contesti industriali, che richiedessero particolari
standard di sicurezza passiva. nn
7 8
7, 8. Trasferimento
tecnologico SMA Road Safety:
dal know how in materia
di dispositivi di ritenuta
a un nuovo cuscino
d’acciaio a protezione
delle gallerie paramassi
(in fig. 8 esecuzione
della prova sperimentale)
Tecnologie&Sistemi
4/2021 leStrade
LS
15 th - 17 th June 2021
MACCHINE
ASPHALT 4.0 FOR FUTURE MOBILITY
&ATTREZZATURE
MACCHINE
n Versatile, precisa e con radiocomando
n Protezioni e prestazioni
ATTREZZATURE
n Qualità al servizio della gestione viaria
CHECK THE UPDATES AND REGISTER
FOR THE VIRTUAL CONGRESS!
www.eecongress2021.org
#eecongress2021
112
113
LS
1, 2. La nuova finitrice
Dynapac F1250CS
impegnata in una stesa
urbana in Puglia
3. Particolare del banco
Macchine
1 2
3
Finitrici Compatte
4. Novità assoluta:
il radiocomando
4
La nuova F1250CS
Versatile, precisa
e con radiocomando
Peso
Larghezza di base
Larghezza max di lavoro
Larghezza min di lavoro con riduttori
7 ton
1,20 m
3,50 m
0,30 m
Capacità di stesa 300 m 3 /h
Motore
Deutz TD2.9 L4
Emissioni Tier 3/Tier 4
Capacità tramoggia
Diametro coclea
5,5 ton
320 mm
ALLA SCOPERTA DELLA NUOVA DYNAPAC F1250CS, UNA FINITRICE COMPATTA
DOTATA DI UN BANCO AD ALTE PRESTAZIONI CHE SI CARATTERIZZA
PER L’ELEVATA VERSATILITÀ, OLTRE CHE PER UNA SERIE DI DOTAZIONI
TECNOLOGICHE DI GRANDE INTERESSE. TRA LE ALTRE, IL RADIOCOMANDO
CHE AUMENTA SICUREZZA, PRECISIONE E COMFORT PER GLI OPERATORI. NE
ABBIAMO PARLATO CON ANDREA MONTECRISTO, DI EDILSTRADE, CHE L’HA GIÀ
TESTATA SUL CAMPO. CON SODDISFAZIONE.
Una finitrice compatta, ma estremamente versatile.
Un condensato di storica affidabilità e allo stesso
tempo di alta tecnologia. Dynapac (gruppo Fayat)
cala l’asso e porta sulle nostre strade la nuova F1250CS,
una cingolata che, abbinata al banco Dynapac V2400TV-
TVE (con potente centralina da 55 kW a regolazione continua
del numero di giri), sta già riscuotendo un forte apprezzamento
da parte dei nostri operatori, impegnati in lavori
intensi e vari, dalle strettoie alle grandi viabilità. La versatilità
di cui si diceva riguarda sia i contesti applicativi, sia naturalmente
le larghezze di stesa, che con le estensioni arrivano
anche fino a 3,5 m. Se invece andiamo a guardare le
sue performance nello stretto, possiamo anticipare che i restringimenti
- anche fino a 30 cm - sono facili e rapidi, per
la piena soddisfazione dei titolari d’impresa, che possono
così premere l’acceleratore della produttività. Rimandando
un approfondimento specifico su questo aspetto a qualche
riga più avanti, possiamo qui sottolineare il punto di valore
della precisione di questa nuova paver, di fronte a ogni
situazione di cantiere. A conseguirla anche un’innovazione
Fabrizio Apostolo
unica: la possibilità di manovrare la macchina attraverso il
radiocomando RC 360, un “giocattolo” tech dai molteplici
vantaggi. La distanza, infatti, consente da un lato all’operatore
di muoversi in sicurezza, mentre dall’altro ne favorisce
la visibilità, con evidenti benefici per la qualità finale della
lavorazione. “La combinazione tra le dimensioni compatte,
il banco ad alte prestazioni e la sua robustezza - notano da
Dynapac Italia - fanno della F1250CS un perfetto strumento
di lavoro per svariate applicazioni. La Dynapac F1250CS, per
esempio, ha la possibilità di asfaltare al di sotto della quota
zero. Questo permette alla finitrice di uscire da uno scavo di
fresatura, lasciando la quota del banco sempre al livello zero,
senza dunque creare uno scalino e rendere necessario il riposizionamento
della finitrice. È ideale, inoltre, per la pavimentazione
in luoghi stretti, dalle piste ciclabili alle trincee,
ai marciapiedi”. Questo solo per fornire al lettore una prima
fotografia di questa macchina, che tra le altre cose è dotata
di un motore a 4 cilindri da 54 kW Deutz di ultima generazione
e dispone di una serie di dispositivi di illuminazione che la
rendono ideale anche per lavorazioni in notturna. Per ulteriori
accattivanti dettagli (e ce ne sono) rimandiamo alla documentazione
e a tutti gli approfondimenti del caso che può
fornire Dynapac Italia. In questa sede, invece, abbiamo ritenuto
di interesse per il lettore andare ad ascoltare la voce di
un imprenditore che ha già inserito la Dynapac F1250 nella
sua flotta e che l’ha già anche ampiamente testata sul campo,
persino con l’innovativo radiocomando. La testimonianza,
per noi preziosa, è quella di Andrea Montecristo, che guida
insieme al fratello Vincenzo e al figlio Mirko la Edilstrade di
Montecristo, sede a Ruvo di Puglia, provincia di Bari.
Di cosa si occupa, nel dettaglio, la vostra impresa?
Ci occupiamo di posa di cavi per le telecomunicazioni, per i
principali operatori del settore (da Telecom a Vodafone a Fastweb):
effettuiamo tutte le lavorazioni del caso, dallo sca-
Macchine
4/2021 leStrade
4/2021
114
115
LS
5 6
7 8
5, 6. La macchina compatta
nella sede Edilstrade
di Montecristo, a Ruvo
di Puglia
7, 8. Lavorazioni nello spazio
stretto a Corato, provincia
di Bari
9. La squadra di Edilstrade
10. Andrea Montecristo
(a sinistra) a 13 anni
11. L’effigie Ursus Peroni
10
Dove operate, territorialmente?
Per lo più in Puglia, dove abbiamo molto lavoro. Avendo seminato
sempre bene e lavorando con gli uomini e le macchine
giuste, abbiamo una buona nomea nel settore.
A proposito di macchine, una vostra primizia in flotta è
proprio la nuova Dynapac F1250CS. Come l’ha conosciuta?
Abbiamo conosciuto questa macchina a seguito di una nostra
ricerca funzionale a trovare un mezzo idoneo per effettuare
ripristini in spazi stretti nell’ambito di lavorazioni Open
Fibra. In precedenza, per questo genere di lavori impiegavamo
una macchina più grande, di un’altra casa, in cui però
attivare i restringimenti del banco diventava un’operazione
piuttosto complessa, con conseguente rallentamento delle
produzioni. Premetto che stavamo cercando una macchina
nuova, non usata, perché con le macchine credo che sia meglio
partire con il piede giusto e che a “usarle” siamo e saremo
noi. Dalla Dynapac mi hanno proposto questa macchina,
che ho voluto per prima cosa vedere, toccare con mano. La
prima sensazione è già stata ottima.
Attrezzature
vo ai ripristini stradali. Parallelamente, passando dal settore
privato a quello pubblico, effettuiamo per lo più manutenzioni
per i comuni, dalle strade alle piazze. Oggi sono questi i lavori
che ci vedono maggiormente impegnati.
Come ha iniziato questo mestiere?
Ho cominciato all’età di 13 anni, ingrassando i camion di mio
padre, che era attivo nel settore agricolo, ma anche in quello
degli sbancamenti e degli scavi per costruzioni. Per anni
la nostra azienda di famiglia è stata impegnata in quel genere
di attività, successivamente abbiamo puntato di più,
come dicevo, su telecomunicazioni e manutenzioni. In ambito
strettamente stradale, il mio primo incontro con un rullo
è avvenuto sempre quando ero ragazzino: si trattava di un
Ursus Peroni, una casa “mitica”. Pensi che un mio amico ne
possiede ancora un modello, da collezione, e per farmi felice
recentemente mi ha regalato la sua targa con il marchio.
9
11
Su cosa puntate principalmente
per raggiungere i vostri
obiettivi aziendali?
Sulla competenza del personale
e sull’efficienza dei mezzi d’opera.
Per quanto riguarda le manutenzioni
e i ripristini, per esempio,
abbiamo escavatori, frese, finitrici, rulli,
piastre vibranti. Tutto ciò che serve, insomma,
per realizzare un manto stradale perfetto, dalle planarità a regola
d’arte. Questa attenzione alla qualità dei manti è fondamentale
anche quando dobbiamo chiudere gli scavi dopo la
posa di fibra ottica, per esempio. Pensi che da anni, per quanto
riguarda questo aspetto, abbiamo anche un’assicurazione,
ma non abbiamo mai dovuto attivarla. Dicevo della competenza:
per noi è un aspetto fondamentale. Pensi che abbiamo
con noi alcuni operai specializzati e adeguatamente formati
che, come dico sempre, hanno gli occhi che sono meglio
di un georadar…
Il banco: prestazioni, temperatura ideale
e facilità d’uso anche nello stretto
Il nuovo banco ad alte prestazioni Dynapac V2400, cuore della finitrice compatta
in flotta alla Edilstrade di Montecristo, può essere riscaldato a gas o elettricamente.
Grazie alle molteplici regolazioni, come l’angolo d’attacco e le piastre profonde,
il banco offre un’eccellente pre-compattazione e una superficie liscia anche
con strati spessi. Il kit per le riduzioni di stesa può essere montato sul banco
senza smontarne altre parti. Con questo kit, la F1250CS può essere così utilizzata
per asfaltare tracce e/o piste strette. La temperatura del banco viene infine
regolata dal display presente sul cruscotto. Essendo il dispositivo dotato
di termostato auto-regolante, la temperatura sarà sempre costante, ma con il
minimo spreco di energia.
Siete riusciti ad aumentare la produzione? Il flusso di
lavoro è migliorato?
Certamente. Il nuovo banco della macchina favorisce sia i restringimenti,
sia gli allargamenti, rendendola così molto versatile.
Ora riusciamo a pavimentare su larghezze di 60 cm senza
intoppi, con fluidità. Tecnicamente, è tutta un’altra cosa. E pensi
anche che ora la squadra può essere composta anche da due
soli addetti, al posto dei quattro che ci volevano in precedenza.
Vendiamo alla ciliegina sulla torta: il radiocomando…
Si tratta di una novità assoluta, che anche in questo caso,
però, abbiamo voluto valutare al meglio, effettuando delle
prove nel nostro piazzale, perché avevamo già esperienza
di radiocomandi per gru, ma non siamo sempre stati del
tutto soddisfatti dai livelli di precisione, che invece nelle stese
sono fondamentali. Devo dire che anche questo optional
ci ha lasciati molto soddisfatti: gli operatori possono svolgere
in piena sicurezza tutte le funzioni affidate al cruscotto,
dall’avanzamento al controllo degli spessori, e con un’estrema
precisione. Abbiamo già superato le 100 ore di lavoro con
questa modalità e devo dire che il risultato è stato sempre
buono. Soprattutto per chi lavora negli spazi stretti, la possibilità
di allontanarsi dalla macchina è un fattore a sicuro valore
aggiunto, non solo sul piano della safety, ma anche su
quello dell’accuratezza della lavorazione. Con il radiocomando
si può lavorare fino a 10 metri di distanza dalla macchina,
esattamente come si fosse in pancia. Migliora la sicurezza,
anche in funzione dei controlli di legge, migliora la visibilità e
soprattutto migliora il confort delle squadre, che possono finalmente
operare lontano dai fumi d’asfalto.
Congediamo Montecristo, che, come ultimo gesto, va alla ricerca
di due immagini per lui davvero significative: Andrea
a 13 anni con il camion del padre e l’effigie dell’Ursus Peroni.
Pubblicarle ci sembra doveroso, per ringraziarlo, per far entrare
ancora di più il lettore in questa bella storia di esperienza
e, insieme, di attenzione all’innovazione. nn
Macchine
4/2021 leStrade
4/2021
116
117
LS
1
Lavorazioni Underground
Protezioni e prestazioni
1, 2, 3, 4. La novità Epiroc
boomer M20, un modello che
si caratterizza, tra le altre
cose, per l’elevato tasso
di protezione dei sistemi
idraulici e della sensoristica
razione con i principali clienti ed è il risultato di un’ampia ricerca
e di test in ambiente reale. È la scelta perfetta per le miniere
e per i contractors che vogliono superare la concorrenza grazie
all’innovazione”, afferma Niklas Berggren, Global Product Manager
Face Drilling Equipment di Epiroc.
Funzioni automatizzate
L’alta precisione e le prestazioni sono assicurate dalle funzioni di
automazione a bordo, alle capacità di accesso ai dati di perforazione
da remoto e ai piani di volata digitali che offrono maggiore
affidabilità e qualità dell’intero ciclo di perforazione. Utilizzando
l’High Performance Development, il Boomer M20 permette all’operatore
impostare e modificare i piani di volata direttamente
al fronte, eliminando la necessità di intervenire dall’ufficio. “Con
la gestione digitale dei piani di volata, lo sfondo sarà maggiore,
più preciso e con meno sovrascavi. Abbiamo visto un risparmio
3
totale sui costi fino al 25% e un aumento della produttività fino
al 40%”, dice ancora Berggren.
Ambiente di lavoro più sicuro
Il Boomer M20 è stato progettato pensando alla sicurezza; grazie
a diverse caratteristiche, la macchina offre un ambiente di
lavoro sicuro ed ergonomico per gli operatori. “La sicurezza è
stata fondamentale sin dal primo giorno. È la nostra massima
priorità e con questo carro di perforazione abbiamo fatto grandi
sforzi per migliorare la sicurezza degli operatori”, nota Berggren.
Grazie alle capacità di gestione da remoto, gli operatori
possono perforare da una distanza di sicurezza, lontana dalle
aree pericolose sul fronte della galleria e mantenere la produzione
anche durante i cambi di turno. Grazie ai joystick multifunzionali,
gli operatori possono tenere gli occhi sul lavoro in
ogni momento. La cabina, unica nel suo genere, è progettata
per offrire una visibilità ottimale e, grazie a speciali materiali,
una sensibile riduzione del rumore e delle vibrazioni, il livello di
rumorosità è mantenuto a soli 65 dB. La piattaforma di servizio
è sicura rappresentando un altro grande vantaggio evitando
qualsiasi operazione in prossimità del fronte in condizioni di
roccia non sostenuta.
L’opzione elettrica
Epiroc continua a sostenere l’elettrificazione nelle miniere sotterranee
e il nuovo Boomer M20 può essere fornito con alimentazione
elettrica a batteria. Un Boomer M20 alimentato a batteria
porta ulteriori vantaggi in termini di salute, manutenzione,
ventilazione e raffreddamento.
“Con il caricabatterie a bordo, l’operatore non ha bisogno di
pianificare la ricarica, poiché questa avviene automaticamente
durante la connessione alla rete in fase di perforazione. Grazie
alla batteria ad alta capacità, il Boomer M20 ha una notevole
autonomia per gli spostamenti non inficiando lo svolgimento
dei turni di lavoro”, conclude Berggren. nn
Macchine
EPIROC LANCIA SUL MERCATO UNA NUOVA GENERAZIONE DI CARRI DI PERFORAZIONE
DA GALLERIA: IL BOOMER M20, LA PRIMO MODELLO DEL GENERE AL MONDO
CON IDRAULICA E SENSORI PROTETTI A GARANZIA DI UNA MASSIMIZZAZIONE
DELLE ATTIVITÀ E UNA MINIMIZZAZIONE DEI FERMI MACCHINA. TRA GLI ALTRI
PUNTI DI VALORE, L’ALTA PRECISIONE GARANTITA DALL’AUTOMAZIONE.
2
4
Con idraulica, elettronica e sensori protetti il nuovo Boomer
Epiroc M20 è progettato per ridurre al minimo gli interventi
di manutenzione non programmati e per massimizzare
i tempi di attività e le prestazioni. Si tratta, spiegano da
Epiroc, della nuova generazione nel settore minerario sottorraneo:
una parte impegnativa del lavoro in sotterraneo è l’usura
quotidiana dei tubi idraulici. Il distacco e la caduta e detriti e
la continua usura dovuta al contatto con il suolo e le pareti della
galleria richiedono costanti sostituzione dei tubi. Il design del
braccio del Boomer M20 con l’idraulica posta all’interno riduce
al minimo i fermi-macchina per la sostituzione dei tubi idraulici,
mantenendo la macchina in funzione anche nelle condizioni
più difficili. “Il Boomer M20 è stato sviluppato in stretta collabo-
Macchine
Mauro Armelloni
Una nuova prospettiva
Per sottolineare maggiormente i punti di fornza dell’innovazione,
Epiroc ha realizzato uno suggestivo video promozionale, con uno
sfondo scenico di grande impatto. Il Boomer M20 è in equilibrio
sui suoi innovativi e robusti bracci, sulla cima di una montagna. Il
Presidente e CEO di Epiroc, Helena Hedblom, ha presentato personalmente
il nuovo boomer nel video della campagna.
“Siamo qui per il brivido di risolvere problemi reali. Per lo spirito
di avventura e l’energia che si prova quando si affrontano nuove
prospettive. Il Boomer M20 è un altro grande esempio di come
facciamo la differenza attraverso l’innovazione”, ha detto Hedblom.
Per saperne di più: www.epiroc.com/it-it/campaigns/
boomer-m20-launch
5. Un frame del video promozionale
4/2021
118
119
LS
1
3
Attrezzature
2
Manutenzione Stradale
Qualità al servizio
della gestione viaria
Mauro Armelloni
FOCUS SULLE SOLUZIONI CANGINI SVILUPPATE PER SEMPLIFICARE IL LAVORO,
MIGLIORANDONE LE CONDIZIONI, DEI MANUTENTORI STRADALI:
DALLE SPAZZATRICI PER GRANDI SUPERFICI ALLE SOLUZIONI PER PULIZIE
DIFFICILI. IL FILO CONDUTTORE: L’ATTENZIONE AL DETTAGLIO, CHE FA LA
QUALITÀ, E LA “USER EXPERIENCE”.
Qualità in ogni minimo dettaglio. È questo un requisito
fondamentale per Cangini Benne, azienda che da
sempre lavora con dedizione per portare sul mercato
prodotti, per l’appunto, di alta qualità che rispecchino al meglio
le specifiche standard e le richieste dei clienti: “La qualità
- aggiungono ancora da Cangini - assume un valore importante
quando l’obiettivo è quello di soddisfare le aspettative degli
utilizzatori”. Ma per l’azienda romagnola il concetto di qualità
va inteso anche in senso evolutivo, non statico ma dinamico,
ovvero come miglioramento continuo di ogni singolo prodotto
in termini di innovazione e prestazione. Per questa ragione,
l’azienda investe in maniera considerevole sul proprio reparto
di ricerca e sviluppo, pronto a perfezionare ogni particolare
progettuale e costruttivo al fine di rendere sempre migliore
la “user experience” degli specialisti di infrastrutture e costruzioni
con le attrezzature Cangini Benne.
Pulizia ideale
La manutenzione stradale è un ambito che in passato ha spesso
assunto poco rilievo (fortunatamente il trend sta mutando),
ma che considerevolmente importante, per non dire cruciale.
In tutti i suoi aspetti. Durante i lavori stradali, per esempio, si
1. Massima pulizia in ogni
angolo della strada grazie
alle attrezzature specifiche
Cangini
2. Modello per grandi
superfici
3. La gamma si caratterizza
per varietà di soluzioni, tutte
di alta qualità e funzionalità
4. Spazzolone per escavatore
producono grandi quantità di polveri, detriti e residui sui quali
bisogna “agire”, per evitare che questi si depositino sul fondo
stradale e che, soprattutto, si diffondano nell’aria. Per questo
scopo occorrono strumenti attentamente studiati per operare
in ambienti anche difficili, come quelli molto polverosi e umidi
tipici delle cantirizzazioni. A questo proposito, la gamma di
spazzatrici e rulli Cangini è risultata e risulta la scelta ideale.
In generale gli interventi di routine per la pulizia delle strade e
la loro manutenzione, finalizzati a garantirne una migliore viabilità,
saranno ancora di più rapida esecuzione e dal risultato
professionale proprio grazie all’ausilio della gamma di prodotti
Cangini interamente dedicata al settore stradale. Pulizie “difficili”
e in ambienti impegnativi non saranno più un problema.
La linea dedicata di prodotti è infatti pensata per ogni specifica
esigenza d’impiego e applicazione, dai piazzali e ambienti
chiusi fino allo sgombero delle strade dalla neve. Si tratta di
molteplici attrezzature che si contraddistinguono per grande
mobilità e agilità, al fine di favorire elevate prestazioni sempre
in sicurezza, anche nelle condizioni più complesse, con l’obiettivo
di offrire al mercato le migliori soluzioni per la pulizia
in ambito industriale e urbano.
Abbattimento polveri
Il continuo studio e propensione al miglioramento ha portato
l’azienda a rivoluzionare alcune delle sue attrezzature
per proporre così al mercato prodotti innovativi quali la nuova
spazzatrice Easy Sweepy, che viene affiancata agli altri
prodotti della stessa gamma, tra cui il rullo spazzolone, la
spazzatrice SPZ e la spazzola All Duster. Insieme, queste soluzioni
possono far sì che il “cleaning” delle strade sia in concomitanza
di interventi di manutenzione, sia nella gestione
ordinaria, non sia più un problema. Le spazzole di queste
attrezzature Cangini possono essere predisposte in acciaio,
PPL o materiale misto acciaio/PPL. La nuova Easy Sweepy,
da parte sua, presenta diversi accessori che la rendono
particolarmente adatta per la pulizia di grandi superfici,
pavimentazioni industriali e strade che richiedono un’attenzione
di alto livello. Con il suo impianto abbattimento polveri,
l’attrezzatura permette di abbattere le polveri generate
durante la lavorazione. Inoltre, il nuovo sistema flottante
4
permette alla spazzatrice di aderire meglio al terreno e di
tenere una maggiore velocità di avanzamento.
Innovazioni continue
Piccola ma potente: è il caso della spazzola All Duster, disponibile
in versione per attacco frontale, ideale per il diserbo e per
la pulizia profonda di cordoli, marciapiedi e asfalti. È caratterizzata
da un’ottima manovrabilità dettata dalla sua possibile inclinazione
meccanica. È dotata, inoltre, di paratie di protezione
per evitare che il materiale raccolto venga disperso. La spazzola
può essere posizionata sia a destra sia a sinistra, per poter pulire
entrambi i lati della strada. Inoltre lo snodo e il flottante le
permettono di seguire l’andamento del terreno, mentre la sua
durata è garantita dalla ruota pivotabile che consente di impostare
l’altezza dei lavori. Estremamente performante, la spazzatrice
SPZ Cangini è invece indicata per i lavori più gravosi grazie
al rullo regolabile e al robusto telaio. Una sua ulteriore particolarità
è la capienza della vasca di raccolta che la rende capace di
raccogliere grande quantità di ghiaia e polvere da aree estese.
Tra i suoi accessori anche i nebulizzatori interni ed esterni, che
permettono di abbattere le polveri sollevate durante l’operazione
di pulizia. In caso di superfici dove non si considera necessaria
la raccolta del materiale, come per esempio nella rimozione
di neve da grandi piazzali, il rullo spazzolone è infine l’attrezzatura
ideale. Il rullo è dotato di un auto-livellamento orizzontale
di +-10° e angolazione idraulica di +-30°. Il dispositivo è disponibile
anche per applicazione su braccio escavatore. Per saperne
di più: canginibenne.com nn
Attrezzature
4/2021 leStrade
4/2021
leStrade
LS
Aeroporti Autostrade Ferrovie
MAGGIO 2021
Aeroporti Autostrade Ferrovie
Casa Editrice la fiaccola srl
PAGINE
LS
SPECIALE
con
INFRASTRUTTURE VIARIE
Lo speciale raddoppia
Il numero “Road” per
eccellenza dell’annata
editoriale, visto il successo
della terza edizione
dell’ultimo dicembre, nel
2021 raddoppia.
Maggio tutto stradale
Oltre all’edizione di
Dicembre 2021 - già
confermata - sarà “tutto
stradale” anche il numero
di Maggio di leStrade, di
prossima uscita.
Insieme ai gestori
Il numero speciale
sarà realizzato con la
collaborazione dell’Anas
e delle concessionarie
autostradali italiane ed
europee, nonché dell’IRF.
Dossier Innovatori
Punti forti: interviste
esclusive, le voci degli
specialisti, le opere in corso
e il dossier Gli Innovatori-
Speciale Strade in italiano
e inglese.
I grandi temi
Dal monitoraggio di ponti
e gallerie alle tecnologie
di ispezione con droni,
dalle ultime frontiere della
manutenzione alle nuove
opere stradali.
Digital roads
Numerosi contenuti del
numero saranno, come
di consueto, diffusi anche
sul nostro sito Internet
www.lestradeweb.it
e su LinkedIn.
ASSOCIATIVE
n Modifiche al
Codice della Strada
n La forza
della gestione
n Elettrificazione
per la transizione ecologica
n Canone unico
n Conoscenza
per la ripresa
n Tre mosse per digitalizzare
la logistica
Associazione Italiana
della Telematica
per i Trasporti e la Sicurezza
La rivista leStrade, che con i suoi 123 anni di storia è il magazine sulle infrastrutture più longevo
d’Europa, continua a puntare sull’approfondimento di qualità proponendo ai suoi lettori un numero
unico che racconterà gli ultimi trend del settore delle infrastrutture viarie, in collaborazione con
istituzioni, gestori, progettisti, imprese e specialisti del nostro settore.
Per maggiori informazioni
marketing@fiaccola.it - tel. 02.89421350
122
Modifiche al Codice della Strada
Incontro di approfondimento culturale sul web con il direttore del Centro Studi e Ricerche
123
LS
La forza della gestione
Puntiamo, con il “Recovery”, alle reti da migliorare e ai territori da mettere in sicurezza
AIIT Associazione Italiana
per l’ingegneria
del Traffico e dei Trasporti
Via Solferino, 32
00185 Roma
Tel. 06.58330779
segreteria@aiit.it
www.aiit.it
A cura della
Segreteria AIIT
Modifiche al Codice della
Strada introdotte dalla L. n.
120/2020, hanno indotto
AIIT a programmare un incontro di
approfondimento che si è svolto il 9
marzo scorso in modalità “a distanza”
ed è stato aperto a tutti i soci e,
in generale, ai tecnici del settore
interessati alla materia. L’evento -
che costituisce oramai un format di
meeting culturale, molto impiegato
da AIIT (AperAIITivo-Web) - è
consistito in un excursus generale
sulle principali novità del Codice e in
un approfondimento, con dibattito
finale, condotto dal Direttore del
Centro Studi e Ricerche di AIIT, prof.
Giuseppe Cantisani. Il prof. Cantisani,
in particolare, ha evidenziato come,
con la conversione del decreto
“semplificazioni”, sia stata, di fatto,
introdotta una “miniriforma” del
Codice della Strada, disseminata, nella
norma, in maniera poco organica, tra
le “semplificazioni procedimentali”
di cui al Capo I del Titolo II, le
disposizioni in materia di “cittadinanza
digitale e accesso ai servizi digitali
della pubblica amministrazione”
di cui al Capo I del Titolo III, le
“semplificazioni in materia di attività
di impresa e investimenti pubblici” e
le “semplificazioni in materia di green
economy” di cui ai Capi I e III del
Titolo IV. In particolare, oltre ad alcuni
“aggiustamenti” riguardanti le misure
di contrasto a varie pratiche scorrette
(es. veicoli con targa estera) e
modifiche a procedure amministrative
(abrogazione del cd. Ricorso
gerarchico al Ministero), le novità di
maggiore interesse del Codice, per
l’ambito strettamente “tecnico” hanno
riguardato le modifiche all’art. 2,
all’art. 3, all’art. 7, al 12-bis, al 27, al
37, al 75, al 148, al 148, ecc. L’analisi
condotta dal prof. Cantisani ha preso
le mosse dalle modifiche riportate ai
seguenti articoli del Codice:
• Il comma 3 dell’art. 2, con la nuova
voce di classificazione di “strada
urbana ciclabile” (lett. e-bis), definita
come strada interna a un centro
abitato, a unica carreggiata, con
banchine pavimentate e marciapiedi,
con limite di velocità fino a 30 km/h,
priorità ai velocipedi che godono
anche di precedenza nei confronti
degli altri veicoli (nuovo comma 4-bis
dell’art. 145);
• L’art. 3, dove, in particolare, viene
sostituito integralmente il punto
12-bis) che novella la definizione di
“corsia ciclabile” e viene aggiunto
il nuovo comma 12-ter), recante la
definizione di “corsia ciclabile per
doppio senso ciclabile”;
• I commi 9 e 9-ter dell’art. 182, ove
si stabiliscono gli spazi dove devono
transitare i velocipedi e la possibile
presenza sulla soglia dell’intersezione
della “casa avanzata”.
Mentre, sul primo aspetto, l’analisi
ha evidenziato alcuni elementi
di incoerenza con le previsioni
dell’attuale normativa tecnica
(DM 5/11/2001), sull’aspetto
legato all’introduzione della cd.
corsia ciclabile, l’approfondimento
dell’incontro ha evidenziato numerosi
aspetti critici di ordine applicativo.
In particolare, l’art. 12-bis) reca la
seguente definizione di corsia ciclabile:
“Parte longitudinale della carreggiata,
posta di norma a destra, delimitata
mediante una striscia bianca,
continua o discontinua, destinata alla
circolazione sulle strade dei velocipedi
nello stesso senso di marcia degli altri
veicoli e contraddistinta dal simbolo
del velocipede. La corsia ciclabile può
essere impegnata, per brevi tratti,
da altri veicoli se le dimensioni della
carreggiata non ne consentono l’uso
esclusivo ai velocipedi; in tal caso
essa è parte della corsia veicolare
e deve essere delimitata da strisce
bianche discontinue. La corsia ciclabile
può essere impegnata da altri veicoli
anche quando sono presenti fermate
del trasporto pubblico collettivo
e risulta sovrapposta alle strisce
di delimitazione di fermata di cui
all’articolo 151 del regolamento di
cui al decreto del Presidente della
Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495.
La corsia ciclabile si intende valicabile,
limitatamente allo spazio necessario
per consentire ai veicoli, diversi dai
velocipedi, di effettuare la sosta o la
fermata nei casi in cui vi sia fascia di
sosta veicolare laterale, con qualsiasi
giacitura”. Si tratta evidentemente
di una definizione che non contiene
riferimenti tecnici adeguati a
comprendere quando e dove realizzare
tali interventi e, ancora, quali
dimensioni assumere a riferimento,
quale geometria plano-altimetrica
dover rispettare, ecc. Analoghe
considerazioni valgono per l’art. 12-ter
che introduce la Corsia ciclabile per
doppio senso ciclabile. L’ulteriore
approfondimento del webinar di
AIIT ha riguardato la modifica al
Codice per la parte relativa alla cd.
“Casa Avanzata” (co. 9-ter dell’art.
182), che, pur definita con qualche
elemento dimensionale in più, rispetto
alle corsie ciclabili, richiederebbe
approfondimenti tecnici utili a meglio
individuarne gli ambiti applicativi.
Al termine dell’analisi condotta
dal prof. Cantisani, numerose
considerazioni e osservazioni dei
partecipanti hanno evidenziato come
le modifiche normative introdotte
richiedano, ad oggi, un impegno di
regolamentazione atto a guidare con
maggiore sistematicità e organicità
non solo la progettazione, ma
anche le scelte inerenti a soluzioni
compatibili e sicure e in grado di
uniformare l’operato delle singole
municipalità. In proposito, AIIT ha
già da tempo attivato un apposito
Tavolo tecnico che ha prodotto
un interessante documento sul
“Ridisegno degli spazi urbani” la
cui diffusione - ad accesso libero -
è programmata a partire dalla fine
del mese di aprile. Si tratta di un
documento nato nella prospettiva di
1
1. Esempio di corsia ciclabile
unidirezionale
2
2. Esempio di realizzazione
non coordinata di corsia ciclabile
per doppio senso di marcia
fornire ai tecnici e agli amministratori
che operano nelle varie realtà
urbane in Italia riferimenti tecnici e
applicativi atti a indirizzare scelte di
intervento e realizzazioni tecniche,
anche alla luce di esperienze di
studio e sperimentazioni sviluppate
in altri paesi. nn
AISES
Associazione Italiana Segnaletica
e Sicurezza
P.zza Cola di Rienzo, 80/a
00192 Roma
Tel 06.45476588 - Fax 06.45476677
E-mail: presidenza@aises.it
www.aises.it
Gabriella Gherardi
Presidente AISES
Ci spiace osservare che nelle
varie versioni del Recovery
Plan, in continua evoluzione,
non ci si soffermi mai sulla gestione:
peccato, perché, a nostro avviso,
la partita si gioca tutta qui nella
gestione delle imprese esistenti,
del territorio reale e dei suoi grandi
rischi (sismico e idrogeologico), delle
strade e dell’immenso patrimonio
paesaggistico e dei beni culturali del
nostro Paese.
A che cosa, se non alla gestione, si
pensa di imprimere l’orientamento,
richiesto dalla UE, all’innovazione
tecnologica, alla digitalizzazione e
alla difesa ambientale necessario per
ottenere gli ambiti finanziamenti?
Non credo che la congerie dei vari
progetti che compongono la proposta
in bozza del Recovery Plan pensi di
costruire tutto nuovo di zecca, magari
tramite stimoli di fantastiche start
up o grandi società di consulenza dai
nomi rigorosamente in inglese, anche
se con sede a Bari, o che tutta la
ripresa si giochi sul completamento
dei grandi lavori rimasti da anni
incompiuti o nella mente dei nostri
governanti come l’ormai mitologico
ponte di Messina.
Se questo non sarà, come è
probabile che sia, la strumentazione
del Recovery dovrà giocarsi
prevalentemente entro il campo di
gioco della gestione dell’esistente.
Ovviamente noi ci riferiamo a quanto
a nostre mani (strade, territorio,
grandi rischi) estendibile ai campi di
rappresentanza delle altre categorie
federate (imprese di manutenzione
specialistiche, dei beni culturali, dei
servizi speciali, ecc.) e non a tutto il
resto dell’economia del Paese.
Insomma, tirando le somme, la
ripresa produttiva si svolge:
• su uno Stato centrale che dà le
carte,
• sugli enti locali che le giocano nel
territorio,
• sugli imprenditori che vogliono
scendere in gioco (non tutti sono
disposti),
• sui processi gestionali che danno
1, 2. Strade e territorio,
ma anche ferrovie e, più
in generale, le opere esistenti:
un patrimonio che la regia
del Recovery Plan dovrebbe
mettere al centro dell’attenzione,
per trascinare - per davvero -
il Paese fuori dalle secche
le regole del gioco in tutti i settori
all’interno dei quali inserire le nuove
ispirazioni europee per le quali la
Comunità è disposta a farci credito e
sussidio per oltre 200 mld in 4 anni.
Guai a noi se dovessimo perdere
di vista questo obiettivo, perché
potremmo rischiare di indirizzare
queste ingenti risorse verso cose
che, allo stato, non esistono e
che dobbiamo costruire a nuovo,
seguendo motivazioni non già
pragmatiche ma dettate dall’orgoglio
di piccole patrie o, peggio, sull’altare
di ideologie fumose cui, spesso,
sottendono interessi di parte, non
sempre nominabili.
Dobbiamo, al contrario, rinforzare
le gestioni, tutte le gestioni,
arricchendole dei nuovi obiettivi
che ci siamo concordemente
dati in Europa che sono la difesa
dell’ambiente, particolarmente
dai grandi rischi naturali che
affliggono il nostro Paese (sismico
e idrogeologico), dell’innovazione
tecnologica di cui le nostre imprese
e il nostro territorio hanno un grande
bisogno; di un’informalizzazione
dei processi gestionali volta alla
semplificazione e alla riduzione
dei tempi di risposta fino al
raggiungimento del tempo reale.
Ciò facendo, può darsi che la forza
della gestione, adeguatamente
rifinanziata e rinnovata nei contenuti,
possa trainare il Paese fuori dalle
secche.
Su tutto questo facciamo una grossa
puntata, forse l’unica al momento
possibile davvero, sperando che
il nuovo, quello autentico, nasca
all’interno di questo percorso, strada
facendo, spontaneamente. nn
AssociAzione AiiT
AssociAzione Aises
12/2015 4/2021 leStrade
4/2021
124
125 LS
Elettrificazione per la transizione ecologica
Intervista a Giuseppe Ghilardi, Consigliere Settore Elettrificazione ANIE Assifer
Canone unico
Semplificazione o vessazione? Ecco il punto di vista di AIFIL
ASSIFER
Associazione Industrie Ferroviarie
Federazione ANIE - Confindustria
Viale Vincenzo Lancetti, 43
20158 Milano
Tel. 02.3264303 / 249
E-mail assifer@anie.it
www.assifer.anie.it - www.anie.it
Ufficio Comunicazione
ANIE ASSIFER
la nostra società e
i nostri cittadini stanno
“Oggi
ancora soffrendo le
conseguenze ed i condizionamenti
della situazione pandemica che ha
investito il pianeta. Resistiamo,
ci adattiamo e guardiamo avanti
cercando una progettualità che ci
permetta di uscirne migliori di come ci
siamo entrati. Nel mondo dei trasporti,
come Unione Europea e come Paese
ci proponiamo di creare un sistema
sostenibile, smart e flessibile che
agevoli i cambiamenti fondamentali a
favore del New Green Deal. A questo
proposito risulta impossibile non
associare immediatamente il concetto
di “elettrificazione” come fattore
chiave per il successo di un nuovo
modo di fare trasporti.”
Ne abbiamo parlato con Giuseppe
Ghilardi, Consigliere Settore
Elettrificazione ANIE ASSIFER, che
rappresenta le imprese costruttrici
operanti in Italia nel settore del
trasporto ferroviario e del trasporto
pubblico.
Green Deal e Mobilità Sostenibile
sono un binomio obbligato in tutte
le politiche del vecchio continente.
Come renderli una realtà sul
nostro territorio?
Pragmatismo con ricerca di effetti
immediati sul territorio e sul clima
è ciò di cui abbiamo bisogno e
l’elettrificazione massiccia è lo
strumento più efficace per svoltare
1. L’ingegner Giuseppe Ghilardi
davvero. La trazione elettrica fornisce
vantaggi nelle prestazioni, nell’uso
dell’energia di cui disponiamo e nella
riduzione dell’inquinamento da gas di
scarico e da rumore. L’idrogeno sta
godendo di grande visibilità mediatica
e di investimenti da parte dell’industria
dei trasporti ed è innegabile che in
un futuro potrà dare un contributo
importante alla decarbonizzazione.
Se però vogliamo attuare interventi
davvero in grado di dare oggi un
forte impulso verso la Transizione
Ecologica, l’elettrificazione è lo
strumento a cui dobbiamo rivolgerci.
È oramai chiaro e lo certificano anche
i progetti di mobilità sostenibile che
arrivano dalle nostre città, dai piani
integrati regionali e dai grandi progetti
ferroviari da finanziare con il Next
Generation EU. Lo vediamo a tutto
campo, con iniziative anche in Italia
per la sperimentazione di autostrade
elettriche a beneficio del traffico
pesante. Tecnologie di elettrificazione
efficaci per ogni contesto, dall’alta
velocità alla mobilità urbana, ci
permettono di proporre soluzioni
che rispettino anche gli aspetti visivi
e la specificità dei contesti urbani.
Dobbiamo solo stare attenti a non farci
disorientare da chi propone ricette
radicali che vorrebbero spazzare
via completamente pali e fili dalle
nostre città… se l’impianto fisso
è la soluzione che maggiormente
garantisce il risultato, ripeto,
dobbiamo essere pragmatici: efficacia,
1
disponibilità del servizio e sostenibilità
complessiva non devono mai essere
messi da parte.
L’elettrificazione di infrastrutture
per i trasporti non è però una
novità tecnologica, c’è chi la
considera ormai una commodity.
Cosa ne pensa ASSIFER in
proposito.
Quando ci muoviamo di fianco
a una ferrovia, a un tram o una
filovia, riconosciamo facilmente se
il committente ha affidato il lavoro
pensando che l’elettrificazione è un
lavoro che può essere realizzato
da chiunque. Riprendo quanto
sottolineato in un precedente
articolo su queste pagine - l’asset
principale delle nostre aziende
associate è la competenza delle
persone che ci lavorano. Un knowhow
altamente specializzato,
costruito con investimenti continui
e che si materializza in proposizione
di soluzioni tecniche innovative,
logistica su misura, precisione nella
pianificazione e nell’esecuzione.
Partendo ovviamente dal rispetto della
sicurezza dei lavoratori e del mondo
che c’è attorno. Trovo altamente
stimolante il lavoro che si sta portando
avanti per sviluppare soluzioni
tecnologiche mirate ad aumentare
i livelli di affidabilità, sicurezza e
disponibilità delle nostre infrastrutture.
Penso all’interazione tra mondo
industriale e il mondo accademico
come succede al Politecnico di Milano,
dove sul tavolo ci sono numerosi
progetti, dall’efficientamento
energetico, all’impiego di nuovi
materiali, alla diagnostica avanzata.
Così come interessante sarà l’adozione
del BIM per la progettazione e
realizzazione degli impianti con
le enormi potenzialità che questa
metodologia offre. Tutte attività
che rappresentano un investimento
indispensabile per garantire davvero
la transizione ecologica, ed è difficile
ottenerle dal tessuto industriale se si
pensa che l’elettrificazione si possa
acquistare come fosse una commodity.
Del resto, durante l’esecuzione dei
contratti i nostri clienti riconoscono
sempre la competenza e la capacità
propositiva delle aziende. In alcuni casi
dovrebbero forse essere più esigenti
nella selezione dell’appaltatore.
Modelli di acquisto differenti che
permettano rapidità di intervento
ma anche premialità per gli attori
in grado di proporre maggiore
qualità e certezza nei risultati. Il
mondo delle costruzioni lo ripete
ormai da tempo.
In questo momento il mondo intero
si è reso conto che la progettualità
sulle infrastrutture è uno strumento
importante per rimettere in moto
l’economia e, per vincere la sfida del
rilancio, è evidente la necessità di
ripensare al modello di engagement
tra committenza ed imprese
esecutrici.
Che serva semplificazione burocratica
ne siamo convinti tutti. Che si debba
rinnovare un patto fatto di fiducia e
cooperazione a superare diffidenze
e contrapposizioni è altrettanto
importante per raggiungere l’obiettivo
comune. In generale però, e ancor
di più se parliamo di elettrificazione,
quando si affida un contratto non
si deve dimenticare di pretendere
garanzie adeguate a chi eseguirà
il lavoro, in termini di know-how
specialistico per ogni sezione
dell’opera da eseguire. Anche e
specialmente quando la committenza
ricorre a contrattisti generali per
affidare grandi progetti. nn
2. Infrastrutture
ferroviarie
FINCO
Federazione Industrie Prodotti
Impianti Servizi ed Opere Specialistiche
per le Costruzioni
Via Brenta, 13
00198 Roma
Tel 06.8555203
Fax: 06.8559860
E-mail: finco@fincoweb.org
www.fincoweb.org
Alfio Bonaventura
Presidente AIFIL
Associazione Italiana
Fabbricanti Insegne Luminose
Federata Finco
D
al 1° gennaio 2021 è
entrato in vigore il
cosiddetto canone unico
(art. 1, commi da 816 a 847, L.
160/2019). Si tratta di un canone
che sostituisce Cosap, ICP, Cimp,
Tosap e Canone non ricognitorio.
Nelle intenzioni del Legislatore il
canone avrebbe dovuto avere
effetti positivi semplificando il
sistema. Tuttavia, non è ciò che
in realtà è avvenuto e sta
avvenendo! Gli Enti locali
chiamati a deliberare i nuovi
regolamenti e le tariffe si sono
trovati nella difficoltà di dover
disciplinare, sotto un’unica
fattispecie, categorie tributarie
diverse che non sono in realtà
unificabili poiché i loro
presupposti sono diversi.
Ma aldilà degli aspetti giuridici,
ciò che è davvero grave è il fatto
che la Legge istitutiva non
prevede un tetto massimo alle
tariffe con la conseguenza che il
canone unico, rispetto alle
precedenti imposizioni (ICP,
COSAP, ecc…), si è tramutato in
un onere a carico del
contribuente locale maggiorato
rispetto al 2020 e ciò nonostante
nella Legge si parli di parità di
gettito.
Clamorosi sono ad esempio i casi
della Città Metropolitana di
Milano, della Provincia di Monza e
della Brianza e del Comune di
Cavenago che, oltrepassando
ogni ragionevole buon senso, ha
applicato una tariffa pari al 500%
di quella del 2020.
E ciò in un momento di grave
crisi economica, come quella che
stiamo vivendo a causa della
pandemia, aumentando la
pressione fiscale a livello locale
(comunale e provinciale) con
ricadute dirette sui commercianti,
sulle attività di impresa e, in
generale, su coloro che
espongono semplicemente la
propria insegna di esercizio al
fine di identificare la propria
sede.
Quanto sopra sta avvenendo
sostanzialmente all’insaputa degli
esercenti in quanto i conti
saranno loro presentati dai
Comuni e dalle Province da Aprile
2021 con un effetto devastante.
È appena il caso di notare che
l’aumento della pressione fiscale
locale stride anche con quanto ha
dichiarato il Presidente del
Consiglio Draghi durante la
conferenza stampa del 19 marzo
2021 sul Dl sostegno: “Dobbiamo
chiederci di cosa ci sia bisogno
quest’anno. Bisogna
accompagnare le imprese nel
percorso di uscita dalla
recessione. Questo è un anno in
cui non si chiedono soldi ma si
danno soldi. Verrà in un altro
tempo il momento di pensare al
debito pubblico”.
È paradossale, peraltro, che
proprio quelle attività che hanno
subito l’imposizione della chiusura
(ristoranti, bar, pasticcerie, etc..)
e quelle che indirettamente a
causa della emergenza sanitaria
hanno subito un grave danno
economico (alberghi, strutture
ricettive, ecc..) debbano essere
ulteriormente penalizzate con un
incremento del Canone unico.nn
AssociAzione Anie/AssiFeR
Federazione FinCo
4/2021
126
Conoscenza per la ripresa
Una nuova banca dati e informazioni su Covid-19 e settore dei trasporti
Tre mosse per digitalizzare la logistica
Ovvero: e-CMR, dati condivisi e sportello unico: intervista a Clara Ricozzi (OITA)
127
LS
International Road
Federation (IRF)
2 Chemin de Blandonnet
CH-1214 Vernier (Geneva)
Tel. +41-22-306 0260
E-mail: info@irfnet.ch
www.irfnet.ch
Susanna Zammataro
Direttore Generale
IRF
Un nuovo e completo centro di
risorse di conoscenza su Covid-
19 e Trasporti è stato lanciato
il 4 marzo dall’International Road
Federation (IRF) (Ginevra, Svizzera)
grazie a una sovvenzione del Covid-
19 Response & Recovery Transport
Research Fund (2020) gestito dal High
Volume Transport Programme (HVT)
con fondi UK Aid. Il nuovo repository
è ospitato nel portale Global Transport
Knowledge Partnership (gTKP) e ha
l’obiettivo di accelerare l’accesso -
soprattutto per i paesi a basso reddito
- alla conoscenza, all’esperienza, alle
risorse di apprendimento e alle buone
pratiche su COVID-19 e Trasporti. “Pur
affrontando l’emergenza che Covid-
19 ha creato, questa trasformazione
del portale gTKP consentirà anche
di sostenere gli sforzi per un’agenda
post-Covid trasformativa del settore
trasporti. Questo, garantendo che
l’accesso alla conoscenza creata
all’interno di altri programmi e iniziative
pertinenti (ReCAP, HVT e UNRSC) sia
reso effettivamente fruibile così come
le conoscenze utilizzate per informare
le decisioni che daranno forma alla
ripresa”, ha affermato Susanna
Zammataro, Direttore Generale dell’IRF,
presentando il repository in un webinar
dedicato ospitato dall’IRF il 4 marzo.
“Covid-19 ha esposto molte aree
critiche della ricerca richiesta in ambito
trasportistico, come le emissioni del
sistema dei trasporti e la modellazione
ambientale, il controllo delle infezioni
sui sistemi di trasporto, la domanda di
trasporto post-Covid-19, la sicurezza
alimentare e la resilienza dei sistemi di
trasporto, ecc. Questa è un’opportunità
per lavorare ancora più insieme come
una rete globale con una visione
comune e di consentire la mobilità
sostenibile per tutti”, ha commentato
Bernard Obika, leader del team HVT.
Il portale gTKP presenta una vasta
gamma di casi di studio, documenti
di ricerca, pubblicazioni, rapporti,
presentazioni e altro, tutti organizzati
attorno a 5 sezioni chiave: Covid-
19, High Volume Transport, Sicurezza
stradale, Strade rurali, archivi gTKP.
Funziona come una libreria online
gratuita e una porta per accedere ad
altri repository e risorse rilevanti. Gli
utenti e le altre organizzazioni sono
attivamente incoraggiati a migliorare
sia il dinamismo che l’interattività
del portale apportando le proprie
conoscenze ed esperienze sotto forma
di nuovi rapporti, articoli, casi di studio,
documenti di ricerca, pubblicazioni e
altro ancora. “Mentre procediamo in
questo viaggio, accogliamo con favore
commenti e suggerimenti continui
su come continuare a migliorare il
contenuto e la portata del portale per
soddisfare le esigenze in continua
evoluzione. Inoltre, accogliamo con
favore l’opportunità di lavorare con
molte altre organizzazioni nel settore dei
trasporti e non solo per rendere gTKP
uno sforzo congiunto e una piattaforma
condivisa - ha continuato il Direttore
Generale dell’IRF -. La condivisione
delle conoscenze è fondamentale per
il progresso nel settore dei trasporti.
Insieme possiamo costruire un
servizio che contribuisca in modo
determinante al raggiungimento di
questo fondamentale obiettivo globale”.
Il repository Covid-19 è accessibile sul
sito web di Global Transport Knowledge
Partnership: gtkp.com. nn
Nuovo materiale per strade più resilienti
L’IRF Ginevra, in collaborazione
con l’Università di
Birmingham (UoB), l’Università
di Auckland (UoA) e
l’Università Putra Malaysia
(UPM), il 15 aprile ha partecipato
al 2° Webinar CRI-
SPS dal tema “Fiber Mastic
Asphalt Technology - Un
nuovo materiale per strade
più resilienti”. Alcuni tipi
di pavimentazione stradale
flessibile possono subire danni da fatica a causa di sovraccarico, cattiva
costruzione o drenaggio inadeguato. Tali danni possono provocare crepe
da fatica e solchi che portano alla formazione di buche e livelli inaccettabili
di asperità della strada. Ciò richiede una maggiore manutenzione
e costi di utilizzo della strada. Un’innovativa tecnologia Fiber Mastic
Asphalt (FMA) è stata sviluppata presso l’Università Putra Malaysia (UPM)
negli ultimi 25 anni per affrontare questi problemi sulle strade della Malesia.
L’ingrediente principale di FMA, la fibra di cellulosa, è prodotto dalle
bucce vuote del frutto degli alberi di palma da olio. Una valutazione delle
strade in servizio costruite utilizzando FMA ha mostrato ottimi risultati aumentando
la durata delle pavimentazioni stradali basate su FMA fino a 10
anni rispetto a quelle costruite con materiali convenzionali. irfnet.ch
Manifesto sulla mobilità connessa e autonoma
L’IRF Ginevra ha pubblicato l’11
marzo il “Manifesto della mobilità
connessa e autonoma” con l’obiettivo
di fornire spunti di riflessione
su come prepararsi in modo
proattivo alla rivoluzione della mobilità
che i veicoli connessi e autonomi
(CAV ) portano al settore della
mobilità e dei trasporti. L’IRF ha
lanciato il Connected and Autonomous
Mobility Committee (CAMC)
per rispondere alle grande sfida
che il settore si trova ad affrontare.
Il Comitato a guida IRF, in collaborazione
con la European Union
Road Federation (ERF) e l’Associazione
europea degli operatori delle
infrastrutture stradali a pedaggio
(ASECAP), mira a costruire una visione
condivisa che guiderà il prossimo
periodo di transizione dove
uno scenario di traffico misto - ovvero
veicoli convenzionali e autonomi
- sarà prevalente. Il Manifesto
riassume una prima riflessione
sulle principali sfide identificate dai
tre gruppi di lavoro che guidano il
lavoro del Comitato per la mobilità
connessa e autonoma (CAMC)
dell’IRF: quadro normativo, lavoro
futuro e bisogni sociali e innovazioni
tecnologiche. irfnet.ch
Associazione Italiana
della Telematica
per i Trasporti e la Sicurezza
TTS Italia
Associazione Italiana della Telematica
per i Trasporti e la Sicurezza
Via Flaminia, 388
00196 Roma
E-mail laura.franchi@ttsitalia.it
www.ttsitalia.it
Laura Franchi
1
1. Clara Ricozzi
Pensare alla grande, passare
dalle parole ai fatti e agire
in fretta. Sono questi
gli input emersi dal webinar
su “Le applicazioni ITS per
l’efficientamento della logistica”
organizzato da TTS Italia il 24
marzo allo scopo di presentare
il documento redatto dal gruppo
di lavoro sulla digitalizzazione
della logistica. Un documento che
arriva in un momento cruciale
per la logistica, messa sotto
i riflettori dalla pandemia, al
centro di grandi trasformazioni
dovute al cambiamento dei
bisogni, esplorata da molte
start up, ora più che mai sente
il bisogno di fare il salto verso
la digitalizzazione e la smart
logistics. TTS Italia ha intervistato
Clara Ricozzi, presidente di OITA,
vicepresidente del Freight Leaders
Council e coordinatrice del gruppo
di lavoro di TTS Italia che indica
le priorità per il settore: e-CMR,
dati condivisi e sportello unico.
Lei ha coordinato il gruppo
di lavoro di TTS Italia
sull’efficientamento della
logistica. Che tipo di lavoro
avete fatto?
Il punto di partenza sono state
le Linee guida redatte nel 2019
da TTS Italia per la smart
moility. In quel documento
si indicava anche la logistica
tra settori da affrontare con
carattere di priorità. Il gruppo
di lavoro, avviato alla fine del
2019, ha messo in rete prima
in presenza poi con scambi in
modalità telematica una grande
molteplicità di soggetti, soci
di TTS Italia, stakeholders
del settore e rappresentanti
istituzionali con lo scopo di
proporre iniziative concrete per
dare efficienza alla logistica
attraverso un uso massiccio di
ITS e tecnologie. Siamo partiti
anche analizzando la normativa
esistente in particolare alla
luce del nuovo Regolamento Ue
1056/2020 pubblicato in Gazzetta
lo scorso luglio. Un provvedimento
che sarà operativo nel prossimo
futuro e che pone le basi per
la condivisione dei dati del
trasporto. Abbiamo poi analizzato
le diverse criticità esistenti e
indicato in un documento alcune
proposte operative che vanno ad
inserirsi anche nel ragionamento
che stiamo facendo come sistema
Paese sul PNRR (Piano Nazionale
di Ripresa e Resilienza).
La pandemia ha acceso un faro
sulla logistica, mettendone in
evidenza le criticità, ma anche
la centralità…
Certo. Il gruppo di lavoro
vuole esprimere questo:
concentriamoci su un settore
basilare per l’economia nazionale,
individuando e cercando di
risolverne le criticità per renderlo
più efficiente. Secondo alcune
stime, oggi le inefficienze della
logistica equivalgono a 70
miliardi di euro annui, dei quali
oltre 30 miliardi attribuibili a
oneri burocratici e ritardi nella
digitalizzazione. Una situazione
che rischia di aggravarsi
ulteriormente in vista di
emergenze e crisi di vario genere.
Nel documento si parla di
nuova logistica. Che cosa vuol
dire?
La nuova logistica è il modello che
nasce dallo sviluppo di sistemi
intelligenti e digitalizzazione.
Una supply chain protagonista
dell’economia in grado di
fluidificarne i flussi e garantirne la
sicurezza.
Per raggiungere questo obiettivo
il documento indica delle priorità,
tra cui la digitalizzazione dei
documenti e delle certificazioni,
l’interoperabilità della PLN con gli
ITS già in uso presso le aziende,
la realizzazione di aree di sosta
sicure per i mezzi pesanti, misure
per favorire lo sviluppo delle
smart roads, del platooning, della
blockchain, per contenere i viaggi
a vuoto, per sostener la logistica
collaborativa, l’organizzazione
dell’ultimo miglio e della logistica
urbana e interventi mirati alla
sicurezza delle aree di sosta.
Sempre nel documento emerge
la richiesta di un soggetto unico
nazionale a sostegno della
logistica.
Ci può spiegare meglio?
Questa richiesta emerge
dall’analisi del Piano di azione
nazionale sui sistemi intelligenti
di trasporto (ITS) e dalla
constatazione che le competenze
sulla sua attuazione sono
in capo a diverse strutture
amministrative. Così l’idea di un
soggetto unico a livello nazionale
- sul modello di un’agenzia
- potrebbe considerarsi una
soluzione per accelerare il lavoro
su questo fronte, per avere
un’unità di scelte che finora è
mancata e che in questo momento
diventa ancora più importante in
vista del PNRR che mette al primo
punto proprio la digitalizzazione.
Potrebbe anche essere una
struttura interna al MIMS
(Ministero delle Infrastrutture e
della Mobilità sostenibili, ndr) con
l’obiettivo di coordinare le altre
amministrazioni coinvolte.
Quale ruolo è auspicabile per
la PLN?
La Piattaforma Nazionale Logistica
dovrebbe favorire con maggiore
convinzione l’interoperabilità fra
i servizi logistici e le piattaforme
già in uso. Per fare questo
occorre semplificare i processi di
comunicazione tra i nodi logistici e
attivare funzionalità che facilitino
l’accesso e/o la prenotazione dei
mezzi nei porti, interporti, hub e
strutture operative.
Ci può indicare due, massimo
tre misure urgenti da mettere
in campo?
Sono quelle già inserite nel
PNRR, ovvero la semplificazione e
smaterializzazione dei documenti
di viaggio con il recepimento
della normativa per la CMR
elettronica. Per mettere in pratica
questo punto occorre una legge
che recepisca la convenzione
internazionale e detti i tempi per
l’adeguamento delle aziende alle
nuove regole. Un’altra misura è la
condivisione dei dati in attuazione
del regolamento europeo: avere
dati uniformi a disposizione
consente di procedere a passo
spedito verso la digitalizzazione
del settore. Infine, lo sportello
unico doganale, ormai al
palo da diversi anni, direi
immotivatamente, rappresentano
strumento utilissimo per le
aziende. Si tratta anche qui di
dare seguito a un provvedimento
amministrativo per attuarlo
completamente. Sono piccoli passi
che però porterebbero a grandi
conquiste!
https://www.ttsitalia.it/
newsletter/30_marzo_2021.
html nn
Federazione irF
AssociAzione TTs iTALiA
4/2021
Speciale Ponti&Viadotti
leStrade
LS
Aeroporti Autostrade Ferrovie
N. 1566/ 1563/ 1562/ 412 11 APRILE DICEMBRE NOVEMBRE 20212020
Aeroporti Autostrade Ferrovie
Casa Editrice la fiaccola srl
Speciale Gallerie
LE STRADE
STRADE MONOGRAFICO
GALLERIE MACCHINE
Barriere Numero dedicato made in Italy
sul alle mercato reti stradali francese
INTERVISTE
In esclusiva Anas
e Commissione UE
SPECIALISTI
Norme, sicurezza
e alta tecnologia
Le opere ferroviarie
della nostra Penisola
Arriva la finitrice
con il radiocomando
(n. 1562) 1563) 1566) - Anno CXXIII - - N° 11 12 4 Aprile Novembre Dicembre 2021 2020
GALLERIE
Gli avanzamenti
dei trafori alpini
ROAD SAFETY
Come proteggere
Mapeshield
gli ostacoli fissi
®
00_00_COVER LS 4.indd 1
13/04/21
ENGLISH VERSION
00_00_COVER_11_2020 LS ANAS 4.indd OK.indd OK.indd 1 1 1 25/11/20 18/12/20 13/04/21 12:20 11:43
16:48
OGNI mESE
• Interviste • Autostrade • Strade • Infrastrutture & Mobilità
• Manutenzione & Innovazione • Ponti & Viadotti • Gallerie
• Parcheggi • Materiali & Tecnologie • Macchine & Attrezzature
Dossier periodici in lingua inglese
abbonamenti@fiaccola.it
Abbonamento annuo €100,00 *
10 numeri + versione online www.lestradeweb.it
*(IVA assolta dall’editore)
www.lestradeweb.it
Casa Editrice la fiaccola srl
Via Conca del Naviglio, 37 | 20123 Milano | Tel. 02 89421350 | fax 02 89421484 | www.fiaccola.it
IL FUTURO DELLA SICUREZZA STRADALE
VISIBILITÀ
ILLUMINAZIONE INNOVATIVA DELLA STRADA
La strada è illuminata in modo rivoluzionario, delineandola perfettamente dalla banchina
a metà della corsia con un fascio luminoso molto potente, che si attenua verso il centro
della carreggiata. Trattasi di illuminazione longitudinale a intensità regolabile anche da
remoto, nel rispetto delle normative vigenti.
www.guardled.it