Waste n. 29 marzo 2024

Anno VIII 

Marzo 

2024 

Soluzioni e tecnologie 

per l’ambiente 

Economia Circolare 

ITALIANS 

DO IT 

BETTER 

NANOTECNOLOGIE 

COME SOLUZIONE 

PER DEPURARE 

I REFLUI 

INDUSTRIALI 

SUL 

PODIO! 

Casa Editrice 

la fiaccola srl 

CONSUNTIVO 

RICICLO. SIAMO 

LEADER 

IN EUROPA 

MA GUAI A FERMARSI 

ISSN 2610-9069 

0 0 0 2 9 > 

772610 906904 

9

Shock Pulse Generators (SPG): 

Hightech system for automated boiler cleaning 

SETTIMO SIMPOSIO SULLA CIRCULAR ECONOMY E SULL’URBAN MINING 

15-17 MAGGIO 2024 / CENTRO CONGRESSI COMUNALE, CAPRI / ISCRIVITI ORA 

· Permanent and automated boiler cleaning, thus lower exhaust 

temperature and higher boiler efficiency, improved CO2 plant 

performance 

· No steam consumption for soot blowers, no thermal abrasion or 

damaging of boiler tubes 

· Higher plant availability by longer boiler traveling period, less 

cleaning needs during maintenance stops 

www.explosionpower.ch 

APPUNTAMENTO 

Dal 15 al 17 Maggio 2024 non perdete 

l’occasione di partecipare 

ad un evento leader nel campo 

dell’economia circolare e del recupero 

delle risorse dai rifiuti! 

Stimolante programma scientifico 

(sessioni orali, plenarie e workshop), 

opportunità di networking 

e imperdibili eventi sociali. 

TEMI 

Educazione, partecipazione pubblica 

aspetti sociali / Trattamenti di 

valorizzazione di materiali e risorse 

/ Tecnologie per il recupero di materiali 

/ Aspetti economici finanziari 

/ Aspetti normativi / Mezzi e strumenti 

per il recupero di materiali e 

risorse / Aspetti critici emergenti... 

Lista completa: sumsymposium.it 

INVIO LAVORI 

Partecipa come autore al SUM 

2024! Gli articoli dovranno essere 

inviati entro il 4 Marzo 2024 utilizzando 

l’apposito form online seguendo 

le istruzioni riportate al 

link: https://www.sumsymposium. 

it/it/call-for-papers. Saranno accettati 

anche contributi in forma di 

short paper (3-4 pagine). 

WORKSHOP 

Durante il Simposio sarà possibile 

organizzare workshop su una specifica 

tematica, normativa, ricerca 

o innovazione. 

Le proposte dovranno essere preparate 

utilizzando il template disponibile 

sul sito e inviate alla Segreteria 

Organizzativa all’indirizzo: 

info@sumsymposium.it. 

REGISTRAZIONE 

La quota di iscrizione comprende: 

Partecipazione alle sessioni del 

Simposio / Atti SUM24 / Materiale 

congressuale / Accesso Wi-Fi / 

Coffee break. 

Quote speciali con iscrizione anticipata 

e sconti per registrazioni 

di gruppo! Compila il registration 

form sul sito! 

LOCATION 

Il SUM 2024 si terrà nella magnifica 

cornice di Capri, presso il 

Centro Congressi Comunale, nel 

centro storico. Famosa per le sue 

bellezze naturali, la storia millenaria, 

gli hotel esclusivi e lo shopping, 

l’isola di Capri è una delle 

mete preferite dal turismo internazionale. 

SUM2024 PARTNER JOURNAL: 

SUM2024 è organizzato da: IWWG - International Waste Working Group 

Segreteria e contatti: EUROWASTE Srl, Via Beato Pellegrino 23, Padova / info@sumsymposium.it / 049 8726987 

WWW.SUMSYMPOSIUM.IT

2 SOMMARIO 

wasteweb.it 

waste@fiaccola.it 

Stampato su carta FSC 

ISSN 2610-9069 

Numero 29 

Marzo 2024 

EDITORIALE 

3 

In primo piano 

8 Cestino d’oro 

Alla tecnologia Hoop di 

Versalis 

9 Up e Downcycling 

Progetti geniali, idee bizzarre 

10 Waste Strategy 

Selezione e valorizzazione dei 

materiali 

12 Pillole dal laboratorio 

Sottoprodotti da valorizzare 

14 App e Sturtup 

L’angolo delle nuove idee 

15 Che fine ha fatto 

Evoluzione o fallimenti di idee 

16 Consuntivo riciclo 

L’Italia è sul podio, ma c’è 

ancora molto da fare 

Economia circolare 

21 Nuovo Consorzio 

Nasce Rematrix per la 

gestione degli scarti tessili 

24 CircolarMente 

Via libera all’ESPR per una 

progettazione circolare 

29 Waste segnala 

Un anticipazione su IFAT 2024 

Energia 

30 Cascami termici 

Scarti di energia che possono 

essere messi a frutto 

Rifiuti solidi 

34 Rifiuti sanitari 

Terreni a rischio infettivo 

bonificati con speciali 

procedure 

36 Riciclo metalli 

Macchinari e impianti 

greenall’avanguardia 

38 Energia e riciclo plastica 

Processi energivori per 

l’upcycling. Il caso dell’ R-PET 

42 Dedicato all’ambiente 

Torna WME, il salone 

bergamasco 

48 Sistemi di taglio 

Impianti ottimizzati per la 

gestione integrata degli scarti 

Biowaste 

52 Purificazione aria 

Tecnologie biologiche e 

simbiosi industriale 

55 Novelfarm 

La fiera dedicata 

all’agricoltura 

56 Matrici alternative 

Dal luppolo per birra, gli 

scarti per produrre biogas 

Acque reflue 

60 Reflui industriali 

Dalle nanotecnologie arriva la 

soluzione per recuperarli 

Veicoli&Allestimenti 

66 Automotive 

Come viene applicato il 

concetto di vera circolarità 

Rubrica 

3 Editoriale 

6 Numeri e poltrone 

26 News economia circolare 

32 News energia 

43 News rifiuti solidi 

54 News biowaste 

64 News acque reflue 

65 News veicoli&allestimenti 

Su Waste n. 28, segnaliamo che il nome corretto 

della Direttrice di Pollutec è Anne-Manuèle Hébert. 

Direttore Responsabile 

Lucia Edvige Saronni 

lsaronni@fiaccola.it 

Direttore Editoriale 

Giuseppe Guzzardi 

gguzzardi@fiaccola.it 

Consulenza Tecnico-Scientifica 

Marco Comelli 

mcomelli@fiaccola.it 

Coordinamento Editoriale 

Federica Lugaresi 

flugaresi@fiaccola.it 

Redazione 

Mauro Armelloni, Matthieu Colombo 

Fabrizio Parati, Emilia Longoni 

waste@fiaccola.it 

Collaboratori 

Ludovica Bianchi, Marco Capellini, Damiano 

Diotti, Antonio Fargas, Ginevra Fontana, 

Annalisa Gussoni, Alessandro Marangoni, 

Giovanni Milio, Mattia Molena, Eliana Puccio, 

Michele Ragonese, Riccardo Rossi 

Segreteria 

Jole Campolucci 

jcampolucci@fiaccola.it 

Impaginazione e progetto grafico 

Studio Grafico Page 

Novate Milanese (MI) 

Amministrazione 

Francesca Lotti 

flotti@fiaccola.it 

Margherita Russo 

amministrazione@fiaccola.it 

Abbonamenti 

Mariana Serci 

Patrizia Zanetti 

abbonamenti@fiaccola.it 

Traffico e pubblicità 

Giovanna Thorausch 

marketing@fiaccola.it 

Marketing e pubblicità 

Sabrina Levada (Responsabile estero) 

slevada@fiaccola.it 

Agenti 

Giorgio Casotto 

T 0425 34045 - Cell. 348 5121572 

info@ottoadv.it per Friuli Venezia Giulia, 

Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna 

(escluse Parma e Piacenza) 

Trimestrale - LO-NO/00516/02.2021CONV 

Reg. Trib. Milano N. 230 del 19/07/2017 

Stampa 

Colorshade - Peschiera Borromeo (Mi) 

ISCRIZIONE AL REGISTRO NAZIONALE 

STAMPA N.01740/Vol. 18/Foglio 313 

21/11/1985 - Roc 32150 

Prezzi di vendita 

abb. annuo Italia Euro 100,00 

abb. annuo Estero Euro 200,00 

una copia Euro 20,00 

una copia Estero Euro 40,00 

È vietata e perseguibile per legge la riproduzione totale o parziale 

di testi, articoli, pubblicità ed immagini pubblicate su questa 

rivista sia in forma scritta sia su supporti magnetici, digitali, 

ecc. La responsabilità di quanto espresso negli articoli firmati 

rimane esclusivamente agli autori. Il suo nominativo è inserito 

nella nostra mailing list esclusivamente per l'invio delle nostre 

comunicazioni e non sarà ceduto ad altri, in virtù del nuovo 

regolamento UE sulla Privacy N.2016/679. Qualora non desiderasse 

ricevere in futuro altre informazioni, può far richiesta 

alla Casa Editrice la fiaccola srl scrivendo a: info@fiaccola.it 

Organo di informazione 

e documentazione 

Questo periodico è associato 

all’Unione Stampa Periodica Italiana: 

numero di iscrizione 15794 

Casa Editrice 


20123 Milano | Via Conca del Naviglio 37 

Tel. +39 02 89421350 - Fax +39 02 89421484 

fiaccola@fiaccola.it | www.fiaccola.com 

NON 

FACCIAMOCI 

CADERE LE 

BRACCIA 

“Maniago, termovalorizzatore alla Bioman: l'opposizione 

chiede il ricorso al Tar”; "Li chiamano termovalorizzatori 

ma non valorizzano nulla"; “Striscioni e bandiere 

contro il termovalorizzatore, la protesta in 

Campidoglio”; “L’opposizione al nuovo inceneritore in 

Umbria si intensifica”. Bon. Poi: “Impianto Biogas a Scurcola 

Marsicana, ferma opposizione del Comitato “Marsica NO 

Biogas” (nota, si tratta di FORSU); “Carpenedolo, il no all’impianto 

di biogas arriva da oltre 1300 cittadini” (sempre FORSU altrimenti destinata 

in discarica o a “migrare”). Potremmo continuare per l’intera pagina. 

Aggiungendo per esempio l’attacco al riciclo della plastica monouso o della 

plastica tout-cour da parte delle solite associazioni che, offrendo alternative 

irrealistiche se non controproducenti, mirano solo a farsi dire di no e quindi a 

garantirsi l’assicurazione sulla propria futura esistenza sotto la rubrica “i puri”. 

Esempio, promuovendo il “riuso” dei contenitori si favoriscono le grandissime 

realtà e si fa esplodere la logistica, quella “inversa” per di più, ossia quella più 

complessa e impattante. 

Ci sarebbe da scoraggiarsi. Per fortuna ci sono anche notizie più positive. Ne 

trovate moltissime in questo numero, ne aggiungo un paio. La prima sono i 

progressi che Tetrapak sta facendo per ridurre la complessità della struttura 

dei suoi contenitori. Già ora la frazione di carta è sul 70%, e mira al 90% nel 

2030. Punta anche ad eliminare l’alluminio, sulla qual cosa avrei delle riserve, 

se l’obiettivo è non impattare sulle prestazioni del contenitore. La sostituzione 

della plastica con quella riciclata o bio-based è fattibile, ma si deve trovare 

un’alternativa intelligente per l’isolante termico (oltretutto l’alluminio è riciclabile 

all’infinito se isolato). Magari si vogliono raddoppiare gli spessori delle pareti? 

Less is more, ma quel tale non la intendeva in questo senso. Dixi, et salvavi 

animam meam. 

Altra piccola notizia positiva, il parere favorevole della Regione Toscana alla 

realizzazione di un impianto di pirolisi per sottoporre il keu (il residuo solido 

di produzione derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della 

concia delle pelli) in uscita dal depuratore di Santa Croce Valdarno a un 

ulteriore trattamento termico, al fine di renderlo con “caratteristiche 

morfologiche adatte per la filtrazione di correnti aeriformi finalizzate 

alla riduzione dei composti organici volatili derivanti dal settore conciario”. 

Non è ancora detto che si faccia, ma un bell’esempio di circolarità 

e simbiosi. Abbastanza forse da non farsi cadere le braccia, 

come diceva Edoardo Bennato. 

Marco Comelli

9 

4 PARTNERS 

ACCADUEO 2024 . . . . . . . . . . . .27 

accadueo.com 

BIOENERSYS Srl . . . . . . . . . . . .11 

snam.it 

BUSI GROUP SpA . . . . . . . . . . . .23 

busigroup.it 

NOVELFARM 2024 . . . . . . . . . . .71 

novelfarmexpo.it 

OLEOMARKET Srl . . . . . . . . . . .63 

olmark.com 

PALMIERI SpA . . . . . . . . . . . . . .43 

palmierigroup.com 

Anno VIII 

Marzo 


ITALIANS 

DO IT 

BETTER 




IN COPERTINA 

E-TECH 2024 . . . . . . . . . . . .III Cop 

e-tech.show 

ECOTEC SOLUTION Srl . . . .45, 47 

ecotecsolution.com 

EXPLOSION POWER . . . . . . .II Cop 

explosionpower.ch 

FOR REC Srl . . . . . . . . . . . . . . . .69 

forrec.eu 

MITAMBIENTE Srl . . . . . . . .IV Cop 

mitambiente.it 

SCAI SpA . . . . . . . . . . . . . . . . . .33 

scaispa.it 

SUM 2024 . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1 

sumsymposium.it 

TANA ITALIA Srl . . . . . . . . . . . . . .5 

tanaitalia.com 

WASTE MANAGEMENT 

EUROPE 2024 . . . . . . . . . . . . . . .51 

wme-expo.com 



PER DEPURARE 

I REFLUI 

INDUSTRIALI 

CONSUNTIVO 


LEADER 

IN EUROPA 


SUL 

PODIO! 

L’Italia, anche per quest’anno, è salita sul 

podio della circolarità ed è leader a livello 

europeo con l’industria del riciclo. 

Le nuove normative fanno da booster, ma 

e soprattutto la tecnologia sempre più 

spinta di selezionatrici e separatrici, che 

consentono di ottenere frazioni di scarti 

monomateriali sempre più pure. Il rifiuto 

diventa sempre meno rifiuto e noi… continuiamo 

a riciclare: We are the best! 

ISSN 2610-9069 

Casa Editrice 


0 0 0 2 9 > 

772610 906904 

AZIENDE CITATE 

F 

Ford . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .65 

P 

Panizzolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .36 

A 

Air Clean . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .52 

Alpla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9 

Althesys . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10 

B 

BMW . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .68 

C 

Calabra Maceri . . . . . . . . . . . . . . .48 

Caviro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7 

E 

Ecoross . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .44 

Ecotec Solution . . . . . . . . . . . . . . .48 

Epic Cleantec . . . . . . . . . . . . . . . .64 

I 

Innovando . . . . . . . . . . . . . . . . . . .21 

K 

Krones . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .41 

Matrec . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .24 

M 

Mondini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .54 

N 

Nord Devil's Canyon Brewing 

Company . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .64 

O 

Oberalp . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50 

R 

Re Leaf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .26 

Rematrix . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .21 

S 

Sace . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .44 

Salewa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50 

Sea the Change . . . . . . . . . . . . . . .14 

Stadler . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .41 

U 

Untha . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48 

V 

Versalis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8 

ACCETTI 

LA SFIDA? 

Metti alla prova il trituratore TANA Shark 440 

www.tanaitalia.com 

Marzo 2024

e tecnologie 






2 3 

4 

6 PRIMO PIANO Soluzioni 

IN EVIDENZA 

1 2 3 4 

IN EVIDENZA 

PRIMO PIANO 

12 3 

4 

7 

Numeri e poltrone 

ASSOAMBIENTE 

Gestione rifiuti: bene 

ma non benissimo 

In tema di 

consuntivo a fine 

anno in merito alla 

gestione nel nostro Paese 

dei rifiuti, ci sono più luci 

che ombre. Come ha 

commentato Chicco testa, 

Presidente di 

ASSOAMBIENTE sugli 

ultimi dati diffusi da ISPRA. 

La raccolta differenziata è 

aumentata dal 64% al 

65,2% (raggiungendo il 

target del 2012) ma si è 

ridotta in quantità assoluta 

12 3 

4 

AIDDA 

Il presidente dice la sua 

“Il regolamento europeo sugli 

imballaggi e i rifiuti di 

imballaggi, andrà fortemente a 

penalizzare il nostro Paese che ha fatto 

del riciclo un modello. Siamo di nuovo 

alle prese con un’Europa che non pone 

attenzione a scelte che comporteranno 

un ulteriore processo di 

deindustrializzazione”. A parlare è 

Antonella Giachetti, Presidente nazionale 

di Aidda (Associazione Imprenditrici e 

Donne Dirigenti di Azienda) in merito al 

regolamento Ue sugli imballaggi che è 

stato approvato dalla Commissione 

Ambiente del Parlamento europeo. 

Giachetti che è stata riconfermata 

(da 18.953 Mt a 18,930) con 

una flessione soprattutto 

della frazione organica che 

è passata da 6,8 a 6,5 Mt. 

Aumentati invece il numero 

di impianti (358) e la 

capacità di trattamento (da 

all’unanimità lo scorso maggio, 

sottolinea che: “Privilegiare il riutilizzo, a 

discapito del riciclo, crea difficoltà ad un 

Paese come l’Italia dove le percentuali di 

riciclo sono molto alte e dove anche i 

comuni sono coinvolti nella raccolta 

differenziata. 

Questo regolamento europeo penalizza 

anche i produttori di bevande che 

utilizzano bottiglie in vetro con il 

conseguente aumento di CO 2 dovuto alla 

movimentazione del reso su gomme e 

aumenti di costi di magazzino per il 

deposito del reso”. 

Giachetti, fiorentina di nascita è già 

presidente della delegazione Toscana, 

svolge anche la professione di dottore 

commercialista. 

11,2 Mt a circa 12). In 

termini di recupero 

energetico, si registrano 

100.000 tonnellate in 

meno. Il conferimento in 

discarica come sistema di 

smaltimento è diminuito, 

passando da 5,6 mt a 5,2 

(dal 19% al 17,8%) ma è 

ancora lontano 

dall’obbiettivo di 

quantitativo massimo per i 

rifiuti urbani del 10% al 

2035. La riduzione dell’uso 

di inceneritori e discarica 

ha però incrementato 

l’export fuori dall’Italia 

(+30%). 


CAVIRO 

Rinnovo del CDA 

Un Gruppo che sa 

bene cosa significhi 

circolarità, un 

fatturato milionario e indici 

finanziari solidi.Questa la 

carta d’identità della Caviro 

che ha rinnovato il consiglio di 

amministrazione, con la 

riconferma del Presidente 

Carlo Dalmonte, ai vertici del 

Gruppo dal 2012. “Nel 

ringraziare l’Assemblea per la 

fiducia - commenta Dalmonte 

-, voglio sottolineare 

SWISS FEDERAL LABORATORIES 

FOR MATERIALS 

Microplastiche 

e filature, ahi ahi ahi 

Nei laboratori di San Gallo elvetici, 

si è analizzato il processo di 

lavorazione delle fibre man made 

tagliate e sottoposte a filatura 

cotoniera/laniera per verificare la 

presenza di microplastiche. Si tratta di 

lavorazioni che sono precedute dalla 


l’importante 

lavoro svolto in 

questi anni dal 

Consiglio di 

Amministrazione 

e il contributo dei 

Consiglieri 

uscenti Maurizio 

Baldisserri, 

Raffaele Drei, 

Francesco 

Labbrozzi e Gianfranco 

Ravaglia. Diamo il benvenuto 

nel Gruppo ai nuovi 

Amministratori Giuseppe 

Alfino, Alberto Guerra, 

Alessandro Neri e 

Roberto Savini. 

Nonostante gli 

eventi 

straordinari 

vissuti nell’ultimo 

anno, ci riferiamo 

all’incendio che 

ha coinvolto il 

sito di Faenza e 

alla grave 

alluvione che ha colpito il 

territorio, il Gruppo ha 

raggiunto risultati positivi e 

confermato la propria 

solidità». 

preparazione delle fibre. 

La balla di fibre in fiocco che poi si ottiene 

viene portata all’impianto di produzione 

filato. 

E’emerso che le microplastiche sono state 

rilevate in tutta la linea di produzione 

(comprese le balle di partenza) dove è stata 

determinata una media di 99 Mpf/g 

campioni prelevati durante i vari step di 

lavorazione, ed hanno mostrato la 

presenza di microplastiche in numero 

variabile tra 44 fibre/g e 8.057 fibre/g. In 

particolare i filati a rotore sono stati 

identificati come materiale con un alto 

contenuto di fibre microplastiche (2.000- 

8.000/g), mentre gli altri campioni hanno 

mostrato numeri di fibre in decine e 

centinaia di fibre/g. 

Nella filatura a rotore la velocità ha un 

ruolo importante dato che comporta la 

quadruplicazione delle microplastiche con 

l’aumento di velocità dell’impianto del 25%.

e tecnologie 







WASTE AWARD 

PUNTI COSPICUI 

PRIMO PIANO 

9 

Upcycling e Downcycling 

La pagina che sottolinea le notizie più interessanti 

del momento ma anche del futuro, in antitesi con baggianate 

sapienti e idee fuori moda o che hanno stancato 


Marco Comelli 

Una sfida 

ambientale e un 

progetto di 

economia circolare. 

Stiamo parlando 

dell’impianto demo 

Hoop (vincitore 

dell’UE Innovation 

Fund), per il riciclo 

chimico dei rifiuti in 

plastica, non 

riciclabili 

meccanicamente, 

con tecnologie 

innovative a bassa 

emissione di 

carbonio. 

Cestino d’oro 

Arriva l’impianto pilota di Versalis per la pirolisi termica 

di plastiche miste. Fari puntati sul progetto Hoop 

Mentre il riciclo meccanico della plastica 

ha ancora pochi margini di miglioramento, 

se non sul fronte della qualità del rifiuto 

raccolto, prosegue la corsa del riciclo chimico, 

sulla spinta della necessità di ridurre le 

frazioni avviate in discarica o al recupero termico. 

In redazione non passa mese che non arrivino 

comunicazioni di nuove iniziative, di natura e affidabilità 

mista. Quella che si merita il nostro 

premio è solida, non solo per chi la porta avanti 

ma anche perché quando leggerete queste righe 

la costruzione dell’impianto sarà molto avanti. 

Progetto circolare 

Parliamo dell’impianto dimostrativo del processo 

Hoop che Versalis sta completando presso 

lo stabilimento di Mantova. Il demo site, che 

avrà una capacità di 6000 tonnellate l’anno, è 

sviluppato in collaborazione con SRS (Servizi 

di Ricerca e Sviluppo), una società di ingegneria 

di Roma, titolare della proprietà intellettuale 

del processo specifico di pirolisi dei rifiuti misti 

di plastica ed elastomeri, originariamente sviluppato 

per la produzione di combustibili gassosi 

e liquidi (waste-to-fuel). 

L’impianto si avvale anche della tecnologia di 

purificazione dei prodotti da pirolisi delle plastiche 

di Technip Energies (T.EN), società dell’omonimo 

gruppo. Rispetto ai diffusi processi 

a pirolisi, Hoop è ottimizzato per ottenere rese 

dell’89/90 per cento rispetto al carbonio alimentato, 

vale a dire tra il 15 e il 20% più alte, 

con una qualità della nafta molto vicina a quella 

dei feedstock di origine fossile che oggi si utilizzano 

nei petrolchimici. 

Si tratta di pirolisi termica, con due reattori a 

step successivi, che permette di modulare le 

condizioni operative secondo la composizione 

del materiale trattato. 

Gli oli di pirolisi passano infine alla terza fase 

del trattamento e modifica per ottenere la nafta 

sintetica, da cui si producono i monomeri e i 

polimeri. Tanto più l'olio ottenuto dalla pirolisi 

è differente dalla nafta, infatti, tanto maggiore 

sarà il fabbisogno energetico per portarlo alle 

condizioni ottimali, con riflessi negativi sul bilancio 

finale del processo. L’impianto sarà avviato 

nel corso del 2024. Hoop è l’unica tecnologia 

italiana che si è aggiudicata il bando 2023 

per l’'EU Innovation Fund. Prendiamo nota a 

premiamo. 

l 


Sfida complessa 

Bottiglie di nuova generazione in 

carta completamente riciclabile. E’ 

ciò su cui sta puntando Paboco 

(nota come The Paper Bottle 

Company), o meglio ALPLA, di cui 

è appena diventata azionista di 

maggioranza. Nella pratica 

aziende tra cui Carlsberg, Absolut, 

L’Oréal e Coca Cola (già facenti 

parte della 

famiglia Paboco) 

stanno pensando 

e sviluppando con 

un miglioramento 

wow 

Voncioni! 

Questa è proprio bella. E te la vendono pure come 

nuovo modello di ospitalità sostenibile. Stiamo 

parlando della campagna “Green Choice” lanciata lo 

scorso dicembre, dal Quark Hotel di Milano. 

Apparentemente è una buona idea quella di 

contabilizzare i litri di acqua necessari per riassettare 

una camera d’albergo (ne occorrono 145) …e 

sicuramente l’ospite viene sensibilizzato 

sulla propria impronta idrica. Ma l’igiene è 

sempre al primo posto, e rinunciare alla 

pulizia di una camera - dove tra l’altro 

passano centinaia di persone prima e dopo – 

anche no. Un passaggio in più non fa mai male. 

E poi, la collaborazione con il partner 

internazionale Ethic Ocean, organizzazione 

ambientale nella salvaguardia 

dell’oceano…non ne capiamo il nesso 

fino in fondo… ma tant’è. 


costante una bottiglia di carta 

in varie fasi. 

La nuova bottiglia sarà 

realizzata con fibre certificate 

FCS, da un nuovo sito di 

produzione in Danimarca nel 2024. 

Interessante la composizione che 

la rende riciclabile al 100 per cento 

come gli imballaggi di carta: 85% 

di carta (14 grammi) e il 15% di 

bleah! 

barriera HDPE (2,6 gr) che 

consente una protezione agli 

schizzi e conferisce 

durevolezza alla confezione. 

Saranno fruibili diversi formati 

- da 500 ml e 330 ml - distribuiti 

dapprima nel settore bellezza e 

cura per la casa, poi anche nel 

food & beverage e 

successivamente in altre 

applicazioni. La soluzione sembra 

semplice ma nella realtà bisogna 

fare i conti con la funzionalità: le 

bottiglie in carta devono essere 

sufficientemente rigide e resistenti 

per sopravvivere alla distribuzione, 

avere una pellicola impermeabile 

per contenere liquido o crema al 

loro interno, e soprattutto facili da 

riciclare dopo l’uso. 

Vincerete la sfida: noi facciamo il 

tifo per voi! 

Risparmiare acqua non è una leva sufficiente? Non 

c’è problema. Per ogni ospite che sceglierà di 

rinunciare alla pulizia della camera, Quark Hoetl 

regalerà all’ospite 5 euro di sconto sulle 

consumazioni al bar e donerà 3 euro a Ethic Ocean. 

Un “regalo”che vuole innescare un circolo virtuoso. Sì, 

ma di zozzeria. L’acqua non va sprecata ma va usata!




10 PRIMO PIANO WAS ANNUAL REPORT 

La selezione e valorizzazione 

dei materiali, perno 

dell’economia circolare 

Il comparto è ancora molto frammentato, ma cresce 

la spinta all’integrazione e alla realizzazione di nuovi impianti 

RACCOGLIAMO 

ENERGIA 

PER COSTRUIRE 

IL FUTURO 

BIOENERYS è la società, controllata al 100% da Snam, che si 

occupa di BIOMETANO con l’obiettivo di sviluppare il mercato 

attraverso l’incremento dei volumi di produzione contribuendo al 

raggiungimento dei target di decarbonizzazione. 

La società fa leva sulle competenze delle piattaforme BIOENERYS 

Agri e BIOENERYS Ambiente, che progettano, sviluppano e 

gestiscono impianti di biometano sia da rifiuti che da scarti 

agricoli e della filiera agro-industriale. 

Alessandro Marangoni, economista 

e docente universitario, è fondatore e ceo di 

Althesys, società professionale indipendente 

specializzata nella consulenza strategica 

e nello sviluppo di conoscenza. 

Opera con competenze di eccellenza nei settori 

chiave di ambiente, energia, infrastrutture e 

utility, nei quali assiste imprese e istituzioni. 

Iprocessi di riciclo dei materiali provenienti 

dalla raccolta differenziata dei rifiuti sono 

una parte essenziale dell’economia circolare. 

In questo quadro, le attività di selezione e valorizzazione 

sono una componente sempre più 

strategica e in rapida evoluzione. In Italia, come 

rilevato dal WAS Annual Report 2023, il comparto 

è ancora piuttosto frammentato, con le 

maggiori 105 aziende che segnano un valore 

della produzione (VP) aggregato di 3,28 miliardi 

di euro nel 2022, in crescita del 15,7% sull’anno 

precedente. 

Prosegue, comunque, il consolidamento: tra 

2021 e 2022, infatti, il VP medio è salito da 27 a 

31,2 milioni di euro, mentre l’incidenza delle prime 

15 imprese sul valore della produzione totale 

è passata dal 44% al 46%. 

Scenario nazionale 

Le aziende hanno tutte VP superiore ai 5 milioni 

WAS è il think tank italiano sull’industria del waste management e del riciclo. 

Monitorare il comparto del waste management e del riciclo, cogliere i trend evolutivi, 

analizzare le strategie aziendali e indirizzare le policy è la sua mission. L’osservatorio 

sviluppa analisi e studi sulla gestione dei rifiuti, la valorizzazione delle risorse e 

l’economia circolare, monitorando il settore con l’Annual Report. 

Alessandro Marangoni 

di euro e sono situate in prevalenza nelle regioni 

settentrionali (56% circa), e soprattutto in 

Lombardia (19), Veneto (16) ed Emilia-Romagna 

(10). Le rimanenti si suddividono tra Sud e Isole 

(23%), con una concentrazione in Campania (7) 

e in Puglia (6), e le aree del Centro Italia (21%), 

per lo più nel Lazio (12) e in Toscana (7). 

Più di metà degli operatori, circa il 55%, gestisce 

sia rifiuti urbani (RU) che speciali (RS), il 

32% solo RU e appena il 12% unicamente RS. 

In generale, il 71% delle aziende tratta sia carta 

che plastica, il 68% plastica e metalli, mentre 

il 61% tutti e tre i materiali. 

Nel 2022 la crescita del settore è stata spinta 

dall’integrazione di alcune aziende nella filiera, 

avvenuta per lo più attraverso acquisizioni. Al 

risultato ha concorso anche la realizzazione di 

nuovi impianti, in alcuni casi spinta dai finanziamenti 

PNRR. 

L’innovazione tecnologica, oltre a sviluppare 

nuovi processi di recupero e a potenziare quelli 

esistenti, sta interessando anche le fasi tradizionali 

di raccolta e di selezione. 

Si assiste, ad esempio, all’installazione di cassonetti 

intelligenti, che consentono alle imprese 

di misurare le performance e di introdurre sistemi 

di tariffazione puntuale. 

Un fattore che sta contribuendo ad aumentare 

il tasso di raccolta differenziata. Per la valorizzazione, 

l’impiego di macchinari sempre più 

sofisticati e precisi permette una migliore separazione 

e l’ottenimento di materie prime seconde 

di qualità sempre più elevata. l 

www.bioenerys.it 

Esempio perfetto di ECONOMIA CIRCOLARE, il biometano 

permette il completo recupero di scarti organici, agricoli e 

agroindustriali come fonte energetica utile nei trasporti e nei 

settori industriale, residenziale e terziario. Sfrutta le reti del gas 

esistenti e contribuisce a incrementare la produzione nazionale di 

energia rinnovabile. 


e tecnologie 




SOTTOPRODOTTI 

SOTTOPRODOTTI 

PRIMO PIANO 

13 

di Francesca Bellaera, 

Donato Berardi 

e Antonio Pergolizzi 

Il Laboratorio REF 

Ricerche è un think 

tank che intende riunire 

selezionati 

rappresentanti del 

mondo dell´impresa, 

delle istituzioni e della 

finanza al fine di 

rilanciare il dibattito sul 

futuro dei Servizi 

Pubblici Locali. 

Pillole dal laboratorio 

Ridurre ulteriormente i rifiuti, si può. Occhi puntati 

sui cosiddetti sottoprodotti ancora non troppo valorizzati 

Costituiscono uno dei meccanismi chiave 

per attuare l’economia circolare, 

poiché consentono di chiudere i cicli 

produttivi valorizzando opportunamente frazioni 

che altrimenti andrebbero gestite come 

rifiuti. Uno strumento apparentemente formidabile, 

se non fosse che il loro utilizzo è 

stato, sin qui, molto al di sotto del potenziale. 

Che cosa sono? 

Ai sensi dell’Art. 184-bis del TUA (D.Lgs. 

152/2006), si definisce sottoprodotto “qualsiasi 

sostanza od oggetto che soddisfa tutte 

le seguenti condizioni: 

a) la sostanza o l'oggetto è originato da un 

processo di produzione, di cui costituisce parte 

integrante, e il cui scopo primario non è la 

produzione di tale sostanza od oggetto; 

b) è certo che la sostanza o l'oggetto sarà utilizzato, 

nel corso dello stesso o di un successivo 

processo di produzione o di utilizzazione, 

da parte del produttore o di terzi; 

c) la sostanza o l'oggetto può essere utilizzato 

direttamente senza alcun ulteriore trattamento 

diverso dalla normale pratica industriale; 

d) l'ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza 

o l'oggetto soddisfa, per l'utilizzo specifico, 

tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti 

e la protezione della salute e dell'ambiente 

e non porterà a impatti complessivi negativi 

sull'ambiente o la salute umana.” 

Se manca anche una sola delle condizioni, lo 

scarto di produzione rientra nella disciplina 

dei rifiuti. L’aspetto cruciale della disciplina 

dei sottoprodotti è la “certezza dell’utilizzo” 

della sostanza o oggetto. Secondo l’Art. 5 del 

DM 264/2016, spetta al produttore attivare sin 

dall’inizio della sua attività un ciclo produttivo 

capace di incanalare i residui, quali i sottoprodotti, 

all’interno dello stesso o di altro ciclo 

produttivo, attivando le necessarie forme di 

osmosi industriali. Per la messa a valore dei 

sottoprodotti, appare prevalentemente il frutto 

di una sapiente pianificazione industriale. La 

scarsa conoscenza del regime dei "sottoprodotti" 

da parte del mondo produttivo, una normativa 

ancora poco conosciuta ed il timore 

dei profili di responsabilità connessi hanno relegato 

finora l’impiego dei sottoprodotti in una 

sorta di limbo. Le imprese hanno, infatti, preferito 

classificare potenziali sottoprodotti come 

rifiuti, allo scopo di evitare iter burocratici e il 

rischio di conteziosi giudiziari. 

Come migliorare i sottoprodotti? 

Se è vero che le imprese finora si sono rivelate 

più incline a classificare potenziali sottoprodotti 

- con evidenti benefici ambientali 

ed economici per gli interessati e per la collettività 

- come rifiuti, è altrettanto vero che 

la giurisprudenza in materia e le policy regionali 

stanno contribuendo a chiarire alcuni 

aspetti. Tali sforzi vanno portati avanti e rafforzati. 

In linea di massima, affinché i sottoprodotti 

siano capaci di generare valore, occorrono 

quanto meno le seguenti condizioni: 

• l’esistenza di una filiera organizzata e attrezzata 

a ridurre al minimo i residui/rifiuti, 

sia all’interno di ciascuna realtà produttiva 

sia in un’ottica di reti d’imprese; 

• un mercato efficiente, in grado di assorbire 

efficacemente i sottoprodotti, sia da un punto 

di vista tecnico sia economico; 

• policy a sostegno dell’impiego dei sottoprodotti, 

giustificate sia in un’ottica di riduzione 

dei rifiuti sia per l’uso efficiente delle 

risorse. 

Al fine di agevolare l'incremento del ricorso 

ai sottoprodotti, sarebbe utile che l’idoneità 

alla produzione venisse riconosciuta già in 

sede di rilascio delle autorizzazioni all’esercizio 

richieste per lo specifico processo produttivo 

(AIA, AUA o altra autorizzazione), contemplati 

dal proponente tra le innovazioni di 

processo e gestionali in grado di facilitarne 

l’utilizzo. Il loro inserimento specifico nella 

stesura dei documenti tecnici (es. Bref - BAT 

- linee guida, etc.) darebbe maggiore certezza 

sia all'identificazione sia al loro uso. 

Parimenti, per ogni iniziativa economico-produttiva 

capace di dimostrare l’adozione di un 

piano certificato di riduzione dei rifiuti grazie 

alla valorizzazione dei sottoprodotti, si dovrebbero 

prevedere misure di sgravi fiscali 

e/o d’incentivo economico, in piena logica di 

prevenzione. Così facendo, lo strumento dei 

sottoprodotti potrà realmente aiutare la transizione 

verso la piena adozione di un paradigma 

di economia circolare, a partire dai circuiti 

produttivi e di consumo del Paese. l 

Per approfondire 

Scarti di produzione 

e sottoprodotti: l'economia 

circolare in pratica 

Position Paper n. 258 - 

Laboratorio REF, gennaio 




e tecnologie 







ANGOLO INNOVAZIONE 

CHE FINE HA FATTO? 

PRIMO PIANO 

15 

App e Startup 

Eliana Puccio 

La tecnologia può essere un ottimo alleato dell’uomo, 

anche nella raccolta differenziata. Spazio ad app e idee 

che generano nuove opportunità di business sostenibile 

Trattamento RAEE, 

si rivede il primo 

impianto 

idrometallurgico 

italiano? 

Start up, idee geniali e “circolari”. 

Ma a distanza di tempo che fine hanno fatto? 

Marco Comelli 

LA TUA DIFFERENZIATA 

Vuoi uno stile di vita sostenibile? 

La tua differenziata è una Progressive 

Web App (PWA) scaricabile e navigabile 

gratuitamente. 

L'app mette a disposizione informazioni 

utili per ridurre i rifiuti e per fare una 

buona raccolta differenziata. 

È possibile trovare i calendari dei 

passaggi del porta a porta, ma anche i 

punti riduci e riusa, esercizi commerciali, 

associazioni, laboratori, nei quali è 

possibile effettuare acquisti di prodotti 

senza imballaggi, far riparare oggetti e 

manufatti, donare oggetti dismessi e 

impegnarsi attivamente contro la lotta 

SEA THE 

CHANGE 

Start-up 

fondata da 

Alberto 

Carpanese e 

Luca Barani, due 

giovani che hanno 

intrapreso lo stesso 

percorso di studi e uniti 

dalla passione e amore 

per il mare, hanno dato 

vita a soluzioni e strumenti 

per proteggere gli 

allo spreco alimentare. La tua 

differenziata è stata sviluppata dalla Città 

metropolitana di Torino in collaborazione 

con i Consorzi di Bacino e i gestori della 

raccolta rifiuti del territorio. 

ecosistemi. Sea the 

Change è, infatti, essenza 

di persone, idee e valori. 

Fornisce servizi alle 

aziende, tra questi: Blue 

Carbon (compensa le 

emissioni di CO" tramite 

Blue Carbon Credits 

generati nella laguna 

veneziana), Fishing for 

Litter (finanzia uscite in 

barca con pescatori locali 

nel Mar Adriatico per la 

raccolta di marine litter) e 

Poseidon (mappa e 

monitora praterie di 

Posidonia oceanica in aree 

marine non protette al 

largo della costa catalana). 


Nel numero di ottobre 2022 davamo la notizia 

della realizzazione da parte di Iren 

Ambiente del primo impianto in Italia di 

recupero metalli pregiati dalle schede elettroniche 

raccolte con il sistema RAEE. 

L’impianto, basato su tecnologia idrometallurgica, 

sarebbe dovuto entrare in funzione entro la metà 

del 2023 all’interno del comprensorio Valdarno 

Ambiente a Podere Rota nel comune di Terra - 

nuova Bracciolini. La tecnologia si basa sul sistema 

OSAI Green Tech di disassemblaggio automatizzato 

nelle componenti di base e la loro 

selezione per tipo. I componenti vengono poi macinati 

e passati a una batteria di bagni in soluzione 

di acido dove i diversi metalli sono separati gli uni 

dagli altri con un processo elettrolitico e affinati. 

Ready, steady, go 

Dopo l’annuncio il progetto è entrato nella trafila 

delle autorizzazioni che si sono dimostrate più lunghe 

del previsto, essendo terminate solo a fine 

dello scorso anno. Non è escluso che il procedimento 

autorizzato sia stato rallentato anche dalle 

controversie che hanno interessato la parte più 

“ingombrante” di Podere Rota, la discarica per rifiuti 

indifferenziati che è stata definitivamente chiusa 

a nuovi apporti solo un anno fa dopo un tentativo 

di ampliamento destinato a rifiuti speciali non pericolosi. 

Ora che l’autorizzazione ambientale è arrivata, 

la realizzazione dell’impianto dovrebbe procedere 

spedita. L’investimento di 5 milioni di euro 

permetterà la conversione di un capannone di 2500 


metri quadrati per trattare 300 tonnellate di schede 

elettroniche l’anno. Da esse Iren Ambiente si 

aspetta di ricavare 200 chilogrammi l’anno di oro 

e altrettanti di argento, più quantità minori di palladio 

e ancora rame. I metalli preziosi sono destinati 

al vicino distretto orafo di Arezzo, con un buon 

esempio di integrazione. 

Sperando non ci siano ulteriori ritardi, l’impianto 

di Terranuova Bracciolini è importante 

perché consente di trattenere in Italia una 

parte dei RAEE pregiati che attualmente 

finiscono praticamente tutti all’estero per 

la fase finale del trattamento, il recupero 

dei metalli. L’utilizzo dell’idrometallurgia 

è la strada da seguire da noi, per la possibilità 

di realizzare impianti con costi iniziali 

bassi, con minori emissioni di CO 2 

di quelli pirometallurgici. 

l

e tecnologie 







CONSUNTIVO RICICLO 


PRIMO PIANO 

17 


Ricicloni 

Come ormai di consueto, e coi numeri alla mano sull’Italia 

che ricicla, tiriamo le somme del 2022. Salita ancora 

una volta sul podio per indice di circolarità, sono tanti 

gli obiettivi raggiunti dal nostro Paese ma… c’è ancora molto da fare 

Sempre meno rifiuti e scarti sempre più 

puri. L’industria del riciclo italiana è 

leadership in Europa. Merito anche del 

processo evolutivo che interessa le aziende 

che, da trasformatrici di rifiuti, diventano 

produttrici di nuovi beni e materie prime seconde 

da immettere sul mercato. Ma anche 

dell’eco design (potete leggere sull’argomento 

a pagina 24), che fa da catalizzatore per 

l’intera catena di valore con un importante 

cambio di prospettiva. 

“Un approccio olistico” come viene definito 

da tanti, che impone di pensare e progettare 

un oggetto già con una fine in mente - applicando 

requisiti rigorosi di progettazione - 

per amplificarne il ricircolo dei materiali utilizzati. 

In tutto ciò fanno da booster le politiche 

europee, che stabiliscono nuove caratteristiche 

cui devono sottendere i prodotti 

per avere un fine vita più lungo, essere riutilizzabili, 

riparabili, più facili da mantenere 

e riciclabili. Con occhio sempre attento all’efficienza 

energetica e delle risorse. 

Indicatori interessanti 

Ciascuno deve quindi fare la propria parte e collaborare 

per ottimizzare la gestione dei rifiuti 

in tutta Europa. 

Per meglio comprendere in che direzione stia 

andando effettivamente l’economia circolare 

del Vecchio Continente, si deve considerare il 

tasso circolare di utilizzo dei materiali (CMUR), 

una voce che “indica la quota di materiali provenienti 

dai rifiuti riciclati sul totale del materiale 

utilizzato nell’economia”. 

L’aumento del CMUR, incrementando la quantità 

di scarti riciclati reimmessi sul mercato - 

e la conseguente riduzione di materiale uti- 

lizzato - consentirebbe di ridurre le quantità 

di materia prima estratta per la produzione. 

Tasso di riciclo e CMUR sono strettamente legati: 

dal 2010 al 2021 sono infatti entrambi aumentati, 

con significativo impiego dei materiali 

circolari, a “protezione” delle risorse vergini. 

Si faccia attenzione ad un altro interessante 

cambiamento. 

Le Direttive diventano Rego lamenti e sono applicabili 

in tutti gli Stati membri senza passare 

dal via del recepimento nel diritto nazionale. 

I settori in 

sintesi 

Il rifiuto zero non esiste, 

ma già applicando 

la pratica di riciclo, è 

possibile produrre materie 

prime seconde da 

reimmettere nel ciclo economico. 

Il loro mercato risulta 

altamente volatile e i 

risultati raggiunti sono importanti 

ma ancora insufficienti 

per cogliere in pieno 

le nuove opportunità. 

Di seguito, una sintesi (dal 

rapporto Riciclo in Italia – 

Fondazione Sviluppo So - 

stenibile) suddiviso per le 

principali categorie. 

Carta e cartone 

Nel 2022 la produzione di 

carta da macero ha registrato 

una flessione pari al 

6% rispetto al 2021. una diminuzione 

legata ai prezzi 

di aumento di energia che 

hanno ridotto i consumi. Da 

settembre 2022 a settembre 

2023, il prezzo medio è 

stato pari a 35€/t, con un 

crollo (-72%) che non ha intaccato 

il tasso di riciclo 

complessivo del 75,7% 

(+2,9% rispetto al 2022); e 

quello degli imballaggi, 

pari all’81,2%. Siamo ben 

al di sopra della media europea 

e dell’obiettivo del 

75% al 2025. 

Vetro 

Nel 2022, in Italia sono stati 

differenziate 2.509.000 t di rifiuti 

da imballaggio in vetro 

(con incremento del +3,8% 

rispetto al 2021). La raccolta 

media nazionale pro capite è 

aumentata del 3,9% raggiungendo 

i 46,2 kg/ab. 

In generale sono salite a 

2.293.356 le tonnellate di rifiuti 

da imballaggio in vetro 

riciclate (+5,1% sul 2021), 

con un tasso di riciclo pari a 

80,8%, si trova al di sopra dei 

target EU (75% entro il 2030). 

Pronti alla vira 

Il primo a dare un bel cambio di rotta è stato 

il Regolamento sulle batterie, proposto dalla 

Commissione nel 2020 e recentemente pubblicato 

nella Gazzetta ufficiale dell’UE il 28 luglio 

2023. 

Vengono regolamentate le batterie in tutto il 

loro ciclo di vita, definendo i requisiti necessari 

per il fine vita, obblighi di raccolta, responsabilità 

estesa del produttore e obiettivi di recupero 

dei materiali. Con un obiettivo di recupero 

Alluminio e rottami 

non ferrosi 

I rottami di metalli 

non ferrosi identificano 

materie prime per 

il paese, in particolare 

quelli di alluminio e rame 

che vedranno un aumento 

della domanda del 30-50% 

nel 2050 per l’impiego di 

tecnologie energetiche pulite. 

Nel 2022 è stato avviato al 

riciclo il 73,6% degli imballaggi 

in alluminio immessi 

sul mercato con un tasso di 

riciclo pari al 78%. Anche 

qui sono già stati superati 

gli obiettivi al 2050 (50%) e 

al 2030 (60%). Oggi la produzione 

italiana sii basa 

100% sul riciclo. 

Acciaio 

Nonostante il riciclato, si 

tratta di una materia di prima 

scelta utilizzato negli 

ambiti più disparati. 

Nel 2021, sono state immesse 

al consumo 518.913 

t di imballaggi d’acciaio, 

con l’80,6% di imballaggi 

avviati al riciclo. 

Riciclo del legno 

Per i rifiuti di imballaggio 

in legno, il target fissato 

dall’UE è al 25% entro il 

2025, e al 30% entro il 

2030. Entrambi sono stati 

già raggiunti e superati 

dall’Italia con il 63% di riciclo 

contro la media europea. 

Il 97% di questo materiale 

viene trasformato in 

pannelli truciolari per l’in- 



e tecnologie 









PRIMO PIANO 

19 

Ripartizione percentuale della gestione dei rifiuti urbani, anno 2022 

Trattamenti intermedi 

di selezione e 

biostabilizzazione 5% 

Recupero di 

materia 29% 

Fonte: ISPRA 

Esportazioni 3% 

Discarica 18% 

Altro 1% 

Coincenerimento 1% 

Trattamento 

biologico della 

frazione organica 

da RD 23% 

Compostaggio 

domestico 1% 

Copertura 

discariche 1% 

Incenerimento 18% 

del litio dai rifiuti di batterie pari al 50% entro 

il 2027 e l’80% entro il 2031; mentre per le batterie 

portatili fissa gli obiettivi di raccolta, da 

parte dei produttori, al 63% e al 73% rispettivamente 

entro la fine del 2027 e 2030. 

Novità anche sul regolamento dei veicoli fuori 

uso, dove viene proposto dalla Commissione 

che ogni tipo di veicolo contenga almeno il 

25% di plastica riciclata da scarti plastici post 

consumo. 

Invece nella proposta di revisione della legislazione 

europea sugli imballaggi e rifiuti da imballaggio, 

“sono insiti tre obiettivi principali”, si 

legge nel rapporto Riciclo in Italia. Prevenire la 

produzione di imballaggi, preferendone il riuso 

e la ricarica; promuovere il riciclo di alta qualità 

rendendo gli imballaggi presenti sul mercato 

europeo riciclabili (con vantaggi economici) entro 

il 2030; e sviluppare seriamente un mercato relativo 

alle richieste di materie prime seconde, 

- aumentando l’uso di plastica riciclata all’interno 

degli imballaggi stessi - in base al contenuto 

minimo obbligatorio di contenuto riciclato. 

Sembra facile 

Bene ma non benissimo. E spieghiamo il perché. 

Se si intende il riciclo come l’insieme dei 

processi di recupero di materia, l’Italia è sicuramente 

all’avanguardia. Ma è necessaria “una 

garanzia di collocamento dei prodotti riciclati 

sul mercato”. E qui ci troviamo di fronte al tallone 

d’Achille del sistema italiano. “Un esempio su 

Dato interessante 

La raccolta dei rifiuti urbani ha fatto un 

balzo in avanti. Nonostante ciò, ancora 

non abbiamo centrato l’obiettivo del 50% 

di riciclo effettivo imposto dalla direttiva 

Europea al 2020 (arriviamo al 49,2%). 

Secondo Assoambiente, ciò significa 

che”la qualità dei materiali differenziati 

raccolti è scesa nel tempo, sicuramente 

per l’effetto del diffondersi del porta a 

porta”. Sono quindi incrementati gli scarti 

del riciclo che, da 4,6 milioni di tonnellate, 

hanno raggiunto le 4,8 Mt. 

dustria del mobile e dei 

complementi d’arredo. Si 

tratta dell’unico materiale 

in cui il recupero energetico 

è in competizione con il 

riciclo. 

Organico 

Nel nostro Paese nel 2021 

sono state prodotte 2,1 mt 

di compost dalla trasformazione 

di rifiuti a matrice 

organica. I prodotti che si 

ottengono dal trattamento 

di questa categoria sono 

ammendanti, fertilizzanti e 

substrati, ma anche biogas 

e biometano. 

Compostaggio e digestione 

anaerobica hanno consentito 

di ottenere 406 milioni di m3 

di biogas (una parte utilizzata 

per produrre energia elettrica 

e termica, rispettivamente 

circa 440GWh e 125 GWh). 

Pneumatici fuori uso 

La gomma è uno degli ultimi 

materiali inserito nella 

lista dei critical raw materials. 

Esistono già mercati 

attivi per la gomma derivata 

dai PFU, essendo trasversale 

a innumerevoli impieghi. 

Gli usi riguardano soprattutto 

asfalto, costruzioni 

e l’ingegneria dei trasporti. 

Secondo il Rapporto Rifiuti 

Speciali 2022 di ISPRA in 

Italia nel 2020 la produzione 

di PFU è stata stimata intorno 

alle 461.000 t, in calo rispetto 

al 2019. Nel 2022 gli 

PFU raccolti dai Consorzi 

ECOPNEUS e ECOTYRE, 

che complessivamente gestiscono 

più del 50% dei 

PFU, sono stati pari a circa 

276.000 t. Rispetto alle forme 

di gestione si è assistito 

ad una inversione con il recupero 

energetico che ha 

superato il recupero di materia. 

Riciclo chimico delle plastiche 

Tra le nuove frontiere del 

riciclo, quello degli imballaggi 

in plastica che nel 

2022 hanno raggiunto il 

48,6% di riciclo su oltre 1,1 

Mt di immessi al consumo. 

Il primo nuovo 

obiettivo da raggiungere 

nel 2025 è fissato al 50% 

(55% al 2030). La frazione 

non riciclata è costituita da 

scarti di impurità e d a plastiche 

miste difficilmente 

riciclabili. Nel 2022, sono 

state prodotte oltre 450.000 

t di plasmix. Ma per raggiungere 

gli obiettivi europei 

è necessario migliorare 

la riciclabilità degli imballaggi 

non solo con selezione 

meccanica più sofisticata, 

ma introducendo nuove 

tecniche di riciclo. 

Occhi puntati sullo sviluppo 

del riciclo chimico finalizzato 

al plastic-to-plastic e 

plastic-to-chemicals. 

Sono previsti investimenti 

a livello europeo di 2,6 

Mld€ entro il 2025 per lo 

sviluppo di impianti per 

questa tipologia di riciclo. 

RAEE 

Nel 2022 sono state 

raccolte 361 kt di 

RAEE, il 6,2% in 

meno rispetto al 

2021. Nello specifico 

la contrazione riguarda 

tutti i raggruppamenti anche 

se con percentuali differenti: 

quelli che registrano 

i cali maggiori sono R5 

Sorgenti luminose (-9,9%) e 

R2 altri grandi bianchi (- 

9,3%), che però, con oltre 

117 kt raccolte, mantiene il 

primato per peso. Il tasso di 

raccolta è inchiodato al 34% 

(65% è il target dell’UE). 

Urge quindi un potenziamento 

della raccolta come 

azione strategica per l’Italia, 

che porrebbe le basi per uno 

sviluppo ulteriore di nuove 

tecnologie preposte al recupero 

e trattamento dei materiali 

(materie prime critiche 

incluse). 

Attenzione che gli impianti 

di trattamento RAEE ricevono 

anche pannelli fotovoltaici 

giunti oramai alla 

fine del loro ciclo di vita… 

Pile e accumulatori 

Nel 2022 sono state raccolte 

10.291 t di pile e accumulatori 

portatili esausti, 

con un aumento pari a + 

0,4% rispetto al 2021.Ma il 

tasso di raccolta ha subito 

una flessione (-6%) rispetto 

al 2021 ed è ancora lontano 

dal target europeo del 45% 

in vigore dal 2016: il dato 

sull’anno solare si arresta 

al 32%. Col nuovo regolamento 

entrato in vigore nel 

2023, si dovrà arrivare entro 

la fine del 2027 al 63% 

per le batterie portatili e 

73% entro il 2030. 

Oli minerali esausti 

In tema di recupero e riutilizzo 

l’Italia è sempre al primo 

posto in Europa, raccogliendo 

il 100% del racco glibile (dato 

europeo si attesta al 90%) e 

avviando a rigenerazione 

quasi il 100% dell’olio usato 

e raccolto (in Europa siamo 

al 61%). Nel 2022 il tasso di 

raccolta è risultato vicino al 

47% dell’olio immesso al 

consumo (con un totale raccolto 

di 181kt), e sono state 

inviate a rigenerazione 178 

kt, producendo 118 kt di 

nuove basi. Il rapporto fra rigenerato 

e raccolto è come 

detto, superiore al 98%. 

Oli vegetali 

Incremento nella raccolta 

per l’anno 2022, con una 

crescita del + 9% rispetto 

al 2021, per oli e grassi animali 

e vegetali sono state 

raccolte 53.000 t. Aumento 

(pari all’8%) anche per le 

quantità avviate al recupero 

nel medesimo anno. Si stima 

che da 100 kg di olio vegetale 

ed animale avviati al 

riciclo si possono ottenere 

65 kg di olio lubrificante 

base rigenerato e 20/25 kg 

di biodiesel. 

Tessili 

Secondo i dati 

ISPRA, nel 2021 

le frazioni di 

questo tipo di rifiuto 

(post consumo 

di abbigliamento) raccolto 

ammontano a 154,2 kt, 

con un +7,6% rispetto alle 

143,3 kt raccolte nel 2020. 

Risultano in crescita anche 

i rifiuti pre consumo (ovvero 

i rifiuti speciali prodotti dal 

settore tessile) con circa 638 

kt prodotte nel 2021. Ad 

oggi, le raccolte differenziate 

della frazione tessile dei rifiuti 

urbani mirano alla selezione, 

per estrarre la 

quantità di prodotti avviabili 

alla preparazione per il riuso 

ed alla successiva immissione 

sul mercato del 

second hand e difatti gli im- 



e tecnologie 





CONSORZI 

ECONOMIA CIRCOLARE 

21 

ESCLUSIVA 

tutti – si legge nel Rapporto - è il fatto che più 

del 30% degli aggregati riciclati dei rifiuti da C&D 

non venga riutilizzato, a favore del materiale vergine 

di cava. Medesima problematica per i rifiuti 

tessili e le materie plastiche che fanno fatica ad 

essere ricollocati”. Quindi siamo campioni nel 

recuperare e produrre materie prime seconde 

ma non abbiamo gli sbocchi successivi alle fasi 

del recupero di materia. Lacune che vanno colmate: 

manca infatti uno strumento economico-fiscale 

che riequilibri la domanda e l’offerta 

di MPS che, magari, si potrebbe risolvere con 

un’IVA agevolata sulla compravendita di MPS e 

prodotti di materiali riciclati. 

l 

pianti attualmente esistenti 

sono nati non per riciclare 

materia prima da rifiuti - 

escluso il distretto pratese 

per la lana cardata - ma per 

estrarre prodotti tessili riutilizzabili 

da immettere sul 

mercato. Rifiuti tessili da ingombranti 

(materassi, moquette, 

tappeti) ancora oggi 

non sono oggetto di raccolte 

particolarmente organizzate 

e diffuse, e sono spesso avviati 

a smaltimento in discarica 

e solo in parte a termovalorizzazione. 

Rifiuti da C&D 

Rappresentano il flusso più 

importante di rifiuti speciali 

delle attività di costruzione 

e demolizione sia in Europa 

che in Italia. 

Secondo i dati riportati da 

ISPRA, nel 2021 ne sono 

state prodotti 59,5 Mt. Il 

settore è stato oggetto di 

incentivi governativi che ne 

hanno aumentato le attività, 

con un incremento anche 

dei rifiuti prodotti (+ 

18.4% rispetto al 2020). Se 

ne recuperano circa 47,6 

Mt, ossia un + 18,4% rispetto 

al 2020. La trasformazione 

in inerti fini o 

grossolani rappresenta la 

principale forma di recupero. 

Il tasso di recupero al 

2021 è pari all’80,1% (oltre 

il target del 70% fissato 

dalla Direttiva per il 2020). 

Veicoli fuori uso 

In leggero calo per il 2021, le 

operazioni di gestione per il 

riciclaggio/recupero dei veicoli 

fuori uso: reimpiego e riciclaggio 

pari all’84,3% del 

peso medio del veicolo, un 

filo al di sotto del target del 

95% previsto per il 2015 dal 

D.Lgs. n. 209/2003. Ancora 

fortemente presente un deficit 

impiantistico lungo tutta 

la filiera, con difficoltà per un 

circuito di valorizzazione dei 

materiali meno pregiati per 

il mercato. 

Fanghi di depurazione 

I dati ISPRA dichiarano che 

nel 2021 sono state prodotte 

3,2 Mt di fanghi derivati dal 

trattamento delle acque reflue 

urbane. Rispetto al 

2020 si legge una flessione 

del 4,5% per effetto del calo 

registrato nel Centro-Sud: 

ne sono state gestite complessivamente 

2,9 Mt. Di 

queste, il 52,3% del totale è 

stato avviato a smaltimento, 

il 45,6% recuperato e il 2,1% 

è rimasto in giacenza. Con 

18.140 impianti di depurazione 

attivi dei reflui urbani 

viene coperto il 95,7% dei 

comuni. Il trattamento biologico 

è quello più diffuso 

(con un 35,8% del totale gestito); 

seguono quello fisicochimico 

(7%) , l’incenerimento 

(4,8%) e deposito su 

suolo (3,6%). 

Rifiuti da spazzamento 

stradale 

Con un trend in crescita, le 

t/anno avviate al recupero 

passano da 422 t del 2020 

alle 499,085 del 2021. E’ 

quindi aumentata la produzione 

pro capite che si attesta 

a 8,4 kg/ab, rispetto ai 

7,1 kg/ab del 2020. Gli impianti 

che realizzano un vero 

recupero di questo tipo di rifiuti, 

applicano la tecnologia 

di lavaggio “soil-washing” 

da cui si ricavano frazioni 

avviate al recupero di oltre 

il 90% del rifiuto conferito. 

Purtroppo ancora oggi, un 

volume importante dei rifiuti 

da spazzamento stradale 

viene conferita direttamente 

in discarica senza subire alcun 

tipo di trattamento. 

Solventi 

L’Italia si conferma terzo 

produttore chimico europeo. 

Nel 2020 sono stati avviati 

200.000 t di reflui con solventi. 

Di questi ne vengono 

recuperati oltre il 78% come 

materia, il 21% è stato avviato 

ad incenerimento e 

l’1% a recupero energetico. 

Mancano dati ufficiali per il 

2021 ma si stima un aumento 

del 5% in termini di 

volume di reflui raccolti e recuperati. 

Rivestito 

Nasce Rematrix, il consorzio per la gestione attiva del rifiuto 

tessile a fine vita. Riuso e riciclo come leve, per ritardarne 

il recupero energetico. Ce ne parla il CEO Enrico Soffiati 

Rental e second hand non per moda ma 

per necessità. Presentato alla fiera di 

Ecomondo e promosso dall’azienda di riciclo 

Innovando, Rematrix parte da qui per supportare 

i propri soci verso un modello di business 

circolare. Una risposta innovativa per il prodotto 

tessile a fine vita che, secondo i dati ISPRA 2022, 

rappresenta il 5.7 per cento dei rifiuti indifferenziati, 

di cui il 30% deriva dalla raccolta urbana. 

“In un momento in cui si sta parlando di EPR, il 

neo consorzio non ha come solo obiettivo quello 

di conformità alla normativa (raccolta e gestione 

del rifiuto), ma anche di guidare le aziende verso 

un modello sostenibile sia ambientalmente che 

economicamente. L’arrivo della normativa metterà 

a disposizione aspetti finanziari che consentiranno 

di sviluppare tecnologie per rendere 

i modelli circolari effettivamente realizzabili dal 

punto di vista economico” dichiara Enrico Soffiati, 

CEO di Rematrix. 

Si guarda avanti 

“Una matrice fortemente industriale, è in questo 

contesto che nasce il consorzio” continua 

Soffiati. “I settori coperti da Rematrix sono quelli 

che il socio rappresenta. Si parla quindi del tessile, 

ma con un vantaggio competitivo in quanto 

abbiamo maturato una certa esperienza nella 

calzatura sportiva (uno dei prodotti più complessi 

per composizione di materiale e tecnologie e 

performance) e nello sportswear. 

In questo momento non esistono ancora obblighi 

normativi. Ma se la bozza relativa all’EPR verrà 

confermata, ogni azienda sarà responsabile di 

recuperare dal mercato una percentuale di prodotti 

rispetto a quanto immesso l’anno precedente 

nel mercato stesso; gestirli e tracciarli, e 

sviluppare tecnologie per il riciclo dei materiali. 

Praticamente sarà impossibile che ogni singola 

azienda si possa muovere in autonomia e quindi 

nascerà l’esigenza di consorziarsi”. 


(Credit: MTT Spa, 

Manifattura Tessile 

Toscana) 




22 ECONOMIA CIRCOLARE CONSORZI 

CONSORZI 


23 

Non è tutto oro quello che luccica 

bale è sicuramente importante, sia per tempi 

che per costi “prosegue Soffiati. 

Gerarchia nella 

gestione dei rifiuti. 

Riciclare. Sembra semplice ed immediato. E sono ancora 

molti i problemi per rendere davvero operativa 

l’intera filiera. In realtà esistono dei limiti alla riciclabilità: 

dalla non proprio easy gestione della raccolta e 

smistamento, all’attuale impossibilità di riciclare le 

fibre miste. Sicuramente uno dei fattori più complessi 

da gestire è quello relativo alle sostanze chimiche presenti 

nei tessuti: in un riciclo meccanico i macchinari 

distruggono la struttura tessile per ottenere delle fibre 

sciolte, ma tutto ciò che ha fatto parte di quel capo, resta 

imprigionato tra le fibre…. e la chimica che rimane 

in circolo pare che crei enormi problemi. Ovviamente 

stiamo parlando dei capi che non seguono le normative 

Enrico Soffiati, CEO 

di Rematrix durante 

la presentazione 

del neonato consorzio 

ad Ecomondo. 

Esistono limiti naturali… 

Riciclo e riuso sono quindi la chiave per un modello 

circolare nel tessile. Rematrix ha come primo 

scopo quello del riuso per massimizzare il 

valore intrinseco del prodotto. Per questo sono 

state sviluppate delle partnership strategiche 

per riuscire a creare dei mercati di rental o seconda 

mano. 

“Arrivati ad un determinato livello 

di utilizzo però, il prodotto deve essere 

riciclato – spiega Soffiati. Si 

Campana di raccolta abiti dismessi. 

REACH (ossia la stragrande maggioranza che provengono 

da Paesi extra Europa) sulla pericolosità delle 

sostanze chimiche. 

Altra problematica è data dalle diverse tipologie di materiale 

(dal cascame di produzione al ritaglio) che ricevono 

gli operatori. La lavorazione di giacconi o divise, 

che hanno applicazioni come bottoni e cerniere, devono 

essere rimosse a mano poiché il processo non è automatizzato. 

Per agevolare il processo di riciclo, è dunque 

necessario che i produttori implementino a monte 

le pratiche di eco design, con lo scopo di facilitare a 

valle le operazioni di disassemblaggio, selezione e 

smontaggio. 

interviene quindi con trattamenti che vorremmo 

fossero a ciclo chiuso (intendendo che da una 

scarpa si rigenera una scarpa). Non viene prodotta 

una materia prima seconda di più basso 

livello ma si conserva il valore della materia 

stessa. Studi e strumenti digitali sono un’altra 

prerogativa di Rematrix: abbiamo un sistema 

gestionale che consente di garantire la tracciabilità 

del prodotto, l’affidabilità dei dati, e di coordinare 

tutte le attività (dei diversi attori di recupero 

del prodotto stesso). Tramite diversi 

parametri siamo in grado di stimare l’impatto 

del nostro processo di recupero del prodotto”. 

In pratica è tutto misurabile e quantificabile oggettivamente. 

Tutto molto ben mappato. “Si definisce 

Life Cycle Assestement, uno studio LCA. 

Se il processo risultasse decisamente impattante 

- da qui i limiti della ricerca di circolarità 

- non avrebbe più senso continuare in un tema 

di riciclo e la soluzione migliore diventa la distruzione 

per recupero di energia”. L’intelligenza 

artificiale può però dare una mano, trattandosi 

di un elemento fondamentale soprattutto per 

abbassare i costi collegati al recupero e riciclo, 

raggiungendo delle efficienze importanti nella 

fase di selezione. “Esistono tecnologie che permettono 

la differenziazione dei prodotti che, 

senza l’intelligenza artificiale non sarebbero in 

grado di separare certi materiali piuttosto che 

altri. L’integrazione all’interno del processo glo- 


Gli assetti chiavi 

Tra quelli principale che identificano il neo consorzio, 

oltre alla capacità di mettere insieme una 

filiera strutturata di stampo industriale e l’utilizzo 

di un gestionale, trova posto la propensione a sviluppare 

tecnologie e processi innovativi. “Siamo 

particolarmente attivi verso questa tematica, poiché 

convinti che possano nascere opportunità 

che rendono sostenibili questi modelli di business 

circolari. La nostra esperienza consolidata arriva 

dal mondo dello pneumatico: abbiamo sviluppato 

infatti una soluzione che permette di ottenere la 

devulcanizzazione della gomma e la possibilità di 

riutilizzarla all’interno di nuove miscele di pneumatico. 

Si può applicare e riutilizzare questa tecnologia 

anche nel mondo della calzatura sportiva: 

infatti sono in essere progetti (ReShos) col Gruppo 


Scarpa dove questa gomma viene riutilizzata nelle 

suole delle scarpe. 

Il nostro obiettivo è quello di riuscire a produrre 

una nuova calzatura partendo da una calzatura 

(il ciclo chiuso menzionato sopra NdR) che abbia 

almeno il 50% di materiale riciclato proveniente 

dalla scarpa precedente. Mantenendo ovviamente 

lo stesso livello di performance e di qualità del 

prodotto all’origine”. Ad majora! 

l 

LEADER NELLE SOLUZIONI INTEGRATE PER 

IGIENE URBANA E RACCOLTA, COMPATTAZIONE E TRASPORTO RIFIUTI 

www.busigroup.it

24 ECONOMIA CIRCOLARE PRODOTTI E FINE VITA 

PRODOTTI E FINE VITA 


25 

Lo devi dimostrare 

Via libera all’ESPR, i nuovi requisiti per promuovere 

la progettazione circolare dei prodotti. 

Ne parliamo con Marco Capellini CEO di Matrec 

informazione sulla durata della batteria, tempo 

di ricarica e resistenza alla caduta e acqua 

– sarà un punteggio segnato, relativo alla riparabilità 

del cellulare in funzione. Ogni cellulare 

verrà accompagnato digitalmente o con 

cartaceo, da un manuale che spiega come riparare 

le varie parti del cellulare. Stiamo quindi 

arrivando al nodo della questione: dichiari 

una cosa e la devi dimostrare. 


La Lego fa marcia 

indietro sulla plastica 

riciclata. 

Il mattoncino verrà 

realizzato in ABS 

vergine perché 

con minore impatto 

ambientale e più 

circolare. 

Èstata approvata la proposta di regolamento 

della Com mis sione europea, con 

la quale si prevede la progettazione sostenibile 

di tutte le tipologie di prodotti, esclusi 

il food e il farmaceutico. Ciò significa che l’ecodesign 

serio dovrà necessariamente essere 

sviluppato dalle aziende. Entra nel merito 

l’esperto Marco Capellini, fondatore di matrec.com 

Dall’ESPR quindi non si scappa… 

Decisamente no. Tutti i prodotti dovranno essere 

accompagnai da etichette (oltre al prossimo 

“Digital Product Passport” che ne descriverà 

tutta la storia), che riporteranno 

informazioni veritiere sulle caratteristiche di 

ecodesign. Si parlerà di disassemblabilità, riparabilità, 

contenuto minimo di riciclato, rinnovabilità, 

riuso… tutte specifiche che le aziende 

dovranno certificare per farsi avvalorare. 

In tal senso come stanno rispondendo? 

Allo stato attuale ci sono aziende che stanno 

approcciando seriamente al tema, dall’altra 

parte ci sono quelle che ancora giochicchiano 

attorno al nome di ecodesign, associando tutte 

le caratteristiche di un prodotto solamente ad 

un minimo intervento. 

Questo sarà poi chiarito dalla direttiva Green 

Washing, che verrà approvata l’anno prossimo, 

e che obbligherà sostanzialmente a certificare 

le performance ambientali dichiarate del prodotto 

dimostrandolo. 

Come si dimostra? 

Con prove scientifiche che attestino la veridicità. 

Se per esempio il mio prodotto fosse costituito 

dal 32% di materiale riciclato, lo si deve 

specificare. Non si può dichiarare che sia fatto 

totalmente di materiale riciclato. 

E deve avere la certificazione che il materiale 

utilizzato sia effettivamente riciclato. Gli organismi 

di certificazione o asserzioni di veridicità 

da parte di esperti del settore o di organismi 

di riferimento, possono avvalorare 

queste dichiarazioni. 

L’ecodesign andrà quindi in questa direzione. 

Facciamo un esempio… 

Per i cellulari e tablet è già uscito un atto delegato 

per cui dal 2025 ci sarà un’etichetta 

dove la grande novità – oltre ad essere presenti 

Da qualche parte bisognerà pure iniziare… 

È necessario cominciare ad approcciarsi a questo 

tema, per iniziare a capire di cosa si tratta e 

per valutare le attività che sono da portare avanti. 

I tempi non sono veloci nello sviluppo di un nuovo 

prodotto; cambia da settore a settore, ma mediamente 

occorrono 12/24 mesi. Quindi si deve 

partire con la ricerca dei materiali, progettazione 

di disassemblaggio e di riparazione: insomma 

rifare un’analisi critica di tutti i prodotti tenendo 

in considerazione questi aspetti. Attualmente, 

iniziano ad essere interessate le più grandi 

aziende perché questo nuovo regolamento varrà 

in tutta Europa. Se si vuole quindi commercializzare 

all’interno della Comunità, si deve rispondere 

ai criteri di cui sopra. Le aziende del 

settore arredo, illuminazione, oggettistica, automotive 

e fashion si stanno attrezzando. 

Ma alla fine, il prodotto circolare da cosa dipende? 

Non è la sola scelta del materiale che definisce 

se un prodotto è circolare o sostenibile. Mi spiego 

meglio. La progettazione rispetto ai parametri 

di ecodesign deve tener conto del ciclo 

di vita. L’utilizzo di materiali riciclati (soprattutto 

nel fashion) non implica la loro riciclabilità a 

fine vita. L’impegno di ricerca nei materiali è 

fondamentale. Si deve coniugare nella fase di 

progettazione la scelta di materiale come input, 

ma anche e soprattutto con un’alta valorizzazione 

come output. Diversamente non sarebbe 

economia circolare. 

Quali sono i materiali più circolari? 

Non esiste un materiale più circolare di un altro. 

Purtroppo c’è in giro ancora disinformazione. 

Molto è legato al prodotto perché alcune volte 

conviene utilizzare un materiale vergine, perché 

poi si ha la certezza che a fine vita, lo stesso 

sarà riciclato (anche con un riciclo di qualità), 

piuttosto che utilizzare un materiale riciclato 

che però a fine vita non viene più riutilizzato ma 

disperso. Per alcuni prodotti, è sempre meglio 

utilizzare un materiale vergine. Abbiamo 

l’esempio della Lego, dove il mattoncino sarà 

realizzato con ABS vergine in quanto avrà un 

minore impatto ambientale. 

l 

Lana vergine. 

Nel fashion l’utilizzo 

di materiali riciclati 

non implica 

la riciclabilità 

del prodotto a fine 

vita. 

Schede disassemblate 

da tablet. 

Con l’entrata in vigore 

dell’ESPR, ogni 

devices verrà 

accompagnato anche 

da un manuale che 

ne spiega la 

riparabilità delle varie 

parti. 

(Photo Credit: Stadler) 






26 


NEWS 

Nuova Fiera del Levante, Bari 

Fogli & foglie 

Dall’Est, un progetto innovativo per ottenere 

carta trattando le foglie cadute dagli alberi. 

Sono tanti gli aspetti positivi a emergere 

Un'idea carina di riciclo arriva dall'Ucrai - 

na. Releaf Bag è una startup locale che 

realizza sacchetti di carta dalle foglie 

cadute dagli alberi. Questo comporta una serie 

di vantaggi quali la riduzione delle emissioni di 

CO 2 , biosicurezza e degradazione rapida. Ma 

soprattutto possono contribuire a ridurre l'abbattimento 

delle foreste ai fini della produzione 

di carta. Per questo, Valentin Frechka e 

Aleksandr Sobolenko hanno dato vita a un progetto 

innovativo che utilizza come materia prima 

le foglie. 

Le foglie vengono raccolte nei centri urbani, poi 

pulite e granulate. In seguito, vengono lavorate 

fino a ottenere una fibra speciale che costituirà 

la base per la creazione della carta. Infine, la 

carta viene fustellata per ottenere i sacchetti. 

Inoltre, mentre la carta tradizionale può impiegare 

fino a 270 giorni per degradarsi del tutto, 

la carta ottenuta dalle foglie si scompone in soli 

30 giorni. Altro aspetto importante è che a differenza 

della carta tradizionale, che spesso impiega 

composti chimici dannosi come zolfo e 

cloro, la produzione della carta Releaf evita 

l'uso di tali sostanze nocive. 

l 

La manifestazione 

internazionale 

di riferimento 

per gli operatori 

del settore idrico, 

arriva per la 

17° edizione 

in Puglia. 

Un’area espositiva 

per toccare con 

mano le soluzioni 

tecnologiche più 

innovative. 

Un ricco programma 

di convegni e 

seminari su: 

• digitalizzazione 

• trattamento e riuso 

delle acque reflue 

• potabilizzazione 

• desalinizzazione 

• utilizzo dei fanghi 

• aggiornamenti 

normativi e tecnici 

Segreteria organizzativa 

Main Media Partner 


info@mirumir.it | accadueo.com




28 


NEWS 

WASTE SEGNALA 



A Bratislava esiste la prima strada 

asfaltata con scarti di sigaretta. 

Per tutto il 2024, i mozziconi saranno 

raccolti e trasformati in asfalto 

Fumi? No, asfalto 

Le sigarette diventano asfalto? Sembra assurdo 

ma è successo e succederà ancora. 

Considerando che sarebbe opportuno limitarne 

l'uso, se proprio non si riuscisse a 

smettere una volta per tutte,forse ci si può accontentare 

facendo altro. Per esempio trasformarle 

in risorsa, come è successo a Bratislava, 

in Slovacchia, dove è stata realizzata la prima 

strada asfaltata con scarti di sigaretta. 

Rifiuto complicato da gestire e da smaltire. 

Nel corso del 2024 saranno raccolti mozziconi e 

scarti di sigarette elettroniche e, ad occuparsene, 

sarà l’azienda municipale di gestione dei rifiuti 

Odvoz a Likvidácia Odpadu (OLO). All’iniziativa 

parteciperà anche il Comune di Bratislava, la società 

SPAK-EKO e la startup EcoButt. 

“Siamo felici di poter creare un altro spazio in 

cui gli uomini e le donne di Bratislava possano 

gestire i rifiuti in modo un po’ più responsabile. 

Se i visitatori di un festival, di una corsa, di un 

mercato o di un altro evento cittadino getteranno 

i mozziconi di sigaretta in un apposito contenitore, 

contribuiranno non solo ad un ambiente 

più pulito, ma anche al recupero materiale 

di questo tipo di rifiuti”, ha commentato 

su The Slovak Spectator Martina Čechová, responsabile 

dell'economia circolare di Olo. 

In Slovacchia le fibre recuperate dagli scarti e 

trasformate in asfalto sono già state sperimentate 

riscuotendo un forte successo. Nella 

città di Žiar nad Hronom infatti, c’è la prima 

strada al mondo interamente asfaltata con 

materiali provenienti dalla lavorazione degli 

scarti del fumo. 

A quanto pare sembra che solo un terzo dei 

mozziconi dei 18 miliardi di sigarette fumate 

quotidianamente nel mondo finisca in un bidone 

della spazzatura e per la legge italiana (in teoria) 

dovrebbero essere sanzionati con multe dai 30 

ai 150 euro coloro che abbandonano “sul suolo, 

nelle acque, nelle caditoie e negli scarichi” rifiuti 

come “scontrini, fazzoletti di carta, gomme da 

masticare” L’auspicio è quello di poter prendere 

esempio adottando la stessa modalità di recupero 

e riciclo. 

l 



Tecnologie 

visionarie 

Dal 13-17 maggio presso Monaco, ritorna puntuale con 

cadenza biennale IFAT, il salone leader mondiale per 

il trattamento delle acque, acque reflue, gestione rifiuti 

e materie prime. Come sempre verranno esposte nella prestigiosa 

vetrina soluzioni intelligenti ed economia circolare, 

per il recupero di risorse a partire da qualsiasi genere di rifiuto. 

Ma anche un ricco palinsesto di approfondimenti sui metodi 

di riciclaggio e strategie di digitalizzazione, nonché gestione 

dei flussi di materiali. 

Si incontreranno quindi tutti gli attori della filiera: municipalità, 

operatori privati, industria manifatturiera, società di engineering 

e soggetti pubblici. E si troveranno soluzioni tagliate su 

misura alle specifiche e diverse necessità per affrontare le 

sfide future per industrie, comuni e autorità. 

HIGHLIGHTS 

Tanti gli argomenti trattati in base alle macrocategorie. 

In merito alle acque, segnaliamo in 

programma gli eventi “Gestione di impianti idrici 

e fognari” in cui la chiave è il monitoraggio continuo 

e la valutazione dele condizioni dei sistemi 

(con sensori avanzati, A.I., realtà virtuale). 

Ma anche “Trasporto e trattamento delle acque 

reflue“ dato che gli impianti di trattamento devono 

rispondere a sfide quali l’eliminazione di 

oligoelementi, microplastiche e agenti patogeni 

multiresistenti al ciclo dell’acqua e gestione ottimale 

del materiale problematico dei fanghi di 

depurazione. Sul fronte waste, “Gestione innovative 

ed efficiente dei rifiuti e del riciclaggio” 

parlerà dei nuovi approcci perseguiti dall’industria 

delle tecnologie ambientali come la conversione 

dei rifiuti in materie prime seconde; 

ma anche in termini di recupero di energia dai 

rifiuti nel rispetto del clima. 

Si vola con “Estrazione dell’aria e controllo dell’inquinamento 

atmosferico”, dove uno dei temi 

affrontati è l’uso di sensori intelligenti che consentono 

di migliorare il monitoraggio e il processo, 

attraverso metodi termici che permettono 

di eliminare i composti organici volatili e 

altre sostanze nocive dall’aria di scarico. 

www.ifat.de/en

e tecnologie 



30 ENERGIA Soluzioni 

RECUPERO E VALORIZZAZIONE 

RECUPERO E VALORIZZAZIONE 

ENERGIA 

31 

Marco Comelli 

Particolare 

dell’impianto Alfa 

Heat Recovery. 

Cascami termici, 

teniamoceli stretti 

Esistono scarti dall’energia che si disperdono 

nell’ambiente ma che possono essere recuperati 

e messi a frutto. Nulla si crea e nulla si distrugge 

forma di rifiuto immateriale è 

diffusissima ma la sua esistenza sfugge 

ai più. I cascami termici rappre- 

L’unica 

sentano infatti una parte rilevante di ogni utilizzo 

di energia, sia in ambito industriale che 

domestico e dei servizi. Basti considerare che 

l’effettiva traduzione in lavoro meccanico di un 

motore a combustione interna, solo in casi 

particolari arriva al 50% dell’equivalente di 

energia grezza introdotta. Il resto è calore, che 

senza interventi si disperde in ambiente. Come 

tutti i cascami, però, è possibile metterli a frutto. 

L’energia costa e, anche senza considerazioni 

di impatto ambientale, buttare via i soldi 

non è mai stata una strategia vincente. 

Caldi rifiuti 

Il recupero dei cascami termici e la loro valorizzazione 

sono possibili in moltissimi settori, 

anche quelli meno sospettabili. Per esempio, 

un compressore azionato da un motore elettrico 

a prima vista non produce rifiuti, ma in 

realtà una percentuale ragguardevole dell’energia 

immessa nel motore si disperde in 

calore, che può essere intercettato e utilizzato. 

Altri casi sono più evidenti. Le cartiere sono 

impianti energivori, con grande consumo di 

elettricità e calore. 

In quelle medie e piccole si utilizzano cogeneratori 

con motori a combustione interna a gas, 

che già di per sè mettono a disposizione - tramite 

uno scambiatore - acqua calda e vapore 

utilizzando l’energia racchiusa nei gas di scarico 

e nel circuito di raffreddamento. In quelle 

più grandi si usano invece le turbine a gas a 

ciclo combinato, che sono molto potenti ma 

anche poco efficienti per produrre energia 

elettrica: di solito solo il 34% dell’energia immessa 

in una turbina a gas viene convertita 

in lavoro meccanico, per far funzionare un generatore 

nel caso specifico. Il resto se va in 

calore. Inoltre, se la temperatura dell’aria in 

ingresso cresce, l’efficienza cala verso il 30%. 

Più avanti sarà chiaro perché facciamo questa 

osservazione. 

È possibile mettere a frutto gran parte del 66- 

70% di energia diventata cascame. Prendiamo 

il caso di una cartiera che utilizzi una turbina 

a gas a ciclo combinato che produce 14 MW 

col ciclo a gas e 3 MW con quello a vapore. In 

uscita da questo, i gas di scarico hanno una 

temperatura di oltre 170 gradi, per cui contengono 

ancora energia utile, di cui riescono 

a recuperare tramite uno scambiatore di calore 

circa 5,5 MW. 

Con questi, l’impianto che stiamo descrivendo 

produce 237.000 litri di acqua l’ora a 90-95 

centigradi, mentre la temperatura dei gas di 

scarico che va in camino e poi in atmosfera è 

di 78 gradi. 

W l’efficienza 

Con l’acqua calda si fanno tre cose. Si alimenta 

l’impianto di riscaldamento della cartiera. 

SI preriscalda l’acqua in entrata nel circuito 

del secondo stadio, a vapore, del ciclo combinato. 

E si fa freddo. L’acqua calda infatti alimenta 

un chiller ad assorbimento che produce 

acqua molto fredda. L’uso primario di 

quest’ultima è raffreddare l’aria ambiente in 

entrata nella turbina, come avviene negli intercooler 

dei motori turbo, abbattendo la temperatura 

di molto, da 38 a 19 gradi centigradi. 

L’efficienza termodinamica della turbina così 

aumenta ed in estate è possibile evitare la 

perdita di potenza. Con un secondo assorbitore 

e un circuito separato è possibile alimentare 

anche le unità di raffrescamento 

dei locali di controllo (dove la temperatura è 

molto elevata e richiede condizionamento), 

e di tutto lo stabilimento. 

Per dare un’idea della temperatura “naturale” 

dei locali di controllo, il loro condizionamento 

consuma 1,5 GW/h l’anno, mentre 

quello dell’intero stabilimento in estate ne 

consuma un settimo. 

Calore d’acciaio 

I cascami termici sono utilizzabili anche fuori 

dal ciclo produttivo. Un caso interessante è 

quello della collaborazione tra le acciaierie 

Alfa Acciai di San Polo (Brescia) e A2A. Un 

sistema di recupero dei cascami termici dei 

due forni dell’acciaieria, Alfa Heat Recovery, 

che comprende tre scambiatori di calore e 

tre pompe di circolazione, produce 50 GWh 

con cui viene riscaldata acqua a 95 gradi, poi 

ceduta tramite un circuito doppio di 1,2 chilometri 

al sistema di teleriscaldamento gestito 

da A2A. 

La zona della città servita dal sistema di recupero 

del calore così generato comprende 

i quartieri di San Polo e Sanpolino, con 2.700 

utenze del teleriscaldamento per un totale 

di 5000 famiglie. Il calore fornito da Alfa 

Acciai soddisfa il 73% del fabbisogno medio 

di quest’area urbana. 

La connessione evita l’emissione in atmosfera 

di oltre 10mila tonnellate di CO 2 l’anno. 

L’utilizzo dei cascami termici in modo diretto 

fuori dall’impianto che li produce è più complicato 

di quello interno poiché il calore trasportato 

su lunghi tratti va incontro a dispersione. 

Un metodo alternativo è trasformarlo 

in elettricità. Ma di questo parleremo in un 

prossimo articolo. 

l 

Nelle cartiere 

è possibile mettere 

a frutto parte del 70% 

di energia diventata 

cascame. 

Processi 

di produzione di Alfa 

acciai. 



e tecnologie 



32 ENERGIA NEWS Soluzioni 

Pim pum Pellet 

Eliana Puccio 

Uno studio quantifica l’inquinamento atmosferico e l’impatto 

sulla salute pubblica negli Stati Uniti (e non solo) 

Quanto è bello riscaldarsi in inverno con 

la stufa a pellet che, dobbiamo ammetterlo, 

è una validissima alternativa 

ai termosifoni, soprattutto per i costi contenuti. 

Ma siamo sicuri faccia bene all'ambiente il 

suo utilizzo? La risposta non è ancora chiara. 

Una ricerca oltreoceano 

Sulla rivista Renewable Energy è stato pubblicato 

uno studio che rileva che gli impianti 

di combustione della biomassa degli Stati Uniti 

emettono in media 2,8 volte la quantità di inquinamento 

delle centrali elettriche che bruciano 

carbone, petrolio o gas naturale. 

La ricerca sostiene dunque la tesi sull'inquinamento, 

ovvero che la combustione di pellet 

in legno per fini energetici emetta un’ampia 

gamma di inquinanti atmosferici, tra cui particolato 

e diossine, molto pericolosi per la nostra 

salute. Inoltre, secondo lo studio migliaia 

di tonnellate di inquinanti atmosferici tossicidall’ossido 

di azoto ai composti organici volatili- 

sono emesse anche nel processo di produzione 

di pellet, specialmente nel sud-est 

dove si trova la maggior parte delle piante utilizzate. 

Ma il fenomeno non si ferma agli Stati 

Uniti. Anche nell’Unione Europea e nel Regno 

Unito sono stati investiti miliardi di fondi pubblici 

per convertire decine di impianti energetici 

a carbone in impianti a pellet. 

In sostanza, gli scienziati ci hanno avvertito, ma 

questo non sembra smuovere minimamente la 

situazione attuale. Edie Juno, coautrice dello studio 

e specialista forestale della National Wildlife 

Federation a Washington, D.C. ha confermato 

che: “bruciare questi pellet all’estero, nell’UE, nel 

Regno Unito, in Giappone e Corea del Sud, porta 

a un inquinamento pericoloso”. 

l 


e tecnologie 






34 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni 

RIFIUTI SANITARI 

RIFIUTI SANITARI 

RIFIUTI SOLIDI 

35 

Contenitore halipack 

per rifiuti solidi. 

E’in cartone e prevede 

all’interno, un sacco 

in polietilene ancorato 

al bordo. 

No danger 

La gestione dei rifiuti sanitari a rischio 

infettivo prevede procedure 

e precauzioni specifiche. Come nel caso 

dell’Istituto Sieroterapico Milanese 

Annalisa Gussoni 

Direttore 

Commerciale 

Pasa Labs srl 

Il D.P.R. 254/03 definisce come “Rifiuti 

Sanitari” quelli che derivano da strutture 

pubbliche e private che svolgono attività medica 

e veterinaria di prevenzione, di diagnosi, di 

cura, di riabilitazione e di ricerca (art. 2) e li classifica 

in diverse categorie indicandone anche la 

modalità di gestione appropriata. 

In particolare, due categorie presentano un 

rischio infettivo, voci EER 180103* e 180202*, 

e sono: 

• Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo 

• Rifiuti speciali, prodotti al di fuori delle strutture 

sanitarie, che, come rischio, risultano 

analoghi ai rifiuti pericolosi a rischio infettivo 

(ad esempio quelli prodotti presso laboratori 

di analisi microbiologiche di alimenti, di acque, 

o di cosmetici, presso industrie di emoderivati, 

istituti estetici e similari, con l’esclusione degli 

assorbenti igienici. 

In entrambi i casi si devono applicare precauzioni 

particolari per evitare infezioni e si deve 

ricorrere a smaltimento direttamente mediante 

termodistruzione o sterilizzazione in impianti 

autorizzati. 

Cosa dice la legislazione 

L’infettività, richiamata dall’art. 184, comma 

5 del D. Lgs. 152/06 e dall’OMS, definisce “i rifiuti 

infetti quelli che contengono agenti patogeni 

in quantità o concentrazioni tali che 

l’esposizione ad essi potrebbe provocare una 

malattia”. Ritroviamo quindi tutti i materiali a 

contatto con fluidi biologici infetti o potenzialmente 

infetti e quelli assimilabili quali rifiuti 

di laboratorio e di ricerca chimico-biologica. 

La pericolosità, indicata con HP9 “infettivo” e 

definita dal Reg. 1357/14, riguarda rifiuti contenenti 

microrganismi vitali o loro tossine causa 

certa o potenziale di malattie nell'uomo o 

in altri organismi viventi”, senza limiti di concentrazione. 

La gestione dei rifiuti sanitari, dalla produzione 

e fino allo smaltimento, fa capo agli artt. 7- 

10, capo II, del D.P.R. 254/03.Ma quanti rifiuti 

sanitari produciamo? Il “Rapporto rifiuti speciali 

– Edizione 2023” di ISPRA riporta per il 

2021, con trend in aumento, una produzione 

totale pari a 238.872 ton di cui la maggior parte, 

oltre 201.000 ton, è costituita da rifiuti pericolosi 

a rischio infettivo (codice EER 180103*). 

Come affrontare la gestione giornaliera? 

È fondamentale formare adeguatamente tutto 

il personale per la gestione di ogni fase per 

non causare rischi infettivi sia a terzi che al 

personale stesso. Importante l’utilizzo di opportuni 

DPI per evitare non solo di venire a 

contatto con materiali potenzialmente infetti 

ma anche con strumenti taglienti come aghi, 

lame e siringhe. 

I rifiuti sanitari pericolosi devono essere raccolti 

all’interno di: halipack, contenitori rigidi 

in cartone al cui interno vi è un sacco in polietilene 

ancorato al bordo del contenitore stesso 

e munito di fascetta autobloccante, destinati 

a rifiuti solidi; Halibox, contenitori in plastica 

per gli strumenti taglienti ed appuntiti e taniche 

in plastica per i rifiuti liquidi. 

Il contenitore deve essere avviato a smaltimento 

entro 5 giorni dalla sigillatura. 

Una struttura sanitaria può provvedere alla 

sterilizzazione dei propri rifiuti (esclusivamente 

quelli a rischio infettivo) che possono poi essere 

avviati a diversi destini, anche di recupero 

purché l’abbattimento della carica microbica 

garantisca un Sterility Assurance Level non 

inferiore a 10-6” (UNI 10384/94). 

Case history 

La gestione dei rifiuti di un laboratorio microbiologico 

è degna di attenzione per l’utilizzo e/o 

l’identificazione, sia a scopo di analisi che di ricerca, 

di ceppi di microrganismi patogeni: tutti 

i materiali quali piastre o provette, sia con terreno 

solido sia liquido, ceppi liofilizzati scaduti, 

campioni con sospetta presenza di microrganismi 

patogeni possono essere conferiti solo 

dopo sterilizzazione in autoclave. 

Un caso particolare di trattamento di rifiuti potenzialmente 

infetti fu quello dell’ex Istituto 

Sieroterapico Milanese dove dal 1910 al 1990 

furono prodotti vaccini, emoderivati, sieri, prodotti 

farmaceutici per uso umano e veterinario 

e conservati ceppi di microrganismi anche patogeni. 

Nel 1994 a causa del fallimento dell’azienda i 

laboratori furono abbandonati lasciando i materiali 

infetti e potenzialmente infetti senza alcuna 

precauzione di stoccaggio. 

Sul sito era inoltre presente una discarica di 

circa 11.000 m 2 contenente rifiuti quali vac- 

Produzione di rifiuti sanitari pericolosi, 

per macroarea geografica, anno 2021 

Fonte: Ispra 

Produzione di rifiuti sanitari pericolosi 

a rischio effettivo (che devono essere raccolti e smaltiti 

applicando precauzioni particolari per evitare infezioni - Codice EER 

180103*), per macroarea geografica, anno 2021 

Fonte: Ispra 

cini, sieri e ceppi batterici.I rifiuti presenti 

nei laboratori furono subito catalogati e stoccati 

nelle celle frigorifere in attesa di smaltimento. 

Per i materiali presenti nella discarica 

fu allestito un intervento di bonifica per 

sezioni con copertura ermetica per la fase 

di selezione manuale e catalogazione ed un 

processo di sterilizzazione mediante autoclavi 

allestite in sito. 

l 



e tecnologie 







RICICLO METALLI 

RICICLO METALLI 


37 

Il team tecnico 

di Panizzolo 

è specializzato 

e si dedica a mantenere alti 

standard progettuali in tutta 

la filiera produttiva. 

Un impegno che si riflette 

nei macchinari 

e negli impianti 

che ottimizzano il tempo 

di produzione. 

termine. I sistemi Panizzolo massimizzano, 

infatti, il valore commerciale dei materiali trattati, 

e minimizzano anche i costi energetici e 

gestionali. 

Innovazione 

e sostenibilità 

Macchinari e impianti all’avanguardia, attenti 

all’ambiente e alle esigenze di mercato. 

La versatilità di Panizzolo Recycling Systems 

punta a un futuro green, minimizzando i costi 

Eliana Puccio 

Una gamma di macchinari e impianti 

sempre più predisposta e attenta alla 

sostenibilità energetica e all'ottimizzazione 

dei costi di lavorazione. È l'equilibrio raggiunto 

dall'azienda Panizzolo Recycling Systems 

operante nel settore del riciclaggio dei metalli. 

La sua tecnologia avanzata trasforma i rottami 

in materiali di qualità superiore, elevandone 

il valore commerciale e consentendo alle 

aziende di accedere a nuove opportunità di 

mercato. 

Un processo che ottimizza la gestione dei rifiuti, 

e allo stesso tempo apre la strada a una 

commercializzazione globale più libera e vantaggiosa. 

Nulla sarebbe stato possibile, infatti, 

senza il giusto spirito di adattabilità e innovazione 

adottato dall'azienda che progetta i suoi 

macchinari per essere flessibili e modulari. 

Una versatilità che garantisce processi di lavorazione 

efficienti e di alta qualità, massimizzando 

l'efficienza e la produttività. 

Durabilità ed efficienza dei macchinari 

Panizzolo offre soluzioni innovative nel riciclaggio 

dei metalli e si impegna anche a proteggere 

l'investimento finanziario dei suoi 

clienti. I macchinari sono progettati per garantire 

una lunga durata, evitando così frequenti 

manutenzioni e sostituzioni. 

Ne consegue un risparmio significativo sui costi 

operativi e una maggiore affidabilità a lungo 

Punti di forza 

Oltre a macchinari duraturi ed efficienti, 

l'azienda fornisce soluzioni che ottimizzano i 

costi operativi e migliorano la redditività aziendale. 

Un mix di innovazione, efficienza e sostenibilità 

che fa la differenza e che ne fa di 

Panizzolo leader nel settore del riciclaggio dei 

metalli. 

I mulini a martelli rappresentano un punto di 

riferimento per il loro equilibrio tra efficienza 

energetica e produttività, influenzando positivamente 

il costo euro/tonnellata prodotta. 

Questo aspetto è cruciale per le aziende che 

mirano a ridurre le spese operative pur mantenendo 

elevati standard produttivi. 

Altro punto di forza degli impianti Panizzolo è 

la produzione di metalli di alta qualità, pronti 

per essere venduti direttamente alle fonderie, 

eliminando la necessità di rivolgersi a intermediari. 

Questo processo non solo aumenta 

la redditività, ma migliora anche l'efficienza 

della catena di fornitura, permettendo alle 

aziende di massimizzare il loro ritorno economico. 

I costi gestionali sono ottimizzati grazie alla 

riduzione del tempo di inattività produttiva e 

del numero di operatori richiesti per il funzionamento 

degli impianti. 

Tutto ciò risulta essenziale per la redditività 

aziendale, in quanto consente un risparmio 

significativo sul lungo termine e migliora la 

sostenibilità dell'investimento. 

Le fasi chiave 

Si parte da una progettazione attenta e innovativa, 

pensata per soddisfare le esigenze specifiche 

del settore. 

Seguita poi dalla fase di Ricerca e Sviluppo 

che include la creazione di brevetti, testimoniando 

l'innovazione continua e il progresso 

tecnologico. Si passa poi alle Carpenterie e 

Lavorazioni Meccaniche dove ogni componente 

è realizzato con precisione e cura per garantire 

la massima efficienza. 

Segue poi la fase di Assemblaggio e Collaudo: 

ogni macchinario deve funzionare al meglio 

delle sue capacità prima della consegna. 

L’Assistenza Post-Vendita con un supporto costante 

per garantire la longevità e l'efficienza 

dei macchinari nel tempo. 

Infine, la Panizzolo Recycling Academy, programma 

di formazione per gli operatori finali. 

Panizzolo Recycling Systems: Verso IFAT 2024 

– Innovazione e Sostenibilità nel Riciclaggio 

dei Metalli 

Dopo il successo riscosso all’ IFAT 2022, 

Panizzolo Recycling Systems parteciperà all'edizione 

2024 dell'IFAT a Monaco di Baviera 

per presentare soluzioni rivoluzionarie nel campo 

del riciclaggio dei metalli. In particolare, 

l'azienda si concentra sull'evoluzione delle tecnologie 

di recupero e trasformazione dei rottami 

in materie prime secondarie, un tema che sarà 

centrale nel prossimo evento. 

l 

I macchinari 

sono progettati per 

garantire una lunga 

durata, riducendo 

la necessità 

di frequenti 

manutenzioni 

e sostituzioni. 









38 


PROCESSI ENERGIVORI 

PROCESSI ENERGIVORI 


39 

Quanta exergia 

nel riciclo del PET! 

Marco Comelli 

Da più parti si afferma che il consumo energetico del riciclo 

non lo renderebbe conveniente. Almeno per il PET, come 

descriviamo nell’articolo, non è così. Con alcuni paletti… 

Il riciclo, in qualsiasi forma, si traduce in un 

ripristino di un livello superiore di un ordine 

in un sistema. Come tale, secondo i principi 

della termodinamica, il processo implica un’aggiunta 

di energia proveniente da fuori il sistema. 

Misurare quanta energia deve essere aggiunta 

per raggiungere l’obiettivo di riciclo di un rifiuto, 

è fondamentale per capire se il suo riciclo sia 

conveniente rispetto alla produzione di un prodotto 

da materie prime vergini, fatte pari le 

quantità di materia in gioco. 

Exergia! 

Per introdurre il tema, che sempre più interessa 

gestori e decisori, facciamo un esempio prendendo 

il PET riciclato meccanicamente con 

l’obiettivo di produrre altre bottiglie (bottle-tobottle). 

Useremo il metodo “Cumulative Exergy 

Consumption”, ossia il consumo exergetico totale 

di tutte le fasi di produzione, dalle risorse 

primarie al prodotto finale, tenendo conto dei 

contributi dovuti al trasporto e della produzione 

di prodotti semifiniti. Dal momento che sitiamo 

parlando di riciclo, aggiungeremo anche i consumi 

exergetici relativi alle singole fasi dello 

stesso, raccolta, trasporto, selezione, trattamento, 

recupero materico e produzione. Per il 

concetto di exergia rimandiamo al box. Il polietilene 

tereftalato (PET) può esistere in forma 

amorfa o cristallina. La produzione del polimero 

grezzo può avvenire con diverse tecniche. La più 

diffusa per il PET utilizzato, e quindi riciclato, in 

Italia, è la polimerizzazione tra PTA (acido tereftalico) 

e GE (glicole etilenico). 

A sua volta il PTA si produce con una reazione 

di ossidazione in presenza di catalizzatore del 

p-xilene, separato dal mix di diversi isomeri dello 

xilene ricavati da petrolio greggio.Il glicole etilenico 

si ottiene dall’etilene, da petrolio o gas, 

attraverso un processo di ossidazione dopo 

averlo fatto reagire con acqua. 

Facciamo due conti 

Da un punto di vista exergetico, misurato in 

MegaJoule per chilo di PET amorfo, la produzione 

di PTA è quella più dispendiosa, con un 


valore di 65,9 comprensivi di combustibile, elettricità 

e calore (vapore). Il glicole assorbe 7,04, 

mentre la polimerizzazione 3,5. Traducendo 

inoltre la materia prima (petrolio e gas) utilizzata 

in energia equivalente, vanno aggiunti al processo 

altri 25,2 MJoule/kg. Il PET amorfo per 

essere lavorato deve però essere cristallizzato, 

essiccato e raffreddato e ridotto in grani. Questo 

perché diversamente non potrebbe essere 


estruso con una qualità sufficiente. I tre processi 

complessivamente comportano il consumo di 

1,58 MJ/kp. Il granulo di PET cristallino prima 

di essere lavorato e trasformato, in bottiglia nel 

caso considerato, ha incorporata una exergia 

di 103,23 MJ/kg. Per ottenere le bottiglie, il PET 

in grani viene inserito in un estrusore che tramite 

una vite senza fine lo forza in un cilindro 

dove sono presenti delle termocoppie che scaldano 

il materiale e lo riducono a una pasta malleabile 

cui può essere aggiunto del colorante. 

La pasta di PET viene passata a una macchina 

che la inietta in appositi stampi da cui, previo 

raffreddamento, esce un prodotto denominato 

preforme, nelle forme più diverse. 

Le preforme sono la base della bottiglia e costituiscono 

il prodotto che viene venduto alle 

aziende di imbottigliamento, dove avviene la 

fase successiva, il soffiaggio a stampo, (i vantaggi 

logistici sono evidenti). Questi processi aggiungono 

altri 13,2 MJ/kg all’exergia accumulata. 

Totale: 116, 43 per ogni kg, ossia tra le 26 e le 

27 bottiglie. 

Contributi energetici 

Passiamo ora a capire quanta exergia entra 

nei processi di riciclo, La prima fase da considerare 

è quella del trasporto della frazione 

differenziata dalle abitazioni al centro di sele-

e tecnologie 






40 RIFIUTI SOLIDI PROCESSI ENERGIVORI Soluzioni 

NEWS 


41 

Exergia, e cosa c’entra col riciclo 

Si definisce exergia di un sistema il massimo lavoro ottenibile dall’interazione 

tra il sistema e l’ambiente circostante. Il concetto è utile 

per valutare la qualità dell’energia incorporata in un sistema, per 

esempio in un prodotto. La qualità dell’energia viene infatti valutata 

sulla base della sua capacità di provocare un cambiamento, ossia lavoro. 

L’energia è composta dall’exergia, ovvero la componente potenzialmente 

convertibile in lavoro, e l’anergia, ovvero la quota di 

energia incorporata in un sistema non convertibile in lavoro. Maggiore 

è la quantità di exergia maggiore la sua utilità. Essa va conservata 

ossia non lasciare che si trasformi in anergia, energia morta, che non 

produce lavoro (stiamo sempre ragionando del rapporto tra un sistema 

e l’ambiente). In termini di riciclo, l’exergia incorporata, quindi 

consumata, in un prodotto deve essere quindi la più bassa possibile 

a ogni ciclo. Anzi, il riciclo serve proprio per abbassare la quantità di 

nuova exergia consumata. Nel caso di non riciclo, quella consumata 

è massima, quindi essa si trasforma totalmente in anergia. 

tappi attaccati. I tappi e i collarini sono fatti di 

polietilene ad alta densità, ma i frammenti si 

separano facilmente dal PET in quanto, fatti flottare, 

rimangono a galla. 

Il PET in scaglie è igroscopico (assorbe acqua 

sino a un punto di equilibrio con l’ambiente 

circostante), per cui dopo il lavaggio le scaglie 

vengono essiccate con aria calda prima di essere 

messe in sacchi. L’energia di solito viene 

fornita da un cogeneratore, che produce sia 

elettricità che calore dalla stessa fonte primaria, 

gas naturale. Le fasi di recupero materico 

incorporano in tutto circa 0,23 MJ/kg compresa 

la gestione idrica. 

Che sballo! 

Il nuovo Republic Services 

Polymer Center di Las Vegas 

è progettato da Stadler 

e Krones per la produzione 

di packaging sostenibile 

Come funziona? 

Il Polymer Center processa e seleziona i materiali, 

che vengono consegnati in balle, su 

due linee: una per il PET e una per le plastiche 

miste, ciascuna con una capacità di 5t/h. 

I materiali immessi nella linea PET, vengono 

sottoposti a separazione meccanica e ripuliti 

dalle particelle ferrose. 

Un separatore balistico Stadler STT2000 differenzia 

il materiale in frazione fine, 3D (materiali 

Preforme in PET, 

pronte per essere 

soffiate. 

zione secondaria (CSS). Da diversi studi per 

motorizzazioni diesel l’exergia è di 0,7 kJ per 

kg per chilometro. All’interno del CSS, nelle 

varie fasi (movimentazione, vaglio, soffiatura, 

selezione fine per colore, compressione in balle) 

l’exergia incorporata è di poco più di 0,2 

MJ/kg. Da qui il materiale viene inviato ai centri 

di recupero materia con incorporazione di 

exergia di altri 0,6 kJ per kg per km. 

Il minore assorbimento di exergia è dovuto al 

fatto che il prodotto è compresso quindi occupa 

meno spazio e i mezzi fanno meno tragitti, anche 

se sono più grossi. Le balle vengono aperte, esaminate 

per individuare eventuali corpi estranei 

e poi lavate con acqua a 70 gradi. Nella maggior 

parte dei casi, lo scarto del materiale in arrivo 

dai CSS raggiunge i 30% del totale. A questo 

punto avviene la macinatura delle bottiglie coi 

Il caso ideale 

Sommando tutti i contributi exergetici, partendo 

da bottiglie raccolte in differenziata, con 

una distanza media di una trentina di chilometri 

fino al CSS e un’altra sessantina fino a 

centro di recupero, e supponendo che si usi 

PET interamente riciclato come materia prima, 

il contributo di un kg di bottiglie sarà quindi 

compreso tra i 17 e i 18 MJ. 

Questa non è l’exergia incorporata nella bottiglia, 

ma la nuova exergia immessa, che va 

ad aggiungersi a quella accumulata nel primo 

ciclo da materia vergine. Al secondo ciclo di 

utilizzo quindi l’exergia incorporata sarà 116,43 

più 18 diviso due, al terzo 116,43 più 36 diviso 

tre e così via. La curva risultante indica che 

dal decimo ciclo l’exergia incorporata tende a 

stabilizzarsi verso la quantità di quella necessaria 

alla produzione di rPET in scaglie e alla 

successiva produzione di bottiglie, circa l’80% 

in meno del prodotto vergine. 

Questo è un caso ideale, con l’utilizzo di rPET 

al 100%, ma, come abbiamo visto, il processo 

di raccolta e selezione comporta uno scarto 

medio del 30% del prodotto prima del recupero 

di materia sul raccolto, che non significa 

utilizzato dalla popolazione e nemmeno conferito 

come rifiuto. Per arrivare alla realtà sono 

necessari altri calcoli esaminando diverse alternative. 

Per ora possiamo però dire che il 

processo di produzione bottle-to-bottle è in 

sé exergicamente efficiente. 

l 

Eliana Puccio 

Stadler Anlagenbau GmbH e Krones hanno 

progettato e installato il nuovo impianto 

che processa bottiglie,e contenitori di plastica 

per produrre materiali plastici destinati a 

diventare nuovi imballaggi. Il Republic Services 

Polymer Center di Las Vegas, fornirà dunque 

oltre 45.000 tonnellate all'anno di prodotti in resine 

recuperate. Il centro riceve e tratta la plastica 

raccolta da Republic Services in tutti gli 

Stati Uniti occidentali per recuperarne il PET 

che viene convertito in scaglie di rPet (PET riciclato), 

e in poliolefine (PO). 

rotolanti/rigidi) e 2D (materiali piatti/leggeri). 

Le singole frazioni vengono poi sotto poste a una 

selezione con lettori ottici dotati di sensori NIR 

(spettro del vicino infrarosso). 

I tappi, gli anelli di plastica e la frazione 2D 

vengono inviati ai compattatori. 

Le frazioni 3D vengono indirizzate a uno Stadler 

Delabeler per rimuovere le etichette. Il PET trasparente, 

i tappi e gli anelli vengono indirizzati 

alla linea di lavaggio Krones, che granula e pulisce 

il materiale, mentre quello colorato viene 

compattato in balle. 

l 



e tecnologie 






42 

Soluzioni 


WASTE SEGNALA 

NEWS 


43 

Fresato d’autore 

GLI APPUNTAMENTI 

Il primo giorno, 9 aprile, saranno esempi condivisi 

di città e regioni che offrono innovazioni audaci e 

ambiziose nella lotta ai rifiuti e riducendo l’impatto 

ecologico. 

Verrà affrontato in che modo queste città e regioni 

hanno dato potere positivo ai cittadini attraverso 

l'utilizzo di soluzioni innovative nuove tecnologie, 

pratiche o normative; e quali incentivi e processi 

sono stati coinvolti nella realizzazione di un progetto 

di successo e come questo può essere applicato 

o migliorato in altre regioni dell’UE. 

Il secondo giorno della fiera, il 10 aprile, sarà dedicato 

a PINECOR, un progetto nazionale italiano cofinanziato 

dal Ministero dell'Am biente e dell'Energia Security 

(MASE) che mira a sviluppare soluzioni innovative per 

ottimizzare il recupero del vetro e del vetro frazioni 

silicee e di metalli (basici e preziosi) derivanti dal riciclo 

dei RAEE. 

Durante la manifestazione sarà dedicato un ampio 

spazio alle numerose presentazioni di tipo tecnico, 

scientifico e commerciale nel “Teatro”, allestito all’interno 

del reparto espositivo. 

In questa occasione aziende qualificate potranno illustrare 

i propri prodotti e tenere dei workshop a 

tema, con la possibilità di invitare clienti e fornitori. 

Tra gli argomenti che verranno affrontati nel corso 

di WME 2024, quello del miglioramento della sostenibilità 

ambientale, del cambiamento 

climatico, dei benefici 

economici legati all’economia 

circolare, e quello dell’approfondimento 

di leggi e regolamenti. 

https://wme-expo.com/ 

Torna la fiera 

dedicata 

all’ambiente 

La terza edizione di Waste Management Europe Con - 

ference & Exhibition, fiera basata sulla gestione dei 

rifiuti e sull’economia circolare, si terrà a Bergamo 

dal 9 all'11 aprile. Waste Management Europe è un appuntamento 

che riunisce responsabili politici, organizzazioni 

globali e soluzioni innovative per affrontare le sfide della gestione 

dei rifiuti e guidare l’attuazione delle attività in ambito 

di Economia Circolare. WME 2024 è la piattaforma di riferimento 

per la gestione dei rifiuti e l'economia circolare su 

scala europea. In tre giorni di fiera verranno accolti circa 

5.000 visitatori, espositori, delegati, relatori. La terza edizione, 

incentrata sul tema “Trasformare i rifiuti in risorsa – Innovare, 

Collaborare, Sostenere”, si svilupperà con 20 sessioni in 

conferenza e 150 aziende espositrici suddivise in 6 settori 

industriali. Anche quest'anno un ampio spazio sarà dedicato 

alle numerose presentazioni di tipo tecnico, scientifico e 

commerciale nel “Teatro”, allestito all’interno del reparto 

espositivo. Qui aziende qualificate potranno illustrare i propri 

prodotti e tenere dei workshop a tema, con la possibilità di 

invitare clienti e fornitori. Tra gli argomenti che verranno affrontati 

nel corso di WME 2024, quello del miglioramento 

della sostenibilità ambientale, del cambiamento climatico, 

dei benefici economici legati all’economia circolare, e quello 

dell’approfondimento di leggi e regolamenti. 

n 10 milioni di tonnellate 

di materie prime 

risparmiate nel 2023. 

Sono i dati riguardanti il 

riciclo delle 

pavimentazioni forniti da 

Siteb (Associazione 

Strade Italiane e Bitumi), 

grazie all’impiego del 

fresato d’asfalto 

(materiale ottenuto dalla 

rimozione delle 

pavimentazioni stradali) 

che consolida in Italia un 

tasso di recupero al 60%. 

La maggior parte delle 

strade è realizzata in 

FACILE MANUTENZIONE 

COMPATTA 

VERSATILE 

ROBUSTA 

asfalto. Non esiste 

materiale migliore del 

fresato d’asfalto per i 

lavori di manutenzione 

delle pavimentazioni 

stradali, sia perché i 

costituenti sono gli 

stessi del conglomerato 

originale, sia in quanto è 

al 100% riciclabile. 

“Il riciclo del fresato 

d’asfalto”, ha dichiarato 

Alessandro Pesaresi – 

Presidente Siteb, “evita 

l’uso di materie prime e 

mantiene elevata la 

qualità del prodotto 

stradale. L’utilizzo del 

fresato è fortemente 

limitato da una 

normativa nazionale 

farraginosa, dalla 

burocrazia che ne 

ostacola il recupero e da 

una ritrosia culturale 

che spinge parte delle 

stazioni appaltanti a non 

prevederne un adeguato 

utilizzo”. 

Producing Biogas is easier and faster. 

Un innova 琀 vo sistema di pretra 琀 amento ri 昀 u 琀 solidi 

urbani in un unica macchina 

che vi farà evitare sprechi 

e risparmiare spazio, 

energia e tempo. 


IFAT stand B6-352 

palmierigroup.com

e tecnologie 







NEWS 

NEWS 


45 

Valentina Dardari 

Mio Bio, quanto gas! 

Nell’impianto calabrese verrà prodotto biometano 

attraverso la purificazione del biogas da rifiuti organici 

Un progetto innovativo da 11 milioni di 

euro quello che l’impresa calabrese 

Ecoross realizzerà nel Comune di 

Corigliano Rossano (CS), con il sostegno di 

Intesa San Paolo e la garanzia green di Sace. 

L’azienda, che eroga servizi inerenti alla gestione 

rifiuti, bonifica amianto, sanificazione ambienti, 

e altro, riceverà la copertura del finanziamento 

dal Gruppo bancario, rientrando nel 

budget di 8 miliardi che l’istituto finanziario ha 

destinato allo sviluppo dell’economia circolare. 

L’obiettivo è di realizzare un impianto alimentato 

a Forsu (Frazione organica dei rifiuti solidi urbani) 

per produrre biometano mediante la purificazione 

del biogas che verrà ottenuto dalla 

digestione anaerobica di rifiuti organici, che arriveranno 

sia dalla raccolta differenziata che 

dall’industria agroalimentare. 

I lavori, partiti nel 2021, si prevede termineranno 

entro giugno del 2024, quando l’impianto verrà 

messo in funzione. Giuseppe Nargi, direttore 

regionale Campania, Calabria e Sicilia di Intesa 

Sanpaolo: “Questo finanziamento accompagna 

la scelta di Ecoross di realizzare un modello di 

economia circolare efficiente e responsabile in 

grado di ridurre l’inquinamento e garantire una 

gestione virtuosa dell’energia. 

Molte imprese del Mezzogiorno hanno colto l’importanza 

della transizione ecologica in corso, maturando 

la convinzione che il miglior modo per 

governare questo processo di trasformazione sia 

prevedere investimenti orientati ai criteri ESG. 

Nel supportare il mondo imprenditoriale, il nostro 

gruppo promuove tali progetti, capaci di creare 

valore aggiunto per interi territori”. 

Gli obiettivi dell’innovativo progetto 

Ecoross, fondata nel 1994, si prefigge con 

questo intervento di andare a ridurre l’impatto 

ambientale causato dall’utilizzo di carburanti 

di origine fossile. Secondo il progetto, «la produzione 

di un biocarburante avanzato, derivante 

dalla valorizzazione del ciclo dei rifiuti 

di provenienza locale, porterà anche al minimo 

la quantità di rifiuti che devono essere 

smaltiti in discarica, in perfetta ottica di economia 

del riciclo. “ 

Questa iniziativa, oltre ad essere un esempio 

tangibile di economia circolare, ha anche 

l’ambizione di diventare un punto di riferimento, 

evidenziando la connessione tra tecnologia, 

arte, uomo e natura”, ha commentato 

Walter Pulignan, amministratore unico 

di Ecoross. 

l 


Magia magia 

n Una nuova ricetta di 

economia circolare arriva 

dalla Danimarca dove un 

gruppo di ricercatori ha 

studiato un modo green 

ed efficace di riciclare gli 

abiti, realizzati con tessuto 

misto, attraverso una 

pentola a pressione. 

Quando le fibre di elastan 

sono mescolate con 

cotone, lana o nylon, il 

processo di riciclo si 

complica e la strada verso 

la circolarità si accorcia. 

Così, il Centro 

interdisciplinare di 

nanoscienze 

dell’Università di Aarhus 

ha dato vita a una nuova 

tecnologia che separa le 

fibre nei tessuti misti: 

ovvero rimuovendo 

completamente l’elastan 

dal nylon. Il gruppo ha 

riscaldato i vestiti a 225 

The reliable brand! 

AFFIDABILITÀ GARANTITA 

gradi e aggiunto un alcol 

specifico, rompendo in 

questo modo i legami 

dell’elastan. 

L’intero processo avviene 

appuntoin una grande 

pentola a pressione dove si 

mette il tessuto, si 

aggiunge un po’ di alcol e 

un po’ di base (idrossido di 

potassio) e si porta a 

temperatura e si lascia 

“cuocere” per 4 ore. 

All’apertura del coperchio, 

le fibre saranno separate. 

PRODUZIONE DI CDR E CSS CON I TRITURATORI PRIMARI E SECONDARI DELLA LINEA UNTHA XR 

» Massima flessibilità per materiali e pezzatura 

» Motorizzazioni a ridotto consumo energetico 

ECOTEC SOLUTION SRL 

Via Bolzano 4 · I-39011 Lana (BZ) · T+F +39 0473 562 437 

info@ecotecsolution.com · www.ecotecsolution.com 

Trituratore mobile con 

azionamento elettrico 

» Alta produttività anche in un solo passaggio 

» Facile accessibilità per una manutenzione semplice

e tecnologie 







NEWS 

NEWS 


47 

Residui radioattivi, 

Italia-Slovacchia a/r 

Dopo essere state incenerite e condizionate, le scorie radioattive che Sogim 

ha inviato nell’Est Europa, sono rientrate nel nostro Paese con volume ridotto 

Gli ultimi 24 manufatti 

rientrati nella 

centrale di Caorso, 

Piacenza, dopo essere 

stati inventrati 

e condizionati 

nell'impianto Javis 

di Bohunice 

(Slovacchia). 

Sono tornati a Caorso (Piacenza) dalla 

Slovacchia gli ultimi residui radioattivi 

che Sogim aveva inviato all'impianto 

Javys di Bohunice. 

Il quarto e ultimo trasporto ha interessato 24 

manufatti. In totale erano 100, contenenti i residui 

del trattamento di 860 tonnellate di resine 

e fanghi radioattivi. 

Sogim aveva inviato in Slovacchia, tra il 2020 

e il 2022, 5.860 fusti da 220 litri. 

Di questi, 5.500 contenevano resine a scambio 

ionico esaurite (800 tonnellate), e 360 contenevano 

fanghi radioattivi (60 tonnellate) derivanti 

dal precedente esercizio della centrale. 

Il trattamento ha permesso la riduzione del 

volumeiniziale di questi rifiuti di oltre il 90%. 

Costo totale dell'operazione: 37 milioni di euro. 

Il trasferimento dei manufatti ha reso possibile 

lo svuotamento del deposito temporaneo ERSMA 

che, una volta terminati i lavori di adeguamento, 

andrà a ospitare i rifiuti che verranno prodotti 

dalle future attività di smantellamento del vessel 

e dei sistemi e componenti dell'edificio reattore, 

denominati internals. 

Nel frattempo i 100 manufatti sono stati stoccati 

nel deposito temporaneo ERSBA 2, precedentemente 

adeguato, così da non dover realizzare ulteriori 

strutture di stoccaggio. Una volta disponibile, 

i manufatti verrano conferiti al Deposito 

Nazionale. 

l 


Un palco 

speciale 

n Al via "La raccolta gira 

l'Italia". La prima tappa del 

tour è stata la kermesse più 

seguita d'Italia, il Festival di 

Sanremo, per poi proseguire 

coinvolgendo alcuni degli 

eventi mediatici più 

importanti del nostro Paese, 

in programma tutto l’anno. 

L’idea è stata partorita dal 

Centro di Coordinamento 

RAEE e dal Centro di 

Coordinamento Nazionale Pile 

e Accumulatori. 

La presenza a Sanremo come 

official partner nella Casa 

Kiss Kiss è stata un’occasione 

speciale per promuovere la 

raccolta di RAEE e pile 

scariche e invitare tutto il 

pubblico a visitare i siti web e 

le pagine social di 

RaccoltaRaee.it e 

RaccogliamoPiùPile.it. 

“La partnership con alcune 

tra le principali emittenti 

radiofoniche nazionali ha 

rappresentato un’occasione 

unica per informare in 

maniera capillare e incisiva il 

pubblico e realizzare una 

sempre più puntuale e diffusa 

raccolta delle pile esauste con 

l’obiettivo ultimo di 

sensibilizzare sul tema della 

tutela ambientale” ha 

spiegato Luca Tepsich, 

segretario generale del 

Centro di Coordinamento 

Nazionale Pile e 

Accumulatori. 


ECOTEC SOLUTION SRL 

Via Bolzano 4 · I-39011 Lana (BZ) 

T+F +39 0473 562 437 

info@ecotecsolution.com 

www.ecotecsolution.com

e tecnologie 







SISTEMI DI TAGLIO 

SISTEMI DI TAGLIO 


49 

Fiducia e soddisfazione 

Non c’è due senza tre per Calabra Maceri 

che ha ottimizzato il suo impianto, scegliendo 

nuovamente il binomio Ecotec Solution-Untha 

Trituratore 

primario 

per materiale 

da 250 mm. 

Calabra Maceri e Servizi, nata a Rende 

(CS) nei primi anni ’90, ricalcando le orme 

dell’attività di famiglia è da sempre impegnata 

nel settore della gestione integrata dei 

rifiuti, e lo fa utilizzando le migliori tecnologie 

disponibili. 

Per la terza volta Calabra Maceri si è affidata a 

Ecotec Solution per l’installazione di un trituratore 

Untha XR3000, che nella linea ha preso il 

posto di trituratore primario nell’impianto dedicato 

ai RSU (rifiuti solidi urbani). 

Da dicembre 2023, il nuovo XR3000 RC (Ripper 

Cutter) affianca l’XR3000 C (Cutter) -utilizzato 

per la produzione di materiale per il termovalorizzatore 

a pezzatura omogenea di 100 mm - 

e l’XR3000 XC (X Cutter) per la raffinazione del 

CSS destinato ai cementifici come combustibile. 

La scelta di inserire una Untha XR3000 RC è 

stata dettata da esigenze specifiche di lavorazione: 

la macchina precedente presentava il 

problema di eseguire una triturazione non omogenea, 

limitando quindi l’efficienza dell’intero 

impianto. La decisione di acquisto è arrivata 

dopo la visita nello stabilimento che già utilizzava 

la Untha XR3000 RC.La possibilità di vedere la 

tecnologia in funzione e l’omogeneità della pezzatura 

del materiale in uscita ha convinto i titolari 

dell’azienda che l’investimento avrebbe portato 

grandi benefici all’impianto. 

Si è partiti quindi con la progettazione della sostituzione 

del vecchio macchinario con l’XR3000 

RC con l’integrazione di un nastro di scarico deferrizzatore 

e la riallocazione del quadro di comando 

in un container con ricircolo d’aria. 

Tutti gli interventi sono stati pianificati in modo 

da minimizzare il fermo impianto in pochi giorni 

lavorativi e ridare piena operatività al cliente a 

strettissimo giro. 

Oggi la produzione supera le 60 T /h, con una 

pezzatura primaria di 200 mm circa. 

Untha continuerà a offrire qualità assicurando 

i consueti vantaggi che la contraddistinguono 

quali manutenzione limitata, bassi costi di usura, 

motore sincrono raffreddato ad acqua Untha 

Eco Power Drive a basso consumo energetico. 

Attilio Pellegrino, Amministratore Unico di 

Calabra Maceri e Servizi S.p.A. si è mostrato 

entusiasta di questa nuova collaborazione: 

"Siamo rimasti molto colpiti dalle prestazioni e 

dai risultati ottenuti con l'Untha XR3000RC: una 

pezzatura definita della frazione in uscita, un'elevata 

produttività, un basso consumo energetico 

grazie al sistema Untha Eco Drive e una facile 

manutenzione. 

Per questo motivo, abbiamo deciso di investire 

nell’efficientamento del nostro impianto inse- 

rendo come capofila questa macchina, che ci 

ha portati a ottimizzare l’intero processo a valle 

del primario in termini di tempo e resa. Ora riusciamo 

a lavorare 60 T/h partendo da una pezzatura 

omogenea di 200 mm”. 

Concetti di Taglio Untha XR 

A seconda del materiale e della pezzatura richiesta, 

con i sistemi Ripper-Cutter (RC), Cutter 

(C) e X-Cutter (XC) sono disponibili diversi sistemi 

di taglio con diverse forme di coltelli. 

Con i diversi sistemi di taglio sono possibili pezzature 

dai 20 mm ai 300 mm. 

L’impiego di griglie forate o di griglie a barre garantisce 

una dimensione ancora più omogenea 

e definita della frazione in uscita. I grandi quantitativi 

di materiale da lavorare non sono un problema 

per i trituratori XR: la capacità produttiva 

è compresa tra le 10 t/h e le 70 t/h, a seconda 

delle proprietà del materiale e del diametro della 

griglia forata. I coltelli sono facilmente accessibili 

tramite lo sportello di manutenzione e possono 

essere facilmente smontati. In tutti i sistemi di 

taglio, gli intriturabili possono essere rimossi 

facilmente e rapidamente attraverso lo sportello 

di evacuazione intriturabili. 

La fessura di taglio di tutti e tre i sistemi può essere 

regolata dall’esterno, garantendo un risultato 

di triturazione perfetto. 

Triturazione primaria affidabile 

con Ripper Cutter 

Il sistema di taglio RC è stato sviluppato appositamente 

per la triturazione primaria e grossolana 

di diversi flussi di materiale e per portate 

elevate che possono raggiungere le 70 t/h. 

L’esclusiva forma dei denti garantisce un’introduzione 

aggressiva del materiale. I coltelli e 

i denti statore, una volta smontati, possono essere 

riportati sul banco. Con il sistema di taglio 

RC si ottengono pezzature che variano dai 100 

ai 300 mm. 

barra statore a uso quadruplo possono essere 

sostituiti facilmente e rapidamente. Con il sistema 

di taglio RC si possono ottenere pezzature 

da 45 a 150 mm. 

Raffinazione perfetta con X-Cutter 

Con questo sistema di taglio sono possibili 

pezzature che variano dai 20 agli 80 mm. Il sistema 

XC è progettato per il trattamento di materiali 

pretriturati e deferrizzati. I coltelli a strisce 

e la barra statore ad uso quadruplo possono 

essere sostituiti facilmente e rapidamente. l 

Untha XR3000 Cutter - 

Per la produzione 

di materiale pronto 

forno da 100 mm. 

X-Cutter, 

per la produzione 

di CSS combustibili 

30 mm. 

Triturazione media efficiente 

con CUTTER 

Il sistema di taglio C è stato concepito per il 

trattamento in un unico passaggio di diversi 

flussi di materiale allo scopo di ottenere una 

pezzatura definita. A seconda delle esigenze 

e della pezzatura richiesta, sono configurabili 

fino a 4 file di coltelli sul rotore che garantiscono 

portate elevate. Le piastre di taglio e la 

L’azienda di Calabra 

Maceri. 



e tecnologie 




NEWS 

Capi d’asport 

Riparare e riusare. Questi i due pilastri 

che Salewa sta applicando nel solo store bolzanino 

Ludovica Bianchi 

Nel settore produzione capi di abbigliamento 

ed equipaggiamento sportivo, si 

allarga la lista delle aziende che hanno 

deciso di garantire durevolezza ai propri clienti. 

E’ quanto accade in Salewa, non solo per 

un’operazione di marketing ma ore di ricerca 

e sviluppo, “che prevedono analisi e scelta dei 

fornitori e materiali da adottare”. 

Poi il lavoro si sposta al reparto design, dove 

chi non prende in considerazione l’ecodesign 

viene tagliato fuori. 

Grande appeal 

L’azienda di Bolzano fa parte del gruppo 

Oberalp e ha nel proprio Dna, non solo l’essere 

ecosostenibile, ma un approccio responsabile 

alle logiche di consumo e produzione. 

A dimostrazione di ciò, la creazione di un 

Sustainability team interno e l’applicazione 

della Salewa Circular Experience. 

Si tratta di un’iniziativa in piena ottica di economia 

circolare, che prevede tre differenti programmi, 

per il momento solo presso lo store 

di Bolzano (ma molto probabilmente prenderà 

piede in altre città). 

Si inizia con il Repair Service, che offre ai 

clienti la possibilità di riparare i prodotti 

Salewa portandoli presso il negozio, dove un 

team di esperti provvederà alle riparazioni 

utilizzando ricambi e materiali assolutamente 

originali. 

Si prosegue con il programma Second Life, 

che permette di acquistare capi di abbigliamento, 

calzature ed equipaggiamento utilizzati 

dal team Salewa o da alpinisti professionisti, 

e che sono stati riparati e ricondizionati. 

Per finire, ancora pensando in termini di circolarità 

del modello di business, presso il 

Salewa Store di Bolzano, è possibile noleggiare 

attrezzatura tecnica ed equipaggiamento individuale, 

materiali da campeggio e zaini. 

Che bell’esempio! 

l 

Trasformare i rifiuti 

in Risorsa 

Innovare, Collaborare, 

Sostenere. 

9 - 11 Aprile 2024 

Bergamo, Italia 

Scopri un mondo di opportunità 

a WME 2024 

www.wme-expo.com 

Organizzato da 

Con il patrocinio di 


e tecnologie 






52 BIOWASTE BIOFILTRAZIONI Soluzioni 

BIOFILTRAZIONI 

BIOWASTE 

53 

CrumRubberTM 

è un sistema biologico 

che consente 

la rimozione dell’H 2 S 

convertendolo in zolfo 

elementare. 

Eliana Puccio 

Le biotecnologie 

proprietarie di Air 

Clean utilizzano 

materiali 

di riempimento 

riciclati 

e con ridottissimo 

impatto ambientale. 

Inspira,espira 

Air Clean offre tecnologie biologiche per la purificazione 

dell’aria.Performative e dai bassi costi di gestione, 

sono anche un bell’esempio di simbiosi industriale 

Tra le scoperte interessanti fatte in occasione 

di Ecomondo, c'è l'azienda Air 

Clean srl, con sede Trezzano sul Naviglio 

(MI), specializzata nel risanamento ambientale 

per aria, acqua e rifiuti. 

L'azienda ha alle spalle 30 anni di esperienza e 

opera a livello internazionale nella realizzazione 

completa di impianti per il trattamento dell’aria. 

Air Clean integra biotecnologie brevettate e tecnologie 

di tipo tradizionale, quali scrubber chimici 

e filtri adsorbitori. Uno dei suoi punti di forza 

sta nell’utilizzare materiali di riempimento riciclati 

e con ridottissimo impatto ambientale (in 

termini di carbon footprint) e quindi è partner 

ideale per la transizione ecologica. Inoltre grazie 

ai riempimenti brevettati, all’ingegneria sviluppata 

ad hoc per ridurre al minimo le perdite di 

carico, ai bassi consumi elettrici e costi di manutenzione, 

e non da ultimo ai ridotti consumi 

di acqua, vengono garantiti sistemi dai costi operativi 

molto bassi (OPEX). E pure rispettosi dei 

criteri di economia circolare riducendo al minimo 

i residui a fine vita. Gli impianti Air Clean, 

prodotti nei propri stabilimenti in Italia sono oltre 

che sostenibili, specifici e calibrati per la massima 

efficienza in ogni singola applicazione. 

Vediamo nel dettaglio le tre tecnologie biologiche 

che hanno attirato la nostra attenzione. 

Tecnologia biologica CrumRubberTM 

La tecnologia brevettata CrumRubberTM identifica 

un sistema biologico basato sull’utilizzo di 

uno speciale riempimento inorganico(frammenti 

di pneus) che, sfruttando l’azione di batteri 

particolari, consente la rimozione dell’H 2 S per 

convertirlo in zolfo elementare. 

CrumRubberTM è stata originariamente messa 

a punto per ridurre la concentrazione di idrogeno 

solforato all’interno del biogas prima della combustione 

in motori, al fine di incrementarne disponibilità, 

ridurre la frequenza degli interventi 

di cambio olio e decoking, oltre che abbattere i 

costi associati ai frequenti cambi di carbone attivo. 

È utilizzabile per la depurazione del biogas 

e per il trattamento di effluenti gassosi la cui 

gestione con sistemi tradizionali risulta estremamente 

complessa , a causa dell’elevato contenuto 

di idrogeno solforato. 

Tecnologia biologica Mònafil 

Il materiale filtrante MónaFil ingegnerizzato e 

studiato per la biofiltrazione dell’aria è utilizzato 

per flussi contenenti VOC, H 2 S, ammoniaca e 

composti organici ridotti dello zolfo. Il materiale 

filtrante MónaFil (composto da torba) trova principale 

applicazione nel settore trattamento rifiuti, 

della depurazione delle acque reflue (industriali 

e civili) e in tutti i processi industriali responsabili 

di emissioni contenenti VOC e odori (fonderie, 

automotive, ecc.). Inoltre, grazie alle sue eccellenti 

proprietà meccaniche, consente la realizzazione 

di letti con spessore fino a 3 metri senza 

rischi di compattazione, con conseguente riduzione 

delle superfici impiegate. 

Tecnologia biologica Mònashell 

MónaShell è un sistema di trattamento aria 

biologico fornibile in differenti configurazioni, 

materiali e customizzabile sulla base delle 

esigenze del cliente. È inoltre un sistema biotrickling 

che incorpora i benefici dei biofiltri 

tradizionali a quelli dei sistemi di lavaggio ad 

umido. Il materiale filtrante, di tipo calcareo 

(si tratta dui gusci di conchigia St. Jacques 

scartati da lavorazioni agroalimentari) e con- 

figurato opportunamente 

in base al tipo 

emissione da trattare, 

permette di mantenere 

un pH neutro all'interno 

del sistema biotrickling. 

Ciò garantisce efficienze ottimali di rimozione 

dei composti acidi, organici e degli odori garantendo 

performance costanti nel tempo, riducendo 

al minimo i costi di gestione e le operazioni 

manutentive. 

Se utilizzato in combinazione con la tecnologia 

CrumRubberTM, può garantire ottime efficienze 

di rimozione dell’H 2S anche per concentrazioni 

molto elevate (4000 ppm). 

l 

Gli impianti Air Clean, 

realizzati 

nei propri stabilimenti 

in Italia sono 

sia sostenibili 

che specifici 

e calibrati 

per la massima 

efficienza 

in ogni singola 

applicazione. 






WASTE 

54 BIOWASTE NEWS 

SEGNALA BIOWASTE 

55 

Eliana Puccio 

Super capsula! 

È arrivato il nuovo Mater-Bi, per vaschette in cellulosa 

termolaminate e capsule per il caffè riciclabili, anche 

nel compostaggio domestico. Presentato a Marca 2024 

Novamont ha presentato nuove soluzioni 

compostabili per l’imballaggio 

alimentare. L’ha fatto in occasione 

dell’edizione 2024 di Marca, manifestazione 

fieristica della Distribuzione Moderna 

Organizzata (DMO). 

Con i nuovi gradi di Mater-Bi sarà possibile 

realizzare film per la termolaminazione (liner) 

e termosaldatura di vaschette alimentari in 

cellulosa con molteplici performance tecniche 

e verso un minor impatto ambientale: impermeabilizzazione 

del contenitore (senza l'utilizzo 

di PFAS), termoresistenza, barriera ai 

gas per confezionamento in atmosfera modificata 

e shelf-life prolungata, apertura facilitata, 

compostabilità industriale e domestica, 

riciclabilità nella filiera della carta. 

Soluzioni su misura 

Con la collaborazione di G. Mondini Spa, azienda 

operante nella produzione di macchine e linee 

complete per il confezionamento alimentare, 

Novamont può offrire al settore alimentare 

soluzioni di imballaggio su misura e un pacchetto 

di servizi aggiuntivi: lo sviluppo dei manufatti, 

prove di validazione tecnica, valutazione 

delle performance ambientali, test di compostabilità 

secondo la norma EN 13432. I nuovi 

gradi di Mater-Bi consentono la produzione di 

varie tipologie di capsule compostabili, con tre 

tecnologie di trasformazione e diversi livelli di 

barriera all'ossigeno: capsule in Mater-Bi stampate 

a iniezione; capsule in Mater-Bi termoformate; 

capsule in polpa di cellulosa termolaminata 

con film (liner) In Mater-Bi, riciclabili anche 

in compostaggio domestico. "Novamont è 

impegnata da sempre nello sviluppo di prodotti 

biodegradabili e compostabili - ha commentato 

Alberto Castellanza, direttore Markets and 

Products Development di Novamont – e ciò si 

concretizza attraverso investimenti e ricerca in 

innovazione, e mediante la creazione di una filiera 

industriale tecnologica”. 

l 

GLI APPUNTAMENTI 

AquaFarm e NovelFarm per la prima 

volta sono programmate a un mese 

di distanza. La quinta edizione 

di NovelFarm si terrà infatti il 20 e 21 

marzo. Ricco come sempre il programma. 

Per i lettori di Waste segnaliamo 

due conferenze, entrambe previste 

nella prima giornata. Sul fronte 

agricolo, la sessione “Cambiamenti 

climatici e gestione idrica, l’agricoltura 

protagonista”, tratterà anche del riutilizzo 

in irrigazione dell’acqua proveniente 

dalla depurazione dei reflui, argomento 

ben noto ai nostri lettori. 

Nell’ambito alghe va segnalata “Bioraf - 

fineria di microalghe: economia circolare, 

scala e prospettive”, 

che sposta l’attenzione dalla semplice 

depurazione dei reflui attraverso l’uso 

delle microalghe all’utilizzo dei reflui 

stessi come substrato di crescita di 

colture specializzate con l’obiettivo di 

produrre principi attivi e sostanze utili 

grazie alle immense, e in gran parte 

inesplorate, capacità di trasformazione 

biochimica dei mircroorganismi. 

novelfarmexpo.it 

Agricoltura: 

sfide e soluzioni 

Quest’anno NovelFarm e 

AlgaeFarm, i due eventi 

di Fiera di Pordenone 

dedicate alle nuove tecniche di 

coltura, dall’agricoltura di precisione 

all’idroponica e al vertical 

farming, e alla coltivazione 

di microalghe, assumono una 

vita propria. Produrre in modo 

innovativo e sostenibile è essenziale 

per garantire un futuro 

al comparto e al nostro 

pianeta. Inoltre, una delle sfide 

importanti che deve affrontare 

l’agricoltura sono i 

cambiamenti ambientali, sia 

naturali sia antropici: come 

la impermeabilizzazione dei 

suoli, che rende anche semplici 

precipitazioni cause di 

alluvioni, e come l’eccesso 

di irrigazione, che provoca la salinizzazione dei terreni e la salmastrizzazione 

delle acque sotterranee. Di tutto questo, così come delle 

soluzioni, se ne parlerà a NovelFarm. Un contributo significativo è 

dato sicuramente dalla tecnologia, e in particolare dalla robotica: in 

ambienti controllati, l’AI e l’automazione consentono enormi miglioramenti 

nella qualità, nella produttività e nella sicurezza delle colture. 

Per finire, si parlerà anche dell’apertura alle cosiddette Tecnologie 

di Evoluzione Assistita della normativa italiana che ha ricevuto in 

questi giorni un assist robusto dalla votazione al Parlamento europeo 

sulle New Breeding Technologies. 



56 BIOWASTE 

MATRICI 

MATRICI 

BIOWASTE 

57 

Biogas a tutta birra! 

Oltre a essere buona, la bevanda del luppolo 

aiuta l’ambiente. L’economia circolare degli 

scarti per produrre energia rinnovabile 

Valentina Dardari 

Con il piano REPowerEU, entro il 2030 la 

Commissione Europea si è posta 

l’obiettivo tra gli altri di tagliare la dipendenza 

dal gas russo entro il 2030. Fa parte 

di questo sforzo l’incentivazione alla produzione 

di biogas, da cui ricavare biometano (vedi 

box). Com’è noto, il biogas è una delle fonti alternative 

che viene maggiormente utilizzata 

per la produzione di energia rinnovabile. Il biogas 

è il prodotto della digestione anaerobica, 

quindi in assenza di ossigeno, e a temperatura 

controllata, di sostanze di origine organica, 

sia animale che vegetale, mediante il lavoro 

di numerosi batteri. Una delle particolarità del 

biogas è proprio che può essere prodotto andando 

a utilizzare tipologie molto diverse tra 

loro di materiali organici liquidi e solidi, come 

per esempio le deiezioni animali o gli scarti 

delle aziende agro-industriali. 

Quali matrici sono utilizzabili 

Il biogas si può ricavare dal liquame bovino, da 

deiezioni avicole, da scarti di macellazione, da 

residui colturali, da colture energetiche, da scarti 

organici dell'agro-industria, da fanghi di depurazione, 

da frazione organica dei rifiuti urbani. 

Una possibile fonte di scarti da industria alimentare 

è legata alla birra. 

Quattro le fasi principali nel processo di produzione 

della birra. Le prime due comprendono 

la preparazione del malto e l’ammostamento; 

la terza consiste nella fermentazione degli zuccheri, 

quali il glucosio, il maltosio e il maltotriosio, 

in etanolo; infine, l’ultima fase consiste nella 

filtrazione e nell’imbottigliamento. 

Due lieviti vengono utilizzati per la produzione 

della birra: Saccharomyces pastorianus, utilizzato 

per la produzione delle birre in stile lager; 

e Saccharomyces cerevisiae, perfetto per le 

birre in stile ale. 

Un boccale di energia 

Per produrre la birra viene immerso il malto 

d’orzo in acqua calda, processo conosciuto con 

il nome di “cotta”. Degli enzimi che sono contenuti 

nel malto stesso trasformano gli amidi 

del cereale in zuccheri; la soluzione di questi 

zuccheri in acqua, il mosto, verrà poi bollita, 

aggiunta di luppolo, raffreddata e fermentata 

usando degli opportuni lieviti e andrà a produrre 

la birra. I residui del malto d’orzo alla 

fine di questo processo vengono detti trebbie 

di birra. Il lievito esausto è simile alle trebbie, 

però e molto più umido, e quindi il suo valore 

come mangime zootecnico risulta essere abbastanza 

scarso. 

Ha un ottimo potere di generazione biogas. 

Dopo essere stati usati per far fermentare il 

mosto, i lieviti esausti vengono decantati e separati 

dalla birra prodotta. Quelli raccolti a fine 

fermentazione vengono usati generalmente 

per 5-6 cicli di fermentazione, poi sono sostan- 

zialmente esausti e vengono rimpiazzati da lieviti 

freschi. Nonostante trebbie di birra e lievito 

esausto vengano considerati rifiuti organici, 

costituiscono comunque una materia prima 

importante per produrre biogas, attraverso la 

digestione anaerobica, grazie al loro contenuto 

residuale di proteine, amminoacidi, zuccheri 

e grassi. 

Nella digestione anaerobica i batteri metanogeni 

acetotrofi, che appartengono alle specie 

Methanosarcina barkeri, Methanococcus mazei 

e Methanotrix soehngenii e al genere 

Methanobrevibacter, riescono a idrolizzare le 

trebbie di birra e le cellule esauste e a estrarne 

le componenti nutritive che vengono utilizzate 

come substrato di crescita. 

Lo scarto della fermentazione alcolica può essere 

utilizzato in un secondo processo biotecnologico 

come substrato per altri microrganismi. 

I lieviti forniscono la fonte di carbonio 

per i batteri. 

Da un punto di vista energetico gli impianti 

che producono la birra potrebbero essere autosufficienti 

grazie all’energia elettrica che 

viene prodotta dalla combustione del biogas 

in un impianto di cogenerazione, mentre il recupero 

del calore dai gas di scarico e dalle camice 

dei cilindri del motore, produce energia 

Impianti biodigestori 

che producono 

energia circolare 

e sostenibile. 

BREVE NOTA SUL BIOGAS 

(E IL BIOMETANO) 

Marco Comelli 

La produzione di biogas è l’imitazione e ottimizzazione 

da parte umana del naturale processo 

di degrado in assenza di ossigeno del 

materiale biologico “morto” da parte di diverse 

specie di microorganismi che lo usano per 

il proprio sostentamento, producendo come 

scarto idrocarburi gassosi, in particolare il 

più semplice di essi, il metano (CH4), oltre ad 

una serie di altri gas. L’esatta percentuale dei 

componenti del biogas dipende da una serie 

di fattori, tra cui il più importante è la qualità 

della “materia prima”, in gergo matrice. Nella 

media, si considera un buon biogas quello che 

contiene almeno il 50% di metano. La produzione 

avviene oggi all’interno di digestori. 

Il biogas in Paesi come l’Italia e la Germania, 

viene prodotto essenzialmente per alimentare 

cogeneratori. Un ulteriore vantaggio della 

produzione è che utilizza residui biologici che 

prima finivano nell’ambiente in modo incontrollato, 

producendo gas serra. Il vantaggio 

economico spinge a raccogliere i residui rendendone 

più semplice l’utilizzo o al limite il 

corretto smaltimento. 

Qualche numero 

In Italia, il biogas ha prodotto 8,124 

TeraWatt/ora di energia elettrica e circa altrettanti 

di energia termica. La prima è stata 

immessa in rete o autoconsumata in loco, 

mentre la seconda in una certa parte è finita 

dispersa nell’ambiente, ma la restante è stata 

t tt 



58 BIOWASTE 

MATRICI 

ACQUACOLTURA 

BIOWASTE 59 

La maggior parte 

dell’orzo che viene 

prodotto nel mondo 

è destinato 

all’alimentazione 

animale, questa 

pianta è però anche 

molto importante 

nella produzione 

di malto per birra. 

Luppolo da birra 

i cui scarti 

di lavorazione 

vengono utilizzati 

per la produzione 

di biogas. 

termica che può essere utilizzato anche per 

la generazione di freddo. Se l’energia prodotta 

non fosse sufficiente per fare ciò, potrebbe comunque 

andare a ridurre i costi di mantenimento 

dell’impianto. Il trattamento dei reflui 

di origine birraia deve rispettare i limiti di legge, 

produrre la minima quantità possibile di fanghi 

e recuperare la massima quantità possibile di 

energia. Il potenziale di generazione biogas è 

buono. Con batteri mesofili si lavora a temperature 

che variano dai 20 ai 45 °C, con un intervallo 

ottimale di 37-41 °C. Con i batteri termofili 

si lavora invece a temperature comprese 

tra i 50-52 °C. Nel biogas la percentuale di metano 

varia da un minimo del 50% fino a un 

massimo dell’80%. La variazione dipende dal 

tipo di biomassa che viene utilizzata e dalle 

condizioni di processo. 

utilizzata per scaldare acqua, mantenere in 

temperatura ottimale il digestore oppure, in 

minima parte, per produrre freddo. Per limitarci 

all’elettricità, nel 2021 col biogas si è prodotto 

il 3% della generazione interna italiana. 

Per confronto nel 2021 la produzione da fonte 

eolica è stata di poco meno di 21 TW/h. Il biogas 

ha il vantaggio di essere una fonte programmabile, 

ossia non dipendente dall’ora 

del giorno e dalle condizioni atmosferiche. 

Da qualche anno, la produzione e il numero 

di impianti a biogas per cogenerazione crescono 

di poco o affatto, perché le politiche 

pubbliche statali ed europee tendono a privilegiare 

la conversione o la costruzione exnovo 

di impianti per la produzione di biometano, 

ossia metano di origine biologica 

rinnovabile. Comunque si parte dal biogas, 

per poi purificarlo separandolo dagli altri gas 

attraverso diversi metodi. Gli ultimi obiettivi 

europei sono molto ambiziosi e fissano al 

2030 la produzione desiderata a 35 miliardi 

di metri cubi, pari all’8% del gas consumato 

nel 2021. Oggi ci si aggira tra i 4 e i 5 miliardi 

Quali sono i benefici 

I benefici che si vanno ad avere 

sono diversi. 

Per prima cosa naturalmente la 

produzione sul posto di energia 

rinnovabile, sotto forma di biogas; 

poi l’accesso a forme di incentivazione 

come per esempio T.E.E. 

Titoli di Efficienza Energetica; la 

valorizzazione di prodotti che altrimenti 

avrebbero un valore modesto 

o anche un costo di smaltimento; la diminuzione 

della “Carbon Footprint”, Pro duzione 

di gas combustibile, risparmio di elettricità; e 

infine una significativa riduzione dei fanghi prodotti, 

fino al 70% in meno rispetto a quelli derivanti 

da un depuratore aerobico. Il biogas di 

origine birraia può essere utilizzato in vari 

modi: direttamente nelle caldaie di fabbrica, 

dove una volta convertito in energia termica 

può essere usato in miscela con il gas naturale 

nelle caldaie esistenti; in un cogeneratore, 

dove genera allo stesso tempo energia elettrica 

e termica; oppure può essere raffinato a biometano 

e immesso nella rete nazionale. Lo 

stato italiano incentiva il biometano generato 

da sottoprodotti fino a 0,8 €/Sm 3 . 

Considerato quindi il costo di acquisto dell’impianto 

di raffinazione (upgrading), la produzione 

di biometano è conveniente per produzioni 

di almeno 150 Sm 3 /h. 

Per quanto riguarda i fanghi primari, data la 

buona capacità di generazione di biogas la digestione 

anaerobica ha senso economico. 

Non ha invece molto senso per piccole e medie 

imprese digerire il fango secondario, in quanto 

il potere di generazione del biogas risulta essere 

modesto. C’è comunque da dire che, nonostante 

il fango secondario produca 

poco biogas, il trattamento 

permette una riduzione di volume. 

Alla fine del processo la 

combinazione di fango primario 

e secondario permette di avere 

un solo tipo di residuo. Grazie al 

risultato assicurato dai primi anche 

la codigestione ha senso 

economico e c’è comunque una 

riduzione di volume del fango secondario. 

l 

di m3, pari a circa l’1% del gas naturale utilizzato. 

Per l’Italia il Consorzio Italiano del 

Biogas da tempo stima il potenziale a 8 miliardi 

di m3 che sarebbero il 12% dei gas naturale 

consumato nel 2021. Nel 2022, la produzione 

è stata pari a 200 milioni di m 3 Da 

notare infine che gli obiettivi, anche per una 

frazione degli stessi, richiederebbe sia in 

Europa che in Italia la conversione di una 

grandissima percentuale degli impianti biogas 

a cogenerazione. Quindi ci sarebbe una 

perdita secca di energia elettrica. 



Riccardo Rossi 

Che forza questi 

Vichinghi 

Pesce, scarti e spreco alimentare. 

Và spinto il recupero virtuoso dei rifiuti ittici 

per un loro upcycling. La Norvegia ci insegna 

In Europa aumenta la 

domanda di pesce e 

viene in aiuto l’acquacoltura. 

Si registra di conseguenza, 

un incremento nel 

mercato della sua lavorazione 

(nel 2023 ha raggiunto i 6,12 miliardi 

di euro) con relativa quota significativa 

nella produzione di scarti. Ad oggi, si cerca 

di recuperare da essi il più possibile e di utilizzarli 

per la produzione di farina di pesce, 

o destinarli alla produzione di mangimi e 

smaltirli come rifiuti. 

Miniere marine 

Negli scarti di lavorazione ittica si ha ancora 

una elevata concentrazione di acidi grassi 

Omega-3 (soprattutto nel salmone), acido eicosapentaenoico 

(EPA), acido docosaesaenoico 

(DHA), vitamine D e B12, iodio, selenio 

e altri minerali. Le proteine sono state identificate 

– in quantità importanti - nella pelle 

(20% la media), nei telai (16,8 – 19,4%), ritagli 

(valori minimi nella carpa comune) e visceri 

(11,15- 17,2%). Data questa ricchezza, si dovrebbero 

(e potrebbero) recuperare sempre 

di più tali sostanze per l’utilizzo in nutraceutica, 

cosmesi e medicina. 

Secondo la FAO, entro il 2031 circa il 29% della 

farina di pesce e il 47% dell’olio di pesce saranno 

prodotti da sottoprodotti, attraverso le 

più moderne tecnologie che convertono scaglie 

e ossa in prodotti alimentari. Indispensabili 

quindi le innovazioni che permettono sia la riduzione 

che l’upcycling degli 

scarti ittici. Campioni in materia, 

sono i norvegesi che hanno 

riconosciuto per primi le potenzialità 

di questi rifiuti, promulgando 

leggi che ne incoraggiano 

l’uso già qualche 

secolo fa. 

Attualmente la Norvegia “gestisce 

oltre 650.000 tonnellate 

di sottoprodotti ittici all’anno 

e la sola industria del salmone 

riutilizza il 90% dei suoi 

sottoprodotti”. 

l

e tecnologie 






60 ACQUE REFLUE Soluzioni 

DEPURAZIONE LIQUAMI 


ACQUE REFLUE 

61 

Marco Comelli 

Effetto nanoscala 

L’universo variegato dei reflui industriali è complesso 

e con metodi di trattamento non standardizzati. 

Dalle nanotecnologie arriva (forse) la soluzione 

per depurarli, recuperarli e riutilizzarli 

Adifferenza degli scarichi urbani, che comprendono 

anche quelli domestici, i reflui 

industriali si presentano di diversa caratterizzazione, 

non solo per il processo che li produce, 

ma anche per composizione specifica, 

quantità, distribuzione degli scarichi lungo la 

giornata o stagione, destino dell’acqua dopo la 

depurazione (immissione nell’ambiente o riuso). 

Motivo per cui ogni impianto per la loro gestione 

risulta essere diverso dall’altro. 

La legge non dice che… 

La distinzione di cui sopra, dettate dal buon senso, 

non viene recepita dalla legislazione in materia. 

Le normative italiane infatti distinguono i 

reflui industriali dagli altri non per composizione 

ma per provenienza. La norma fondante, poi rafforzata 

da ripetute pronunce della Cassazione, 

è l’art. 74, lettera h, del D. Lgs. 152/06. “Si intendono 

acque reflue industriali tutte le acque scaricate 

da edifici o installazioni dove si svolgono 

attività commerciali o di produzione di beni, che 

si differenziano dalle acque reflue domestiche e 

dalle acque reflue meteoriche di dilavamento.” 

Le conseguenze di questo dettato sono notevoli 

a livello di autorizzazioni sia nella realizzazione 

degli impianti, nella loro gestione e infine allo 

scarico delle acque depurate. Un’ulteriore complicazione 

deriva dal fatto che le autorizzazioni 

allo scarico dipendono da norme regionali tutte 

diverse e dall’intervento delle ARPA e delle provincie 

o enti successori. 

Sul piatto della bilancia 

La composizione di un refluo industriale può essere 

molto complessa, con la possibile presenza 

di particelle solide in sospensione, schiume, colloidi, 

ioni metallici. La depurazione avviene quindi 

per stadi successivi, di tipologie e numero (almeno 

tre di solito), ognuno dedicato ad una categoria 

di inquinante. 

La scelta di una tecnologia rispetto ad un’altra, 

anche per fasi relativamente semplici come la 

separazione delle particelle solide, dipende da 

una serie di fattori: il volume orario del refluo, 

la velocità con cui si desidera arrivare alla depurazione 

(fondamentale se si punta al riuso 

dell’acqua), lo spazio disponibile, e non ultimo i 

costi. Questi ultimi spesso rallentano l’innovazione 

nel campo di depurazione delle acque. 

Naturalmente il costo non è importante come 

valore assoluto ma come termine del rapporto 

costi/benefici, ossia del calcolo dell’efficienza 

economica. Accade che nuove tecnologie siano 

estremamente efficienti ma il loro costo iniziale 

sia così elevato da renderle sfavorevoli rispetto 

a tecnologie più tradizionali. Nella depurazione 

questo si lega spesso alla scalabilità dell’applicazione: 

quello che è accettabile su piccola scala 

diventa antieconomico su larga scala e con flussi 

in entrata grandemente variabili. 

Aiuto concreto 

Un esempio che è ancora in gran parte valido è 

quello dell’applicazione delle nanotecnologie. I 

reflui industriali contengono con densità anche 

elevate inquinanti non organici, impossibili rimuovere 

semplicemente con mezzi biologici, 

come la degradazione da parte di microorganismi. 

Per depurare le acque da metalli pesanti, 

residui di antibiotici e pesticidi, coloranti, idrocarburi 

aromatici policiclici, composti fluorurati, 

sono stati sviluppati metodi chimico-fisici come 

la precipitazione chimica, la fotodegradazione, 

l’osmosi inversa e l’adsorbimento. Sono sistemi 

che funzionano ma spesso hanno un’efficienza 

bassa dal punto di vista energetico, temporale, 

operativo o tutte e tre insieme. Motivo per cui si 

è guardato alla nanotecnologia, in particolare a 

nanomateriali e nanostrutture per sostituire o 

migliorare queste metodologie. Il motivo è l’effetto 

di nanoscala. 

Di solito si parla di nanoscala quando almeno 

una delle dimensioni lineari del corpo è inferiore 

a 100 nanometri (un nanometro è un miliardesimo 

di metro). Più diminuiscono le dimensioni 

lineari di un corpo, per esempio una 

particella, maggiore è il rapporto tra superficie 

Carbon nanotubes 

Metal-Oxide nanoparticles 

e volume, e quindi massa, del corpo. Non esiste 

una definizione condivisa, ma normalmente se 

il rapporto tra superficie (espresso in metri 

quadri) e il volume (espresso in centimetri cubici) 

è almeno 60, allora siamo nell’ambito della 

nanoscala. 

La maggior parte dei metodi sopra descritti fa 

uso di effetti chimico-fisici che avvengono sulla 

superficie di contatto tra il materiale e l’inquinante. 

Oltre a questo ci sono altri vantaggi, come 

la possibilità di controllare la dispersione e la 

raccolta a fine processo con metodi senza contatto, 

come campi magnetici, e la possibilità di 

realizzare nanomateriali e nanostrutture specifici 

per ogni inquinante e farli operare in contemporanea 

semplificando i processi. 

Reazione a catena 

Va detto che l’applicazione delle nanotecnologie 

avviene alla terza fase del trattamento dei reflui, 

dopo quella di separazione dei solidi e quella 

della degradazione dei composti organici biodegradabili. 

Qui avviene per esempio la rimozione dei metalli 

pesanti. In ambito nanotecnologico uno 

strumento molto efficiente è rappresentato dal- 

Dendrimers 

Zeolite 

Alcune 

morfologie 

di nanoparticelle 

e nanostrutture. 









62 ACQUE REFLUE 



ACQUE REFLUE 

63 

Piccolo glossario 

ADSORBIMENTO. Citiamo Verbatim l’Enciclopedia Treccani per 

la chiarezza e sintesi: “Fenomeno in virtù del quale la superficie 

di una sostanza solida, detta adsorbente, fissa molecole provenienti 

da una fase gassosa o liquida con cui è a contatto (per superficie 

si deve intendere non solo quella esterna ma anche 

quella ‘interna’ dei canalicoli capillari, delle fratture ecc.)”. 

FLOCCULAZIONE: processo chimico per il quale aggiungendo 

sostanze chimiche a un liquido dove si trovano particelle inquinanti 

o semplicemente indesiderate di piccole dimensioni (esempio 

metalli) si provoca l'aggregazione delle stesse in insiemi più 

grandi, detti fiocchi, più semplici da rimuovere. 

nZVI: sigla per nanoscale Zero Valent Iron. Il ferro è un metallo 

con una valenza, ossia il numero di elettroni che mette in compartecipazione 

o comunque impegna per formare legami, che 

può cambiare. Normalmente la sua valenza è 2 o 3, ma esiste 

anche una forma, molto rara in natura, a valenza zero. In pratica 

il ferro zerovalente a nanoscala interagisce con altre sostanze 

ma non forma composti. Gli elettroni che cede invece partecipano 

a reazioni chimiche diverse. La stabilità nell’ambiente 

viene garantita da un sottile strato di ossido di ferro e/o idrossido 

ferrico dove avvengono le reazioni. 

Polvere di ferro 

zerovalente. 

Concretizza 

una via 

percorribile per 

la depurazione 

degli acquiferi 

contaminati. 

le nanoparticelle metalliche, pure o sotto forma 

di ossido (MNP, Metal Nanoparticles) per adsorbire 

gli ioni pesanti. Esse sono in grado di 

rimuovere cromo, nickel, cadmio, rame, arsenico 

e mercurio. Di particolare interesse sono 

le nanoparticelle di ferro a valenza zero 

(nZVI), eccellenti adsorbitori. Inoltre 

in base alle diverse condizioni di 

partenza (assenza o presenza 

di ossigeno disciolto), l’nVZI dà inizio ad 

una serie di reazioni che portano alla produzione 

di idrogeno libero, un riducente che spezza 

gli ossidi. Nell’acqua reagiscono producendo 

idrossido ferrico, un flocculante che permette 

la rimozione di arsenico, fosfati e cromo esavalente. 

La versatilità delle nVZI è tale che possono essere 

utilizzate per rimuovere oltre ai metalli pesanti 

e ai fosfati anche nitrati, composti fenolici 

ed alogenati, nitroaromatici e coloranti organici. 

Una categoria molto importante di nanomateriali 

e di nanostrutture è quella basata sul carbonio: 

per ragioni di spazio ci concentriamo sui nanotubi. 

Si tratta di strutture tubolari formati da un 

singolo strato di grafite (nanotubi a singolo strato) 

oppure da più strati (nanotubi a strati multipli). 

La loro efficienza deriva dalla grande area superficiale, 

e dai diversi meccanismi possibili di 

interazione con gli inquinanti. 

In soluzione acquosa i nanotubi tendono ad aggregarsi 

in masse irregolari, che presentano 

però numerosi interstizi e canali che costituiscono 

delle vere e proprie trappole per gli inquinanti. 

Il catalogo dei possibili impieghi dei 

nanotubi nella depurazione dei reflui è abbastanza 

esteso: composti aromatici polari; composti 

contenenti gruppi carbossilici, idrossilici 

e amminici; alcuni metalli pesanti come cadmio 

e piombo divalenti, cromo esavalente. 

Le varianti ossidate, ottenute per 

esempio in soluzione con presenza 

di perossido d’idrogeno, 

sia singolo ma 

soprattutto a multiplo 

strato sono 

molto efficienti nella rimozione degli ioni divalenti 

di metalli pesanti, cadmio, rame, nickel, piombo 

e zinco. L’utilizzo più promettente sembra la 

pre-concentrazione e solidificazione di questi 

metalli pesanti che poi vengono separati e purificati 

per il riutilizzo. 

Di fronte a queste potenzialità dimostrate in laboratorio 

e su piccola scala, perché le nanotecnologie 

non stanno trovando applicazioni più 

estese nel campo della depurazione dei reflui? 

Si citano spesso i possibili rischi di tossicità delle 

nanoparticelle (per esempio le nZVI), dimenticando 

che è tutto interesse di chi depura recuperarle 

perché costano e molto spesso trattengono 

su di sé composti che si ha interesse a 

riciclare. Inoltre, molte sostanze utilizzate nei 

metodi tradizionali non sono propriamente acqua 

di rose. Il vero problema lo abbiamo già ricordato 

in apertura. 

Viste le richieste del mercato, i metodi attuali 

vengono considerati soddisfacenti a fronte del 

rapporto costi-benefici dei metodi a nanotecnologie 

sviluppati finora. 

Occorre altra ricerca per rendere il rapporto 

conveniente. Oppure, aspettare che le normative 

cambino, per esempio sull’obbligo del riuso 

dell’acqua o sulla collocazione dei depuratori 

immediatamente a valle degli impianti produttivi. 

Alcuni segnali indicano che si va in quella 

direzione. 

l 



e tecnologie 






64 ACQUE REFLUE Soluzioni 

NEWS 

NEWS 

VEICOLI&ALLESTIMENTI 

65 

Nuova tendenza? 

Crisi idrica e possibile soluzione: utilizzare 

le acque reflue potabilizzate per produrre bibite 

Auto d’oliva 


Gli americani sono sempre i più avanti. E 

da loro il riciclo delle acque depurate 

come ingrediente base per la birra, sta 

avendo successo. Stiamo parlando della nuovissima 

e green Epic OneWater Brew, prodotta 

a San Francisco dalla Nord Devil’s Canyon 

Brewing Company, in collaborazione con la Epic 

Cleantec, società specializzata nel recupero e 

riciclaggio delle acque reflue. 

Tema ostico 

L’approvvigionamento idrico sta diventando 

sempre più difficile e, di conseguenza, la circolarità 

dell’acqua è un argomento super importante. 

In California e a San Francisco, l’utilizzo 

delle acque reflue potabilizzate nell’industria 

del beverage sta imperversando. La birra di cui 

sopra, viene fatta con l’acqua utilizzata per fare 

la doccia, lavare i piatti di un lussuoso palazzo 

della città americana. 

Giulio Boccaletti, direttore scientifico del Centro 

euromediterraneo per i cambiamenti climatici, 

dichiara che “da noi il ciclo e riuso dell’acqua 

sia frenato da un problema culturale, ma che è 

altrettanto vero che abbiamo ancora il lusso di 

storcere il naso”. 

Da noi… 

“L’acqua rigenerata dai depuratori italiani ammonta 

a 9 miliardi di metri cubi l’anno, e quasi 

tutti vengono scaricati nei fiumi” spiega l’esperto. 

Il trattamento di reflui si aggira all’82 per cento, 

e relativo riutilizzo assai scarso. Attualmente 

sono attivi e funzionanti 79 impianti con un potenziale 

idrico di 475 milioni di metri cubi l’anno: 

soltanto un 5% sul totale dell’acqua rigenerata. 

Quindi il 95% dell’acqua depurata torna nei fiumi 

e di conseguenza nei mari. 

Uno spreco assurdo. Senza calcolare che anche 

le normative sono rimaste ferme a venti anni 

fa, con vincoli strettissimi al riutilizzo delle reflue. 

“Il nuovo Regolamento Europeo prevede 

4 classi di qualità (dalla A alla D) per il riuso in 

base in base alle tipologie delle colture, le modalità 

di irrigazione e le filiere di trattamento 

previste. Sul sito dell’Ispra, si legge: “Un notevole 

passo avanti è stato fatto col Decreto del 

12/6/2003, n. 185. Il provvedimento indica tre 

possibilità di riutilizzo delle acque recuperate: 

in campo agricolo per l’irrigazione, in campo 

civile per il lavaggio delle strade, per l’alimentazione 

dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento, 

in campo industriale per la disponibilità 

dell’acqua antincedio e per i lavaggi dei 

cicli termici”. 

Ancora non siamo al punto di produrre bibite 

con acque reflue, ma dovremo prendere presto 

in considerazione questa possibilità. Anche 

perché è molto più economico potabilizzare 

le acque reflue, che desalinizzare quelle marine 

(costo da uno a due euro /metro 3 ); a cui 

si aggiunge la spesa per trasferire quel metro 

cubo fino a dove occorre. Mentre il riutilizzo 

delle acque reflue avverrebbe in prossimità 

dei centri urbani, praticamente azzerando lo 

spostamento. 

l 

La ricerca di Ford per l’utilizzo sostenibile di foglie, rami 

e fibre scartati, per componenti auto in materiali biocompositi 

del futuro ce la immaginiamo ogni 

giorno in maniera diversa. Con i tempi 

L’auto 

che corrono, e con l’evoluzione e i passi 

in avanti della tecnologia, sappiamo per certo 

che deve essere meno inquinante possibile. 

Le casa automobilistiche si stanno impegnando 

da tempo affinché questo sia un dato di fatto 

sempre più comune e costante. 

Per questo non possiamo che apprezzare iniziative 

come CoMPOlive, ovvero il nome del 

progetto lanciato da Ford basato sulla ricerca 

per l’utilizzo sostenibile di foglie, rami e fibre 

scartati durante la raccolta delle olive al fine 

di realizzare componenti auto in materiali biocompositi 

al posto della plastica. 

Sappiamo infatti gli ulivi generano grandi 

quantità di scarti vegetali nella fase della raccolta 

delle olive. Per evitarne lo spreco, e piuttosto 

che smaltire questi scarti con la combustione, 

Ford ha deciso di lanciare questo 

modello economia circolare nel settore automobilistico 

creando materiali biocompositi. 

Questo consente oltretutto di ridurre l’uso di 

plastica, insieme all’inquinamento locale evitando 

la combustione dei rifiuti, riducendo 

l’impronta di carbonio delle componenti automobilistiche. 

I test arrivano dall’Andalusia 

Per testare questo processo, i materiali di scarto 

sono stati ottenuti da oliveti in Andalusia, in 

Spagna, la regione con la più alta produzione di 

olio d’oliva al mondo. 

Si tratta di un materiale bio-composito ideale 

per la stampata a iniezione, costituito per il 40 

per cento da fibre di olivo riciclate e per il 60% 

da polipropilene riciclato, con il quale è stato 

possibile realizzare componenti automobilistiche 

come poggiapiedi e parti del bagagliaio. 

Il successo di questo progetto altro non fa 

che confermare l’impegno di Ford verso una 

mobilità sostenibile, nonché il suo costante 

progresso verso obiettivi di sostenibilità ambientale 

più ambiziosi. Con iniziative come 

COMPOlive, l’azienda continua a guidare il 

settore verso un futuro più verde e sostenibile 

per tutti. 

L’obiettivo dell’azienda di utilizzare più plastica 

riciclata e rinnovabile è sempre più prossimo. 

Questo è possibile grazie allo studio degli ingegneri. 

l 

Eliana Puccio 



66 VEICOLI&ALLESTIMENTI CIRCOLARITÀ 

CIRCOLARITÀ 

VEICOLI&ALLESTIMENTI 

67 

Preparazione 

per la demolizione 

veicoli. 

Andiam, andiam 

andiamo a smantellar 

Il riciclo nell’automotive è una cosa seria 

e tante sono le nuove sfide. Procedimenti 

di demolizione e normative europee 

in materia sembrano funzionare, ma... 

Marco Comelli 

Smontaggio 

dei convertitori 

catalitici. 

Si recuperano 

i metalli di valore 

che possono essere 

riutilizzati. 

Il Copy di tutte le 

immagini appartiene 

a BMW Group. 

Secondo i dati Eurostat del 2021, in Europa 

sono stati 5,7 milioni i veicoli leggeri demoliti 

(tra automobili e furgoni). Con tassi 

di recupero e riuso pari al 93,6%, e di recupero 

e riciclo dell’88,1%. Stiamo parlando di una 

massa totale di 6,5 milioni di tonnellate, che, 

visto il peso medio di un veicolo, conferma che 

alcune parti sono state rimosse e rimesse in 

circolo prima della demolizione vera e propria. 

Rispetto agli obiettivi obbligatori posti dalle normative 

europee siamo sopra target per il riciclo 

e leggermente sotto target per il recupero, fissati 

rispettivamente all’85 e al 95% dal 2015. 

Da considerare che il 2021 ha visto la parziale 

uscita dalle restrizioni COVID, per cui bisognerà 

aspettare i dati 2022 per avere un quadro più 

esatto. Sembra comunque che il regolamento 

europeo in materia abbia funzionato. 

Ma ci sono due problemi, il primo è legato alla 

qualità del riciclo. Il caso classico è quello dei 

metalli, che si spiega meglio se descriviamo 

come avviene oggi la stragrande maggioranza 

delle demolizioni. Prendiamo come riferimento 

quello che viene descritto da BMW per 

quanto riguarda il suo centro di riciclo e smantellamento 

di Unterschleißheim nei sobborghi 

di Monaco di Baviera. Attraverso il centro passano 

ogni anno circa 10.000 automobili, il che 

incidentalmente ne fa il più grande impianto 

del genere in Germania. Si tratta di auto dei 

pre-serie e di prototipi sperimentali non autorizzati 

per la vendita. 

Pezzo dopo pezzo 

Il procedimento utilizzato è standard, con una 

variante per i veicoli elettrici ed elettrificati, dai 

quali viene rimosso il pacco batterie prima di 

tutto. Vengono poi tolti tutti i pezzi fatti per essere 

sostituiti, come le ruote. Tocca poi alle 

marmitte catalitiche nel caso dei veicoli a combustione. 

Viene poi rimosso il motore. E successivamente 

si passa al corpo del veicolo. 

Vengono fatti saltare gli airbag e un escavatore 

con pinze speciali strappa via gli interni e i vetri; 

si drenano tutti i liquidi (il serbatoio del combustibile 

era già stato svuotato). Alla fine rimane 

lo scheletro dell’auto che viene inserito in una 

pressa da 300 tonnellate di potenza - che lo riduce 

a parallelepipedo delle dimensioni di un 

frigorifero - che viene mandato ad un’azienda 

esterna che si occupa di separarne e recuperarne 

i diversi metalli. La plastica invece finisce 

in discarica, non essendo stata separata nelle 

diverse componenti (vedi lo speciale che abbiamo 

dedicato all’argomento su un passato 

numero della rivista). 

Qualcosa è diverso 

Se il tutto non vi sembra molto cambiato rispetto 

alle classiche sequenze dei film polizieschi 

d’antan è perché è così. Ora in più dà attenzione 

ai cavi, che sono enormemente aumentati in 

lunghezza e numero con la progressiva elettrificazione 

delle utenze di bordo. Oggi in un veicolo 

ci sono da 1,5 a 3 chilometri di cavi, tutti di 

rame, un metallo che sta diventando pregiatissimo. 

Ma sui metalli c’è un problema. Un 

tempo a parte alcune sezioni del motore e degli 

interni, a farla da padrone era l’acciaio. Oggi in 

un telaio ci sono acciaio e leghe leggere basate 

sull’alluminio, spesso con composizioni diverse 

tra di loro. Inoltre ci sono molti pezzi realizzati 

in presso-fusione, che hanno composizione diverse 

di quelli stampati anche se sono basati 

entrambi sull’alluminio. 

Le leghe per fusione non si adattano allo stampaggio, 

per esempio dei panelli di carrozzeria. 

C’è quindi la necessità di separare le diverse 

leghe un po’ come si fa quando si smantellano 

gli aerei. Chiaramente un blocco indifferenziato 

di metalli deformati non è la migliore partenza 

da cui partire. Al netto di altri problemi, per 

esempio essere certi di quale lega si sta utilizzando 

(questo vale anche per l’acciaio). Sui veicoli 

nuovi è possibile istituire un registro di trac- 



68 VEICOLI&ALLESTIMENTI 

CIRCOLARITÀ 

CIRCOLARITÀ 

Fase di rimozione 

dell’olio presso 

il centro di Riciclo 

e Smantellamento 

BMW di Monaco 

di Baviera. 

Ingegneri, designers 

e specialisti 

del riciclo, lavorano 

in team 

per lo sviluppo 

e l’ottimizzazione 

dei nuovi componenti. 

ciabilità, ma su quelli in circolazione la cosa è 

piuttosto complicata, anche perché non è detto 

che una lega utilizzata in una certa serie produttiva 

di un modello non sia poi stata cambiata, 

per i motivi più diversi. 

Il secondo problema è l’utilizzo di plastiche e, 

peggio, di compositi. Le prime contribuiscono 

molto al risparmio di peso. Senza di esse i moderni 

veicoli avrebbero masse ben superiori a 

quelle già importanti cui sono arrivati oggi, anche 

senza considerare la successiva esplosione 

dovuta all’elettrificazione. I compositi sono materiali 

meravigliosi, imbattibili per quanto riguarda 

il rapporto peso-robustezza, ma devono 

essere riciclati in modo separato, sempre che 

ci si riesca. Un decennio fa girava nel mondo 

dell’auto la battuta che la fibra di carbonio sarebbe 

stata l’amianto del XXI secolo. Per ora 

non ci sono segni in questo senso, ma forse 

semplicemente perché i compositi non hanno 

visto nell’automotive l’applicazione di massa 

che ci si aspettava. 

Obiettivi raggiungibili e raggiunti 

Di tutti i problemi materici sopra descritti, la 

Commissione Europea, more solito verrebbe 

da dire, ha deciso di concentrare l’attenzione 

sulla plastica, che nel progetto di regolamento 

presentato nello scorso luglio è l’unico materiale 

(peraltro definito in modo generico) con 

un obiettivo preciso. Entro il 2030 il 25% di tutte 

le plastiche utilizzate nelle auto e nei veicoli 

leggeri nuovi dovrà essere proveniente da riciclo, 

e di questo, un quarto dovrà venire dall’interno 

del riciclo automotive. Il primo obiettivo, 

a parere di chi scrive, ma non solo, è 

raggiungibile, anche se molte delle plastiche 

utilizzate sulle auto non sono riciclabili con i 

metodi attuali, e quindi la materia prima non 

sarebbe comunque disponibile entro il 2030 

nelle quantità necessarie. 

Il secondo obiettivo è sempre secondo noi ancora 

più difficile per i metodi di demolizione 

oggi utilizzati. Per recuperare la plastica della 

quantità e soprattutto qualità necessaria, bisognerebbe 

passare ad un concetto di smantellamento 

o meglio ancora di disassemblaggio 

dei veicoli a fine vita. 

Una catena di smontaggio che segua i criteri 

e le fasi, all’inverso, di quella di montaggio. E 

qui iniziano i problemi. 

La colla non molla 

I veicoli attualmente in circolazione, e quindi la 

stragrande maggioranza di quelli che andrà a 

fine vita negli anni 2030, non sono concepiti per 

essere smontati ma per essere costruiti al minor 

costo possibile. Un esempio è illuminante. 

Le parti del telaio e della carrozzeria sono saldate 

o peggio incollate. 

Questo vale non solo per le parti in compositi, 

dove i collanti sono una necessità, ma anche 

per molte parti in metallo. Oggi per risparmiare 

peso si usano insieme acciaio e leghe di allu- 

minio, che si possono saldare solo in certi casi 

e con costi elevati. Si va quindi di adesivi. Anche 

le plastiche sono incollate. 

Nello speciale sopra ricordato, riportavamo la 

stima basata su esperimenti reali, dei costi di 

smantellamento mirato al recupero della plastica 

automotive effettuata dagli autodemolitori 

canadesi. Si arriva a cifre e tempi totalmente 

fuori mercato per il valore intrinseco del materiale. 

Questo non cambierà in caso di regolamentazione, 

a meno che non cambi il modo 

di progettare e costruire i veicoli. Una prospettiva 

irrealistica se l’orizzonte è il 2030, con l’industria 

già impegnata in enormi investimenti 

per l’elettrificazione. 

Soluzione disassemblaggio 

Sia chiaro che in linea concettuale ma anche 

pratica cambiare il modo di progettare e costruire 

autoveicoli è una cosa fattibilissima. 

Sono molti gli esempi di progetti di ricerca ed 

esperienze su piccola scala. A livello progettuale, 

il design for dissembly è un campo ben 

“arato”, con principi collaudati che vanno solo 

applicati, per esempio, limitare al massimo 

l’uso di colle e saldature. 

Alcune soluzioni, come quella scelta per prima 

da Tesla, è di realizzare in pressofusione pezzi 

di grandi dimensioni che riuniscono elementi 

prima separati. Altre sono più estreme, come 

l’utilizzo della stampa 3D dei metalli, pratica 

consolidata nell’aerospaziale. L’americana 

Divergent 3D ha prodotto una supercar, la 

Cringer 21C, “street legal”utilizzando questa 

tecnologia che permette di risparmiare il 40% 

di massa ma soprattutto di riciclare totalmente 

il metallo atomizzandolo e reimpiegandolo nella 

stampante. La DBR22 dell’Aston Martin avrà il 

telaio costruito in questo modo. Il problema 

sono i costi. Un approccio più fattibile è quello 

della modularizzazione, che ha impatti positivi 

anche nella fabbricazione. Scomponendo il veicolo 

in moduli che vengono costruiti separatamente 

e poi assemblati rende anche il disassemblaggio 

più semplice, come il recupero dei 

materiali e il riuso dei componenti. Ne parleremo 

nei prossimi articoli di questa che diventerà 

una serie. 

l 



e tecnologie 



70 VEICOLI&ALLESTIMENTI Soluzioni 

NEWS 

ADA e AEDRA hanno 

concordato 

un memorandum 

con cui si impegnano 

difendere 

gli interessi delle 

piccole e medie 

imprese in virtù 

del nuovo 

Regolamento 

europeo 

5 a Edizione 

Fine vita mai 

Eliana Puccio 

Nazionale Demolitori 

Autoveicoli (ADA) e l’Asociación Espa - 

L’Associazione 

ñola de Desguace y Reciclaje del Au - 

tomóvil (AEDRA, che riunisce i demolitori di autoveicoli 

a fine vita spagnoli) hanno siglato a 

Roma un accordo di collaborazione per rendere 

più efficace la propria attività di rappresentanza 

del settore dei veicoli a fine vita. 

Cosa prevede l’accordo 

Le due Associazioni, rappresentate dai Pre - 

sidenti Anselmo Calò e Germán Catoira (in foto) 

si sono impegnate a perseguire un'azione comune 

nei confronti delle Istituzioni europee affinché 

la nuova normativa salvaguardi la piccola 

e media impresa. 

ADA e AEDRA si scambieranno documenti e 

proposte prima della condivisione con le istituzioni 

comunitarie e con le altre componenti del 

fine vita dei veicoli (E-L-V). 

Inoltre, l’accordo prevede lo sviluppo di nuove 

tecnologie per il trattamento degli E-L-V so- 

prattutto per quanto riguarda la semi-automazione 

della demolizione e la soluzione per problematiche 

relativi ai rifiuti complessi e CRM 

(Critical Raw Material). Infine, saranno promosse 

iniziative comuni per sensibilizzare i parlamentari 

europei e i rispettivi Governi Nazionali 

alle problematiche del fine vita degli autoveicoli 

e alle istanze delle imprese del settore. 

“In un momento di transizione come quello attuale 

per il nostro settore, contraddistinto da 

una rivoluzione tecnologica attesa per i prossimi 

anni e da numerosi cambiamenti normativi e 

dei modelli di business per il mercato del fine 

vita degli autoveicoli, è necessario unire gli sforzi 

tra i diversi Paesi UE per supportare efficacemente 

le nostre imprese e farsi trovare pronti 

nel momento in cui la nuova Normativa entrerà 

in vigore. 

Da quest’esigenza nasce la sinergia tra le due 

associazioni avviata oggi, a cui spero se ne aggiungano 

presto altre”, ha commentato An - 

selmo Calò, Presidente ADA. 

l 

ORGANIZZATO DA 

CONFERENZE & UFFICIO STAMPA 


9 

LA RIVISTA TECNICA 

SULL’ECONOMIA CIRCOLARE 

Anno VIII 

Marzo 


IN COLLABORATION WITH 




ORGANIZED BY 

2 ND EDITION 

*IVA assolta dall’editore 



PER DEPURARE 

I REFLUI 

INDUSTRIALI 

CONSUNTIVO 


LEADER 

IN EUROPA 


ITALIANS 

DO IT 

BETTER 

SUL 

PODIO! 

ABBONAMENTO ANNUO 

100,00*€ (5 numeri) 

www.wasteweb.it/abbonamenti/ 

In ogni numero: 

Rifiuti solidi 

Acque reflue 

Biowaste 

Energia 

Visita la rivista online 

www.wasteweb.it 

ISSN 2610-9069 

Casa Editrice 


0 0 0 2 9 > 

772610 906904 

INT’L 

TRADE FAIR 

OF RECYCLING 

TECHNOLOGIES, 

STRATEGIES & 

SUSTAINABLE 

MATERIAL SOLUTIONS 

FOR BATTERIES AND 

ELECTRIC VEHICLES 

WWW.E-TECH.SHOW 

7-8 MAY 2024 

BOLOGNA EXHIBITION CENTRE - ITALY 

CO-LOCATED WITH 

THE AUTOMOTIVE 

MANUFACTURING INDUSTRY 

HOSTED EVENTS 

20123 Milano - Via Conca del Naviglio, 37 - Tel. 02 89421350 - P.I. 00722350154 

www.fiaccola.com - abbonamenti@fiaccola.it

Waste n. 29 marzo 2024

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

Delete template?

Save as template?