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LeStrade n.1566 aprile 2021

Strade Barriere made in Italy sul mercato francese Gallerie Le opere ferroviarie della nostra Penisola Macchine Arriva la finitrice con il radiocomando

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Barriere made in Italy sul mercato francese

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12<br />

7<br />

13<br />

LS<br />

4. La perforatrice di Sommellier<br />

5. Perforatrice custodita nel compartimento ferroviario a Torino Porta Nuova<br />

La convenzione prevedeva anche che le valutazioni<br />

delle sperimentazioni dovevano essere affidate a una<br />

Commissione governativa formata da insigni ed eminenti<br />

tecnici 8 . La Commissione individuò anche quale<br />

doveva essere la quantità d’aria occorrente per garantire<br />

la vivibilità degli operai impegnati nelle operazioni di<br />

scavo di almeno 100 m 3 di roccia al giorno. Dai calcoli<br />

della Commissione si ricavò la necessità di poter disporre<br />

di poco più di 74.000 m 3 di aria nelle 24 ore e quindi<br />

di 3.084 m 3 ogni ora 9 . Dai calcoli di Sommeiller si ricavava<br />

che il volume d’aria che si poteva ottenere con la<br />

forza motrice, disponibile a Bardonecchia, era di 4.086<br />

m 3 . Con tale valore si poteva scavare più dei 100 m 3<br />

al giorno e arrivare addirittura a 120 m 3 che equivalevano<br />

a un avanzamento giornaliero di 3 m. Dopo i primi<br />

esperimenti sui compressori e sulle perforatrici condotti<br />

a Collegno, presso Torino, si utilizzò un’antica cava<br />

di calcare in località La Coscia, vicino a Genova, dove<br />

furono riprodotte le stesse condizioni che si sarebbero<br />

trovate nel traforo con risultati entusiasmanti. Le conclusioni<br />

della Commissione possono così sintetizzarsi:<br />

1. “Il compressore di Grandis, Grattoni e Sommeiller opera<br />

in modo regolare e sicuro e fornisce il miglior mezzo<br />

conosciuto per applicare la forza dell’acqua cadente a<br />

comprimere grandi volumi di aria e consente di somministrare<br />

ai lavori sotterranei aria respirabile e forza motrice”.<br />

2. “Gli sperimenti sul movimento dell’aria compressa entro<br />

lunghe condotte, quantunque fatti sopra un tubo della<br />

lunghezza di 389 m, danno sicuro argomento di credere<br />

che l’aria compressa si potrà mandare fino alla metà della<br />

distanza che separa i due imbocchi, conservando una forza<br />

motrice sufficiente al suo impiego per le perforazioni”.<br />

3. “Le quantità d’acqua e la caduta di cui si può disporre<br />

nelle due valli (di Bardonecchia e dell’Arc) sono sufficienti<br />

a dar moto a quel numero di compressori che è<br />

necessario alla ventilazione dei lavori”.<br />

4. “I perforatori meccanici possono essere mossi dall’aria<br />

compressa ed essi consentono una velocità circa dieci<br />

volte maggiore per la predisposizione dei fori per la collocazione<br />

delle mine, rispetto al lavoro manuale. L’uso dei<br />

perforatori abbrevia considerevolmente la durata del lavoro<br />

della galleria e lo abbrevierà tanto più rispetto al lavoro<br />

manuale, quanto più sarà ribelle la natura dei terreni”.<br />

Da ultimo, la Commissione conclude affermando di “non<br />

essere in grado di indicare basi ragionate per contratti<br />

relativi all’esecuzione di un’opera di natura straordinaria,<br />

da condursi con mezzi straordinari e che l’opera<br />

deve quindi cominciarsi di necessità in economia”. La<br />

4<br />

5<br />

relazione termina con l’invito a “metter mano sollecitamente<br />

alle operazioni ed esplorazioni” propedeutiche<br />

all’esecuzione dell’opera. Suggerisce, infine, di “cominciare<br />

lo scavo della galleria coi mezzi consueti”, mentre<br />

si reperiscono tutti materiali necessari “per proseguirla<br />

con il più celere procedimento” (meccanico).<br />

Il progetto: approvazione<br />

e finanziamento<br />

Terminati tutti gli studi e le sperimentazioni che sinteticamente<br />

sono stati descritti, i tre ingegneri Sommeiller,<br />

Grandis e Grattoni, cui si aggiunse anche l’ingegner<br />

Luigi Ranco predisposero il progetto definitivo del traforo<br />

ferroviario. Il Ministero dei lavori pubblici stipulò<br />

con la Società Vittorio Emanuele una nuova convenzione<br />

10 con un capitolato aggiornato. Il Governo presentò<br />

nell’<strong>aprile</strong> del 1857 al Parlamento per l’approvazione la<br />

convenzione ed il progetto di legge che decretava l’esecuzione<br />

della galleria e prevedeva che lo Stato si assumesse<br />

a tutto suo rischio l’esecuzione del traforo tra<br />

Bardonecchia e Fourneaux (art. 16 del d.d.l.) e la costruzione<br />

dei due tronchi di ferrovia dai due imbocchi<br />

rispettivamente a Susa e a Modane per un costo complessivo<br />

di 41,6 milioni di lire, così ripartiti:<br />

• Tronchi da Susa a Bardonecchia 14,40 milioni<br />

e da Fourneaux a Modane:<br />

• Traforo:<br />

20,60 milioni<br />

• Armamento:<br />

3,67 milioni<br />

• Imprevisti (8%):<br />

2,93 milioni<br />

In un articolo successivo seguiremo l’iter del disegno<br />

di legge nel Parlamento e gli interventi di Cavour, poi<br />

descriveremo le varie fasi della costruzione del traforo.<br />

Quale insegnamento trarre<br />

dall’iter progettuale?<br />

Questa domanda viene spontanea, dopo aver esaminato<br />

nel dettaglio tutte le complesse fasi della progettazione,<br />

dal sogno di Medail del 1839 e dal primo progetto di Hen-<br />

6<br />

6. Gli ingegneri Grandis, Sommellier e Grattoni<br />

ri Maus, tra il 1845 e il 1849 (leStrade 1-2/<strong>2021</strong>) e poi<br />

tutti gli studi e le sperimentazioni che sono stati condotti<br />

da Sommeiller, Grandis e Grattoni negli anni successivi<br />

e che si conclusero nel 1857. In questi giorni, quasi<br />

tutte le forze politiche hanno individuato nella realizzazione<br />

delle “grandi opere” uno degli strumenti principali<br />

per uscire dalla crisi economica, tuttavia molto acceso<br />

è stato il dibattito sull’opportunità di utilizzare il “Codice<br />

degli appalti” o seguire il “modello Genova”. Su questo argomento<br />

si sono espressi anche i rappresentanti dei costruttori<br />

ed è intervenuta recentemente anche l’Antitrust<br />

e l’Agenzia Anticorruzione con pareri tra di loro opposti. I<br />

giornali hanno riportato le diverse posizioni che in modo<br />

molto sintetico si possono così riassumere:<br />

a) Coloro che propongono il “modello Genova” considerano<br />

che il Codice degli appalti ha subito tali e tante modifiche<br />

che lo hanno ridotto ad un “pot-pourri” di diverse<br />

e contrastanti disposizioni ed indicano “la sua sospensione<br />

come l’unica strada da seguire per sboccare i cantieri<br />

fermi, superando le ferraginosità degli iter e la moltiplicazione<br />

dei passaggi burocratici che costituiscono il terreno<br />

fertile in cui prosperano i fenomeni illeciti”;<br />

b) Coloro che ritengono necessario seguire le procedure<br />

ordinarie, motivano la loro scelta, in quanto: “il modello<br />

Genova non può diventare il sistema per gli appalti in Italia,<br />

il codice degli appalti non può essere cancellato perché<br />

in larga parte recepisce le direttive europee in materia”.<br />

Alcuni hanno anche aggiunto che “bisogna, però,<br />

lavorare per semplificare le procedure, per ridurre il numero<br />

delle stazioni appaltanti ed apportare alcune modifiche”<br />

ed inoltre che “non si deve consentire alle imprese<br />

cui è stato affidato l’appalto di poterlo poi subappaltare in<br />

modo indiscriminato”.<br />

Entrambe le posizioni, sembra che non abbiano compreso<br />

che la causa del fallimento della gestione delle opere pubbliche,<br />

e in particolare delle grandi opere, negli ultimi decenni<br />

è da ricercare soprattutto nella mancanza di un’adeguata<br />

programmazione e di una corretta progettazione.<br />

Questi difetti hanno comportato che le opere sono rimaste<br />

in gran parte incompiute o sono costate molto più del<br />

preventivato a causa di varianti, di sospensioni dei lavori<br />

e di riserve dell’imprese appaltatrici. Tutto ciò ha spesso<br />

favorito una dilagante corruzione con infiltrazioni anche<br />

di natura mafiosa. È bene, quindi ricordare, che prima di<br />

attivare qualsivoglia procedura di appalto, le stazioni appaltanti<br />

devono accertarsi che il progetto sia stato realizzato<br />

correttamente.<br />

Anche se sono passati molti anni, ricordo che l’ultima raccomandazione<br />

che noi studenti abbiamo ricevuto dai nostri<br />

professori della facoltà di ingegneria è stata proprio sull’estrema<br />

cura e attenzione che avremo dovuto dedicare nella<br />

nostra vita professionale alla progettazione; e ricordo anche<br />

bene che questa stessa raccomandazione è stata la prima<br />

che ho ricevuto dai miei superiori quando, pochi mesi<br />

dopo, sono stato assunto al Ministero dei Lavori Pubblici.<br />

Dopo qualche tempo, frequentando la biblioteca del Ministero,<br />

ho scoperto che la raccomandazione sulla “corretta<br />

progettazione” che avevo ricevuto aveva origini antichissime.<br />

Sfogliando uno dei primi numeri del “Giornale del<br />

Genio Civile” (n. 6 del 1863) 11 ho rintracciato una delle<br />

primissime disposizioni del Ministero, in materia di opere<br />

pubbliche, la circolare n. 29 del 1° settembre 1863 con la<br />

quale il ministro Luigi Federico Menabrea 12 , invitava gli Ingegneri<br />

Capi degli uffici del Genio Civile a “portare la mas-<br />

7. Legge fondamentale sulle opere pubbliche<br />

sima cura ed attenzione nello studio e nell’accertamento<br />

delle condizioni particolari di ciascuna opera per scegliere<br />

ed applicare i migliori ed i più economici sistemi consacrati<br />

dall’esperienza”. La circolare poi proseguiva invitando<br />

i progettisti a “usare ogni diligenza nella valutazione<br />

delle opere, nella determinazione dei prezzi relativi e nelle<br />

operazioni di calcolo che sieno fatte con quella più rigorosa<br />

esattezza che l’arte rende possibile”. La circolare ricordava<br />

anche che “nell’eseguimento dei lavori non dev’essere<br />

permessa variazione alcuna dei limiti stabiliti dal progetto.<br />

Qualunque modificazione, che alteri le forme o le dimensioni<br />

prescritte, o che porti aumento di opere, quantunque<br />

reso necessario da circostanze imprevedute, non sarà mai<br />

consentita se non sia espressamente approvata da questo<br />

Ministero”. Menabrea concludeva con “un comando” che<br />

era al tempo stesso un auspicio: “Quando i signori Ingegneri<br />

prendano a cuore le premesse avvertenze, le opere<br />

potranno essere portate a termine nel rispetto dei tempi e<br />

dei costi preventivati”. È proprio da quest’ultimo “comando”<br />

che bisogna partire per evitare il ripetersi dei fenomeni<br />

che hanno caratterizzato in questi ultimi decenni l’esecuzione<br />

delle opere pubbliche e specialmente delle “grandi<br />

opere”. Se si esaminano le numerose opere incompiute e<br />

anche quelle che in corso d’opera hanno subito numerose<br />

varianti con aumenti considerevoli dei costi, si vedrà che<br />

erano prive di un’adeguata programmazione e il loro progetto<br />

era, fin dall’origine, carente.<br />

I governi che si sono succeduti non sono andati alla ricerca<br />

della causa principale, hanno solo pensato di risolvere<br />

i problemi modificando di continuo le leggi sugli appalti,<br />

come se queste fossero in grado di cambiare i comportamenti<br />

delle persone, ovvero dei progettisti, dei responsabili<br />

delle stazioni appaltanti e dei titolari delle imprese. Tutti<br />

sappiamo che la “Legge fondamentale sulle opere pubbliche”<br />

del 1865 (L. 20 marzo 1865, n. 2248 allegato f) è rimasta<br />

in vigore per 130 anni ed insieme al “Regolamento<br />

per la Direzione, Contabilità e Collaudazione dei lavori dello<br />

Stato” (R.D. 25 maggio 1985, n. 350), ha consentito la costruzione<br />

dell’Italia nell’Ottocento e nei primi quarant’anni<br />

del Novecento e poi la ricostruzione nel Secondo Dopoguerra.<br />

La legge che l’ha abrogata nel 1994 (n.109/1994,<br />

cosiddetta Legge Merloni), in meno di 25 anni, è stata più<br />

volte modificata e poi abrogata e sostituita da altre leggi<br />

che sono state a loro volta abrogate e sostituite 13 .<br />

Una conclusione<br />

Per intervenire sui comportamenti non si devono cambiare<br />

di continuo le leggi perché questo comporta anche difficoltà<br />

di interpretazione sugli ambiti di applicazione delle<br />

modifiche e questo aumenta a dismisura il contenzioso<br />

tra le stazioni appaltanti e le imprese che, molto spesso,<br />

hanno ottenuto attraverso le “riserve” corrispettivi molto<br />

più elevati di quelli pattuiti. Per intervenire sui comportamenti<br />

si devono, invece, aumentare i controlli a partire dal<br />

progetto e poi durante l’esecuzione delle opere sul rispetto<br />

della legge vigente. A tal proposito, si auspica che il Ministero<br />

delle Infrastrutture ponga mano immediatamente a<br />

una nuova legge sui lavori pubblici, prendendo a modello<br />

la legge del 1865, la componga di pochi e chiari articoli che<br />

non diano luogo a interpretazioni contrastanti. Contemporaneamente<br />

dovrebbero essere emanati anche i Regolamenti<br />

attuativi, aggiornando quelli del 1895. Al tempo<br />

stesso, è necessaria una profonda riduzione e specializzazione<br />

delle stazioni appaltanti, organizzate sul modello<br />

dei compianti Uffici del Genio Civile, affidando al Consiglio<br />

Superiore dei Lavori pubblici, oltre al compito dell’approvazione<br />

dei progetti delle opere pubbliche dello Stato anche<br />

quello delle ispezioni sui lavori. nn<br />

8. La Commissione era composta da: Luigi Des Ambrois di Navache,<br />

presidente; Luigi Federico Menabrea, Dionigi Ruva, Quintino Sella e<br />

Carlo Ignazio Giulio, membri.<br />

9. Chi vuole approfondire l’argomento, può leggere il Saggio storico<br />

descrittivo (già citato) di Michele Treves, pagg.75-76.<br />

10. I punti salienti della convenzione, come prevista nel disegno di<br />

legge, saranno descritti in un articolo successivo.<br />

11. Fin dalla costituzione del Ministero dei Lavori pubblici nel 1859 è<br />

stato pubblicato il Giornale del Genio Civile che mensilmente raccoglieva<br />

le disposizioni normative e la descrizione delle numerose opere pubbliche<br />

realizzate dagli uffici centrali e periferici del Ministero. Tutti i numeri<br />

del Giornale del Genio Civile sono consultabili nella Biblioteca del Ministero<br />

dei Lavori Pubblici (ora Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità<br />

Sostenibili) in via Nomentana, 2.<br />

12. Luigi Federico Menabrea era ingegnere, professore al Politecnico di<br />

Torino e generale del Genio militare. E’ stato anche Presidente del Consiglio<br />

Superiore dei Lavori Pubblici e dal dicembre 1862 al settembre<br />

1864 Ministro del Lavori Pubblici ed infine da ottobre 1867 a dicembre<br />

1869 Presidente del Consiglio dei Ministri.<br />

13. La legge sulle opere pubbliche (Legge n.2248, allegato f), del 1865<br />

è durata 130 anni durante i quali l’Italia è stata dotata di numerosissime<br />

opere pubbliche, in particolare ferrovie e strade. Nel 1895 è stato<br />

pubblicato il RD n. 350 del 25/5/1895 “Regolamento per la direzione,<br />

contabilità e collaudo dei lavori dello Stato”, cui ha fatto seguito il DM<br />

del 29/5/1895 “Regolamento per la compilazione dei progetti di opere<br />

pubbliche dello Stato”. Intere generazioni di ingegneri hanno utilizzato<br />

questi tre importanti strumenti che hanno consentito la “costruzione e,<br />

nel secondo dopoguerra, anche la ricostruzione dell’Italia”. Nel 1994 la<br />

“legge sulle OO. PP.” è stata abrogata dalla cosiddetta Legge “Merloni”<br />

n. 109/1994 che è stata poi abrogata dal D.Lgs n.50 del 18/4/2006.<br />

Il Regolamento n.350/1895 è rimasto in vigore fino al 2010, quando è<br />

stato abrogato dal Regolamento emanato con DPR n.207/2010. Il D.Lgs<br />

n.163/2006 è stato poi abrogato dal D.Lgs n.50 del 18/4/2016 che ha<br />

anche abrogato il DPR n.207/2010 di cui però ha lasciato in vigore alcuni<br />

punti in attesa della pubblicazione dei provvedimenti normativi necessari<br />

(ovvero di un nuovo regolamento). Il 15/7/2016 viene pubblicata<br />

sulla G.U. l’Avviso di rettifica che modifica 100 articoli su 220 del D.Lgs<br />

n.50/2016. Il 5/7/2017 viene pubblicato il D.Lgs n.56 del 19/7/2017<br />

recante “disposizioni integrative e correttive al D.Lgs. n.50/2016” con il<br />

quale vengono apportate grosse correzioni per risolvere le criticità rilevate<br />

nel primo anno di applicazione del Codice degli appalti. Le modifiche<br />

ed integrazioni al D.Lgs. n.50/2016 sono continuate anche negli<br />

anni successivi e ad oggi siamo arrivati alla versione 7.8.<br />

Sicurezza delle Infrastrutture<br />

Sicurezza delle Infrastrutture<br />

12/2015 4/<strong>2021</strong> leStrade<br />

4/<strong>2021</strong>

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