Waste n. 19 marzo 2022
Da scarti caseari, fibre tessili e bioplastica degradabile Tovagliato riutilizzabile o monouso? La comparazione dice che...
Da scarti caseari, fibre tessili e bioplastica degradabile
Tovagliato riutilizzabile o monouso? La comparazione dice che...
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Anno VI<br />
Marzo<br />
<strong>2022</strong><br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Casa Editrice<br />
la fiaccola srl<br />
DA SCARTI<br />
CASEARI,<br />
FIBRE TESSILI<br />
E BIOPLASTICA<br />
DEGRADABILE<br />
TOVAGLIATO<br />
RIUTILIZZABILE<br />
O MONOUSO?<br />
LA COMPARAZIONE<br />
DICE CHE...<br />
PLASTICA<br />
CHE<br />
SCALPITA<br />
ISSN 2610-9069<br />
0 0 0 1 9 ><br />
772610 906904<br />
9
I TALIA<br />
C<br />
M<br />
Y<br />
CM<br />
MY<br />
CY<br />
CMY<br />
K
9<br />
2 SOMMARIO<br />
Anno VI<br />
Marzo<br />
<strong>2022</strong><br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
wasteweb.it<br />
waste@fiaccola.it<br />
Direttore Responsabile<br />
Lucia Edvige Saronni<br />
lsaronni@fiaccola.it<br />
ISSN 2610-9069<br />
Numero <strong>19</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
EDITORIALE<br />
3<br />
IN COPERTINA<br />
Casa Editrice<br />
la fiaccola srl<br />
DA SCARTI<br />
CASEARI,<br />
FIBRE TESSILI<br />
E BIOPLASTICA<br />
DEGRADABILE<br />
TOVAGLIATO<br />
RIUTILIZZABILE<br />
O MONOUSO?<br />
LA COMPARAZIONE<br />
DICE CHE...<br />
PLASTICA<br />
CHE<br />
SCALPITA<br />
In primo piano<br />
6 Cestino d’oro<br />
Italia al primo posto per riciclo<br />
di alluminio monouso<br />
8 Up e Downcycling<br />
Progetti geniali, idee bizzarre<br />
10 App e Sturtup<br />
L’angolo dele nuove idee<br />
11 <strong>Waste</strong> Strategy<br />
Cosa sta cambiando nel mondo<br />
dei rifiuti<br />
12 Scenario PNRR<br />
I finanziamenti nei settori dei<br />
rifiuti ed economia circolare<br />
15 Che fine ha fatto?<br />
Il work in progress di progetti<br />
e ricerche... se c’è<br />
16 Pillole dal Laboratorio<br />
PNRR e gestione del ciclo dei<br />
rifiuti. Al via la fase decisiva<br />
Economia circolare<br />
20 Mercato aerei e navi dismesse<br />
Aggiornamento dello stato<br />
di fatto<br />
24 Ecomondo<br />
La passata kermesse ha<br />
superato ogni aspettativa<br />
28 CircolarMente<br />
Esempi di valorizzazione delle<br />
risorse materiche da rifiuto<br />
Energia<br />
32 Riciclo fotovoltaico<br />
L’opportunità nel riuso e riciclo<br />
dei moduli cristallini<br />
36 Biogas e biometano<br />
Combustibili sostenibili<br />
e fatti meglio<br />
Rifiuti solidi<br />
40 Frantoi mobili<br />
Per processare e recuperare<br />
gli inerti anche in cantiere<br />
44 Strategie plastiche<br />
Il riciclo perfetto grazie<br />
a un prodotto sempre più puro<br />
ISSN 2610-9069<br />
0 0 0 1 9 ><br />
772610 906904<br />
Il riciclo della plastica si sta evolvendo velocemente, con<br />
relative implicazioni sul settore. Il mercato, infatti, richiede<br />
plastica riciclata di alta qualità, in linea con le nuove regole<br />
europee, più restrittive nel margine di manovra nella gestione<br />
del riciclo. Il trend è quello di ottenere uno scarto<br />
sempre più scarto ed un prodotto finale sempre più puro.<br />
La tecnologia, come sempre, la fa da padrona.<br />
Credit: TOMRA Recycling<br />
46 Scarti tessili<br />
Analisi comparativa tra tovagliato<br />
monouso e riutilizzabile<br />
52 Bonifiche<br />
Riqualificare i suoli per<br />
recuperarne i valori ambientali<br />
Biowaste<br />
54 Rifiuti caseari<br />
Recuperati e trasformati<br />
in bioplastica biodegradabile<br />
e filati preziosi<br />
Acque reflue<br />
58 Progetti e brevetti<br />
La soluzione che arresta<br />
il viaggio dei rifiuti plastici<br />
galleggianti<br />
62 Acque di zavorra<br />
Vantaggi e svantaggi del loro<br />
utilizzo e il problema degli alieni<br />
64 Aquafarm <strong>2022</strong><br />
Eventi e argomenti suggeriti<br />
da <strong>Waste</strong><br />
Veicoli&Allestimenti<br />
66 Truck elettrici<br />
Una vetrina sulle proposte<br />
già realtà del segmento medio<br />
e pesante<br />
70 Programma elettrificazione<br />
Volvo Trucks dà la scossa<br />
Rubriche<br />
3 Editoriale<br />
4 Numeri e poltrone<br />
18 News primo piano<br />
26 News economia circolare<br />
35 News energia<br />
39 News rifiuti solidi<br />
56 News biowaste<br />
57 News acque reflue<br />
69 News veicoli&allestimenti<br />
Direttore Editoriale<br />
Giuseppe Guzzardi<br />
gguzzardi@fiaccola.it<br />
Consulenza Tecnico-Scientifica<br />
Marco Comelli<br />
mcomelli@fiaccola.it<br />
Coordinamento Editoriale<br />
Federica Lugaresi<br />
flugaresi@fiaccola.it<br />
Redazione<br />
Mauro Armelloni, Matthieu Colombo<br />
Fabrizio Parati, Gianenrico Griffini<br />
(Responsabile della sezione veicoli<br />
e allestimenti), Emilia Longoni<br />
waste@fiaccola.it<br />
Collaboratori<br />
Ludovica Bianchi, Marco Capellini, Damiano<br />
Diotti, Antonio Fargas, Ginevra Fontana,<br />
Annalisa Gussoni, Alessandro Marangoni,<br />
Giovanni Milio, Mattia Molena, Eliana Puccio,<br />
Michele Ragonese, Riccardo Rossi<br />
Segreteria<br />
Jole Campolucci<br />
jcampolucci@fiaccola.it<br />
Impaginazione e progetto grafico<br />
Studio Grafico Page<br />
Novate Milanese (MI)<br />
Amministrazione<br />
Francesca Lotti<br />
flotti@fiaccola.it<br />
Margherita Russo<br />
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Mariana Serci<br />
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Traffico e pubblicità<br />
Giovanna Thorausch<br />
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Marketing e pubblicità<br />
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Consulente marketing<br />
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crosselli@fiaccola.it<br />
Agenti<br />
Giorgio Casotto<br />
T 0425 34045 - Cell. 348 5121572<br />
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Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna<br />
(escluse Parma e Piacenza)<br />
Trimestrale - Lombardia/00516/02.2021 CONV<br />
Reg. Trib. Milano N. 230 del <strong>19</strong>/07/2017<br />
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alla Casa Editrice la fiaccola srl scrivendo a: info@fiaccola.it<br />
Organo di informazione<br />
e documentazione<br />
Questo periodico è associato<br />
all’Unione Stampa Periodica Italiana:<br />
numero di iscrizione 15794<br />
Casa Editrice<br />
la fiaccola srl<br />
20123 Milano | Via Conca del Naviglio 37<br />
Tel. +39 02 89421350 - Fax +39 02 89421484<br />
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LA CANZONE<br />
RIMANE<br />
LA STESSA<br />
Chi mi legge sa che sono della generazione per la<br />
quale la musica è una parte importante della vita.<br />
Quindi sarò scusato del fatto che quanto nel titolo mi<br />
è venuto subito in mente dopo avere letto i bandi del<br />
PNRR per il capitolo waste, e le successive notizie di rinvii<br />
delle scadenze (note da mesi), per mancanza di “traenza”<br />
dei fondi disponibili e per assenza delle aree più favorite nella<br />
distribuzione degli stessi.<br />
“Sempre la vecchia canzone e il vecchio ballo” è venuto poi spontaneo aggiungere<br />
dopo avere letto delle solite proteste contro la prospettiva di impianti<br />
centralizzati di gestione dei reflui (di conceria, robetta innocua), al grido di<br />
“xxxxx [inserire nome di qualsivoglia località] diventerà la discarica della<br />
yyyyyyy [inserire nome di qualsivoglia provincia, regione, nazione]”.<br />
Ma questo dopo tutto sono vizi antichi dell’Italia, che non si scoprono ora e<br />
semplicemente non se ne andranno perché oggi “dobbiamo essere seri”<br />
(arrivederci amore, ciao). Quello che veramente fa specie è che a lisciare la<br />
bestia dalla parte del pelo sono i contenuti dei bandi. Passi il fatto che tra i<br />
progetti finanziabili con il PNRR non vi siano quelli di cui l’Italia del waste<br />
“vera” - cioè di oggi e per i prossimi tre anni - avrebbe bisogno, ossia termovalorizzatori<br />
e impianti di produzione di biogas e biocombustibili da FOR-<br />
SU. Ce lo chiede l’Europa…<br />
Anche perché poi in realtà gli impianti per il waste-to-fuel fanno capolino<br />
nei bandi; quindi o le richieste europee sono molto lasche o stiamo facendo<br />
i furbi. Nel settore della raccolta differenziata si rimane un po’ stupiti del<br />
fatto che i bandi diano una benedizione esplicita (in solido) ad un metodo -<br />
il cassonetto - da solo o raggruppato in isole (ecologiche), che da tempo si<br />
è dimostrato inferiore in efficacia a quello del porta-a-porta sotto tutti i punti<br />
di vista rilevanti per l’economia circolare. Bassa qualità del differenziato, effetto<br />
calamita sull’abbandono fuori dal cassonetto (con conseguenti costi di<br />
pulizia), necessità di videosorveglianza e forse anche guardianìa… Essendo<br />
spiriti maligni, sarebbe interessante capire se sia veramente l’Europa<br />
ad avere spinto in questa direzione… Non resta che attendere verso<br />
fine <strong>marzo</strong>, quando forse saranno disponibili i dettagli dei progetti<br />
presentati e accettati.<br />
Per il resto, questo è il primo numero del <strong>2022</strong>. C’è la guerra in<br />
Europa. Penso che basti.<br />
Per chi è curioso o non si ricorda, The song remains the same, da<br />
Houses of the holy, <strong>19</strong>73 (Led Zeppelin, who else?). Ma anche Same<br />
old song and dance (Get your wings, <strong>19</strong>74, Aerosmith).<br />
Marco Comelli
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
2 3<br />
4<br />
4 PRIMO PIANO Soluzioni<br />
IN EVIDENZA<br />
1 2 3 4<br />
IN EVIDENZA<br />
PRIMO PIANO<br />
12 3<br />
4<br />
5<br />
Numeri e poltrone<br />
ANPAR<br />
Due volte Presidente<br />
Paolo Barberi è stato<br />
confermato per i prossimi<br />
tre anni alla Presidenza<br />
dell’Associazione Nazionale<br />
Produttori di Aggregati Riciclati<br />
(ANPAR). L’Assemblea<br />
dell’Associazione che aderisce a<br />
FISE Unicircular, lo ha eletto<br />
all’unanimità. Tra i principali<br />
progetti del nuovo mandato<br />
troviamo la collaborazione con il<br />
Mi.Te. per la redazione e<br />
pubblicazione del regolamento<br />
End Of <strong>Waste</strong> per i rifiuti inerti; ed<br />
i progetti per l’uso di prodotti<br />
PIANO D’AZIONE PER<br />
L’ECONOMIA CIRCOLARE<br />
12 3<br />
4<br />
Riciclo scarti<br />
tessili?<br />
Yes we can!<br />
In Italia, da gennaio <strong>2022</strong><br />
è scattato l’obbligo di<br />
raccolta differenziata per<br />
i rifiuti tessili. Ed in<br />
anticipo di ben tre anni<br />
(data limite fissata nel<br />
2025). Già nel 20<strong>19</strong> sono<br />
stati prodotti e<br />
intercettati circa 157,7<br />
mila tonnellate di scarti<br />
tessili (urbani),<br />
corrispondenti allo 0,8-<br />
0,9% del totale dei rifiuti<br />
differenziati, ma in<br />
crescita del 22% rispetto<br />
riciclati per il confezionamento del<br />
calcestruzzo e per la produzione di<br />
cemento.<br />
“Ritengo che soprattutto in questa<br />
fase di pianificazione di<br />
investimenti che riguardano<br />
direttamente o indirettamente il<br />
nostro comparto produttivo, sia<br />
necessario avviare a soluzione i<br />
problemi del mercato degli<br />
aggregati riciclati, se si vuole dare<br />
pieno impulso all’economia<br />
circolare”, ha dichiarato Barberi<br />
che è socio e Direttore Generale di<br />
Eco Logica 2000, azienda che<br />
ricicla rifiuti inerti e recupera<br />
scarti non pericolosi.<br />
ai volumi raccolti nel<br />
2015. Nel Nord Italia,<br />
Centro e Sud si<br />
raccolgono<br />
rispettivamente 2,88<br />
Kg/ab/anno, 2,95<br />
kg/ab/anno e 2,06<br />
kg/ab/anno. Secondo poi<br />
analisi merceologiche<br />
effettuate da ISPRA, il<br />
5,7% dei rifiuti<br />
indifferenziati è<br />
costituito proprio da<br />
rifiuti tessili: ciò significa<br />
che potenzialmente<br />
sono in giro circa<br />
663mila tonnellate/anno<br />
di scarti tessili non<br />
utilizzati o riciclati.<br />
Ma se con le risorse del<br />
PNRR si potranno<br />
sostenere gli<br />
investimenti<br />
impiantistici, sarà<br />
necessario intervenire<br />
con extra costi del<br />
riciclo, per rendere<br />
sostenibili<br />
economicamente le<br />
filiere del riciclo stesso<br />
rispetto a quelle dei<br />
materiali vergini.<br />
FISE Assoambiente<br />
Rifiuti speciali.<br />
Italia bene ma non benissimo<br />
Il nostro Paese vanta il primato nel riciclo<br />
dei rifiuti speciali in Europa. Nell’anno 2021 ne sono<br />
stati prodotti 82 milioni di tonnellate (studio FISE);<br />
con l’80 per cento di materia recuperata. Ci<br />
posizioniamo invece al secondo posto (dopo la<br />
Francia) per il tasso di circolarità (<strong>19</strong>,35%), ossia<br />
“con la quota di materiale recuperato e reimmesso<br />
nell’economia sul totale di materia”. Il 50% dei<br />
rifiuti speciali deriva da trattamenti di acque reflue<br />
e rifiuti ed il 30% dal manifatturiero. Ma il rifiuto<br />
speciale derivato dal rifiuto (post trattamento) viene<br />
conferito ancora in discarica, con un recupero<br />
energetico ancora troppo poco significativo. È così,<br />
per esempio, che la produzione italiana di fanghi<br />
(11,7 mln di tonnellate) vede la propria fine in<br />
discarica con una percentuale pari al 56%. Urge<br />
quindi, aumentare il numero degli impianti –<br />
attualmente circa 11.000 – per poterli gestire<br />
efficacemente. “Lo sviluppo tecnologico richiesto<br />
dal percorso di transizione energetica verso le fonti<br />
rinnovabili, la decarbonizzazione e l’economia<br />
circolare”, ha evidenziato Marco Steardo – Vice<br />
Presidente FISE Assoambiente, “implica un<br />
potenziamento delle attività di riciclo e di estrazione<br />
delle materie prime critiche dai rifiuti, per ovviare<br />
alla mancanza di materie prime vergini, evitando di<br />
dipendere dall’estero, affinché la gestione dei rifiuti<br />
nel nostro Paese possa contribuire a creare<br />
crescita, valore e occupazione”.<br />
12 3<br />
4<br />
FEAD<br />
Quote rosa… olè!!!<br />
La Federazione<br />
Europea delle<br />
imprese che<br />
operano nei servizi<br />
ambientali e nella<br />
gestione dei rifiuti<br />
(FEAD) ha un nuovo Vice<br />
Presidente. Si tratta<br />
dell’italiana Claudia<br />
Mensi che è stata<br />
nominata, in<br />
rappresentanza di FISE<br />
Assoambiente, nel<br />
corso dell’Assemblea<br />
Generale. La Mensi,<br />
Laboratory manager<br />
della multiutility A2A,<br />
supporterà Peter Kurt,<br />
attuale Presidente<br />
FEAD, per tutto il <strong>2022</strong> e<br />
gli subentrerà alla<br />
presidenza nel 2023.<br />
La Federazione<br />
europea, mediante le<br />
Associazioni nazionali di<br />
categoria aderenti,<br />
rappresenta 18 Paesi<br />
europei e 3.000 aziende<br />
che gestiscono circa il<br />
60% dei rifiuti urbani e<br />
più del 75% dei rifiuti<br />
industriali e<br />
commerciali in Europa.<br />
La neo Vicepresidente<br />
ha dichiarato: "Sono<br />
orgogliosa di<br />
rappresentare l’Italia in<br />
un consesso così<br />
importante. Sono<br />
convinta che la gestione<br />
dei rifiuti sia una delle<br />
sfide europee più<br />
strategiche per la<br />
transizione ecologica, a<br />
patto che si consideri il<br />
rifiuto non un problema<br />
ma una risorsa. Diversi i<br />
temi chiave per il nostro<br />
settore che sono oggi al<br />
centro del dibattito<br />
europeo: iniziative<br />
collegate al Green Deal,<br />
Tassonomia verde,<br />
revisione del<br />
regolamento sulla<br />
movimentazione<br />
transfrontaliera dei<br />
rifiuti waste managment<br />
and chemicals solo per<br />
citarne alcuni. Temi sui<br />
quali è mia intenzione<br />
dar voce anche alle<br />
esigenze delle imprese<br />
italiane”.<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
ONLINE REGISTRATION<br />
6 PRIMO PIANO Soluzioni<br />
WASTE AWARD<br />
PATROCINI RICHIESTI<br />
Cestino d’oro<br />
Marco Comelli<br />
L’Italia è leader europeo per il riciclo dell’alluminio.<br />
Ma questo premio è in short list da almeno due numeri.<br />
Visto il gran parlare (finalmente) che si fa di sicurezza<br />
degli approvvigionamenti di materie prime<br />
e di sicurezza energetica, ci sembra il momento giusto<br />
21 - 23 SETTEMBRE <strong>2022</strong><br />
Il riciclo per<br />
eccellenza e per<br />
definizione. Quello<br />
degli imballaggi in<br />
alluminio, che passa<br />
dall’Economia<br />
Circolare alla<br />
Responsabilità<br />
Circolare. In questo<br />
settore esiste infatti<br />
un circuito virtuoso<br />
di comportamenti,<br />
che sono comune<br />
denominatore per<br />
tutti gli attori della<br />
filiera.<br />
Credit: CiAl<br />
La prima edizione per il <strong>2022</strong> del<br />
Cestino d’oro va quindi all’Italia che ricicla<br />
l’alluminio monouso, ossia quello degli<br />
imballaggi, dalle lattine ai tappi, dalle vaschette<br />
alle pellicole per alimenti ed agli<br />
involucri dei cioccolatini. Siamo costantemente<br />
sopra il 70 per cento di riciclo rispetto ai prodotti<br />
di alluminio monouso, contro un obiettivo<br />
dell’Unione Europea del 50% entro il 2025 e<br />
del 60% entro il 2030.<br />
In pole position<br />
Il packaging rappresenta il 5% di tutto l’alluminio<br />
utilizzato in Italia, ma recuperarlo il più<br />
possibile è importante perché l’energia spesa<br />
per compattarlo e rifonderlo è appena il 5% di<br />
quella necessaria ad estrarlo dal minerale. Si<br />
calcola che il 50% di tutto l’alluminio grezzo<br />
utilizzato in Europa derivi da riciclo, mentre in<br />
Italia la percentuale<br />
è vicina al<br />
100%. In numeri assoluti,<br />
si parla di 872.000 tonnellate<br />
di alluminio da riciclo, di<br />
cui circa 47.000 tonnellate sono ascrivibili<br />
al packaging. A livello europeo siamo primi<br />
appaiati alla Germania, mentre a livello mondiale<br />
siamo terzi dopo Stati Uniti e Giappone.<br />
Il caso dell’alluminio è importante perché è un<br />
esempio di come dovrebbero essere tutte le<br />
filiere del riciclo. Esiste infatti il consorzio stile-Ronchi<br />
per il metallo, il CiAl, che si occupa<br />
della separazione dagli altri materiali che<br />
spesso vengono raccolti insieme (metalli diversi,<br />
plastica, vetro) e della selezione.<br />
Ma a differenza di altre filiere, il riciclo prosegue<br />
e chiude il cerchio. In altre parole, costituisce<br />
un settore veramente circolare dell’economia,<br />
che sta in piedi in quanto esiste un<br />
mercato per la materia recuperata, e non perché<br />
ci sono i sussidi. Quasi quasi ci sarebbe<br />
da cambiare il nome al nostro premio: Cestino<br />
d’Alluminio.<br />
l<br />
REMTECHEXPO.COM<br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
8 PRIMO PIANO Soluzioni<br />
PUNTI COSPICUI<br />
Upcycling e Downcycling<br />
Federica Lugaresi<br />
La pagina che sottolinea le notizie più interessanti<br />
del momento ma anche del futuro, in antitesi con baggianate<br />
sapienti e idee fuori moda o che hanno stancato<br />
(Ri)ciclo sportivo<br />
per Nike<br />
Nella migliore delle ipotesi,<br />
quando un vecchio paio di<br />
scarpe da ginnastica arriva<br />
alla fine del suo ciclo di<br />
utilizzo (consumismo a<br />
parte), finisce in discarica o<br />
bruciato in un<br />
termovalorizzatore.<br />
E invece Nike con Accept<br />
and Proceed, ha presentato<br />
un campo da basket ed un<br />
campo giochi progettati e<br />
rigenerati con 20.000<br />
sneakers, per riqualificare<br />
e rivitalizzare un quartiere<br />
locale nella città di<br />
Belgrado in Serbia. Il Block<br />
70 è stato quindi<br />
parzialmente creato con<br />
vecchie scarpe che sono<br />
state trasformate in nuovi<br />
materiali riciclati. La<br />
filosofia di design circolare<br />
sposata da Nike - con la<br />
scelta dei materiali per<br />
rendere più facile il<br />
riciclaggio - aiuta la<br />
possibilità che i prodotti in<br />
fase di creazione, possano<br />
fare così parte di<br />
un’economia circolare.<br />
Il progetto e l’operazione<br />
rientrano nel “Move to<br />
Zero”, l’impegno di Nike<br />
verso un futuro a zero rifiuti<br />
e a zero emissione di<br />
carbonio, per<br />
proteggere (anche)<br />
il futuro dello sport.<br />
Progettare con la fine<br />
in mente…per una fine<br />
che tardi ad arrivare<br />
sempre più in là!<br />
wow<br />
Crab Crab…<br />
L’idea non è male. Ma forse il<br />
concetto di moda green sta un<br />
po’ sfuggendo di mano…<br />
Siamo tutti d’accordo sulla<br />
ricerca e gli innovativi tessuti<br />
ottenuti spesso da materie<br />
naturali o riciclate, ma qui si<br />
parla di una fibra ottenuta dal<br />
carapace dei granchi.<br />
La fibra tessile in questione si<br />
bleah!<br />
chiama Crabyon ed è un mix di<br />
viscosa e chitosano, una<br />
sostanza presente nei gusci dei<br />
crostacei (che provengono<br />
dall’industria alimentare). Il<br />
tessuto ha proprietà<br />
antibatteriche ed è anche<br />
antimicrobico, emostatico,<br />
biodegradabile ed anallergico.<br />
E per questo viene utilizzato<br />
soprattutto in campo medicosanitario<br />
e farmacologico.<br />
In realtà il crabyon non è<br />
proprio nuovissimo: è frutto<br />
infatti della tecnologia<br />
giapponese che nel <strong>19</strong>97 ha<br />
vinto un premio come<br />
promozione per il riciclo.<br />
Per le proprietà di cui sopra,<br />
molte aziende alla ricerca di<br />
materiali tessili green, si<br />
stanno organizzando per<br />
produrre capi in questa “nuova”<br />
fibra (destinati al contatto con<br />
la pelle), ma i costi sono ancora<br />
parecchio alti. Sembra un po’<br />
un esercizio di stile. Regola<br />
numero uno: affinchè un<br />
materiale “funzioni”, deve<br />
essere vantaggioso per chi lo<br />
produce ma anche per chi lo<br />
acquista. Ma forse per ora è<br />
prematuro…<br />
Marzo <strong>2022</strong>
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
STRATEGIE<br />
PRIMO PIANO<br />
11<br />
Dal PNRR 2,1 miliardi per il waste<br />
Le risorse del Recovery plan possono rilanciare<br />
il settore dei rifiuti e far recuperare i ritardi,<br />
ma servono progetti adeguati e capacità di attuazione<br />
Alessandro Marangoni<br />
Il Piano Nazionale di Ripresa e resilienza<br />
(PNRR) stanzia 2,1 miliardi per il miglioramento<br />
della gestione dei flussi di rifiuti: è un<br />
apporto significativo per il comparto, poiché gli<br />
investimenti annuali delle maggiori aziende dei<br />
rifiuti urbani analizzate dal WAS vanno dai 380<br />
milioni di euro del 2017 ai 540 milioni del 2020.<br />
Più in specifico, 1,5 miliardi sono destinati alla<br />
realizzazione di nuovi impianti per il trattamento<br />
dei rifiuti e al rinnovamento di quelli esistenti,<br />
mentre i restanti 600 milioni vanno alla realizzazione<br />
di progetti «faro» dell’economia circolare,<br />
per promuovere «tecnologie e processi ad alto<br />
contenuto innovativo» in specifiche filiere strategiche.<br />
Nel dettaglio<br />
Le misure individuano sette diverse macro-aree<br />
del waste management nelle quali devono rientrare<br />
le proposte di progetti da finanziare, così<br />
suddivise: miglioramento e meccanizzazione<br />
della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani;<br />
ammodernamento e realizzazione di nuovi<br />
impianti di trattamento/riciclo dei rifiuti urbani<br />
provenienti dalla raccolta differenziata; ammodernamento<br />
e realizzazione di nuovi impianti innovativi<br />
di trattamento/riciclaggio per lo smaltimento<br />
di materiali assorbenti ad uso personale,<br />
fanghi di acque reflue, rifiuti di pelletteria e rifiuti<br />
tessili. Ci sono poi l’ammodernamento e la realizzazione<br />
di nuovi impianti per il miglioramento<br />
della raccolta, della logistica e del riciclo dei rifiuti<br />
di apparecchiature elettriche ed elettroniche<br />
Alessandro Marangoni, economista<br />
e docente universitario, è fondatore e ceo di<br />
Althesys, società professionale indipendente<br />
specializzata nella consulenza strategica<br />
e nello sviluppo di conoscenza.<br />
Opera con competenze di eccellenza nei<br />
settori chiave di ambiente, energia,<br />
infrastrutture e utility, nei quali assiste<br />
imprese e istituzioni.<br />
(RAEE); l’ammodernamento e realizzazione di<br />
nuovi impianti per il miglioramento della raccolta,<br />
della logistica e del riciclo dei rifiuti in carta<br />
e cartone; la realizzazione di nuovi impianti per<br />
il riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclo meccanico<br />
o chimico), compresi i rifiuti di plastica in<br />
mare; l’infrastrutturazione della raccolta delle<br />
frazioni di tessili pre e post consumo, e infine<br />
l’ammodernamento dell’impiantistica e la realizzazione<br />
di nuovi impianti di riciclo delle frazioni<br />
tessili in ottica sistemica.<br />
Molti ambiti innovativi e di grande interesse,<br />
che potrebbero contribuire a far fare un salto<br />
di qualità al sistema italiano di waste management.<br />
Scelta dei progetti e competenze dei<br />
proponenti saranno chiave per concretizzare<br />
questi potenziali.<br />
l<br />
WAS – <strong>Waste</strong> Strategy è il think tank di Althesys dedicato all’analisi della filiera<br />
produzione-consumo del waste management e del riciclo con un approccio integrato,<br />
che unisce la prospettiva aziendale e industriale a una visione di sistema. Lo scopo<br />
è fornire un quadro unitario e proporre strategie d’impresa e politiche di sistema<br />
che integrino i diversi aspetti: ambientali, sociali, industriali, economici, normativi<br />
e tecnologici. Superare approcci parziali e frammentati è infatti fondamentale<br />
per lo sviluppo del settore e per definire le policy migliori per il Paese.<br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
12 PRIMO PIANO Soluzioni<br />
SCENARIO PNRR<br />
SCENARIO PNRR<br />
PRIMO PIANO<br />
13<br />
TRIONFO DEL CASSONETTO<br />
Cassonetti 4.0, di<br />
nuova generazione.<br />
Marco Comelli<br />
La cornucopia che sanerà i mali dell’Italia, altrimenti nota<br />
come Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ha<br />
un capitolo anche per i rifiuti e l’economia circolare.<br />
Ma non affronta “in solido” i problemi degli uni e dell’altra<br />
Come è noto il PNRR è in generale strutturato<br />
in due parti. Una è relativa alle riforme,<br />
che per il capitolo rifiuti ed economia<br />
circolare sono diverse ed importanti.<br />
È prevista una Strategia Nazionale per l’Eco -<br />
nomia Circolare, un Programma Nazionale per<br />
la Gestione dei Rifiuti (PNGR), e poi un sostegno<br />
tecnico alle autorità locali - che non è proprio<br />
una riforma ma un indirizzo (non troviamo definizione<br />
migliore) - per fornire consulenza da<br />
parte dello Stato agli enti locali per l'attuazione<br />
delle normative ambientali, per lo sviluppo di<br />
piani e progetti in materia di gestione dei rifiuti<br />
e le procedure di gara. Ci si chiede se ci fosse<br />
bisogno del PNRR per attuare quest’ultima<br />
azione, ma tant’è.<br />
Dove volano gli euro<br />
La prima e seconda riforma sono in teoria importanti<br />
perché dovrebbero permettere, rispettivamente,<br />
di avviare finalmente una vera<br />
circolarità funzionante e non tenuta in piedi<br />
con i sussidi, e di superare le criticità che finora<br />
hanno impedito una gestione moderna dei rifiuti<br />
da parte delle autorità locali.<br />
Però, se è vero che gli obiettivi si vedono là<br />
dove si mettono i soldi, passando al capitolo<br />
degli investimenti, qualcosa non torna.<br />
Quantitativamente, le risorse del PNRR dedicate<br />
direttamente ai rifiuti ammontano a 2,1<br />
miliardi di euro, suddivisi in 1,5 miliardi di euro<br />
volti alla “Realizzazione nuovi impianti di gestione<br />
rifiuti e ammodernamento di impianti<br />
esistenti”, a loro volta divisi in 600 milioni per<br />
miglioramento e meccanizzazione della rete<br />
di raccolta differenziata dei rifiuti urbani; 450<br />
milioni per ammodernamento e realizzazione<br />
di nuovi impianti di trattamento/riciclo dei rifiuti<br />
urbani differenziati; e 450 milioni nella<br />
classica voce omnibus rubricata come “ammodernamento<br />
e realizzazione di nuovi impianti<br />
innovativi” per il trattamento/ riciclaggio<br />
per lo smaltimento di materiali assorbenti ad<br />
uso personale (PAD), i fanghi di acque reflue,<br />
i rifiuti di pelletteria e i rifiuti tessili. 600 milioni<br />
di euro sono invece dedicati ai “Progetti “faro”<br />
di economia circolare”, 150 milioni cadauno<br />
per ammodernamento e realizzazione di<br />
nuovi impianti per il miglioramento della raccolta,<br />
della logistica e del riciclo dei rifiuti dei<br />
RAEE, comprese pale di turbine eoliche e<br />
pannelli fotovoltaici; ammodernamento e realizzazione<br />
di nuovi impianti per il miglioramento<br />
della raccolta, della logistica e del riciclo<br />
dei rifiuti in carta e cartone; realizzazione<br />
di nuovi impianti per il riciclo dei rifiuti plastici<br />
(attraverso riciclo meccanico, chimico,<br />
"Plastic Hubs"). Sono pure compresi i rifiuti<br />
di plastica in mare; infrastrutturazione della<br />
raccolta delle frazioni di tessili pre-consumo<br />
e post-consumo, ammodernamento dell’impiantistica<br />
e realizzazione di nuovi impianti di<br />
riciclo delle frazioni tessili in ottica sistemica,<br />
noti come “Textile Hubs”.<br />
Un meccanismo che si inceppa<br />
Bellissimo. Però più che sistemi innovativi di<br />
riciclo di assorbenti e pannolini, con tutto il rispetto,<br />
il nostro Paese è ancora fermo alla<br />
mancanza di impianti per lo smaltimento dei<br />
rifiuti indifferenziati, termovalorizzatori e discariche,<br />
soprattutto al sud. Si vogliono bruciare<br />
le tappe, passando direttamente alla circolarità,<br />
ma poi ci si scontra con un secondo<br />
problema. Prendiamo i finanziamenti ai “progetti<br />
faro”, che sono destinati alle aziende. Il<br />
contributo è a fondo perduto, ma si ferma al<br />
massimo al 35% dei fondi ammissibili. Quindi,<br />
le aziende devono provvedere per il 65%, e attenzione,<br />
con fondi propri: non sono ammessi<br />
progetti che abbiano attinto o attingeranno ad<br />
altri fondi europei. Ci sono limiti simili in tutti<br />
i capitoli di spesa. Risultato immediato: lo<br />
scorso 14 febbraio, un giorno prima della data<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
14 PRIMO PIANO Soluzioni<br />
SCENARIO PNRR<br />
CHE FINE HA FATTO?<br />
PRIMO PIANO<br />
15<br />
Venezia chiede<br />
un finanziamento<br />
per il progetto<br />
di riqualificazione<br />
della rimessa,<br />
e centro<br />
manutenzione<br />
dei veicoli<br />
per la raccolta rifiuti<br />
di Sacca S. Biagio<br />
(Giudecca).<br />
di chiusura dei bandi, nota da mesi, il MITE è<br />
stato costretto a rimandare tutto di un mese<br />
o più. Il motivo? Risultavano presentati 1.400<br />
progetti per 1.600 milioni euro sui 2.100 disponibili.<br />
Il problema è che quasi nulla arrivava<br />
da enti e imprese del Sud, dove dovrebbero<br />
essere spese il 45% delle risorse del PNRR.<br />
Situazione attuale<br />
Ma andiamo a vedere, a campione, cosa c’è<br />
nelle per ora richieste di finanziamento.<br />
Naturalmente sono richieste “pilotate”, da<br />
come sono scritti i bandi.<br />
Per esempio, 600 milioni di euro (60% al centro-sud,<br />
il restante al nord) per i comuni o loro<br />
raggruppamenti, sono riservati a: strutture<br />
(cassonetti stradali o su isole ecologiche interrate)<br />
“intelligenti” per l’ottimizzazione della raccolta<br />
attraverso utilizzo di contenitori ad accesso<br />
controllato, con apertura che permetta l’identificazione<br />
del conferitore; attrezzature per la<br />
diversificazione delle filiere di raccolta differenziata<br />
con ulteriori flussi per ricavare un maggior<br />
valore aggiunto dai corrispettivi dei sistemi collettivi<br />
di responsabilità estesa del produttore;<br />
strumentazione hardware e software per applicazioni<br />
IoT su vari aspetti gestionali; centri<br />
di raccolta, ovvero infrastrutture attrezzate, recintate<br />
e sorvegliate a cui gli utenti possano<br />
conferire anche rifiuti non compatibili con i normali<br />
circuiti di raccolta (ingombranti, RAEE, pericolosi,<br />
etc.); realizzazione di strutture destinate<br />
al riutilizzo di beni in disuso, che affiancati ai<br />
centri di raccolta intercettano e rimettono in<br />
circolazione oggetti riutilizzabili attraverso punti<br />
di distribuzione.<br />
Prima i soldi, il Piano poi<br />
Esplicitamente, non sono finanziabili proposte<br />
che prevedano l’acquisto di mezzi per la raccolta<br />
differenziata. Quindi, a parte l’IoT, che è<br />
aperto all’installazione sui mezzi e riciclerie,<br />
il PNRR privilegia un modello preciso di raccolta<br />
differenziata, quello basato sul cassonetto<br />
o affini. Prima ancora che sia approvato<br />
il Programma Nazionale per la Gestione dei<br />
Rifiuti, il messaggio di quale sia la destinazione<br />
preferita dei denari è chiarissimo.<br />
E infatti, gli enti locali si sono prontamente adeguati.<br />
Venezia, nonostante sia una delle città<br />
che si colloca nella parte altissima della classifica<br />
per raccolta differenziata, richiede 25 milioni<br />
di euro. Destinati a: sostituire isole ecologiche<br />
a raso con altre interrate e automatizzate<br />
(tre in totale), realizzare un centro di raccolta a<br />
raso (un milione circa) - complessivamente per<br />
6 milioni di euro - e poi sostituire le calotte degli<br />
attuali cassonetti con altre “4.0” per un totale<br />
di 6,2 milioni di euro per 2.450 unità.<br />
E il resto per arrivare a 25 milioni? 12.385.000<br />
vanno (se accettato il progetto) alla riqualificazione<br />
della rimessa e centro manutenzione<br />
dei veicoli di raccolta rifiuti di Sacca<br />
San Biagio alla Giudecca, comprensivi di<br />
campo sportivo polivalente con spogliatoi,<br />
un parchetto e un impianto fotovoltaico da<br />
150 metri quadri. Nelle altre città e regioni<br />
non va meglio. Roma, per esempio, punta<br />
diritta sulle isole ecologiche, otto ne sono<br />
previste secondo quando si sa dalle delibere<br />
comunali. E nelle isole ecologiche, ci sono i<br />
cassonetti. Vincitori a mani basse della corsa<br />
alle risorse, sembra.<br />
l<br />
40% di costi in meno<br />
col trattamento<br />
microbiologico<br />
dei reflui tessili<br />
È nella nostra natura pubblicare articoli e<br />
notizie relative a invenzioni, innovazioni, ricerche che sono ancora<br />
agli stadi preliminari di realizzazione. Ci è venuta l’idea di andare<br />
a vedere, a distanza di tempo, cosa sia successo di quei progetti.<br />
Iniziamo, come viatico positivo, con un lieto fine<br />
Sul numero 11 di <strong>Waste</strong> del 2020, abbiamo<br />
ospitato un progetto di ricerca condotto<br />
da Politecnico di Milano, Università degli<br />
Studi di Milano e Università di Milano-Bicocca,<br />
e Università di Bolzano, in collaborazione con<br />
partner industriali nel settore della stampa tessile.<br />
L’obiettivo del progetto TRETILE, finanziato<br />
da Fondazione Cariplo e InnovHub, era di indagare<br />
la possibilità di eliminare l’azoto dai reflui<br />
della stampa tessile fino a livelli tali da consentire<br />
la reimmissione degli stessi nelle acque<br />
superficiali, utilizzando colonie microbiologiche<br />
composte da diverse specie autotrofe, anche di<br />
microalghe. La possibilità era già appurata da<br />
tempo a livello di laboratorio. Il progetto saliva<br />
di scala, con un impianto pilota posto presso<br />
un centro depurazione e lavorando su reflui<br />
“veri”. Si puntava inoltre a mettere a punto un<br />
processo in grado di eliminare l’uso di reagenti<br />
e materie prime costose e ad abbattere le emissioni<br />
di CO 2 . Obiettivi secondari erano la rimozione<br />
del colore utilizzando funghi, e l’estrazione<br />
dei pigmenti contenuti nei reflui per possibile<br />
riutilizzo.<br />
Il lieto fine<br />
Il progetto si è chiuso a metà 2021 ed è stato<br />
un successo relativamente alla rimozione dell’azoto,<br />
sul quale sono stati pubblicati paper<br />
scientifici.<br />
Si è arrivati infatti ad abbattere il 70% di questo<br />
elemento, un valore percentuale che però non<br />
si è riusciti ad incrementare, poiché una parte<br />
dei batteri (cosiddetti anammox) entrava in sofferenza<br />
nel corso del processo. I ricercatori<br />
quindi hanno proposto di apportare modifiche<br />
per favorirne la crescita; per esempio rendendo<br />
le operazioni continue (ora sono batch) capaci<br />
di eliminare il verificarsi di condizioni ambientali<br />
stressanti.<br />
Con questi accorgimenti, è possibile realizzare un<br />
50% di risparmio nella rimozione dell’azoto rispetto<br />
ai trattamenti convenzionali. Applicato su scala<br />
industriale, un impianto microbiologico di questo<br />
tipo porterebbe ad una riduzione del 40% dei costi<br />
complessivi di trattamento delle acque reflue.<br />
Complimenti a tutti.<br />
l<br />
Marco Comelli<br />
Le pagine<br />
di apertura<br />
relative<br />
all’articolo<br />
in oggetto (<strong>Waste</strong><br />
n. 11/2020).<br />
Per maggiori informazioni: https://www.cell.com/heliyon/pdf/S2405-8440(21)02548-2.pdf.<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
16 PRIMO PIANO Soluzioni<br />
NORMATIVE<br />
NORMATIVE<br />
PRIMO PIANO<br />
17<br />
Pillole dal Laboratorio<br />
Andrea Ballabio,<br />
Donato Berardi,<br />
Antonio Pergolizzi<br />
e Nicolò Valle<br />
del Laboratorio<br />
REF Ricerche<br />
Riparte col nuovo anno la rubrica di commento<br />
e approfondimento delle normative. In questo<br />
appuntamento, si parla di come rendere ottimale<br />
una “buona” strategia per l’Economia Circolare<br />
Il Laboratorio REF<br />
Ricerche è un think tank<br />
che intende riunire<br />
selezionati<br />
rappresentanti del mondo<br />
dell´impresa, delle<br />
istituzioni e della finanza<br />
al fine di rilanciare il<br />
dibattito sul futuro dei<br />
Servizi Pubblici Locali.<br />
Per quanto riguarda i rifiuti, il Piano<br />
Nazionale di Ripresa e Resilienza<br />
(PNRR) fa affidamento per lo più sul pilastro<br />
delle riforme, a discapito di quello degli<br />
investimenti, a cui sono destinati appena 2,1<br />
miliardi di euro sui circa 200 miliardi complessivi.<br />
L’attuazione del piano, per il settore, sta per<br />
entrare in una fase decisiva, dal momento che<br />
sono già stati pubblicati i decreti e gli avvisi<br />
relativi ai progetti per gli investimenti, così<br />
come sono stati emanati i documenti preliminari<br />
delle due grandi riforme previste dal<br />
Piano: la Strategia Nazionale per l’Economia<br />
Circolare e il Programma Nazionale per la<br />
Gestione dei Rifiuti (PNGR).<br />
Il punto di partenza<br />
Con la Strategia, in particolare, si mira a definire<br />
il framework generale ove collocare<br />
strategicamente tutte le politiche attinenti all’economia<br />
circolare per i prossimi anni, ivi<br />
inclusa la strumentazione economica di accompagnamento.<br />
Idealmente, la Strategia<br />
dovrebbe tracciare la rotta strategica per il<br />
percorso futuro di sviluppo atteso e auspicato,<br />
avendo una portata ad ampio respiro di coordinamento<br />
delle diverse policy ed essendo un<br />
contenitore di linee strategiche per l’intero<br />
settore.<br />
Il documento preliminare, posto in consultazione<br />
dal Ministero della Transizione Ecologica<br />
(MiTE), rappresenta un buon punto di partenza.<br />
Esso, infatti, non solo include degli aggiornamenti<br />
rispetto alle linee programmatiche<br />
individuate nel 2017, ma - guardando più nel<br />
dettaglio - va ad individuare altre aree di intervento<br />
come l’ecodesign dei prodotti, l’ecoprogettazione,<br />
la bioeconomia, la blue economy<br />
e le materie prime critiche.<br />
Tuttavia, affinché la Strategia possa dirsi realmente<br />
efficace, sarebbe auspicabile includere<br />
dei riferimenti temporali puntuali circa<br />
l’adozione dei diversi provvedimenti e/o strumenti.<br />
Con ciò, andando a definire dei tempi<br />
certi e dei percorsi semplificati per tutto l’insieme<br />
di procedure autorizzative legate al settore<br />
dei rifiuti, quanto meno per gli elementi<br />
direttamente afferenti alla Riforma.<br />
Parimenti, occorrerebbe che la Strategia in-<br />
dividuasse delle risorse puntuali, con cui sostanziare<br />
le diverse policy prospettate. Al riguardo,<br />
un bacino potenziale da cui attingere<br />
è quello delle imposte ambientali, di cui solo<br />
una minima parte è poi destinato a finalità<br />
ambientali.<br />
A completamento<br />
A fronte, infatti, di appena 11,3 miliardi di euro,<br />
sui 50,2 miliardi totali, destinati a finalità ambientali,<br />
una piccola parte di quanto a ciò non<br />
destinato potrebbe essere impiegato per la<br />
creazione di un fondo con cui sostanziare gli<br />
orientamenti delineati con la Strategia, quindi<br />
anche al di fuori del perimetro del PNRR.<br />
Inoltre, giova ribadire l’urgenza di porre al<br />
centro della Strategia i rifiuti speciali, e non<br />
soltanto i rifiuti urbani, visto che i primi rappresentano<br />
la quota prevalente nel settore<br />
dei rifiuti, cumulando oltre l’80% dei volumi<br />
e scontando criticità che ancora frenano la<br />
gestione.<br />
A partire, dalla mancanza di impiantistica<br />
per il trattamento finale, come testimoniato<br />
dall’incremento degli stoccaggi e dalla diminuzione<br />
del numero degli impianti complessivi,<br />
e senza dimenticare tutte le filiere<br />
che compongono l’ampio insieme degli speciali,<br />
a ciascuna delle quali sarebbe opportuno<br />
dedicare linee strategiche all’interno<br />
della Riforma.<br />
Un ulteriore tassello che potrebbe essere aggiunto<br />
alla Strategia è il potenziamento degli<br />
istituti giuridici fondamentali che regolano il<br />
mondo dei rifiuti, come l’End of <strong>Waste</strong> (EoW),<br />
i sottoprodotti, il Green Public Procurement<br />
(GPP) e i Criteri Ambientali Minimi (CAM).<br />
Ancorché vi siano dei riferimenti generici alla<br />
gerarchia dei rifiuti, nella versione definitiva<br />
della Strategia occorrerebbe rinforzarne il riferimento,<br />
essendo la Riforma la cornice più<br />
adatta per l’introduzione di due strumenti economici<br />
che sostanzino l’ordinamento sotteso:<br />
• L’indicazione di uno strumento concreto,<br />
come quello dei Certificati del Riciclo (CdR),<br />
per la creazione di un mercato robusto per le<br />
MPS.<br />
• La previsione di una riforma dell’ecotassa,<br />
per rendere lo smaltimento in discarica realmente<br />
sconveniente.<br />
Allo scopo di stimolare la domanda di prodotti<br />
riciclati, agli strumenti di mercato sarebbe<br />
opportuno affiancare incentivi fiscali per materiali<br />
e prodotti “circolari”, che svolgano la<br />
funzione di rendere più convenienti le MPS<br />
rispetto ai prodotti vergini.Infine, nella versione<br />
finale della Riforma, andrebbe rafforzato<br />
il ruolo che i biocarburanti, e il biometano<br />
in particolare, possono giocare sia per<br />
il sistema energetico sia per la gestione del<br />
ciclo dei rifiuti.<br />
l<br />
Per approfondire<br />
Arriverà (finalmente)<br />
una “buona” Strategia<br />
per l’Economia Circolare?<br />
Position Paper n. 200 -<br />
Laboratorio REF,<br />
gennaio <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
18 PRIMO PIANO Soluzioni<br />
NEWS<br />
Senza finire in fumo<br />
Ludovica Bianchi<br />
Dai mozziconi di sigaretta il recupero di acetato<br />
di cellulosa. Questa, l’idea di una startup,<br />
per riusarne il materiale in edilizia e oggettistica<br />
Le quattro fasi<br />
Cicche. Veri rifiuti speciali, difficili da<br />
smaltire, e praticamente diffusi ovunque<br />
a causa delle loro ridotte dimensioni.<br />
Secondo un’analisi dell’Enea sono infatti i più<br />
contaminanti del Mediterraneo, rappresentando<br />
il 40% degli scarti finiti in mare. Ancora<br />
più delle plastiche galleggianti.<br />
Tanto arrosto<br />
Una valida alternativa potrebbe essere quella di<br />
Re-Cig, una startup nata nel 20<strong>19</strong> a Rovereto,<br />
che smaltisce i mozziconi e recupera l’acetato<br />
Il progetto si basa su diversi step di lavorazione:<br />
• Separazione della parte di carta e tabacco residuo dal filtro<br />
• Processo di lavaggio speciale a temperature controllate<br />
• Essicazione<br />
• Miscelazione a caldo<br />
di cellulosa dei filtri (che impiegano due anni per<br />
degradarsi in natura). Si tratta di un materiale<br />
versatile e prezioso che può essere utilizzato sia<br />
in oggettistica che per montature di occhiali ma<br />
anche in edilizia come finiture edili necessarie<br />
alla posa di pavimenti.<br />
Come dire… che anche il fumo si ricicla per<br />
farne nuova materia. L’università degli Studi<br />
di Trento ha messo a punto il processo che<br />
consente di separare l’acetato dalla carta e dal<br />
residuo catramoso: ne è nato un brevetto europeo<br />
che definisce il sistema di recupero di<br />
questo materiale. Come prodotto finale si ottengono<br />
dei granuli (completamente purificati)<br />
che possono essere lavorati, in piena ottica di<br />
economia circolare.<br />
La raccolta<br />
A fare da collettori, sono gli smokers point (costruiti<br />
presso lo stabilimento di Re-Cig) che<br />
vengono venduti per raccogliere i mozziconi<br />
che poi vengono riciclati. Ad oggi in tutta Italia<br />
ne esistono 500 già installati, che hanno raccolto<br />
600 kg di cicche (corrispondenti al peso<br />
di circa due milioni di sigarette) e da cui è stato<br />
possibile recuperare il 75% del materiale, ricavandone<br />
400 kg di acetato.<br />
l<br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
20 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni<br />
MERCATO ROTTAMAZIONE<br />
MERCATO ROTTAMAZIONE<br />
ECONOMIA CIRCOLARE<br />
21<br />
Demolizione navi e aerei:<br />
i mercati vanno<br />
in due direzioni diverse<br />
Marco Comelli<br />
Foto di Alan<br />
Wilson. (Licenza<br />
CC BY-SA 2.0).<br />
Il numero di navi civili e piattaforme galleggianti vendute<br />
per lo smantellamento è tornato ai livelli del 2018,<br />
mentre quello degli aerei è quasi fermo. Vediamo perché<br />
Le due principali fonti per il mercato delle demolizioni<br />
navali sono la NGO Shipbreaking<br />
Platform, che i nostri lettori conoscono dopo<br />
l’inchiesta degli scorsi numeri, e la società di consulenza<br />
VesselValue, che cerca anche di quantificare<br />
il valore delle navi demolite. Nel 2021, la prima<br />
conta 763 tra navi e piattaforme, mentre la<br />
seconda si ferma a 704 nel suo conteggio. Le differenze<br />
forse dipendono dalle dimensioni minime<br />
prese in considerazione, ma comunque non cambiano<br />
il trend generale: le demolizioni stanno tornando<br />
al livello del 2018, ancora lontano dai record<br />
degli anni attorno al 2010, ma comunque in recupero<br />
del 20% sul 2020 e del 26% sul 20<strong>19</strong>.<br />
Facciamo un po’ di conti<br />
Per la nostra analisi prendiamo in riferimento i<br />
numeri VesselValue, che complessivamente puntano<br />
a 26,5 milioni di tonnellate di LDT (Light -<br />
weight Displacement Tonnage) pari ad un valore<br />
di 2,7 miliardi, tenendo contro del prezzo medio<br />
spuntato per tonnellata in India, Pakistan e<br />
Bangladesh, che di gran lunga pagano di più. I<br />
mercati delle demolizioni navali sono stati influenzati<br />
dai diversi fattori che hanno interessato<br />
lo shipping in genere: crescita fortissima dei noli<br />
per le rinfuse solide, crescita record nel settore<br />
dei container, staticità invece nelle rinfuse liquide,<br />
ossia per la maggior parte petroliere. A questo<br />
si aggiunge che nel subcontinente indiano il prezzo<br />
del rottame d’acciaio per tutto il 2021 ha raggiunto<br />
e mantenuto prezzi che non si vedevano<br />
dal 2009, con un massimo di 630 dollari a tonnellata,<br />
valore che poi è sceso verso fine anno.<br />
Il prezzo medio più alto si è registrato in Ban -<br />
gladesh, seguito a ruota dal Pakistan. Il prezzo<br />
più basso (comunque 534 dollari a tonnellata,<br />
quasi quattro volte quello che si spunta in Italia<br />
e oltre il doppio della Turchia), probabilmente è<br />
motivato da fatto che ben 92 su 120 cantieri hanno<br />
ottenuto lo Statements of Compliance (SoC) della<br />
Convenzione di Hong Kong. Ciò probabilmente<br />
ha portato ad un aumento dei costi operativi.<br />
Petroliere, rinfusiere, portacontainer….<br />
Sempre seguendo i numeri di VesselValue, il<br />
59% delle navi mandate a demolizione 2021 erano<br />
cisterne, 301 in totale. Si tratta di un aumento<br />
per il tipo del 242% rispetto al 2020. La stagnazione<br />
dei noli - causa pandemia - ha probabilmente<br />
convinto molti armatori di liberarsi delle<br />
navi più vecchie. Il 55% era composto da<br />
navi piccole; 112 cisterne sono andate in<br />
Bangladesh, 84 in India e 60 in Pakistan.<br />
Novità assoluta, sono le 12 cisterne demolite<br />
in Turchia contro una sola nel<br />
2020. Discorso diverso per le rinfusiere<br />
secche: ne sono state demolite 59, l’11% del<br />
totale, contro 132 nel 2020. Il 54% di questo tipo<br />
di navi sono state demolite in Bangladesh.<br />
Secondo VesselValue con la riduzione dei noli<br />
iniziata a fine 2021 e l’arrivo di nuove regole delle<br />
IMO sulle emissioni di CO 2 EEXI) è probabile che<br />
le rinfusiere più piccole, vecchie e meno efficienti,<br />
verranno mandate alla demolizione. Visto<br />
il livello dei noli container, non è sorprendente<br />
che le portacontainer abbiano visto un vero e<br />
proprio crollo nelle demolizioni, da 83 nel 2020<br />
ad appena 11 nel 2021. Tra l’altro l’età media degli<br />
scafi era molto alta, 31 anni, con una rinfusiera<br />
convertita che toccava i 70 anni.<br />
Dalle navi agli aerei<br />
Innanzitutto un’osservazione interessante.<br />
Secondo VesselValue, che lo scorso anno ha iniziato<br />
a seguire anche il mercato degli aerei civili,<br />
il valore delle flotte aeree e di quelle marittime<br />
è praticamente uguale: aerei commerciali di ogni<br />
tipo, sia in servizio che in ordine, 1,37 trilioni di<br />
dollari; navi civili, comprese quelle da crociera,<br />
in servizio e in ordine, 1,36 trilioni di dollari.<br />
A parte questa coincidenza di dati, i due mercati<br />
del riciclo nel 2021 sono andati in direzioni opposte.<br />
Le demolizioni di aerei commerciali sono<br />
letteralmente crollate nel 2021 rispetto al 2020<br />
ma anche alla media storica degli ultimi dieci<br />
anni. L’anno scorso sono stati rottamati 344 velivoli,<br />
che rappresentano l’1,4% della flotta<br />
La Modern<br />
Express, nave<br />
cargo di 164<br />
metri andata<br />
alla deriva<br />
nel 2016.<br />
Nel 2020<br />
la British Airways<br />
ha ritirato<br />
dal servizio tutti<br />
i 747 passeggeri<br />
in flotta.<br />
(Credit: Boeing).<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
22 ECONOMIA CIRCOLARE<br />
MERCATO ROTTAMAZIONE<br />
Smantellamento<br />
di navi<br />
da crociera<br />
in Turchia.<br />
La Boeing<br />
sta posticipando<br />
la ripartenza<br />
nelle consegne<br />
dei nuovi 787.<br />
(Credit: Boeing).<br />
mondiale. La percentuale media negli ultimi dieci<br />
anni è il 2,6%. I dati di gennaio confermano il<br />
calo, con 27 aerei avviati alla demolizione. Questi<br />
numeri smentiscono molte delle previsioni fatte<br />
durante la fase acuta della pandemia e ancora<br />
nel 2021, con la recrudescenza prima della variante<br />
Delta e poi della Omicron, che hanno tenuto<br />
compresso il traffico aereo passeggeri. In<br />
realtà, il fenomeno non ha sorpreso più di tanto<br />
gli addetti ai lavori. Come abbiamo spiegato nella<br />
nostra serie di articoli sul riciclo a degli aerei, la<br />
maggior parte del valore di un velivolo rottamato<br />
risiede negli equipaggiamenti, con i motori che<br />
da soli rappresentano il 40%.<br />
Il minore dei mali<br />
In un tale scenario, il momento migliore per una<br />
linea aerea di ritirare un proprio velivolo, non è<br />
quando la domanda è bassa. Ma è invece quando<br />
gli operatori sono disponibili a pagare dei buoni<br />
prezzi per le parti di ricambio riciclate (in gergo<br />
Used Serviceable Parts). Durante la pandemia,<br />
traffico aereo e valore delle USP sono crollati di<br />
pari passo: non essendoci aereomobili in volo,<br />
non c’è usura dei mezzi e quindi necessità di manutenzione<br />
e sostituzione pezzi.<br />
Con prezzi troppo bassi sul mercato degli USP,<br />
le compagnie sarebbero state costrette a mettere<br />
a perdita l’intero valore del velivolo, mentre lasciando<br />
gli aerei, anche se non utilizzati, a patrimonio,<br />
il deprezzamento può avvenire secondo<br />
i normali parametri. Per questo, con alcune eccezioni,<br />
le compagnie hanno parcheggiato le proprie<br />
flotte ovunque e hanno atteso gli eventi. Casi<br />
come il ritiro nel 2020 degli MD-88 e MD-90 della<br />
Delta Airlines o quello molto pubblicizzato dei<br />
747 della British Airways, hanno tenuto i volumi<br />
del rottamato nel 2020 probabilmente più alti di<br />
quelli che sarebbero stati nella realtà.<br />
I 747 avrebbero dovuto essere ritirati nel 2024.<br />
Passo dopo passo<br />
Come si prospetta il futuro? Secondo gli analisti,<br />
lo spread tra domanda e offerta di USP si sta riducendo,<br />
ma è presto per capire se sia un concreto<br />
segnale di ripresa o semplicemente dovuto<br />
al fatto che numerosi aerei siano stati deprezzati<br />
per due anni senza usurarsi. La maggior parte<br />
di quelli rottamati sono a singolo corridoio (narrow-body)<br />
e a corto-medio raggio, adatti a rotte<br />
dove la domanda è ripartita prima (vedi i voli interni<br />
americani). Le flotte di wide-body a lungo<br />
raggio sono invece ancora poco utilizzate.<br />
Non si dimentichi la crisi nella supply-chain. La<br />
Boeing sta ritardando la ripartenza delle consegne<br />
dei 787, e sia Boeing che Airbus sembrano<br />
avere difficoltà a far crescere la produzione dei<br />
loro narrow-body. Gli aerei ancora parcheggiati<br />
costituiscono una riserva in termini di flessibilità<br />
se il mercato dovesse ripartire improvvisamente,<br />
almeno nel breve termine. Nel medio-lungo, le<br />
leggi della maggior efficienza del nuovo e dell’aumento<br />
dei costi di manutenzione del vecchio,<br />
riporteranno il settore delle demolizioni sui binari<br />
tradizionali. E vorrà dire che la crisi, in qualche<br />
modo, sarà alle spalle.<br />
l<br />
The European Electrical and Electronic Technologies<br />
Exhibition & Conference for the E-Vehicle Industry<br />
12-13 APRIL <strong>2022</strong><br />
BOLOGNA EXHIBITION CENTER - ITALY<br />
The Battery<br />
Technology & Supply<br />
Chain Exhibition<br />
The Supercapacitors<br />
Industry Exhibition<br />
The Electric Vehicle<br />
Technology Exhibition at the<br />
heart of the E-Motor Valley<br />
The Electric Motors<br />
Industry Exhibition<br />
Metals, Minerals<br />
& Advanced Materials for the<br />
Next Industrial and<br />
Technological Revolution<br />
WWW.E-TECH.SHOW<br />
Marzo <strong>2022</strong>
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
24<br />
ECONOMIA CIRCOLARE<br />
POST ECOMONDO<br />
POST ECOMONDO<br />
ECONOMIA CIRCOLARE<br />
25<br />
Installazione<br />
realizzata con<br />
scarti metallici.<br />
Dagli anni ’50<br />
il Gruppo Fiori<br />
è specializzato<br />
nel recupero<br />
trattamento<br />
di metalli da<br />
veicoli a fine vita.<br />
SBAM!<br />
Il 24° appuntamento con Ecomondo e Key Energy<br />
ha fatto il botto. L’edizione 2021 dei due saloni,<br />
riferimento per l’economia circolare e le energie<br />
rinnovabili, ha superato ogni più rosea aspettativa<br />
Federica Lugaresi<br />
Credit: Ecomondo<br />
In presenza. E a distanza di due anni. Effer -<br />
vescente e dai palinsesti convegnistici super<br />
ricchi. Questo è quanto si è percepito sin dal<br />
primo giorno della kermesse riminese, che ha<br />
registrato l’85% di presenze rispetto alla passata<br />
edizione pre-Covid e con più di 1.080 marchi presenti,<br />
distribuiti per il 90% della superficie disponibile.<br />
Convegni e seminari, uno più interessante dell’altro,<br />
si sono svolti nel corso delle quattro giornate<br />
per un totale di 500 ore. Decennale Stati<br />
Generali della Green Economy, a parte.<br />
Tematiche “cutting edge”<br />
Quasi un peccato che eventi e workshop siano<br />
stati tanto numerosi ma soprattutto così densii<br />
di contenuti che, a fatica, si è riusciti a seguire<br />
quelli in target con la nostra rivista. Imprese, istituzioni,<br />
enti e organizzazioni si sono infatti confrontati<br />
su argomenti al centro delle agende di<br />
tutti i governi e legate all’avvio del PNRR.<br />
Largo quindi - in ottica di green economy e industria<br />
4.0 - a bioeconomia circolare, risorse<br />
idriche, trattamento rifiuti e processi di digitalizzazione.<br />
In questo scenario, sono proprio le<br />
aziende a fare da collante tra la raccolta di materiali<br />
di scarto e la materia prima seconda che,<br />
quest’anno come non mai, è stata tanto utilizzata<br />
negli allestimenti di numerosi stand all’insegna<br />
della sostenibilità.<br />
Ma come sempre, circolarità è la parola d’ordine.<br />
Fari puntati quindi su innovazioni sostenibili per<br />
il recupero e riciclo di materia.<br />
Si guarda avanti<br />
Soprattutto su alcune innovazioni tecnologiche<br />
applicate alle differenti categorie di residui, sottoprodotti<br />
o scarti industriali e urbani, con l’obbiettivo<br />
di incrementare la circolarità e valorizzazione<br />
delle risorse. Come nel caso dell’utilizzo<br />
dei fanghi di depurazione per produrre combustibili<br />
verdi (progetto dell’Università di Bologna),<br />
in cui i fanghi provenienti da acque depurate,<br />
vengono messi in un termocatalizzatore da cui<br />
si ottiene un olio purificato che può essere poi<br />
distillato in diesel e benzina. Lo studio invece del<br />
CNR e Università della Tuscia è focalizzato sulla<br />
tecnologia dell’elettrofilatura per il recupero di<br />
scarti agroalimentari, da cui si ottengono polimeri<br />
nanostrutturati (tessuti cavi) che possono<br />
essere utilizzati come filtri.<br />
Interessante anche il progetto Reski Boot che<br />
lancia sul mercato scarponi da sci realizzati al<br />
90% con materiali riciclati ed eliminando gli scarti<br />
di lavorazione.<br />
Il futuro prossimo è senza dubbio per il riciclo dei<br />
PFU che vedono nuove frontiere nel riciclo chimico.<br />
Mediante la pirolisi, la struttura chimica<br />
della gomma viene modificata per ottenere prodotti<br />
ad alto valore aggiunto e che possono essere<br />
utilizzati in sostituzione di prodotti vergini (per es.<br />
re-carbonblack, idrogeno o lubrificanti).<br />
Biogas e biometano invece, possono essere valorizzati<br />
verso le cosiddette molecole verdi (idrogeno<br />
e biogas); la cui trasformazione in energia<br />
elettrica, rappresenta una fonte energetica rinnovabile<br />
e programmabile (a differenza dell’eolico<br />
e del solare).<br />
Ma anche la rigenerazione degli oli alimentari<br />
esausti dà un forte contributo alla circolarità. In<br />
quest’ottica, il consorzio RenOils si occupa della<br />
loro raccolta, con l’obiettivo di contribuire alla<br />
gestione del sistema di riciclo degli oli stessi (ad<br />
oggi considerati rifiuto non pericoloso), dato che<br />
possono essere trasformati in biodiesel, lubrificanti<br />
e tensioattivi. Prodotti capaci di generare<br />
valore per l’ambiente e per il mercato.<br />
Applicazioni smart<br />
“Avvistata” la prima braca a vela al mondo stampata<br />
in 3D, in monoscocca con materiale riciclato<br />
MyReplast di NextChem, che mette a disposizione<br />
la tecnologia di upcycling e i polimeri riciclati.<br />
Ma anche la nuova turbina progettata e realizzata<br />
per fare del mini eolico di Espe group, capace di<br />
condensare le massime prestazioni nelle dimensioni<br />
più ridotte. Divertenti e originali le installazioni<br />
in pannelli truciolari realizzate con il 100%<br />
di legno riciclato, ma anche sculture costituite<br />
da materiali ferrosi recuperati da veicoli a fine<br />
vita. Quando anche l’arte non si pone dei limiti e<br />
diventa sostenibile…<br />
I grandi, tutti presenti<br />
In vetrina quindi le attrezzature e tecnologie per<br />
la selezione ed il recupero di rottami ferrosi e<br />
non, plastiche, trattamento dei rifiuti speciali e<br />
pericolosi, recupero e trattamento dei RAEE, veicoli<br />
a fine vita. Con le principali aziende player<br />
di settore (nazionali ed internazionali) che hanno<br />
proposto - con le proprie applicazioni e competenze<br />
e attraverso nuove opzioni di recupero - le<br />
soluzioni del domani, per poter immettere sul<br />
mercato le materie prime seconde (ad Eco -<br />
mondo sono rappresentate le filiere del legno,<br />
plastiche, vetro, carta, cartone e imballaggi).<br />
Ma per scoprire cosa riserverà la prossima quattro<br />
giorni di riferimento europeo - che fa da collettore<br />
per i nuovi modelli di economia circolare e rigenerativa<br />
- non ci resta che attendere l’appuntamento<br />
del prossimo novembre (dall’8 all’11).Nel<br />
frattempo… barriamo l’agenda.<br />
l<br />
Prima barca<br />
a vela al mondo<br />
stampata in 3D,<br />
in monoscocca<br />
con materiale<br />
completamente<br />
riciclato.<br />
Convegni<br />
e workshop<br />
in presenza,<br />
per momenti<br />
formativi.<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
26<br />
ECONOMIA CIRCOLARE NEWS Soluzioni<br />
NEWS<br />
ECONOMIA CIRCOLARE<br />
27<br />
Che buon profumo!<br />
Eliana Puccio<br />
Ciak: la nuova vita<br />
del film agricolo<br />
Il consorzio per la gestione dei beni in polietilene<br />
certifica il riciclo dei teli per la copertura delle serre:<br />
possono diventare pellicole tecniche usate in edilizia<br />
n È possibile produrre bioplastica usando<br />
fiori? Sì, e ci pensa Mixcygling, una startup<br />
innovativa di Breganze (Vicenza), che<br />
realizza materiali a basso impatto<br />
ambientale recuperando fibre organiche<br />
da scarti di lavorazioni. Proprio dal suo<br />
ingegno nascono packaging naturali che<br />
stimolano vista, tatto e olfatto grazie<br />
all’utilizzo di scarti di lavorazione di<br />
camomilla e lavanda, ottenuti<br />
rispettivamente dalla produzione di<br />
bevande e dal processo di distillazione da<br />
cui si estrae l’olio essenziale. L'idea è<br />
quella di limitare l'uso di materie prime<br />
favorendo l’economia circolare.<br />
Inizialmente, Mixcycling l’ha fatto<br />
riutilizzando i residui della produzione<br />
interna dell’azienda, costituiti da sughero<br />
e legno. Poi, la lista di fibre organiche<br />
utilizzate per creare materiali ecologici<br />
alternativi alla plastica si è allungata.<br />
Beh, che dire, complimenti per l’inventiva!<br />
Giancarlo Dezio,<br />
direttore generale<br />
di Ecopolietilene.<br />
Ecopolietilene insieme con il produttore<br />
Eiffel e il distributore Aniplast e il supporto<br />
operativo di Ecolight Servizi, Metaplas e<br />
Plastimontella, ha dato vita un anno fa al progetto<br />
“La nuova vita del film agricolo”.<br />
Si tratta di nuovo percorso circolare che riguarda<br />
i teli da copertura usati in agricoltura.<br />
Nasce così la prima filiera circolare per il recupero<br />
dei rifiuti plastici (beni in polietilene) che<br />
consente ai teli dismessi - per la copertura dei<br />
vigneti - di essere interamente recuperati e<br />
reinseriti nel ciclo di produzione di particolari<br />
film usati nelle costruzioni.<br />
“Parliamo di un bene in polietilene che è risultato<br />
interamente riciclabile. Una sua corretta<br />
gestione, dalla raccolta al trattamento, permette<br />
di ottenere un granulo plastico facilmente utilizzabile<br />
nella produzione del film in polietilene<br />
usato nelle costruzioni come barriera al vapore”,<br />
spiega il direttore generale di Ecopolietilene,<br />
Giancarlo Dezio. “È l’inizio di un percorso che,<br />
partendo da una raccolta puntuale dei rifiuti di<br />
beni in polietilene, vuole dare un significativo<br />
contributo all’economia circolare, garantendo<br />
una destinazione finale alla materia prima secondaria<br />
e una maggiore tracciabilità di questi<br />
rifiuti”. Il processo di riciclo avviato da<br />
Plastimontella ha visto la produzione di un granulo<br />
idoneo alla filmatura in bolla. Eiffel ha individuato<br />
come poter impiegare questa materia<br />
prima seconda.<br />
Le prove fatte hanno consentito una produzione<br />
industriale stabile per la realizzazione di film<br />
barriera al vapore, grazie ad una miscela di materie<br />
prime seconde prodotte all’interno del progetto<br />
del 20 per cento.<br />
Le 30 tonnellate di teli per la copertura delle<br />
serre, miscelate con altre plastiche riciclate,<br />
hanno dato vita a 100 tonnellate di film per l’edilizia<br />
interamente green. "I benefici ambientali<br />
ed economici riscontrati hanno spinto tutti i partner<br />
del progetto a proseguire su questa strada.<br />
Il progetto evidenzia l’importanza del ruolo dei<br />
produttori per la costruzione di una reale economia<br />
circolare dove il rifiuto di oggi diventa un<br />
bene di domani’, conclude Dezio. l<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Giugno 2020
28 ECONOMIA CIRCOLARE NUOVI MATERIALI<br />
NUOVI MATERIALI<br />
ECONOMIA CIRCOLARE<br />
29<br />
CircolarMente<br />
Secondo anno per lo spazio dedicato<br />
ai materiali circolari, soluzioni materiche riciclate,<br />
con origine da fonte rinnovabile e certificate.<br />
Un numero interamente dedicato agli scarti tessili<br />
Marco Capellini<br />
matrec.com<br />
Le direttive Europee sull’economia circolare<br />
hanno fornito nuove indicazioni e<br />
stimoli per il mercato, dettando linee<br />
guida ben precise. In particolare, in Italia a<br />
partire dal 1 gennaio <strong>2022</strong>, come previsto dal<br />
decreto legislativo n.116/2020 è entrato in vigore<br />
l’obbligo per la raccolta differenziata dei<br />
rifiuti tessili, che per il resto d’Europa diventerà<br />
obbligatoria entro il 2025.<br />
Il bel paese, che riconosce il settore moda come<br />
parte fondamentale della propria economia, ha<br />
deciso di interpretare queste nuove condizioni<br />
come un’opportunità, anche se in realtà ci sono<br />
ancora una serie di aspetti da definire.<br />
Non perdiamo il filo<br />
I rifiuti tessili infatti, se sapientemente gestiti,<br />
potrebbero rappresentare una fonte importante<br />
di risorse materiche per il riuso e il riciclo.<br />
Ad oggi non esistono dati puntuali sulle<br />
quantità di rifiuti tessili generati e soprattutto<br />
sui flussi di riutilizzo dei capi di abbigliamento,<br />
azione che sta diventando sempre più una<br />
buona pratica caratterizzata da un mercato<br />
del second hand che vede un numero crescente<br />
di aziende del fashion protagoniste. Come<br />
Matrec, siamo sempre più coinvolti in attività<br />
di misurazione della circolarità di prodotti del<br />
settore moda ed i risultati mettono in evidenza<br />
la necessità di intervenire in fase di progettazione,<br />
mediante la scelta di soluzioni materiche<br />
circolari in grado di favorire la valorizzazione<br />
dei prodotti giunti a fine vita. Molti rifiuti<br />
tessili domestici ad oggi vengono recuperati<br />
e convogliati nel flusso del riuso.<br />
Mentre gli scarti tessili industriali che vengono<br />
recuperati e riciclati, sono impiegati in molteplici<br />
applicazioni tra i quali il settore edilizia<br />
come pannelli isolanti acustici, per la realizzazione<br />
di imballaggi, imbottiture, oggettistica<br />
e in parte reimpiegati nel settore moda per<br />
generare nuovi tessuti circolari.<br />
Cambiando i fattori…il risultato cambia!<br />
Invertendo le logiche di processo, applicando<br />
in fase di produzione del settore tessile i principi<br />
di ecodesign, affiancati da un rodato sistema<br />
di raccolta differenziata, si potrebbero<br />
recuperare e reimpiegare ingenti quantitativi di<br />
risorse. L’utilizzo di prodotti tessili monomaterici<br />
e non trattati, ad esempio 100% lana o cashmere,<br />
possono generare in fase di riciclo nuove<br />
fibre filabili oltre a materiale riempitivo.<br />
Per fibra filabile si intende la frazione in uscita<br />
costituita da fibre lunghe, caratterizzate da una<br />
certa qualità che ne garantisce il riutilizzo in un<br />
nuovo processo di filatura. Quando invece i materiali<br />
sono costituiti da diverse miscele di fibre<br />
(mix tra sintetici e organici), inevitabilmente a<br />
fine vita il processo di riciclo produrrà materiale<br />
fluff, con un contenuto indeterminato che può<br />
essere destinato, quando va bene, esclusivamente<br />
a materiale di riempimento. Iniziano comunque<br />
ad esserci realtà industriali in grado di<br />
riciclare e separare i tessuti misti. Di seguito una<br />
selezione di materiali rappresentativi della tematica<br />
che fanno parte di Matrec Lab, laboratorio<br />
di ricerca internazionale avviato nel 2002,<br />
che raccoglie materiali circolari e soluzioni innovative<br />
provenienti da tutto il mondo. l<br />
Il copyright di tutte<br />
le immagini appartiene<br />
alle aziende menzionate.<br />
MONO: Materiale composto da scarti tessili postindustriali,<br />
ottenuto attraverso un processo brevettato<br />
di up-cycling, che consente di recuperare fino al 100%<br />
delle fibre tessili per trasformarle in un materiale<br />
resistente che può essere modellato su richiesta. Si<br />
tratta di tessuto monomaterico che, a seconda delle<br />
esigenze, è possibile avere in fibre sintetiche con<br />
100% poliestere riciclato o in fibre naturali in 100%<br />
cotone riciclato. Trova impiego nella realizzazione di<br />
imballaggi e oggettistica. (nazena.com)<br />
RIPPLE CUSHION: Materiale realizzato in fibre tessili riciclate: PET<br />
riciclato, poliestere riciclato, lana riciclata e canapa naturale. Si<br />
avvale di un nuovo processo di produzione brevettato che consente di<br />
riciclare qualsiasi tipo di fibra, da fili tessili, a fibre naturali o bottiglie<br />
di plastica. Le fibre vengono soffiate in uno stampo riscaldato e<br />
pressato al fine di ottenere la forma 3D finale. (fibermates.com)<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
MILLEFORMA COTONE: Materiale realizzato al 73%<br />
in linters di cotone, ovvero cascami di scarto<br />
provenienti da filiere produttive, uniti a componente<br />
minerale quali caolino micronizzato, terre coloranti,<br />
pigmenti in polvere, sali ignifughi, senza l’utilizzo di<br />
coloranti e mordenti chimici. Caratterizzati da<br />
un’ottima risposta fonoassorbente nelle frequenze<br />
fondamentali della voce umana, sono ideali per<br />
restituire comfort acustico in luoghi pubblici, uffici,<br />
scuole e complessi residenziali. (lnx.milleforma.it)<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
SOLID TEXTILE BOARD: Pannello ad alta<br />
densità realizzato al 70% con tessuti<br />
riciclati ed al 30% con legante<br />
bicomponente. I tessuti provengono dalle<br />
industrie della moda, dalle lavanderie<br />
industriali e da scarti di produzione delle<br />
aziende tessili. Il nucleo del pannello è<br />
costituito da cotone bianco riciclato,<br />
successivamente rivestito con uno strato<br />
esterno di cotone o lana riciclati per<br />
conferire colore. (reallycph.dk)
In cooperation with<br />
NEWS<br />
ECONOMIA CIRCOLARE<br />
31<br />
#newlifetoplastic<br />
Noi li abbiamo<br />
in gomma riciclata<br />
n Sicuri, duraturi e<br />
silenziosi.<br />
L’Italia fa un altro passo<br />
avanti con l’impiego di<br />
asfalti modificati con<br />
aggiunta di gomma<br />
riciclata. Ne va fiero<br />
Federico Dossena,<br />
Direttore Generale di<br />
Ecopneus che spiega: “Gli<br />
asfalti modificati con<br />
gomma riciclata sono una<br />
soluzione tecnologica<br />
all’avanguardia che porta<br />
benefici concreti: strade<br />
senza buche, che durano di<br />
più e che sono anche più<br />
silenziose”.<br />
“Minori danni - continua -<br />
significa anche minore<br />
necessità di manutenzione<br />
e quindi costi di gestione<br />
ridotti nel lungo periodo<br />
per Pubbliche<br />
Amministrazioni ed Enti<br />
gestori. Anche ANAS ha<br />
introdotto gli asfalti con<br />
gomma riciclata nei propri<br />
capitolati: è un segnale che<br />
fa ben sperare per una loro<br />
rapida ed estesa diffusione<br />
in tutto il Paese”.<br />
In poche parole, strade più<br />
sicure e meno rumorose,<br />
what else?<br />
È TEMPO DI<br />
VALORIZZARE<br />
AL MASSIMO<br />
I METALLI<br />
30 Mag - 03 giu | B6 - 223/322<br />
1 st EDITION<br />
22 - 23 giu | Stand T02-7<br />
Giugno 2020<br />
www.panizzolo.com
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
32<br />
ENERGIA<br />
FOTOVOLTAICO<br />
FOTOVOLTAICO ENERGIA<br />
33<br />
Economia Circolare<br />
Riciclo pannelli<br />
fotovoltaici: un’opportunità,<br />
non un problema<br />
Marco Comelli<br />
L’energia solare viene definita pulita per eccellenza.<br />
Sfruttarla non costituisce una difficoltà così come il riciclo<br />
delle apparecchiature che ne consentono l’utilizzo. Ma…<br />
Nel mondo dell’economia circolare ci<br />
sono cose facili, cose difficili e cose facili<br />
che vengono fatte sembrare difficili.<br />
Secondo siti e quotidiani, è in arrivo un disastro<br />
ambientale, una bomba ecologica pronta a<br />
scoppiare, anzi già scoppiata. Colpevoli, i pannelli<br />
fotovoltaici dismessi. Inoltre - urla un<br />
titolo – “Pannelli fotovoltaici con matricola falsificata<br />
esportati in Africa”. Per essere riutilizzati<br />
come…. pannelli fotovoltaici, e incassare<br />
il credito IVA. In questo caso l’ambiente non<br />
c’entra, ma il gettito sì.<br />
RAEE delle mie brame<br />
Per mettere le cose in prospettiva (si chiama<br />
debunking, ora) un pannello fotovoltaico in silicio<br />
cristallino, che forma la stragrande mag-<br />
gioranza di quelle installati in Italia, è composto<br />
in peso da vetro (73%), alluminio (10%),<br />
polimeri (9%), silicio (5%), rame (1%), ma anche<br />
argento (0,1%), stagno (0,12%) oltre che<br />
parti minime di piombo (0,07%). Dal punto di<br />
vista normativo la gestione dei pannelli fotovoltaici,<br />
quando non più utilizzati nel loro impianto<br />
originario, è stata definita in più fasi tra<br />
gli anni 2012 e 2016. Nel 2012 il GSE emise un<br />
disciplinare tecnico che regola i pannelli installati<br />
dal 2011 al 2013 e percettori di incentivo,<br />
cercando anche di istituire dei consorzi<br />
ad hoc per il ritiro e il riciclo.<br />
Nel 2014 intervenne poi il Decreto Legislativo<br />
n. 49 del 14.03.2014 «Attuazione della direttiva<br />
2012/<strong>19</strong>/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche<br />
ed elettroniche (RAEE)» che ha incluso<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
per la prima volta tra i RAEE anche i moduli<br />
fotovoltaici. Il recentissimo recepimento della<br />
direttiva europea 2018/849 con D.Lgs 118/2020<br />
non ha cambiato molto, introducendo l’obbligo<br />
di registrare i moduli ai sistemi collettivi. Molto<br />
più importante, dal nostro punto di vista, è il<br />
DM MISE 23/06/2016 che ha incluso per la prima<br />
volta il termine “componente rigenerato”<br />
fra quelli da poter utilizzare negli impianti incentivati.<br />
Ad oggi comunque, tutti i pannelli<br />
fotovoltaici inviati al riciclo pagano il contributo<br />
RAEE (a carico a scalare di produttore, distributore,<br />
gestore dell’impianto), considerati<br />
come RAEE domestici se provenienti da impianti<br />
sino a 10 kW; come RAEE industriali per<br />
potenze superiori. Sul territorio nazionale restano<br />
invece esclusi dal contributo i pannelli<br />
incentivati nel IV e V Conto Energia.<br />
Fermi ai blocchi di partenza<br />
Quindi la normativa c’è. Ma di che numeri stiamo<br />
parlando? Va innanzitutto detto che la durata<br />
di un pannello, che si quantifica con una<br />
riduzione del rendimento del 20%, è di circa 20<br />
anni. In realtà, questo lasso di tempo corrisponde<br />
alla durata della garanzia del produttore.<br />
Niente impedisce che il pannello continui a produrre<br />
sullo stesso impianto. Inoltre va considerato<br />
che - prima di avviare i moduli al riciclo<br />
- sia opportuno valutare la possibilità di riutilizzarli<br />
in situazioni meno impegnative, per<br />
esempio in impianti con tensione di lavoro<br />
meno elevata o meno densi o con maggiore irraggiamento<br />
solare (se vi vengono in mente<br />
Africa e Asia del sud non siete lontani), in cui si<br />
possono impiegare moduli con rendimento più<br />
basso. Ma nel riutilizzo vanno considerati anche<br />
tutti i pannelli per accedere a tecnologie più recenti<br />
(il cosiddetto revamping).<br />
Relativamente ai pannelli di cui si decide il riciclo,<br />
oggi si ritirano quelli installati nel 2002<br />
(che identificano un numero molto esiguo) e<br />
quelli che sono stati dismessi per le cause più<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Cornice<br />
Vetro<br />
frontale<br />
Matrice<br />
di celle<br />
Strato<br />
(EVA)<br />
Posteriore<br />
Incapsulante<br />
Incapsulante<br />
diverse. Per fare un esempio, in Lombardia<br />
due anni fa una serie di trombe d’aria ha divelto<br />
diversi impianti posti sui tetti delle stalle,<br />
che cadendo a terra si sono danneggiati in<br />
modo irreparabile. In condizioni normali, i pannelli<br />
sono tutti sigillati e caratterizzati da elevata<br />
robustezza data la loro necessità di “sopravvivere”<br />
all’aria aperta, resistendo alle<br />
condizioni atmosferiche più disparate.<br />
Trattamenti adeguati<br />
Le caratteristiche di cui sopra, però, impongono<br />
per l’operazione di disassemblaggio processi<br />
specializzati.<br />
In merito a ciò, una recente indagine dell’RSE<br />
presso i gestori di impianti di trattamento RAEE<br />
ha evidenziato che le lavorazioni possono essere<br />
efficacemente ed economicamente attuate<br />
solo se in presenza di un volume minimo<br />
e adeguato di moduli da trattare. Si parla infatti<br />
di una cubatura superiore a 7/8.000 tonnellate/anno,<br />
che tradotta in energia significa pannelli<br />
per 140 MW/anno; ma esistono studi più<br />
pessimistici che indicano la quota delle 20.000<br />
tonnellate. Ad oggi purtroppo, il volume dei<br />
pannelli trattati è nettamente inferiore (si parla<br />
di meno di 1000 tonnellate); vengono lavorati<br />
esclusivamente a mano e solo parzialmente<br />
Composizione<br />
di un modulo<br />
cristallino.<br />
(Fonte: RSE).<br />
Scatola di<br />
Giunzione
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
34 ENERGIA<br />
FOTOVOLTAICO<br />
NEWS<br />
ENERGIA<br />
35<br />
Operazione H<br />
L’analisi di EPQ che evidenzia il ruolo degli elettrolizzatori<br />
per la produzione di idrogeno nel mercato del Demand<br />
Response. L’Italia al momento non ha ancora una strategia<br />
Irene Boschi<br />
per rimuoverne i cavi. Le parti restanti vengono<br />
accumulate ed accantonate in attesa che si<br />
raggiunga il quantitativo minimo indispensabile<br />
al trattamento da effettuare.<br />
Percorso a ritroso<br />
Per comprendere il processo di disassemblaggio,<br />
è meglio partire dall’assemblaggio.<br />
Quel che segue si applica per i pannelli (o moduli)<br />
a silicio cristallino, sia mono che poli, e<br />
per il tipo monofacciale, dal momento che in<br />
Italia rappresentano più del 90% dell’installato.<br />
In pratica la struttura di un pannello è a sandwich.<br />
Partendo dalla superficie rivolta al sole,<br />
si trova un vetro frontale trasparente temperato<br />
di qualche millimetro di spessore, una<br />
pellicola di polimero (EtilVinilAcetato, EVA), la<br />
matrice di celle di sicilio - con uno strato antiriflettente<br />
- e i contatti elettrici per raccogliere<br />
l’elettricità, un’altra pellicola EVA, i collegamenti<br />
elettrici in rame che connettono le cellule<br />
in serie, un backsheet di chiusura in Tedlar<br />
bianco (a volte in vetro). Il tutto viene racchiuso<br />
da una cornice di alluminio anodizzato. Sul retro<br />
è sistemata anche la scatola di giunzione<br />
con il resto dell’impianto. I vari strati vengono<br />
sigillati con un processo di laminazione, che<br />
prevede il riscaldamento in camera a vuoto<br />
del pannello sino a 140 gradi, provocando lo<br />
scioglimento dell’EVA.<br />
Nessuna codifica<br />
Come si smonta tutto ciò per riciclarne i singoli<br />
componenti? Non esiste un metodo standard,<br />
siamo ancora in fase preindustriale, per cui si<br />
sta sperimentando. I procedimenti più efficienti<br />
(permettono per esempio di recuperare ben il<br />
vetro, che è molto pregiato essendo bianco)<br />
sono quelli basati sulla delaminazione.<br />
L’alternativa è la frammentazione (o triturazione)<br />
che può essere eseguita senza importanti<br />
investimenti, poiché la rottura dei moduli<br />
fotovoltaici e la separazione dei materiali può<br />
essere effettuata, nella maggior parte dei casi,<br />
da impianti esistenti di riciclaggio e smaltimento<br />
dei rifiuti. Al netto dei successivi necessari<br />
trattamenti di purificazione e separazione.<br />
Sottolineiamo che ci troviamo ancora in fase<br />
sperimentale.<br />
Diversi studi prevedono che la quantità di pannelli<br />
disponibili per il riciclo non sarà a livello<br />
tale da giustificare un trattamento industriale<br />
prima del 2029. Nell’attesa, almeno abbiamo<br />
spazzato il campo dall’ennesima “bomba ecologica”<br />
farlocca. Visto che ce ne sono già fin<br />
troppe di vere.<br />
l<br />
Lo scorso settembre si è svolto l’evento<br />
di presentazione del report dell’Ener -<br />
gy&Strategy Group “Hydrogen Inno -<br />
vation Report – Le sfide per la creazione di<br />
un mercato dell’idrogeno”.<br />
In particolare, è stata fatta un’analisi sul percorso<br />
da intraprendere per arrivare ad una<br />
maturazione per questo mercato. Ad intervenire<br />
anche EPQ, fra i principali operatori<br />
in Italia attivi nel settore della flessibilità.<br />
La stessa ha spiegato come gli impianti di<br />
produzione di idrogeno da fonte rinnovabile<br />
(elettrolizzatori), avranno un ruolo determinante<br />
nel mercato del “Demand Response”<br />
e, appunto, della flessibilità. Durante l’incontro<br />
è emerso che nel futuro decarbonizzato<br />
avrà un ruolo determinante, a condizione che<br />
sia prodotto da fonte rinnovabile e<br />
a costi competitivi.<br />
L’Italia non ha ancora una strategia<br />
per l’idrogeno ma solo delle linee<br />
guida.<br />
Motivo per cui deve mettere a punto<br />
tutte le regole per favorire l’iniziativa<br />
privata, fondamentale per<br />
creare un reale mercato in tal senso.<br />
Anche grazie al PNRR le imprese<br />
avranno la possibilità di accedere<br />
a finanziamenti e incentivi<br />
che favoriranno lo sviluppo di impianti<br />
di produzione di idrogeno.<br />
Giacomo Cantarella, Business Deve lopment<br />
Manager di EPQ ha dichiarato: “La transizione<br />
energetica prevede un futuro in cui la produ-<br />
zione sarà principalmente da fonte rinnovabile.<br />
Gli elettrolizzatori avranno quindi un ruolo<br />
determinante”.<br />
l<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
36<br />
ENERGIA<br />
AGROECONOMIA<br />
AGROECONOMIA ENERGIA<br />
37<br />
Economia Circolare<br />
Il biogas viene prodotto grazie<br />
al processo di “digestione<br />
anaerobica”, la fermentazione<br />
batterica in assenza di ossigeno<br />
di biomasse tra cui: scarti<br />
del settore agroindustriale,<br />
deiezioni solide e liquide<br />
degli allevamenti, fanghi<br />
di depurazione, sottoprodotti<br />
dell’agricoltura.<br />
Eliana Puccio<br />
L’inizio di un’era<br />
Diventa sempre più necessario promuovere combustibili<br />
sostenibili. Il biogas e il biometano costituiscono la pietra<br />
angolare di una bioeconomia circolare. Ecco perché<br />
Il raggiungimento dell'ambizioso obiettivo<br />
dell'UE di ridurre del 55 per cento le emissioni<br />
di CO 2 entro il 2030 richiederà cambiamenti<br />
fondamentali nel settore energetico.<br />
Per questo, è di fondamentale importanza promuovere<br />
tutti i combustibili sostenibili e le relative<br />
infrastrutture.<br />
Il biogas è un vettore di energia rinnovabile<br />
flessibile e affidabile, un fattore abilitante di<br />
significative riduzioni delle emissioni di CO 2 e<br />
rimozioni di carbonio.<br />
Il biogas si è dimostrato una soluzione molto<br />
efficace anche per la generazione di calore.<br />
Inoltre, una volta purificato al biometano, può<br />
anche essere immesso nella rete del gas esistente<br />
o utilizzato come combustibile rinnovabile<br />
per supportare la decarbonizzazione<br />
del settore dei trasporti, fortemente dipendente<br />
dai combustibili fossili.<br />
Vantaggi nel settore agricolo<br />
Rispetto ai combustibili fossili dell'UE, il biogas<br />
fa risparmiare fino al 240% delle emissioni di<br />
gas a effetto serra e il biometano fino al 202%<br />
perché vengono eliminati i potenti gas serra,<br />
come il metano, che sarebbero stati emessi dalla<br />
fermentazione incontrollata dei rifiuti organici<br />
e dei residui agricoli.<br />
I rifiuti e l'agricoltura sono oggi le due più importanti<br />
fonti di emissioni di metano. Il sottoprodotto<br />
del biogas (digestato) può essere utilizzato<br />
anche come fertilizzante organico,<br />
fornendo vantaggi socioeconomici alle aree rurali<br />
sostituendo la produzione ad alta intensità<br />
energetica e la fornitura di fertilizzanti minerali.<br />
In media il 71 per cento del biogas europeo è<br />
generato da materie prime agricole, ma in realtà<br />
varia da paese a paese. In Svezia il 93% del biogas<br />
utilizza i fanghi da depurazione delle acque<br />
reflue come materia prima, mentre in Portogallo<br />
l'89% proviene dai rifiuti. A partire dal 2023, l'UE<br />
imporrà la raccolta differenziata dei rifiuti organici<br />
che aumenterà la quantità di rifiuti alimentari<br />
disponibili per la produzione di biogas.<br />
Proprio come sostiene Piero Gattoni, presidente<br />
del CIB - Consorzio Italiano Biogas - con il<br />
PNRR si apre una nuova era del “Biogas -<br />
fattobene”. Il Governo ha inserito un progetto di<br />
investimento nel Piano di Ripresa e Resilienza<br />
accompagnato da un processo di riforma del<br />
quadro normativo di riferimento. "Grazie al<br />
PNRR abbiamo la possibilità di aprire le porte<br />
delle nostre aziende agricole a nuovi mercati<br />
contribuendo alla decar bonizzazione dell’economia,<br />
promuovendo una filiera interamente<br />
italiana", sostiene Gattoni. Anche l'EBA (Eu -<br />
ropean Biogas Asso ciation) si impegna nella<br />
promozione attiva dell'uso sostenibile di biogas<br />
e biometano in tutto il continente.<br />
Ne parla in particolare modo il direttore Harmen<br />
Dekker: "Il biogas e il biometano, sono sempre<br />
più riconosciuti, non solo come fonte flessibile<br />
di gas rinnovabile, ma anche come fattore abilitante<br />
dello sviluppo locale e sostenibile.<br />
Rappresentano importanti fattori abilitanti del<br />
Green Deal dell'UE, e costituiscono anche la<br />
pietra angolare di una bioeconomia circolare.<br />
Sono prodotti da residui organici, il che aiuta a<br />
ridurre i rifiuti industriali e urbani. Inoltre, supportano<br />
lo sviluppo dell'agroecologia utilizzando<br />
materie prime agricole sostenibili, ripristinando<br />
i nostri terreni con carbonio organico o sollecitando<br />
l'uso del digestato come fertilizzante organico".<br />
Un progetto<br />
per portare<br />
l'agricoltura<br />
tradizionale verso<br />
l'agroecologia. Dieci<br />
azioni per migliorare<br />
le prestazioni<br />
ambientali<br />
delle aziende<br />
agricole.<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
38 ENERGIA Soluzioni<br />
AGROECONOMIA<br />
NEWS<br />
RIFIUTI SOLIDI<br />
39<br />
Il più grande d’Italia<br />
Un biodigestore sulle colline del Chianti. Sembra più<br />
complicato a dirlo che a farsi, e ancora di più a immaginarlo.<br />
Eppure nascerà proprio in Toscana, nel Comune<br />
di Montespertoli, provincia di Firenze. Produrrà biometano<br />
e compost (ammendante per il terreno) dai rifiuti<br />
organici che provengono dalle raccolte differenziate.<br />
Per realizzarlo sono stati impiegati due anni e 30 milioni<br />
di euro finanziati da Alia, il gestore dei rifiuti dell'area<br />
di Firenze. Sarà il più grande d’Italia e consentirà di trasformare<br />
25 milioni di tonnellate di compost e 11 milioni<br />
di metri cubi di biometano. Il potenziale energetico è<br />
pari a 100 milioni di kWh l'anno.<br />
Chiariamo meglio in cosa consiste e come funziona. Il<br />
biodigestore è anaerobico, ovvero la "digestione" di quello<br />
che verrà trasformato si svolge all’interno di reattori<br />
chiusi (i digestori). Senza l'ossigeno, la sostanza organica<br />
si trasforma in biogas. In realtà ne abbiamo già un esempio<br />
in Lombardia. Esistono esempi dello stesso tipo in<br />
altre parti d’Italia, ma questo di Montespertoli però sarà<br />
ancora più innovativo.<br />
A dire il vero non è nemmeno così facile a farsi. Per la<br />
formazione del biogas sono necessari infatti alcuni batteri<br />
specializzati in questo tipo di azione che trasformino<br />
la sostanza organica in composti intermedi come idrogeno,<br />
acido acetico e anidride carbonica.<br />
Successivamente, altri batteri che sono formati "da microrganismi<br />
metanigeni", concluderanno il tutto producendo<br />
biogas. Infine, il biogas verrà depurato e purificato<br />
grazie al processo chiamato "upgrading" dal quale si otterrà<br />
il biometano.<br />
La fermentazione avviene<br />
in un ambiente completamente<br />
sigillato, nelle cosiddette<br />
“biocelle”.<br />
“La comunità di Monte -<br />
spertoli - commenta il sindaco<br />
Alessio Mugnaini- ha<br />
costruito nel tempo una consapevolezza forte sul tema<br />
dei rifiuti e dell’impiantistica e ha saputo sostenere il<br />
grande impegno di Alia nel realizzare questo nuovo biodigestore.<br />
Siamo orgogliosi che questo impianto nasca<br />
sul territorio e che porti anche benefici alla cittadinanza.<br />
È la testimonianza che interventi di questo tipo si possono<br />
fare senza snaturare un contesto rurale come<br />
quello di una delle capitali del vino toscano”.<br />
Come tutte le grandi idee e progetti anche questo ha i<br />
suoi contro. Uno di questi deriva dal problema del trasporto<br />
e del cattivo odore che genera, per l’appunto, il<br />
dissenso di molti. E non solo, anche un ipotetico sviluppo<br />
di batteri patogeni. Ma su questo ne sapremo senz’altro<br />
meglio più avanti.<br />
l<br />
Mmmmm che cemento!<br />
Siamo sulla buona strada. Da sempre il cemento<br />
e il calcestruzzo la fanno da padrona<br />
nel settore delle costruzioni, per le opere<br />
pubbliche e private. E allinearsi a quelli che<br />
sono i principi della circular economy significa<br />
investire in tecnologie innovative non solo per<br />
evitare emissioni di CO 2 ma anche per essere<br />
in grado di recuperare e riutilizzare materiali<br />
alternativi. È quanto sta facendo il Gruppo<br />
Holcim che ha annunciato la nuova “Strategia<br />
2025 – Accelerazione della crescita sostenibile”,<br />
il nuovo step che l’azienda sta portando avanti<br />
per diventare, in tal senso, leader globale nella<br />
fornitura di soluzioni in questo ambito.<br />
Uno spunto sul ruolo della filiera<br />
per lo sviluppo sostenibile.<br />
Holcim Italia amplia la famiglia<br />
di cementi eco, performanti e allineati<br />
con i pilastri dell’economia circolare<br />
Il lancio<br />
ECOPlanet IIB4 è elemento fondamentale di<br />
questo percorso. Il lancio della nuova gamma<br />
di cementi, consente una riduzione dal 30 per<br />
cento sino al 100% della Carbon Footprint, mediante<br />
l’utilizzo di materie prime innovative, di<br />
rifiuti da C&D riciclati, ma anche l’impiego di<br />
combustibili alternativi nei processi industriali.<br />
In particolare con ECOPlanet Prime, viene<br />
identificato un cemento altamente performante<br />
che, grazie a pozzolana naturale calcinata ed<br />
alla riduzione del fattore klinker, permette di<br />
ridurre le emissioni di CO 2 di oltre il 50% rispetto<br />
ad un cemento portland.<br />
ECOPlanet IIB4 è invece caratterizzato da ottime<br />
resistenze iniziali ed è studiato per offrire<br />
le medesime prerogative e vantaggi di un cemento<br />
portland al calcare di Tipo “A”. Sempre<br />
in ottica di risparmio in termini di risorse naturali<br />
essendo riutilizzati anche in questo caso<br />
scarti da demolizioni e costruzioni.<br />
Lucio Greco, Amministratore Delegato di<br />
Holcim Italia ha sottolineato l’impegno dell’azienda<br />
nel perseguire e raggiungere gli obiettivi<br />
delineati dalla “Strategia 2025”. "ECOPlanet<br />
è la gamma di cementi del Gruppo Holcim disponibili<br />
su larga scala, ad alte prestazioni e<br />
adatti ad un'ampia gamma di applicazioni che<br />
vanno dall'edilizia residenziale al complesso<br />
progetto infrastrutturale. Si tratta di un ottimo<br />
esempio del nostro impegno volto ad offrire ai<br />
clienti e partner soluzioni per accelerare lo sviluppo<br />
di un’edilizia sostenibile e per contribuire<br />
già da oggi a rendere realtà la trasformazione<br />
“ecologica” delle nostre città”.<br />
l<br />
Ludovica Bianchi<br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
40 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni<br />
FRANTOI MOBILI<br />
FRANTOI MOBILI<br />
RIFIUTI SOLIDI<br />
41<br />
Entrambi i nastri sono dotati<br />
di coperture in acciaio<br />
inossidabile e di nebulizzatori<br />
di acqua per contenere<br />
le polveri. Sotto, i tondini<br />
di ferro estratti dal deferizzatore.<br />
Matthieu Colombo<br />
Produttività itinerante<br />
Il Roco Ryder 1000<br />
è elettrico, alimentato<br />
da un generatore<br />
CAT da 135 kW oppure<br />
da rete elettrica<br />
industriale trifase.<br />
Nel primo caso<br />
si consuma il 40<br />
per cento in meno<br />
di gasolio rispetto<br />
a un frantoio mobile<br />
tradizionale;<br />
nel secondo, si lavora<br />
a emissioni zero.<br />
Il centro autorizzato al recupero di rifiuti inerti<br />
di Edilizia Orobica sceglie un frantoio mobile<br />
con l’idea di processare materiale anche in cantiere<br />
Secondo le stime elaborate dall’Istituto<br />
Superiore per la Protezione e la Ricerca<br />
Ambientale, nel 20<strong>19</strong> la produzione di rifiuti<br />
da costruzione e demolizione in Lom bardia<br />
(c.d. "inerti da C&D") è stata pari a 14.617.152<br />
tonnellate, pari al 44 per cento della produzione<br />
totale di rifiuti speciali prodotti in quell'anno.<br />
A fine 2021, Arpa ha presentato una piattaforma<br />
web chiamata Market Inerti per favorire la<br />
gestione dei materiali recuperati dal riciclaggio<br />
dei rifiuti da costruzione e demolizione e la loro<br />
ridistribuzione sul territorio facendo incontrare<br />
domanda e offerta. Il principio è mettere in vetrina<br />
il materiale prodotto nei singoli contesti<br />
territoriali, riducendo costi di trasporto e relativo<br />
impatto ambientale.<br />
Guarda il Roco<br />
Ryder 1000 ibrido<br />
in azione<br />
L’ibrido che consuma quasi la metà<br />
L’attività di Edilizia Orobica si inserisce alla<br />
perfezione in questo contesto. Lo storico magazzino<br />
edile che oggi ha sede a Villa d’Alme<br />
(BG), in bassa Val Brembana, da fine 20<strong>19</strong> è<br />
centro autorizzato al recupero di rifiuti inerti<br />
e se in principio il materiale conferito veniva<br />
processato con un impianto fisso, in ambiente<br />
coperto, capace di una produttività massima<br />
di circa 80 t/h, oggi la storia è cambiata. A fronte<br />
di un aumento del materiale conferito, la<br />
famiglia Roncalli ha infatti deciso di investire<br />
in un nuovo impianto mobile di frantumazione<br />
ibrido a mascelle e la scelta è caduta su una<br />
macchina particolarmente interessante proposta<br />
in Italia dalla FSI di Savona. Stiamo parlando<br />
del nuovo Roco Ryder 1000 ibrido azionato<br />
da generatore elettrico che può essere<br />
alimentato sia da motore termico CAT C7.1<br />
Acert tarato a regime fisso (135 kW a 1.500<br />
giri/min, 88 dB(A) Genset) sia “alla spina”, ovvero<br />
tramite rete elettrica trifase da 400V.<br />
Quest’ultima soluzione, disponibile a richiesta,<br />
rende il Ryder 1000 ideale per<br />
lavorare in ambienti chiusi o coperti,<br />
come può presso la sede<br />
di Edilizia Orobica, ma anche in cantieri come<br />
quelli urbani, dove la riduzione delle emissioni<br />
acustiche è una delle priorità assolute. In sostanza<br />
la macchina è ad azionamento totalmente<br />
elettrico, le mascelle sono azionate da<br />
motore in elettrico tramite cinghie, e l’olio<br />
idraulico serve esclusivamente per la traslazione<br />
e la regolazione della luce tra le mascelle<br />
(da 40 a 150 mm) della bocca del frantoio<br />
lunga 1.000 mm e larga 600 mm.<br />
Roco è un costruttore nord irlandese, di giovane<br />
corso, ma forte di progettisti navigati del<br />
settore e di componentistica ultra collaudata<br />
e di prima qualità. Rispetto ad un frantoio mobile<br />
a mascelle diesel ad azionamento idraulico<br />
di pari classe, ossia con una produzione<br />
oraria variabile dalle 160 alle 200 t/h, il nuovo<br />
Ryder 1000 ibrido sviluppato da Roco annuncia<br />
un risparmio in consumo carburate superiore<br />
al 40 per cento lavorando alimentato dal sei<br />
cilindri a stelle e strisce.<br />
Su strada senza permessi speciali<br />
Ad incrementare la versatilità del nuovo Roco<br />
ibrido sono senza dubbio le sue dimensioni di<br />
trasporto e il suo peso operativo che lo rendono<br />
facilmente trasferibile dal piazzale al<br />
cantiere, senza permessi speciali. Le sue misure<br />
sono 12.000 mm di lunghezza a nastro<br />
principale ripegato, 2.500 mm di larghezza e<br />
3.200 mm d’altezza per 29.500 kg di peso di<br />
trasporto dichiarato che diventano 29.000 in<br />
condizioni operative. A tal proposito la Edilizia<br />
Orobica ha avviato le pratiche per poter<br />
utilizzare il Ryder 1000 anche per il riciclaggio<br />
e la rigenerazione degli inerti direttamente<br />
in cantiere.<br />
Un nuovo concentrato d’esperienza<br />
Che il Ryder 1000 (mille come la lunghezza della<br />
bocca del frantoio in mm) sia un frantoio mobile<br />
progettato da esperti del settore, con 40 anni<br />
d’esperienza sul campo, lo si capisce da dettagli<br />
come il nastro laterale orientabile di 180° (destra-sinistra)<br />
con base posta esattamente sotto<br />
l’alimentatore vibrante grizzly, come il magnete<br />
deferizzatore con nastro estrattore bidirezionale<br />
che permette di espellere il ferro sul lato destro<br />
o sinistro del carro. Si apprezza anche il nastro<br />
principale ad altezza variabile largo ben un metro<br />
e, al pari del nastro laterale, dotato di robusta<br />
protezione superiore e sistema di abbattimento<br />
polveri ad acqua. Tra mascelle e nastro principale<br />
non manca nemmeno la piastra deflettrice<br />
in acciaio per scongiurare i danni che dei tondini<br />
potrebbero causare.<br />
l<br />
L’allestimento<br />
include il nastro<br />
estrattore del ferro<br />
con magnete<br />
che può scaricare<br />
a destra o a sinistra<br />
della macchina.<br />
Le dimensioni<br />
di trasporto del Roco<br />
Ryder 1000 sono<br />
perfette: 12 metri<br />
di lunghezza, due<br />
e mezzo di larghezza<br />
e 3.200 mm d’altezza.<br />
Si trasporta senza<br />
permessi speciali.<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
42 RIFIUTI SOLIDI NEWS Soluzioni<br />
recycling-aktiv.com<br />
tiefbaulive.com<br />
Fiera dimostrativa sullo smaltimento e il riciclo dei rifiuti<br />
& sull'ingegneria stradale e civile<br />
Fiera Karlsruhe 5 – 7 maggio <strong>2022</strong><br />
Nuove date!<br />
Verde di nome e di fatto<br />
Il nuovo sollevatore telescopico full electric<br />
eWorker è il capostipite della Generazione Zero<br />
di Merlo per favorire la transizione ecologica.<br />
Otto ore di autonomia senza emissioni<br />
Matthieu Colombo<br />
Si chiama eWorker, ha un formato compatto,<br />
porta fino a 2.500 chili e ne alza ben<br />
1.500 fino a 4,8 metri d’altezza. È il primo<br />
sollevatore telescopico cento per cento elettrico<br />
di Merlo, è in vendita ed i primi esemplari sono<br />
già in consegna. Disponibile in versione 2WD o<br />
4WD, con rispettive potenze di 60 e 90 cavalli,<br />
l’eWorker è il porta bandiera della Generazione<br />
Zero dei sollevatori cuneesi: 0 emissioni, 0 rumorosità,<br />
0 utilizzo di combustibili fossili.<br />
Zero emissioni, lavora su doppio turno<br />
Il primo full-electric prodotto in serie da Merlo<br />
è stato sviluppato partendo da un foglio di carta<br />
bianca, unendo la tecnologia collaudata dei carrelli<br />
elevatori, alle caratteristiche tecniche e prestazionali<br />
dei sollevatori telescopici. Il rivoluzionario<br />
eWorker nasce per essere elettrico e per<br />
poter lavorare anche su più turni di lavoro (grazie<br />
al pacco batterie al piombo-acido intercambiabile),<br />
forte di una concezione che guarda al settore<br />
del sollevamento carichi e persone sia in<br />
ambito industriale sia a supporto della filiera<br />
del riciclaggio. Non a caso eWorker, ha in testa<br />
al braccio una zattera porta attrezzi ZM2S che<br />
lo rende compatibile con l’80% delle attrezzature<br />
sviluppate per la gamma di sollevatori telescopici<br />
Merlo tradizionali.<br />
l<br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
44 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni<br />
STRATEGIE<br />
STRATEGIE<br />
RIFIUTI SOLIDI<br />
45<br />
Sempre più pura<br />
Federica Lugaresi<br />
Il riciclo della plastica insegue nuove tendenze<br />
con relative implicazioni sull’intero settore.<br />
E mentre si richiede materiale in uscita di altissima qualità<br />
e cresce la domanda di poliolefine riciclate,<br />
c’è chi gli dedica le proprie competenze e innovazioni<br />
Alessandro<br />
Granziera, Sales<br />
Manager di TOMRA.<br />
La selezionatrice<br />
a sensori di TOMRA<br />
al lavoro<br />
con una bottiglia<br />
in PET.<br />
alimentare è la punta di diamante<br />
dell’economia parmense. L’in -<br />
L’industria<br />
tera area infatti è conosciuta come<br />
Food Valley, grazie ad una serie di attività agricole<br />
che hanno dato origine ad un vero e proprio<br />
distretto di filiera. Ma non solo. A Parma<br />
esiste anche la sede di TOMRA Recycling, che<br />
ha recentemente inaugurato un Test Center<br />
- ossia il nuovo impianto di selezione di flakes<br />
- per rispondere alla forte richiesta del mercato,<br />
di plastica riciclata di elevata qualità. Ed<br />
in linea con le nuove regole europee che hanno<br />
ristretto il margine di manovra nella gestione<br />
del riciclo.<br />
Novità assoluta<br />
In pratica viene consentito ai clienti di tutto il<br />
mondo, di analizzare i campioni dei loro flakes<br />
e, sulla base dei risultati, ricevere indicazione<br />
sia sulla macchina più appropriata che sulla<br />
configurazione di sensori più adatta. “Il mercato<br />
richiede, per essere avviato al riciclo, più<br />
materiale e più materiale di alta qualità” esordisce<br />
Alessandro Granziera, Sales Manager<br />
di TOMRA.<br />
Le tecnologie TOMRA sono installate in diversi<br />
punti dell’impianto ed in particolare in corrispondenza<br />
della selezione del flake (che identifica<br />
l’ultima barriera sul controllo qualità prima<br />
I flakes prodotti<br />
nel Test Center di Parma.<br />
di andare in estrusione). “Nel test center si possono<br />
lavorare tutte le tipologie di materiale in<br />
forma di fiocco: PET, PE, PP, PS, PVC, ma anche<br />
selezionare metalli, polimeri o colori.<br />
Il trend è quello di ottenere uno scarto sempre<br />
più scarto e un prodotto finale sempre più<br />
puro. Per far sì che la materia prima seconda<br />
resti in circolo il più possibile e si crei un anello<br />
chiuso a livello mondiale” continua Granziera.<br />
Più supporti<br />
Ma cosa si può fare per realizzare e migliorare<br />
una vera economia circolare? “Come pionieri<br />
del settore della selezione ottica, siamo responsabili<br />
nel fornire e sviluppare tecnologie<br />
per recuperare un materiale di più alto valore<br />
e nelle massime quantità. L’approccio però<br />
deve essere anche olistico: i produttori di packaging,<br />
per esempio, possono provare il materiale<br />
nel nostro test center e verificare che<br />
i sistemi di selezione esistenti, siano in grado<br />
di “detectare” correttamente il materiale stesso.<br />
Si tratta di un supporto che noi di TOMRA<br />
diamo, in virtù della mission aziendale che ha<br />
come obiettivo quello di recuperare più risorse”<br />
prosegue Granziera.<br />
Oltre a fornire le tecnologie, TOMRA ha aperto<br />
la divisione Circular Economy, iniziativa che<br />
mette in rete le aziende che fanno parte della<br />
value chain della plastica. Un supporto aggiuntivo<br />
fornito da TOMRA già attiva nel recupero<br />
di materiale relativo al PET. E con un peso<br />
di importante caratura in ambito di economia<br />
circolare, dato che il 50% della plastica da pac-<br />
kaging può essere recuperata, e successivamente<br />
riciclata, se meglio pensata.<br />
Ciò che fa la differenza<br />
Tecnologia, competenza e affidabilità fanno sì<br />
che con le apparecchiature TOMRA si ottenga<br />
una plastica di alta qualità: in applicazioni relative<br />
alla selezione del pet, delle vaschette,<br />
nella distinzione tra vaschette in pet monolayer<br />
e bottiglie. Tutti prodotti che hanno caratteristiche<br />
chimiche molto simili, ma comunque<br />
con una differenza. “TOMRA recupera non<br />
solo il materiale più pulito possibile, ma garantisce<br />
anche una resa; ossia di ridurre il materiale<br />
buono che finisce nello scarto - continua<br />
Alessandro – e questi sono i plus che<br />
stanno più a cuore ai nostri clienti”.<br />
Vecchi e nuovi. Con un mercato che in numeri<br />
e volume sta crescendo. Tanto che per seguire<br />
i nuovi progetti in modo adeguato (sia commercialmente<br />
che tecnicamente), si è reso<br />
necessario implementare la filiale italiana (che<br />
conta complessivamente 35 persone), di cui<br />
18 sono risorse dedicate al recycling e otto dedicate<br />
al service. “Su scala globale cerchiamo<br />
di pesare le tipologie di richieste che arrivano<br />
dai clienti, o potenziali tali, in merito alle specifiche<br />
applicazioni che attualmente non esistono,<br />
ma che dobbiamo soddisfare. Ad oggi,<br />
la tecnologia FLYING BEAM - che consente di<br />
diversificarci dai nostri concorrenti – è in grado<br />
di aumentare la capacità di selezione e di ridurre<br />
notevolmente i consumi di energia” conclude<br />
Granziera.<br />
l<br />
All’inaugurazione<br />
del Test Center<br />
di Parma erano<br />
presenti Tom Eng,<br />
VP Senior TOMRA<br />
Recycling,<br />
Fabrizio Radice,<br />
Global Sales<br />
and Marketing,<br />
e Alberto Piovesan,<br />
Segment manager<br />
Plastics EMEA<br />
&.Americas.<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
46 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni<br />
CIRCOLARITÀ NEL TESSILE<br />
CIRCOLARITÀ NEL TESSILE<br />
RIFIUTI SOLIDI<br />
47<br />
Eliana Puccio<br />
Più a tavola<br />
meno in discarica<br />
A Ecomondo EBLI, Ente Bilaterale Lavanderie Industriali,<br />
ha presentato un’analisi comparativa sul “Life Cycle<br />
Assessment” che riguarda sia il tovagliolato riutilizzabile<br />
che quello monouso. I dati emersi? Sono interessanti<br />
Il 91% del tovagliato<br />
riusato è avviato<br />
al recupero; mentre<br />
75 è il numero di cicli<br />
che mediamente<br />
sostiene prima<br />
di essere smaltito.<br />
L’effetto serra viene<br />
così ridotto<br />
del 48% rispetto<br />
al tovagliolato<br />
monouso.<br />
In un mondo che fa il più possibile per combattere<br />
l'usa e getta, sono diversi gli highlights<br />
che interessano il tovagliolato riutilizzabile.<br />
A discapito di quello monouso, sia<br />
chiaro. Molti di noi chiaramente sapranno<br />
quanto gli oggetti monouso siano dannosi non<br />
solo per l'ambiente ma anche per il nostro<br />
portafoglio. Motivo per cui abbiamo deciso di<br />
dare spazio a questo interessante studio, appreso<br />
nei giorni della nostra partecipazione a<br />
Ecomondo 2021.<br />
Riutilizzabile o monouso?<br />
È bene sapere che il 91% per cento dei materiali<br />
è avviato al recupero, resiste a 75 cicli di<br />
lavaggio, impatta sull’effetto serra il 48% in<br />
meno del monouso. Questi sono i dati che<br />
emergono dalle analisi comparative di LCA,<br />
Life Cycle Assessment, ed LCC, Life Cycle<br />
Costing, presentati durante la kermesse riminese<br />
durante la conferenza stampa di EBLI,<br />
Ente Bilaterale Lavanderie Industriali. Lo studio<br />
quantifica il costo di un set in tovagliolo<br />
riutilizzabile rispetto all'equivalente monouso<br />
inclusi i costi delle esternalità (maggiori emissioni<br />
di gas serra associati alla scelta del monouso).<br />
"Il PNRR prevede, proprio sul tessile, il primo<br />
modello di studio di HUB circolare per recuperare<br />
gli scarti di questo tipo. Il ciclo di vita<br />
presentato da EBLI centra il modello descritto<br />
dal Piano: il tessile in uscita dalle lavanderie<br />
industriali è riutilizzato in settori diversi sotto<br />
forma di stracci o di altri prodotti.<br />
Questo asset dunque, si prefigge lo scopo di<br />
perseguire un duplice percorso verso una piena<br />
so stenibilità ambientale: da un lato si propone<br />
di migliorare la gestione dei rifiuti con<br />
modelli di economia circolare e dall’altro realizzare<br />
progetti innovativi per la filiera del tessile<br />
che riveste il vero e proprio core dell’economia<br />
circolare.<br />
Attraverso un investimento nel riutilizzabile<br />
si contribuisce alla cre scita del PIL nazionale<br />
e all’occupazione lasciando in Italia un importante<br />
valore economico che altrimenti<br />
sarebbe in dirizzato verso l’estero dove si produce<br />
il monouso", ha commentato Giuseppe<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
48 RIFIUTI SOLIDI CIRCOLARITÀ NEL TESSILE<br />
NEWS<br />
RIFIUTI SOLIDI<br />
49<br />
Ferrante, presidente EBLI. Nella fase di<br />
smaltimento, il monouso finisce per il 55%<br />
in discarica e per il 45% nell’inceneritore,<br />
mentre a seguito dei 75 cicli di lavaggi industriali<br />
del tovagliato in tessuto, solo l’8% va<br />
in discarica e un 1% è destinato all’incenerimento.<br />
Il restante viene avviato a riciclo.<br />
Sebbene la produzione di tessuto potrebbe far<br />
pensare a un maggior utilizzo di acqua, soprattutto<br />
nella fase di produzione del cotone,<br />
da LCA risulta che dopo 57 lavaggi si ha un<br />
punto di pareggio, con il 18% in meno di consumi<br />
dopo 75 cicli di lavanderia. Rispetto al<br />
monouso, il tessuto produce il 59% in meno<br />
di eutrofizzazione e 61% in meno di acidificazione.<br />
"A fronte di un risultato che dal punto<br />
di vista ambientale mostra i benefici del tovagliato<br />
riutilizzabile, è interessante il confronto<br />
economico. Non ci si è limitati a calcolare il<br />
costo diretto delle due soluzioni, ma sono stati<br />
valutati anche i costi ambientali nel ciclo di<br />
vita, considerando gli oneri maggiori che sosterrebbe<br />
la collettività per il monouso, sulla<br />
base della valorizzazione economica delle<br />
emissioni di gas serra", ha spiegato Roberto<br />
Cariani, socio fondatore e project manager di<br />
Ambiente Italia. Lo studio ipotizza due scenari<br />
di conversione al tovagliato riutilizzabile in cui<br />
si nota che nello scenario<br />
minimo si arriverebbe al<br />
12% in meno di CO 2 equivalente,<br />
mentre nello scenario<br />
massimo a un 20% in meno.<br />
Questo si traduce in un risparmio<br />
economico rispettivamente<br />
di 39 milioni di<br />
euro nello scenario minimo<br />
e di 71 milioni di euro in<br />
quello massimo e - in termini<br />
di costi che sostiene la<br />
collettività per riparare i danni<br />
ambientali - il 63% in<br />
meno.Il costo del fine vita<br />
che ricade sulla società chiaramente non è<br />
subito evidentee: è stato calcolato che il costo<br />
relativo alla raccolta ed allo smaltimento del<br />
tovagliato a fine vita è di circa 374 mila euro<br />
per il riutilizzabile, a fronte dei quasi 28 milioni<br />
di euro del monouso.<br />
l<br />
Più di 25 volte<br />
n Secondo una ricerca<br />
svolta presso la Graz<br />
University of Technology,<br />
in Austria, sembrerebbe<br />
possibile riciclare più di<br />
25 volte il materiale di<br />
cui sono composti i<br />
packaging in fibra carta,<br />
cartoncino, cartone e<br />
scatole pieghevoli.<br />
Lo studio è stato<br />
condotto dal senior<br />
scientist Rene Eckhart.<br />
“I risultati della ricerca<br />
hanno sfatato il mito<br />
secondo il quale gli<br />
imballaggi in fibra<br />
possono essere riciclati<br />
solo tra le 4 e le 7 volte<br />
prima di perdere la loro<br />
integrità, evidenziando<br />
inoltre che le fibre di<br />
carta e cartone sono<br />
molto più resistenti<br />
rispetto a quanto si<br />
pensava - commenta<br />
Winfried Muehling,<br />
direttore generale di Pro<br />
Carton, associazione<br />
europea di produttori di<br />
carta e cartoncino - il<br />
dottor Eckhart evidenzia<br />
che il limite relativo al<br />
numero di ricicli di carta,<br />
cartoncino e cartone è<br />
dettato dal processo di<br />
preparazione dei prodotti<br />
e dalla loro raccolta”.<br />
Due brand come OLMARK e MARKHIP messi insieme<br />
rappresentano un'accoppiata vincente in tema di<br />
componentistica delle connessioni ad alta pressione<br />
per caratteristica applicativa. Attendibilità mai in ombra,<br />
neppure nelle più estreme condizioni di servizio.<br />
METTETECI ALLA PROVA!<br />
WWW.OLMARK.COM<br />
VICTORY<br />
is in your hands<br />
natdesign.eu<br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
50<br />
RIFIUTI SOLIDI NEWS Soluzioni<br />
NEWS<br />
RIFIUTI SOLIDI<br />
51<br />
Intelligente e<br />
all’avanguardia<br />
Il primo sistema italiano di controllo<br />
qualità automatizzato, basato<br />
sull'intelligenza artificiale per la separazione<br />
dei rifiuti. Per realizzarlo, Recycleye<br />
si allea con Acea Ambiente<br />
Ginevra Fontana<br />
artificiale scende in campo<br />
ancora una volta in supporto dell’ambiente.<br />
Ne è la testimonianza la colla-<br />
L’intelligenza<br />
borazione tra Recycleye e Acea Ambiente al<br />
lavoro per lo sviluppo del primo sistema automatizzato<br />
di controllo qualità nella separazione<br />
dei rifiuti in Italia.<br />
Specialisti ed esperti del settore stanno infatti<br />
adattando il sistema Recycleye Vision alle esigenze<br />
di Acea Ambiente per automatizzare il<br />
controllo qualità negli impianti di separazione<br />
dei rifiuti. Questo consentirà ad Acea Ambiente<br />
di avere informazioni in tempo reale sui propri<br />
impianti, garantendo costantemente una purezza<br />
elevata.<br />
Tale collaborazione, inoltre, è fondamentale<br />
per l’industria italiana della gestione dei rifiuti,<br />
poiché preannuncia una nuova era di automazione<br />
ed efficientamento nella cernita dei materiali<br />
per il riciclaggio.<br />
Giovanni Vivarelli Presidente di Acea Ambiente<br />
ha dichiarato: “La gestione e la valorizzazione<br />
dei rifiuti fa parte dell’impegno di Acea Am -<br />
biente per l’economia circolare.<br />
La nostra collaborazione con Recycleye per<br />
sviluppare il primo sistema automatizzato di<br />
controllo qualità in Italia aumenterà il volume<br />
di materiali riciclati.<br />
Recycleye sta sviluppando tecnologie all’avanguardia<br />
nella gestione dei rifiuti e siamo<br />
consapevoli dell’importanza ed efficacia di<br />
questo accordo, basata sulla ricerca e l’innovazione”.<br />
Peter Hedley, CTO di Recycleye, ha dichiarato:<br />
“Questa collaborazione è un altro esempio tangibile<br />
del cambiamento che sta avvenendo nel<br />
settore della gestione dei rifiuti: il cambiamento<br />
che speravamo di ottenere quando abbiamo<br />
fondato Recycleye.<br />
Consentire ad Acea Ambiente di mantenere il<br />
proprio impegno verso un’economia circolare<br />
con la nostra tecnologia è un altro passo verso<br />
la risoluzione della crisi dei rifiuti.“ Recycleye<br />
ha partecipato a Ecomondo 2021. l<br />
Una tassa nazionale per limitare l’impatto<br />
ambientale dei materiali plastici. So -<br />
prattutto per quanto riguarda gli imballaggi<br />
con funzione di contenimento, protezione<br />
o manipolazione consegna merci destinati<br />
ad avere nel tempo una durata molto breve.<br />
Praticamente un “usa e getta” che si traduce<br />
in un “costante flusso di rifiuti” caratterizzato<br />
da una elevata dispersione e con forte impatto<br />
sull’ambiente.<br />
Tocca attendere<br />
La Plastic Tax nasce in risposta alla Direttiva UE<br />
20<strong>19</strong>/904 (Direttiva SUP), che prescrive agli Stati<br />
dell’Unione Europea, di promuovere la transizione<br />
verso un modello di economia circolare.<br />
Ma in seguito all’approvazione del “Documento<br />
programmatico di bilancio” da parte del Con -<br />
siglio dei Ministri, il tutto viene spostato al 2023.<br />
Tra i divieti e gli obblighi di questa imposta rispettivamente:<br />
l’utilizzo di posate, piatti, cannucce,<br />
bastoncini cotonati, agitatori per bevande;<br />
e l’adottare soluzioni per ridurre il consumo<br />
di plastica monouso laddove non esiste alternativa<br />
(tazze, tappi, coperchi e contenitori).<br />
Si escludono dalla tassazione manufatti compostabili,<br />
dispositivi medici e i Macsi destinati<br />
alla protezione dei medicinali. L’ammontare<br />
dell’imposta è fissato a 0,45 euro per chilogrammo<br />
di materia plastica contenuta negli<br />
oggetti tassati. I fabbricanti, i cedenti (qualora<br />
i Macsi siano per uso privato), gli importatori<br />
ma anche i committenti dei Macsi sono tutti<br />
attori soggetti alla Plastic Tax.<br />
Se si pensa che nel 2018 l’Italia ha prodotto 2,3<br />
milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio in<br />
plastica (secondo il report de l’Italia del riciclo<br />
2020), si deduce che il settore imballaggi identifica<br />
la prima fonte d’impiego delle materie<br />
plastiche. Un primato pericoloso, poiché per<br />
produrre 1 kg di plastica vengono emessi in atmosfera<br />
quasi 2 kg di CO 2 e circa 570.000 tonnellate<br />
di plastica/anno, finiscono in mare.<br />
Una slitta<br />
per la Plastic Tax<br />
L’entrata in vigore dell’imposta sui manufatti<br />
in plastica monouso era prevista per l’inizio<br />
del <strong>2022</strong>. E invece...rinviato tutto al 2023<br />
Miglioramento necessario<br />
Delle 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio<br />
in plastica prodotte in Italia, “soltanto”<br />
il 44,6% sono state destinate al riciclo; facendo<br />
del nostro Paese il secondo consumatore di<br />
plastica a livello europeo. Ricordiamo che rientrano<br />
nell’applicazione della Plastic Tax le bottiglie<br />
e i tappi di plastica, le confezioni di alimenti,<br />
i contenitori di tetrapack, flaconi per<br />
detersivi, il polistirolo e il pluriball utilizzati per<br />
proteggere le merci, i film di plastica per avvolgere<br />
i pallet.<br />
Quella degli imballaggi è dunque la prima fonte<br />
d’impiego delle materie plastiche: un primato<br />
pericoloso, dal momento che per la produzione<br />
di un kg di plastica vengono emessi<br />
quasi 2 kg di CO 2 in atmosfera e che ogni anno<br />
finiscono in mare circa 570 mila tonnellate di<br />
questo materiale.<br />
l<br />
Ludovica Bianchi<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
52 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni<br />
RECUPERI AMBIENTALI<br />
RECUPERI AMBIENTALI<br />
RIFIUTI SOLIDI<br />
53<br />
Bonifiche dei suoli,<br />
complessità nei<br />
piccoli cantieri<br />
Area di bonifica<br />
del cortile interno.<br />
Dott. Biologo Gian<br />
Franco Gaggino<br />
(Pasa labs)<br />
Riqualificare suoli e relativi siti identifica una materia<br />
attuale ed in continua evoluzione. Svariate sono<br />
le tecniche e tutte supportate dalle norme. Ma il concetto<br />
di base è quello di recuperare i valori ambientali<br />
Le cause principali di inquinamento che interessa<br />
le diverse matrici ambientali sono<br />
gli eventi accidentali, le attività industriali,<br />
i serbatoi interrati, le discariche abusive, ecc.<br />
La normativa prevede, per definire un sito contaminato<br />
o non contaminato, due step successivi:<br />
il primo è un confronto con limiti tabellari<br />
(CSC) ed il secondo l’applicazione<br />
dell’Analisi di Rischio Sito Specifica (AdR), che<br />
valuta i valori di contaminazione riscontrati in<br />
funzione delle caratteristiche dell’area ed in<br />
base all’utilizzo definitivo del sito.<br />
Recuperare. In tutti i sensi<br />
La norma è basata, giustamente, sul concetto<br />
che bisogna recuperare i valori ambientali<br />
definiti di fondo. Questo porta a pensare<br />
ai siti di grandi dimensioni dove erano insediate<br />
aziende chimiche, metallurgiche, petrolifere<br />
ecc. che hanno colpito l’immaginario<br />
collettivo: Stoppani, Falck, Petrolchimici di<br />
Pero, La Spezia, Taranto, Porto Torres o ai<br />
grandi poli industriali.<br />
Siti dismessi e/o siti che svolgono attività che<br />
comportano rischio quindi censiti, studiati, valutate<br />
le tecniche di bonifica in parte bonificati<br />
o in procinto di essere bonificati.<br />
Per contro esiste tutta una serie di numerosi<br />
piccoli o molto piccoli siti dove si scopre la necessità<br />
di intervento quasi per caso.<br />
Si tratta di piccoli laboratori artigianali, officine,<br />
depositi di materiali, abitazioni obsolete dove<br />
per incuria, abbandono e concatenazioni di<br />
vendite della dimensione che varia da 30 a 150<br />
m2 dove la cisterna dell’olio combustibile ha<br />
cominciato a perdere, dove sono utilizzate scorie<br />
e macerie per rispristinare il piano campagna<br />
ecc.<br />
L’acquirente, che vuole trasformare il sito in<br />
residenza, deve accertarsi della compatibilità<br />
dei suoli all’ uso residenziale e molto spesso<br />
risulta che i suoli non sono conformi all’uso e<br />
che deve attivare un intervento di bonifica.<br />
Se le concentrazioni dei contaminanti, la tipologia<br />
del suolo, distanza della falda, la impermeabilizzazione<br />
della superfice lo consentono,<br />
si può applicare l’Analisi di rischio, in caso contrario<br />
bisogna procedere alla rimozione della<br />
contaminazione con la tecnica di bonifica che<br />
meglio risponde alla solita equazione costibenefici.<br />
Non solo grandi dimensioni<br />
Il progetto di bonifica deve prevedere tutta una<br />
serie di accorgimenti relativi a spazi di lavori<br />
angusti, sottomurazioni, scavi armati, mezzi<br />
operativi adatti, che fanno lievitare i tempi ed<br />
i costi di intervento.<br />
Di seguito alcuni esempi per meglio chiarire<br />
il problema.<br />
In un’area si sono trovati due hot spot dove<br />
la contaminazione era spinta fino a 4,5, per<br />
una superfice netta di 25 m 2 , dal piano campagna<br />
e si doveva scavare per tutta la distanza<br />
due fabbricati che avevano 2 metri scarsi<br />
fondazione.<br />
Si è proceduto alla costruzione di due pozzi<br />
realizzati con travi legno ed armati con pali di<br />
legno che ha consentito la creazione di finestre<br />
per la realizzazione del campionamento di collaudo.<br />
Il materiale, scavato, è stato portato in superficie<br />
mediante l’utilizzo di un paranco e cestelli<br />
e mediante mini pala è stato accatastato sotto<br />
il capannone in sicurezza.<br />
A Milano in una ex officina, sita all’interno di<br />
un cortile di una casa di inizio ‘900, a seguito<br />
del sondaggio dei suoli si sono ritrovati dei superamenti<br />
per gli idrocarburi C>12 e quindi<br />
si è reso necessario programmare un’azione<br />
di bonifica. Presa visione del computo metrico<br />
la proprietà aveva esposto alcune perplessità<br />
sull’ammontare totale dell’opera. Durante<br />
l’esecuzione delle indagini sono state evidenziate<br />
diverse difficoltà logistiche tali per cui<br />
non è possibile l’utilizzo di mezzi di lavoro usati<br />
normalmente.<br />
Infatti le dimensioni ridotte del passaggio d’ingresso<br />
all’area (androne e cortile) e della strada<br />
d’accesso (tipica via del centro città), non<br />
permettono la sosta di un camion a tre assi e<br />
di un cassone scarrabile, utili per il trasporto<br />
del materiale rimosso con uno o due viaggi.<br />
Di conseguenza si è scelto un nuovo piano di<br />
intervento che prevede: utilizzo di mini esca-<br />
vatore, utilizzo di una mini pala per trasportare<br />
il materiale scavato dal cortile alla strada e<br />
scaricare il terreno in cassone di un mezzo da<br />
5 ton per il trasporto (previsione 6 viaggi).<br />
Le difficoltà operative identificano l’elemento<br />
che ha causato l’aumento dei costi e, la ricerca<br />
della soluzione che ottimizza l’equazione costi<br />
e benefici, ha comportato uno slittamento dell’inizio<br />
dei lavori.<br />
Le modifiche sopra riportate hanno comportato<br />
anche un aumento dell’onerosità prevista<br />
per l’intervento di bonifica pari a circa il 20%<br />
di aggravio di spese.<br />
l<br />
Scavo armato<br />
con travi ed assi<br />
di legno.<br />
Evidenza<br />
delle dimensioni<br />
dell’hot spot<br />
(della stessa<br />
larghezza<br />
della strada).<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
54 BIOWASTE TESSUTI INNOVATIVI<br />
TESSUTI INNOVATIVI<br />
BIOWASTE 55<br />
Tessuto in Lanital,<br />
la fibra ricavata<br />
dagli scarti<br />
di lavorazione<br />
dell’industria<br />
casearia, ormai<br />
arrivata alla sua terza<br />
generazione.<br />
Latte, questo (s)conosciuto<br />
Flashback<br />
Federica Lugaresi<br />
Materiale bioplastico<br />
in granuli realizzati<br />
da scarti di latte<br />
dalla start up<br />
SPlastica.<br />
Materiale di scarto recuperato dalla produzione casearia<br />
e slegato dalla stagionalità. Per un filato dalle proprietà<br />
benefiche ma anche per una bioplastica 100 per cento<br />
biodegradabile e compostabile.Una risorsa senza fine<br />
Il Lanital (connubio delle parole Lana Italiana), è un filato nato<br />
dalla ricerca tecnologica promossa dal regime fascista nel settore<br />
del tessile. Deriva dalla filatura della caseina del latte e<br />
doveva essere un surrogato della lana. Il brevetto risale agli<br />
anni ’30 per sostituire la lana, molto scarsa in quei tempi, a<br />
causa dell’embargo dopo la guerra di Etiopia. Tanti i pregi (ad<br />
esempio l’ottima resa termica) ma velocemente deperibile e<br />
dalla facile usura. Con l’arrivo dei filati sintetici derivati dal petrolio,<br />
molto resistenti e ad ampia diffusione, il filato è divenuto<br />
meno popolare e quindi caduto in disuso.<br />
Tappi per bottiglia<br />
realizzati dalla start<br />
up SPlastica con latte<br />
e caseina<br />
non più utilizzabili.<br />
Diciamo che è un’ottima idea ed esempio<br />
di economia circolare. Utilizzare il latte<br />
scaduto e non più valido per essere venduto<br />
o consumato. In quantitativi importanti e<br />
dal basso costo. Prerogative che permettono di<br />
realizzare prodotti derivati tutto l’anno.<br />
Oro bianco<br />
Recuperare materiale che dovrebbe essere<br />
destinato a smaltimento e invece diventa materia<br />
prima. È infatti ciò che può accadere con<br />
tutta una serie di prodotti contenenti latte o caseina<br />
non più idonei al consumo quotidiano.<br />
La prima tecnologia studiata da SPlastica (una<br />
start up guidata dalla ricercatrice del Dipar -<br />
timento di Scienze e Tecnologie chimiche di<br />
Tor Vergata, Emanuela Gatto),<br />
consente di trasformare il<br />
latte scaduto in una bioplastica<br />
con cui vengono<br />
realizzate bottiglie e stoviglie. Il materiale che<br />
le costituisce risulta biodegradabile al 100% e<br />
compostabile a temperatura ambiente, si dissolve<br />
in acqua di mare in un lasso di tempo di<br />
60 giorni, pur presentando una durabilità e stabilità<br />
di due o tre anni. E se gli oggetti così realizzati<br />
vengono messi in una compostiera organica,<br />
si ottiene compost in soli 45 giorni. Come<br />
ormai è noto, le bioplastiche si possono ottenere<br />
anche da altre materie quali patate, mais e fondi<br />
di caffè; ma è impiegando il latte scaduto che<br />
sicuramente ci si “affranca” dalla reperibilità<br />
legata alla stagionalità e dallo sfruttamento dei<br />
terreni coltivabili.<br />
Il latte che si indossa<br />
Con una diversa applicazione invece, si possono<br />
ottenere fibre tessili. La caseina infatti è un polimero<br />
naturale, la cui struttura chimica conferisce<br />
resistenza meccanica e possibilità di es-<br />
Fibra di latte in purezza.<br />
sere filabile. In realtà nulla di nuovo, poichè il<br />
Lanital (già commercializzato e brevettato tra il<br />
<strong>19</strong>37 e la prima guerra mondiale dalla SNIA<br />
Viscosa, su scoperta dell’italiano Antonio Ferretti)<br />
veniva appunto prodotto per dare vita ad un tessuto<br />
molto simile alla lana, caldo e morbido,<br />
impiegato nell’abbigliamento militare.<br />
Oggi, la ricerca di DueDiLatte supportata dalle<br />
innovative tecniche di bio ingegneria, ha<br />
creato una fibra naturale dallo scarto di lavorazione<br />
dei formaggi. Si tratta di un tessuto<br />
confortevole e accogliente, dalle proprietà<br />
ipoallergeniche, anallergiche, traspiranti e<br />
idratanti (rese possibili dalla presenza di amminoacidi<br />
all’interno della struttura del filato).<br />
La start up è sfociata in Origami, la prima<br />
collezione di abbigliamento a base di Lanital,<br />
ormai arrivato alla sua terza generazione. Il<br />
filato infatti è più performante rispetto al passato,<br />
ha una mano più setosa ma senza la<br />
freddezza e rigidità della seta, traspirante e<br />
termoregolante come la lana.<br />
l<br />
Momento<br />
di filatura<br />
del Lanital.<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
NEWS<br />
56 BIOWASTE NEWS<br />
ACQUE REFLUE<br />
57<br />
Il nemico invisibile<br />
Eliana Puccio<br />
Nello showroom virtuale di Vogelsang<br />
per esplorarne le tecnologie a 360 gradi. Tutti<br />
i contenuti multimediali sono a portata di mano<br />
Un giro in giro<br />
Vogelsang ci porta nel suo mondo virtuale<br />
per un viaggio senza precedenti.<br />
Lo fa regalandoci una panoramica a<br />
tuttotondo, di soluzioni per il settore del biogas<br />
e facendoci navigare tra i contenuti multimediali.<br />
Tutto grazie a uno showroom virtuale.<br />
Tramite diversi touchpoint, gli utenti possono<br />
sperimentare e interagire con la tecnologia e i<br />
componenti per una produzione di biogas all’insegna<br />
dell’efficienza.<br />
“Lo showroom è la nostra risposta alla forte domanda<br />
di modelli di consulenza digitale e virtuale.<br />
Con l'ausilio di video e animazioni, nonché<br />
di esempi pratici, offriamo ai nostri clienti e a<br />
tutti gli interessati una nuova esperienza di prodotto",<br />
spiega Carsten Wenner, responsabile<br />
marketing per biogas e acque reflue presso<br />
Vogelsang. Lo showroom serve ad avere una<br />
maggiore visione della gamma completa di prodotti:<br />
dalle tecnologie di pompaggio a quelle di<br />
triturazione, per arrivare ai sistemi di alimentazione<br />
di materiali solidi e alle soluzioni di sistema<br />
plug-and-play.<br />
Con un modello di impianto di biogas interattivo,<br />
Vogelsang offre ai clienti e a tutti gli interessati<br />
una panoramica di soluzioni concrete, allo scopo<br />
di presentare i diversi step, all'interno dell'impianto<br />
di digestione anaerobica dove sono possibili<br />
l’ottimizzazione e il potenziamento. E soprattutto,<br />
Vogelsang si pone decisamente al<br />
passo con i tempi.<br />
Basta andare sul sito e iniziare l’esporazione<br />
dello spazio 3D. Buon divertimento! l<br />
Gli impianti di trattamento delle acque<br />
reflue hanno un peso maggiore sul clima<br />
poiché emettono quantitativi di ossido<br />
di diazoto (N 2 O) più di quanto si supponesse.<br />
Lo rileva l’Istituto federale per la ricerca sulle<br />
acque (EAWAG) che ha analizzato in particolare<br />
il protossido di azoto (N 2 O), un gas dannoso<br />
per il clima e per lo strato di ozono,emesso<br />
dagli impianti durante le diverse fasi di<br />
lavorazione. A quanto pare, in Svizzera sono<br />
responsabili dell’1 per cento di tutte le emissioni<br />
di gas a effetto serra. Nella medesima,<br />
si contano circa 800 impianti di depurazione<br />
delle acque gestiti a livello comunale.<br />
Wenzel Gruber, ricercatore dell'EAWAG e primo<br />
autore dello studio, sostiene che a livello<br />
globale il fenomeno è stato sottostimato: "Gli<br />
impianti di trattamento delle acque reflue sono<br />
importanti emettitori di N 2 O, non solo in<br />
Impianti di depurazione in Svizzera:<br />
sarebbero responsabili di molte emissioni<br />
di gas a effetto serra. La ricerca sulle acque<br />
a cura dell’Istituto federale (Eawag)<br />
che ha analizzato il protossido di azoto<br />
Svizzera, ma in tutto il mondo".L'EAWAG ha<br />
effettuato14 campagne di misurazione a lungo<br />
termine in vari tipi di impianti di trattamento<br />
delle acque reflue così da poter creare una<br />
banca dati completa sulle emissioni e comprendere<br />
meglio quali fossero gli agenti responsabili.<br />
Dalla ricerca emerge che, ottimizzando<br />
alcune fasi di lavorazione con lo scopo<br />
di prevenire l'accumulo di nitriti, queste emissioni<br />
possono essere ridotte fino al 75%. l<br />
Ginevra Fontana<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
58 ACQUE REFLUE Soluzioni<br />
PROGETTI E BREVETTI<br />
PROGETTI E BREVETTI<br />
ACQUE REFLUE<br />
59<br />
Raccolte navigate<br />
Federica Lugaresi<br />
Ogni anno attraverso i fiumi, tonnellate di rifiuti in plastica<br />
arrivano nei mari di tutto il mondo. Un’emorragia che<br />
da oggi si può arrestare, grazie ad un progetto italiano<br />
dalla grande innovazione tecnologica. Una soluzione già<br />
applicabile, a basso impatto ambientale, modulare e scalabile<br />
Si stima che al momento siano presenti in<br />
mare circa 150mila tonnellate di plastica fluttuante<br />
e sappiamo che tanto si sta già facendo<br />
per la sua raccolta. Ma perché non risolvere la<br />
questione a valle (che in questo caso sarebbe a<br />
monte) e raccogliere una plastica più da vicino, e<br />
che non sia da desalinizzare in vista di un futuro<br />
recupero e riutilizzo? Un primo vantaggio sarebbe<br />
sicuramente quello economico: attualmente il costo<br />
di raccolta in mare è di circa 50 volte superiore<br />
a quello dei fiumi e, secondo un’analisi condotta<br />
da Deloitte, “la spesa media globale per le operazioni<br />
di pulizia (da plastica) localizzate sui soli corsi<br />
d’acqua si attesta intorno ai 15 miliardi di dollari”.<br />
Ma è altrettanto vero che quelli associati<br />
all’inquinamento (spesa<br />
pubblica per rimediare ai danni sia<br />
ambientali che di salute, perdite<br />
re gi strate dai privati sia nel turismo,<br />
che nella pesca e nell’immobiliare)<br />
sono decisamente superiori<br />
(v. grafico a lato).<br />
Azione preventiva<br />
Nomen omen dicevano i latini.<br />
River Cleaning è di fatto una soluzione<br />
green, già applicabile, che ha<br />
lo scopo di bloccare gli scarti in plastica<br />
trascinati dai fiumi verso i laghi<br />
e gli oceani. Si tratta di un sistema<br />
ideato, brevettato e studiato<br />
da Vanni Covolo, illuminato CEO<br />
della start up, che consente di intercettare<br />
e catturare i rifiuti galleggianti<br />
con una percentuale media pari al 95%,<br />
in corsi d’acqua con una velocità bassa o media<br />
e quindi assolutamente efficace.<br />
Funzionamento H24, risparmio energetico (si<br />
utilizza l’energia dell’acqua), nessuna interferenza<br />
con la navigazione, fauna e sedimenti fluviali,<br />
identificano i punti di forza del progetto.<br />
Fonte: River Cleaning (estrapolato da dati Deloitte).<br />
Le boe disposte<br />
in sequenza,<br />
consentono<br />
di intercettare<br />
e spostare i rifiuti<br />
per effetto<br />
della rotazione,<br />
fino al punto<br />
di raccolta.<br />
I vantaggi<br />
Recuperare i rifiuti in loco e valorizzarli consente<br />
di potenziare la value chain della plastica, riducendo<br />
la necessità di produrre – ma anche di acquistare<br />
– materia prima vergine. River Cleaning<br />
permetterebbe infatti alle municipalità operanti<br />
nel settore della raccolta di rifiuti, di aumentare<br />
la propria efficacia nella loro gestione. In ottica<br />
di economia circolare, gli scarti recuperati dai<br />
fiumi “potrebbero venire intercettati da aziende<br />
con cui stiamo già parlando – spiega Covolo –<br />
che sono strutturate per riottenere il granulo plastico.<br />
All’interno del nostro progetto, il passo successivo,<br />
sarà quello di selezionare i diversi tipi di<br />
plastica, per evitare che il materiale termoplastico<br />
si mischi col polietilene, e possa quindi essere<br />
lavorato più volte senza perdere le proprie caratteristiche<br />
chimico-fisiche e di resistenza”.<br />
“Nell’immediato, poiché non esiste ancora una<br />
rete di questo tipo, si potrà procedere con la pirolisi<br />
per ottenere una sorta di combustibile da<br />
rimaneggiare ed utilizzare”, continua Vanni.<br />
Attualmente è nei piccoli corsi d’acqua che si<br />
avrebbero i maggiori risultati, poiché in questo<br />
caso gli investimenti risultano contenuti. A dif-<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
60 ACQUE REFLUE<br />
Il sistema<br />
di ancoraggio<br />
al fondo<br />
delle boe,<br />
non interferisce<br />
con la navigazione.<br />
PROGETTI E BREVETTI<br />
SESTO SIMPOSIO SULLA CIRCULAR ECONOMY<br />
E L’ URBAN MINING / 10TH ANNIVERSARY<br />
CAPRI / 18-20 MAGGIO <strong>2022</strong><br />
I rifiuti intercettati vengono spostati, di boa in boa<br />
per effetto della rotazione, fino ad un punto di raccolta<br />
presso le sponde, in un box apposito. Al momento,<br />
viene svuotato manualmente, ma i rifiuti<br />
possono essere prelevati da un nastro trasportatore<br />
e collettati in un container più grande.<br />
Vanni Covolo, CEO<br />
di River Cleaning.<br />
ferenza dei grandi fiumi/canali che<br />
comporterebbero invece investimenti<br />
di una certa caratura.<br />
Specifiche di funzionamento<br />
Nulla è stato lasciato al caso. River<br />
Cleaning ha realizzato un sistema<br />
costituito da boe (diametro di 1 metro<br />
circa) dotate di protusioni semirigide<br />
che agevolano la cattura meccanica<br />
dei rifiuti. Il modello attuale<br />
ha una profondità di 30 cm e sporge<br />
dal pelo dell’acqua di circa 5-10 cm.<br />
La parte subacquea, è dotata di una struttura a turbina<br />
con alette studiate per massimizzare l’effetto<br />
rotatorio, ottenuto dalla spinta della corrente.<br />
L’impianto è costituito da più moduli boa (e disposti<br />
in sequenza), ancorati uno per uno ad una<br />
struttura sottostante, fissata al letto del fiume,<br />
o sulle pareti (ciò dipende dalla profondità e dalla<br />
morfologia, e dalla dimensione di eventuali imbarcazioni).<br />
Un sistema di regolazione (basato<br />
su un contrappeso) della posizione, consente<br />
alle boe di rimettersi in linea successivamente<br />
al passaggio di un’imbarcazione o alla variazione<br />
di livello dell’acqua.<br />
In divenire…<br />
L’impianto pilota permanente fissato nella roggia<br />
Dolfina di Rosà (fiume Brenta) è stato installato<br />
lo scorso giugno ed è tuttora in funzione. Con<br />
grandi soddisfazioni, dopo aver condotto verifiche<br />
sul funzionamento e catalogazione dei rifiuti. Ma<br />
il sistema River Cleaning è già stato implementato<br />
più volte per rispondere alle diverse richieste<br />
dei possibili scenari internazionali.<br />
Tre sono i sistemi di pulizia dei corsi d’acqua: quello<br />
specifico di cui sopra per la plastica, quello per la<br />
raccolta di oli e liquidi sversati tramite assorbimento,<br />
e tramite filtrazione; entrambi brevettati<br />
ma in fase di progettazione. “Per fare breccia, bisogna<br />
poter risolvere un problema e il progetto ha<br />
delle enormi potenzialità – conclude Covolo – ma<br />
abbiamo bisogno di sostegno per riuscire a crescere<br />
ulteriormente e divenire un sistema di tecnologie<br />
chiave nell’economia blu”.<br />
l<br />
Nei minimi particolari…<br />
La tecnologia del progetto deve essere sostenibile<br />
nel tempo, e per questo è realizzata<br />
per utilizzare forme passive di energia<br />
o integrata con fonti rinnovabili. I moduli<br />
boa inoltre, sono prodotti tramite stampaggio,<br />
con consumo energetico ridotto, in pezzi<br />
assemblabili prima dell’installazione.<br />
Sono costituiti da materiali riciclati e riciclabili<br />
(polipropilene) ed anche la struttura<br />
di ancoraggio in metallo, è riciclabile a fine<br />
vita. Il sistema è inoltre progettato per avere<br />
lunga vita nel tempo.<br />
Il SUM <strong>2022</strong> – Sesto Simposio Internazionale sull’Economia Circolare e l’Urban Mining – si terrà dal 18 al 20 Maggio <strong>2022</strong> nella<br />
meravigliosa cornice di Capri, presso il Centro Congressi Comunale nel cuore della città.<br />
Il SUM rappresenta oggi il Forum di riferimento internazionale per il dibattito scientifico e tecnico sul recupero di risorse e riciclo di<br />
materiali dai rifiuti. In questa edizione ricorre il 10° anniversario del Simposio.<br />
Il SUM <strong>2022</strong>, organizzato dall’IWWG - International <strong>Waste</strong> Working Group, conta sul supporto scientifico di prestigiosi atenei italiani<br />
e stranieri: Università degli Studi di Padova, Hamburg University of Technology (DE), Denmark University of Technology (DK), TU<br />
Wien (AT), Università degli Studi di Roma “La Sapienza” (IT), Università degli Studi di Napoli “Federico II”, University of Hong Kong<br />
(HK), Tsinghua University (CN).<br />
Il Programma scientifico si articolerà in tre giornate di lavori, ciascuna articolata in tre sessioni parallele distribuite in sedi contigue<br />
ubicate al centro di Capri, con quotidiani momenti di confronto in seduta plenaria. A fine Simposio, il sabato mattina, è prevista<br />
un’escursione a bordo di un tipico gozzo caprese, per ammirare da un punto di vista privilegiato gli scorci più belli di Capri, tra cui<br />
i Faraglioni, la famosa Grotta Azzurra, il Faro di Punta Carena e Villa Malaparte.<br />
TEMI DEL SIMPOSIO<br />
Recupero e riciclaggio di materiali e risorse / Prevenzione, minimizzazione e preparazione al riuso / Tecnologie per il recupero e<br />
la valorizzazione dei materiali / Materiali specifici nell’ Economia Circolare / Landfill mining / Controllo della qualità nella filiera del<br />
riciclaggio / Trattamenti di valorizzazione di materiali e risorse / Chiusura del ciclo della materia nell’Economia Circolare / Aspetti<br />
economici e finanziari / Aspetti normativi e legali / Mezzi e strumenti per la valutazione dei progetti / Educazione, comunicazione,<br />
aspetti sociali e partecipazione pubblica / Soluzioni digitali per l’Economia Circolare / <strong>Waste</strong> architecture - Gestione dei rifiuti<br />
e spazio urbano /“Tecnologie Blu” per l’Economia Circolare sostenibile / Recupero di risorse nei paesi in via di sviluppo / Altro<br />
Per approfondire tutti gli argomenti visitare: www.sumsymposium.it/it/temi<br />
INVIO LAVORI E PROPOSTE DI WORKSHOP<br />
Gli autori interessati a presentare il proprio lavoro al SUM <strong>2022</strong> dovranno inviare una proposta tramite l’apposito form online. I contributi<br />
possono essere presentati in forma di short paper (3-4 pagine) o articolo completo. Si accettano anche proposte di workshop.<br />
Per ulteriori informazioni visitare il sito al seguente link: www.sumsymposium.it/it/call-for-papers.<br />
INFORMAZIONI<br />
Per ulteriori informazioni si prega di contattare la segreteria organizzativa:<br />
Eurowaste Srl / Via Beato Pellegrino 23, Padova / info@sumsymposium.it / tel. 049 8726986 / www.sumsymposium.it<br />
con il patrocinio di:<br />
Organizzato da<br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
62 ACQUE REFLUE Soluzioni<br />
ACQUA DI ZAVORRA<br />
ACQUA DI ZAVORRA<br />
ACQUE REFLUE<br />
63<br />
L’acqua di zavorra<br />
viene utilizzata<br />
per bilanciare<br />
le variazioni<br />
di peso<br />
e le diverse<br />
configurazioni<br />
di carico.<br />
Giovanni Milio<br />
Mare profumo di mare<br />
Le navi da carico sono progettate per operare in determinate<br />
configurazioni ottimali per dislocamento, pescaggio<br />
e distribuzione dei pesi. Quando viaggiano in altre modalità,<br />
è necessario caricare zavorra. Che altro non è che acqua di mare<br />
La zavorra comporta notevoli vantaggi per una<br />
nave. Innanzitutto, abbassando il baricentro,<br />
viene fornita stabilità trasversale, contrastando<br />
il momento di rollio. In questo modo si riduce<br />
lo stress sulle strutture dello scafo, anche<br />
perché la sua presenza smorza le forze deformanti<br />
a diverse frequenze, impedendo che entrino in risonanza.<br />
E poi, migliora l’efficienza della propulsione<br />
e la manovrabilità (si può dire che aumenta<br />
il “grip”), e quindi complessivamente garantisce<br />
condizioni operative più sicure nel corso del viaggio.<br />
Da stato a stato<br />
Un tempo la zavorra sulle navi era solida, costituita<br />
da sabbia o blocchi di cemento, posti nella parte<br />
più bassa dello scafo, la sentina. Per questo era<br />
molto difficile cambiarne la composizione, e del<br />
tutto impossibile variarla in corso di rotta. Ma tutto<br />
è cambiato con l’arrivo delle pompe ad alta portata.<br />
Ciò ha permesso di utilizzare l’acqua di mare come<br />
zavorra - conservandola in appositi serbatoi - caricandola<br />
e scaricandola anche parzialmente, per<br />
compensare le variazioni di peso e di distribuzione<br />
dello stesso delle diverse configurazioni di carico,<br />
anche dovute al consumo di carburante e acqua<br />
(per le navi passeggeri). Il tipo di zavorra dinamica<br />
è utile anche in caso di incidenti, perché consente<br />
per esempio, di raddrizzare una nave che ha imbarcato<br />
acqua da una falla.<br />
Non c’è da stupirsi quindi se oggi tutte le navi utilizzino<br />
abbondantemente questo strumento. Le<br />
stazze sono importanti: una superpetroliera ha<br />
una capacità di imbarco anche di 95.000 m 3 di acqua<br />
di zavorra, una portacontainer da 14.000 teu<br />
si “accontenta” di 20.000 m 3 . Ricordiamo che un<br />
metro cubo d’acqua di mare pesa circa una tonnellata.<br />
In un anno la flotta mercantile mondiale<br />
porta in giro per gli oceani, prelevandola e scaricandola<br />
anche in diversi punti della rotta, dieci miliardi<br />
di tonnellate di acqua di mare.<br />
Il problema degli alieni<br />
Come detto poc’anzi, l’acqua di zavorra viene<br />
conservata in serbatoi dedicati. Si può quindi<br />
considerare pulita (quella che si carica, si scarica)<br />
ma anche se non contiene idrocarburi e altri in-<br />
quinanti, non è propriamente innocua. Con l’acqua<br />
infatti viaggiano molti passeggeri clandestini<br />
e indesiderati. Viste le dimensioni delle zavorre,<br />
il loro carico e scarico avviene attraverso prese<br />
e pompe di grande capacità. Le pompe di una<br />
superpetroliera “lavorano” 5.800 m 3 l’ora. Esse<br />
sono dotate di griglie e filtri, ma le maglie non<br />
sono fittissime, pena riduzione della portata.<br />
Migliaia di specie marine possono così essere<br />
trasportate nelle acque di zavorra se di piccola<br />
taglia: tra cui batteri ed altri microbi (microalghe),<br />
piccoli invertebrati e uova, cisti e larve di varie<br />
specie. Praticamente tutte le specie marine hanno<br />
un ciclo di vita che include uno stadio di queste<br />
dimensioni, e molte riescono a sopravvivere nelle<br />
acque di zavorra e nei sedimenti (se il caricamento<br />
della zavorra avviene in porto) trasportati<br />
dalle navi anche in viaggi di alcuni mesi. Ne consegue<br />
che, se le condizioni ambientali dove viene<br />
scaricata la zavorra sono favorevoli, le specie<br />
aliene possono riprodursi, e non avendo nemici<br />
naturali, moltiplicarsi.<br />
Un regolamento, finalmente<br />
Dal <strong>19</strong>00 ad oggi nel mondo, il numero di invasioni<br />
di specie aliene è aumentato di 5,5 volte. Alla fine<br />
degli anni ’80 il problema venne fortemente sollevato<br />
da Canada e Australia. Dopo 14 anni di negoziati<br />
in sede IMO (International Maritime<br />
Organization) è stata promulgata la Convenzione<br />
Internazionale per il Controllo e la Gestione delle<br />
Acque di Zavorra. Entrata in vigore nel 2017, è oggi<br />
ratificata da 88 Paesi, tra cui l’Italia (Governo Conte<br />
1, agosto 20<strong>19</strong>…). La Convenzione prevede che tutte<br />
le navi battenti bandiera di uno stato aderente<br />
o di uno stato non aderente ma che navigano nelle<br />
acque territoriali di uno stato aderente, debbano<br />
mantenere un registro delle operazioni di zavorra,<br />
e avere un piano di gestione delle stesse acque<br />
che deve essere certificato in caso la nave superi<br />
le 400 tonnellate di stazza lorda. Dal punto di vista<br />
operativo, la convenzione prevede 2 standard principali<br />
per la gestione delle acque di zavorra. Quello<br />
D1 prevede lo scambio delle acque con un'efficienza<br />
volumetrica pari al 95% dell’imbarcato ad<br />
una distanza dalla costa di almeno 200 miglia marine,<br />
e in acque caratterizzate da una profondità<br />
di almeno 200 metri.<br />
Lo standard D2 è molto più stringente, e prevede<br />
l’utilizzo di un sistema di trattamento che deve<br />
soddisfare uno standard prestazionale basato sul<br />
numero massimo di organismi (per unità di volume)<br />
rimasto dopo il trattamento (vedi tabella sotto).<br />
La convenzione prevede un meccanismo di passaggio<br />
unidirezionale da D1 a D2. Il fatto che questo<br />
accada dipenderà molto dalla politica dei più grandi<br />
attori del commercio mondiale. A nessuno piacerebbe<br />
essere abbordato dalla Guardia Costiera<br />
americana. Ma torneremo sull’argomento, trattando<br />
dei sistemi disponibili per il protocollo D2<br />
sul prossimo numero.<br />
l<br />
Controllo<br />
delle acque<br />
di zavorra.<br />
Limiti massimi<br />
consentiti<br />
per le specie<br />
aliene.<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
64 ACQUE REFLUE Soluzioni<br />
WASTE SEGNALA<br />
5 a Edizione Special Conference Day<br />
25-26 & 27<br />
MAGGIO <strong>2022</strong><br />
FIERA DI PORDENONE<br />
NOVITÀ <strong>2022</strong><br />
GLI APPUNTAMENTI<br />
DA NON PERDERE<br />
In AquaFarm, la mattina del 26 maggio<br />
si terrà la conferenza Aquacoltura 4.0,<br />
dove si tratterà tra l’altro di tecnologie<br />
avanzate per la depurazione e il riciclo<br />
delle acque d’allevamento. Nel pomeriggio<br />
dello stesso giorno seguirà la<br />
sessione SOS Costi Energetici, dove<br />
saranno centrali i metodi di mitigazione,<br />
dall’utilizzo degli scarti e dei fanghi<br />
per la produzione di biogas all’agrivoltaico.<br />
In NovelFarm il 26 maggio nel pomeriggio,<br />
si parlerà di Greenhouses are<br />
green. Anche qui si tratterà di utilizzo<br />
degli scarti delle coltivazioni per la produzione<br />
di energia necessaria al funzionamento<br />
degli impianti fuorisuolo.<br />
Infine, in AlgaeFarm il 26 mattina, la<br />
sessione Microalgae Applications tratterà<br />
estesamente di un nostro cavallo<br />
di battaglia, l’utilizzo dei microrganismi<br />
per la depurazione dei reflui di ogni tipo.<br />
Maggiori dettagli sulle sessioni sono<br />
reperibili sui siti dei rispettivi eventi.<br />
Economia circolare<br />
tra pesci e serre<br />
Afine maggio (25-26 con special conference FAO il 27) si<br />
terranno in contemporanea la 5° edizione di AquaFarm,<br />
fiera internazionale dedicata all’acquacoltura, la maggiore<br />
del Me diterraneo, e la 3° di NovelFarm, che invece copre le tecniche<br />
innovative di colture vegetali, come idroponica, vertical farming<br />
e agricoltura urbana.<br />
Nell’ambito di AquaFarm sarà presente anche la sezione<br />
AlgaeFarm, dedicata all’alghicoltura. Sono tutte aree che da<br />
tempo hanno abbracciato i principi dell’economia circolare.<br />
Riteniamo quindi interessante fornire ai lettori di <strong>Waste</strong> alcune<br />
indicazioni sulle sessioni di conferenza potenzialmente più interessanti.<br />
5 a<br />
Edizione<br />
INDOOR E VERTICAL<br />
FARMING<br />
www.aquafarmexpo.it<br />
Mostra convegno internazionale<br />
sulle nuove tecniche di coltivazione,<br />
fuori suolo e vertical farming<br />
PRODUZIONE<br />
INTEGRATA<br />
NUOVE TECNICHE<br />
DI COLTIVAZIONE<br />
ALGOCOLTURA<br />
Mostra Convegno internazionale<br />
su acquacoltura, algocoltura<br />
e industria della pesca<br />
ACQUACOLTURA<br />
ALGOCOLTURA<br />
PESCA SOSTENIBILE<br />
www.novelfarmexpo.it<br />
MOLLUSCHICOLTURA<br />
3 a<br />
Edizione<br />
ORGANIZZATO DA<br />
http://novelfarmexpo.it/<br />
http://www.aquafarm.show/<br />
MAIN SPONSOR<br />
PARTNER<br />
CONFERENZE E UFFICIO STAMPA<br />
Marzo <strong>2022</strong>
66 VEICOLI&ALLESTIMENTI CAMION ELETTRICI<br />
CAMION ELETTRICI<br />
VEICOLI&ALLESTIMENTI<br />
67<br />
A sinistra, un Renault Trucks D 16 Z.E. di 16 tonnellate di massa totale<br />
a terra, allestito con cella frigorifera (anch’essa ad azionamento elettrico)<br />
Lamberet. Sopra, un D Wide Z.E. da 26 ton con compattatore Mazzocchia.<br />
Arrivano gli alternativi<br />
Gianenrico Griffini<br />
Già operativi o in fase di dimostrazione in Italia i primi mezzi<br />
di trasporto a trazione elettrica a batterie (Bev) dei segmenti<br />
medio e pesante. Le proposte di Daf, Renault Trucks e Scania<br />
Adesso non si può più chiamarli prototipi,<br />
poiché sono a tutti gli effetti dei mezzi in<br />
produzione, anche se con volumi limitati.<br />
Si tratta dei camion a trazione elettrica a batterie<br />
(Bev) appartenenti ai segmenti medio e<br />
pesante, che alcuni costruttori hanno presentato<br />
o fornito in Italia a clienti selezionati. Lo<br />
scopo è di farli conoscere agli operatori, di dimostrare<br />
che sono affidabili e in grado di svolgere<br />
le missioni di trasporto previste dai pro-<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Sopra, affiancati, un LF<br />
e un CF Electric di Daf.<br />
Gli LF sono proposti<br />
in versione autotelaio<br />
cabinato 4x2<br />
con motore<br />
da 260 chilowatt. I CF<br />
sono disponibili<br />
nelle varianti trattore<br />
e autotelaio a tre assi<br />
(foto a fianco).
68 VEICOLI&ALLESTIMENTI<br />
CAMION ELETTRICI<br />
SPECIALE IGIENE URBANA<br />
VEICOLI&ALLESTIMENTI<br />
69<br />
Alcuni elettrici<br />
a batteria (Bev)<br />
di Scania in servizio<br />
sulle strade italiane.<br />
Si tratta di autotelai due<br />
o tre assi 25 P o 25 L.<br />
Questi ultimi con cabina<br />
ad accesso facilitato.<br />
In tutti i casi, il motore<br />
elettrico è da 230<br />
chilowatt.<br />
gettisti, fino ad ora affidate solo ai modelli diesel.<br />
La novità di maggior rilievo sta nel fatto che oggi<br />
gli elettrici si affacciano sul mercato anche in<br />
abbinamento con allestimenti azionati dalla<br />
corrente delle batterie. Sono veicoli a emissioni<br />
localmente nulle sia quando viaggiano, sia<br />
quando utilizzano l’attrezzatura di bordo - per<br />
esempio, un gruppo frigorifero o un compattatore<br />
per rifiuti urbani - attraverso una presa<br />
di forza (ePto) anch’essa elettrica.<br />
Celle frigorifere e compattatori<br />
Fra i primi camion a trazione elettrica dei segmenti<br />
medio e pesante affacciatisi sul mercato<br />
italiano figurano quelli di Renault Trucks. In particolare,<br />
un D 16 Z.E. di 16 ton di massa totale<br />
a terra con allestimento isotermico della<br />
Lamberet e un D Wide Z.E. 6x2 dotato di compattatore<br />
a carico posteriore ad azionamento<br />
elettrico di Mazzocchia. Il primo modello monta<br />
un motore da 130 chilowatt (con autonomia fino<br />
a 400 chilometri, secondo il numero di pacchi<br />
batterie agli ioni di litio presenti a bordo) mentre<br />
il secondo utilizza due gruppi da 260 chilowatt<br />
di potenza complessiva, con un raggio operativo<br />
fino a 180 chilometri. L’offerta di elettrici da parte<br />
di Daf si concentra sugli LF e CF Electric. I primi,<br />
adatti soprattutto ai compiti di distribuzione,<br />
sono disponibili in versione autotelaio cabinato<br />
(FA) a due assi con motore a magneti permanenti<br />
da 260 chilowatt. I CF, pensati sia per la<br />
distribuzione che per la raccolta e il trasporto<br />
dei rifiuti, vengono, invece, offerti come trattori<br />
(FT) per combinazioni fino a 37 tonnellate di peso<br />
e come cabinati in versione 6x2 (FAN) con motore<br />
VDL da 210 chilowatt. Nel settore degli elettrici<br />
puri, Scania propone gli autotelai a due o<br />
tre assi 25 P e 25 L con cabina ribassata ad accesso<br />
facilitato, particolarmente adatta per la<br />
raccolta dei rifiuti porta a porta. Il motore elettrico,<br />
sincrono a magneti permanenti, ha una potenza<br />
in continuo di 230 chilowatt e una coppia di 1.300<br />
Newtonmetro<br />
l<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Una visione di guida diversa<br />
Durante‘Shaping the Now<br />
& Next 2021’ Mercedes-<br />
Benz Trucks ha presentato<br />
soluzioni per il trasporto<br />
merci su strada economico<br />
e a zero emissioni di CO 2<br />
Eliana Puccio<br />
La presentazione<br />
di Mercedes-Benz<br />
Trucks durante<br />
l’evento stampa<br />
“Shaping the Now<br />
and Next 2021”<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Nell’ambito dell’evento stampa ‘Shaping<br />
the Now and Next 2021’, Mercedes-<br />
Benz ha presentato i concept, i servizi<br />
e le soluzioni Mercedes-Benz Trucks sia attuali<br />
che futuri. Di recente ha lanciato due nuovi<br />
prodotti nel classico segmento Diesel,<br />
l’Actros F e l’Actros L, con i quali possono essere<br />
soddisfatte nel miglior modo possibile le<br />
esigenze individuali: in termini di funzionalità<br />
e ottimo rapporto costo/efficacia nel primo<br />
caso, oppure valore e massimo comfort di guida<br />
nel secondo caso. L’eActros per il servizio<br />
di distribuzione pesante, che è stato presentato<br />
solo a giugno 2021 e sarà prodotto in serie a<br />
Wörth da ottobre 2021, e l’eEconic per servizi<br />
municipali che seguirà nella seconda metà del<br />
<strong>2022</strong> sono già completamente elettrificati e localmente<br />
‘carbon neutral’. Dal 2024, l’eActros<br />
LongHaul sarà pronto per la produzione in serie<br />
e nel 2027 verranno consegnati i primi veicoli<br />
di serie del modello GenH2 Truck con sistema<br />
di propulsione a celle di combustibile<br />
a base di idrogeno, entrambi i veicoli consentiranno<br />
quindi il trasporto merci su strada a<br />
zero emissioni locali di CO 2 anche sulle lunghe<br />
percorrenze.<br />
l
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
70 VEICOLI&ALLESTIMENTI Soluzioni<br />
VOLVO TRUCKS ELETTRICI<br />
VOLVO TRUCKS ELETTRICI<br />
VEICOLI&ALLESTIMENTI<br />
71<br />
Dal grande Nord<br />
con la scossa<br />
Sopra, un trattore Fm Electric, sviluppato<br />
per i compiti di distribuzione a medio raggio.<br />
Può essere dotato di due o tre motori<br />
con potenza complessiva fino a 490 chilowatt.<br />
Gianenrico Griffini<br />
Accanto agli Fl ed Fe Electric, in produzione dal 20<strong>19</strong>, previsti<br />
per la seconda metà del <strong>2022</strong> gli Fh ed Fm Electric in versione<br />
trattore. All’inizio 2023 i cabinati elettrici Fh, Fm ed Fmx<br />
Sopra, un trattore Fh<br />
Electric. Nella pagina<br />
a fianco, il gruppo<br />
di trazione con tre<br />
motori elettrici da 490<br />
chilowatt di potenza<br />
in continuo, abbinata<br />
al cambio<br />
automatizzato I-Shift.<br />
Gli Yankee con la spina<br />
Per un player globale come Volvo Trucks,<br />
la spinta verso l’elettrificazione non è certo<br />
confinata ai mercati europei. Investe<br />
Prosegue senza interruzioni il programma<br />
di elettrificazione dell’offerta di prodotto<br />
di Volvo Trucks. Accanto agli Fl ed Fe<br />
Electric per i compiti di distribuzione locale e<br />
per i servizi municipali, in produzione dal 20<strong>19</strong>,<br />
la Casa svedese ha infatti iniziato la commercializzazione<br />
degli Fh, Fm ed Fmx Electric, la<br />
cui produzione avrà inizio nel <strong>2022</strong>-2023. In particolare,<br />
le versioni trattore degli Fh ed Fm arriveranno<br />
sul mercato nella seconda metà di<br />
quest’anno, mentre i carri Fh, Fm ed Fmx<br />
Electric sono previsti per l’inizio del 2023. Questa<br />
accelerazione nel processo di elettrificazione<br />
della gamma trova precisi riscontri negli obiettivi<br />
di lungo termine di de-carbonizzazione stabiliti<br />
dalla Casa svedese. Che parlano di una ri-<br />
anche, con differenti modelli e proposte,<br />
i paesi extra Ue, come gli Stati Uniti. In<br />
Nord America, l’offerta di prodotto comprende<br />
la gamma Vnr Electric, disponibile<br />
come autotelaio 4x2 e in versione trattore<br />
4x2 e 6x2. Il primo modello, che ha un<br />
peso totale di 15 ton, è adatto per i compiti<br />
di distribuzione regionale lungo percorsi<br />
pianificati. Ha un’autonomia operativa dichiarata<br />
di circa 240 km. Il Vnr trattore 4x2<br />
ha un raggio d’azione massimo attorno ai<br />
<strong>19</strong>0 km, così come la versione 6x2.<br />
duzione del 50 per cento delle emissioni di CO 2<br />
dei camion venduti entro il 2030 (rispetto al livello<br />
del 20<strong>19</strong>, preso come anno di riferimento)<br />
e di un abbattimento del 100 per cento nel 2040.<br />
Ciò per centrare il target dell’annullamento delle<br />
emissioni di CO 2 (nel computo globale dal<br />
pozzo alle ruote o well-to-wheel) dei propri veicoli<br />
in circolazione entro il 2050. La strategia di<br />
elettrificazione della Case svedese prevede un<br />
approccio sistematico, passo dopo passo, ai diversi<br />
comparti del trasporto su strada. A partire<br />
dalla distribuzione locale (Fl Electric), dai servizi<br />
municipali (Fe Electric) e dalle missioni di appoggio<br />
al cantiere in ambiente urbano (Fmx<br />
Electric) per poi estendersi ai collegamenti re-<br />
Sopra, un Fmx Electric a quattro assi dotato gru retrocabina. Grazie a<br />
un’ampia offerta di prese di forza, anche l’allestimento può essere azionato<br />
in solo elettrico, prelevando energia direttamente dalle batterie. L’Fmx<br />
Electric è destinato a operare soprattutto nei cantieri situati in aree urbane.<br />
gionali (Fh Electric) e ai trasporti a lunga distanza<br />
con l’offerta di mezzi dotati di celle a<br />
combustibile (Fcev). Per gli Fh, Fm ed Fmx<br />
Electric la Casa svedese ha messo a punto due<br />
unità di trazione - con due o tre motori elettrici<br />
- secondo la specifica missione di trasporto. Il<br />
gruppo di minori dimensioni ha una potenza in<br />
continuo di 330 chilowatt, mentre quello top di<br />
gamma raggiunge i 490 chilowatt. In entrambi<br />
i casi, i motori sono abbinati al cambio automatizzato<br />
I-Shift, dotato di software di cambiata<br />
studiato per le catene cinematiche elettriche.<br />
Un altro punto qualificate dell’offerta green di<br />
Volvo Trucks è rappresentato dalle prese di forza<br />
per azionare l’allestimento.<br />
l<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
9<br />
000_000_COVER_<strong>19</strong>_<strong>marzo</strong>_<strong>2022</strong>_SENZA_COSTA Ok1.qxp_Layout 1 07/03/22 12:23 Pagina 3<br />
Anno VI<br />
Marzo<br />
<strong>2022</strong><br />
www.wme-expo.com<br />
54_55_Riciclo scarti caseari Ok1.qxp_Layout 1 07/03/22 12:09 Pagina 55<br />
46_48_scarti_tessili.qxp-ok 2.qxp-Ok1.qxp_Layout 1 07/03/22 12:07 Pagina 46<br />
46 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni<br />
CIRCOLARITÀ NEL TESSILE<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Tessuto in Lanital,<br />
la fibra ricavata<br />
dagli scarti<br />
di lavorazione<br />
dell’industria<br />
casearia, ormai<br />
arrivata alla sua terza<br />
generazione.<br />
TESSUTI INNOVATIVI BIOWASTE 55<br />
HOST SPONSOR<br />
Eliana Puccio<br />
Più a tavola<br />
meno in discarica<br />
A Ecomondo EBLI, Ente Bilaterale Lavanderie Industriali,<br />
ha presentato un’analisi comparativa sul “Life Cycle<br />
Assessment” che riguarda sia il tovagliolato riutilizzabile<br />
che quello monouso. I dati emersi? Sono interessanti<br />
Casa Editrice<br />
la fiaccola srl<br />
Flashback<br />
Il Lanital (connubio delle parole Lana Italiana), è un filato nato<br />
dalla ricerca tecnologica promossa dal regime fascista nel settore<br />
del tessile. Deriva dalla filatura della caseina del latte e<br />
doveva essere un surrogato della lana. Il brevetto risale agli<br />
anni ’30 per sostituire la lana, molto scarsa in quei tempi, a<br />
causa dell’embargo dopo la guerra di Etiopia. Tanti i pregi (ad<br />
esempio l’ottima resa termica) ma velocemente deperibile e<br />
dalla facile usura. Con l’arrivo dei filati sintetici derivati dal petrolio,<br />
molto resistenti e ad ampia diffusione, il filato è divenuto<br />
meno popolare e quindi caduto in disuso.<br />
Exhibition & Conference<br />
Fibra di latte in purezza.<br />
sere filabile. In realtà nulla di nuovo, poichè il<br />
Lanital (già commercializzato e brevettato tra il<br />
<strong>19</strong>37 e la prima guerra mondiale dalla SNIA<br />
le innovative tecniche di bio ingegneria, ha<br />
creato una fibra naturale dallo scarto di lavorazione<br />
dei formaggi. Si tratta di un tessuto<br />
confortevole e accogliente, dalle proprietà<br />
ipoallergeniche, anallergiche, traspiranti e<br />
idratanti (rese possibili dalla presenza di am-<br />
Momento<br />
di filatura<br />
del Lanital.<br />
Committed to a Greener Planet<br />
21–23 JUNE <strong>2022</strong> | BERGAMO, ITALY<br />
minoacidi all’interno della struttura del filato).<br />
Viscosa, su scoperta dell’italiano Antonio Ferretti)<br />
La start up è sfociata in Origami, la prima<br />
DA SCARTI<br />
CASEARI,<br />
FIBRE TESSILI<br />
E BIOPLASTICA<br />
DEGRADABILE<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
TOVAGLIATO<br />
RIUTILIZZABILE<br />
O MONOUSO?<br />
LA COMPARAZIONE<br />
DICE CHE...<br />
PLASTICA<br />
CHE<br />
SCALPITA<br />
veniva appunto prodotto per dare vita ad un tessuto<br />
molto simile alla lana, caldo e morbido,<br />
impiegato nell’abbigliamento militare.<br />
Oggi, la ricerca di DueDiLatte supportata dal-<br />
IN OGNI NUMERO<br />
• Rifiuti solidi • Trattamento acque reflue • Biowaste<br />
• Economia Circolare • News • Focus on • Mercato • Case History<br />
abbonamenti@fiaccola.it<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
ISSN 2610-9069<br />
0 0 0 1 9 ><br />
772610 906904<br />
collezione di abbigliamento a base di Lanital,<br />
ormai arrivato alla sua terza generazione. Il<br />
filato infatti è più performante rispetto al passato,<br />
ha una mano più setosa ma senza la<br />
freddezza e rigidità della seta, traspirante e<br />
termoregolante come la lana. l<br />
The European exhibition<br />
and conference for <strong>Waste</strong><br />
Management and the<br />
Circular Economy.<br />
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SPACE –75%<br />
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Supporting association<br />
Venue partner<br />
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www.wasteweb.it<br />
Organised by<br />
Casa Editrice la fiaccola srl<br />
Via Conca del Naviglio, 37 | 20123 Milano | Tel. 02 89421350 | fax 02 89421484 | www.fiaccola.it
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