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Waste n. 19 marzo 2022

Da scarti caseari, fibre tessili e bioplastica degradabile Tovagliato riutilizzabile o monouso? La comparazione dice che...

Da scarti caseari, fibre tessili e bioplastica degradabile
Tovagliato riutilizzabile o monouso? La comparazione dice che...

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Anno VI<br />

Marzo<br />

<strong>2022</strong><br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Casa Editrice<br />

la fiaccola srl<br />

DA SCARTI<br />

CASEARI,<br />

FIBRE TESSILI<br />

E BIOPLASTICA<br />

DEGRADABILE<br />

TOVAGLIATO<br />

RIUTILIZZABILE<br />

O MONOUSO?<br />

LA COMPARAZIONE<br />

DICE CHE...<br />

PLASTICA<br />

CHE<br />

SCALPITA<br />

ISSN 2610-9069<br />

0 0 0 1 9 ><br />

772610 906904<br />

9


I TALIA<br />

C<br />

M<br />

Y<br />

CM<br />

MY<br />

CY<br />

CMY<br />

K


9<br />

2 SOMMARIO<br />

Anno VI<br />

Marzo<br />

<strong>2022</strong><br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

wasteweb.it<br />

waste@fiaccola.it<br />

Direttore Responsabile<br />

Lucia Edvige Saronni<br />

lsaronni@fiaccola.it<br />

ISSN 2610-9069<br />

Numero <strong>19</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

EDITORIALE<br />

3<br />

IN COPERTINA<br />

Casa Editrice<br />

la fiaccola srl<br />

DA SCARTI<br />

CASEARI,<br />

FIBRE TESSILI<br />

E BIOPLASTICA<br />

DEGRADABILE<br />

TOVAGLIATO<br />

RIUTILIZZABILE<br />

O MONOUSO?<br />

LA COMPARAZIONE<br />

DICE CHE...<br />

PLASTICA<br />

CHE<br />

SCALPITA<br />

In primo piano<br />

6 Cestino d’oro<br />

Italia al primo posto per riciclo<br />

di alluminio monouso<br />

8 Up e Downcycling<br />

Progetti geniali, idee bizzarre<br />

10 App e Sturtup<br />

L’angolo dele nuove idee<br />

11 <strong>Waste</strong> Strategy<br />

Cosa sta cambiando nel mondo<br />

dei rifiuti<br />

12 Scenario PNRR<br />

I finanziamenti nei settori dei<br />

rifiuti ed economia circolare<br />

15 Che fine ha fatto?<br />

Il work in progress di progetti<br />

e ricerche... se c’è<br />

16 Pillole dal Laboratorio<br />

PNRR e gestione del ciclo dei<br />

rifiuti. Al via la fase decisiva<br />

Economia circolare<br />

20 Mercato aerei e navi dismesse<br />

Aggiornamento dello stato<br />

di fatto<br />

24 Ecomondo<br />

La passata kermesse ha<br />

superato ogni aspettativa<br />

28 CircolarMente<br />

Esempi di valorizzazione delle<br />

risorse materiche da rifiuto<br />

Energia<br />

32 Riciclo fotovoltaico<br />

L’opportunità nel riuso e riciclo<br />

dei moduli cristallini<br />

36 Biogas e biometano<br />

Combustibili sostenibili<br />

e fatti meglio<br />

Rifiuti solidi<br />

40 Frantoi mobili<br />

Per processare e recuperare<br />

gli inerti anche in cantiere<br />

44 Strategie plastiche<br />

Il riciclo perfetto grazie<br />

a un prodotto sempre più puro<br />

ISSN 2610-9069<br />

0 0 0 1 9 ><br />

772610 906904<br />

Il riciclo della plastica si sta evolvendo velocemente, con<br />

relative implicazioni sul settore. Il mercato, infatti, richiede<br />

plastica riciclata di alta qualità, in linea con le nuove regole<br />

europee, più restrittive nel margine di manovra nella gestione<br />

del riciclo. Il trend è quello di ottenere uno scarto<br />

sempre più scarto ed un prodotto finale sempre più puro.<br />

La tecnologia, come sempre, la fa da padrona.<br />

Credit: TOMRA Recycling<br />

46 Scarti tessili<br />

Analisi comparativa tra tovagliato<br />

monouso e riutilizzabile<br />

52 Bonifiche<br />

Riqualificare i suoli per<br />

recuperarne i valori ambientali<br />

Biowaste<br />

54 Rifiuti caseari<br />

Recuperati e trasformati<br />

in bioplastica biodegradabile<br />

e filati preziosi<br />

Acque reflue<br />

58 Progetti e brevetti<br />

La soluzione che arresta<br />

il viaggio dei rifiuti plastici<br />

galleggianti<br />

62 Acque di zavorra<br />

Vantaggi e svantaggi del loro<br />

utilizzo e il problema degli alieni<br />

64 Aquafarm <strong>2022</strong><br />

Eventi e argomenti suggeriti<br />

da <strong>Waste</strong><br />

Veicoli&Allestimenti<br />

66 Truck elettrici<br />

Una vetrina sulle proposte<br />

già realtà del segmento medio<br />

e pesante<br />

70 Programma elettrificazione<br />

Volvo Trucks dà la scossa<br />

Rubriche<br />

3 Editoriale<br />

4 Numeri e poltrone<br />

18 News primo piano<br />

26 News economia circolare<br />

35 News energia<br />

39 News rifiuti solidi<br />

56 News biowaste<br />

57 News acque reflue<br />

69 News veicoli&allestimenti<br />

Direttore Editoriale<br />

Giuseppe Guzzardi<br />

gguzzardi@fiaccola.it<br />

Consulenza Tecnico-Scientifica<br />

Marco Comelli<br />

mcomelli@fiaccola.it<br />

Coordinamento Editoriale<br />

Federica Lugaresi<br />

flugaresi@fiaccola.it<br />

Redazione<br />

Mauro Armelloni, Matthieu Colombo<br />

Fabrizio Parati, Gianenrico Griffini<br />

(Responsabile della sezione veicoli<br />

e allestimenti), Emilia Longoni<br />

waste@fiaccola.it<br />

Collaboratori<br />

Ludovica Bianchi, Marco Capellini, Damiano<br />

Diotti, Antonio Fargas, Ginevra Fontana,<br />

Annalisa Gussoni, Alessandro Marangoni,<br />

Giovanni Milio, Mattia Molena, Eliana Puccio,<br />

Michele Ragonese, Riccardo Rossi<br />

Segreteria<br />

Jole Campolucci<br />

jcampolucci@fiaccola.it<br />

Impaginazione e progetto grafico<br />

Studio Grafico Page<br />

Novate Milanese (MI)<br />

Amministrazione<br />

Francesca Lotti<br />

flotti@fiaccola.it<br />

Margherita Russo<br />

amministrazione@fiaccola.it<br />

Abbonamenti<br />

Mariana Serci<br />

abbonamenti@fiaccola.it<br />

Traffico e pubblicità<br />

Giovanna Thorausch<br />

marketing@fiaccola.it<br />

Marketing e pubblicità<br />

Sabrina Levada (Responsabile estero)<br />

slevada@fiaccola.it<br />

Consulente marketing<br />

Cinzia Rosselli<br />

crosselli@fiaccola.it<br />

Agenti<br />

Giorgio Casotto<br />

T 0425 34045 - Cell. 348 5121572<br />

info@ottoadv.it per Friuli Venezia Giulia,<br />

Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna<br />

(escluse Parma e Piacenza)<br />

Trimestrale - Lombardia/00516/02.2021 CONV<br />

Reg. Trib. Milano N. 230 del <strong>19</strong>/07/2017<br />

Stampa<br />

Colorshade - Peschiera Borromeo (Mi)<br />

ISCRIZIONE AL REGISTRO NAZIONALE<br />

STAMPA N.01740/Vol. 18/Foglio 313<br />

21/11/<strong>19</strong>85 - Roc 32150<br />

Prezzi di vendita<br />

abb. annuo Italia Euro 60,00<br />

abb. annuo Estero Euro 120,00<br />

una copia Euro 20,00<br />

una copia Estero Euro 40,00<br />

È vietata e perseguibile per legge la riproduzione totale o parziale<br />

di testi, articoli, pubblicità ed immagini pubblicate su questa<br />

rivista sia in forma scritta sia su supporti magnetici, digitali,<br />

ecc. La responsabilità di quanto espresso negli articoli firmati<br />

rimane esclusivamente agli autori. Il suo nominativo è inserito<br />

nella nostra mailing list esclusivamente per l'invio delle nostre<br />

comunicazioni e non sarà ceduto ad altri, in virtù del nuovo<br />

regolamento UE sulla Privacy N.2016/679. Qualora non desiderasse<br />

ricevere in futuro altre informazioni, può far richiesta<br />

alla Casa Editrice la fiaccola srl scrivendo a: info@fiaccola.it<br />

Organo di informazione<br />

e documentazione<br />

Questo periodico è associato<br />

all’Unione Stampa Periodica Italiana:<br />

numero di iscrizione 15794<br />

Casa Editrice<br />

la fiaccola srl<br />

20123 Milano | Via Conca del Naviglio 37<br />

Tel. +39 02 89421350 - Fax +39 02 89421484<br />

fiaccola@fiaccola.it | www.fiaccola.com<br />

LA CANZONE<br />

RIMANE<br />

LA STESSA<br />

Chi mi legge sa che sono della generazione per la<br />

quale la musica è una parte importante della vita.<br />

Quindi sarò scusato del fatto che quanto nel titolo mi<br />

è venuto subito in mente dopo avere letto i bandi del<br />

PNRR per il capitolo waste, e le successive notizie di rinvii<br />

delle scadenze (note da mesi), per mancanza di “traenza”<br />

dei fondi disponibili e per assenza delle aree più favorite nella<br />

distribuzione degli stessi.<br />

“Sempre la vecchia canzone e il vecchio ballo” è venuto poi spontaneo aggiungere<br />

dopo avere letto delle solite proteste contro la prospettiva di impianti<br />

centralizzati di gestione dei reflui (di conceria, robetta innocua), al grido di<br />

“xxxxx [inserire nome di qualsivoglia località] diventerà la discarica della<br />

yyyyyyy [inserire nome di qualsivoglia provincia, regione, nazione]”.<br />

Ma questo dopo tutto sono vizi antichi dell’Italia, che non si scoprono ora e<br />

semplicemente non se ne andranno perché oggi “dobbiamo essere seri”<br />

(arrivederci amore, ciao). Quello che veramente fa specie è che a lisciare la<br />

bestia dalla parte del pelo sono i contenuti dei bandi. Passi il fatto che tra i<br />

progetti finanziabili con il PNRR non vi siano quelli di cui l’Italia del waste<br />

“vera” - cioè di oggi e per i prossimi tre anni - avrebbe bisogno, ossia termovalorizzatori<br />

e impianti di produzione di biogas e biocombustibili da FOR-<br />

SU. Ce lo chiede l’Europa…<br />

Anche perché poi in realtà gli impianti per il waste-to-fuel fanno capolino<br />

nei bandi; quindi o le richieste europee sono molto lasche o stiamo facendo<br />

i furbi. Nel settore della raccolta differenziata si rimane un po’ stupiti del<br />

fatto che i bandi diano una benedizione esplicita (in solido) ad un metodo -<br />

il cassonetto - da solo o raggruppato in isole (ecologiche), che da tempo si<br />

è dimostrato inferiore in efficacia a quello del porta-a-porta sotto tutti i punti<br />

di vista rilevanti per l’economia circolare. Bassa qualità del differenziato, effetto<br />

calamita sull’abbandono fuori dal cassonetto (con conseguenti costi di<br />

pulizia), necessità di videosorveglianza e forse anche guardianìa… Essendo<br />

spiriti maligni, sarebbe interessante capire se sia veramente l’Europa<br />

ad avere spinto in questa direzione… Non resta che attendere verso<br />

fine <strong>marzo</strong>, quando forse saranno disponibili i dettagli dei progetti<br />

presentati e accettati.<br />

Per il resto, questo è il primo numero del <strong>2022</strong>. C’è la guerra in<br />

Europa. Penso che basti.<br />

Per chi è curioso o non si ricorda, The song remains the same, da<br />

Houses of the holy, <strong>19</strong>73 (Led Zeppelin, who else?). Ma anche Same<br />

old song and dance (Get your wings, <strong>19</strong>74, Aerosmith).<br />

Marco Comelli


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

2 3<br />

4<br />

4 PRIMO PIANO Soluzioni<br />

IN EVIDENZA<br />

1 2 3 4<br />

IN EVIDENZA<br />

PRIMO PIANO<br />

12 3<br />

4<br />

5<br />

Numeri e poltrone<br />

ANPAR<br />

Due volte Presidente<br />

Paolo Barberi è stato<br />

confermato per i prossimi<br />

tre anni alla Presidenza<br />

dell’Associazione Nazionale<br />

Produttori di Aggregati Riciclati<br />

(ANPAR). L’Assemblea<br />

dell’Associazione che aderisce a<br />

FISE Unicircular, lo ha eletto<br />

all’unanimità. Tra i principali<br />

progetti del nuovo mandato<br />

troviamo la collaborazione con il<br />

Mi.Te. per la redazione e<br />

pubblicazione del regolamento<br />

End Of <strong>Waste</strong> per i rifiuti inerti; ed<br />

i progetti per l’uso di prodotti<br />

PIANO D’AZIONE PER<br />

L’ECONOMIA CIRCOLARE<br />

12 3<br />

4<br />

Riciclo scarti<br />

tessili?<br />

Yes we can!<br />

In Italia, da gennaio <strong>2022</strong><br />

è scattato l’obbligo di<br />

raccolta differenziata per<br />

i rifiuti tessili. Ed in<br />

anticipo di ben tre anni<br />

(data limite fissata nel<br />

2025). Già nel 20<strong>19</strong> sono<br />

stati prodotti e<br />

intercettati circa 157,7<br />

mila tonnellate di scarti<br />

tessili (urbani),<br />

corrispondenti allo 0,8-<br />

0,9% del totale dei rifiuti<br />

differenziati, ma in<br />

crescita del 22% rispetto<br />

riciclati per il confezionamento del<br />

calcestruzzo e per la produzione di<br />

cemento.<br />

“Ritengo che soprattutto in questa<br />

fase di pianificazione di<br />

investimenti che riguardano<br />

direttamente o indirettamente il<br />

nostro comparto produttivo, sia<br />

necessario avviare a soluzione i<br />

problemi del mercato degli<br />

aggregati riciclati, se si vuole dare<br />

pieno impulso all’economia<br />

circolare”, ha dichiarato Barberi<br />

che è socio e Direttore Generale di<br />

Eco Logica 2000, azienda che<br />

ricicla rifiuti inerti e recupera<br />

scarti non pericolosi.<br />

ai volumi raccolti nel<br />

2015. Nel Nord Italia,<br />

Centro e Sud si<br />

raccolgono<br />

rispettivamente 2,88<br />

Kg/ab/anno, 2,95<br />

kg/ab/anno e 2,06<br />

kg/ab/anno. Secondo poi<br />

analisi merceologiche<br />

effettuate da ISPRA, il<br />

5,7% dei rifiuti<br />

indifferenziati è<br />

costituito proprio da<br />

rifiuti tessili: ciò significa<br />

che potenzialmente<br />

sono in giro circa<br />

663mila tonnellate/anno<br />

di scarti tessili non<br />

utilizzati o riciclati.<br />

Ma se con le risorse del<br />

PNRR si potranno<br />

sostenere gli<br />

investimenti<br />

impiantistici, sarà<br />

necessario intervenire<br />

con extra costi del<br />

riciclo, per rendere<br />

sostenibili<br />

economicamente le<br />

filiere del riciclo stesso<br />

rispetto a quelle dei<br />

materiali vergini.<br />

FISE Assoambiente<br />

Rifiuti speciali.<br />

Italia bene ma non benissimo<br />

Il nostro Paese vanta il primato nel riciclo<br />

dei rifiuti speciali in Europa. Nell’anno 2021 ne sono<br />

stati prodotti 82 milioni di tonnellate (studio FISE);<br />

con l’80 per cento di materia recuperata. Ci<br />

posizioniamo invece al secondo posto (dopo la<br />

Francia) per il tasso di circolarità (<strong>19</strong>,35%), ossia<br />

“con la quota di materiale recuperato e reimmesso<br />

nell’economia sul totale di materia”. Il 50% dei<br />

rifiuti speciali deriva da trattamenti di acque reflue<br />

e rifiuti ed il 30% dal manifatturiero. Ma il rifiuto<br />

speciale derivato dal rifiuto (post trattamento) viene<br />

conferito ancora in discarica, con un recupero<br />

energetico ancora troppo poco significativo. È così,<br />

per esempio, che la produzione italiana di fanghi<br />

(11,7 mln di tonnellate) vede la propria fine in<br />

discarica con una percentuale pari al 56%. Urge<br />

quindi, aumentare il numero degli impianti –<br />

attualmente circa 11.000 – per poterli gestire<br />

efficacemente. “Lo sviluppo tecnologico richiesto<br />

dal percorso di transizione energetica verso le fonti<br />

rinnovabili, la decarbonizzazione e l’economia<br />

circolare”, ha evidenziato Marco Steardo – Vice<br />

Presidente FISE Assoambiente, “implica un<br />

potenziamento delle attività di riciclo e di estrazione<br />

delle materie prime critiche dai rifiuti, per ovviare<br />

alla mancanza di materie prime vergini, evitando di<br />

dipendere dall’estero, affinché la gestione dei rifiuti<br />

nel nostro Paese possa contribuire a creare<br />

crescita, valore e occupazione”.<br />

12 3<br />

4<br />

FEAD<br />

Quote rosa… olè!!!<br />

La Federazione<br />

Europea delle<br />

imprese che<br />

operano nei servizi<br />

ambientali e nella<br />

gestione dei rifiuti<br />

(FEAD) ha un nuovo Vice<br />

Presidente. Si tratta<br />

dell’italiana Claudia<br />

Mensi che è stata<br />

nominata, in<br />

rappresentanza di FISE<br />

Assoambiente, nel<br />

corso dell’Assemblea<br />

Generale. La Mensi,<br />

Laboratory manager<br />

della multiutility A2A,<br />

supporterà Peter Kurt,<br />

attuale Presidente<br />

FEAD, per tutto il <strong>2022</strong> e<br />

gli subentrerà alla<br />

presidenza nel 2023.<br />

La Federazione<br />

europea, mediante le<br />

Associazioni nazionali di<br />

categoria aderenti,<br />

rappresenta 18 Paesi<br />

europei e 3.000 aziende<br />

che gestiscono circa il<br />

60% dei rifiuti urbani e<br />

più del 75% dei rifiuti<br />

industriali e<br />

commerciali in Europa.<br />

La neo Vicepresidente<br />

ha dichiarato: "Sono<br />

orgogliosa di<br />

rappresentare l’Italia in<br />

un consesso così<br />

importante. Sono<br />

convinta che la gestione<br />

dei rifiuti sia una delle<br />

sfide europee più<br />

strategiche per la<br />

transizione ecologica, a<br />

patto che si consideri il<br />

rifiuto non un problema<br />

ma una risorsa. Diversi i<br />

temi chiave per il nostro<br />

settore che sono oggi al<br />

centro del dibattito<br />

europeo: iniziative<br />

collegate al Green Deal,<br />

Tassonomia verde,<br />

revisione del<br />

regolamento sulla<br />

movimentazione<br />

transfrontaliera dei<br />

rifiuti waste managment<br />

and chemicals solo per<br />

citarne alcuni. Temi sui<br />

quali è mia intenzione<br />

dar voce anche alle<br />

esigenze delle imprese<br />

italiane”.<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

ONLINE REGISTRATION<br />

6 PRIMO PIANO Soluzioni<br />

WASTE AWARD<br />

PATROCINI RICHIESTI<br />

Cestino d’oro<br />

Marco Comelli<br />

L’Italia è leader europeo per il riciclo dell’alluminio.<br />

Ma questo premio è in short list da almeno due numeri.<br />

Visto il gran parlare (finalmente) che si fa di sicurezza<br />

degli approvvigionamenti di materie prime<br />

e di sicurezza energetica, ci sembra il momento giusto<br />

21 - 23 SETTEMBRE <strong>2022</strong><br />

Il riciclo per<br />

eccellenza e per<br />

definizione. Quello<br />

degli imballaggi in<br />

alluminio, che passa<br />

dall’Economia<br />

Circolare alla<br />

Responsabilità<br />

Circolare. In questo<br />

settore esiste infatti<br />

un circuito virtuoso<br />

di comportamenti,<br />

che sono comune<br />

denominatore per<br />

tutti gli attori della<br />

filiera.<br />

Credit: CiAl<br />

La prima edizione per il <strong>2022</strong> del<br />

Cestino d’oro va quindi all’Italia che ricicla<br />

l’alluminio monouso, ossia quello degli<br />

imballaggi, dalle lattine ai tappi, dalle vaschette<br />

alle pellicole per alimenti ed agli<br />

involucri dei cioccolatini. Siamo costantemente<br />

sopra il 70 per cento di riciclo rispetto ai prodotti<br />

di alluminio monouso, contro un obiettivo<br />

dell’Unione Europea del 50% entro il 2025 e<br />

del 60% entro il 2030.<br />

In pole position<br />

Il packaging rappresenta il 5% di tutto l’alluminio<br />

utilizzato in Italia, ma recuperarlo il più<br />

possibile è importante perché l’energia spesa<br />

per compattarlo e rifonderlo è appena il 5% di<br />

quella necessaria ad estrarlo dal minerale. Si<br />

calcola che il 50% di tutto l’alluminio grezzo<br />

utilizzato in Europa derivi da riciclo, mentre in<br />

Italia la percentuale<br />

è vicina al<br />

100%. In numeri assoluti,<br />

si parla di 872.000 tonnellate<br />

di alluminio da riciclo, di<br />

cui circa 47.000 tonnellate sono ascrivibili<br />

al packaging. A livello europeo siamo primi<br />

appaiati alla Germania, mentre a livello mondiale<br />

siamo terzi dopo Stati Uniti e Giappone.<br />

Il caso dell’alluminio è importante perché è un<br />

esempio di come dovrebbero essere tutte le<br />

filiere del riciclo. Esiste infatti il consorzio stile-Ronchi<br />

per il metallo, il CiAl, che si occupa<br />

della separazione dagli altri materiali che<br />

spesso vengono raccolti insieme (metalli diversi,<br />

plastica, vetro) e della selezione.<br />

Ma a differenza di altre filiere, il riciclo prosegue<br />

e chiude il cerchio. In altre parole, costituisce<br />

un settore veramente circolare dell’economia,<br />

che sta in piedi in quanto esiste un<br />

mercato per la materia recuperata, e non perché<br />

ci sono i sussidi. Quasi quasi ci sarebbe<br />

da cambiare il nome al nostro premio: Cestino<br />

d’Alluminio.<br />

l<br />

REMTECHEXPO.COM<br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

8 PRIMO PIANO Soluzioni<br />

PUNTI COSPICUI<br />

Upcycling e Downcycling<br />

Federica Lugaresi<br />

La pagina che sottolinea le notizie più interessanti<br />

del momento ma anche del futuro, in antitesi con baggianate<br />

sapienti e idee fuori moda o che hanno stancato<br />

(Ri)ciclo sportivo<br />

per Nike<br />

Nella migliore delle ipotesi,<br />

quando un vecchio paio di<br />

scarpe da ginnastica arriva<br />

alla fine del suo ciclo di<br />

utilizzo (consumismo a<br />

parte), finisce in discarica o<br />

bruciato in un<br />

termovalorizzatore.<br />

E invece Nike con Accept<br />

and Proceed, ha presentato<br />

un campo da basket ed un<br />

campo giochi progettati e<br />

rigenerati con 20.000<br />

sneakers, per riqualificare<br />

e rivitalizzare un quartiere<br />

locale nella città di<br />

Belgrado in Serbia. Il Block<br />

70 è stato quindi<br />

parzialmente creato con<br />

vecchie scarpe che sono<br />

state trasformate in nuovi<br />

materiali riciclati. La<br />

filosofia di design circolare<br />

sposata da Nike - con la<br />

scelta dei materiali per<br />

rendere più facile il<br />

riciclaggio - aiuta la<br />

possibilità che i prodotti in<br />

fase di creazione, possano<br />

fare così parte di<br />

un’economia circolare.<br />

Il progetto e l’operazione<br />

rientrano nel “Move to<br />

Zero”, l’impegno di Nike<br />

verso un futuro a zero rifiuti<br />

e a zero emissione di<br />

carbonio, per<br />

proteggere (anche)<br />

il futuro dello sport.<br />

Progettare con la fine<br />

in mente…per una fine<br />

che tardi ad arrivare<br />

sempre più in là!<br />

wow<br />

Crab Crab…<br />

L’idea non è male. Ma forse il<br />

concetto di moda green sta un<br />

po’ sfuggendo di mano…<br />

Siamo tutti d’accordo sulla<br />

ricerca e gli innovativi tessuti<br />

ottenuti spesso da materie<br />

naturali o riciclate, ma qui si<br />

parla di una fibra ottenuta dal<br />

carapace dei granchi.<br />

La fibra tessile in questione si<br />

bleah!<br />

chiama Crabyon ed è un mix di<br />

viscosa e chitosano, una<br />

sostanza presente nei gusci dei<br />

crostacei (che provengono<br />

dall’industria alimentare). Il<br />

tessuto ha proprietà<br />

antibatteriche ed è anche<br />

antimicrobico, emostatico,<br />

biodegradabile ed anallergico.<br />

E per questo viene utilizzato<br />

soprattutto in campo medicosanitario<br />

e farmacologico.<br />

In realtà il crabyon non è<br />

proprio nuovissimo: è frutto<br />

infatti della tecnologia<br />

giapponese che nel <strong>19</strong>97 ha<br />

vinto un premio come<br />

promozione per il riciclo.<br />

Per le proprietà di cui sopra,<br />

molte aziende alla ricerca di<br />

materiali tessili green, si<br />

stanno organizzando per<br />

produrre capi in questa “nuova”<br />

fibra (destinati al contatto con<br />

la pelle), ma i costi sono ancora<br />

parecchio alti. Sembra un po’<br />

un esercizio di stile. Regola<br />

numero uno: affinchè un<br />

materiale “funzioni”, deve<br />

essere vantaggioso per chi lo<br />

produce ma anche per chi lo<br />

acquista. Ma forse per ora è<br />

prematuro…<br />

Marzo <strong>2022</strong>


Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

STRATEGIE<br />

PRIMO PIANO<br />

11<br />

Dal PNRR 2,1 miliardi per il waste<br />

Le risorse del Recovery plan possono rilanciare<br />

il settore dei rifiuti e far recuperare i ritardi,<br />

ma servono progetti adeguati e capacità di attuazione<br />

Alessandro Marangoni<br />

Il Piano Nazionale di Ripresa e resilienza<br />

(PNRR) stanzia 2,1 miliardi per il miglioramento<br />

della gestione dei flussi di rifiuti: è un<br />

apporto significativo per il comparto, poiché gli<br />

investimenti annuali delle maggiori aziende dei<br />

rifiuti urbani analizzate dal WAS vanno dai 380<br />

milioni di euro del 2017 ai 540 milioni del 2020.<br />

Più in specifico, 1,5 miliardi sono destinati alla<br />

realizzazione di nuovi impianti per il trattamento<br />

dei rifiuti e al rinnovamento di quelli esistenti,<br />

mentre i restanti 600 milioni vanno alla realizzazione<br />

di progetti «faro» dell’economia circolare,<br />

per promuovere «tecnologie e processi ad alto<br />

contenuto innovativo» in specifiche filiere strategiche.<br />

Nel dettaglio<br />

Le misure individuano sette diverse macro-aree<br />

del waste management nelle quali devono rientrare<br />

le proposte di progetti da finanziare, così<br />

suddivise: miglioramento e meccanizzazione<br />

della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani;<br />

ammodernamento e realizzazione di nuovi<br />

impianti di trattamento/riciclo dei rifiuti urbani<br />

provenienti dalla raccolta differenziata; ammodernamento<br />

e realizzazione di nuovi impianti innovativi<br />

di trattamento/riciclaggio per lo smaltimento<br />

di materiali assorbenti ad uso personale,<br />

fanghi di acque reflue, rifiuti di pelletteria e rifiuti<br />

tessili. Ci sono poi l’ammodernamento e la realizzazione<br />

di nuovi impianti per il miglioramento<br />

della raccolta, della logistica e del riciclo dei rifiuti<br />

di apparecchiature elettriche ed elettroniche<br />

Alessandro Marangoni, economista<br />

e docente universitario, è fondatore e ceo di<br />

Althesys, società professionale indipendente<br />

specializzata nella consulenza strategica<br />

e nello sviluppo di conoscenza.<br />

Opera con competenze di eccellenza nei<br />

settori chiave di ambiente, energia,<br />

infrastrutture e utility, nei quali assiste<br />

imprese e istituzioni.<br />

(RAEE); l’ammodernamento e realizzazione di<br />

nuovi impianti per il miglioramento della raccolta,<br />

della logistica e del riciclo dei rifiuti in carta<br />

e cartone; la realizzazione di nuovi impianti per<br />

il riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclo meccanico<br />

o chimico), compresi i rifiuti di plastica in<br />

mare; l’infrastrutturazione della raccolta delle<br />

frazioni di tessili pre e post consumo, e infine<br />

l’ammodernamento dell’impiantistica e la realizzazione<br />

di nuovi impianti di riciclo delle frazioni<br />

tessili in ottica sistemica.<br />

Molti ambiti innovativi e di grande interesse,<br />

che potrebbero contribuire a far fare un salto<br />

di qualità al sistema italiano di waste management.<br />

Scelta dei progetti e competenze dei<br />

proponenti saranno chiave per concretizzare<br />

questi potenziali.<br />

l<br />

WAS – <strong>Waste</strong> Strategy è il think tank di Althesys dedicato all’analisi della filiera<br />

produzione-consumo del waste management e del riciclo con un approccio integrato,<br />

che unisce la prospettiva aziendale e industriale a una visione di sistema. Lo scopo<br />

è fornire un quadro unitario e proporre strategie d’impresa e politiche di sistema<br />

che integrino i diversi aspetti: ambientali, sociali, industriali, economici, normativi<br />

e tecnologici. Superare approcci parziali e frammentati è infatti fondamentale<br />

per lo sviluppo del settore e per definire le policy migliori per il Paese.<br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

12 PRIMO PIANO Soluzioni<br />

SCENARIO PNRR<br />

SCENARIO PNRR<br />

PRIMO PIANO<br />

13<br />

TRIONFO DEL CASSONETTO<br />

Cassonetti 4.0, di<br />

nuova generazione.<br />

Marco Comelli<br />

La cornucopia che sanerà i mali dell’Italia, altrimenti nota<br />

come Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ha<br />

un capitolo anche per i rifiuti e l’economia circolare.<br />

Ma non affronta “in solido” i problemi degli uni e dell’altra<br />

Come è noto il PNRR è in generale strutturato<br />

in due parti. Una è relativa alle riforme,<br />

che per il capitolo rifiuti ed economia<br />

circolare sono diverse ed importanti.<br />

È prevista una Strategia Nazionale per l’Eco -<br />

nomia Circolare, un Programma Nazionale per<br />

la Gestione dei Rifiuti (PNGR), e poi un sostegno<br />

tecnico alle autorità locali - che non è proprio<br />

una riforma ma un indirizzo (non troviamo definizione<br />

migliore) - per fornire consulenza da<br />

parte dello Stato agli enti locali per l'attuazione<br />

delle normative ambientali, per lo sviluppo di<br />

piani e progetti in materia di gestione dei rifiuti<br />

e le procedure di gara. Ci si chiede se ci fosse<br />

bisogno del PNRR per attuare quest’ultima<br />

azione, ma tant’è.<br />

Dove volano gli euro<br />

La prima e seconda riforma sono in teoria importanti<br />

perché dovrebbero permettere, rispettivamente,<br />

di avviare finalmente una vera<br />

circolarità funzionante e non tenuta in piedi<br />

con i sussidi, e di superare le criticità che finora<br />

hanno impedito una gestione moderna dei rifiuti<br />

da parte delle autorità locali.<br />

Però, se è vero che gli obiettivi si vedono là<br />

dove si mettono i soldi, passando al capitolo<br />

degli investimenti, qualcosa non torna.<br />

Quantitativamente, le risorse del PNRR dedicate<br />

direttamente ai rifiuti ammontano a 2,1<br />

miliardi di euro, suddivisi in 1,5 miliardi di euro<br />

volti alla “Realizzazione nuovi impianti di gestione<br />

rifiuti e ammodernamento di impianti<br />

esistenti”, a loro volta divisi in 600 milioni per<br />

miglioramento e meccanizzazione della rete<br />

di raccolta differenziata dei rifiuti urbani; 450<br />

milioni per ammodernamento e realizzazione<br />

di nuovi impianti di trattamento/riciclo dei rifiuti<br />

urbani differenziati; e 450 milioni nella<br />

classica voce omnibus rubricata come “ammodernamento<br />

e realizzazione di nuovi impianti<br />

innovativi” per il trattamento/ riciclaggio<br />

per lo smaltimento di materiali assorbenti ad<br />

uso personale (PAD), i fanghi di acque reflue,<br />

i rifiuti di pelletteria e i rifiuti tessili. 600 milioni<br />

di euro sono invece dedicati ai “Progetti “faro”<br />

di economia circolare”, 150 milioni cadauno<br />

per ammodernamento e realizzazione di<br />

nuovi impianti per il miglioramento della raccolta,<br />

della logistica e del riciclo dei rifiuti dei<br />

RAEE, comprese pale di turbine eoliche e<br />

pannelli fotovoltaici; ammodernamento e realizzazione<br />

di nuovi impianti per il miglioramento<br />

della raccolta, della logistica e del riciclo<br />

dei rifiuti in carta e cartone; realizzazione<br />

di nuovi impianti per il riciclo dei rifiuti plastici<br />

(attraverso riciclo meccanico, chimico,<br />

"Plastic Hubs"). Sono pure compresi i rifiuti<br />

di plastica in mare; infrastrutturazione della<br />

raccolta delle frazioni di tessili pre-consumo<br />

e post-consumo, ammodernamento dell’impiantistica<br />

e realizzazione di nuovi impianti di<br />

riciclo delle frazioni tessili in ottica sistemica,<br />

noti come “Textile Hubs”.<br />

Un meccanismo che si inceppa<br />

Bellissimo. Però più che sistemi innovativi di<br />

riciclo di assorbenti e pannolini, con tutto il rispetto,<br />

il nostro Paese è ancora fermo alla<br />

mancanza di impianti per lo smaltimento dei<br />

rifiuti indifferenziati, termovalorizzatori e discariche,<br />

soprattutto al sud. Si vogliono bruciare<br />

le tappe, passando direttamente alla circolarità,<br />

ma poi ci si scontra con un secondo<br />

problema. Prendiamo i finanziamenti ai “progetti<br />

faro”, che sono destinati alle aziende. Il<br />

contributo è a fondo perduto, ma si ferma al<br />

massimo al 35% dei fondi ammissibili. Quindi,<br />

le aziende devono provvedere per il 65%, e attenzione,<br />

con fondi propri: non sono ammessi<br />

progetti che abbiano attinto o attingeranno ad<br />

altri fondi europei. Ci sono limiti simili in tutti<br />

i capitoli di spesa. Risultato immediato: lo<br />

scorso 14 febbraio, un giorno prima della data<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

14 PRIMO PIANO Soluzioni<br />

SCENARIO PNRR<br />

CHE FINE HA FATTO?<br />

PRIMO PIANO<br />

15<br />

Venezia chiede<br />

un finanziamento<br />

per il progetto<br />

di riqualificazione<br />

della rimessa,<br />

e centro<br />

manutenzione<br />

dei veicoli<br />

per la raccolta rifiuti<br />

di Sacca S. Biagio<br />

(Giudecca).<br />

di chiusura dei bandi, nota da mesi, il MITE è<br />

stato costretto a rimandare tutto di un mese<br />

o più. Il motivo? Risultavano presentati 1.400<br />

progetti per 1.600 milioni euro sui 2.100 disponibili.<br />

Il problema è che quasi nulla arrivava<br />

da enti e imprese del Sud, dove dovrebbero<br />

essere spese il 45% delle risorse del PNRR.<br />

Situazione attuale<br />

Ma andiamo a vedere, a campione, cosa c’è<br />

nelle per ora richieste di finanziamento.<br />

Naturalmente sono richieste “pilotate”, da<br />

come sono scritti i bandi.<br />

Per esempio, 600 milioni di euro (60% al centro-sud,<br />

il restante al nord) per i comuni o loro<br />

raggruppamenti, sono riservati a: strutture<br />

(cassonetti stradali o su isole ecologiche interrate)<br />

“intelligenti” per l’ottimizzazione della raccolta<br />

attraverso utilizzo di contenitori ad accesso<br />

controllato, con apertura che permetta l’identificazione<br />

del conferitore; attrezzature per la<br />

diversificazione delle filiere di raccolta differenziata<br />

con ulteriori flussi per ricavare un maggior<br />

valore aggiunto dai corrispettivi dei sistemi collettivi<br />

di responsabilità estesa del produttore;<br />

strumentazione hardware e software per applicazioni<br />

IoT su vari aspetti gestionali; centri<br />

di raccolta, ovvero infrastrutture attrezzate, recintate<br />

e sorvegliate a cui gli utenti possano<br />

conferire anche rifiuti non compatibili con i normali<br />

circuiti di raccolta (ingombranti, RAEE, pericolosi,<br />

etc.); realizzazione di strutture destinate<br />

al riutilizzo di beni in disuso, che affiancati ai<br />

centri di raccolta intercettano e rimettono in<br />

circolazione oggetti riutilizzabili attraverso punti<br />

di distribuzione.<br />

Prima i soldi, il Piano poi<br />

Esplicitamente, non sono finanziabili proposte<br />

che prevedano l’acquisto di mezzi per la raccolta<br />

differenziata. Quindi, a parte l’IoT, che è<br />

aperto all’installazione sui mezzi e riciclerie,<br />

il PNRR privilegia un modello preciso di raccolta<br />

differenziata, quello basato sul cassonetto<br />

o affini. Prima ancora che sia approvato<br />

il Programma Nazionale per la Gestione dei<br />

Rifiuti, il messaggio di quale sia la destinazione<br />

preferita dei denari è chiarissimo.<br />

E infatti, gli enti locali si sono prontamente adeguati.<br />

Venezia, nonostante sia una delle città<br />

che si colloca nella parte altissima della classifica<br />

per raccolta differenziata, richiede 25 milioni<br />

di euro. Destinati a: sostituire isole ecologiche<br />

a raso con altre interrate e automatizzate<br />

(tre in totale), realizzare un centro di raccolta a<br />

raso (un milione circa) - complessivamente per<br />

6 milioni di euro - e poi sostituire le calotte degli<br />

attuali cassonetti con altre “4.0” per un totale<br />

di 6,2 milioni di euro per 2.450 unità.<br />

E il resto per arrivare a 25 milioni? 12.385.000<br />

vanno (se accettato il progetto) alla riqualificazione<br />

della rimessa e centro manutenzione<br />

dei veicoli di raccolta rifiuti di Sacca<br />

San Biagio alla Giudecca, comprensivi di<br />

campo sportivo polivalente con spogliatoi,<br />

un parchetto e un impianto fotovoltaico da<br />

150 metri quadri. Nelle altre città e regioni<br />

non va meglio. Roma, per esempio, punta<br />

diritta sulle isole ecologiche, otto ne sono<br />

previste secondo quando si sa dalle delibere<br />

comunali. E nelle isole ecologiche, ci sono i<br />

cassonetti. Vincitori a mani basse della corsa<br />

alle risorse, sembra.<br />

l<br />

40% di costi in meno<br />

col trattamento<br />

microbiologico<br />

dei reflui tessili<br />

È nella nostra natura pubblicare articoli e<br />

notizie relative a invenzioni, innovazioni, ricerche che sono ancora<br />

agli stadi preliminari di realizzazione. Ci è venuta l’idea di andare<br />

a vedere, a distanza di tempo, cosa sia successo di quei progetti.<br />

Iniziamo, come viatico positivo, con un lieto fine<br />

Sul numero 11 di <strong>Waste</strong> del 2020, abbiamo<br />

ospitato un progetto di ricerca condotto<br />

da Politecnico di Milano, Università degli<br />

Studi di Milano e Università di Milano-Bicocca,<br />

e Università di Bolzano, in collaborazione con<br />

partner industriali nel settore della stampa tessile.<br />

L’obiettivo del progetto TRETILE, finanziato<br />

da Fondazione Cariplo e InnovHub, era di indagare<br />

la possibilità di eliminare l’azoto dai reflui<br />

della stampa tessile fino a livelli tali da consentire<br />

la reimmissione degli stessi nelle acque<br />

superficiali, utilizzando colonie microbiologiche<br />

composte da diverse specie autotrofe, anche di<br />

microalghe. La possibilità era già appurata da<br />

tempo a livello di laboratorio. Il progetto saliva<br />

di scala, con un impianto pilota posto presso<br />

un centro depurazione e lavorando su reflui<br />

“veri”. Si puntava inoltre a mettere a punto un<br />

processo in grado di eliminare l’uso di reagenti<br />

e materie prime costose e ad abbattere le emissioni<br />

di CO 2 . Obiettivi secondari erano la rimozione<br />

del colore utilizzando funghi, e l’estrazione<br />

dei pigmenti contenuti nei reflui per possibile<br />

riutilizzo.<br />

Il lieto fine<br />

Il progetto si è chiuso a metà 2021 ed è stato<br />

un successo relativamente alla rimozione dell’azoto,<br />

sul quale sono stati pubblicati paper<br />

scientifici.<br />

Si è arrivati infatti ad abbattere il 70% di questo<br />

elemento, un valore percentuale che però non<br />

si è riusciti ad incrementare, poiché una parte<br />

dei batteri (cosiddetti anammox) entrava in sofferenza<br />

nel corso del processo. I ricercatori<br />

quindi hanno proposto di apportare modifiche<br />

per favorirne la crescita; per esempio rendendo<br />

le operazioni continue (ora sono batch) capaci<br />

di eliminare il verificarsi di condizioni ambientali<br />

stressanti.<br />

Con questi accorgimenti, è possibile realizzare un<br />

50% di risparmio nella rimozione dell’azoto rispetto<br />

ai trattamenti convenzionali. Applicato su scala<br />

industriale, un impianto microbiologico di questo<br />

tipo porterebbe ad una riduzione del 40% dei costi<br />

complessivi di trattamento delle acque reflue.<br />

Complimenti a tutti.<br />

l<br />

Marco Comelli<br />

Le pagine<br />

di apertura<br />

relative<br />

all’articolo<br />

in oggetto (<strong>Waste</strong><br />

n. 11/2020).<br />

Per maggiori informazioni: https://www.cell.com/heliyon/pdf/S2405-8440(21)02548-2.pdf.<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

16 PRIMO PIANO Soluzioni<br />

NORMATIVE<br />

NORMATIVE<br />

PRIMO PIANO<br />

17<br />

Pillole dal Laboratorio<br />

Andrea Ballabio,<br />

Donato Berardi,<br />

Antonio Pergolizzi<br />

e Nicolò Valle<br />

del Laboratorio<br />

REF Ricerche<br />

Riparte col nuovo anno la rubrica di commento<br />

e approfondimento delle normative. In questo<br />

appuntamento, si parla di come rendere ottimale<br />

una “buona” strategia per l’Economia Circolare<br />

Il Laboratorio REF<br />

Ricerche è un think tank<br />

che intende riunire<br />

selezionati<br />

rappresentanti del mondo<br />

dell´impresa, delle<br />

istituzioni e della finanza<br />

al fine di rilanciare il<br />

dibattito sul futuro dei<br />

Servizi Pubblici Locali.<br />

Per quanto riguarda i rifiuti, il Piano<br />

Nazionale di Ripresa e Resilienza<br />

(PNRR) fa affidamento per lo più sul pilastro<br />

delle riforme, a discapito di quello degli<br />

investimenti, a cui sono destinati appena 2,1<br />

miliardi di euro sui circa 200 miliardi complessivi.<br />

L’attuazione del piano, per il settore, sta per<br />

entrare in una fase decisiva, dal momento che<br />

sono già stati pubblicati i decreti e gli avvisi<br />

relativi ai progetti per gli investimenti, così<br />

come sono stati emanati i documenti preliminari<br />

delle due grandi riforme previste dal<br />

Piano: la Strategia Nazionale per l’Economia<br />

Circolare e il Programma Nazionale per la<br />

Gestione dei Rifiuti (PNGR).<br />

Il punto di partenza<br />

Con la Strategia, in particolare, si mira a definire<br />

il framework generale ove collocare<br />

strategicamente tutte le politiche attinenti all’economia<br />

circolare per i prossimi anni, ivi<br />

inclusa la strumentazione economica di accompagnamento.<br />

Idealmente, la Strategia<br />

dovrebbe tracciare la rotta strategica per il<br />

percorso futuro di sviluppo atteso e auspicato,<br />

avendo una portata ad ampio respiro di coordinamento<br />

delle diverse policy ed essendo un<br />

contenitore di linee strategiche per l’intero<br />

settore.<br />

Il documento preliminare, posto in consultazione<br />

dal Ministero della Transizione Ecologica<br />

(MiTE), rappresenta un buon punto di partenza.<br />

Esso, infatti, non solo include degli aggiornamenti<br />

rispetto alle linee programmatiche<br />

individuate nel 2017, ma - guardando più nel<br />

dettaglio - va ad individuare altre aree di intervento<br />

come l’ecodesign dei prodotti, l’ecoprogettazione,<br />

la bioeconomia, la blue economy<br />

e le materie prime critiche.<br />

Tuttavia, affinché la Strategia possa dirsi realmente<br />

efficace, sarebbe auspicabile includere<br />

dei riferimenti temporali puntuali circa<br />

l’adozione dei diversi provvedimenti e/o strumenti.<br />

Con ciò, andando a definire dei tempi<br />

certi e dei percorsi semplificati per tutto l’insieme<br />

di procedure autorizzative legate al settore<br />

dei rifiuti, quanto meno per gli elementi<br />

direttamente afferenti alla Riforma.<br />

Parimenti, occorrerebbe che la Strategia in-<br />

dividuasse delle risorse puntuali, con cui sostanziare<br />

le diverse policy prospettate. Al riguardo,<br />

un bacino potenziale da cui attingere<br />

è quello delle imposte ambientali, di cui solo<br />

una minima parte è poi destinato a finalità<br />

ambientali.<br />

A completamento<br />

A fronte, infatti, di appena 11,3 miliardi di euro,<br />

sui 50,2 miliardi totali, destinati a finalità ambientali,<br />

una piccola parte di quanto a ciò non<br />

destinato potrebbe essere impiegato per la<br />

creazione di un fondo con cui sostanziare gli<br />

orientamenti delineati con la Strategia, quindi<br />

anche al di fuori del perimetro del PNRR.<br />

Inoltre, giova ribadire l’urgenza di porre al<br />

centro della Strategia i rifiuti speciali, e non<br />

soltanto i rifiuti urbani, visto che i primi rappresentano<br />

la quota prevalente nel settore<br />

dei rifiuti, cumulando oltre l’80% dei volumi<br />

e scontando criticità che ancora frenano la<br />

gestione.<br />

A partire, dalla mancanza di impiantistica<br />

per il trattamento finale, come testimoniato<br />

dall’incremento degli stoccaggi e dalla diminuzione<br />

del numero degli impianti complessivi,<br />

e senza dimenticare tutte le filiere<br />

che compongono l’ampio insieme degli speciali,<br />

a ciascuna delle quali sarebbe opportuno<br />

dedicare linee strategiche all’interno<br />

della Riforma.<br />

Un ulteriore tassello che potrebbe essere aggiunto<br />

alla Strategia è il potenziamento degli<br />

istituti giuridici fondamentali che regolano il<br />

mondo dei rifiuti, come l’End of <strong>Waste</strong> (EoW),<br />

i sottoprodotti, il Green Public Procurement<br />

(GPP) e i Criteri Ambientali Minimi (CAM).<br />

Ancorché vi siano dei riferimenti generici alla<br />

gerarchia dei rifiuti, nella versione definitiva<br />

della Strategia occorrerebbe rinforzarne il riferimento,<br />

essendo la Riforma la cornice più<br />

adatta per l’introduzione di due strumenti economici<br />

che sostanzino l’ordinamento sotteso:<br />

• L’indicazione di uno strumento concreto,<br />

come quello dei Certificati del Riciclo (CdR),<br />

per la creazione di un mercato robusto per le<br />

MPS.<br />

• La previsione di una riforma dell’ecotassa,<br />

per rendere lo smaltimento in discarica realmente<br />

sconveniente.<br />

Allo scopo di stimolare la domanda di prodotti<br />

riciclati, agli strumenti di mercato sarebbe<br />

opportuno affiancare incentivi fiscali per materiali<br />

e prodotti “circolari”, che svolgano la<br />

funzione di rendere più convenienti le MPS<br />

rispetto ai prodotti vergini.Infine, nella versione<br />

finale della Riforma, andrebbe rafforzato<br />

il ruolo che i biocarburanti, e il biometano<br />

in particolare, possono giocare sia per<br />

il sistema energetico sia per la gestione del<br />

ciclo dei rifiuti.<br />

l<br />

Per approfondire<br />

Arriverà (finalmente)<br />

una “buona” Strategia<br />

per l’Economia Circolare?<br />

Position Paper n. 200 -<br />

Laboratorio REF,<br />

gennaio <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

18 PRIMO PIANO Soluzioni<br />

NEWS<br />

Senza finire in fumo<br />

Ludovica Bianchi<br />

Dai mozziconi di sigaretta il recupero di acetato<br />

di cellulosa. Questa, l’idea di una startup,<br />

per riusarne il materiale in edilizia e oggettistica<br />

Le quattro fasi<br />

Cicche. Veri rifiuti speciali, difficili da<br />

smaltire, e praticamente diffusi ovunque<br />

a causa delle loro ridotte dimensioni.<br />

Secondo un’analisi dell’Enea sono infatti i più<br />

contaminanti del Mediterraneo, rappresentando<br />

il 40% degli scarti finiti in mare. Ancora<br />

più delle plastiche galleggianti.<br />

Tanto arrosto<br />

Una valida alternativa potrebbe essere quella di<br />

Re-Cig, una startup nata nel 20<strong>19</strong> a Rovereto,<br />

che smaltisce i mozziconi e recupera l’acetato<br />

Il progetto si basa su diversi step di lavorazione:<br />

• Separazione della parte di carta e tabacco residuo dal filtro<br />

• Processo di lavaggio speciale a temperature controllate<br />

• Essicazione<br />

• Miscelazione a caldo<br />

di cellulosa dei filtri (che impiegano due anni per<br />

degradarsi in natura). Si tratta di un materiale<br />

versatile e prezioso che può essere utilizzato sia<br />

in oggettistica che per montature di occhiali ma<br />

anche in edilizia come finiture edili necessarie<br />

alla posa di pavimenti.<br />

Come dire… che anche il fumo si ricicla per<br />

farne nuova materia. L’università degli Studi<br />

di Trento ha messo a punto il processo che<br />

consente di separare l’acetato dalla carta e dal<br />

residuo catramoso: ne è nato un brevetto europeo<br />

che definisce il sistema di recupero di<br />

questo materiale. Come prodotto finale si ottengono<br />

dei granuli (completamente purificati)<br />

che possono essere lavorati, in piena ottica di<br />

economia circolare.<br />

La raccolta<br />

A fare da collettori, sono gli smokers point (costruiti<br />

presso lo stabilimento di Re-Cig) che<br />

vengono venduti per raccogliere i mozziconi<br />

che poi vengono riciclati. Ad oggi in tutta Italia<br />

ne esistono 500 già installati, che hanno raccolto<br />

600 kg di cicche (corrispondenti al peso<br />

di circa due milioni di sigarette) e da cui è stato<br />

possibile recuperare il 75% del materiale, ricavandone<br />

400 kg di acetato.<br />

l<br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

20 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni<br />

MERCATO ROTTAMAZIONE<br />

MERCATO ROTTAMAZIONE<br />

ECONOMIA CIRCOLARE<br />

21<br />

Demolizione navi e aerei:<br />

i mercati vanno<br />

in due direzioni diverse<br />

Marco Comelli<br />

Foto di Alan<br />

Wilson. (Licenza<br />

CC BY-SA 2.0).<br />

Il numero di navi civili e piattaforme galleggianti vendute<br />

per lo smantellamento è tornato ai livelli del 2018,<br />

mentre quello degli aerei è quasi fermo. Vediamo perché<br />

Le due principali fonti per il mercato delle demolizioni<br />

navali sono la NGO Shipbreaking<br />

Platform, che i nostri lettori conoscono dopo<br />

l’inchiesta degli scorsi numeri, e la società di consulenza<br />

VesselValue, che cerca anche di quantificare<br />

il valore delle navi demolite. Nel 2021, la prima<br />

conta 763 tra navi e piattaforme, mentre la<br />

seconda si ferma a 704 nel suo conteggio. Le differenze<br />

forse dipendono dalle dimensioni minime<br />

prese in considerazione, ma comunque non cambiano<br />

il trend generale: le demolizioni stanno tornando<br />

al livello del 2018, ancora lontano dai record<br />

degli anni attorno al 2010, ma comunque in recupero<br />

del 20% sul 2020 e del 26% sul 20<strong>19</strong>.<br />

Facciamo un po’ di conti<br />

Per la nostra analisi prendiamo in riferimento i<br />

numeri VesselValue, che complessivamente puntano<br />

a 26,5 milioni di tonnellate di LDT (Light -<br />

weight Displacement Tonnage) pari ad un valore<br />

di 2,7 miliardi, tenendo contro del prezzo medio<br />

spuntato per tonnellata in India, Pakistan e<br />

Bangladesh, che di gran lunga pagano di più. I<br />

mercati delle demolizioni navali sono stati influenzati<br />

dai diversi fattori che hanno interessato<br />

lo shipping in genere: crescita fortissima dei noli<br />

per le rinfuse solide, crescita record nel settore<br />

dei container, staticità invece nelle rinfuse liquide,<br />

ossia per la maggior parte petroliere. A questo<br />

si aggiunge che nel subcontinente indiano il prezzo<br />

del rottame d’acciaio per tutto il 2021 ha raggiunto<br />

e mantenuto prezzi che non si vedevano<br />

dal 2009, con un massimo di 630 dollari a tonnellata,<br />

valore che poi è sceso verso fine anno.<br />

Il prezzo medio più alto si è registrato in Ban -<br />

gladesh, seguito a ruota dal Pakistan. Il prezzo<br />

più basso (comunque 534 dollari a tonnellata,<br />

quasi quattro volte quello che si spunta in Italia<br />

e oltre il doppio della Turchia), probabilmente è<br />

motivato da fatto che ben 92 su 120 cantieri hanno<br />

ottenuto lo Statements of Compliance (SoC) della<br />

Convenzione di Hong Kong. Ciò probabilmente<br />

ha portato ad un aumento dei costi operativi.<br />

Petroliere, rinfusiere, portacontainer….<br />

Sempre seguendo i numeri di VesselValue, il<br />

59% delle navi mandate a demolizione 2021 erano<br />

cisterne, 301 in totale. Si tratta di un aumento<br />

per il tipo del 242% rispetto al 2020. La stagnazione<br />

dei noli - causa pandemia - ha probabilmente<br />

convinto molti armatori di liberarsi delle<br />

navi più vecchie. Il 55% era composto da<br />

navi piccole; 112 cisterne sono andate in<br />

Bangladesh, 84 in India e 60 in Pakistan.<br />

Novità assoluta, sono le 12 cisterne demolite<br />

in Turchia contro una sola nel<br />

2020. Discorso diverso per le rinfusiere<br />

secche: ne sono state demolite 59, l’11% del<br />

totale, contro 132 nel 2020. Il 54% di questo tipo<br />

di navi sono state demolite in Bangladesh.<br />

Secondo VesselValue con la riduzione dei noli<br />

iniziata a fine 2021 e l’arrivo di nuove regole delle<br />

IMO sulle emissioni di CO 2 EEXI) è probabile che<br />

le rinfusiere più piccole, vecchie e meno efficienti,<br />

verranno mandate alla demolizione. Visto<br />

il livello dei noli container, non è sorprendente<br />

che le portacontainer abbiano visto un vero e<br />

proprio crollo nelle demolizioni, da 83 nel 2020<br />

ad appena 11 nel 2021. Tra l’altro l’età media degli<br />

scafi era molto alta, 31 anni, con una rinfusiera<br />

convertita che toccava i 70 anni.<br />

Dalle navi agli aerei<br />

Innanzitutto un’osservazione interessante.<br />

Secondo VesselValue, che lo scorso anno ha iniziato<br />

a seguire anche il mercato degli aerei civili,<br />

il valore delle flotte aeree e di quelle marittime<br />

è praticamente uguale: aerei commerciali di ogni<br />

tipo, sia in servizio che in ordine, 1,37 trilioni di<br />

dollari; navi civili, comprese quelle da crociera,<br />

in servizio e in ordine, 1,36 trilioni di dollari.<br />

A parte questa coincidenza di dati, i due mercati<br />

del riciclo nel 2021 sono andati in direzioni opposte.<br />

Le demolizioni di aerei commerciali sono<br />

letteralmente crollate nel 2021 rispetto al 2020<br />

ma anche alla media storica degli ultimi dieci<br />

anni. L’anno scorso sono stati rottamati 344 velivoli,<br />

che rappresentano l’1,4% della flotta<br />

La Modern<br />

Express, nave<br />

cargo di 164<br />

metri andata<br />

alla deriva<br />

nel 2016.<br />

Nel 2020<br />

la British Airways<br />

ha ritirato<br />

dal servizio tutti<br />

i 747 passeggeri<br />

in flotta.<br />

(Credit: Boeing).<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

22 ECONOMIA CIRCOLARE<br />

MERCATO ROTTAMAZIONE<br />

Smantellamento<br />

di navi<br />

da crociera<br />

in Turchia.<br />

La Boeing<br />

sta posticipando<br />

la ripartenza<br />

nelle consegne<br />

dei nuovi 787.<br />

(Credit: Boeing).<br />

mondiale. La percentuale media negli ultimi dieci<br />

anni è il 2,6%. I dati di gennaio confermano il<br />

calo, con 27 aerei avviati alla demolizione. Questi<br />

numeri smentiscono molte delle previsioni fatte<br />

durante la fase acuta della pandemia e ancora<br />

nel 2021, con la recrudescenza prima della variante<br />

Delta e poi della Omicron, che hanno tenuto<br />

compresso il traffico aereo passeggeri. In<br />

realtà, il fenomeno non ha sorpreso più di tanto<br />

gli addetti ai lavori. Come abbiamo spiegato nella<br />

nostra serie di articoli sul riciclo a degli aerei, la<br />

maggior parte del valore di un velivolo rottamato<br />

risiede negli equipaggiamenti, con i motori che<br />

da soli rappresentano il 40%.<br />

Il minore dei mali<br />

In un tale scenario, il momento migliore per una<br />

linea aerea di ritirare un proprio velivolo, non è<br />

quando la domanda è bassa. Ma è invece quando<br />

gli operatori sono disponibili a pagare dei buoni<br />

prezzi per le parti di ricambio riciclate (in gergo<br />

Used Serviceable Parts). Durante la pandemia,<br />

traffico aereo e valore delle USP sono crollati di<br />

pari passo: non essendoci aereomobili in volo,<br />

non c’è usura dei mezzi e quindi necessità di manutenzione<br />

e sostituzione pezzi.<br />

Con prezzi troppo bassi sul mercato degli USP,<br />

le compagnie sarebbero state costrette a mettere<br />

a perdita l’intero valore del velivolo, mentre lasciando<br />

gli aerei, anche se non utilizzati, a patrimonio,<br />

il deprezzamento può avvenire secondo<br />

i normali parametri. Per questo, con alcune eccezioni,<br />

le compagnie hanno parcheggiato le proprie<br />

flotte ovunque e hanno atteso gli eventi. Casi<br />

come il ritiro nel 2020 degli MD-88 e MD-90 della<br />

Delta Airlines o quello molto pubblicizzato dei<br />

747 della British Airways, hanno tenuto i volumi<br />

del rottamato nel 2020 probabilmente più alti di<br />

quelli che sarebbero stati nella realtà.<br />

I 747 avrebbero dovuto essere ritirati nel 2024.<br />

Passo dopo passo<br />

Come si prospetta il futuro? Secondo gli analisti,<br />

lo spread tra domanda e offerta di USP si sta riducendo,<br />

ma è presto per capire se sia un concreto<br />

segnale di ripresa o semplicemente dovuto<br />

al fatto che numerosi aerei siano stati deprezzati<br />

per due anni senza usurarsi. La maggior parte<br />

di quelli rottamati sono a singolo corridoio (narrow-body)<br />

e a corto-medio raggio, adatti a rotte<br />

dove la domanda è ripartita prima (vedi i voli interni<br />

americani). Le flotte di wide-body a lungo<br />

raggio sono invece ancora poco utilizzate.<br />

Non si dimentichi la crisi nella supply-chain. La<br />

Boeing sta ritardando la ripartenza delle consegne<br />

dei 787, e sia Boeing che Airbus sembrano<br />

avere difficoltà a far crescere la produzione dei<br />

loro narrow-body. Gli aerei ancora parcheggiati<br />

costituiscono una riserva in termini di flessibilità<br />

se il mercato dovesse ripartire improvvisamente,<br />

almeno nel breve termine. Nel medio-lungo, le<br />

leggi della maggior efficienza del nuovo e dell’aumento<br />

dei costi di manutenzione del vecchio,<br />

riporteranno il settore delle demolizioni sui binari<br />

tradizionali. E vorrà dire che la crisi, in qualche<br />

modo, sarà alle spalle.<br />

l<br />

The European Electrical and Electronic Technologies<br />

Exhibition & Conference for the E-Vehicle Industry<br />

12-13 APRIL <strong>2022</strong><br />

BOLOGNA EXHIBITION CENTER - ITALY<br />

The Battery<br />

Technology & Supply<br />

Chain Exhibition<br />

The Supercapacitors<br />

Industry Exhibition<br />

The Electric Vehicle<br />

Technology Exhibition at the<br />

heart of the E-Motor Valley<br />

The Electric Motors<br />

Industry Exhibition<br />

Metals, Minerals<br />

& Advanced Materials for the<br />

Next Industrial and<br />

Technological Revolution<br />

WWW.E-TECH.SHOW<br />

Marzo <strong>2022</strong>


Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

24<br />

ECONOMIA CIRCOLARE<br />

POST ECOMONDO<br />

POST ECOMONDO<br />

ECONOMIA CIRCOLARE<br />

25<br />

Installazione<br />

realizzata con<br />

scarti metallici.<br />

Dagli anni ’50<br />

il Gruppo Fiori<br />

è specializzato<br />

nel recupero<br />

trattamento<br />

di metalli da<br />

veicoli a fine vita.<br />

SBAM!<br />

Il 24° appuntamento con Ecomondo e Key Energy<br />

ha fatto il botto. L’edizione 2021 dei due saloni,<br />

riferimento per l’economia circolare e le energie<br />

rinnovabili, ha superato ogni più rosea aspettativa<br />

Federica Lugaresi<br />

Credit: Ecomondo<br />

In presenza. E a distanza di due anni. Effer -<br />

vescente e dai palinsesti convegnistici super<br />

ricchi. Questo è quanto si è percepito sin dal<br />

primo giorno della kermesse riminese, che ha<br />

registrato l’85% di presenze rispetto alla passata<br />

edizione pre-Covid e con più di 1.080 marchi presenti,<br />

distribuiti per il 90% della superficie disponibile.<br />

Convegni e seminari, uno più interessante dell’altro,<br />

si sono svolti nel corso delle quattro giornate<br />

per un totale di 500 ore. Decennale Stati<br />

Generali della Green Economy, a parte.<br />

Tematiche “cutting edge”<br />

Quasi un peccato che eventi e workshop siano<br />

stati tanto numerosi ma soprattutto così densii<br />

di contenuti che, a fatica, si è riusciti a seguire<br />

quelli in target con la nostra rivista. Imprese, istituzioni,<br />

enti e organizzazioni si sono infatti confrontati<br />

su argomenti al centro delle agende di<br />

tutti i governi e legate all’avvio del PNRR.<br />

Largo quindi - in ottica di green economy e industria<br />

4.0 - a bioeconomia circolare, risorse<br />

idriche, trattamento rifiuti e processi di digitalizzazione.<br />

In questo scenario, sono proprio le<br />

aziende a fare da collante tra la raccolta di materiali<br />

di scarto e la materia prima seconda che,<br />

quest’anno come non mai, è stata tanto utilizzata<br />

negli allestimenti di numerosi stand all’insegna<br />

della sostenibilità.<br />

Ma come sempre, circolarità è la parola d’ordine.<br />

Fari puntati quindi su innovazioni sostenibili per<br />

il recupero e riciclo di materia.<br />

Si guarda avanti<br />

Soprattutto su alcune innovazioni tecnologiche<br />

applicate alle differenti categorie di residui, sottoprodotti<br />

o scarti industriali e urbani, con l’obbiettivo<br />

di incrementare la circolarità e valorizzazione<br />

delle risorse. Come nel caso dell’utilizzo<br />

dei fanghi di depurazione per produrre combustibili<br />

verdi (progetto dell’Università di Bologna),<br />

in cui i fanghi provenienti da acque depurate,<br />

vengono messi in un termocatalizzatore da cui<br />

si ottiene un olio purificato che può essere poi<br />

distillato in diesel e benzina. Lo studio invece del<br />

CNR e Università della Tuscia è focalizzato sulla<br />

tecnologia dell’elettrofilatura per il recupero di<br />

scarti agroalimentari, da cui si ottengono polimeri<br />

nanostrutturati (tessuti cavi) che possono<br />

essere utilizzati come filtri.<br />

Interessante anche il progetto Reski Boot che<br />

lancia sul mercato scarponi da sci realizzati al<br />

90% con materiali riciclati ed eliminando gli scarti<br />

di lavorazione.<br />

Il futuro prossimo è senza dubbio per il riciclo dei<br />

PFU che vedono nuove frontiere nel riciclo chimico.<br />

Mediante la pirolisi, la struttura chimica<br />

della gomma viene modificata per ottenere prodotti<br />

ad alto valore aggiunto e che possono essere<br />

utilizzati in sostituzione di prodotti vergini (per es.<br />

re-carbonblack, idrogeno o lubrificanti).<br />

Biogas e biometano invece, possono essere valorizzati<br />

verso le cosiddette molecole verdi (idrogeno<br />

e biogas); la cui trasformazione in energia<br />

elettrica, rappresenta una fonte energetica rinnovabile<br />

e programmabile (a differenza dell’eolico<br />

e del solare).<br />

Ma anche la rigenerazione degli oli alimentari<br />

esausti dà un forte contributo alla circolarità. In<br />

quest’ottica, il consorzio RenOils si occupa della<br />

loro raccolta, con l’obiettivo di contribuire alla<br />

gestione del sistema di riciclo degli oli stessi (ad<br />

oggi considerati rifiuto non pericoloso), dato che<br />

possono essere trasformati in biodiesel, lubrificanti<br />

e tensioattivi. Prodotti capaci di generare<br />

valore per l’ambiente e per il mercato.<br />

Applicazioni smart<br />

“Avvistata” la prima braca a vela al mondo stampata<br />

in 3D, in monoscocca con materiale riciclato<br />

MyReplast di NextChem, che mette a disposizione<br />

la tecnologia di upcycling e i polimeri riciclati.<br />

Ma anche la nuova turbina progettata e realizzata<br />

per fare del mini eolico di Espe group, capace di<br />

condensare le massime prestazioni nelle dimensioni<br />

più ridotte. Divertenti e originali le installazioni<br />

in pannelli truciolari realizzate con il 100%<br />

di legno riciclato, ma anche sculture costituite<br />

da materiali ferrosi recuperati da veicoli a fine<br />

vita. Quando anche l’arte non si pone dei limiti e<br />

diventa sostenibile…<br />

I grandi, tutti presenti<br />

In vetrina quindi le attrezzature e tecnologie per<br />

la selezione ed il recupero di rottami ferrosi e<br />

non, plastiche, trattamento dei rifiuti speciali e<br />

pericolosi, recupero e trattamento dei RAEE, veicoli<br />

a fine vita. Con le principali aziende player<br />

di settore (nazionali ed internazionali) che hanno<br />

proposto - con le proprie applicazioni e competenze<br />

e attraverso nuove opzioni di recupero - le<br />

soluzioni del domani, per poter immettere sul<br />

mercato le materie prime seconde (ad Eco -<br />

mondo sono rappresentate le filiere del legno,<br />

plastiche, vetro, carta, cartone e imballaggi).<br />

Ma per scoprire cosa riserverà la prossima quattro<br />

giorni di riferimento europeo - che fa da collettore<br />

per i nuovi modelli di economia circolare e rigenerativa<br />

- non ci resta che attendere l’appuntamento<br />

del prossimo novembre (dall’8 all’11).Nel<br />

frattempo… barriamo l’agenda.<br />

l<br />

Prima barca<br />

a vela al mondo<br />

stampata in 3D,<br />

in monoscocca<br />

con materiale<br />

completamente<br />

riciclato.<br />

Convegni<br />

e workshop<br />

in presenza,<br />

per momenti<br />

formativi.<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

26<br />

ECONOMIA CIRCOLARE NEWS Soluzioni<br />

NEWS<br />

ECONOMIA CIRCOLARE<br />

27<br />

Che buon profumo!<br />

Eliana Puccio<br />

Ciak: la nuova vita<br />

del film agricolo<br />

Il consorzio per la gestione dei beni in polietilene<br />

certifica il riciclo dei teli per la copertura delle serre:<br />

possono diventare pellicole tecniche usate in edilizia<br />

n È possibile produrre bioplastica usando<br />

fiori? Sì, e ci pensa Mixcygling, una startup<br />

innovativa di Breganze (Vicenza), che<br />

realizza materiali a basso impatto<br />

ambientale recuperando fibre organiche<br />

da scarti di lavorazioni. Proprio dal suo<br />

ingegno nascono packaging naturali che<br />

stimolano vista, tatto e olfatto grazie<br />

all’utilizzo di scarti di lavorazione di<br />

camomilla e lavanda, ottenuti<br />

rispettivamente dalla produzione di<br />

bevande e dal processo di distillazione da<br />

cui si estrae l’olio essenziale. L'idea è<br />

quella di limitare l'uso di materie prime<br />

favorendo l’economia circolare.<br />

Inizialmente, Mixcycling l’ha fatto<br />

riutilizzando i residui della produzione<br />

interna dell’azienda, costituiti da sughero<br />

e legno. Poi, la lista di fibre organiche<br />

utilizzate per creare materiali ecologici<br />

alternativi alla plastica si è allungata.<br />

Beh, che dire, complimenti per l’inventiva!<br />

Giancarlo Dezio,<br />

direttore generale<br />

di Ecopolietilene.<br />

Ecopolietilene insieme con il produttore<br />

Eiffel e il distributore Aniplast e il supporto<br />

operativo di Ecolight Servizi, Metaplas e<br />

Plastimontella, ha dato vita un anno fa al progetto<br />

“La nuova vita del film agricolo”.<br />

Si tratta di nuovo percorso circolare che riguarda<br />

i teli da copertura usati in agricoltura.<br />

Nasce così la prima filiera circolare per il recupero<br />

dei rifiuti plastici (beni in polietilene) che<br />

consente ai teli dismessi - per la copertura dei<br />

vigneti - di essere interamente recuperati e<br />

reinseriti nel ciclo di produzione di particolari<br />

film usati nelle costruzioni.<br />

“Parliamo di un bene in polietilene che è risultato<br />

interamente riciclabile. Una sua corretta<br />

gestione, dalla raccolta al trattamento, permette<br />

di ottenere un granulo plastico facilmente utilizzabile<br />

nella produzione del film in polietilene<br />

usato nelle costruzioni come barriera al vapore”,<br />

spiega il direttore generale di Ecopolietilene,<br />

Giancarlo Dezio. “È l’inizio di un percorso che,<br />

partendo da una raccolta puntuale dei rifiuti di<br />

beni in polietilene, vuole dare un significativo<br />

contributo all’economia circolare, garantendo<br />

una destinazione finale alla materia prima secondaria<br />

e una maggiore tracciabilità di questi<br />

rifiuti”. Il processo di riciclo avviato da<br />

Plastimontella ha visto la produzione di un granulo<br />

idoneo alla filmatura in bolla. Eiffel ha individuato<br />

come poter impiegare questa materia<br />

prima seconda.<br />

Le prove fatte hanno consentito una produzione<br />

industriale stabile per la realizzazione di film<br />

barriera al vapore, grazie ad una miscela di materie<br />

prime seconde prodotte all’interno del progetto<br />

del 20 per cento.<br />

Le 30 tonnellate di teli per la copertura delle<br />

serre, miscelate con altre plastiche riciclate,<br />

hanno dato vita a 100 tonnellate di film per l’edilizia<br />

interamente green. "I benefici ambientali<br />

ed economici riscontrati hanno spinto tutti i partner<br />

del progetto a proseguire su questa strada.<br />

Il progetto evidenzia l’importanza del ruolo dei<br />

produttori per la costruzione di una reale economia<br />

circolare dove il rifiuto di oggi diventa un<br />

bene di domani’, conclude Dezio. l<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Giugno 2020


28 ECONOMIA CIRCOLARE NUOVI MATERIALI<br />

NUOVI MATERIALI<br />

ECONOMIA CIRCOLARE<br />

29<br />

CircolarMente<br />

Secondo anno per lo spazio dedicato<br />

ai materiali circolari, soluzioni materiche riciclate,<br />

con origine da fonte rinnovabile e certificate.<br />

Un numero interamente dedicato agli scarti tessili<br />

Marco Capellini<br />

matrec.com<br />

Le direttive Europee sull’economia circolare<br />

hanno fornito nuove indicazioni e<br />

stimoli per il mercato, dettando linee<br />

guida ben precise. In particolare, in Italia a<br />

partire dal 1 gennaio <strong>2022</strong>, come previsto dal<br />

decreto legislativo n.116/2020 è entrato in vigore<br />

l’obbligo per la raccolta differenziata dei<br />

rifiuti tessili, che per il resto d’Europa diventerà<br />

obbligatoria entro il 2025.<br />

Il bel paese, che riconosce il settore moda come<br />

parte fondamentale della propria economia, ha<br />

deciso di interpretare queste nuove condizioni<br />

come un’opportunità, anche se in realtà ci sono<br />

ancora una serie di aspetti da definire.<br />

Non perdiamo il filo<br />

I rifiuti tessili infatti, se sapientemente gestiti,<br />

potrebbero rappresentare una fonte importante<br />

di risorse materiche per il riuso e il riciclo.<br />

Ad oggi non esistono dati puntuali sulle<br />

quantità di rifiuti tessili generati e soprattutto<br />

sui flussi di riutilizzo dei capi di abbigliamento,<br />

azione che sta diventando sempre più una<br />

buona pratica caratterizzata da un mercato<br />

del second hand che vede un numero crescente<br />

di aziende del fashion protagoniste. Come<br />

Matrec, siamo sempre più coinvolti in attività<br />

di misurazione della circolarità di prodotti del<br />

settore moda ed i risultati mettono in evidenza<br />

la necessità di intervenire in fase di progettazione,<br />

mediante la scelta di soluzioni materiche<br />

circolari in grado di favorire la valorizzazione<br />

dei prodotti giunti a fine vita. Molti rifiuti<br />

tessili domestici ad oggi vengono recuperati<br />

e convogliati nel flusso del riuso.<br />

Mentre gli scarti tessili industriali che vengono<br />

recuperati e riciclati, sono impiegati in molteplici<br />

applicazioni tra i quali il settore edilizia<br />

come pannelli isolanti acustici, per la realizzazione<br />

di imballaggi, imbottiture, oggettistica<br />

e in parte reimpiegati nel settore moda per<br />

generare nuovi tessuti circolari.<br />

Cambiando i fattori…il risultato cambia!<br />

Invertendo le logiche di processo, applicando<br />

in fase di produzione del settore tessile i principi<br />

di ecodesign, affiancati da un rodato sistema<br />

di raccolta differenziata, si potrebbero<br />

recuperare e reimpiegare ingenti quantitativi di<br />

risorse. L’utilizzo di prodotti tessili monomaterici<br />

e non trattati, ad esempio 100% lana o cashmere,<br />

possono generare in fase di riciclo nuove<br />

fibre filabili oltre a materiale riempitivo.<br />

Per fibra filabile si intende la frazione in uscita<br />

costituita da fibre lunghe, caratterizzate da una<br />

certa qualità che ne garantisce il riutilizzo in un<br />

nuovo processo di filatura. Quando invece i materiali<br />

sono costituiti da diverse miscele di fibre<br />

(mix tra sintetici e organici), inevitabilmente a<br />

fine vita il processo di riciclo produrrà materiale<br />

fluff, con un contenuto indeterminato che può<br />

essere destinato, quando va bene, esclusivamente<br />

a materiale di riempimento. Iniziano comunque<br />

ad esserci realtà industriali in grado di<br />

riciclare e separare i tessuti misti. Di seguito una<br />

selezione di materiali rappresentativi della tematica<br />

che fanno parte di Matrec Lab, laboratorio<br />

di ricerca internazionale avviato nel 2002,<br />

che raccoglie materiali circolari e soluzioni innovative<br />

provenienti da tutto il mondo. l<br />

Il copyright di tutte<br />

le immagini appartiene<br />

alle aziende menzionate.<br />

MONO: Materiale composto da scarti tessili postindustriali,<br />

ottenuto attraverso un processo brevettato<br />

di up-cycling, che consente di recuperare fino al 100%<br />

delle fibre tessili per trasformarle in un materiale<br />

resistente che può essere modellato su richiesta. Si<br />

tratta di tessuto monomaterico che, a seconda delle<br />

esigenze, è possibile avere in fibre sintetiche con<br />

100% poliestere riciclato o in fibre naturali in 100%<br />

cotone riciclato. Trova impiego nella realizzazione di<br />

imballaggi e oggettistica. (nazena.com)<br />

RIPPLE CUSHION: Materiale realizzato in fibre tessili riciclate: PET<br />

riciclato, poliestere riciclato, lana riciclata e canapa naturale. Si<br />

avvale di un nuovo processo di produzione brevettato che consente di<br />

riciclare qualsiasi tipo di fibra, da fili tessili, a fibre naturali o bottiglie<br />

di plastica. Le fibre vengono soffiate in uno stampo riscaldato e<br />

pressato al fine di ottenere la forma 3D finale. (fibermates.com)<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

MILLEFORMA COTONE: Materiale realizzato al 73%<br />

in linters di cotone, ovvero cascami di scarto<br />

provenienti da filiere produttive, uniti a componente<br />

minerale quali caolino micronizzato, terre coloranti,<br />

pigmenti in polvere, sali ignifughi, senza l’utilizzo di<br />

coloranti e mordenti chimici. Caratterizzati da<br />

un’ottima risposta fonoassorbente nelle frequenze<br />

fondamentali della voce umana, sono ideali per<br />

restituire comfort acustico in luoghi pubblici, uffici,<br />

scuole e complessi residenziali. (lnx.milleforma.it)<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

SOLID TEXTILE BOARD: Pannello ad alta<br />

densità realizzato al 70% con tessuti<br />

riciclati ed al 30% con legante<br />

bicomponente. I tessuti provengono dalle<br />

industrie della moda, dalle lavanderie<br />

industriali e da scarti di produzione delle<br />

aziende tessili. Il nucleo del pannello è<br />

costituito da cotone bianco riciclato,<br />

successivamente rivestito con uno strato<br />

esterno di cotone o lana riciclati per<br />

conferire colore. (reallycph.dk)


In cooperation with<br />

NEWS<br />

ECONOMIA CIRCOLARE<br />

31<br />

#newlifetoplastic<br />

Noi li abbiamo<br />

in gomma riciclata<br />

n Sicuri, duraturi e<br />

silenziosi.<br />

L’Italia fa un altro passo<br />

avanti con l’impiego di<br />

asfalti modificati con<br />

aggiunta di gomma<br />

riciclata. Ne va fiero<br />

Federico Dossena,<br />

Direttore Generale di<br />

Ecopneus che spiega: “Gli<br />

asfalti modificati con<br />

gomma riciclata sono una<br />

soluzione tecnologica<br />

all’avanguardia che porta<br />

benefici concreti: strade<br />

senza buche, che durano di<br />

più e che sono anche più<br />

silenziose”.<br />

“Minori danni - continua -<br />

significa anche minore<br />

necessità di manutenzione<br />

e quindi costi di gestione<br />

ridotti nel lungo periodo<br />

per Pubbliche<br />

Amministrazioni ed Enti<br />

gestori. Anche ANAS ha<br />

introdotto gli asfalti con<br />

gomma riciclata nei propri<br />

capitolati: è un segnale che<br />

fa ben sperare per una loro<br />

rapida ed estesa diffusione<br />

in tutto il Paese”.<br />

In poche parole, strade più<br />

sicure e meno rumorose,<br />

what else?<br />

È TEMPO DI<br />

VALORIZZARE<br />

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I METALLI<br />

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Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

32<br />

ENERGIA<br />

FOTOVOLTAICO<br />

FOTOVOLTAICO ENERGIA<br />

33<br />

Economia Circolare<br />

Riciclo pannelli<br />

fotovoltaici: un’opportunità,<br />

non un problema<br />

Marco Comelli<br />

L’energia solare viene definita pulita per eccellenza.<br />

Sfruttarla non costituisce una difficoltà così come il riciclo<br />

delle apparecchiature che ne consentono l’utilizzo. Ma…<br />

Nel mondo dell’economia circolare ci<br />

sono cose facili, cose difficili e cose facili<br />

che vengono fatte sembrare difficili.<br />

Secondo siti e quotidiani, è in arrivo un disastro<br />

ambientale, una bomba ecologica pronta a<br />

scoppiare, anzi già scoppiata. Colpevoli, i pannelli<br />

fotovoltaici dismessi. Inoltre - urla un<br />

titolo – “Pannelli fotovoltaici con matricola falsificata<br />

esportati in Africa”. Per essere riutilizzati<br />

come…. pannelli fotovoltaici, e incassare<br />

il credito IVA. In questo caso l’ambiente non<br />

c’entra, ma il gettito sì.<br />

RAEE delle mie brame<br />

Per mettere le cose in prospettiva (si chiama<br />

debunking, ora) un pannello fotovoltaico in silicio<br />

cristallino, che forma la stragrande mag-<br />

gioranza di quelle installati in Italia, è composto<br />

in peso da vetro (73%), alluminio (10%),<br />

polimeri (9%), silicio (5%), rame (1%), ma anche<br />

argento (0,1%), stagno (0,12%) oltre che<br />

parti minime di piombo (0,07%). Dal punto di<br />

vista normativo la gestione dei pannelli fotovoltaici,<br />

quando non più utilizzati nel loro impianto<br />

originario, è stata definita in più fasi tra<br />

gli anni 2012 e 2016. Nel 2012 il GSE emise un<br />

disciplinare tecnico che regola i pannelli installati<br />

dal 2011 al 2013 e percettori di incentivo,<br />

cercando anche di istituire dei consorzi<br />

ad hoc per il ritiro e il riciclo.<br />

Nel 2014 intervenne poi il Decreto Legislativo<br />

n. 49 del 14.03.2014 «Attuazione della direttiva<br />

2012/<strong>19</strong>/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche<br />

ed elettroniche (RAEE)» che ha incluso<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

per la prima volta tra i RAEE anche i moduli<br />

fotovoltaici. Il recentissimo recepimento della<br />

direttiva europea 2018/849 con D.Lgs 118/2020<br />

non ha cambiato molto, introducendo l’obbligo<br />

di registrare i moduli ai sistemi collettivi. Molto<br />

più importante, dal nostro punto di vista, è il<br />

DM MISE 23/06/2016 che ha incluso per la prima<br />

volta il termine “componente rigenerato”<br />

fra quelli da poter utilizzare negli impianti incentivati.<br />

Ad oggi comunque, tutti i pannelli<br />

fotovoltaici inviati al riciclo pagano il contributo<br />

RAEE (a carico a scalare di produttore, distributore,<br />

gestore dell’impianto), considerati<br />

come RAEE domestici se provenienti da impianti<br />

sino a 10 kW; come RAEE industriali per<br />

potenze superiori. Sul territorio nazionale restano<br />

invece esclusi dal contributo i pannelli<br />

incentivati nel IV e V Conto Energia.<br />

Fermi ai blocchi di partenza<br />

Quindi la normativa c’è. Ma di che numeri stiamo<br />

parlando? Va innanzitutto detto che la durata<br />

di un pannello, che si quantifica con una<br />

riduzione del rendimento del 20%, è di circa 20<br />

anni. In realtà, questo lasso di tempo corrisponde<br />

alla durata della garanzia del produttore.<br />

Niente impedisce che il pannello continui a produrre<br />

sullo stesso impianto. Inoltre va considerato<br />

che - prima di avviare i moduli al riciclo<br />

- sia opportuno valutare la possibilità di riutilizzarli<br />

in situazioni meno impegnative, per<br />

esempio in impianti con tensione di lavoro<br />

meno elevata o meno densi o con maggiore irraggiamento<br />

solare (se vi vengono in mente<br />

Africa e Asia del sud non siete lontani), in cui si<br />

possono impiegare moduli con rendimento più<br />

basso. Ma nel riutilizzo vanno considerati anche<br />

tutti i pannelli per accedere a tecnologie più recenti<br />

(il cosiddetto revamping).<br />

Relativamente ai pannelli di cui si decide il riciclo,<br />

oggi si ritirano quelli installati nel 2002<br />

(che identificano un numero molto esiguo) e<br />

quelli che sono stati dismessi per le cause più<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Cornice<br />

Vetro<br />

frontale<br />

Matrice<br />

di celle<br />

Strato<br />

(EVA)<br />

Posteriore<br />

Incapsulante<br />

Incapsulante<br />

diverse. Per fare un esempio, in Lombardia<br />

due anni fa una serie di trombe d’aria ha divelto<br />

diversi impianti posti sui tetti delle stalle,<br />

che cadendo a terra si sono danneggiati in<br />

modo irreparabile. In condizioni normali, i pannelli<br />

sono tutti sigillati e caratterizzati da elevata<br />

robustezza data la loro necessità di “sopravvivere”<br />

all’aria aperta, resistendo alle<br />

condizioni atmosferiche più disparate.<br />

Trattamenti adeguati<br />

Le caratteristiche di cui sopra, però, impongono<br />

per l’operazione di disassemblaggio processi<br />

specializzati.<br />

In merito a ciò, una recente indagine dell’RSE<br />

presso i gestori di impianti di trattamento RAEE<br />

ha evidenziato che le lavorazioni possono essere<br />

efficacemente ed economicamente attuate<br />

solo se in presenza di un volume minimo<br />

e adeguato di moduli da trattare. Si parla infatti<br />

di una cubatura superiore a 7/8.000 tonnellate/anno,<br />

che tradotta in energia significa pannelli<br />

per 140 MW/anno; ma esistono studi più<br />

pessimistici che indicano la quota delle 20.000<br />

tonnellate. Ad oggi purtroppo, il volume dei<br />

pannelli trattati è nettamente inferiore (si parla<br />

di meno di 1000 tonnellate); vengono lavorati<br />

esclusivamente a mano e solo parzialmente<br />

Composizione<br />

di un modulo<br />

cristallino.<br />

(Fonte: RSE).<br />

Scatola di<br />

Giunzione


Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

34 ENERGIA<br />

FOTOVOLTAICO<br />

NEWS<br />

ENERGIA<br />

35<br />

Operazione H<br />

L’analisi di EPQ che evidenzia il ruolo degli elettrolizzatori<br />

per la produzione di idrogeno nel mercato del Demand<br />

Response. L’Italia al momento non ha ancora una strategia<br />

Irene Boschi<br />

per rimuoverne i cavi. Le parti restanti vengono<br />

accumulate ed accantonate in attesa che si<br />

raggiunga il quantitativo minimo indispensabile<br />

al trattamento da effettuare.<br />

Percorso a ritroso<br />

Per comprendere il processo di disassemblaggio,<br />

è meglio partire dall’assemblaggio.<br />

Quel che segue si applica per i pannelli (o moduli)<br />

a silicio cristallino, sia mono che poli, e<br />

per il tipo monofacciale, dal momento che in<br />

Italia rappresentano più del 90% dell’installato.<br />

In pratica la struttura di un pannello è a sandwich.<br />

Partendo dalla superficie rivolta al sole,<br />

si trova un vetro frontale trasparente temperato<br />

di qualche millimetro di spessore, una<br />

pellicola di polimero (EtilVinilAcetato, EVA), la<br />

matrice di celle di sicilio - con uno strato antiriflettente<br />

- e i contatti elettrici per raccogliere<br />

l’elettricità, un’altra pellicola EVA, i collegamenti<br />

elettrici in rame che connettono le cellule<br />

in serie, un backsheet di chiusura in Tedlar<br />

bianco (a volte in vetro). Il tutto viene racchiuso<br />

da una cornice di alluminio anodizzato. Sul retro<br />

è sistemata anche la scatola di giunzione<br />

con il resto dell’impianto. I vari strati vengono<br />

sigillati con un processo di laminazione, che<br />

prevede il riscaldamento in camera a vuoto<br />

del pannello sino a 140 gradi, provocando lo<br />

scioglimento dell’EVA.<br />

Nessuna codifica<br />

Come si smonta tutto ciò per riciclarne i singoli<br />

componenti? Non esiste un metodo standard,<br />

siamo ancora in fase preindustriale, per cui si<br />

sta sperimentando. I procedimenti più efficienti<br />

(permettono per esempio di recuperare ben il<br />

vetro, che è molto pregiato essendo bianco)<br />

sono quelli basati sulla delaminazione.<br />

L’alternativa è la frammentazione (o triturazione)<br />

che può essere eseguita senza importanti<br />

investimenti, poiché la rottura dei moduli<br />

fotovoltaici e la separazione dei materiali può<br />

essere effettuata, nella maggior parte dei casi,<br />

da impianti esistenti di riciclaggio e smaltimento<br />

dei rifiuti. Al netto dei successivi necessari<br />

trattamenti di purificazione e separazione.<br />

Sottolineiamo che ci troviamo ancora in fase<br />

sperimentale.<br />

Diversi studi prevedono che la quantità di pannelli<br />

disponibili per il riciclo non sarà a livello<br />

tale da giustificare un trattamento industriale<br />

prima del 2029. Nell’attesa, almeno abbiamo<br />

spazzato il campo dall’ennesima “bomba ecologica”<br />

farlocca. Visto che ce ne sono già fin<br />

troppe di vere.<br />

l<br />

Lo scorso settembre si è svolto l’evento<br />

di presentazione del report dell’Ener -<br />

gy&Strategy Group “Hydrogen Inno -<br />

vation Report – Le sfide per la creazione di<br />

un mercato dell’idrogeno”.<br />

In particolare, è stata fatta un’analisi sul percorso<br />

da intraprendere per arrivare ad una<br />

maturazione per questo mercato. Ad intervenire<br />

anche EPQ, fra i principali operatori<br />

in Italia attivi nel settore della flessibilità.<br />

La stessa ha spiegato come gli impianti di<br />

produzione di idrogeno da fonte rinnovabile<br />

(elettrolizzatori), avranno un ruolo determinante<br />

nel mercato del “Demand Response”<br />

e, appunto, della flessibilità. Durante l’incontro<br />

è emerso che nel futuro decarbonizzato<br />

avrà un ruolo determinante, a condizione che<br />

sia prodotto da fonte rinnovabile e<br />

a costi competitivi.<br />

L’Italia non ha ancora una strategia<br />

per l’idrogeno ma solo delle linee<br />

guida.<br />

Motivo per cui deve mettere a punto<br />

tutte le regole per favorire l’iniziativa<br />

privata, fondamentale per<br />

creare un reale mercato in tal senso.<br />

Anche grazie al PNRR le imprese<br />

avranno la possibilità di accedere<br />

a finanziamenti e incentivi<br />

che favoriranno lo sviluppo di impianti<br />

di produzione di idrogeno.<br />

Giacomo Cantarella, Business Deve lopment<br />

Manager di EPQ ha dichiarato: “La transizione<br />

energetica prevede un futuro in cui la produ-<br />

zione sarà principalmente da fonte rinnovabile.<br />

Gli elettrolizzatori avranno quindi un ruolo<br />

determinante”.<br />

l<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

36<br />

ENERGIA<br />

AGROECONOMIA<br />

AGROECONOMIA ENERGIA<br />

37<br />

Economia Circolare<br />

Il biogas viene prodotto grazie<br />

al processo di “digestione<br />

anaerobica”, la fermentazione<br />

batterica in assenza di ossigeno<br />

di biomasse tra cui: scarti<br />

del settore agroindustriale,<br />

deiezioni solide e liquide<br />

degli allevamenti, fanghi<br />

di depurazione, sottoprodotti<br />

dell’agricoltura.<br />

Eliana Puccio<br />

L’inizio di un’era<br />

Diventa sempre più necessario promuovere combustibili<br />

sostenibili. Il biogas e il biometano costituiscono la pietra<br />

angolare di una bioeconomia circolare. Ecco perché<br />

Il raggiungimento dell'ambizioso obiettivo<br />

dell'UE di ridurre del 55 per cento le emissioni<br />

di CO 2 entro il 2030 richiederà cambiamenti<br />

fondamentali nel settore energetico.<br />

Per questo, è di fondamentale importanza promuovere<br />

tutti i combustibili sostenibili e le relative<br />

infrastrutture.<br />

Il biogas è un vettore di energia rinnovabile<br />

flessibile e affidabile, un fattore abilitante di<br />

significative riduzioni delle emissioni di CO 2 e<br />

rimozioni di carbonio.<br />

Il biogas si è dimostrato una soluzione molto<br />

efficace anche per la generazione di calore.<br />

Inoltre, una volta purificato al biometano, può<br />

anche essere immesso nella rete del gas esistente<br />

o utilizzato come combustibile rinnovabile<br />

per supportare la decarbonizzazione<br />

del settore dei trasporti, fortemente dipendente<br />

dai combustibili fossili.<br />

Vantaggi nel settore agricolo<br />

Rispetto ai combustibili fossili dell'UE, il biogas<br />

fa risparmiare fino al 240% delle emissioni di<br />

gas a effetto serra e il biometano fino al 202%<br />

perché vengono eliminati i potenti gas serra,<br />

come il metano, che sarebbero stati emessi dalla<br />

fermentazione incontrollata dei rifiuti organici<br />

e dei residui agricoli.<br />

I rifiuti e l'agricoltura sono oggi le due più importanti<br />

fonti di emissioni di metano. Il sottoprodotto<br />

del biogas (digestato) può essere utilizzato<br />

anche come fertilizzante organico,<br />

fornendo vantaggi socioeconomici alle aree rurali<br />

sostituendo la produzione ad alta intensità<br />

energetica e la fornitura di fertilizzanti minerali.<br />

In media il 71 per cento del biogas europeo è<br />

generato da materie prime agricole, ma in realtà<br />

varia da paese a paese. In Svezia il 93% del biogas<br />

utilizza i fanghi da depurazione delle acque<br />

reflue come materia prima, mentre in Portogallo<br />

l'89% proviene dai rifiuti. A partire dal 2023, l'UE<br />

imporrà la raccolta differenziata dei rifiuti organici<br />

che aumenterà la quantità di rifiuti alimentari<br />

disponibili per la produzione di biogas.<br />

Proprio come sostiene Piero Gattoni, presidente<br />

del CIB - Consorzio Italiano Biogas - con il<br />

PNRR si apre una nuova era del “Biogas -<br />

fattobene”. Il Governo ha inserito un progetto di<br />

investimento nel Piano di Ripresa e Resilienza<br />

accompagnato da un processo di riforma del<br />

quadro normativo di riferimento. "Grazie al<br />

PNRR abbiamo la possibilità di aprire le porte<br />

delle nostre aziende agricole a nuovi mercati<br />

contribuendo alla decar bonizzazione dell’economia,<br />

promuovendo una filiera interamente<br />

italiana", sostiene Gattoni. Anche l'EBA (Eu -<br />

ropean Biogas Asso ciation) si impegna nella<br />

promozione attiva dell'uso sostenibile di biogas<br />

e biometano in tutto il continente.<br />

Ne parla in particolare modo il direttore Harmen<br />

Dekker: "Il biogas e il biometano, sono sempre<br />

più riconosciuti, non solo come fonte flessibile<br />

di gas rinnovabile, ma anche come fattore abilitante<br />

dello sviluppo locale e sostenibile.<br />

Rappresentano importanti fattori abilitanti del<br />

Green Deal dell'UE, e costituiscono anche la<br />

pietra angolare di una bioeconomia circolare.<br />

Sono prodotti da residui organici, il che aiuta a<br />

ridurre i rifiuti industriali e urbani. Inoltre, supportano<br />

lo sviluppo dell'agroecologia utilizzando<br />

materie prime agricole sostenibili, ripristinando<br />

i nostri terreni con carbonio organico o sollecitando<br />

l'uso del digestato come fertilizzante organico".<br />

Un progetto<br />

per portare<br />

l'agricoltura<br />

tradizionale verso<br />

l'agroecologia. Dieci<br />

azioni per migliorare<br />

le prestazioni<br />

ambientali<br />

delle aziende<br />

agricole.<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

38 ENERGIA Soluzioni<br />

AGROECONOMIA<br />

NEWS<br />

RIFIUTI SOLIDI<br />

39<br />

Il più grande d’Italia<br />

Un biodigestore sulle colline del Chianti. Sembra più<br />

complicato a dirlo che a farsi, e ancora di più a immaginarlo.<br />

Eppure nascerà proprio in Toscana, nel Comune<br />

di Montespertoli, provincia di Firenze. Produrrà biometano<br />

e compost (ammendante per il terreno) dai rifiuti<br />

organici che provengono dalle raccolte differenziate.<br />

Per realizzarlo sono stati impiegati due anni e 30 milioni<br />

di euro finanziati da Alia, il gestore dei rifiuti dell'area<br />

di Firenze. Sarà il più grande d’Italia e consentirà di trasformare<br />

25 milioni di tonnellate di compost e 11 milioni<br />

di metri cubi di biometano. Il potenziale energetico è<br />

pari a 100 milioni di kWh l'anno.<br />

Chiariamo meglio in cosa consiste e come funziona. Il<br />

biodigestore è anaerobico, ovvero la "digestione" di quello<br />

che verrà trasformato si svolge all’interno di reattori<br />

chiusi (i digestori). Senza l'ossigeno, la sostanza organica<br />

si trasforma in biogas. In realtà ne abbiamo già un esempio<br />

in Lombardia. Esistono esempi dello stesso tipo in<br />

altre parti d’Italia, ma questo di Montespertoli però sarà<br />

ancora più innovativo.<br />

A dire il vero non è nemmeno così facile a farsi. Per la<br />

formazione del biogas sono necessari infatti alcuni batteri<br />

specializzati in questo tipo di azione che trasformino<br />

la sostanza organica in composti intermedi come idrogeno,<br />

acido acetico e anidride carbonica.<br />

Successivamente, altri batteri che sono formati "da microrganismi<br />

metanigeni", concluderanno il tutto producendo<br />

biogas. Infine, il biogas verrà depurato e purificato<br />

grazie al processo chiamato "upgrading" dal quale si otterrà<br />

il biometano.<br />

La fermentazione avviene<br />

in un ambiente completamente<br />

sigillato, nelle cosiddette<br />

“biocelle”.<br />

“La comunità di Monte -<br />

spertoli - commenta il sindaco<br />

Alessio Mugnaini- ha<br />

costruito nel tempo una consapevolezza forte sul tema<br />

dei rifiuti e dell’impiantistica e ha saputo sostenere il<br />

grande impegno di Alia nel realizzare questo nuovo biodigestore.<br />

Siamo orgogliosi che questo impianto nasca<br />

sul territorio e che porti anche benefici alla cittadinanza.<br />

È la testimonianza che interventi di questo tipo si possono<br />

fare senza snaturare un contesto rurale come<br />

quello di una delle capitali del vino toscano”.<br />

Come tutte le grandi idee e progetti anche questo ha i<br />

suoi contro. Uno di questi deriva dal problema del trasporto<br />

e del cattivo odore che genera, per l’appunto, il<br />

dissenso di molti. E non solo, anche un ipotetico sviluppo<br />

di batteri patogeni. Ma su questo ne sapremo senz’altro<br />

meglio più avanti.<br />

l<br />

Mmmmm che cemento!<br />

Siamo sulla buona strada. Da sempre il cemento<br />

e il calcestruzzo la fanno da padrona<br />

nel settore delle costruzioni, per le opere<br />

pubbliche e private. E allinearsi a quelli che<br />

sono i principi della circular economy significa<br />

investire in tecnologie innovative non solo per<br />

evitare emissioni di CO 2 ma anche per essere<br />

in grado di recuperare e riutilizzare materiali<br />

alternativi. È quanto sta facendo il Gruppo<br />

Holcim che ha annunciato la nuova “Strategia<br />

2025 – Accelerazione della crescita sostenibile”,<br />

il nuovo step che l’azienda sta portando avanti<br />

per diventare, in tal senso, leader globale nella<br />

fornitura di soluzioni in questo ambito.<br />

Uno spunto sul ruolo della filiera<br />

per lo sviluppo sostenibile.<br />

Holcim Italia amplia la famiglia<br />

di cementi eco, performanti e allineati<br />

con i pilastri dell’economia circolare<br />

Il lancio<br />

ECOPlanet IIB4 è elemento fondamentale di<br />

questo percorso. Il lancio della nuova gamma<br />

di cementi, consente una riduzione dal 30 per<br />

cento sino al 100% della Carbon Footprint, mediante<br />

l’utilizzo di materie prime innovative, di<br />

rifiuti da C&D riciclati, ma anche l’impiego di<br />

combustibili alternativi nei processi industriali.<br />

In particolare con ECOPlanet Prime, viene<br />

identificato un cemento altamente performante<br />

che, grazie a pozzolana naturale calcinata ed<br />

alla riduzione del fattore klinker, permette di<br />

ridurre le emissioni di CO 2 di oltre il 50% rispetto<br />

ad un cemento portland.<br />

ECOPlanet IIB4 è invece caratterizzato da ottime<br />

resistenze iniziali ed è studiato per offrire<br />

le medesime prerogative e vantaggi di un cemento<br />

portland al calcare di Tipo “A”. Sempre<br />

in ottica di risparmio in termini di risorse naturali<br />

essendo riutilizzati anche in questo caso<br />

scarti da demolizioni e costruzioni.<br />

Lucio Greco, Amministratore Delegato di<br />

Holcim Italia ha sottolineato l’impegno dell’azienda<br />

nel perseguire e raggiungere gli obiettivi<br />

delineati dalla “Strategia 2025”. "ECOPlanet<br />

è la gamma di cementi del Gruppo Holcim disponibili<br />

su larga scala, ad alte prestazioni e<br />

adatti ad un'ampia gamma di applicazioni che<br />

vanno dall'edilizia residenziale al complesso<br />

progetto infrastrutturale. Si tratta di un ottimo<br />

esempio del nostro impegno volto ad offrire ai<br />

clienti e partner soluzioni per accelerare lo sviluppo<br />

di un’edilizia sostenibile e per contribuire<br />

già da oggi a rendere realtà la trasformazione<br />

“ecologica” delle nostre città”.<br />

l<br />

Ludovica Bianchi<br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

40 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni<br />

FRANTOI MOBILI<br />

FRANTOI MOBILI<br />

RIFIUTI SOLIDI<br />

41<br />

Entrambi i nastri sono dotati<br />

di coperture in acciaio<br />

inossidabile e di nebulizzatori<br />

di acqua per contenere<br />

le polveri. Sotto, i tondini<br />

di ferro estratti dal deferizzatore.<br />

Matthieu Colombo<br />

Produttività itinerante<br />

Il Roco Ryder 1000<br />

è elettrico, alimentato<br />

da un generatore<br />

CAT da 135 kW oppure<br />

da rete elettrica<br />

industriale trifase.<br />

Nel primo caso<br />

si consuma il 40<br />

per cento in meno<br />

di gasolio rispetto<br />

a un frantoio mobile<br />

tradizionale;<br />

nel secondo, si lavora<br />

a emissioni zero.<br />

Il centro autorizzato al recupero di rifiuti inerti<br />

di Edilizia Orobica sceglie un frantoio mobile<br />

con l’idea di processare materiale anche in cantiere<br />

Secondo le stime elaborate dall’Istituto<br />

Superiore per la Protezione e la Ricerca<br />

Ambientale, nel 20<strong>19</strong> la produzione di rifiuti<br />

da costruzione e demolizione in Lom bardia<br />

(c.d. "inerti da C&D") è stata pari a 14.617.152<br />

tonnellate, pari al 44 per cento della produzione<br />

totale di rifiuti speciali prodotti in quell'anno.<br />

A fine 2021, Arpa ha presentato una piattaforma<br />

web chiamata Market Inerti per favorire la<br />

gestione dei materiali recuperati dal riciclaggio<br />

dei rifiuti da costruzione e demolizione e la loro<br />

ridistribuzione sul territorio facendo incontrare<br />

domanda e offerta. Il principio è mettere in vetrina<br />

il materiale prodotto nei singoli contesti<br />

territoriali, riducendo costi di trasporto e relativo<br />

impatto ambientale.<br />

Guarda il Roco<br />

Ryder 1000 ibrido<br />

in azione<br />

L’ibrido che consuma quasi la metà<br />

L’attività di Edilizia Orobica si inserisce alla<br />

perfezione in questo contesto. Lo storico magazzino<br />

edile che oggi ha sede a Villa d’Alme<br />

(BG), in bassa Val Brembana, da fine 20<strong>19</strong> è<br />

centro autorizzato al recupero di rifiuti inerti<br />

e se in principio il materiale conferito veniva<br />

processato con un impianto fisso, in ambiente<br />

coperto, capace di una produttività massima<br />

di circa 80 t/h, oggi la storia è cambiata. A fronte<br />

di un aumento del materiale conferito, la<br />

famiglia Roncalli ha infatti deciso di investire<br />

in un nuovo impianto mobile di frantumazione<br />

ibrido a mascelle e la scelta è caduta su una<br />

macchina particolarmente interessante proposta<br />

in Italia dalla FSI di Savona. Stiamo parlando<br />

del nuovo Roco Ryder 1000 ibrido azionato<br />

da generatore elettrico che può essere<br />

alimentato sia da motore termico CAT C7.1<br />

Acert tarato a regime fisso (135 kW a 1.500<br />

giri/min, 88 dB(A) Genset) sia “alla spina”, ovvero<br />

tramite rete elettrica trifase da 400V.<br />

Quest’ultima soluzione, disponibile a richiesta,<br />

rende il Ryder 1000 ideale per<br />

lavorare in ambienti chiusi o coperti,<br />

come può presso la sede<br />

di Edilizia Orobica, ma anche in cantieri come<br />

quelli urbani, dove la riduzione delle emissioni<br />

acustiche è una delle priorità assolute. In sostanza<br />

la macchina è ad azionamento totalmente<br />

elettrico, le mascelle sono azionate da<br />

motore in elettrico tramite cinghie, e l’olio<br />

idraulico serve esclusivamente per la traslazione<br />

e la regolazione della luce tra le mascelle<br />

(da 40 a 150 mm) della bocca del frantoio<br />

lunga 1.000 mm e larga 600 mm.<br />

Roco è un costruttore nord irlandese, di giovane<br />

corso, ma forte di progettisti navigati del<br />

settore e di componentistica ultra collaudata<br />

e di prima qualità. Rispetto ad un frantoio mobile<br />

a mascelle diesel ad azionamento idraulico<br />

di pari classe, ossia con una produzione<br />

oraria variabile dalle 160 alle 200 t/h, il nuovo<br />

Ryder 1000 ibrido sviluppato da Roco annuncia<br />

un risparmio in consumo carburate superiore<br />

al 40 per cento lavorando alimentato dal sei<br />

cilindri a stelle e strisce.<br />

Su strada senza permessi speciali<br />

Ad incrementare la versatilità del nuovo Roco<br />

ibrido sono senza dubbio le sue dimensioni di<br />

trasporto e il suo peso operativo che lo rendono<br />

facilmente trasferibile dal piazzale al<br />

cantiere, senza permessi speciali. Le sue misure<br />

sono 12.000 mm di lunghezza a nastro<br />

principale ripegato, 2.500 mm di larghezza e<br />

3.200 mm d’altezza per 29.500 kg di peso di<br />

trasporto dichiarato che diventano 29.000 in<br />

condizioni operative. A tal proposito la Edilizia<br />

Orobica ha avviato le pratiche per poter<br />

utilizzare il Ryder 1000 anche per il riciclaggio<br />

e la rigenerazione degli inerti direttamente<br />

in cantiere.<br />

Un nuovo concentrato d’esperienza<br />

Che il Ryder 1000 (mille come la lunghezza della<br />

bocca del frantoio in mm) sia un frantoio mobile<br />

progettato da esperti del settore, con 40 anni<br />

d’esperienza sul campo, lo si capisce da dettagli<br />

come il nastro laterale orientabile di 180° (destra-sinistra)<br />

con base posta esattamente sotto<br />

l’alimentatore vibrante grizzly, come il magnete<br />

deferizzatore con nastro estrattore bidirezionale<br />

che permette di espellere il ferro sul lato destro<br />

o sinistro del carro. Si apprezza anche il nastro<br />

principale ad altezza variabile largo ben un metro<br />

e, al pari del nastro laterale, dotato di robusta<br />

protezione superiore e sistema di abbattimento<br />

polveri ad acqua. Tra mascelle e nastro principale<br />

non manca nemmeno la piastra deflettrice<br />

in acciaio per scongiurare i danni che dei tondini<br />

potrebbero causare.<br />

l<br />

L’allestimento<br />

include il nastro<br />

estrattore del ferro<br />

con magnete<br />

che può scaricare<br />

a destra o a sinistra<br />

della macchina.<br />

Le dimensioni<br />

di trasporto del Roco<br />

Ryder 1000 sono<br />

perfette: 12 metri<br />

di lunghezza, due<br />

e mezzo di larghezza<br />

e 3.200 mm d’altezza.<br />

Si trasporta senza<br />

permessi speciali.<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

42 RIFIUTI SOLIDI NEWS Soluzioni<br />

recycling-aktiv.com<br />

tiefbaulive.com<br />

Fiera dimostrativa sullo smaltimento e il riciclo dei rifiuti<br />

& sull'ingegneria stradale e civile<br />

Fiera Karlsruhe 5 – 7 maggio <strong>2022</strong><br />

Nuove date!<br />

Verde di nome e di fatto<br />

Il nuovo sollevatore telescopico full electric<br />

eWorker è il capostipite della Generazione Zero<br />

di Merlo per favorire la transizione ecologica.<br />

Otto ore di autonomia senza emissioni<br />

Matthieu Colombo<br />

Si chiama eWorker, ha un formato compatto,<br />

porta fino a 2.500 chili e ne alza ben<br />

1.500 fino a 4,8 metri d’altezza. È il primo<br />

sollevatore telescopico cento per cento elettrico<br />

di Merlo, è in vendita ed i primi esemplari sono<br />

già in consegna. Disponibile in versione 2WD o<br />

4WD, con rispettive potenze di 60 e 90 cavalli,<br />

l’eWorker è il porta bandiera della Generazione<br />

Zero dei sollevatori cuneesi: 0 emissioni, 0 rumorosità,<br />

0 utilizzo di combustibili fossili.<br />

Zero emissioni, lavora su doppio turno<br />

Il primo full-electric prodotto in serie da Merlo<br />

è stato sviluppato partendo da un foglio di carta<br />

bianca, unendo la tecnologia collaudata dei carrelli<br />

elevatori, alle caratteristiche tecniche e prestazionali<br />

dei sollevatori telescopici. Il rivoluzionario<br />

eWorker nasce per essere elettrico e per<br />

poter lavorare anche su più turni di lavoro (grazie<br />

al pacco batterie al piombo-acido intercambiabile),<br />

forte di una concezione che guarda al settore<br />

del sollevamento carichi e persone sia in<br />

ambito industriale sia a supporto della filiera<br />

del riciclaggio. Non a caso eWorker, ha in testa<br />

al braccio una zattera porta attrezzi ZM2S che<br />

lo rende compatibile con l’80% delle attrezzature<br />

sviluppate per la gamma di sollevatori telescopici<br />

Merlo tradizionali.<br />

l<br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

44 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni<br />

STRATEGIE<br />

STRATEGIE<br />

RIFIUTI SOLIDI<br />

45<br />

Sempre più pura<br />

Federica Lugaresi<br />

Il riciclo della plastica insegue nuove tendenze<br />

con relative implicazioni sull’intero settore.<br />

E mentre si richiede materiale in uscita di altissima qualità<br />

e cresce la domanda di poliolefine riciclate,<br />

c’è chi gli dedica le proprie competenze e innovazioni<br />

Alessandro<br />

Granziera, Sales<br />

Manager di TOMRA.<br />

La selezionatrice<br />

a sensori di TOMRA<br />

al lavoro<br />

con una bottiglia<br />

in PET.<br />

alimentare è la punta di diamante<br />

dell’economia parmense. L’in -<br />

L’industria<br />

tera area infatti è conosciuta come<br />

Food Valley, grazie ad una serie di attività agricole<br />

che hanno dato origine ad un vero e proprio<br />

distretto di filiera. Ma non solo. A Parma<br />

esiste anche la sede di TOMRA Recycling, che<br />

ha recentemente inaugurato un Test Center<br />

- ossia il nuovo impianto di selezione di flakes<br />

- per rispondere alla forte richiesta del mercato,<br />

di plastica riciclata di elevata qualità. Ed<br />

in linea con le nuove regole europee che hanno<br />

ristretto il margine di manovra nella gestione<br />

del riciclo.<br />

Novità assoluta<br />

In pratica viene consentito ai clienti di tutto il<br />

mondo, di analizzare i campioni dei loro flakes<br />

e, sulla base dei risultati, ricevere indicazione<br />

sia sulla macchina più appropriata che sulla<br />

configurazione di sensori più adatta. “Il mercato<br />

richiede, per essere avviato al riciclo, più<br />

materiale e più materiale di alta qualità” esordisce<br />

Alessandro Granziera, Sales Manager<br />

di TOMRA.<br />

Le tecnologie TOMRA sono installate in diversi<br />

punti dell’impianto ed in particolare in corrispondenza<br />

della selezione del flake (che identifica<br />

l’ultima barriera sul controllo qualità prima<br />

I flakes prodotti<br />

nel Test Center di Parma.<br />

di andare in estrusione). “Nel test center si possono<br />

lavorare tutte le tipologie di materiale in<br />

forma di fiocco: PET, PE, PP, PS, PVC, ma anche<br />

selezionare metalli, polimeri o colori.<br />

Il trend è quello di ottenere uno scarto sempre<br />

più scarto e un prodotto finale sempre più<br />

puro. Per far sì che la materia prima seconda<br />

resti in circolo il più possibile e si crei un anello<br />

chiuso a livello mondiale” continua Granziera.<br />

Più supporti<br />

Ma cosa si può fare per realizzare e migliorare<br />

una vera economia circolare? “Come pionieri<br />

del settore della selezione ottica, siamo responsabili<br />

nel fornire e sviluppare tecnologie<br />

per recuperare un materiale di più alto valore<br />

e nelle massime quantità. L’approccio però<br />

deve essere anche olistico: i produttori di packaging,<br />

per esempio, possono provare il materiale<br />

nel nostro test center e verificare che<br />

i sistemi di selezione esistenti, siano in grado<br />

di “detectare” correttamente il materiale stesso.<br />

Si tratta di un supporto che noi di TOMRA<br />

diamo, in virtù della mission aziendale che ha<br />

come obiettivo quello di recuperare più risorse”<br />

prosegue Granziera.<br />

Oltre a fornire le tecnologie, TOMRA ha aperto<br />

la divisione Circular Economy, iniziativa che<br />

mette in rete le aziende che fanno parte della<br />

value chain della plastica. Un supporto aggiuntivo<br />

fornito da TOMRA già attiva nel recupero<br />

di materiale relativo al PET. E con un peso<br />

di importante caratura in ambito di economia<br />

circolare, dato che il 50% della plastica da pac-<br />

kaging può essere recuperata, e successivamente<br />

riciclata, se meglio pensata.<br />

Ciò che fa la differenza<br />

Tecnologia, competenza e affidabilità fanno sì<br />

che con le apparecchiature TOMRA si ottenga<br />

una plastica di alta qualità: in applicazioni relative<br />

alla selezione del pet, delle vaschette,<br />

nella distinzione tra vaschette in pet monolayer<br />

e bottiglie. Tutti prodotti che hanno caratteristiche<br />

chimiche molto simili, ma comunque<br />

con una differenza. “TOMRA recupera non<br />

solo il materiale più pulito possibile, ma garantisce<br />

anche una resa; ossia di ridurre il materiale<br />

buono che finisce nello scarto - continua<br />

Alessandro – e questi sono i plus che<br />

stanno più a cuore ai nostri clienti”.<br />

Vecchi e nuovi. Con un mercato che in numeri<br />

e volume sta crescendo. Tanto che per seguire<br />

i nuovi progetti in modo adeguato (sia commercialmente<br />

che tecnicamente), si è reso<br />

necessario implementare la filiale italiana (che<br />

conta complessivamente 35 persone), di cui<br />

18 sono risorse dedicate al recycling e otto dedicate<br />

al service. “Su scala globale cerchiamo<br />

di pesare le tipologie di richieste che arrivano<br />

dai clienti, o potenziali tali, in merito alle specifiche<br />

applicazioni che attualmente non esistono,<br />

ma che dobbiamo soddisfare. Ad oggi,<br />

la tecnologia FLYING BEAM - che consente di<br />

diversificarci dai nostri concorrenti – è in grado<br />

di aumentare la capacità di selezione e di ridurre<br />

notevolmente i consumi di energia” conclude<br />

Granziera.<br />

l<br />

All’inaugurazione<br />

del Test Center<br />

di Parma erano<br />

presenti Tom Eng,<br />

VP Senior TOMRA<br />

Recycling,<br />

Fabrizio Radice,<br />

Global Sales<br />

and Marketing,<br />

e Alberto Piovesan,<br />

Segment manager<br />

Plastics EMEA<br />

&.Americas.<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

46 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni<br />

CIRCOLARITÀ NEL TESSILE<br />

CIRCOLARITÀ NEL TESSILE<br />

RIFIUTI SOLIDI<br />

47<br />

Eliana Puccio<br />

Più a tavola<br />

meno in discarica<br />

A Ecomondo EBLI, Ente Bilaterale Lavanderie Industriali,<br />

ha presentato un’analisi comparativa sul “Life Cycle<br />

Assessment” che riguarda sia il tovagliolato riutilizzabile<br />

che quello monouso. I dati emersi? Sono interessanti<br />

Il 91% del tovagliato<br />

riusato è avviato<br />

al recupero; mentre<br />

75 è il numero di cicli<br />

che mediamente<br />

sostiene prima<br />

di essere smaltito.<br />

L’effetto serra viene<br />

così ridotto<br />

del 48% rispetto<br />

al tovagliolato<br />

monouso.<br />

In un mondo che fa il più possibile per combattere<br />

l'usa e getta, sono diversi gli highlights<br />

che interessano il tovagliolato riutilizzabile.<br />

A discapito di quello monouso, sia<br />

chiaro. Molti di noi chiaramente sapranno<br />

quanto gli oggetti monouso siano dannosi non<br />

solo per l'ambiente ma anche per il nostro<br />

portafoglio. Motivo per cui abbiamo deciso di<br />

dare spazio a questo interessante studio, appreso<br />

nei giorni della nostra partecipazione a<br />

Ecomondo 2021.<br />

Riutilizzabile o monouso?<br />

È bene sapere che il 91% per cento dei materiali<br />

è avviato al recupero, resiste a 75 cicli di<br />

lavaggio, impatta sull’effetto serra il 48% in<br />

meno del monouso. Questi sono i dati che<br />

emergono dalle analisi comparative di LCA,<br />

Life Cycle Assessment, ed LCC, Life Cycle<br />

Costing, presentati durante la kermesse riminese<br />

durante la conferenza stampa di EBLI,<br />

Ente Bilaterale Lavanderie Industriali. Lo studio<br />

quantifica il costo di un set in tovagliolo<br />

riutilizzabile rispetto all'equivalente monouso<br />

inclusi i costi delle esternalità (maggiori emissioni<br />

di gas serra associati alla scelta del monouso).<br />

"Il PNRR prevede, proprio sul tessile, il primo<br />

modello di studio di HUB circolare per recuperare<br />

gli scarti di questo tipo. Il ciclo di vita<br />

presentato da EBLI centra il modello descritto<br />

dal Piano: il tessile in uscita dalle lavanderie<br />

industriali è riutilizzato in settori diversi sotto<br />

forma di stracci o di altri prodotti.<br />

Questo asset dunque, si prefigge lo scopo di<br />

perseguire un duplice percorso verso una piena<br />

so stenibilità ambientale: da un lato si propone<br />

di migliorare la gestione dei rifiuti con<br />

modelli di economia circolare e dall’altro realizzare<br />

progetti innovativi per la filiera del tessile<br />

che riveste il vero e proprio core dell’economia<br />

circolare.<br />

Attraverso un investimento nel riutilizzabile<br />

si contribuisce alla cre scita del PIL nazionale<br />

e all’occupazione lasciando in Italia un importante<br />

valore economico che altrimenti<br />

sarebbe in dirizzato verso l’estero dove si produce<br />

il monouso", ha commentato Giuseppe<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

48 RIFIUTI SOLIDI CIRCOLARITÀ NEL TESSILE<br />

NEWS<br />

RIFIUTI SOLIDI<br />

49<br />

Ferrante, presidente EBLI. Nella fase di<br />

smaltimento, il monouso finisce per il 55%<br />

in discarica e per il 45% nell’inceneritore,<br />

mentre a seguito dei 75 cicli di lavaggi industriali<br />

del tovagliato in tessuto, solo l’8% va<br />

in discarica e un 1% è destinato all’incenerimento.<br />

Il restante viene avviato a riciclo.<br />

Sebbene la produzione di tessuto potrebbe far<br />

pensare a un maggior utilizzo di acqua, soprattutto<br />

nella fase di produzione del cotone,<br />

da LCA risulta che dopo 57 lavaggi si ha un<br />

punto di pareggio, con il 18% in meno di consumi<br />

dopo 75 cicli di lavanderia. Rispetto al<br />

monouso, il tessuto produce il 59% in meno<br />

di eutrofizzazione e 61% in meno di acidificazione.<br />

"A fronte di un risultato che dal punto<br />

di vista ambientale mostra i benefici del tovagliato<br />

riutilizzabile, è interessante il confronto<br />

economico. Non ci si è limitati a calcolare il<br />

costo diretto delle due soluzioni, ma sono stati<br />

valutati anche i costi ambientali nel ciclo di<br />

vita, considerando gli oneri maggiori che sosterrebbe<br />

la collettività per il monouso, sulla<br />

base della valorizzazione economica delle<br />

emissioni di gas serra", ha spiegato Roberto<br />

Cariani, socio fondatore e project manager di<br />

Ambiente Italia. Lo studio ipotizza due scenari<br />

di conversione al tovagliato riutilizzabile in cui<br />

si nota che nello scenario<br />

minimo si arriverebbe al<br />

12% in meno di CO 2 equivalente,<br />

mentre nello scenario<br />

massimo a un 20% in meno.<br />

Questo si traduce in un risparmio<br />

economico rispettivamente<br />

di 39 milioni di<br />

euro nello scenario minimo<br />

e di 71 milioni di euro in<br />

quello massimo e - in termini<br />

di costi che sostiene la<br />

collettività per riparare i danni<br />

ambientali - il 63% in<br />

meno.Il costo del fine vita<br />

che ricade sulla società chiaramente non è<br />

subito evidentee: è stato calcolato che il costo<br />

relativo alla raccolta ed allo smaltimento del<br />

tovagliato a fine vita è di circa 374 mila euro<br />

per il riutilizzabile, a fronte dei quasi 28 milioni<br />

di euro del monouso.<br />

l<br />

Più di 25 volte<br />

n Secondo una ricerca<br />

svolta presso la Graz<br />

University of Technology,<br />

in Austria, sembrerebbe<br />

possibile riciclare più di<br />

25 volte il materiale di<br />

cui sono composti i<br />

packaging in fibra carta,<br />

cartoncino, cartone e<br />

scatole pieghevoli.<br />

Lo studio è stato<br />

condotto dal senior<br />

scientist Rene Eckhart.<br />

“I risultati della ricerca<br />

hanno sfatato il mito<br />

secondo il quale gli<br />

imballaggi in fibra<br />

possono essere riciclati<br />

solo tra le 4 e le 7 volte<br />

prima di perdere la loro<br />

integrità, evidenziando<br />

inoltre che le fibre di<br />

carta e cartone sono<br />

molto più resistenti<br />

rispetto a quanto si<br />

pensava - commenta<br />

Winfried Muehling,<br />

direttore generale di Pro<br />

Carton, associazione<br />

europea di produttori di<br />

carta e cartoncino - il<br />

dottor Eckhart evidenzia<br />

che il limite relativo al<br />

numero di ricicli di carta,<br />

cartoncino e cartone è<br />

dettato dal processo di<br />

preparazione dei prodotti<br />

e dalla loro raccolta”.<br />

Due brand come OLMARK e MARKHIP messi insieme<br />

rappresentano un'accoppiata vincente in tema di<br />

componentistica delle connessioni ad alta pressione<br />

per caratteristica applicativa. Attendibilità mai in ombra,<br />

neppure nelle più estreme condizioni di servizio.<br />

METTETECI ALLA PROVA!<br />

WWW.OLMARK.COM<br />

VICTORY<br />

is in your hands<br />

natdesign.eu<br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

50<br />

RIFIUTI SOLIDI NEWS Soluzioni<br />

NEWS<br />

RIFIUTI SOLIDI<br />

51<br />

Intelligente e<br />

all’avanguardia<br />

Il primo sistema italiano di controllo<br />

qualità automatizzato, basato<br />

sull'intelligenza artificiale per la separazione<br />

dei rifiuti. Per realizzarlo, Recycleye<br />

si allea con Acea Ambiente<br />

Ginevra Fontana<br />

artificiale scende in campo<br />

ancora una volta in supporto dell’ambiente.<br />

Ne è la testimonianza la colla-<br />

L’intelligenza<br />

borazione tra Recycleye e Acea Ambiente al<br />

lavoro per lo sviluppo del primo sistema automatizzato<br />

di controllo qualità nella separazione<br />

dei rifiuti in Italia.<br />

Specialisti ed esperti del settore stanno infatti<br />

adattando il sistema Recycleye Vision alle esigenze<br />

di Acea Ambiente per automatizzare il<br />

controllo qualità negli impianti di separazione<br />

dei rifiuti. Questo consentirà ad Acea Ambiente<br />

di avere informazioni in tempo reale sui propri<br />

impianti, garantendo costantemente una purezza<br />

elevata.<br />

Tale collaborazione, inoltre, è fondamentale<br />

per l’industria italiana della gestione dei rifiuti,<br />

poiché preannuncia una nuova era di automazione<br />

ed efficientamento nella cernita dei materiali<br />

per il riciclaggio.<br />

Giovanni Vivarelli Presidente di Acea Ambiente<br />

ha dichiarato: “La gestione e la valorizzazione<br />

dei rifiuti fa parte dell’impegno di Acea Am -<br />

biente per l’economia circolare.<br />

La nostra collaborazione con Recycleye per<br />

sviluppare il primo sistema automatizzato di<br />

controllo qualità in Italia aumenterà il volume<br />

di materiali riciclati.<br />

Recycleye sta sviluppando tecnologie all’avanguardia<br />

nella gestione dei rifiuti e siamo<br />

consapevoli dell’importanza ed efficacia di<br />

questo accordo, basata sulla ricerca e l’innovazione”.<br />

Peter Hedley, CTO di Recycleye, ha dichiarato:<br />

“Questa collaborazione è un altro esempio tangibile<br />

del cambiamento che sta avvenendo nel<br />

settore della gestione dei rifiuti: il cambiamento<br />

che speravamo di ottenere quando abbiamo<br />

fondato Recycleye.<br />

Consentire ad Acea Ambiente di mantenere il<br />

proprio impegno verso un’economia circolare<br />

con la nostra tecnologia è un altro passo verso<br />

la risoluzione della crisi dei rifiuti.“ Recycleye<br />

ha partecipato a Ecomondo 2021. l<br />

Una tassa nazionale per limitare l’impatto<br />

ambientale dei materiali plastici. So -<br />

prattutto per quanto riguarda gli imballaggi<br />

con funzione di contenimento, protezione<br />

o manipolazione consegna merci destinati<br />

ad avere nel tempo una durata molto breve.<br />

Praticamente un “usa e getta” che si traduce<br />

in un “costante flusso di rifiuti” caratterizzato<br />

da una elevata dispersione e con forte impatto<br />

sull’ambiente.<br />

Tocca attendere<br />

La Plastic Tax nasce in risposta alla Direttiva UE<br />

20<strong>19</strong>/904 (Direttiva SUP), che prescrive agli Stati<br />

dell’Unione Europea, di promuovere la transizione<br />

verso un modello di economia circolare.<br />

Ma in seguito all’approvazione del “Documento<br />

programmatico di bilancio” da parte del Con -<br />

siglio dei Ministri, il tutto viene spostato al 2023.<br />

Tra i divieti e gli obblighi di questa imposta rispettivamente:<br />

l’utilizzo di posate, piatti, cannucce,<br />

bastoncini cotonati, agitatori per bevande;<br />

e l’adottare soluzioni per ridurre il consumo<br />

di plastica monouso laddove non esiste alternativa<br />

(tazze, tappi, coperchi e contenitori).<br />

Si escludono dalla tassazione manufatti compostabili,<br />

dispositivi medici e i Macsi destinati<br />

alla protezione dei medicinali. L’ammontare<br />

dell’imposta è fissato a 0,45 euro per chilogrammo<br />

di materia plastica contenuta negli<br />

oggetti tassati. I fabbricanti, i cedenti (qualora<br />

i Macsi siano per uso privato), gli importatori<br />

ma anche i committenti dei Macsi sono tutti<br />

attori soggetti alla Plastic Tax.<br />

Se si pensa che nel 2018 l’Italia ha prodotto 2,3<br />

milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio in<br />

plastica (secondo il report de l’Italia del riciclo<br />

2020), si deduce che il settore imballaggi identifica<br />

la prima fonte d’impiego delle materie<br />

plastiche. Un primato pericoloso, poiché per<br />

produrre 1 kg di plastica vengono emessi in atmosfera<br />

quasi 2 kg di CO 2 e circa 570.000 tonnellate<br />

di plastica/anno, finiscono in mare.<br />

Una slitta<br />

per la Plastic Tax<br />

L’entrata in vigore dell’imposta sui manufatti<br />

in plastica monouso era prevista per l’inizio<br />

del <strong>2022</strong>. E invece...rinviato tutto al 2023<br />

Miglioramento necessario<br />

Delle 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio<br />

in plastica prodotte in Italia, “soltanto”<br />

il 44,6% sono state destinate al riciclo; facendo<br />

del nostro Paese il secondo consumatore di<br />

plastica a livello europeo. Ricordiamo che rientrano<br />

nell’applicazione della Plastic Tax le bottiglie<br />

e i tappi di plastica, le confezioni di alimenti,<br />

i contenitori di tetrapack, flaconi per<br />

detersivi, il polistirolo e il pluriball utilizzati per<br />

proteggere le merci, i film di plastica per avvolgere<br />

i pallet.<br />

Quella degli imballaggi è dunque la prima fonte<br />

d’impiego delle materie plastiche: un primato<br />

pericoloso, dal momento che per la produzione<br />

di un kg di plastica vengono emessi<br />

quasi 2 kg di CO 2 in atmosfera e che ogni anno<br />

finiscono in mare circa 570 mila tonnellate di<br />

questo materiale.<br />

l<br />

Ludovica Bianchi<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

52 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni<br />

RECUPERI AMBIENTALI<br />

RECUPERI AMBIENTALI<br />

RIFIUTI SOLIDI<br />

53<br />

Bonifiche dei suoli,<br />

complessità nei<br />

piccoli cantieri<br />

Area di bonifica<br />

del cortile interno.<br />

Dott. Biologo Gian<br />

Franco Gaggino<br />

(Pasa labs)<br />

Riqualificare suoli e relativi siti identifica una materia<br />

attuale ed in continua evoluzione. Svariate sono<br />

le tecniche e tutte supportate dalle norme. Ma il concetto<br />

di base è quello di recuperare i valori ambientali<br />

Le cause principali di inquinamento che interessa<br />

le diverse matrici ambientali sono<br />

gli eventi accidentali, le attività industriali,<br />

i serbatoi interrati, le discariche abusive, ecc.<br />

La normativa prevede, per definire un sito contaminato<br />

o non contaminato, due step successivi:<br />

il primo è un confronto con limiti tabellari<br />

(CSC) ed il secondo l’applicazione<br />

dell’Analisi di Rischio Sito Specifica (AdR), che<br />

valuta i valori di contaminazione riscontrati in<br />

funzione delle caratteristiche dell’area ed in<br />

base all’utilizzo definitivo del sito.<br />

Recuperare. In tutti i sensi<br />

La norma è basata, giustamente, sul concetto<br />

che bisogna recuperare i valori ambientali<br />

definiti di fondo. Questo porta a pensare<br />

ai siti di grandi dimensioni dove erano insediate<br />

aziende chimiche, metallurgiche, petrolifere<br />

ecc. che hanno colpito l’immaginario<br />

collettivo: Stoppani, Falck, Petrolchimici di<br />

Pero, La Spezia, Taranto, Porto Torres o ai<br />

grandi poli industriali.<br />

Siti dismessi e/o siti che svolgono attività che<br />

comportano rischio quindi censiti, studiati, valutate<br />

le tecniche di bonifica in parte bonificati<br />

o in procinto di essere bonificati.<br />

Per contro esiste tutta una serie di numerosi<br />

piccoli o molto piccoli siti dove si scopre la necessità<br />

di intervento quasi per caso.<br />

Si tratta di piccoli laboratori artigianali, officine,<br />

depositi di materiali, abitazioni obsolete dove<br />

per incuria, abbandono e concatenazioni di<br />

vendite della dimensione che varia da 30 a 150<br />

m2 dove la cisterna dell’olio combustibile ha<br />

cominciato a perdere, dove sono utilizzate scorie<br />

e macerie per rispristinare il piano campagna<br />

ecc.<br />

L’acquirente, che vuole trasformare il sito in<br />

residenza, deve accertarsi della compatibilità<br />

dei suoli all’ uso residenziale e molto spesso<br />

risulta che i suoli non sono conformi all’uso e<br />

che deve attivare un intervento di bonifica.<br />

Se le concentrazioni dei contaminanti, la tipologia<br />

del suolo, distanza della falda, la impermeabilizzazione<br />

della superfice lo consentono,<br />

si può applicare l’Analisi di rischio, in caso contrario<br />

bisogna procedere alla rimozione della<br />

contaminazione con la tecnica di bonifica che<br />

meglio risponde alla solita equazione costibenefici.<br />

Non solo grandi dimensioni<br />

Il progetto di bonifica deve prevedere tutta una<br />

serie di accorgimenti relativi a spazi di lavori<br />

angusti, sottomurazioni, scavi armati, mezzi<br />

operativi adatti, che fanno lievitare i tempi ed<br />

i costi di intervento.<br />

Di seguito alcuni esempi per meglio chiarire<br />

il problema.<br />

In un’area si sono trovati due hot spot dove<br />

la contaminazione era spinta fino a 4,5, per<br />

una superfice netta di 25 m 2 , dal piano campagna<br />

e si doveva scavare per tutta la distanza<br />

due fabbricati che avevano 2 metri scarsi<br />

fondazione.<br />

Si è proceduto alla costruzione di due pozzi<br />

realizzati con travi legno ed armati con pali di<br />

legno che ha consentito la creazione di finestre<br />

per la realizzazione del campionamento di collaudo.<br />

Il materiale, scavato, è stato portato in superficie<br />

mediante l’utilizzo di un paranco e cestelli<br />

e mediante mini pala è stato accatastato sotto<br />

il capannone in sicurezza.<br />

A Milano in una ex officina, sita all’interno di<br />

un cortile di una casa di inizio ‘900, a seguito<br />

del sondaggio dei suoli si sono ritrovati dei superamenti<br />

per gli idrocarburi C>12 e quindi<br />

si è reso necessario programmare un’azione<br />

di bonifica. Presa visione del computo metrico<br />

la proprietà aveva esposto alcune perplessità<br />

sull’ammontare totale dell’opera. Durante<br />

l’esecuzione delle indagini sono state evidenziate<br />

diverse difficoltà logistiche tali per cui<br />

non è possibile l’utilizzo di mezzi di lavoro usati<br />

normalmente.<br />

Infatti le dimensioni ridotte del passaggio d’ingresso<br />

all’area (androne e cortile) e della strada<br />

d’accesso (tipica via del centro città), non<br />

permettono la sosta di un camion a tre assi e<br />

di un cassone scarrabile, utili per il trasporto<br />

del materiale rimosso con uno o due viaggi.<br />

Di conseguenza si è scelto un nuovo piano di<br />

intervento che prevede: utilizzo di mini esca-<br />

vatore, utilizzo di una mini pala per trasportare<br />

il materiale scavato dal cortile alla strada e<br />

scaricare il terreno in cassone di un mezzo da<br />

5 ton per il trasporto (previsione 6 viaggi).<br />

Le difficoltà operative identificano l’elemento<br />

che ha causato l’aumento dei costi e, la ricerca<br />

della soluzione che ottimizza l’equazione costi<br />

e benefici, ha comportato uno slittamento dell’inizio<br />

dei lavori.<br />

Le modifiche sopra riportate hanno comportato<br />

anche un aumento dell’onerosità prevista<br />

per l’intervento di bonifica pari a circa il 20%<br />

di aggravio di spese.<br />

l<br />

Scavo armato<br />

con travi ed assi<br />

di legno.<br />

Evidenza<br />

delle dimensioni<br />

dell’hot spot<br />

(della stessa<br />

larghezza<br />

della strada).<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


54 BIOWASTE TESSUTI INNOVATIVI<br />

TESSUTI INNOVATIVI<br />

BIOWASTE 55<br />

Tessuto in Lanital,<br />

la fibra ricavata<br />

dagli scarti<br />

di lavorazione<br />

dell’industria<br />

casearia, ormai<br />

arrivata alla sua terza<br />

generazione.<br />

Latte, questo (s)conosciuto<br />

Flashback<br />

Federica Lugaresi<br />

Materiale bioplastico<br />

in granuli realizzati<br />

da scarti di latte<br />

dalla start up<br />

SPlastica.<br />

Materiale di scarto recuperato dalla produzione casearia<br />

e slegato dalla stagionalità. Per un filato dalle proprietà<br />

benefiche ma anche per una bioplastica 100 per cento<br />

biodegradabile e compostabile.Una risorsa senza fine<br />

Il Lanital (connubio delle parole Lana Italiana), è un filato nato<br />

dalla ricerca tecnologica promossa dal regime fascista nel settore<br />

del tessile. Deriva dalla filatura della caseina del latte e<br />

doveva essere un surrogato della lana. Il brevetto risale agli<br />

anni ’30 per sostituire la lana, molto scarsa in quei tempi, a<br />

causa dell’embargo dopo la guerra di Etiopia. Tanti i pregi (ad<br />

esempio l’ottima resa termica) ma velocemente deperibile e<br />

dalla facile usura. Con l’arrivo dei filati sintetici derivati dal petrolio,<br />

molto resistenti e ad ampia diffusione, il filato è divenuto<br />

meno popolare e quindi caduto in disuso.<br />

Tappi per bottiglia<br />

realizzati dalla start<br />

up SPlastica con latte<br />

e caseina<br />

non più utilizzabili.<br />

Diciamo che è un’ottima idea ed esempio<br />

di economia circolare. Utilizzare il latte<br />

scaduto e non più valido per essere venduto<br />

o consumato. In quantitativi importanti e<br />

dal basso costo. Prerogative che permettono di<br />

realizzare prodotti derivati tutto l’anno.<br />

Oro bianco<br />

Recuperare materiale che dovrebbe essere<br />

destinato a smaltimento e invece diventa materia<br />

prima. È infatti ciò che può accadere con<br />

tutta una serie di prodotti contenenti latte o caseina<br />

non più idonei al consumo quotidiano.<br />

La prima tecnologia studiata da SPlastica (una<br />

start up guidata dalla ricercatrice del Dipar -<br />

timento di Scienze e Tecnologie chimiche di<br />

Tor Vergata, Emanuela Gatto),<br />

consente di trasformare il<br />

latte scaduto in una bioplastica<br />

con cui vengono<br />

realizzate bottiglie e stoviglie. Il materiale che<br />

le costituisce risulta biodegradabile al 100% e<br />

compostabile a temperatura ambiente, si dissolve<br />

in acqua di mare in un lasso di tempo di<br />

60 giorni, pur presentando una durabilità e stabilità<br />

di due o tre anni. E se gli oggetti così realizzati<br />

vengono messi in una compostiera organica,<br />

si ottiene compost in soli 45 giorni. Come<br />

ormai è noto, le bioplastiche si possono ottenere<br />

anche da altre materie quali patate, mais e fondi<br />

di caffè; ma è impiegando il latte scaduto che<br />

sicuramente ci si “affranca” dalla reperibilità<br />

legata alla stagionalità e dallo sfruttamento dei<br />

terreni coltivabili.<br />

Il latte che si indossa<br />

Con una diversa applicazione invece, si possono<br />

ottenere fibre tessili. La caseina infatti è un polimero<br />

naturale, la cui struttura chimica conferisce<br />

resistenza meccanica e possibilità di es-<br />

Fibra di latte in purezza.<br />

sere filabile. In realtà nulla di nuovo, poichè il<br />

Lanital (già commercializzato e brevettato tra il<br />

<strong>19</strong>37 e la prima guerra mondiale dalla SNIA<br />

Viscosa, su scoperta dell’italiano Antonio Ferretti)<br />

veniva appunto prodotto per dare vita ad un tessuto<br />

molto simile alla lana, caldo e morbido,<br />

impiegato nell’abbigliamento militare.<br />

Oggi, la ricerca di DueDiLatte supportata dalle<br />

innovative tecniche di bio ingegneria, ha<br />

creato una fibra naturale dallo scarto di lavorazione<br />

dei formaggi. Si tratta di un tessuto<br />

confortevole e accogliente, dalle proprietà<br />

ipoallergeniche, anallergiche, traspiranti e<br />

idratanti (rese possibili dalla presenza di amminoacidi<br />

all’interno della struttura del filato).<br />

La start up è sfociata in Origami, la prima<br />

collezione di abbigliamento a base di Lanital,<br />

ormai arrivato alla sua terza generazione. Il<br />

filato infatti è più performante rispetto al passato,<br />

ha una mano più setosa ma senza la<br />

freddezza e rigidità della seta, traspirante e<br />

termoregolante come la lana.<br />

l<br />

Momento<br />

di filatura<br />

del Lanital.<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

NEWS<br />

56 BIOWASTE NEWS<br />

ACQUE REFLUE<br />

57<br />

Il nemico invisibile<br />

Eliana Puccio<br />

Nello showroom virtuale di Vogelsang<br />

per esplorarne le tecnologie a 360 gradi. Tutti<br />

i contenuti multimediali sono a portata di mano<br />

Un giro in giro<br />

Vogelsang ci porta nel suo mondo virtuale<br />

per un viaggio senza precedenti.<br />

Lo fa regalandoci una panoramica a<br />

tuttotondo, di soluzioni per il settore del biogas<br />

e facendoci navigare tra i contenuti multimediali.<br />

Tutto grazie a uno showroom virtuale.<br />

Tramite diversi touchpoint, gli utenti possono<br />

sperimentare e interagire con la tecnologia e i<br />

componenti per una produzione di biogas all’insegna<br />

dell’efficienza.<br />

“Lo showroom è la nostra risposta alla forte domanda<br />

di modelli di consulenza digitale e virtuale.<br />

Con l'ausilio di video e animazioni, nonché<br />

di esempi pratici, offriamo ai nostri clienti e a<br />

tutti gli interessati una nuova esperienza di prodotto",<br />

spiega Carsten Wenner, responsabile<br />

marketing per biogas e acque reflue presso<br />

Vogelsang. Lo showroom serve ad avere una<br />

maggiore visione della gamma completa di prodotti:<br />

dalle tecnologie di pompaggio a quelle di<br />

triturazione, per arrivare ai sistemi di alimentazione<br />

di materiali solidi e alle soluzioni di sistema<br />

plug-and-play.<br />

Con un modello di impianto di biogas interattivo,<br />

Vogelsang offre ai clienti e a tutti gli interessati<br />

una panoramica di soluzioni concrete, allo scopo<br />

di presentare i diversi step, all'interno dell'impianto<br />

di digestione anaerobica dove sono possibili<br />

l’ottimizzazione e il potenziamento. E soprattutto,<br />

Vogelsang si pone decisamente al<br />

passo con i tempi.<br />

Basta andare sul sito e iniziare l’esporazione<br />

dello spazio 3D. Buon divertimento! l<br />

Gli impianti di trattamento delle acque<br />

reflue hanno un peso maggiore sul clima<br />

poiché emettono quantitativi di ossido<br />

di diazoto (N 2 O) più di quanto si supponesse.<br />

Lo rileva l’Istituto federale per la ricerca sulle<br />

acque (EAWAG) che ha analizzato in particolare<br />

il protossido di azoto (N 2 O), un gas dannoso<br />

per il clima e per lo strato di ozono,emesso<br />

dagli impianti durante le diverse fasi di<br />

lavorazione. A quanto pare, in Svizzera sono<br />

responsabili dell’1 per cento di tutte le emissioni<br />

di gas a effetto serra. Nella medesima,<br />

si contano circa 800 impianti di depurazione<br />

delle acque gestiti a livello comunale.<br />

Wenzel Gruber, ricercatore dell'EAWAG e primo<br />

autore dello studio, sostiene che a livello<br />

globale il fenomeno è stato sottostimato: "Gli<br />

impianti di trattamento delle acque reflue sono<br />

importanti emettitori di N 2 O, non solo in<br />

Impianti di depurazione in Svizzera:<br />

sarebbero responsabili di molte emissioni<br />

di gas a effetto serra. La ricerca sulle acque<br />

a cura dell’Istituto federale (Eawag)<br />

che ha analizzato il protossido di azoto<br />

Svizzera, ma in tutto il mondo".L'EAWAG ha<br />

effettuato14 campagne di misurazione a lungo<br />

termine in vari tipi di impianti di trattamento<br />

delle acque reflue così da poter creare una<br />

banca dati completa sulle emissioni e comprendere<br />

meglio quali fossero gli agenti responsabili.<br />

Dalla ricerca emerge che, ottimizzando<br />

alcune fasi di lavorazione con lo scopo<br />

di prevenire l'accumulo di nitriti, queste emissioni<br />

possono essere ridotte fino al 75%. l<br />

Ginevra Fontana<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

58 ACQUE REFLUE Soluzioni<br />

PROGETTI E BREVETTI<br />

PROGETTI E BREVETTI<br />

ACQUE REFLUE<br />

59<br />

Raccolte navigate<br />

Federica Lugaresi<br />

Ogni anno attraverso i fiumi, tonnellate di rifiuti in plastica<br />

arrivano nei mari di tutto il mondo. Un’emorragia che<br />

da oggi si può arrestare, grazie ad un progetto italiano<br />

dalla grande innovazione tecnologica. Una soluzione già<br />

applicabile, a basso impatto ambientale, modulare e scalabile<br />

Si stima che al momento siano presenti in<br />

mare circa 150mila tonnellate di plastica fluttuante<br />

e sappiamo che tanto si sta già facendo<br />

per la sua raccolta. Ma perché non risolvere la<br />

questione a valle (che in questo caso sarebbe a<br />

monte) e raccogliere una plastica più da vicino, e<br />

che non sia da desalinizzare in vista di un futuro<br />

recupero e riutilizzo? Un primo vantaggio sarebbe<br />

sicuramente quello economico: attualmente il costo<br />

di raccolta in mare è di circa 50 volte superiore<br />

a quello dei fiumi e, secondo un’analisi condotta<br />

da Deloitte, “la spesa media globale per le operazioni<br />

di pulizia (da plastica) localizzate sui soli corsi<br />

d’acqua si attesta intorno ai 15 miliardi di dollari”.<br />

Ma è altrettanto vero che quelli associati<br />

all’inquinamento (spesa<br />

pubblica per rimediare ai danni sia<br />

ambientali che di salute, perdite<br />

re gi strate dai privati sia nel turismo,<br />

che nella pesca e nell’immobiliare)<br />

sono decisamente superiori<br />

(v. grafico a lato).<br />

Azione preventiva<br />

Nomen omen dicevano i latini.<br />

River Cleaning è di fatto una soluzione<br />

green, già applicabile, che ha<br />

lo scopo di bloccare gli scarti in plastica<br />

trascinati dai fiumi verso i laghi<br />

e gli oceani. Si tratta di un sistema<br />

ideato, brevettato e studiato<br />

da Vanni Covolo, illuminato CEO<br />

della start up, che consente di intercettare<br />

e catturare i rifiuti galleggianti<br />

con una percentuale media pari al 95%,<br />

in corsi d’acqua con una velocità bassa o media<br />

e quindi assolutamente efficace.<br />

Funzionamento H24, risparmio energetico (si<br />

utilizza l’energia dell’acqua), nessuna interferenza<br />

con la navigazione, fauna e sedimenti fluviali,<br />

identificano i punti di forza del progetto.<br />

Fonte: River Cleaning (estrapolato da dati Deloitte).<br />

Le boe disposte<br />

in sequenza,<br />

consentono<br />

di intercettare<br />

e spostare i rifiuti<br />

per effetto<br />

della rotazione,<br />

fino al punto<br />

di raccolta.<br />

I vantaggi<br />

Recuperare i rifiuti in loco e valorizzarli consente<br />

di potenziare la value chain della plastica, riducendo<br />

la necessità di produrre – ma anche di acquistare<br />

– materia prima vergine. River Cleaning<br />

permetterebbe infatti alle municipalità operanti<br />

nel settore della raccolta di rifiuti, di aumentare<br />

la propria efficacia nella loro gestione. In ottica<br />

di economia circolare, gli scarti recuperati dai<br />

fiumi “potrebbero venire intercettati da aziende<br />

con cui stiamo già parlando – spiega Covolo –<br />

che sono strutturate per riottenere il granulo plastico.<br />

All’interno del nostro progetto, il passo successivo,<br />

sarà quello di selezionare i diversi tipi di<br />

plastica, per evitare che il materiale termoplastico<br />

si mischi col polietilene, e possa quindi essere<br />

lavorato più volte senza perdere le proprie caratteristiche<br />

chimico-fisiche e di resistenza”.<br />

“Nell’immediato, poiché non esiste ancora una<br />

rete di questo tipo, si potrà procedere con la pirolisi<br />

per ottenere una sorta di combustibile da<br />

rimaneggiare ed utilizzare”, continua Vanni.<br />

Attualmente è nei piccoli corsi d’acqua che si<br />

avrebbero i maggiori risultati, poiché in questo<br />

caso gli investimenti risultano contenuti. A dif-<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

60 ACQUE REFLUE<br />

Il sistema<br />

di ancoraggio<br />

al fondo<br />

delle boe,<br />

non interferisce<br />

con la navigazione.<br />

PROGETTI E BREVETTI<br />

SESTO SIMPOSIO SULLA CIRCULAR ECONOMY<br />

E L’ URBAN MINING / 10TH ANNIVERSARY<br />

CAPRI / 18-20 MAGGIO <strong>2022</strong><br />

I rifiuti intercettati vengono spostati, di boa in boa<br />

per effetto della rotazione, fino ad un punto di raccolta<br />

presso le sponde, in un box apposito. Al momento,<br />

viene svuotato manualmente, ma i rifiuti<br />

possono essere prelevati da un nastro trasportatore<br />

e collettati in un container più grande.<br />

Vanni Covolo, CEO<br />

di River Cleaning.<br />

ferenza dei grandi fiumi/canali che<br />

comporterebbero invece investimenti<br />

di una certa caratura.<br />

Specifiche di funzionamento<br />

Nulla è stato lasciato al caso. River<br />

Cleaning ha realizzato un sistema<br />

costituito da boe (diametro di 1 metro<br />

circa) dotate di protusioni semirigide<br />

che agevolano la cattura meccanica<br />

dei rifiuti. Il modello attuale<br />

ha una profondità di 30 cm e sporge<br />

dal pelo dell’acqua di circa 5-10 cm.<br />

La parte subacquea, è dotata di una struttura a turbina<br />

con alette studiate per massimizzare l’effetto<br />

rotatorio, ottenuto dalla spinta della corrente.<br />

L’impianto è costituito da più moduli boa (e disposti<br />

in sequenza), ancorati uno per uno ad una<br />

struttura sottostante, fissata al letto del fiume,<br />

o sulle pareti (ciò dipende dalla profondità e dalla<br />

morfologia, e dalla dimensione di eventuali imbarcazioni).<br />

Un sistema di regolazione (basato<br />

su un contrappeso) della posizione, consente<br />

alle boe di rimettersi in linea successivamente<br />

al passaggio di un’imbarcazione o alla variazione<br />

di livello dell’acqua.<br />

In divenire…<br />

L’impianto pilota permanente fissato nella roggia<br />

Dolfina di Rosà (fiume Brenta) è stato installato<br />

lo scorso giugno ed è tuttora in funzione. Con<br />

grandi soddisfazioni, dopo aver condotto verifiche<br />

sul funzionamento e catalogazione dei rifiuti. Ma<br />

il sistema River Cleaning è già stato implementato<br />

più volte per rispondere alle diverse richieste<br />

dei possibili scenari internazionali.<br />

Tre sono i sistemi di pulizia dei corsi d’acqua: quello<br />

specifico di cui sopra per la plastica, quello per la<br />

raccolta di oli e liquidi sversati tramite assorbimento,<br />

e tramite filtrazione; entrambi brevettati<br />

ma in fase di progettazione. “Per fare breccia, bisogna<br />

poter risolvere un problema e il progetto ha<br />

delle enormi potenzialità – conclude Covolo – ma<br />

abbiamo bisogno di sostegno per riuscire a crescere<br />

ulteriormente e divenire un sistema di tecnologie<br />

chiave nell’economia blu”.<br />

l<br />

Nei minimi particolari…<br />

La tecnologia del progetto deve essere sostenibile<br />

nel tempo, e per questo è realizzata<br />

per utilizzare forme passive di energia<br />

o integrata con fonti rinnovabili. I moduli<br />

boa inoltre, sono prodotti tramite stampaggio,<br />

con consumo energetico ridotto, in pezzi<br />

assemblabili prima dell’installazione.<br />

Sono costituiti da materiali riciclati e riciclabili<br />

(polipropilene) ed anche la struttura<br />

di ancoraggio in metallo, è riciclabile a fine<br />

vita. Il sistema è inoltre progettato per avere<br />

lunga vita nel tempo.<br />

Il SUM <strong>2022</strong> – Sesto Simposio Internazionale sull’Economia Circolare e l’Urban Mining – si terrà dal 18 al 20 Maggio <strong>2022</strong> nella<br />

meravigliosa cornice di Capri, presso il Centro Congressi Comunale nel cuore della città.<br />

Il SUM rappresenta oggi il Forum di riferimento internazionale per il dibattito scientifico e tecnico sul recupero di risorse e riciclo di<br />

materiali dai rifiuti. In questa edizione ricorre il 10° anniversario del Simposio.<br />

Il SUM <strong>2022</strong>, organizzato dall’IWWG - International <strong>Waste</strong> Working Group, conta sul supporto scientifico di prestigiosi atenei italiani<br />

e stranieri: Università degli Studi di Padova, Hamburg University of Technology (DE), Denmark University of Technology (DK), TU<br />

Wien (AT), Università degli Studi di Roma “La Sapienza” (IT), Università degli Studi di Napoli “Federico II”, University of Hong Kong<br />

(HK), Tsinghua University (CN).<br />

Il Programma scientifico si articolerà in tre giornate di lavori, ciascuna articolata in tre sessioni parallele distribuite in sedi contigue<br />

ubicate al centro di Capri, con quotidiani momenti di confronto in seduta plenaria. A fine Simposio, il sabato mattina, è prevista<br />

un’escursione a bordo di un tipico gozzo caprese, per ammirare da un punto di vista privilegiato gli scorci più belli di Capri, tra cui<br />

i Faraglioni, la famosa Grotta Azzurra, il Faro di Punta Carena e Villa Malaparte.<br />

TEMI DEL SIMPOSIO<br />

Recupero e riciclaggio di materiali e risorse / Prevenzione, minimizzazione e preparazione al riuso / Tecnologie per il recupero e<br />

la valorizzazione dei materiali / Materiali specifici nell’ Economia Circolare / Landfill mining / Controllo della qualità nella filiera del<br />

riciclaggio / Trattamenti di valorizzazione di materiali e risorse / Chiusura del ciclo della materia nell’Economia Circolare / Aspetti<br />

economici e finanziari / Aspetti normativi e legali / Mezzi e strumenti per la valutazione dei progetti / Educazione, comunicazione,<br />

aspetti sociali e partecipazione pubblica / Soluzioni digitali per l’Economia Circolare / <strong>Waste</strong> architecture - Gestione dei rifiuti<br />

e spazio urbano /“Tecnologie Blu” per l’Economia Circolare sostenibile / Recupero di risorse nei paesi in via di sviluppo / Altro<br />

Per approfondire tutti gli argomenti visitare: www.sumsymposium.it/it/temi<br />

INVIO LAVORI E PROPOSTE DI WORKSHOP<br />

Gli autori interessati a presentare il proprio lavoro al SUM <strong>2022</strong> dovranno inviare una proposta tramite l’apposito form online. I contributi<br />

possono essere presentati in forma di short paper (3-4 pagine) o articolo completo. Si accettano anche proposte di workshop.<br />

Per ulteriori informazioni visitare il sito al seguente link: www.sumsymposium.it/it/call-for-papers.<br />

INFORMAZIONI<br />

Per ulteriori informazioni si prega di contattare la segreteria organizzativa:<br />

Eurowaste Srl / Via Beato Pellegrino 23, Padova / info@sumsymposium.it / tel. 049 8726986 / www.sumsymposium.it<br />

con il patrocinio di:<br />

Organizzato da<br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

62 ACQUE REFLUE Soluzioni<br />

ACQUA DI ZAVORRA<br />

ACQUA DI ZAVORRA<br />

ACQUE REFLUE<br />

63<br />

L’acqua di zavorra<br />

viene utilizzata<br />

per bilanciare<br />

le variazioni<br />

di peso<br />

e le diverse<br />

configurazioni<br />

di carico.<br />

Giovanni Milio<br />

Mare profumo di mare<br />

Le navi da carico sono progettate per operare in determinate<br />

configurazioni ottimali per dislocamento, pescaggio<br />

e distribuzione dei pesi. Quando viaggiano in altre modalità,<br />

è necessario caricare zavorra. Che altro non è che acqua di mare<br />

La zavorra comporta notevoli vantaggi per una<br />

nave. Innanzitutto, abbassando il baricentro,<br />

viene fornita stabilità trasversale, contrastando<br />

il momento di rollio. In questo modo si riduce<br />

lo stress sulle strutture dello scafo, anche<br />

perché la sua presenza smorza le forze deformanti<br />

a diverse frequenze, impedendo che entrino in risonanza.<br />

E poi, migliora l’efficienza della propulsione<br />

e la manovrabilità (si può dire che aumenta<br />

il “grip”), e quindi complessivamente garantisce<br />

condizioni operative più sicure nel corso del viaggio.<br />

Da stato a stato<br />

Un tempo la zavorra sulle navi era solida, costituita<br />

da sabbia o blocchi di cemento, posti nella parte<br />

più bassa dello scafo, la sentina. Per questo era<br />

molto difficile cambiarne la composizione, e del<br />

tutto impossibile variarla in corso di rotta. Ma tutto<br />

è cambiato con l’arrivo delle pompe ad alta portata.<br />

Ciò ha permesso di utilizzare l’acqua di mare come<br />

zavorra - conservandola in appositi serbatoi - caricandola<br />

e scaricandola anche parzialmente, per<br />

compensare le variazioni di peso e di distribuzione<br />

dello stesso delle diverse configurazioni di carico,<br />

anche dovute al consumo di carburante e acqua<br />

(per le navi passeggeri). Il tipo di zavorra dinamica<br />

è utile anche in caso di incidenti, perché consente<br />

per esempio, di raddrizzare una nave che ha imbarcato<br />

acqua da una falla.<br />

Non c’è da stupirsi quindi se oggi tutte le navi utilizzino<br />

abbondantemente questo strumento. Le<br />

stazze sono importanti: una superpetroliera ha<br />

una capacità di imbarco anche di 95.000 m 3 di acqua<br />

di zavorra, una portacontainer da 14.000 teu<br />

si “accontenta” di 20.000 m 3 . Ricordiamo che un<br />

metro cubo d’acqua di mare pesa circa una tonnellata.<br />

In un anno la flotta mercantile mondiale<br />

porta in giro per gli oceani, prelevandola e scaricandola<br />

anche in diversi punti della rotta, dieci miliardi<br />

di tonnellate di acqua di mare.<br />

Il problema degli alieni<br />

Come detto poc’anzi, l’acqua di zavorra viene<br />

conservata in serbatoi dedicati. Si può quindi<br />

considerare pulita (quella che si carica, si scarica)<br />

ma anche se non contiene idrocarburi e altri in-<br />

quinanti, non è propriamente innocua. Con l’acqua<br />

infatti viaggiano molti passeggeri clandestini<br />

e indesiderati. Viste le dimensioni delle zavorre,<br />

il loro carico e scarico avviene attraverso prese<br />

e pompe di grande capacità. Le pompe di una<br />

superpetroliera “lavorano” 5.800 m 3 l’ora. Esse<br />

sono dotate di griglie e filtri, ma le maglie non<br />

sono fittissime, pena riduzione della portata.<br />

Migliaia di specie marine possono così essere<br />

trasportate nelle acque di zavorra se di piccola<br />

taglia: tra cui batteri ed altri microbi (microalghe),<br />

piccoli invertebrati e uova, cisti e larve di varie<br />

specie. Praticamente tutte le specie marine hanno<br />

un ciclo di vita che include uno stadio di queste<br />

dimensioni, e molte riescono a sopravvivere nelle<br />

acque di zavorra e nei sedimenti (se il caricamento<br />

della zavorra avviene in porto) trasportati<br />

dalle navi anche in viaggi di alcuni mesi. Ne consegue<br />

che, se le condizioni ambientali dove viene<br />

scaricata la zavorra sono favorevoli, le specie<br />

aliene possono riprodursi, e non avendo nemici<br />

naturali, moltiplicarsi.<br />

Un regolamento, finalmente<br />

Dal <strong>19</strong>00 ad oggi nel mondo, il numero di invasioni<br />

di specie aliene è aumentato di 5,5 volte. Alla fine<br />

degli anni ’80 il problema venne fortemente sollevato<br />

da Canada e Australia. Dopo 14 anni di negoziati<br />

in sede IMO (International Maritime<br />

Organization) è stata promulgata la Convenzione<br />

Internazionale per il Controllo e la Gestione delle<br />

Acque di Zavorra. Entrata in vigore nel 2017, è oggi<br />

ratificata da 88 Paesi, tra cui l’Italia (Governo Conte<br />

1, agosto 20<strong>19</strong>…). La Convenzione prevede che tutte<br />

le navi battenti bandiera di uno stato aderente<br />

o di uno stato non aderente ma che navigano nelle<br />

acque territoriali di uno stato aderente, debbano<br />

mantenere un registro delle operazioni di zavorra,<br />

e avere un piano di gestione delle stesse acque<br />

che deve essere certificato in caso la nave superi<br />

le 400 tonnellate di stazza lorda. Dal punto di vista<br />

operativo, la convenzione prevede 2 standard principali<br />

per la gestione delle acque di zavorra. Quello<br />

D1 prevede lo scambio delle acque con un'efficienza<br />

volumetrica pari al 95% dell’imbarcato ad<br />

una distanza dalla costa di almeno 200 miglia marine,<br />

e in acque caratterizzate da una profondità<br />

di almeno 200 metri.<br />

Lo standard D2 è molto più stringente, e prevede<br />

l’utilizzo di un sistema di trattamento che deve<br />

soddisfare uno standard prestazionale basato sul<br />

numero massimo di organismi (per unità di volume)<br />

rimasto dopo il trattamento (vedi tabella sotto).<br />

La convenzione prevede un meccanismo di passaggio<br />

unidirezionale da D1 a D2. Il fatto che questo<br />

accada dipenderà molto dalla politica dei più grandi<br />

attori del commercio mondiale. A nessuno piacerebbe<br />

essere abbordato dalla Guardia Costiera<br />

americana. Ma torneremo sull’argomento, trattando<br />

dei sistemi disponibili per il protocollo D2<br />

sul prossimo numero.<br />

l<br />

Controllo<br />

delle acque<br />

di zavorra.<br />

Limiti massimi<br />

consentiti<br />

per le specie<br />

aliene.<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

64 ACQUE REFLUE Soluzioni<br />

WASTE SEGNALA<br />

5 a Edizione Special Conference Day<br />

25-26 & 27<br />

MAGGIO <strong>2022</strong><br />

FIERA DI PORDENONE<br />

NOVITÀ <strong>2022</strong><br />

GLI APPUNTAMENTI<br />

DA NON PERDERE<br />

In AquaFarm, la mattina del 26 maggio<br />

si terrà la conferenza Aquacoltura 4.0,<br />

dove si tratterà tra l’altro di tecnologie<br />

avanzate per la depurazione e il riciclo<br />

delle acque d’allevamento. Nel pomeriggio<br />

dello stesso giorno seguirà la<br />

sessione SOS Costi Energetici, dove<br />

saranno centrali i metodi di mitigazione,<br />

dall’utilizzo degli scarti e dei fanghi<br />

per la produzione di biogas all’agrivoltaico.<br />

In NovelFarm il 26 maggio nel pomeriggio,<br />

si parlerà di Greenhouses are<br />

green. Anche qui si tratterà di utilizzo<br />

degli scarti delle coltivazioni per la produzione<br />

di energia necessaria al funzionamento<br />

degli impianti fuorisuolo.<br />

Infine, in AlgaeFarm il 26 mattina, la<br />

sessione Microalgae Applications tratterà<br />

estesamente di un nostro cavallo<br />

di battaglia, l’utilizzo dei microrganismi<br />

per la depurazione dei reflui di ogni tipo.<br />

Maggiori dettagli sulle sessioni sono<br />

reperibili sui siti dei rispettivi eventi.<br />

Economia circolare<br />

tra pesci e serre<br />

Afine maggio (25-26 con special conference FAO il 27) si<br />

terranno in contemporanea la 5° edizione di AquaFarm,<br />

fiera internazionale dedicata all’acquacoltura, la maggiore<br />

del Me diterraneo, e la 3° di NovelFarm, che invece copre le tecniche<br />

innovative di colture vegetali, come idroponica, vertical farming<br />

e agricoltura urbana.<br />

Nell’ambito di AquaFarm sarà presente anche la sezione<br />

AlgaeFarm, dedicata all’alghicoltura. Sono tutte aree che da<br />

tempo hanno abbracciato i principi dell’economia circolare.<br />

Riteniamo quindi interessante fornire ai lettori di <strong>Waste</strong> alcune<br />

indicazioni sulle sessioni di conferenza potenzialmente più interessanti.<br />

5 a<br />

Edizione<br />

INDOOR E VERTICAL<br />

FARMING<br />

www.aquafarmexpo.it<br />

Mostra convegno internazionale<br />

sulle nuove tecniche di coltivazione,<br />

fuori suolo e vertical farming<br />

PRODUZIONE<br />

INTEGRATA<br />

NUOVE TECNICHE<br />

DI COLTIVAZIONE<br />

ALGOCOLTURA<br />

Mostra Convegno internazionale<br />

su acquacoltura, algocoltura<br />

e industria della pesca<br />

ACQUACOLTURA<br />

ALGOCOLTURA<br />

PESCA SOSTENIBILE<br />

www.novelfarmexpo.it<br />

MOLLUSCHICOLTURA<br />

3 a<br />

Edizione<br />

ORGANIZZATO DA<br />

http://novelfarmexpo.it/<br />

http://www.aquafarm.show/<br />

MAIN SPONSOR<br />

PARTNER<br />

CONFERENZE E UFFICIO STAMPA<br />

Marzo <strong>2022</strong>


66 VEICOLI&ALLESTIMENTI CAMION ELETTRICI<br />

CAMION ELETTRICI<br />

VEICOLI&ALLESTIMENTI<br />

67<br />

A sinistra, un Renault Trucks D 16 Z.E. di 16 tonnellate di massa totale<br />

a terra, allestito con cella frigorifera (anch’essa ad azionamento elettrico)<br />

Lamberet. Sopra, un D Wide Z.E. da 26 ton con compattatore Mazzocchia.<br />

Arrivano gli alternativi<br />

Gianenrico Griffini<br />

Già operativi o in fase di dimostrazione in Italia i primi mezzi<br />

di trasporto a trazione elettrica a batterie (Bev) dei segmenti<br />

medio e pesante. Le proposte di Daf, Renault Trucks e Scania<br />

Adesso non si può più chiamarli prototipi,<br />

poiché sono a tutti gli effetti dei mezzi in<br />

produzione, anche se con volumi limitati.<br />

Si tratta dei camion a trazione elettrica a batterie<br />

(Bev) appartenenti ai segmenti medio e<br />

pesante, che alcuni costruttori hanno presentato<br />

o fornito in Italia a clienti selezionati. Lo<br />

scopo è di farli conoscere agli operatori, di dimostrare<br />

che sono affidabili e in grado di svolgere<br />

le missioni di trasporto previste dai pro-<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Sopra, affiancati, un LF<br />

e un CF Electric di Daf.<br />

Gli LF sono proposti<br />

in versione autotelaio<br />

cabinato 4x2<br />

con motore<br />

da 260 chilowatt. I CF<br />

sono disponibili<br />

nelle varianti trattore<br />

e autotelaio a tre assi<br />

(foto a fianco).


68 VEICOLI&ALLESTIMENTI<br />

CAMION ELETTRICI<br />

SPECIALE IGIENE URBANA<br />

VEICOLI&ALLESTIMENTI<br />

69<br />

Alcuni elettrici<br />

a batteria (Bev)<br />

di Scania in servizio<br />

sulle strade italiane.<br />

Si tratta di autotelai due<br />

o tre assi 25 P o 25 L.<br />

Questi ultimi con cabina<br />

ad accesso facilitato.<br />

In tutti i casi, il motore<br />

elettrico è da 230<br />

chilowatt.<br />

gettisti, fino ad ora affidate solo ai modelli diesel.<br />

La novità di maggior rilievo sta nel fatto che oggi<br />

gli elettrici si affacciano sul mercato anche in<br />

abbinamento con allestimenti azionati dalla<br />

corrente delle batterie. Sono veicoli a emissioni<br />

localmente nulle sia quando viaggiano, sia<br />

quando utilizzano l’attrezzatura di bordo - per<br />

esempio, un gruppo frigorifero o un compattatore<br />

per rifiuti urbani - attraverso una presa<br />

di forza (ePto) anch’essa elettrica.<br />

Celle frigorifere e compattatori<br />

Fra i primi camion a trazione elettrica dei segmenti<br />

medio e pesante affacciatisi sul mercato<br />

italiano figurano quelli di Renault Trucks. In particolare,<br />

un D 16 Z.E. di 16 ton di massa totale<br />

a terra con allestimento isotermico della<br />

Lamberet e un D Wide Z.E. 6x2 dotato di compattatore<br />

a carico posteriore ad azionamento<br />

elettrico di Mazzocchia. Il primo modello monta<br />

un motore da 130 chilowatt (con autonomia fino<br />

a 400 chilometri, secondo il numero di pacchi<br />

batterie agli ioni di litio presenti a bordo) mentre<br />

il secondo utilizza due gruppi da 260 chilowatt<br />

di potenza complessiva, con un raggio operativo<br />

fino a 180 chilometri. L’offerta di elettrici da parte<br />

di Daf si concentra sugli LF e CF Electric. I primi,<br />

adatti soprattutto ai compiti di distribuzione,<br />

sono disponibili in versione autotelaio cabinato<br />

(FA) a due assi con motore a magneti permanenti<br />

da 260 chilowatt. I CF, pensati sia per la<br />

distribuzione che per la raccolta e il trasporto<br />

dei rifiuti, vengono, invece, offerti come trattori<br />

(FT) per combinazioni fino a 37 tonnellate di peso<br />

e come cabinati in versione 6x2 (FAN) con motore<br />

VDL da 210 chilowatt. Nel settore degli elettrici<br />

puri, Scania propone gli autotelai a due o<br />

tre assi 25 P e 25 L con cabina ribassata ad accesso<br />

facilitato, particolarmente adatta per la<br />

raccolta dei rifiuti porta a porta. Il motore elettrico,<br />

sincrono a magneti permanenti, ha una potenza<br />

in continuo di 230 chilowatt e una coppia di 1.300<br />

Newtonmetro<br />

l<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Una visione di guida diversa<br />

Durante‘Shaping the Now<br />

& Next 2021’ Mercedes-<br />

Benz Trucks ha presentato<br />

soluzioni per il trasporto<br />

merci su strada economico<br />

e a zero emissioni di CO 2<br />

Eliana Puccio<br />

La presentazione<br />

di Mercedes-Benz<br />

Trucks durante<br />

l’evento stampa<br />

“Shaping the Now<br />

and Next 2021”<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Nell’ambito dell’evento stampa ‘Shaping<br />

the Now and Next 2021’, Mercedes-<br />

Benz ha presentato i concept, i servizi<br />

e le soluzioni Mercedes-Benz Trucks sia attuali<br />

che futuri. Di recente ha lanciato due nuovi<br />

prodotti nel classico segmento Diesel,<br />

l’Actros F e l’Actros L, con i quali possono essere<br />

soddisfatte nel miglior modo possibile le<br />

esigenze individuali: in termini di funzionalità<br />

e ottimo rapporto costo/efficacia nel primo<br />

caso, oppure valore e massimo comfort di guida<br />

nel secondo caso. L’eActros per il servizio<br />

di distribuzione pesante, che è stato presentato<br />

solo a giugno 2021 e sarà prodotto in serie a<br />

Wörth da ottobre 2021, e l’eEconic per servizi<br />

municipali che seguirà nella seconda metà del<br />

<strong>2022</strong> sono già completamente elettrificati e localmente<br />

‘carbon neutral’. Dal 2024, l’eActros<br />

LongHaul sarà pronto per la produzione in serie<br />

e nel 2027 verranno consegnati i primi veicoli<br />

di serie del modello GenH2 Truck con sistema<br />

di propulsione a celle di combustibile<br />

a base di idrogeno, entrambi i veicoli consentiranno<br />

quindi il trasporto merci su strada a<br />

zero emissioni locali di CO 2 anche sulle lunghe<br />

percorrenze.<br />

l


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

70 VEICOLI&ALLESTIMENTI Soluzioni<br />

VOLVO TRUCKS ELETTRICI<br />

VOLVO TRUCKS ELETTRICI<br />

VEICOLI&ALLESTIMENTI<br />

71<br />

Dal grande Nord<br />

con la scossa<br />

Sopra, un trattore Fm Electric, sviluppato<br />

per i compiti di distribuzione a medio raggio.<br />

Può essere dotato di due o tre motori<br />

con potenza complessiva fino a 490 chilowatt.<br />

Gianenrico Griffini<br />

Accanto agli Fl ed Fe Electric, in produzione dal 20<strong>19</strong>, previsti<br />

per la seconda metà del <strong>2022</strong> gli Fh ed Fm Electric in versione<br />

trattore. All’inizio 2023 i cabinati elettrici Fh, Fm ed Fmx<br />

Sopra, un trattore Fh<br />

Electric. Nella pagina<br />

a fianco, il gruppo<br />

di trazione con tre<br />

motori elettrici da 490<br />

chilowatt di potenza<br />

in continuo, abbinata<br />

al cambio<br />

automatizzato I-Shift.<br />

Gli Yankee con la spina<br />

Per un player globale come Volvo Trucks,<br />

la spinta verso l’elettrificazione non è certo<br />

confinata ai mercati europei. Investe<br />

Prosegue senza interruzioni il programma<br />

di elettrificazione dell’offerta di prodotto<br />

di Volvo Trucks. Accanto agli Fl ed Fe<br />

Electric per i compiti di distribuzione locale e<br />

per i servizi municipali, in produzione dal 20<strong>19</strong>,<br />

la Casa svedese ha infatti iniziato la commercializzazione<br />

degli Fh, Fm ed Fmx Electric, la<br />

cui produzione avrà inizio nel <strong>2022</strong>-2023. In particolare,<br />

le versioni trattore degli Fh ed Fm arriveranno<br />

sul mercato nella seconda metà di<br />

quest’anno, mentre i carri Fh, Fm ed Fmx<br />

Electric sono previsti per l’inizio del 2023. Questa<br />

accelerazione nel processo di elettrificazione<br />

della gamma trova precisi riscontri negli obiettivi<br />

di lungo termine di de-carbonizzazione stabiliti<br />

dalla Casa svedese. Che parlano di una ri-<br />

anche, con differenti modelli e proposte,<br />

i paesi extra Ue, come gli Stati Uniti. In<br />

Nord America, l’offerta di prodotto comprende<br />

la gamma Vnr Electric, disponibile<br />

come autotelaio 4x2 e in versione trattore<br />

4x2 e 6x2. Il primo modello, che ha un<br />

peso totale di 15 ton, è adatto per i compiti<br />

di distribuzione regionale lungo percorsi<br />

pianificati. Ha un’autonomia operativa dichiarata<br />

di circa 240 km. Il Vnr trattore 4x2<br />

ha un raggio d’azione massimo attorno ai<br />

<strong>19</strong>0 km, così come la versione 6x2.<br />

duzione del 50 per cento delle emissioni di CO 2<br />

dei camion venduti entro il 2030 (rispetto al livello<br />

del 20<strong>19</strong>, preso come anno di riferimento)<br />

e di un abbattimento del 100 per cento nel 2040.<br />

Ciò per centrare il target dell’annullamento delle<br />

emissioni di CO 2 (nel computo globale dal<br />

pozzo alle ruote o well-to-wheel) dei propri veicoli<br />

in circolazione entro il 2050. La strategia di<br />

elettrificazione della Case svedese prevede un<br />

approccio sistematico, passo dopo passo, ai diversi<br />

comparti del trasporto su strada. A partire<br />

dalla distribuzione locale (Fl Electric), dai servizi<br />

municipali (Fe Electric) e dalle missioni di appoggio<br />

al cantiere in ambiente urbano (Fmx<br />

Electric) per poi estendersi ai collegamenti re-<br />

Sopra, un Fmx Electric a quattro assi dotato gru retrocabina. Grazie a<br />

un’ampia offerta di prese di forza, anche l’allestimento può essere azionato<br />

in solo elettrico, prelevando energia direttamente dalle batterie. L’Fmx<br />

Electric è destinato a operare soprattutto nei cantieri situati in aree urbane.<br />

gionali (Fh Electric) e ai trasporti a lunga distanza<br />

con l’offerta di mezzi dotati di celle a<br />

combustibile (Fcev). Per gli Fh, Fm ed Fmx<br />

Electric la Casa svedese ha messo a punto due<br />

unità di trazione - con due o tre motori elettrici<br />

- secondo la specifica missione di trasporto. Il<br />

gruppo di minori dimensioni ha una potenza in<br />

continuo di 330 chilowatt, mentre quello top di<br />

gamma raggiunge i 490 chilowatt. In entrambi<br />

i casi, i motori sono abbinati al cambio automatizzato<br />

I-Shift, dotato di software di cambiata<br />

studiato per le catene cinematiche elettriche.<br />

Un altro punto qualificate dell’offerta green di<br />

Volvo Trucks è rappresentato dalle prese di forza<br />

per azionare l’allestimento.<br />

l<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>


e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

9<br />

000_000_COVER_<strong>19</strong>_<strong>marzo</strong>_<strong>2022</strong>_SENZA_COSTA Ok1.qxp_Layout 1 07/03/22 12:23 Pagina 3<br />

Anno VI<br />

Marzo<br />

<strong>2022</strong><br />

www.wme-expo.com<br />

54_55_Riciclo scarti caseari Ok1.qxp_Layout 1 07/03/22 12:09 Pagina 55<br />

46_48_scarti_tessili.qxp-ok 2.qxp-Ok1.qxp_Layout 1 07/03/22 12:07 Pagina 46<br />

46 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni<br />

CIRCOLARITÀ NEL TESSILE<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Tessuto in Lanital,<br />

la fibra ricavata<br />

dagli scarti<br />

di lavorazione<br />

dell’industria<br />

casearia, ormai<br />

arrivata alla sua terza<br />

generazione.<br />

TESSUTI INNOVATIVI BIOWASTE 55<br />

HOST SPONSOR<br />

Eliana Puccio<br />

Più a tavola<br />

meno in discarica<br />

A Ecomondo EBLI, Ente Bilaterale Lavanderie Industriali,<br />

ha presentato un’analisi comparativa sul “Life Cycle<br />

Assessment” che riguarda sia il tovagliolato riutilizzabile<br />

che quello monouso. I dati emersi? Sono interessanti<br />

Casa Editrice<br />

la fiaccola srl<br />

Flashback<br />

Il Lanital (connubio delle parole Lana Italiana), è un filato nato<br />

dalla ricerca tecnologica promossa dal regime fascista nel settore<br />

del tessile. Deriva dalla filatura della caseina del latte e<br />

doveva essere un surrogato della lana. Il brevetto risale agli<br />

anni ’30 per sostituire la lana, molto scarsa in quei tempi, a<br />

causa dell’embargo dopo la guerra di Etiopia. Tanti i pregi (ad<br />

esempio l’ottima resa termica) ma velocemente deperibile e<br />

dalla facile usura. Con l’arrivo dei filati sintetici derivati dal petrolio,<br />

molto resistenti e ad ampia diffusione, il filato è divenuto<br />

meno popolare e quindi caduto in disuso.<br />

Exhibition & Conference<br />

Fibra di latte in purezza.<br />

sere filabile. In realtà nulla di nuovo, poichè il<br />

Lanital (già commercializzato e brevettato tra il<br />

<strong>19</strong>37 e la prima guerra mondiale dalla SNIA<br />

le innovative tecniche di bio ingegneria, ha<br />

creato una fibra naturale dallo scarto di lavorazione<br />

dei formaggi. Si tratta di un tessuto<br />

confortevole e accogliente, dalle proprietà<br />

ipoallergeniche, anallergiche, traspiranti e<br />

idratanti (rese possibili dalla presenza di am-<br />

Momento<br />

di filatura<br />

del Lanital.<br />

Committed to a Greener Planet<br />

21–23 JUNE <strong>2022</strong> | BERGAMO, ITALY<br />

minoacidi all’interno della struttura del filato).<br />

Viscosa, su scoperta dell’italiano Antonio Ferretti)<br />

La start up è sfociata in Origami, la prima<br />

DA SCARTI<br />

CASEARI,<br />

FIBRE TESSILI<br />

E BIOPLASTICA<br />

DEGRADABILE<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

TOVAGLIATO<br />

RIUTILIZZABILE<br />

O MONOUSO?<br />

LA COMPARAZIONE<br />

DICE CHE...<br />

PLASTICA<br />

CHE<br />

SCALPITA<br />

veniva appunto prodotto per dare vita ad un tessuto<br />

molto simile alla lana, caldo e morbido,<br />

impiegato nell’abbigliamento militare.<br />

Oggi, la ricerca di DueDiLatte supportata dal-<br />

IN OGNI NUMERO<br />

• Rifiuti solidi • Trattamento acque reflue • Biowaste<br />

• Economia Circolare • News • Focus on • Mercato • Case History<br />

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Marzo <strong>2022</strong><br />

ISSN 2610-9069<br />

0 0 0 1 9 ><br />

772610 906904<br />

collezione di abbigliamento a base di Lanital,<br />

ormai arrivato alla sua terza generazione. Il<br />

filato infatti è più performante rispetto al passato,<br />

ha una mano più setosa ma senza la<br />

freddezza e rigidità della seta, traspirante e<br />

termoregolante come la lana. l<br />

The European exhibition<br />

and conference for <strong>Waste</strong><br />

Management and the<br />

Circular Economy.<br />

EXHIBITION<br />

SPACE –75%<br />

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Supporting partner<br />

Supporting association<br />

Venue partner<br />

Association partner<br />

www.wasteweb.it<br />

Organised by<br />

Casa Editrice la fiaccola srl<br />

Via Conca del Naviglio, 37 | 20123 Milano | Tel. 02 89421350 | fax 02 89421484 | www.fiaccola.it


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