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ZOOM SUL TERRITORIO<br />

MESSINA DENARO.<br />

La “normale esistenza” del boss<br />

in un territorio sotto controllo<br />

di MAX FIRRERI<br />

www.diocesimazara.it<br />

n. 04 - 30 aprile <strong>2023</strong><br />

Con l’arresto di<br />

Laura Bonafede<br />

8 le persone arrestate<br />

Che il boss Matteo Messina Denaro<br />

sarebbe stato tutelato per<br />

lunghissimo tempo da persone<br />

conosciutissime dalle Forze<br />

dell’ordine è un fatto che «disorienta».<br />

Così, nero su bianco, ha scritto il gip del<br />

Tribunale di Palermo Alfredo Montalto<br />

nell’ordinanza di custodia cautelare che<br />

ha portato in carcere Laura Bonafede<br />

qualche settimana addietro. A oggi l’insegnante<br />

di Scuola materna sospesa, figlia<br />

del boss defunto Leonardo, è l’ottava<br />

pedina caduta della rete di protezione<br />

che ha assicurato una «normale esistenza»<br />

al boss durante la latitanza. Matteo<br />

Messina Denaro, si scopre sempre di<br />

più, per la sua latitanza non si è affidato a<br />

soggetti sconosciuti e inimmaginabili. La<br />

famiglia Bonafede è conosciuta alle<br />

Forze dell’ordine. A partire dal padre<br />

Leonardo (scomparso qualche anno<br />

addietro) che fu reggente della famiglia<br />

di Campobello di Mazara e amico<br />

di Francesco Messina Denaro, padre<br />

del boss Matteo. Ma c’è anche il marito<br />

di Laura Bonafede, Salvatore Gentile che<br />

sta scontando l’ergastolo in un carcere<br />

della Sardegna. Dunque soggetti finiti<br />

sotto controllo anche in diverse operazioni<br />

delle Forze dell’ordine che si sono<br />

susseguite negli anni proprio tra Campobello<br />

e Castelvetrano, «senza che, tuttavia,<br />

sia stato possibile acquisire altro che<br />

non labili tracce della presenza del latitante».<br />

Il gip Montalto è duro tra le righe<br />

dell’ordinanza: «Le investigazioni conseguite<br />

a tale arresto destano (sempre più)<br />

sconcerto perché mettono in luce l’incredibile<br />

e inspiegabile insuccesso di anni<br />

e anni di ricerche in quella ristretta cerchia<br />

territoriale compresa tra Campobello<br />

e Castelvetrano». Un pezzo di<br />

provincia di Trapani definito ad alta densità<br />

mafiosa, «costantemente setacciato e<br />

controllato con i più sofisticati sistemi di<br />

intercettazioni e di videosorveglianza in<br />

tutti i luoghi strategici che, tuttavia, non<br />

hanno impedito al latitante di vivere una<br />

“normale” esistenza», scrive ancora il<br />

gip. Con l’arresto di Laura Bonafede e la<br />

figlia Martina Gentile indagata (il pm ha<br />

chiesto gli arresti domiciliari ma il gip<br />

non l’ha concesso) si è fatta luce sugli ultimi<br />

anni di latitanza di Matteo Messina<br />

Denaro e sul fatto che la Bonafede era in<br />

rapporti col boss da molto tempo. Sin dal<br />

1997 quando si sono conosciuti, instaurando<br />

poi un rapporto quasi familiare,<br />

coinvolgendo anche la figlia della Bonafede,<br />

Martina Gentile. I pubblici ministeri<br />

scrivono che il rapporto sarebbe<br />

durato dal 2007 sino al dicembre 2017,<br />

quando venne interrotto a seguito di<br />

un’importante ennesima operazione<br />

di polizia, per poi riprendere, appena<br />

«calmatesi le acque» negli ultimi anni<br />

sino all’arresto del 16 gennaio scorso.<br />

Si conoscevano bene Matteo Messina<br />

Denaro, Laura Bonafede e la figlia Martina<br />

Gentile, al punto tale che nelle missive<br />

hanno utilizzato un «codice<br />

linguistico riservato e complesso». Nomi<br />

criptati come “Depry” (era il boss), “Venesia”,<br />

“Blu” (Laura Bonafede), “Rubinetto”<br />

(Paolo De Santo), “Rubinettino”<br />

(Antonino De Santo) e poi “Ma<strong>cond</strong>o”<br />

(Campobello di Mazara) e “Ma<strong>cond</strong>ino”<br />

(località Tre Fontane), “Tramite” (Lorena<br />

Lanceri), “Squallido”<br />

(clinica “La Maddalena”).<br />

Dall’indagine<br />

dei carabinieri del Ros<br />

è emerso anche che<br />

Laura Bonafede e Matteo<br />

Messina Denaro,<br />

nell'ultimo periodo<br />

della latitanza del capomafia<br />

trapanese,<br />

avrebbero programmato due appuntamenti<br />

fissi a settimana: il sabato mattina<br />

alle 11 (perché l’insegnante era libera dal<br />

lavoro) e il lunedì, destinato allo scambio<br />

della corrispondenza clandestina. Le indagini,<br />

sino a ora, hanno dato certezza<br />

che almeno dal 2017 il latitante vivesse a<br />

Campobello di Mazara. Ma non è escluso<br />

che già girasse indisturbato ancora<br />

prima. C’era una rete di fiancheggiatori<br />

e vivandieri che si prendevano cura di<br />

lui. Al momento sono otto gli arrestati:<br />

Giovanni Luppino (l’autista che lo ha accompagnato<br />

a Palermo il 16 gennaio<br />

scorso), Andrea Bonafede senior (che ha<br />

Utilizzato un codice<br />

linguistico riservato<br />

e complesso<br />

prestato l’identità al boss), il medico Alfonso<br />

Tumbarello che ha prescritto le ricette<br />

mediche, Andrea Bonafede junior,<br />

“postino” per recapitare le prescrizioni<br />

del medico al latitante, Rosalia Messina<br />

Denaro, sorella del boss che avrebbe tenuto<br />

i conti e poi i coniugi Lorena Lanceri<br />

ed Emanuele Bonafede, vivandieri del<br />

boss; ultima, in ordine di tempo, Laura Bonafede.<br />

12<br />

SI VA SVELANDO LA RETE DI COMPLICI CHE HA COPERTO IL LATITANTE

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