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CASTELVETRANO.<br />
In città esposta<br />
la “Quarto Savona 15”,<br />
monumento alla memoria<br />
a cura della redazione<br />
Alla presenza del ministro dell'Interno<br />
Matteo Piantedosi,<br />
di Tina Montinaro, vedova<br />
dell'agente della Polizia di Stato<br />
Antonio, morto nella strage di Capaci<br />
del 1992, e del sindaco di Castelvetrano<br />
Enzo Alfano, è stata<br />
scoperta al Sistema delle piazze di<br />
Castelvetrano, la teca contenente<br />
la “Quarto Savona 15”, i resti dell'auto<br />
di scorta della strage di Capaci.<br />
La bandiera tricolore che copriva la<br />
teca è stata sollevata dopo che la<br />
banda cittadina ha intonato l'inno nazionale<br />
e il “silenzio”. È seguito un<br />
lungo applauso. «In questa piazza ci<br />
sono persone che hanno detto platealmente<br />
no alla mafia, ancora prima<br />
che venisse arrestato il boss Matteo<br />
Messina Denaro. La loro testimonianza<br />
deve servirci da stimolo affinché<br />
ognuno di noi continui a fare la<br />
nostra parte» ha detto il sindaco di<br />
Castelvetrano Enzo Alfano davanti al<br />
ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.<br />
In piazza tra i testimoni presenti<br />
c'era Giuseppe Cimarosa, figlio del<br />
dichiarante Lorenzo e parente del<br />
boss Matteo Messina Denaro. Cimarosa<br />
ha avuto parole di disprezzo per<br />
il mafioso. «Lo Stato ha dimostrato<br />
che, seppur con mille contraddizioni,<br />
alla fine c'è e ha risposto. E questo<br />
devono saperlo i tanti che hanno consentito<br />
la latitanza<br />
di Messina<br />
Denaro e<br />
che si sono<br />
infiltrati nella<br />
nostra vita.<br />
Facciamo riferimento<br />
a<br />
quella borghesia<br />
mafiosa<br />
che oggi<br />
non fa sonni<br />
t r a n q u i l l i .<br />
L'ora arriverà<br />
anche per<br />
loro», ha detto Antonello Cracolici,<br />
presidente della Commissione regionale<br />
antimafia. «Lo abbiamo arrestato.<br />
Lo Stato c'è e vince sempre» ha detto<br />
Tina Montinaro, vedova dell'agente<br />
Antonio morto nella strage di Capaci<br />
nel 1992. «Si vuole fare passare il criminale<br />
come romantico e, invece, dovete<br />
sapere che è un criminale - ha<br />
aggiunto - Ricordiamo che la lotta alla<br />
mafia è iniziata da tanto tempo e molti<br />
poliziotti hanno fatto il loro dovere,<br />
facendo giuramento, ma non come<br />
quello che fanno i mafiosi». «La Liberazione<br />
e la lotta alla mafia sono pagine<br />
diverse, ma entrambe della<br />
stessa storia, la nostra...», ha detto il<br />
ministro Piantedosi. «Nella lotta alla<br />
mafia ritroviamo i valori e lo spirito<br />
della Liberazione, che ormai è patrimonio<br />
di noi tutti... Stare insieme<br />
dalla stessa parte significa anche<br />
tracciare la strada alle giovani generazioni<br />
che dobbiamo preservare dall’omologazione,<br />
educandole alla<br />
libertà di pensiero e allo spirito critico»,<br />
ha aggiunto il ministro. Il titolare<br />
del Viminale ha concluso: «Un<br />
territorio in mano alla mafia non è libero.<br />
I suoi cittadini non sono liberi<br />
perché le loro scelte sono sempre influenzate<br />
da forme di <strong>cond</strong>izionamento.<br />
Sia esso palese, sia esso<br />
subdolo. Se i diritti non sono di tutti,<br />
se un diritto deve essere riconosciuto<br />
ed esercitato come un privilegio, questo<br />
allontana dalla stessa democrazia<br />
delineata dalla nostra Costituzione».<br />
n. 04 - 30 aprile <strong>2023</strong><br />
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